Sempre più spesso, nei siti di incontri, di pratiche BDSM o, semplicemente, frequentando locali si assiste ad un proliferare di “sugar daddy” (leggasi “generosi”) e, per contro, di ragazzine, a volte adolescenti, dette “little girl” che cercano chi le mantenga, soddisfi i loro sfizi e vizi, in cambio di attenzioni, ma neanche sempre.
Leggendo qua e là sui siti emerge subito una realtà: la pretesa da parte di queste little girl di ottenere favori economici “mica da ridere” da persone, non importa chi, purché abbienti.
Negli articoli, infatti, si palesa in particolar modo il desiderio che quel qualcuno che risponderà agli annunci delle sugar debba essere abbiente, generoso, magari distinto, ma non vengono mai menzionate età, statura, titolo di studio o stato civile. Come dire “basta che paghi, non sono gelosa”.
Analogamente, da parte dei daddy la ricerca è sempre orientata verso ragazze disponibili, possibilmente di bella presenza, da portare con sé come fossero un trofeo (in effetti lo sono) che, ma non è indispensabile, ogni tanto soddisfino i desideri del daddy.
Non penso sia una prerogativa dei nostri tempi; sicuramente, i social, il web e una certa apertura dei costumi hanno facilitato e accelerato le cose, cosicché se prima dovevi andare in alcuni Paesi per reperire il materiale, ora lo trovi sotto casa con estrema facilità.
Quello che, però, è significativo che da un lato assistiamo alla ricerca di attenzioni, di intimità “pret a porter” e di gratificazioni comprate e, dall’altro, all’offerta di coccole e di compagnia a pagamento, ad un mercimonio travestito da relazione alternativa, ad una particolare forma di prostituzione con l’abito da manager.
Lungi da me criticare il fenomeno, è però necessario analizzarlo, come ogni altro fenomeno in espansione, valutarne la dimensione e attribuirgli la giusta collocazione per capirne le mille sfaccettature che porta con sé.
Se i parametri con cui analizziamo un fenomeno fossero desueti? Se il codice che adottiamo nella comprensione di un evento fosse errato, se la nostra analisi fosse viziata da religione, cultura, abitudini, pregiudizi o altro?
De Andrè, nel suo ultimo concerto al Brancaccio di Roma, ricordò che “[..] non è vero che i giovani non abbiano valori. Solo non li riconosciamo, perché siamo ancora troppo attaccati ai nostri. Occorre attendere di storicizzarli perché basta cambiare epoca o latitudine perché un valore diventi un disvalore e viceversa”.
Certo, comprendo che un padre che chieda alla figlia “che lavoro hai trovato?” non faccia i salti di gioia alla risposta “la little girl” ma, onestamente, è davvero peggio che fare la stessa cosa gratuitamente, alla ricerca di affermazione, per dimostrare alle amiche di avere più partners di loro o per qualsiasi altra ragione? E, oggettivamente, è peggio fare la little girl o la parassita sfruttando bonus per disoccupati solo perché lavorare è faticoso, oppure rubare o spacciare?
Io credo fermamente che ognuno sia libero su come usare il proprio corpo e la propria mente, e responsabile (nel bene e ne male) delle proprie azioni. In economia si parla di domanda ed offerta: se qualcuno chiede qualcun altro offre, e viceversa. Se va bene al daddy ed alla girl, e non fanno male a nessuno (questo è fondamentale), qual è il problema?
Negli USA (ed i film ce l’hanno insegnato) molti, invitati a cena dal proprio capo per parlare di una promozione arruolano accompagnatrici, wing women, perché se vai a cena da solo non sei degno della promozione. Noi copiamo molto dagli yankees; proviamo a farlo anche in questo caso: non critichiamo soltanto perché è un fenomeno che non comprendiamo. Semplicemente, se non ci interessa trascuriamolo.
Sergio Motta
La competizione principale riguarda Stati Uniti e Cina, entrambe con i loro punti di forza e le loro fragilità, intente a contendersi il primato tecnologico: gli Stati Uniti temono l’avanzamento tecnologico della Cina, motivo per il quale hanno imposto elevati dazi e controlli sulle esportazioni e sugli investimenti; allo stesso tempo, la Cina sta formando un numero crescente di ricercatori specializzati in Intelligenza Artificiale, contrastando l’elevato esodo di “cervelli in fuga” che dall’Asia approdano negli Stati Uniti.
Di Irma Ciaramella *
Precisamente non in piena barriera di Milano. Ma tant’è che , almeno in quegli anni faceva un tutt’uno oltre piazza Crispi ed il Dazio. Metà case e metà officine meccaniche ed artigianali. Grandi Motori da un lato e Ceat gomme dall’ altra parte. La Wamar il corso Mortara. Sicuramente il ricordo è anche il misto d’odore tra fuliggine , colate di gomma ed il profumo dolciastro dei biscotti. Il mio primo ricordo in assoluto è all’eta di tre anni. Ci eravamo trasferiti in via Cherubini 64. Avevo un febbrone da cavallo e chiedevo ai miei di comprare il televisore. Lo fecero gli zii paterni. Ero unico erede della