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Scienziati per un giorno. Sabato 22 marzo il campus della WINS

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Alla WINS World International School of Torino si può diventare scienziati per un giorno. Sabato 22 marzo il campus della WINS si trasformerà in una vera e propria base spaziale per accogliere i giovani esploratori del futuro al WINS Science & Tech Day. Dalle 15.30 alle 18.30 bambini e ragazze dai 4 ai 14 anni, insieme alle loro famiglie, avranno l’opportunità di lanciarsi in un‘avventura intergalattica tra scienza, tecnologia, innovazione e creatività. Si tratterà di una giornata gratuita e aperta a tutti, perfetta per avvicinare i ragazzi al mondo della scienza, della tecnologia e dell’esplorazione spaziale attraverso il gioco e la sperimentazione diretta. Come veri astronauti e ingegneri spaziali, i ragazzi potranno sperimentare di persona il fascino del cosmo grazie a molti laboratori interattivi. Dalla simulazione di un lancio sulla Luna, con i visioni VR di IFLY SIMULATOR per rivivere il leggendario viaggio dell’Apollo 11, dal decollo fino al rientro sulla Terra, alla missione Marte con INFINI.TO Planetario di Torino dove i giovani esploratori potranno guidare un rover marziano e raccogliere campioni di suolo alieno, programmare il robottino Cubetto su Marte imparando i concetti base della robotica e del coding, creare una SCRIBBING MACHINE, una macchina che disegna tracciati unici simulando il moto di un satellite nello spazio, e se è vero che non possono esserci viaggi stellari senza un mezzo di trasporto, grazie a BRICKS 4 KIDS i più piccoli potranno dar vita a veicoli spaziali e non con i celebri mattoncini Lego e Duplo, e i più grandi collaboreranno alla realizzazione di un mosaico collettivo diventando ingegneri per un giorno. Spazio anche ai laboratori di robotica e Game Design nei WINS LABS, dove sarà possibile progettare e programmare piccoli robot e programmare ex novo un personaggio dei videogiochi, e poi ancora “Giochiamo con le parole”, una palestra per la mente e per l’apprendimento, e il laboratorio del gruppo Larc realizzato in collaborazione con una psicoterapeuta. Tre sono i laboratori proposti da MU-CH Museo della Chimica, tra quiz ed esperimenti: so-mu-ch explosions, un piccolo esperimento esplosivo da fare in tutta sicurezza e dedicato ai più piccoli; CRAZY ROCKETS, mini gare di razze di carta costruite da piccoli ingegneri e STEAM QUIZ, un gioco a premi in cui diverse squadre si sfideranno a colpi di nozioni scientifiche e colpi di fortuna. Non solo spazio e scienza, ma anche creatività, al WINS Science & Tech Day con due attività dedicate al mondo dei fumetti e dell’illustrazione a cura della scuola internazionale di comics di Torino: dall’ideazione alla realizzazione di un personaggio completo nei suoi equipaggiamenti e abilità, allo sviluppo di una breve storia a fumetti. A seguito della pesca alla cieca di un prologo e di un finale, lo svolgimento interno della storia sarà affidato alla fantasia e alla creatività dei partecipanti.

WINS World International School of Torino – via Traves 28, Torino

Mail: info@worldinternationalschool.com

Tel: 011 1972111

Abitare il carcere: criticità e prospettive

Una riflessione sugli spazi di detenzione. Incontro in Consiglio regionale

“A cinquant’anni dall’approvazione del nuovo ordinamento penitenziario, che ha ridisegnato funzioni e finalità degli istituti penali, è quanto mai necessario che gli Istituti di detenzione rispondano sempre più al dettato costituzionale che prevede che l’esecuzione penitenziaria rappresenti un’occasione di recupero e di reinserimento dei detenuti nella società. E, se è vero che l’anagramma di ‘carcere’ è ‘cercare’, è fondamentale mettersi in gioco per trovare le soluzioni più opportune”. Lo ha dichiarato il Garante regionale delle persone detenute Bruno Mellano in apertura dell’incontro Abitare il carcere – Gli spazi della quotidianità nella detenzione che si è svolto a Palazzo Lascaris.

All’incontro, organizzato dal Consiglio regionale del Piemonte con l’Ufficio del Garante in collaborazione con la Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà, ha portato iI saluto, a nome del presidente Davide Nicco, il componente dell’Ufficio di presidenza Mario Salvatore Castello, delegato ai rapporti con il Garante, che ha sottolineato come “anche all’interno del carcere dovrebbe abitare la bellezza, che fa bene all’anima e spinge a migliorare e a migliorarsi”.

Simona Canepa, docente a contratto del Dipartimento di Architettura e design del Politecnico di Torino, ha illustrato la propria ricerca sulle carceri italiane denunciando che “dalla riforma di cinquant’anni fa ben poco è cambiato: si prevedevano ambienti per la vita individuale e collettiva, luoghi idonei per attività culturali, aggregative e lavorative ma lo Stato sembra non voler farsi carico di questi problemi: molti edifici risultano vecchi e necessitano di ristrutturazione, la luce naturale scarseggia e non di rado quella artificiale viene tenuta accesa tutto il giorno, molti ambienti vengono trascurati, come i cortili di passeggio, dove in molti casi mancano ripari per la pioggia o il sole cocente”.

Cristian Campagnaro, professore ordinario del Dipartimento di Architettura e design del Politecnico di Torino, ha evidenziato che “quando si progettano degli spazi è fondamentale interrogarsi su quale ruolo essi abbiano all’interno del progetto di vita delle persone che devono abitarli. E, a volte, l’impressione è che il progetto non ci sia. Ci siamo trovati di fronte a muri di silenzio e ad assenza di risorse, non solo economiche, per piccoli interventi che avrebbero contribuito a migliorare e a umanizzare le strutture anche per chi ci lavoro”.

Concentrandosi sulle tredici carceri piemontesi, Cesare Burdese, esperto di architettura penitenziaria, ha sottolineato che “sono afflittive e presentano tutti i limiti di un carcere punitivo. La narrazione del carcere che riabilita rischia di rappresentare uno slogan, una falsa lettura della realtà”.

“Quello che preoccupa – ha concluso – è la logica dei 7.000 moduli abitativi prefabbricati che si intendono inserire nelle carceri per supplire al sovraffollamento: un’idea di carcere simile a una bolgia dantesca dove detenuti e detenenti si fronteggeranno sempre più. Se non c’è altra soluzione a quella dei container possiamo chiudere i libri di architettura e smettere di studiare alternative”.

All’incontro hanno preso parte le consigliere Sarah Disabato e Laura Pompeo.

Turismo Torino e Provincia, storie di successo su TikTok

La strategia vincente per portare Torino da città sottovalutata a star della piattaforma di video-sharing più in voga del momento

Il progetto vede coinvolti BTREES, agenzia di comunicazione con sede a Torino, Biella e Reggio Emilia, e Turismo Torino e Provincia, l’ente preposto alla promozione della provincia di Torino. Una collaborazione di valore che oggi si traduce in una delle sole tre storie di successo sul sito ufficiale di TikTok per la categoria “Retail/Travel” in Italia.

La collaborazione nasce a dicembre 2023 dall’esigenza di Turismo Torino e Provincia di raccontare le unicità della città e del territorio circostante attraverso un linguaggio nuovo, curioso e trendy, con l’obiettivo di conquistare un pubblico giovane e variegato come quello di TikTok.
BTREES ha risposto all’esigenza elaborando una strategia basata su contenuti rivolti a un pubblico ben definito, sull’instaurare relazioni di valore con gli utenti e sulla creazione di collaborazioni solide con creator e influencer molto amati dai cittadini.
A tutta l’attività di contenuti social, si è affiancata una solida strategia pubblicitaria mirata all’aumento di follower. I risultati sono stati notevoli: in un solo anno di collaborazione il profilo TikTok di Turismo Torino e Provincia ha registrato un aumento di 21Mila follower, quasi 4 milioni di visualizzazioni video e più di 100Mila interazioni.
A livello creativo, BTREES ha utilizzato un approccio TikTok Native mirato all’intrattenimento e alla novità, come ricerca di suoni in tendenza, adattamento dei trend del momento e il coinvolgimento di creatori di contenuti. Parallelamente, ha unito competenze tecniche legate all’analisi delle ricerche degli utenti, e alla sponsorizzazione, analizzando ogni contenuto per adattare pubblico e investimento.
Vedere il progetto ideato per Turismo Torino e Provincia tra le success stories sul sito ufficiale di TikTok è una soddisfazione enorme. Credo fermamente che il fattore determinante per questo risultato sia il feeling tra il team d’agenzia e il team di Turismo Torino e Provincia: obiettivi chiari, libertà d’azione un supporto concreto ci hanno accompagnati dal primo giorno” Filippo Bondi, Strategic Business Development Manager – BTREES.
La chiave per conquistare il pubblico di TikTok, portando Torino e la sua provincia a diventare vere star della piattaforma, è stata la scelta di dare visibilità alle diverse anime della città – food, outdoor, arte, eventi, storia, accessibilità, lifestyle – facendo leva su emozioni, suoni, divertimento e curiosità. La campagna, infatti, permette agli utenti che conoscono Torino di scoprire luoghi nascosti e caratteristiche ancora poco conosciute, e agli utenti che non l’hanno ancora visitata di capire l’unicità della città e le sue diverse personalità.
“L’apertura del canale TikTok è stata una vera sfida, essendo un canale che utilizza un linguaggio nuovo e diverso dagli altri canali social. Collaboriamo con BTREES in costante allineamento per raccontare Torino e l’intero territorio della provincia in modo innovativo, emozionale e coinvolgente. Il coordinamento tra i team è fondamentale per garantire una comunicazione autentica e strategica, raggiungendo un pubblico giovane e digitale. I risultati sorprendenti dimostrano come sperimentare nuovi approcci possa portare grandi opportunità di crescita e visibilità, rafforzando il legame con la nostra community e conquistandone di nuove” Marcella Gaspardone – Dirigente di Turismo Torino e Provincia.
Negli ultimi anni, BTREES ha collezionato diversi progetti di successo: la strategia di lancio del canale per Roadhouse, prima catena di food retail a sbarcare su TikTok; la strategia B2B vincente per Emilgroup, noto brand emiliano per la produzione di superfici in gres porcellanato, e per Billoo, applicazione dedicata al risparmio sulle bollette, quest’ultima finita in shortlist ai TikTok award 2023.

Città vs campagna

Da alcuni anni, particolarmente dalle metropoli come Milano, si assiste ad una migrazione verso la periferia, verso la campagna, oggetto tanto di vantaggi quanto di svantaggi nei confronti della metropoli. Esempio eclatante sono i milanesi che, pur lavorando ogni giorno sotto la Madonnina, a fine giornata prendono il treno AV e vengono a Torino dove hanno preso casa, mangiano e dormono, per tornare il giorno dopo verso la metropoli lombarda e così via finché non cambino le condizioni di vita o non arrivi la sospirata pensione. Al di là di ogni considerazione economica, è evidente che l’apparente sacrificio cui si sottopongono questi pendolari interregionali viene ripagato da qualche altro vantaggio; se fosse solo un problema economico basterebbe andare ad abitare in qualche Comune del milanese o dei dintorni (magari Cassinetta di Lugagnano, Tavazzano con Villavesco, Pantigliate, ecc) dove gli affitti sono sicuramente inferiori a quelli del capoluogo.

E’ evidente come questa tendenza, sempre più frequente, affondialtrove le sue origini: da un lato i tempi di percorrenza, specie se si è costretti ad utilizzare l’auto, sono tra le principali cause di insoddisfazione in chi lavora ed abita in Milano; dall’altro lo stress di inquinamento, traffico, rumore, problemi di parcheggio, costi (parcheggi a 4 euro l’ora non sono giustificabili) rendono competitiva qualsiasi soluzione alternativa.

Parlando con uno di questi pendolari che quotidianamente sale a Porta Susa su un treno AV per scendere circa ¾ d’ora dopo in Centrale, è emerso come il tempo impiegato dal lavoro a casa sia lo stesso (prima doveva attraversare Milano da un’estremità all’altra), ma il risparmio sull’affitto di casa permette di acquistare l’abbonamento mensile e avanzano ancora alcune centinaia di euro al mese.

Io personalmente adoro Milano ma non vi ho mai abitato, escludendo periodi di 4-5 giorni per corsi, progetti, ecc) dunque non ho una realistica percezione di cosa significhi affrontare la quotidianità; posso però dedurre che, scioperi ferroviari a parte, mettendo su un piatto della bilancia il risparmio e sull’altro il disagio di dover viaggiare, sarà il primo piatto quello che penderà verso il basso.

Naturalmente questo criterio non può essere considerato universale perché molti fattori intervengono nella scelta: genitori anziani da accudire, problemi di salute che sconsigliano i viaggi, discordanza con gli orari di uscita da scuola dei figli, distanza della sede di lavoro dalla stazione ferroviaria e altro ancora.

Ma quello che deve fare riflettere è che una società che ha fatto dello sviluppo industriale la propria carta vincente ora è satura di tutto ciò che questo sviluppo ha portato con sé: motorizzazione di massa, edifici dove anche dopo anni non ci si conosce tutti, assemblee condominiali più simili ad un saloon del far west che ad un ritrovo dove decidere gli interessi di tutti, mezzi pubblici spesso inadatti alle esigenze degli utenti e distanze enormi da percorrere per soddisfare le esigenze basilari (spesa, medico, scuola) hanno di fatto saturato gli animi di chi vi abita.

Fra quanti ancora ancora resistono, una minima parte ha interessi tali da non potersi spostare di città, da non potersi allontanare dai luoghi sede di questi interessi, mentre la maggior parte non vuole uscire dalla confort zone, da quel luogo virtuale nel quale non si sta poi così male e, in ogni caso, starebbe peggio a dover decidere diversamente, a dover affrontare un cambiamento.

Questo non cambiare, però, non è sempre la scelta migliore: l’epigenetica studia e spiega proprio come alcune patologie siano influenzate dall’ambiente in cui viviamo; pensiamo soltanto ad inquinamento dell’aria, elettronico o acustico, allo stress negativo di stare in colonna in auto, sentendosi impotenti, di dover giocare alle slot con i parcometri su una strada già nostra grazie al gettito IRPEF e così via.

E’ evidente, però, vedendo l’ampiezza del fenomeno che questo disagio, questa nuova tendenza sia la testimonianza che la nostra società stia correndo ai ripari dopo aver fatto indigestione di agi, di lusso, di comodità.

Forse se riprogrammassimo le nostre abitudini attribuendo un giusto equilibrio tra efficienza, comodità, natura, risparmio e, perché no, tempo libero riusciremmo a trovare la giusta collocazione.

Oppure continuare a lamentarci.

Sergio Motta

La Violetta di Don Bosco per aiutare bimbi e ragazzi in difficoltà

sabato 15 e domenica 16 marzo 2025 

In diverse piazze piemontesi volontarie e volontari offriranno la tradizionale piantina di violetta per sostenere i progetti educativi rivolti a bambini, ragazzi e giovani in difficoltà. È possibile aderire all’iniziativa a Torino (Parrocchia Sacro Cuore di Maria, Parrocchia Santi Pietro e Paolo, Parrocchia San Giovanni Evangelista, Oratorio Salesiano Michele Rua), Chieri (Chiesa San Filippo Neri, Istituto Salesiano Cristo Re San Luigi, Supermercato Mercatò), Rivoli (Chiesa San Giovanni Bosco, Chiesa Maria Ausiliatrice), Cuneo (Oratorio Salesiano Don Bosco) e Alessandria (Centro Don Bosco).

Sabato 15 e domenica 16 marzo, le volontarie e i volontari della rete di Salesiani per il sociale saranno presenti in 38 piazze, oratori e parrocchie in tutta Italia per sostenere i giovani più fragili.

Torino, 6 marzo 2025 – Un piccolo fiore per un grande gesto di solidarietà. Sabato 15 e domenica 16 marzo 2025 torna, per il terzo anno consecutivo, l’evento La Violetta di Don Bosco, promosso dalla rete Salesiani per il sociale. In 38 piazze, oratori e parrocchie di 11 Regioni volontarie e volontari offriranno la tradizionale piantina di violetta per sostenere i progetti educativi rivolti a bambini, ragazzi e giovani in difficoltà.

Con l’acquisto di una Violetta di Don Bosco, sarà possibile contribuire alle attività delle oltre 80 strutture salesiane presenti in tutta Italia, che ogni giorno accolgono più di 1.300 minori. Un aiuto concreto per chi vive in condizioni di disagio, per chi rischia di abbandonare la scuola, per chi ha bisogno di un punto di riferimento sicuro nel proprio percorso di crescita.

«La nostra rete è in prima linea per offrire opportunità educative e di crescita ai giovani più fragili. Con questa iniziativa, vogliamo coinvolgere le comunità locali in un gesto semplice ma dal grande valore: sostenere chi ha più bisogno – dichiara don Francesco Preite, Presidente di Salesiani per il sociale – Ogni violetta donata è un segno tangibile di speranza e di vicinanza alle nuove generazioni, perché nessun ragazzo si senta solo o abbandonato».

Il messaggio di Don Bosco continua a vivere attraverso l’impegno quotidiano degli educatori salesiani, dei volontari e di tutti coloro che si prendono cura dei giovani più vulnerabili: “Fare del bene è come il fiore della violetta: un fiore che non si vede, ma di cui tutti sentono il profumo”. Ed è proprio con questo spirito che chiunque può fare la propria parte: con un piccolo gesto, come l’acquisto di una violetta, è possibile contribuire a un futuro migliore per tanti ragazzi. Tutte le piazze della Violetta, in cui sarà possibile sostenere l’iniziativa, sono disponibili sul sito www.salesianiperilsociale.itEcco dove è possibile aderire all’iniziativa in Piemonte:

–          Torino – Parrocchia Sacro Cuore di Maria – Via Oddino Morgari, 11

–          Torino – Parrocchia Santi Pietro e Paolo – Via Saluzzo, 25bis

–          Torino – Parrocchia San Giovanni Evangelista – Via Madama Cristina, 1

–          Torino – Oratorio Salesiano Michele Rua – Via Giovanni Paisiello, 37

–          Chieri – Chiesa San Filippo Neri – Via Vittorio Veneto II

–          Chieri – Istituto Salesiano Cristo Re San Luigi – Via Vittorio Veneto II, 80 (solo 16 marzo)

–          Chieri – Supermercato Mercatò – Via Riva, 2 (solo 15 marzo)

–          Chieri – Supermercato Mercatò – Via Buschetti, 4

–          Rivoli (TO) – Chiesa San Giovanni Bosco – Viale Carrù, 9

–          Rivoli (TO) – Chiesa Maria Ausiliatrice – Via Stupinigi, 1

–          Cuneo – Oratorio Salesiano Don Bosco – Via San Giovanni Bosco, 21

–          Alessandria – Centro Don Bosco – Corso Acqui, 398

 

Europeista da sempre non sarò in piazza con Serra

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni 
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Pier Franco Quaglieni
Non andrò in piazza  il 15 marzo per l’Europa. Non sono mai andato volentieri in piazza e ci sono andato pochissime volte: per Jan Palach  e a sostegno delle vittime dei terroristi islamici che fecero strage dei redattori della rivista Charlie Hebdo. In quest’ultimo caso  poi mi pentii perché la satira deve avere rispetto delle religioni e non oltraggiarle. Forse ho partecipato un’altra volta ad un sit -in radicale, ma il protagonismo di Viale mi mise subito a disagio e mi allontanai dopo pochi minuti.  Ritengo che sia più utile adoperare la penna più che i piedi e in tante occasioni invece ho scritto appelli ed articoli.  Di fronte alll’Europa non si può restare inerti e non c’è bisogno dell’appello di Michele Serra, che non ho mai stimato e che ritengo un europeista di origini sospette.
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A muoversi per l’Europa, oltre che i dati di fatto che vediamo, vale invece l’appello ideale di Luigi Einaudi, di Ernesto Rossi, di Alcide De Gasperi, di Mario Pannunzio, di Gaetano Martino e Vittorio Badini Confalonieri, mentre nutro dei dubbi su Altiero Spinelli,  fautore di un europeismo socialistoide poco chiaro. Ritengo un  mio errore nel 1975 aver rinunciato, dopo cinque anni di impegno a fianco di Mario Scelba e di Giuseppe Petrilli, a partecipare come vicepresidente  al Movimento Federalista Europeo:  dopo aver visto cosa accadeva a Bruxelles e a Strasburgo ritenni di dedicarmi esclusivamente al Centro “Pannunzio”. Non dico di più. Molti che conobbi allora avevano un’unica aspirazione:  diventare funzionari europei, se non, in futuro,  persino deputati  europei, a costo di ogni compromesso.
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L’impegno europeo dei miei amici Sergio Pistone ed Emilio Papa è invece rimasto indelebilmente nel mio DNA.  Oggi bisogna muoversi per una nuova Europa davvero unita anche militarmente  ed economicamente capace di interloquire e di resistere a Trump,  a Putin,  alla Cina. Un’Europa protagonista di una Nato di cui non sia un alleato di serie B. L’Europa burocratica di Bruxelles non mi ha mai convinto. L’Europa dei 27 che deve decidere solo  all’unanimità; ma da‘ spazio alle evasioni fiscali e alle delocalizzazioni non mi è mai piaciuta. Non mi piacque inizialmente neppure quella dell’Euro da cui l’Italia uscì fortemente penalizzata, ma ritengo oggi che senza l’Euro saremmo al disastro assoluto. Fu  preziosa lungimiranza quella di Ciampi in modo particolare. Oggi quasi nessuno solleverebbe dubbi sulla moneta unica europea capace di tenere testa al dollaro.
Ma bisogna anche riprendere l’Europa delle radici storiche giudaico – cristiane che vennero rifiutate. L’Europa vera è fatta da secoli di storia, non solo dai Lumi settecenteschi.
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Bisogna tornare a credere ad un’Europa antidoto alle guerre come pensavano Einaudi e De Gasperi, l’Europa delineata magistralmente da Benedetto Croce nel suo grande libro dedicato alla storia europea. I piccoli politici europei d’oggi non inadeguati di fronte agli eventi drammatici dell’ora che ci toccare di vivere. Per questa Europa vale più che mai la pena di combattere. Essa non è una bandiera blu con tante stelline, ma un patrimonio di valori che noi italiani vediamo rappresentati da Cavour e da Cattaneo, da Mazzini e Garibaldi  insieme a tanti patrioti che dal 1943 al 1945 combatterono  contro l’Europa barbara di Hitler. Se fosse, ad  esempio, Valdo Fusi a chiamarmi in piazza il 15 marzo, non avrei esitazioni.
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Ma al di là della piazza occorrono le idee e su questo piano il contributo di chi ha qualcosa da dire  è necessario. Lasciamo gli slogans  issati sui cartelli  e la protesta senza idee e senza proposte agli attivisti di turno,un termine che  mi fa inorridire. Le semplificazioni  manichee non portano mai alle soluzioni equilibrate che sono quasi sempre  incompatibili con la piazza che rumoreggia e  si limita all’applauso acritico o all’urlo violento delle imprecazioni.

Giuseppe Cruciani, Maurizio Scandurra e il “canepardo”: ‘La Zanzara’ a Caramagna Piemonte

 

Sabato 15 marzo al Ristorante ‘Lago dei Salici’ va in scena la presentazione del best-seller ‘Via Crux: contro il politicamente corretto’. Attesi moltissimi ospiti illustri.

Sabato 15 marzo a Caramagna Piemonte (CN) l’appuntamento imperdibile è con un’ospite d’eccezione. Sarà infatti Giuseppe Cruciani il protagonista assoluto della serata-evento presso l’elegante cornice del ‘Lago dei Salici’, rinomato wedding & congress center fra i più ampi e raffinati in Italia nel suo settore. Media partner dell’evento è Radio GRP.

L’ideatore e conduttore de ‘La Zanzara’ di ‘Radio24’, l’iconico programma e podcast radiofonico più ascoltato in Italia, salirà sul palco nel corso di una vivace cena-spettacolo per affrontare al meglio, con il piglio critico, la sagacia e la verve inarrestabile che lo contraddistinguono, la sua crociata culturale “Contro il politicamente corretto”: sottotitolo di ‘Via Crux’, il suo bestseller pubblicato a luglio 2024 da ‘Cairo Editore’ recentemente diventato altresì anche un one-man-show teatrale che registra continui sold-out e apprezzamenti di critica e pubblico crescenti ovunque.

Un’occasione unica per confrontarsi a ruota libera con una delle voci più libere e irriverenti del giornalismo italiano, pronta a smascherare con puntuale precisione tutti gli inganni manifesti e occulti del nostro tempo. Rompendo gli argini, scardinando prospettive, strappando maschere in nome della verità troppo spesso artefatta a fini strumentali proprio con la complicità sfacciata dei mezzi d’informazione.

A dialogare con lui sarà Maurizio Scandurra, giornalista e saggista cattolico che proprio lo stesso Cruciani ha trasformato in uno degli opinionisti ricorrenti de ‘La Zanzara’. Special guest Luca Scazzi con il fidatissimo Canepardo, il dog più famoso di TikTok, entrambi diventati ormai da tempo un vero e proprio fenomeno social diffusissimo e altrettanto ilare che grande successo hanno riscosso anche durante lo scorso Festival di Sanremo a spasso per la cittadina ligure.

Giuseppe Cruciani è la voce degli italiani onesti, che lavorano, producono e difendono il mondo così com’è”, esordisce “Capitan” Giovanni Riggio, amministratore del ‘Lago dei Salici’ (www.lagodeisalici.com). Un giornalista e un intellettuale libero che incarna appieno la voglia di riscatto di un popolo e un Paese stanchi e stufi del giogo di bufale strumentali soltanto ai grandi poteri. Poterlo avere nostro ospite è davvero un onore, per condividere un momento di confronto sul futuro che ci attende tra un concetto e una battuta, fra un pensiero e una risata, in un clima conviviale e sereno”.

Proprio nel 2025 il ‘Lago dei Salici’ celebra il primo trentesimo anniversario dalla fondazione, che dal 1995 l’ha reso una location di primo piano sempre più richiesta e frequentata da ogni parte d’Italia per matrimoni, cerimonie pubbliche e private, set cinematografici e ricorrenze aziendali.

L’incontro a cena con Giuseppe Cruciani vuole essere il battesimo di un anno per noi speciale, con un calendario ricco di iniziative dui primo piano da condividere con chi ci segue da sempre insieme alle grandi figure e personalità del nostro tempo”, chiosa soddisfatto Giovanni Riggio, General Manager del premiato Event Center di Caramagna Piemonte, che alla carriera imprenditoriale affianca anche una passione attoriale verace che l’ha visto parte attiva, oltre che come concorrente in programmi tv di successo quali ‘Forum’ (con Barbara Palombelli), ‘Guess my age’ (con Max Giusti) e ‘Avanti un altro’ (con Paolo Bonolis e Luca Laurenti), anche in svariate pellicole accanto a personaggi del calibro di Antonio Zequila, Enzo Salvi, Denise Richards e Lorenzo Flaherty.

Per informazioni e prenotazioni su cena seduta e menù, tel. 0172 89236, oppure Whatsapp 392 0653237, con possibilità di pernottamento aggiuntivo in hotel per chi ne fa richiesta (a soli 2 km dalla location dell’evento).

Il turismo del sonno. Dove il riposo è la meta più importante

La vita odierna e’ pura frenesia. Il lavoro e’ fonte di soddisfazioni, ma anche di stress e stanchezza, cosi’ come la quotidianita’ familiare divisa tra doveri e abitudini logoranti. L’utilizzo eccessivo dei dispositivi elettronici, inoltre, ha creato tutta una serie di conseguenze che si vanno a sommare alla nostra impegnativa routine creando quella condizione oramai dilagante che e’ l’insonnia.

Non dormire abbastanza e’ snervante e porta con se’ conseguenze negative anche nella vita diurna come stanchezza cronica, irritabilita’ e difficolta’ a gestire la vita sociale e lavorativa.

Il sonno sta diventando un lusso, una dimensione determinante che garantisce una buona salute, sia fisica che mentale; ed e’ proprio per questo suo valore imprescindibile che ora anche le vacanze possono essere dedicate alla sua “pratica”. Il turismo del sonno e’ ora una tendenza, ma forse molto di piu’: una aspirazione; prenotare hotel che offrono condizioni perfette per il riposo, a cominciare da materassi di ottima qualita’, ambienti silenziosi, camere e vasche di deprivazione sensoriale, ipnoterapeuti e’ una realta’ che sta avendo molto consenso e questo perche’ il bisogno di dormire e’ cresciuto, il nostro corpo lo reclama.

Gli alberghi specializzati in questo settore del turismo hanno camere dai colori delicati, cuscini personalizzati, generatori di suoni ambientali, come i rumori bianchi, mascherine per dormire, massaggiatori specializzati, saune, aromaterapia, tisane rilassanti, illuminazione calibrata e docce all’eucalipto.

Sempre piu’ alberghi si stanno attrezzando per diventare rifugi del riposo perche’ questa necessita’ e’ destinata a crescere, dormire e’ diventata, infatti, una meta molto desiderata.

Possiamo immaginare queste strutture immerse nel verde, con piscine private, camere insonorizzate, biancheria in fibre naturali, in zone dal clima mite e indulgente.

I luoghi ideali per questa non-attivita’ possono essere casali immersi nella natura, alberghi lontani dalle mete turistiche affollate e troppo attive, posti dove, nei momenti liberi dal sonno, si possono visitare piccoli centri, gustare l’enogastronomia del luogo, fare passeggiate rilassanti in luoghi ovattati.

Dimentichiamo quindi file in macchina, spiagge gremite e afose, persone che urlano e si divertono rumorosamente, lo sleep turism ha bisogno di un suo galateo della tranquillita’, di un proprio cerimoniale della pigrizia.

All’estero questa vacanza all’insegna del relax e’ oramai una consuetudine che ha creato una vera e propria specializzazione turistica, nel nostro paese, siamo ancora agli albori, ma ci sono diverse proposte in zone come l’Umbria o la Toscana, basta fare una ricerca scrivendo “turismo del sonno in Italia”. Il Piemonte e’ una meta ideale per favorire il riposo, persi nei filari delle Langhe, nel silenzio delle montagne o nelle vicinanze dei bellissimi laghi. E’ una tendenza che ha un futuro concreto, abbiamo bisogno tutti di fare pause dall’inquietudine dei ritmi imposti dal trantran quotidiano che ci ha avvolge, abbiamo bisogno di dormire.

MARIA LA BARBERA

Empatia. Sentire, comprendere e accettare gli altri senza giudicare

“Ti capiva fin dove volevi essere capito, credeva in te fin dove ti sarebbe piaciuto credere in te, e ti assicurava di avere ricevuto da te esattamente l’impressione migliore che speravi di dare” diceva Francis Scott Fitzgerald. Questa è l’empatia, l’ inestimabile capacità di accogliere e sentire l’altro, di comprendere le sue emozioni e conoscere la sua esperienza senza calarsi nel giudizio o attivare una valutazione. 

E’ una facoltà abbastanza in controtendenza con il contemporaneoin contrasto con uno scenario sociale e culturale dove l’autocelebrazione, la continua competizione e l’egocentrismo sono le nuove virtù di riferimento e dove ascoltare l’altro anteponendo i suoi bisogni ai nostri, seppur episodicamentesembra un indicatore di  antiquata debolezza. Tuttavia qualcosa si è mosso, proprio in questo ultimo periodo questa gentildonna vestita di altrui sensazioni e conoscenza si è presentata alla nostra porta. L’esperienza di questo virus vissuta in condivisione,  la chiusura, il senso di impotenza, l’incertezza e il disorientamento che questo “veleno” ha portato con sé hanno stimolato la nostra capacità di  “coinvolgimento empatico”. Eravamo tutti lì, e parzialmente lo siamo ancora, a riorganizzarci la vita, il tempo, il lavoro, praticando rinunce e aspettando pazientemente che tutto finisse. Questa avventura ci ha costretto a “sentirci” di più, ci ha messo in una inedita posizione di comprensione.

Sapevamo perfettamente cosa provavano gli altri, in che situazione fossero, quali erano le difficoltà giornaliere da affrontare, sia emotive che pratiche. Bisogni, speranze, frustrazioni e nuove strategie di sopravvivenza ci hanno unito inevitabilmente e collocato sulla stessa lunghezza d’onda.Ecco cosa è l’empatia, non solo la capacità di “mettersi nei panni dell’altro”, ma avere ugualmente cognizione di ciò chel’altro sta vivendo, possedere le informazioni necessarie che ci garantiscano di poter  comprendere appieno la sua condizione di vita. Non solo implicazioni di tipo emotivo o sentimentali dunque, ma anche un impegno di tipo cognitivo, come afferma Lori Gruen autrice del bellissimo libro “La terza via dell’empatia”, e un lavoro continuo di aggiustamento e “calibrazione” del nostro esercizio empatico.

Pensare infatti che l’attività percettiva di cui siamo detentori sia innata o  esclusivamente connaturata è un errore, quest’ultima necessita di un lavoro giornaliero di ricerca, di sintonizzazione e rivisitazione, questo per non cadere in una eccessiva complicità sensoriale, tipica delle persone molto sensibili, o scadere, al contrario, nella completa e mancata identificazione e immedesimazione con il prossimo. Questa “percezione morale” va alimentata dunque, nutrita e sviluppata. Una mano ce la possono dare gli animali afferma la Gruen,che, capaci molto più di noi di entrare in comunione percettiva con i loro simili, sono in grado di partecipare emotivamente alla loro vita soddisfacendo così bisogni di assistenza e vicinanza. La loro spiccata  predisposizione allosservazione del comportamento altrui e la conseguente spinta all’ identificazione li rende maggiormente empatici degli appartenenti alla categoria del genere umano.

Dalla nostra storia recente dunque, dai fatti che ci hanno reso protagonisti involontari e impauriti, si rende necessario comprendere che abbiamo bisogno di empatia, di reciprocità, di scambio emotivo e conoscitivo. Al netto di ogni retorica e lungi dal conseguimento di facili adesioni cariche di sentimentalismi, dobbiamo convincerci che viaggiare abbandonati sul nostro binario, escludendo dalla nostra vita ogni corrispondenza con l’altro da noi, non può che portaci ad una malinconica solitudine.

Maria La Barbera

Quell’8 marzo Anni 6O tra fiori alla maestra e fiabe di sinistra

L’8 marzo ha segnato la mia vita profondamente… e da quando mi ricordo non era così popolare all’ inizio degli anni 60: “roba da comunisti” insomma, e persino trovare le mimose era una impresa. Tant’è che mia madre le ordinava prima dalla fioraia: missione portare i fiori alla maestra.
Ammetto, che vergogna. Alla Gabelli superavamo i mille alunni. Ebbene l’unico che si presentava con i fiori ero io. Diversità, di una diversità marcata fino al midollo. Dopo ne sarei diventato orgoglioso… ma molto tempo dopo. Mia madre era una femminista ante litteram. Iscritta alla Udi, Unione donne italiane. Non mi ricordo se il giornale Noi donne fosse settimanale o mensile. Mi ricordo di Atomino, atomo impazzito e diventato per l’impazzimento pacifista. Inventato dal quel genio intellettuale di Gianni Rodari.  Fiabe di sinistra, incredibile, no? C’erano anche le fiabe di sinistra, ma forse tutte le fiabe sono di sinistra perché finiscono bene. Prima del 68 col cavolo che gli studenti universitari o medi disertavano le lezioni per partecipare al corteo dell’8 marzo.
Ero un ragazzino e vedevo  nelle ragazzine la loro bellezza, soprattutto belle dentro. 1975, Patrizia responsabile di zona Vanchiglia della Fgci. Innamoramento a prima vista. Durò non tanto ma  fu intenso. O Antonella che  ebbe ” l’ardire ” di diventare mia moglie e Madre di Alice. Gonnellone a fiori e zoccoli olandesi, stile “io sono più a sinistra di te”, Patrizio. Ed ancora adesso critica, amabilmente, il mio moderatismo. Si usciva dalla adolescenza. Tutto il bello diventava possibile. Con cortei non solo per urlare ma anche per parlare e conoscersi. Magari scambiarsi i numeri di telefono o raccontarsi l’ultima riunione, l’ ultima assemblea a scuola o l’incredibile emozione nell’essere entrati nella fabbrica dove gli operai non volevano essere licenziati.
Crescere ed andare al corteo con la figlia Alice. Crescere vedendo che i tempi cambiavano e le cose non erano come le avevamo sperate. Poi nel 92 conobbi Paola, attuale moglie che mi ha “regalato” Sara. Paola bellissima e giovanissima e nel 93  lei stava a Biella ed io a Torino. Euroflora, e quell’ anno feci recapitare una pianta di mimose alla suocera Olga. Immancabile telefonata di ringraziamenti. Sai, mi disse Olga: qui in casa non si usa regalare mimose all’8 marzo. Con Paola ho aggiunto alle mimose un’orchidea.  Mi sono imborghesito?
Forse….o….magari  si, mi sono proprio imborghesito vedendo prima Alice e poi Sara a laurearsi a pieni voti. Sono stato e sono un uomo fortunato. Ma, forse,  non solo. Magari per quello che mi è stato possibile un buon compagno. Una cosa è certa: ho cercato di essere un buon padre. E gli ottimi risultati di Alice e Sara mi confortano. E loro mi hanno superato in bellezza e capacità. Forse  anche perché quella piccola donna di nome Maria, mia madre, mi mandava a scuola con le mimose per la maestra. Anzi , più precisamente mi mandava a scuola per la donna maestra. Per apprendere un mondo dove donne e uomini erano e dovevano essere uguali con uguali diritti. Finendo:  grazie a tutte  ” le mie donne” che mi hanno reso migliore di quello che ero.
Buon 8 marzo per tutte le donne. Per le palestinesi e le israeliane. Alle donne ucraine e donne russe. Retorica? No voglia di continuare a dire: per un mondo migliore con l’eguaglianza. Continuare a volere un mondo diverso da quello che è. E soprattutto fare qualcosa affinché questo mondo migliori.
L’8 marzo è una piccola occasione per ripetersi: cambiamo questo mondo per i nostri figli.
PATRIZIO TOSETTO