SEI STORIE DI DONNE

Empowering women: Elisa Sasso, artigiana ceramista

Sabrina Allegra è una sociologa freelance specializzata in temi riguardanti il genere. Con il fotografo Stefano Di Marco ha realizzato un reportage (Empowering women through their job and passion) focalizzando l’attenzione sull’empowerment delle donne attraverso la loro professione. Il reportage comprende sei storie di donne, corredate di foto

Di Sabrina Allegra  www.womensocialinclusion.org

 Foto  di Stefano Di Marco www.stefanodimarco.com

 
sasso1
6 / ELISA SASSO, ARTIGIANA CERAMISTA

CHI È ELISA SASSO?

Elisa, quasi trentatreenne, è un’artigiana ceramista formalmente da un anno con il suo brand Elisa Sasso Creazioni Ceramiche, anche se in realtà lavora la ceramica da circa otto anni. Inizia a vendere i suoi prodotti prima nella cerchia di amici e parenti e poi nei circuiti dei mercatini. Oggi Elisa è impegnata, oltre che nella produzione   e vendita delle sue ceramiche, nella conduzione di laboratori per le scuole. Elisa ci confida inoltre che, presso il suo laboratorio di Pinerolo, ci saranno presto delle novità per gli aspiranti ceramisti.

 

COME NASCE LA PASSIONE PER LA CERAMICA?

Elisa inizia a frequentare 3-4 cicli di un corso di ceramica presso l’Associazione Aquarius di Torino. Affascinata da questo mondo, continua a svolgere workshop e corsi più brevi sulle tecniche minori e sulle alte temperature. Ciò che appassiona Elisa è il lavoro manuale in sé, ma soprattutto è il concretizzare un’esperienza in un prodotto finito, che capita di dover ripetere in decine e decine di pezzi per i suoi affezionati clienti.

Non so più se si tratta di passione o di necessità, nel senso che molto spesso mi ritrovo a mettere pezzi di vita vissuta, ricordi ed esperienze negli oggetti che realizzo.

Le sue creazioni, specialmente quelle che piacciono alle persone, partono sempre da qualcosa di intimo e personale. L’argilla diventa un canale privilegiato di espressione personale. La sua passione la porta poi in Turchia, grazie a un progetto europeo sull’apprendimento di alcune tecniche di decorazione. Un’esperienza che si rivela di alto valore umano, oltre che tecnico. La ceramica, arte diffusa in tutto il mondo, ha il potere di unire i popoli e le loro culture. Ogni tradizione ceramica racchiude un fascino unico per Elisa, fatto di tecniche e materie prime differenti che rendono irripetibile ogni manufatto.Due anni e mezzo fa si conclude un’altra esperienza che segna fortemente il cammino di Elisa: il Giappone. Tre mesi di apprendimento intensivo di lavorazione della porcellana, presso un rinomato e giovane maestro a 40 km dalla città di Nagoya. Elisa racconta di quanto i ceramisti siano venerati dai giapponesi, godono infatti di sasso12un considerevole rispetto che rimanda alla millenaria tradizione del tè, dei suoi rituali e dell’eccellente cura dei dettagli. La porcellana è un materiale meraviglioso, ma molto costoso e difficile, che Elisa non esclude un giorno di cominciare a lavorare.

Elisa parte per questa avventura senza pensarci su, lascia tutto, ma una volta arrivata a destinazione ad aspettarla non trova le condizioni lavorative tipiche dell’apprendistato. La realtà in cui si ritrova è ben diversa: 9 ore di lavoro in una piccola fabbrica, per sei giorni su sette, a contatto con polvere e sotto stress. Ma non basta perché, oltre a tutto ciò, Elisa affronta un altro ostacolo: in base a qualche precetto della tradizione giapponese, le donne non possono stare al tornio, sono adibite a mescolare i colori, a lavori molto più poveri e all’utilizzo degli stampi.

Il Giappone ha cambiato parecchio Elisa e sono tanti i risvolti personali che si porta dietro. La prova è stata dura più che mai, sia a livello fisico che psicologico, ma è proprio da qui che torna a casa con la massima certezza di ciò che vuole fare nella sua vita.

LA FONTE DI ISPIRAZIONE NELLA SUA PROFESSIONE?

L’ideale per Elisa è un viaggio, sia per rigenerarsi che per far nascere nuove idee. Quando non è possibile è sufficiente il riposo totale dalla ceramica, trascorrere del tempo con un’amica o andare in montagna con la cagnolina Petra. Lo stile di Elisa lo riconosci tra gli altri per i suoi elementi decorativi fantasiosi e freschi che rimandano a mondi onirici e simbolici. Elisa ci apre la porta del suo giardino segreto, mostrandoci gli angoli più intimi e personali. Ci presenta i pois e le righe, che nelle sue creazioni non mancano mai. Ci sono poi le casette da appendere al collo, alle quali lei tiene tanto. Per esempio, la sua prima casa di ceramica è nata dal bisogno di avere finalmente una sola casa, dopo averne cambiate ben undici. E poi ci sono le sue amatissime mongolfiere, simbolo di un grande amore che dopo tanti anni finisce e come una mongolfiera si alza in volo. La ceramica è per molti un’attività terapeutica ed entra a far parte della vita di Elisa in un momento in cui era indispensabile ritagliarsi uno spazio e un tempo tutto suo. Manipolare l’argilla, racconta Elisa, ha dei risvolti curativi per l’anima: attraverso la materia riesce ad esorcizzare le esperienze sia positive che negative che le capitano. L’argilla ha infatti delle proprietà eccezionali, tra cui quella di assorbire gli stati d’animo di colui o colei che la lavora.

QUANTO É IMPORTANTE AVERE UNA PERSONA DI RIFERIMENTO SU CUI CONTARE?

Lei si ritiene molto fortunata, può contare su qualcuno che capisca le sue esigenze e creda in lei. Fra le tante persone incontrate che hanno segnato il suo percorso professionale, Elisa ricorda la sua prima insegnante. Una persona molto dura, ma che vede in lei fin da subito qualcosa di diverso dalla semplice hobbista. Nel processo evolutivo dell’artista è necessario superare i maestri per andare oltre e trovare se stessi. Elisa lungo il suo cammino di ceramista ha incontrato persone che nel bene e nel male l’hanno aiutata a far tesoro dell’esperienze vissute. Esiste un’altra persona che ha sempre creduto in Elisa ed è una delle due sorelle, capace di dire la cosa giusta al momento giusto e di esserci nel momento del bisogno.

sasso65

QUALI SONO LE DIFFICOLTÁ INCONTRATE IN AMBITO PROFESSIONALE?

Tanti e diversi gli ostacoli incontrati. All’inzio erano più di tipo concreto, come il procurarsi le materie prime necessarie e trovare uno spazio adeguato. Tutto ciò di cui aveva bisogno se l’è conquistato un po’ per volta con le sue forze. Un percorso tortuoso che inizia con il suo primo tornio acquistato quando ancora studiava all’università. Elisa ha affrontato difficoltà economiche ma anche emotive, perchè ci sono quei momenti in cui ti scoraggi. L’emotività e la sensibilità, che caratterizzano Elisa, se da un lato rappresentano degli elementi tangibili nelle sue creazioni, in certi momenti facilitano la deconcentrazione dal suo lavoro.Essere artigiana e imprenditrice di se stessa, com’era già emerso nella storia di Grazia Isoardi, comporta avere una limitata disponibiità di tempo. Una risorsa preziosa che va razionalizzata al massimo oltre che per la propria attività professionale, per la vita affettiva. Elisa in laboratorio è molto abile a massimizzare il tempo: per produrre una ciotolina di ceramica il tempo medio è di circa 45 minuti. Ci sono molti passaggi da considerare e in generale la tecnica di Elisa è molto sperimentale e “anarchica”: ammette che per questo le capita di sbagliare ma sovente il risultato è sorprendente ed è fiera di farsi guidare dall’istinto.

 

IN QUANTO DONNA?

Elisa racconta di avere un compagno che l’aiuta tantissimo a casa, c’è un rapporto paritario e generalmente le cose si fanno insieme. Quella domestica rimane tuttavia una questione da tenere a mente e da organizzare, finendo per sommarsi al resto degli impegni.

A proposito dell’essere una ceramista, Elisa parla del magico legame esistente tra la donna e l’argilla. I ceramisti uomini sono tanti e sicuramente la forza fisica può aiutare, così come il coraggio nell’utilizzo del fuoco o dell’alta tensione. Ma, secondo Elisa, la manipolazione e la creazione di oggetti che contengono” rimandano a qualcosa di intrinsecamente connesso all’essere donna.

COSA SOGNAVA DA PICCOLA ELISA?

Elisa da piccola adorava gli animali e sognava di diventare veterinaria. Nei primi anni dell’adolescenza era molto affascinata dal diritto e la scelta universitaria vacillava tra due ambiti molto diversi fra loro, l’Accademia delle Belle Arti e Giurisprudenza. Alla fine Elisa segue un percorso diverso da entrambi, Scienze dei beni culturali, in cui lo studio di Storia dell’arte le trasmette il senso dell’estetica che lei applica con sapienza nelle sue creazioni.

OGGI LE DONNE SONO DAVVERO LIBERE DI SCEGLIERE IL LORO DESTINO?

Rispetto alle sue coetanee e amiche Elisa è da considerarsi un’eccezione. Non sono molte le donne che conosce ad aver preso in mano la loro vita. Spesso ci si accontenta di un lavoro che non piace ma di cui si ha bisogno o che non si ha il coraggio di cambiare. Elisa fin da molto giovane sapeva che avrebbe fatto il possibile per non diventare un’adulta alienata dal suo lavoro. Un atto di coraggio e di responsabilità è sicuramente quello di concedersi almeno una volta nella vita la possibilità di provarci, di darsi fiducia. I fallimenti possono capitare e forse servono anche per farsi le ossa. A livello familiare il gene dell’audacia non manca per niente. Le donne della sua famiglia sono state intraprendenti e audaci, a partire dalla nonna materna, commerciante di abiti per quasi cinquant’anni, che con sua sorella ha iniziato l’attività imprenditoriale negli anni ’60. La mamma di Elisa è stata un altro modello di tenacia e determinazione. Elisa ricorda di avere sei anni quando la mamma si laurea in Psicoterapia all’Università di Padova, un settore dove all’epoca le donne erano quasi inesistenti.

 Nel mondo dell’artigianato e del libero professionismo, il “fare rete” ha un ruolo non trascurabile. Essere artigiane comporta passare del tempo in solitudine, per esempio in laboratorio, e la presenza di una rete di colleghe/i a cui fare riferimento può rappresentare un punto di forza. Elisa fa parte di un collettivo composto da 12 artigiane di Pinerolo e partecipa all’ambizioso progetto Ceramica: singolare, femminile promosso da DonnArgilla, un collettivo di ceramiste provenienti da tutta Italia. Attraverso la raccolta fondi #adotta una mostra verrà finanziata l’esposizione delle loro creazioni che si terrà a Roma il prossimo ottobre.

 

SOGNI E PROGETTI PER IL FUTURO?

Oggi Elisa è una persona serena che ha concretizzato la sua passione nella sua attività di artigiana ed è in attesa di un bimbo o una bimba. Elisa augura a suo/a figlio/a di non dover vivere le ansie e le pressioni derivanti dal mondo circostante, che in parte lei ha vissuto, ma di riuscire a trovare la propria strada, qualsiasi essa sia. Elisa farà di tutto per educare questa nuova vita alla libertà di pensiero, e quale modo migliore di farlo se non attraverso il viaggio! Elisa ama molto viaggiare, lei e il suo compagno sono due viaggiatori e non vedono l’ora di programmare il loro primo viaggio in tre!

ELISA SASSO IN SINTESI?

Eclettica, emotiva e tenace.

Empowering women: Adriana Russo, fotografa e videomaker

Sabrina Allegra è una sociologa freelance specializzata in temi riguardanti il genere. Con il fotografo Stefano Di Marco ha realizzato un reportage  (Empowering women through their job and passion) focalizzando l’attenzione sull’empowerment delle donne attraverso la loro professione. Il reportage comprende sei storie di donne, corredate di foto

Di Sabrina Allegra  http://www.womensocialinclusion.org/

 Foto  di Stefano Di Marco http://www.stefanodimarco.com/

adriana russo 3

5/ ADRIANA RUSSO, FOTOGRAFA E VIDEOMAKER

CHI È ADRIANA RUSSO?

Siciliana e passionale, Adriana nella sua professione di fotografa e videografa si occupa di raccontare le storie delle persone e le emozioni vissute. Adriana dirige la sua attività presso lo studio Wedon-Produzioni video di Rivoli, specializzato in servizi video per matrimoni, in stretta collaborazione con lo studio fotografico Monocromo studio di Paola Licciardi (per conoscere la storia di Paola vai alla sua intervista).

 

COME NASCE LA PASSIONE PER LE IMMAGINI?

Adriana coltiva la passione per l’arte fin da piccola: ha sempre amato disegnare, in particolar modo i fumetti.

Crescendo intraprende altre strade, ma al quinto anno della Facoltà di Lingue realizza che il suo destino è un altro. Inizia ad occuparsi di grafica per un’azienda, prima come impiegata e poi come grafica, per poi mettersi in proprio con un socio. La consistente esperienza maturata sul campo e l’incontro con l’attuale collega Paola Licciardi sono le premesse per un’ulteriore crescita professionale, culminata nel progetto Monocromo studio e Wedon produzioni video.

LA SUA FONTE DI ISPIRAZIONE NELLA SUA PROFESSIONE?

Adriana nel suo lavoro si lascia guidare dalla passione. La sua è una sorta di missione il cui obiettivo ultimo è di raccontare attraverso i suoi occhi quello che vede, rendendolo nel tempo immortale. Il percorso che porta alla realizzazione di questo obiettivo è colmo di attenzioni dedicate alle persone che si rivolgono a lei, andando oltre al mero servizio offerto. Dalle prime chiacchere in studio sino al fatidico “giorno del sì”, Adriana studia attentamente chi ha di fronte personalizzando il servizio richiesto. Nei servizi video prodotti da Adriana traspare, infatti, umanità e sincerità rese possibili dal vivere l’evento da vicino. É come se la telecamera catturasse ed assorbisse l’emozione degli sposi riproducendola sia nelle immagini che nei video.

QUANTO É IMPORTANTE AVERE UNA PERSONA DI RIFERIMENTO SU CUI CONTARE?

Circa quattro anni fa Adriana decide di prendere in mano la sua vita e di trasferirsi a Torino per realizzare nuovi sogni e progetti. Lasciare casa e famiglia non è stato facile, racconta. La sua famiglia era molto scettica rispetto alle scelte di vita di Adriana, temevano che a 32 anni fosse un azzardo mollare tutto per ricominciare da zero. Grazie al supporto di sua sorella, che ha sempre creduto in lei, riesce gradualmente a far capire alla sua famiglia quanto per lei fosse importante realizzare se stessa. Dopo tanta gavetta e tanti sacrifici, Adriana è riuscita a trasformare la sua passione in una vera e propria professione.

adriana russo

QUALI SONO LE DIFFICOLTÁ INCONTRATE IN AMBITO PROFESSIONALE?

Le difficoltà più grandi che ha affrontato Adriana sono sicuramente imputabili al suo accento siciliano. Se pensavate che pregiudizi e discriminazioni contro i meridionali fossero una storia passata, riconducibile agli anni del boom economico e delle grandi migrazioni al nord, dovete ricredervi. Adriana racconta come, agli inizi della sua carriera di fotografa e videomaker, il suo accento l’avesse relegata alla posizione di assistente anziché di prima fotografa. Un fatto inacettabile che per fortuna non l’ha mai scoraggiata. Un’altra difficoltà incontrata nel mondo del lavoro, e questa volta soprattutto in Meridione, è la concezione di fotografa o videomaker come semplice esecutore di un servizio. In questi casi, chi paga si sente in diritto di imporre la propria visione senza lasciare al professionista lo spazio creativo necessario. La fotografia e la videografia sono delle vere e proprie forme d’arte, nonostante le discordanze in materia, e come tali vanno intese. Altro punto che talvolta gioca a sfavore di Adriana è la sua giovane età: essere giovani a primo impatto può far rima con principiante. In un Paese come il nostro, dove i giovani fanno fatica a farsi largo nell’ascesa professionale, non stupisce affatto questo pregiudizio. Un elemento in più che fa onore alla perseveranza e professionalità di Adriana.

 

 

IN QUANTO DONNA?

Tradizionalmente il professionista in campo fotografico è sempre stato uomo. Ci sono tante spiegazioni per questo dato di fatto, nessuna che abbia però a che fare con meriti e competenze di genere innate. La democratizzazione di certe professioni accessibili non più solo agli uomini, ma anche a professioniste donne, ha costituito un successo innegabile, sebbene permangano delle diffidenze di fondo. Nonostante la fatica iniziale nel trasmettere fiducia ai suoi clienti, Adriana confida come, nel suo lavoro, l’essere donna rappresenti una marcia in più. Il saper cogliere dettagli, raccontare un evento riportandone a galla le sensazioni e le emozioni dei protagonisti sono il marchio di fabbrica di Adriana.

adriana russo 2

COSA SOGNAVA DA PICCOLA ADRIANA

Quand’era piccola Adriana sognava di fare il Presidente della Repubblica: avrebbe potuto essere la prima Presidentessa nella storia repubblicana d’Italia! Politica a parte, l’arte e la tecnologia hanno sempre avuto un gran fascino per Adriana. Senza sapere con precisione quale sarebbe stata la sua strada, Adriana desiderava trovare il suo posto nel mondo, lasciando in qualche modo la propria impronta attraverso il suo lavoro.

OGGI LE DONNE SONO DAVVERO LIBERE DI SCEGLIERE IL LORO DESTINO?

Adriana ha trascorso gran parte della sua vita a Scicli, in provincia di Ragusa, e dalla sua intervista emergono considerazioni molto interessanti sulla realtà meridionale e su quella settentrionale. Mentre al Nord la donna si sente più libera di esprimersi, al Sud è molto difficile che la donna possa trovare una sua collocazione. Fa molto fatica, non le viene data neanche l’opportunità. Il ruolo assegnatole dalla società è quello di mamma e moglie. Se lavora è perché deve portare a casa il secondo stipendio, non certo per realizzare le sue passioni e se ci sono donne impegnate a realizzarsi è perché possono contare sul sostegno di qualcuno che crede in loro. Ma in generale, difficilmente le donne del Sud riescono a portare a termine il loro progetto di vita: “se hanno una passione questa diventa semmai un hobby’’. Adriana crede fermamente che a Scicli, come in altri luoghi del Sud, debba cambiare la cultura e con essa il modo di pensare della gente, perché non esistono professioni maschili e professioni femminili. “Ci sono lavori e ci sono passioni che possono muovere le montagne. Se ognuno di noi potesse trovare il proprio posto nel mondo si avrebbero effetti positivi per la società tutta”. Superare queste barriere mentali dipende in primo luogo dalle donne: “possiamo fare tutto se ci muove la passione, a prescindere dalla famiglia e dai figli”. In un Meridione ancora troppo maschilista, il motore del cambiamento siamo noi stesse. Adriana è parte di questo cambiamento, una piccola ma preziosa goccia nel mare, un esempio positivo per chiunque voglia mettersi in proprio, al Nord come al Sud, credendo nelle proprie competenze e senza mai tradire la propria vocazione. Secondo Adriana, l’ambizione primaria nella vita di ciascuno dovrebbe essere il raggiungimento della serenità personale, a qualunque costo.

 

ADRIANA RUSSO IN SINTESI?

Determinata, passionale, umile.

La nonna le ha sempre insegnato ad essere umile e a non sentirsi mai arrivata. Le ha trasmesso l’importanza del continuo apprendimento, anche dal confronto con chi la circonda, perché si può imparare da tutti, anche dai propri assistenti. Nella circolazione delle buone idee, non c’è gerarchia che tenga sostiene Adriana.

www.womensocialinclusion.org

www.stefanodimarco.com

Empowering women: Francesca Ferraro, chef

Sabrina Allegra è una sociologa freelance specializzata in temi riguardanti il genere. Con il fotografo Stefano Di Marco ha realizzato un reportage  (Empowering women through their job and passion) focalizzando l’attenzione sull’empowerment delle donne attraverso la loro professione. Il reportage comprende sei storie di donne, corredate di foto

Di Sabrina Allegra www.womensocialinclusion.org 

Foto  di Stefano Di Marco www.stefanodimarco.com

ferraro chef

4 / FRANCESCA FERRARO, CHEF

CHI È FRANCESCA FERRARO?
Francesca è Chef e proprietaria di Tartifla Bistrot, un grazioso ristorante nel cuore del Balon inaugurato lo scorso ottobre. Piatto forte del locale sono le patate (nel dialetto valdostano “tartifla” significa appunto “patata”) in versione anglosassone; per intenderci si tratta delle famose jacket potatoes. Il menu prevede, poi, un’ampia scelta di condimenti da accompagnare alle patate, ispirati alla cucina piemontese. La caratterisica della cucina di Francesca è la freschezza e la genuinità dei prodotti, scelti accuratamente da lei per le zuppe, i taglieri e le torte: una cucina casalinga ma allo stesso tempo originale. Oltre ad essere chef nel suo bistrot, Francesca è mamma di 3 figli e la sua storia, a differenza delle precedenti, ci dà una testimonianza preziosa a proposito della conciliazione lavoro-famiglia.

COME NASCE LA PASSIONE PER LA CUCINA?
Francesca è una donna che ha sempre lavorato. Inizialmente si occupava di altro, era una restauratrice, poi con la gravidanza del terzo figlio e le difficoltà nel conciliare gli impegni di lavoro, decide di prendersi una pausa lavorativa di 6 mesi. È proprio in questo periodo che Francesca si dedica a ciò che più le piace: inizia a cucinare, segue corsi, legge libri e, con il supporto del marito, nasce un progetto di imprenditoria di tipo familiare.

ferraro chef2

Inzia così la prima esperienza imprenditoriale di Francesca con l’apertura di un B&B. Il desiderio di crescere professionalmente e l’esigenza di offrire ai figli una dimensione meno dispersiva rispetto alla città, convince Francesca e la sua famiglia a lasciare Torino. Si trasferiscono a Moneglia, un paesino di 3000 abitanti in provincia di Genova, non lontano dalle Cinque Terre: un luogo a misura d’uomo e soprattutto di bambino.  Qui Francesca decide di puntare su realtà più complesse con l’apertura di un albergo, con tanto di bar, che gestisce con l’aiuto del marito. Spesso le attività familiari rappresentano la soluzione più congeniale affinchè si possa essere presenti nella crescita dei propri figli, investendo allo stesso tempo nella propria carriera. Il luogo di lavoro diventa un po’ come fosse una casa, racconta. I tempi di cura in ambito familiare, e il carico di lavoro che ne deriva, rappresentano da sempre una questione ostica in Italia, che si traduce in un forte squilibrio di genere a discapito delle donne. Non è però il caso di Francesca: questa è la storia di una donna, mamma e imprenditrice che con il sostegno di suo marito ha trovato un equilibrio nella conciliazione lavoro-famiglia.

Dopo qualche anno trascorso a Moneglia, la vita di paese inizia a diventare limitativa per i due figli più grandi. Allo stesso tempo l’attività alberghiera, evolutasi molto in fretta, comincia a rivelarsi troppo impegnativa per Francesca. Da queste nuove esigenze si prospetta così un nuovo cambio di programma: il ritorno a Torino, nel quartiere di origine del Balon, rappresenta per Francesca l’occasione per ricominciare daccapo con una nuova impresa che è Tartifla Bistrot.

LA SUA FONTE DI ISPIRAZIONE NELLA SUA PROFESSIONE?
Nel lavoro di Francesca non c’è niente che la ispiri di più dei “contadini del meraviglioso mercato di Porta Palazzo”. Quando ha bisogno di nuove idee per creare i suoi deliziosi piatti, Francesca sa di trovare ciò che cerca fra i banchi del mercato, fra le verdure e i prodotti di stagione. Dalle sagge chiacchere con i contadini nascono, inoltre, le idee per pietanze prelibate, come la vellutata di sedano rapa!

QUANTO É IMPORTANTE AVERE UNA PERSONA DI RIFERIMENTO SU CUI CONTARE?
Ha un “marito eccezionale”, confessa Francesca, con cui ha diviso al 50% gli impegni, i doveri e i piaceri derivanti dai figli. “Se uno dei due vuole eccellere nella sua carriera l’altro deve abbassare le proprie aspettative, ma se si decide di farlo equamente allora si riesce a trovare un equilibrio”. Ci sono altre due persone di riferimento nella vita di Francesa: la nonna, che l’ha cresciuta e sempre spronata, e la mamma. Sua mamma, dice, “le ha dato l’esempio!” Una donna forte che ha sempre voluto essere indipendente dagli uomini. Francesca parla della rinascita della mamma dopo i momenti faticosi dovuti alla separazione. Il suo esempio le ha trasmesso la convinzione che nonostante le difficoltà fisiche o psicologiche “nella vita non c’è niente che le donne non possano fare da sole”.

ferraro chef3

QUALI SONO LE DIFFICOLTÁ INCONTRATE IN AMBITO PROFESSIONALE?
Francesca ha sempre affrontato coraggiosamente le difficoltà nel mondo del lavoro, sapendo ridisegnare e riformulare i confini fra vita privata e vita professionale, senza mai rinunciare a mettersi in gioco.

IN QUANTO DONNA?
Nel suo percorso lavorativo non ha mai dovuto affrontare ostacoli in quanto donna. Farsi rispettare è una prerogativa che dipende in parte dalla variabile caratteriale, in parte dalle competenze da mettere in campo. Francesca sostiene di aver un carattere forte, che s’impone: “noto immediatamente se qualcuno cerca di prevaricare”. Nell’ambiente di lavoro il rispetto reciproco è una cosa da mettere in chiaro subito nel rapporto con l’altro sesso.   La cucina è, in effetti, uno spazio ambivalente: se nella sfera domestica rappresenta un luogo tradizionalmente femminile, nel mondo del lavoro è la presenza maschile a predominare. Il detto che “i migliori chef siano uomini”, rimanda probabilmente a quelle caratteristiche indispensabili per mandare avanti una cucina a cui fa riferimento Francesca: “in cucina ci va una persona che dia ordini e comandi. Le donne devono avere un bel caratterino per farsi rispettare”. Determinazione, forza fisica, competenze nella direzione e gestione organizzativa, non hanno per niente a che fare con il genere!

COSA SOGNAVA DA PICCOLA FRANCESCA?
Da piccola Francesca sognava tante cose, ma non aveva un’idea specifica. La sua curiosità per la vita la porta ancora adesso a sognare di intraprendere nuove strade professionali. Francesca incarna in pieno il concetto di dinamicità: se da un lato ama scoprire cose nuove, dall’altro si annoia molto in fretta dopo aver esaurito gli stimoli.

OGGI LE DONNE SONO DAVVERO LIBERE DI SCEGLIERE IL LORO DESTINO?
L’impressione di Francesca è che molte siano ancora le donne in situazioni di vulnerabilità, donne sottomesse o che rinunciano in mille modi a loro stesse.   Le donne sono fortissime e in grado di affrontare qualsiasi situazione, ma nonostante ciò, molte di esse ancora oggi, non si vedono in grado di farcela senza l’appoggio del partner. Il punto non è tanto ammettere di avere bisogno dell’aiuto e del supporto del compagno/a della propria vita, come sottolinea Francesca, quanto piuttosto avere il coraggio di inseguire le proprie inclinazioni immaginandosi attrici e protagoniste della propria vita.
Esiste poi un altro aspetto nelle vite delle donne che attiene alla pressione culturale e sociale di “mettere su famiglia”, il cosiddetto orologio biologico, che per una donna rappresenta spesso un bivio: o la carriera o la maternità. In realtà il desiderio di un figlio non è un desiderio prettamente femminile, è un progetto di vita che deve essere condiviso da entrambi, con tutte le incombenze che derivano dalla cura dei figli. Come si diceva prima a proposito della condivisione dei compiti di cura è fondamentale per Francesca che ci sia solidarietà all’interno del nucleo.

FRANCESCA FERRARO IN SINTESI?
Curiosa, eclettica, amante delle nuove sfide.

Empowering women: Paola Licciardi, fotografa e videomaker

Sabrina Allegra è una sociologa freelance specializzata in temi riguardanti il genere. Con il fotografo Stefano Di Marco ha realizzato un reportage  (Empowering women through their job and passion) focalizzando l’attenzione sull’empowerment delle donne attraverso la loro professione. Il reportage comprende sei storie di donne, corredate di foto

Di Sabrina Allegra www.womensocialinclusion.org 

Foto  di Stefano Di Marco www.stefanodimarco.com

ricciardi1
3 / PAOLA LICCIARDI, FOTOGRAFA E VIDEOMAKER
 

CHI È PAOLA LICCIARDI?

Paola è una fotografa e videomaker di Rivoli, prima cintura di Torino, dove gestisce il suo studio fotografico MONOCROMO studio da 5 anni. La sua professione nasce 15 anni fa a contatto con lo studio fotografico di sua zia, dove Paola inizialmente si occupa della post-produzione, la fase cioè che segue lo scatto. Grazie a questa esperienza Paola acquisisce competenze fondamentali che, oltre ad arricchire il suo bagaglio formativo di Grafica Pubblicitaria e Fotografia, le consentono di lavorare finalmente sul campo. Oggi Paola dirige brillantemente la sua attività professionale in MONOCROMO studio di Rivoli (To), specializzato principalmente in servizi wedding, sia per quanto riguarda la parte fotografica che video, avvalendosi della stretta collaborazione di Wedon-Produzioni Video. Ciò che contraddistingue la professionalità di Paola è la capacità di cogliere l’essenza delle coppie che scelgono il suo studio, accompagnandole passo dopo passo sia prima che durante la cerimonia.

 

COME NASCE LA PASSIONE PER LA FOTOGRAFIA?

La fotografia entra nella vita di Paola inaspettatamente: la fotografia non esisteva per lei, non le piaceva e non voleva entrasse a far parte della sua vita. Solo in un secondo momento Paola realizza quanto, in realtà, la fotografia facesse già parte di lei: ogni giorno, seppur non fotografando, le immagini e le foto erano, e sono, parte preponderante della sua professione di post-produzionista.

 

LA SUA FONTE DI ISPIRAZIONE NELLA SUA PROFESSIONE?

La calma. Spesso in eventi complessi e stressanti come il matrimonio mancano gli attimi di pace e tranquillità, indispensabili per prendere fiato e trarre ispirazione per nuovi scatti. La fotografia di Paola è pura creatività e, come tutte le attività creative, ha bisogno di concentrazione che lei ritrova nella musica: i Dire Straits e i Beatles sono i gruppi che preferisce.

 ricciardi2

QUANTO É IMPORTANTE AVERE UNA PERSONA DI RIFERIMENTO SU CUI CONTARE?

 

Paola racconta come suo padre abbia contribuito alla valorizzazione del suo potenziale, credendo in lei e spronandola a seguire la strada che più la appassionava. Con l’arrivo della sua prima Reflex, regalatale dai suoi genitori, cresce la consapevolezza di voler diventare una professionista della fotografia.

QUALI SONO LE DIFFICOLTÁ INCONTRATE IN AMBITO PROFESSIONALE?

Tanti gli ostacoli incontrati lungo il percorso professionale di Paola, specie nella fase inziale di post-produzionista. All’epoca Paola lavorava per molti studi fotografici a Torino, Ancona, nel Lazio, in Sicilia e in Campania, ma in ognuno di essi il suo talento trovava barriere invalicabili nell’apportare innovazione, nel far capire ai colleghi che c’era dell’altro rispetto all’impostazione consolidata, ad esempio nello stile del montaggio degli album. La questione remunerativa ha poi rappresentato per Paola la difficoltà maggiore. Se nel mondo del lavoro dipendente è sempre più frequente qualche intoppo nel saldo degli stipendi, nel settore dei liberi professionisti lo è ancora di più. Paola racconta dei numerosi escamotages adoperati dai suoi ex-datori di lavoro per giustificare i ritardi nei pagamenti. Poi, con l’esperienza, ‘‘impari che prima ti pagano e poi fai il lavoro!’’ Paola non si abbatte mai, le difficoltà nel suo lavoro non mancano e capita di dover fronteggiare momenti di insicurezza che lei affronta con tenacia. Dall’intervista di Paola emerge un altro aspetto rilevante che talvolta gioca a suo sfavore, per lo meno a primo impatto: la sua età.Paola è una giovane fotografa che da 5 anni dirige il suo studio fotografico in modo intraprendente, ma negli incontri preliminari la sensazione è quella di non trasmettere la sicurezza di cui hanno bisogno i futuri sposi. Considerando, inoltre, che in media ci si sposa sempre più tardi ecco che la differenza di età si nota maggiormente. Se spesso l’essere giovane si traduce in poca esperienza questo non è affatto il caso di Paola: gli sposi stessi confessano come non si aspettassero tanta professionalità da una fotografa così giovane!

 

 

IN QUANTO DONNA?

 

Paola nella sua esperienza di fotografa non ha vissuto esperienze di discriminazione di genere: “l’essere donna in questo campo è un grandissimo vantaggio” afferma. Quando le coppie ingaggiano il suo studio fotografico per il servizio wedding, per la futura sposa è molto appagante e allo stesso tempo rassicurante essere immortalata da una donna. Nella fase che precede l’ingresso in chiesa, l’intesa e la fiducia che Paola costruisce con la sposa si manifestano soprattutto nelle foto scattate a casa: un contesto di intimità dove magari la sposa non è ancora vestita e avere una persona che la rassicuri è una cosa positiva. Nelle esperienze professionali pregresse, Paola ammette però di aver vissuto esplicite avances da parte di un fotografo per cui lavorava: all’inizio con favori e gentilezze subdole, poi via via in modo sempre più palese. Dopo il rifiuto categorico di andare oltre il rapporto professionale, Paola ricevette sempre meno incarichi fotografici fino ad arrivare alla conclusione definitiva del rapporto di lavoro.

COSA SOGNAVA DA PICCOLA PAOLA?

Paola ricorda che da piccola sognava di diventare poliziotta o militare, in un’epoca in cui era ancora raro trovare delle donne in tali professioni.

ricciradi3

SOGNI E PROGETTI FUTURI?

Se deve pensare al futuro Paola vuole continuare a crescere professionalmente: è molto soddisfatta dei traguardi raggiunti e sogna di continuare così, ciò che ha oggi le basta! Un dettaglio che spesso si tralascia quando si guarda al futuro è, infatti, l’importanza del presente.

 

OGGI LE DONNE SONO DAVVERO LIBERE DI SCEGLIERE IL LORO DESTINO?

In ambito professionale Paola vede le donne abbastanza emancipate, specie nel suo settore dove ormai le fotografe donne sono sempre più presenti.

 

PAOLA LICCIARDI IN SINTESI?

Tenace, leale e rispettosa.

Empowering women: Emanuela Allegra, grafica e illustratrice

Sabrina Allegra è una sociologa freelance specializzata in temi riguardanti il genere. Con il fotografo Stefano Di Marco ha realizzato un reportage  (Empowering women through their job and passion) focalizzando l’attenzione sull’empowerment delle donne attraverso la loro professione. Il reportage comprende sei storie di donne, corredate di foto

Di Sabrina Allegra www.womensocialinclusion.org 

Foto  di Stefano Di Marco www.stefanodimarco.com

allegra3

2/ EMANUELA ALLEGRA, GRAFICA E ILLUSTRATRICE

CHI È EMANUELA ALLEGRA?

Emanuela è un’illustratrice e artista grafica cosmopolita, creatrice e proprietaria del marchio MANDRILLO. Ormai da tre anni Emanuela vive nella capitale ungherese, Budapest, dove, oltre a riprodurre le sue grafiche su T-shirts, adesivi, posters e cartoline, realizza murales per i suoi clienti.Le grafiche di Emanuela nascono sempre dal disegno a mano libera e solo in un secondo momento elaborate, tramite i vari software in digitale. La fase finale per la produzione delle sue creazioni è la stampa sull’articolo prescelto.Come nelle altre interviste emerge dal racconto di Emanuela l’elemento chiave della passione:

 

mi appassiona e stimola ogni giorno disegnare ed elaborare nuove grafiche, vedere il risultato finale stampato, sperimentare nuove tecniche e materiali ed infine diffondere i miei prodotti nel mondo.

 

COME NASCE LA PASSIONE PER IL DISEGNO?

Emanuela inizia a disegnare presto, sin da piccola, e da allora non ha più smesso. La sua vena creativa impiega anni prima di trovare la forma a lei più congeniale, ma soprattutto il modo di concretizzarla professionalmente. Il potenziale artistico di Emanuela rischiava di affievolirsi nelle estenuanti ricerche di lavoro:

 

Inizialmente consultando le migliaia di offerte di lavoro per creativi provavo un grande senso di smarrimento o inettitudine. Infatti non riuscivo mai a rispecchiare e soddisfare le richieste delle offerte. Vengono richiesti anni di esperienza e conoscenze enormi a qualcuno che sta iniziando a muovere i primi passi nel mondo del lavoro, che pare decisamente un controsenso!

 

Dopo centinaia di curriculum inviati senza quasi mai ricevere risposta e scartando a priori le esperienze di internship come grafica, trattandosi di lavorare gratis o quasi, Emanuela prende in mano la sua vita decidendo di cominciare a viaggiare. Il viaggio fa esplodere in lei la necessità di disegnare per il puro e semplice bisogno personale, dando sfogo al suo istinto creativo. Un giorno incuriosita dalla possibilità di stampare i suoi disegni su T-shirt rimane elettrizzata dal risultato. L’apprezzamento dei suoi prodotti, prima tra i suoi amici e poi tra le persone intorno a lei, segna l’inizio della sua attività professionale, nata fondamentalmente ascoltando se stessa e la sua indole:

 

da lí in poi é stata solo questione di proseguire con coraggio ciò che si era rivelato con tanta spontaneitá.

 allegra2

 

LA SUA FONTE DI ISPIRAZIONE NELLA SUA PROFESSIONE?

Nel mondo dell’arte e della creatività l’ispirazione riveste un ruolo cruciale per l’artista. Per Emanuela è il mondo animale e in particolare quello delle scimmie, così sorprendentemente simili a noi, a fornirle l’ispirazione per le sue grafiche, talvolta esilaranti:

 

Guardo molti documentari sulla natura, trovo che le somiglianze tra l’uomo e gli animali aumentino il sentimento di appartenenza ad un unico grande gruppo che condivide la vita su questo Pianeta. Voler far sorridere é uno dei motivi che mi spingono a creare.

 

Emanuela e il suo estro creativo non sono mai avulsi dalla realtà circostante: gli incontri e gli episodi del quotidiano, spesso esorcizzati attraverso contenuti metaforici, hanno infatti un ruolo decisivo nella sua produzione grafica. Le relazioni umane e sociali sono, dunque, sempre presenti nella vita di Emanuela, rivelandosi una preziosa fonte di stimolo e arricchimento che ritrova anche nell’occupazione part-time che svolge a contatto con persone provenienti da tutto il mondo.

QUALI SONO LE DIFFICOLTÁ INCONTRATE IN AMBITO PROFESSIONALE?

Emanuela racconta di come sia stato difficile, inizialmente, applicare la sua passione ad una attività professionale concreta. Tradurre la propria passione nella professione desiderata non è affatto facile, ma una volta raggiunta questa consapevolezza bisogna fare bene attenzione a non fare calpestare i propri sogni dagli altri. Emanuela parla appunto di quale sfida sia stata affrontare il mondo esterno, in particolare:

 

i pregiudizi e i cosiddetti consigli delle persone comuni, quelle non specializzate nel mio ramo professionale e quelle che purtroppo non hanno avuto il coraggio di dar seguito alle proprie passioni.

 

Il rischio è sovente quello di demoralizzarsi convincendosi che tornare coi piedi per terra sia la soluzione più saggia, abbracciando schemi di vita standard e forse più rassicuranti, in un primo momento. Ma è proprio questo l’ostacolo più insidioso da superare: trovare la necessaria sicurezza in se stessi e il coraggio di rischiare mettendocela davvero tutta per realizzare i propri sogni.

allegra1

IN QUANTO DONNA?

La percezione di Emanuela è quella di una discriminazione di genere a priori, diffusa a “macchia d’olio” nella società di oggi, che si respira anche in ambito professionale. Ammette infatti di aver avuto esperienze di atteggiamenti machisti nei suoi confronti senza, tuttavia, essersene fatta intimorire.

QUANTO É IMPORTANTE AVERE UNA PERSONA DI RIFERIMENTO SU CUI CONTARE?

Emanuela ha avuto la fortuna di poter contare sul supporto di persone a lei care, familiari e amici. Nutre, inoltre, una profonda gratitudine nei confronti degli insegnanti della University of East London che, durante gli studi di Grafica e Illustrazione, le hanno trasferito con entusiasmo gli strumenti per la sua crescita individuale e professionale.Se il sostegno delle persone che ci circondano rappresenta un punto di forza nel processo di self-empowerment non bisogna, d’altro canto, trascurare l’emento più importante, emerso più volte nel corso delle interviste: il proprio coraggio.

 

quando si tratta di credere nel progetto di cui sei responsabile é imprescindibile trovare in se stessi il coraggio di rischiare e la forza di andare avanti, mettendo “un mattone sull’altro”, giorno per giorno, affinché il progetto si avveri.

 

OGGI LE DONNE SONO DAVVERO LIBERE DI SCEGLIERE IL LORO DESTINO?

Riflettendo sul concetto di discriminazione nei confronti delle donne, Emanuela parla di un atteggiamento discriminitorio quasi involontario le cui radici affondano nell’educazione e nella cultura interiorizzate fin dall’infanzia delle persone. In Ungheria, Paese in cui vive da tre anni, la situazione delle donne è formalmente paritaria rispetto agli uomini, a livello legale le donne sono tutelate tanto quanto gli uomini e godono dei diritti fondamentali.

Tuttavia, scavando negli strati più profondi della società ungherese, permangono, sia nella sfera pubblica che privata, atteggiamenti maschilisti secondo i quali, ad esempio, la donna sarebbe meno forte dell’uomo. All’interno della famiglia esiste ancora una forte divisione dei ruoli che vede l’uomo come fulcro economico della famiglia mentre la donna relegata nei panni di “serva”.

Adottare atteggiamenti, o comportamenti, denigratori e svalutativi nei confronti delle donne diventa una strategia per il mantenimento del potere da parte dell’uomo, preservando in questo modo lo squilibrio nei rapporti di genere.

Emanuela sottolinea quanto sia fondamentale che, nella lotta alla discriminazione e violenza di genere, siano proprio le donne le protagoniste del cambiamento rifiutando qualsiasi impostazione culturale che le vorrebbe sottomesse rispetto agli uomini. Parte del cambiamento sociale risiede, dunque, nelle menti delle donne, attraverso il superamento delle aspettative sociali di stampo tradizionalista e conservatore (la donna come “angelo del focolare”), ed evitando al tempo stesso il circolo vizioso dell’autovittimizzazione.

SOGNI E PROGETTI PER IL FUTURO?

Emanuela vuole continuare a crescere professionalmente su tutti i fronti: sia nell’esportazione delle T-shirt firmate MANDRILLO in tutto il mondo, che nella realizzazione di murales. Inoltre non esclude la possibilità di collaborare con altri artisti a qualche progetto stimolante!

EMANUELA ALLEGRA IN SINTESI?

Ottimista, determinata e creativa.

Empowering women: Grazia Isoardi, artigiana tessile

Sabrina Allegra è una sociologa freelance specializzata in temi riguardanti il genere. Con il fotografo Stefano Di Marco ha realizzato un reportage  (Empowering women through their job and passion) focalizzando l’attenzione sull’empowerment delle donne attraverso la loro professione. Il reportage comprende sei storie di donne, corredate di foto

Di Sabrina Allegra www.womensocialinclusion.org 

foto  di Stefano Di Marco www.stefanodimarco.com

isoardi 1
1 / GRAZIA ISOARDI, ARTIGIANA TESSILE
 
 

É il 20 febbraio, sono le 10 di mattina in punto e il sole, ancora un po’ timido, fa capolino su Torino. Ci troviamo in una zona caratteristica della città, ai piedi della collina di Torino. Grazia ci aspetta nella sua abitazione dove ci attende un’accoglienza inaspettata: caffè e torcetti. Ci sistemiamo e cominciamo la nostra piacevole chiacchierata.

CHI É GRAZIA ISOARDI?

Grazia, ideatrice del marchio IsoardiTorino, è una raggiante “quasi cinquantenne”  artigiana tessile, specializzata nella produzione di copricapi e accessori, con una forte impronta etica a favore dell’ambiente e del lavoro sostenibile. Spesso l’età delle donne viene rimossa nei discorsi che le riguardano. In questo caso Grazia non ne fa mistero: la sua età testimonia una volta in più il suo vasto bagaglio culturale e professionale accumulato lungo il suo percorso. Per capire chi è Grazia oggi bisogna considerare il suo background formativo e culturale profondamente influenzato dagli studi in Sociologia e dal suo interesse per tutto ciò che è Cultura Materiale. Queste le premesse che, inizialmente, la portano ad investire le sue competenze nello sviluppo locale del suo territorio, nell’area di confine tra Moncalieri e Chieri, dove Grazia è cresciuta. Per oltre 15 anni Grazia coordina i progetti promossi dalla sua Associazione, che si distingue per la promozione di valori di sostenibilità ambientale e di integrazione sociale, aspetti che non abbandoneranno mai la vita professionale di Grazia. La crisi finanziaria e la crescente riduzione delle risorse pubbliche, fondamentali per il sostentamento dei progetti,  determinano  la fine di questa esperienza. Grazia decide così di reinventarsi attingendo ad una sua vecchia passione di quand’era ragazza: l’artigianato tessile.

COME NASCE LA PASSIONE PER LA CREAZIONE DI COPRICAPI?

La passione di Grazia per i cappelli nasce fin da piccola:“se mio fratello faceva dei viaggi io gli chiedevo di portarmi un cappello”  racconta. Da ragazza impara per caso a usare la macchina da cucire di un suo amico, a quel tempo ancora a pedali.Un giorno nota in una rivista un cappello cloche di velluto azzurro e nero che le piaceva molto. Provò a farlo e dopo qualche giorno di lavoro fu un gran successo tra le sue amiche. Da lì nacque la voglia di provare a realizzare ciò che le piaceva e di vendere al Balon.Dopo un Master di Ecomoda presso la Fondazione Pistoletto di Biella, storico epicentro del tessile laniero in Italia, acquisisce una formazione a 360° che fonde la sua passione per la produzione tessile con l’attenzione per l’impatto ambientale e sociale che essa ha sul Pianeta.Il momento decisivo nella sua carriera di artigiana arriva tre anni dopo la conclusione del suo Master, grazie a un progetto di micro-credito che le permette di fare davvero il salto di qualità, un momento che ricorda come illuminante e decisivo.Grazia parla anche dell’importanza del coraggio come di uno dei più importanti insegnamenti trasferitole in fase di formazione.Il coraggio di credere nel proprio progetto, di proporsi al mondo esterno, di immettersi sul mercato con i propri prodotti contribuisce enormemente al processo di self-empowerment, di autostima e sicurezza di sé, così fondamentali in ambito professionale.

isoardi 2

 

QUALI SONO LE DIFFICOLTÁ INCONTRATE IN AMBITO PROFESSIONALE?

Il momento più critico nella vita professionale di Grazia risale alla fase di transizione dal vecchio al nuovo mestiere, durata circa un anno, in cui le sue energie erano concentrare su entrambi i fronti.Nel mestiere di artigiana un aspetto cruciale è la risorsa limitata del tempo, da investire non solo nella parte di design e di produzione ma anche in quella  commerciale. Essere artigiana indipendente rappresenta per Grazia un valore aggiunto ma è allo stesso tempo molto impegnativo. Uno degli effetti collaterali del suo lavoro è quello di poter dedicare meno tempo alle relazioni sociali e d’affetto, per esempio con il fratello e gli amici.

 

IN QUANTO DONNA?

Essere donna nel mondo dell’artigianato non ha mai rappresentato un ostacolo per Grazia. Guardando alla precedente professione, Grazia confessa che nelle relazioni con l’amministrazione pubblica locale il suo ruolo di Coordinatrice veniva in qualche modo sottovalutato, velatamente preso poco in considerazione.

 

DA DOVE NASCE L’ISPIRAZIONE DURANTE LA CREAZIONE?

É la passione a motivare Grazia ogni giorno nella sua professione. Nella fase di creazione di nuovi modelli racconta di ispirarsi agli insegnamenti dell’artista e designer Bruno Munari, come per esempio è avvenuto nella brillante idea del cappello coi lacci, nato come se fosse un foglio di carta.Per liberare la mente si dedica invece alle lavorazioni di rifinitura e di tagli e cuci presso il CUCITO CONDIVISO MAI-GAD, al Cortile del Maglio di Torino, uno spazio aperto da Silvia Maiorana dove il professionista ha a disposizone una postazione attrezzata.Dalla strada e dagli incontri non previsti nascono inoltre nuove ispirazioni e idee per il futuro…

QUANTO É IMPORTANTE AVERE UNA PERSONA DI RIFERIMENTO SU CUI CONTARE?

Grazia ammette quanto sia cruciale avere un partner in grado di supportarla, viste le sue lunghe giornate lavorative.

OGGI LE DONNE SONO DAVVERO LIBERE DI SCEGLIERE IL LORO DESTINO?

Grazia parte da una considerazione interessante: sul genere maschile pesano forti pressioni sociali e culturali che vogliono l’uomo come figura di riferimento per la coppia e attorno cui ruota principalmente il bilancio familiare.Seguendo questo ragionamento le donne potrebbero avere maggiori opportunità di esplorare il loro potenziale, rispetto ai loro partner, proprio in virtù delle aspettative meno vincolanti in ambito professionale.Una lama a doppio taglio a ben vedere che non consente alle donne di investire al 100% nelle loro competenze e nei loro progetti professionali, senza contare le difficoltà oggettive determinate dalla scarsità di servizi alla famiglia che non conciliano affatto la vita privata con quella professionale.

isoardi 3

QUANTO É IMPORTANTE SOGNARE?

Grazia non ha mai smesso di sognare. Da piccola sognava di diventare archeologa o astronauta. Amava l’idea dell’avventura che in qualche modo ritrova nella sua professione di artigiana. Per vendere bisogna avventurarsi, racconta, e lei coglie volentieri questa necessità viaggiando per l’Italia tra Torino, Lodi, Parma e Modena.Sognare per Grazia è una necessità, nonostante l’incognita del futuro in Italia. Per la prima volta Grazia e il suo partner prendono, infatti, in considerazione l’ipotesi di emigrare all’estero ripartendo da zero.

GRAZIA ISOARDI IN SINTESI?

Determinata, fantasiosa e concreta.