I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Vercelli hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dall’Ufficio del GIP del Tribunale di Vercelli nei confronti di un insegnante 45enne, A.P., perché ritenuto responsabile di atti sessuali con minore, nello specifico con una sua studentessa
Le indagini hanno avuto avvio nell’aprile scorso, successivamente alla segnalazione fatta ai Carabinieri da una amica della studentessa coinvolta nella vicenda. La ragazza, venuta a conoscenza dei fatti, ne ha parlato con alcune compagne di scuola, per trovare in loro il coraggio di condividere questo terribile segreto anche con un adulto. Appena venuti a conoscenza del fatto, i genitori hanno valutato di accompagnarla dai Carabinieri della Stazione di Santhià, gli interlocutori ritenuti più adatti, perché da sempre vicini alla cittadinanza e depositari della fiducia dei santhiatesi.
Quasi contestualmente, un’altra giovane studentessa del medesimo istituto ed amica della prima, logorata dall’angoscia, delle confidenze ricevute, protetta dal segreto della notte, e persino di nascosto dai propri genitori ha contattato il centralino dei Carabinieri, e dalle tre di notte, con la voce rotta dall’ansia, ha confidato all’operatore di quelle voci di approcci da parte di un insegnante della sua scuola nei confronti di una compagna di studi, affidando al Carabiniere una situazione che era sicura dovesse essere affrontata e risolta al più presto.
Indirizzate entrambe al Comando Carabinieri di Santhià, sono state accolte dal Comandante della Stazione, Luogotenente Salvatore Lobrano e dal Maresciallo Michela Di Paola.
Entrambi i sottufficiali hanno avuto la grande capacità di mettere le testimoni a loro agio, ottenendo non solo un racconto, ma anche elementi su cui avviare una concreta attività di indagine.
La vittima, spinta dalla solidarietà delle amiche, loro prima degli altri consapevoli che quel rapporto tra lei ed il professore non rientrasse nei canoni della “normalità”, di fronte ai Carabinieri ha confermato i fatti narrati. Prima di lei, però, le ipotesi formulate avevano già trovato parziali riscontri grazie alle pronte ed accurate indagini che nel frattempo erano state avviate e portate quasi a compimento.
Dagli ulteriori approfondimenti sarebbe emerso come l’insegnante, nonostante il ruolo e l’incarico di educatore, avesse stabilito una eccessiva confidenza con la minore, che lo aveva portato successivamente a compiere atti sessuali con lei. La gravità della condotta ipotizzata a carico dell’indagato sta nel fatto che la minore, in quanto sua allieva, era, per definizione, affidata a lui per ragioni di educazione, così configurando il più grave reato di violenza sessuale su minore.
I Carabinieri della Stazione di Santhià, supportati dai colleghi della Sezione Operativa del N.O.R., diretta dal Sottotenente Luigi De Berardinis, hanno ricostruito l’intera vicenda, raccogliendo le testimonianze di alcuni studenti e di genitori, trovando chiari riscontri anche nelle attività tecniche di intercettazione telefonica, attivate nell’immediatezza dell’acquisizione della notizia di reato, nonché dalle dichiarazioni fornite da più studentesse agli operanti ed al Pubblico Ministero titolare del fascicolo, il Sostituto Procuratore della Repubblica Dottor Davide Pretti.
Gli accertamenti, infine, hanno consentito di ipotizzare la sussistenza di un rapporto “anomalo” tra l’allieva e l’insegnante, che peraltro è stato sempre concordemente descritto da tutti i suoi studenti come un professore speciale, capace di creare un clima molto positivo ed evidenziarsi per l’adozione di un atteggiamento estremamente confidenziale verso i suoi studenti; così marcatamente “amichevole” che i suoi atteggiamenti erano stati percepiti da altre studentesse come attenzioni decisamente eccessive al punto di essere vissute come avances.
Gli inquirenti, proprio perché l’indagato già in passato era stato arrestato e condannato in via definitiva per analoghi episodi, hanno ritenuto di avanzare la richiesta di misura cautelare, con la quale il GIP di Vercelli ha pienamente concordato, ritenendo di emettere la misura degli arresti domiciliari.
La Procura della Repubblica sta attualmente valutando la posizione di altri insegnanti che sembrerebbero non aver denunciato la situazione emersa, pur essendone venuti a conoscenza attraverso le confidenze di alcune studentesse che, per quanto dichiarato, sarebbero state destinatarie di approcci da parte del professore.