IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
+ Europa non mi ha mai convinto perché Emma Bonino, fin dalla rottura con Marco Pannella, aveva fatto delle scelte che non avevano più quasi nulla del radicalismo liberale pannelliano.
L’aver scelto un voltagabbana come Della Vedova (radicale , Fi , Monti e forse qualche altro giro di valzer ) in qualità di segretario ha aggravato il mio giudizio negativo . Se poi guardo i rappresentanti locali del microscopico partitino rabbrividisco .
Contavano elettoralmente il 2 per cento , un’inezia . Invece di pensare ad alleanze politiche si assiste oggi alla scissione dell’atomo per beghe interne che sembra riguardino anche il tesoriere e il mancato congresso . Bonino dice di andarsene perché non vuole lasciarsi infangare “per qualche leggerezza “ che pero’ non precisa . Dalla Vedova si dimette da segretario , ma non certo da sottosegretario agli Esteri , una carica del tutto immeritata e ingiustificata. La Bonino si è invece dichiarata disposta a lasciare il seggio in Senato in uno scatto di dignità che le fa onore. +Europa era una piccola combriccola di amici che è mai riuscita a decollare ed ebbe bisogno dell’alleanza con l’ex Dc Tabacci ,anche lui imbarcato come sottosegretario nel Governo Draghi .
Nacquero da un pasticcio consociativo perché non erano in grado di raccogliere le firme e sono andati avanti in modo ancor meno lineare . Già sul Governo Conte si spaccarono e la sola Bonino voto‘ contro al governo giallo – rosso. La politica italiana non perderà nulla dalla fine di un’esperienza fallita . Spiace che la Bonino chiuda così la sua lunga carriera politica che, pur tra errori , non è stata priva di dignità . Io ricordo che, quando era ministro degli Esteri, un sabato pomeriggio mi telefono’dall’ufficio per ragguagliarmi del caso di un giovane di Albenga ingiustamente detenuto nelle carceri indiane . Un ministro di sabato pomeriggio al suo posto di lavoro rappresenta un esempio molto raro, direi quasi risorgimentale .
Mi auguro che Bonino non lasci il Senato perché la sua presenza ha un’importanza di per se’ , mentre non nutro ne’ fiducia ne’ stima per i suoi compagni di avventura.Tra tanti senatori inadeguati Bonino risalta per competenza quasi come un extra- terrestre. I torinesi del partitino che ha finito la sua corsa sono persone estranee ad una certa storia. Uno proviene da Lotta Continua ed ha mantenuto l’intolleranza illiberale che gli deriva dal marchio di fabbrica. In Regione avevano conquistato un seggio con una candidata molto per bene, Elena Lowenthal, ma poi Chiamparino si beccò lui quel seggio che non ha nessuna intenzione di cedere malgrado l’età.
Comprendo che il femminismo abbia rappresentato una spinta propulsiva in anni di maschilismo intollerabile ,anche se non ho mai condiviso gli eccessi di Emma Bonino che vedeva nell’aborto una conquista civile, sottovalutando il dramma e il trauma che rappresenta per una donna. Non ho mai condiviso l’egualitarismo, ma da liberale ho sempre ritenuto che le differenze siano un valore e una ricchezza. Quindi l’eguaglianza tra uomo e donna ( fatti salvi i diritti ) e’ una sciocchezza che solo una minoranza ancora sostiene: sono le vedove settantenni del ‘68.
Ero stato a trovarlo in ospedale e mi trovai di fronte ad un uomo disperato che sentiva lo spettro della morte avvicinarsi inesorabilmente, pur essendo ancora disperatamente legato alla vita . Al tempio crematorio di Torino fui io a commemorarlo e non riuscii a trattenere una profonda commozione, parlando della sua morte crudele e della sua vita esemplare e nello stesso tempo trasgressiva. Era un siciliano di Modica che si era formato ed era vissuto a Torino ,che sentì come la sua città. Allievo del grande civilista Emilio Bachi, amico di Sandro Pertini ed antifascista di grande tempra morale, esercitò l’avvocatura e professò il diritto con grande impegno etico e civile. Credo che molti ex allievi ancora lo ricordino con affetto. Era un uomo di ampia cultura e di vasti interessi, ma era anche un amico che amava stare con gli amici, discutere, animarsi e indignarsi in difesa dei più nobili ideali . Per dirla con Emilio De Marchi, avremmo potuto definirlo” Giacomo l’idealista”. Studioso di storia, scrisse importanti libri, tra cui va citato il saggio sull’’Abbazia di Staffarda. Era anche un bon vivant : quante serate a parlare anche di frivolezze, passando dalle cose più serie ai piaceri della vita, in primis l’amore per le donne. Era il nostro modo di essere seri, non seriosi. Egli sentiva fortemente il valore dell’amicizia come pochi altri: in tutti i momenti difficili , anche quando gli amici fidati erano latitanti, Mino è stato presente. lui apparentemente spesso così distratto. Ricordo le cene alla “Locanda della Posta” di Cavour , le serate a sentire musica al piano bar di via Cesare Battisti, le domeniche a Salice d’Ulzio, ma ricordo soprattutto il suo coraggioso impegno contro il finanziamento pubblico dei partiti nel 1974 e la realizzazione nel 1975 della grande Mostra dei disegni leonardeschi conservati alla Biblioteca Reale di Torino.Lui , Valdo Fusi e Tito Gavazzi riuscirono a sconfiggere le resistenze ministeriali e burocratiche, consentendo al Centro “Pannunzio” di realizzare l’iniziativa più importante dei suoi oltre cinquant’anni di vita. E’ triste dover constatare di non essere riuscito a trovare una sua fotografia. Sicuramente c’è nel mio archivio che mi stanno riordinando ,ma non sono riuscito a trovarla altrove ,un segno dei tempi barbari che viviamo nei quali sono ricordati solo i potenti o i loro servi. Volpini fu un uomo libero senza collare e troppi lo hanno dimenticato .Invece è giusto rendergli omaggio per la grande lezione di libertà che egli ci ha lasciato. Quando seppi della sua morte, ero sulla mia terrazza al mare .Gli dedicai una pianta che vive da vent’anni e che mi ricorda l’amico ogni volta che contemplo il mare dall’alto e immagino di averlo vicino come nei momenti lieti e in quelli tristi perché Volpini è stato uno dei più veri amici che io abbia avuto insieme a Mario Soldati e a Valdo Fusi. Lo sento vicino su quella terrazza sul mare perché Mino ha saputo sempre volare alto anche nei momenti tragici della sua malattia e della sua morte affrontata con la dignità di un laico coerente fino alla fine.