Tanto di cappello per la calma olimpica che Gariglio riesce ad ostentare. Perchè a leggere le indiscrezioni riportate dalla Stampa, sembrerebbe che qualche “imprecisione” nella raccolta delle firme democratiche ci sia stata
Chi di firma ferisce di firma perisce? E’ ancora presto per dirlo. Il segretario regionale del Pd, Davide Gariglio, assicura che tutto è stato fatto nel migliore e più corretto dei modi. La raccolta firme per le Regionali, dunque, secondo il leader democratico non sarebbe stata un doppione di quella farlocca realizzata per la precedente tornata del 2010, dai Pensionati per Cota (e da quelli per Bresso), la famigerata causa della fine anticipata della legislatura di centrodestra.
Per il momento gli esposti presentati dagli esponenti leghisti Patrizia Borgarello (al Tar) e Mario Borghezio (in Procura) sono al vaglio dei magistrati. Il prossimo 6 novembre il tribunale amministrativo regionale ha fissato l’apposita udienza: “Troppo tardi, rischia di finire tutto in lungaggini burocartiche”, ha dichiarato l’ex capogruppo padano in Consiglio regionale, Mario Carossa. Tanto di cappello per la calma olimpica che Gariglio riesce ad ostentare. Perchè a leggere le indiscrezioni riportate dalla Stampa, sembrerebbe che qualche “imprecisione” nella raccolta delle firme democratiche ci sia stata.
Il quotidiano torinese, facendo nomi e cognomi dei veri (o presunti?) sottoscrittori delle liste a favore della candidatura di Sergio Chiamparino, narra di firmatari presenti con due carte di identità diverse. Oppure di persone che hanno firmato scrivendo il proprio nome in modo errato. O, ancora, di qualcuno che al posto del proprio nominativo ha messo quello del comune dove è nato. E sembrerebbe – ma anche qui il condizionale è d’obbligo – che molti moduli per la raccolta firme presentino calligrafie troppo simili.
Saranno i magistrati Stefano Demontis e Patrizia Caputo, gli stessi che si occuparono del caso legato alla precedente legislatura, a risolvere tutti i dubbi. I metodi investigativi utilizzati saranno gli stessi, compreso l’impiego delle celle telefoniche per verificare se il certificatore di turno della raccolta firme era davvero presente sul posto. Se la legge del contrappasso colpirà il centrosinistra di Sergio Chiamparino che ha fatto decadere Roberto Cota, lo si vedrà solo dopo l’estate.
(Foto: il Torinese)