Non si può neppure dire che sia incazzata perché senza lavoro: insegna in una scuola pubblica a bambini di prima elementare

L’insegnamento della “maestrina dalla birra rossa”, testa calda a mente fredda

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

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La maestrina dalla birra rossa – nulla a che vedere con quella di de Amicis nota per la penna rossa che portava sul cappello – che ha insultato pesantemente i poliziotti che stavano contenendo il violento corteo “sedicente antifascista“ che in corso Vittorio a Torino voleva impedire il regolare svolgimento della campagna elettorale, non e’ un caso di banale e un po’ discola espressione di semplice ed esuberante intolleranza politica, riconducibile alla birra di cui esibiva la bottiglia vuota . E’ una testa calda, anche a mente fredda e le dichiarazioni che ha rilasciato a “Matrix “lo dimostrano. E’ il prototipo del militante di un centro sociale, l’equivalente odierno dei covi sovversivi di 50 anni fa. Non si può neppure dire che sia incazzata perché senza lavoro, in quanto insegna in una scuola pubblica a bambini di prima elementare. Non è difficile immaginare quale possa essere il suo insegnamento e c’è da stupirsi che il suo dirigente scolastico diretto non abbia finora mosso un dito nei suoi confronti, in tempi in cui molti docenti sono criminalizzati per molto meno: basta la lamentela di un genitore per scatenare il finimondo, come dimostrano le cronache . Eppure la maestrina , già nota per il suo estremismo no Tav , ha dovuto augurare la morte ai poliziotti perché qualcuno si sia interessata di lei. Un’anomalia che dovrebbe far riflettere sulla gestione della scuola italiana. Nei suoi confronti non ci possono essere giustificazioni. Ha commesso un reato e tale reato va perseguito. L’obbligatorietà dell’azione penale deve valere anche per lei. Non so se vada licenziata in tronco, ma sicuramente va subito sospesa cautelativamente dall’insegnamento e va subito avviata nei suoi confronti un’azione disciplinare. Non invoco sanzioni esemplari,invoco l’applicazione delle leggi.Questo impone lo Stato democratico di cui l’ insegnante in questione dimostra, come minimo, di non conoscere le leggi.

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