Una pista nuova: la “Western Balkan route”. Ignora nei fatti le demarcazioni fra aree di libera circolazione (Shengen), i paesi dell’Unione europea e le altre nazioni. Il fotoreporter torinese, è tornato sulla “hot line” tra Grecia e Macedonia e, con i suoi scatti, ha documentato questa tragedia umanitaria
Come un fiume in piena, l’onda dei migranti risale la penisola balcanica . Affronta i pericoli, a volte incontra la morte, non si cura di bandiere e frontiere. Apre una pista nuova:la “Western Balkan route”. Ignora nei fatti le demarcazioni fra aree di libera circolazione (Shengen), i paesi dell’Unione europea e le altre nazioni. Paolo Siccardi, fotoreporter torinese, è tornato sulla “hot line” tra Grecia e Macedonia e, con i suoi scatti, ha documentato questa tragedia umanitaria. Dopo il canale di Sicilia e le coste d’Italia sempre più spesso si sbarca in Grecia. Da lì l’onda umana esce per entrare in Macedonia; vi rientra dopo aver attraversato la Serbia. L’Ungheria ha innalzato il suo muro. Altre barriere e reticolati si stanno alzando, un pò ovunque. Gli accordi di Shengen sono ricusati da alcuni stati, mentre altri li hanno sospesi. C’è chi chiede che vengano messi in mora per uno, due anni. Forse per sempre. Segnando la fine dell’Europa che non può essere ridotta a moneta, banche e un pò di burocrazia. I profughi che la macchina fotografica di Siccardi ha inquadrato hanno volti che vanno oltre le parole. I controlli, i numeri chiusi, difficilmente li fermeranno. Le guerre, la miseria e la fame sono una spinta troppo forte. L’immigrazione, o meglio la gestione di migranti e rifugiati (respingimenti compresi), è oggi la principale sfida dell’Unione. L’esplodere dei movimenti populisti che cinicamente la cavalcano è sotto gli occhi di tutti. Un fenomeno diffuso ovunque nell’Unione. Di fronte a un problema di questa portata, senza solidarietà e ripartizione d’oneri fra tutti rischia di saltare l’Europa e non saranno la moneta e la banca centrale a tenere insieme la fragile costruzione che oggi scricchiola sinistramente.Il tempo scorre ed è tiranno. La crisi migratoria ci ricorda occorre una nuova Europa. Paolo Siccardi, con la sensibilità sociale e umana di sempre, l’ha resa in immagini. Le ha scattate a Gevgelija, al confine della Macedonia con la Grecia ,dove ogni giorno transitano migliaia di profughi provenienti da Afghanistan, Iraq e Siria,seguendo la “Western Balkan route”. Non guardarle, chiudendo gli occhi, non è più possibile. E guardandole, non si può chiudere il cuore o nascondere la nostra coscienza di liberi cittadini europei.
Marco Travaglini