Lo sguardo di chi fotografa rende paradigmatico il dolore

Donne in prima linea a Palazzo Madama

matilde-donne-madamaCONTEMPORANEA / Di Maria Cristina Strati

Quando si parla di sguardo femminile sulle cose, una visione tradizionale ma del tutto limitata del mondo fa subito venire in mente immagini rassicuranti, legate a temi come la maternità o la famiglia e collocate in atmosfere alternativamente sdolcinate o superficiali, da pubblicità. Le cose però non sempre stanno così, anzi, quasi mai. Esiste una capacità di testimoniare, leggere e affrontare la realtà concreta, anche e soprattutto nei suoi aspetti più duri, a volte persino cruenti e disperati, che è propria del femminile. Esiste una forza, nel combattere le avversità, che è propria delle donne e ha a che fare con la pietas, la solidarietà, la capacità di partecipare e condividere anche il dolore altrui senza tirarsi indietro, senza voltare lo sguardo, che non si arrende mai e cerca ovunque bene e bellezza.

Fino a metà novembre, la corte medievale di Palazzo Madama a Torino ospita una mostra dedicata alle donne fotoreporter di guerra. Sono esposte circa settanta immagini fotografiche, opera di quattordici donne che lavorano documentando situazioni umanitarie tragiche ed estreme in luoghi di guerra.

Le autrici delle opere selezionate dai curatori sono: Linda Dorigo, Virginie Nguyen Hoang, Jodi Hilton, Andreja Restek, Annabell Van den Berghe, Laurence Geai, Capucine Granier-Deferre, Diana Zeyneb Alhindawi, Matilde Gattoni, Shelly Kittleson, Maysun, Alison Baskerville, Monique Jaques e Camille Lepage. L’esposizione porta il titolo In prima linea, e di questo si tratta. Gli scatti nascono tutti da situazioni di prima linea, in cui le fotoreporter lavorano calandosi nelle situazioni di crisi concreta, testimoniando attivamente ciò che accade anche a costo di mettere a rischio la propria personale incolumità. Nonostante la crudezza dei temi, tuttavia, l’impegno e la serietà rappresentate dalle opere in mostra non pregiudicano, ma anzi esaltano la qualità artistica e la bellezza delle immagini.

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Così l’arte entra in gioco nell’universo della guerra e del dolore umano, che giocoso certo non è. Lo sguardo di chi fotografa rende paradigmatico il dolore, e in tal modo gli restituisce appieno la dignità e il profondo valore che la sofferenza rischierebbe di appannare. Il soldato, il profugo, la vedova,una volta ritratti diventano tutti i soldati, i profughi, le vedove del mondo. In senso concreto o metaforico, i loro sentimenti, le loro paure e il loro dolore acquistano un senso universale, divenendo paradigmatici. Ma la fotografia non si ferma qui. L’obiettivo è sempre tenacemente volto a scovare corrispondenze, armonie, coerenze di luci e spazi, e procede scovando la bellezza dove essa si nasconde, nelle pieghe dei volti o nei paesaggi desolati, donando una visione e una voce a coloro che visione e voce non hanno o non possono avere.

La mostra, che inaugura dopo quella fortunata su Marylin Monroe, s’inscrive nel progetto più ampio di una serie di visioni sul femminile, cercando di cogliere ed esaltarne alcune delle varie e diverse sfaccettature . In questo caso, si può certo dire che la femminilità dello sguardo di chi fotografa si coglie nel fiero rispetto, nell’attenzione profondamente umana alla relazione. E il bello è che la capacità di guardare l’altro dritto negli occhi qui si gioca sul duplice piano: tra chi fotografa e i chi o che cosa viene fotografato, ma anche tra chi fotografa e chi le immagini le guarda e le fruisce.

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Così, in questo incrocio di sguardi, il terreno delle coscienze troppo spesso addormentate, senza retorica, si fa fertile e fecondo. Le testimonianze che fino a troppo pochi anni fa sarebbero rimaste per forza taciute, rivendicano diritto di parola e parlano di una possibilità di relazione tra persone, mondi, situazioni storiche e politiche. Insomma, ciò che nel nostro mondo contemporaneo post-globalizzato e profondamente in crisi, non solo economica, non possiamo non avvertire come una profonda e urgente necessità.

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Le foto, dall’alto:

Matilde Gattoni © donne siriane fuggite in Libano

© ANNABELL van den Berghe Syria

© Maysun – Egitto

In prima linea – Donne fotoreporter in luoghi di guerra

a cura di Andreja Restek, Stefanella Campana e Maria Paola Ruffino

Corte medievale di Palazzo Madama

Piazza Castello, Torino

7 ottobre 2016 – 13 novembre 2016

Orario visite: lun-dom 10.00-18.00, chiuso il martedì. La biglietteria chiude 1 ora prima

Biglietto mostra: intero 10 euro, ridotto 8 euro

Biglietto mostra+museo: intero 14 euro, ridotto 12euro

 

Visite guidate: domenica 23 ottobre ore 15.30 – singoli

Sabato 29 ottobre ore 15.30 – Abbonati Musei Torino Piemonte (info e prenotazioni: tel. 800.329.329)

Domenica 6 novembre ore 15.30 – singoli

Costi: visita guidata euro 4 + ingresso alla mostra

Info e prenotazioni: tel. 011.5211788; prenotazioniftm@arteintorino.com

www.palazzomadamatorino.it

www.fondazionetorinomusei.it