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Scienza di confine. Non ancora provata, ma in attesa di…

Venerdì 14 marzo il GARAGE DI ARTE e CULTURA propone una conferenza che sarà di sicuro impatto.

Siamo da secoli immersi nella realtà scientifica, una realtà che per approvare ogni scoperta deve sottoporla a verifiche ripetibili in laboratorio. Una volta dimostrata l’autenticità della scoperta, questa sarà infine presentata a esperti internazionali che ne valideranno accettazione e utilizzo pratico, almeno quando possibile (l’astronomia ha scienze provate ma poche volte praticamente utilizzabili).

Ci sono però avvenimenti, esistono storie, testimonianze, ritrovati archeologici che, pur nell’impossibilità di poter fornire prove tangibili, ci invitano a domande su chi veramente siamo e se la realtà che ci circonda è così limpida e lineare come ci viene raccontata.

La serata del prossimo venerdì si incentra attorno all’eredità spirituale ed intellettuale di Giancarlo Barbadoro, indiscusso leader de IL LABORATORIO DEL GRAAL, scomparso qualche anno fa.

Colto studioso di Religioni, antropologia, archeologia, ha lasciato in eredità al Gruppo un approccio alla conoscenza non convenzionale, non dogmatico, non vincolato a pregiudizi e preconcetti culturali o intellettuali, come le sue pubblicazioni hanno sempre dimostrato.

Alla ricerca di intelligenze diverse” – per esempio – è un suo famoso testo del 1991 nel quale l’argomento della ricerca della vita “al di fuori” della nostra realtà planetaria assume connotati amplissimi che superano i confini entro cui questo argomento viene spesso relegato.

Tornando alle prime righe di questa breve presentazione, quali sono i confini di cui si deve occupare la cosiddetta Scienza? Chi o cosa ha doveri e diritti di stabilire cosa sia “vera “scienza e cosa non lo sia? E soprattutto su quali basi poggerebbero questi limiti?

L’intelligente termine di “Scienza di Confine” considera proprio questo aspetto, mettendo sul tavolo non angolari risposte, ma certamente domande alla nostra sete di Sapere.

Esobiologia, ufologia, reperti archeologici o paleontologici, a detta di molti sono temi desueti e anacronistici perché non spiegabili con i sopracitati metodi convenzionali.

Giancarlo Barbadoro ha, però, lavorato tutta la vita per indicarci che tanti ritrovamenti, testimonianze o vestigia misteriose (per esempio l’esistenza della mitica Città di Rama) sebbene non provate scientificamente, non sono smentibili perché irreali, ma restano mute testimonianze ancora in attesa di Risposte. Sono quindi Scienza… anche se di confine!

Esiste poi un altro inquietante aspetto da considerare. Il passato, anche prossimo, ha visto studiosi di altissimo livello non accettati o espulsi dai consessi ufficiali per non essersi piegati a centri di potere economico e politico (e a volte per il semplice fatto di essere Donne e non Uomini, oppure di colore, religioni o etnie non gradite) subendo persecuzioni e avversioni di ogni sorta.

Il caso dell’ingegnere serbo-croato Tesla, vittima di tanti insabbiamenti, ma contemporaneamente una delle menti più brillanti del suo tempo, spicca fra i tanti esempi (se ne parlerà al convegno di venerdì). Per finire, come scrisse il filosofo americano Popper, per distinguere la scienza dalle pseudoscienze, questa deve essere sottoposta a tentativi di falsificazione, prove empiriche tendenti a confutarla.

Ma non è il nostro caso perché focus sarà la testimonianza di fatti e reperti non ancora sottoposti a falsificazioni perché … solo ancora in attesa di prove concrete.

SCIENZA DI CONFINE – I casi più clamorosi ai confini della scienza.

Relatori Gianluca Roggero e Roberto Garosci. Moderatrice Rosalba Nattero.

In collaborazione con RADIO DREAMLAND www.radiodreamland.it

VENERDI’ 14 MARZO, ore 21.00 presso il GARAGE DI ARTE E CULTURA, piazza Statuto 15 Torino – ingresso libero

Per informazioni 011530.846

Ferruccio Capra Quarelli

“Oltre il fashion gap”, la moda di domani secondo IED Torino

 

 

“La moda è da sempre il riflesso della società e delle sue mutazioni, testimone dei cambiamenti culturali e identitaria del proprio tempo- racconta Paola Zini, direttrice di IED Torino – Parte da qui il progetto di un fashion film che non documenti solo una sfilata, ma sia un viaggio emozionale nel contesto del “caos creativo” che oggi i fashion designer si trovano ad affrontare”.

“Fashion Gap” è una pellicola dietro le quinte con diverse chiavi di lettura che, attraverso le immagini di backstage e di momenti progettuali, tra i rumori della città di Torino e testimonianze dal vivo, esplora a fondo come prendano vita le proposte creative degli studenti del Corso Triennale in Fashion Design e dà voce alla loro visione di un futuro possibile.

Ne è nato un manifesto che immagina un domani dove la qualità prevale sulla quantità, che guarda al passato reinterpretando i codici classici in una nuova prospettiva contemporanea.

Dieci outfit, progetto di tesi di altrettanti giovani stilisti, sono protagonisti del video realizzato dallo studio Comodo64 e dal regista e fotografo di moda Ivan Cazzola che, con uno sguardo originale e provocatorio, porta sullo schermo il processo creativo e le idee che lo hanno ispirato.

L’era di contrasti che vive la moda oggi, in bilico tra l’effimero dell’immagine digitale che alimenta un mercato sempre più veloce e la spinta verso il ritorno all’artigianalità, diventa lo spunto di partenza per indagare i temi più diversi, dall’impatto degli oggetti sulle relazioni sociali e sulla necessità di riscoprirne l’essenza, alla ricerca di un rifugio interiore e protezione attraverso la moda, alla rappresentazione della fluidità del tempo e della sua percezione, fino all’analisi critica della nostra società. Ciascun progetto unisce elementi di arte, moda e design, indagando il rapporto tra individuo e collettività, invitando alla riflessione sull’equilibrio ecologico, l’evoluzione delle idee e l’impatto del passato sul presente , attraverso tecniche innovative e simbolismi che sfidano la visione tradizionale della realtà.

“In IED – continua Paola Zini – stimoliamo i nostri studenti a vivere il fashion design non solo come una forma estetica, ma anche come un’opportunità per riflettere e rispondere alle sfide del presente con creatività e consapevolezza, senza perdere di vista la cultura e l’arte sartoriale che hanno reso celebre la tradizione italiana”.

Attraverso il confronto costante con i docenti e la coordinatrice del corso Alessandra Montanaro, gli studenti hanno prima prototipato virtualmente e poi partecipato attivamente alla produzione dei capi della propria linea, selezionati e confezionati con l’aiuto dei docenti di modellistica, Ilaria Turchetti e Gianpiero Capitani, con le pelli e i tessuti messi a disposizione dalle aziende leader Rino Mastrotto e Berto.

Ne sono nate collezioni che, seppur diverse nel concept e nelle tecniche di realizzazione, riflettono però una visione ben precisa, quella del corso di Fashion Design di IED Torino, che si distingue per una metodologia progettuale che unisce la cura per il dettaglio all’uso di strumenti digitali, come l’innovativo software CLO3D, con una grande attenzione a ogni fase della produzione, dallo sketch a mano libera fino al confezionamento dell’abito finito.

In classe gli studenti acquisiscono, infatti, capacità tecniche e artistiche, imparando a selezionare i materiali e a valorizzare la manualità. In questo approccio si innesta anche una particolare sensibilità alla sostenibilità e all’inclusività, promuovendo una moda che assimila le istanze delle nuove generazioni e celebra la diversità, permettendo a ogni giovane designer di sviluppare un proprio stile attraverso un percorso creativo che culmina in una tesi espressiva e personale.

La forte influenza dell’estetica urban, che identifica lo stile e richiama anche il contesto territoriale e il background in cui si sviluppa il corso, Torino ex città industriale con una storica vocazione all’innovazione, ritorna anche nel video. Il palcoscenico in cui sfilano i modelli sono, infatti, le strade di San Salvario, ma soprattutto gli ambienti della nuova sede Marconi di IED Torino, il cui progetto di riqualificazione, realizzato all’insegna dell’uso consapevole delle risorse e firmato dallo studio di architettura Mercante Testa, invita a trasformare l’ordinario in straordinario. Cuore pulsante dei nuovi spazi sono i laboratori di sartoria e accessori, dove i capi prendono vita, nel video e nella realtà. Qui e nell’Archivio gli studenti possono sperimentare materiali, filati, stoffe per approfondire la conoscenza delle diverse fibre e texture e lasciarsi ispirare.

In questo nuovo hub creativo trovano casa in particolare gli oltre 250 studenti iscritti ai corsi dell’area moda, dai Trienni in Fashion Design e Design del gioiello e accessori, ai corsi di Formazione Continua in Visual Merchandising e Clo 3D al Summer Camp in Fashion Graphics. Si tratta di un ampio ventaglio di opportunità di studio per esplorare le nuove tendenze e trasformarle in ispirazioni, imparare le tecniche e i processi di lavorazione, collaborando con alcuni dei più importanti brand del settore italiani e internazionali.

 

Mara Martellotta

Empatia. Sentire, comprendere e accettare gli altri senza giudicare

“Ti capiva fin dove volevi essere capito, credeva in te fin dove ti sarebbe piaciuto credere in te, e ti assicurava di avere ricevuto da te esattamente l’impressione migliore che speravi di dare” diceva Francis Scott Fitzgerald. Questa è l’empatia, l’ inestimabile capacità di accogliere e sentire l’altro, di comprendere le sue emozioni e conoscere la sua esperienza senza calarsi nel giudizio o attivare una valutazione. 

E’ una facoltà abbastanza in controtendenza con il contemporaneoin contrasto con uno scenario sociale e culturale dove l’autocelebrazione, la continua competizione e l’egocentrismo sono le nuove virtù di riferimento e dove ascoltare l’altro anteponendo i suoi bisogni ai nostri, seppur episodicamentesembra un indicatore di  antiquata debolezza. Tuttavia qualcosa si è mosso, proprio in questo ultimo periodo questa gentildonna vestita di altrui sensazioni e conoscenza si è presentata alla nostra porta. L’esperienza di questo virus vissuta in condivisione,  la chiusura, il senso di impotenza, l’incertezza e il disorientamento che questo “veleno” ha portato con sé hanno stimolato la nostra capacità di  “coinvolgimento empatico”. Eravamo tutti lì, e parzialmente lo siamo ancora, a riorganizzarci la vita, il tempo, il lavoro, praticando rinunce e aspettando pazientemente che tutto finisse. Questa avventura ci ha costretto a “sentirci” di più, ci ha messo in una inedita posizione di comprensione.

Sapevamo perfettamente cosa provavano gli altri, in che situazione fossero, quali erano le difficoltà giornaliere da affrontare, sia emotive che pratiche. Bisogni, speranze, frustrazioni e nuove strategie di sopravvivenza ci hanno unito inevitabilmente e collocato sulla stessa lunghezza d’onda.Ecco cosa è l’empatia, non solo la capacità di “mettersi nei panni dell’altro”, ma avere ugualmente cognizione di ciò chel’altro sta vivendo, possedere le informazioni necessarie che ci garantiscano di poter  comprendere appieno la sua condizione di vita. Non solo implicazioni di tipo emotivo o sentimentali dunque, ma anche un impegno di tipo cognitivo, come afferma Lori Gruen autrice del bellissimo libro “La terza via dell’empatia”, e un lavoro continuo di aggiustamento e “calibrazione” del nostro esercizio empatico.

Pensare infatti che l’attività percettiva di cui siamo detentori sia innata o  esclusivamente connaturata è un errore, quest’ultima necessita di un lavoro giornaliero di ricerca, di sintonizzazione e rivisitazione, questo per non cadere in una eccessiva complicità sensoriale, tipica delle persone molto sensibili, o scadere, al contrario, nella completa e mancata identificazione e immedesimazione con il prossimo. Questa “percezione morale” va alimentata dunque, nutrita e sviluppata. Una mano ce la possono dare gli animali afferma la Gruen,che, capaci molto più di noi di entrare in comunione percettiva con i loro simili, sono in grado di partecipare emotivamente alla loro vita soddisfacendo così bisogni di assistenza e vicinanza. La loro spiccata  predisposizione allosservazione del comportamento altrui e la conseguente spinta all’ identificazione li rende maggiormente empatici degli appartenenti alla categoria del genere umano.

Dalla nostra storia recente dunque, dai fatti che ci hanno reso protagonisti involontari e impauriti, si rende necessario comprendere che abbiamo bisogno di empatia, di reciprocità, di scambio emotivo e conoscitivo. Al netto di ogni retorica e lungi dal conseguimento di facili adesioni cariche di sentimentalismi, dobbiamo convincerci che viaggiare abbandonati sul nostro binario, escludendo dalla nostra vita ogni corrispondenza con l’altro da noi, non può che portaci ad una malinconica solitudine.

Maria La Barbera

Entertainment Center di Beinasco. Flash apre le porte del divertimento a Torino

A pochi passi da Torino apre Flash Beinasco, il nuovo entertainement Center che rivoluziona gli spazi per il retail con un’offerta più ampia dedicata alla socializzazione, allo svago e al divertimento. Flash Beinasco è un luogo dove trovare piste da bowling interattive, un kartodromo indoor da 3.700 mq comprensivo anche di un’area food e arcade, negozi, spazi dedicati al gaming e al fitness oltre al più grande ristorante di sushi della città. Un nuovo modello di centro commerciale pensato per chi vuole arricchire il proprio tempo libero e quello della famiglia.

Il progetto sviluppato dal Gruppo Building e gestito da Odos Servizi, riflette crescente interesse verso luoghi destinati ad attività culturali e ricreative che superino l’acquisto di beni di consumo nell’intenzione di spesa con gli italiani. Come evidenziato da recenti indagini, in particolare le generazioni più giovani si stanno allontanando dalla ricerca di uno status attraverso il consumo, privilegiando esperienze capaci di offrire appagamento personale e benessere emotivo. Per rispondere a queste tendenze è nato Flash Beinasco, un luogo dove il fitness, il shopping e la felicità potranno fondersi in un’unica esperienza. Situato strategicamente lungo strada Torino, una delle principali arterie d’accesso al capoluogo sabaudo, con i suoi oltre 18 mila mq coperti, Flash Beinasco è una vera e propria oasi dell’intrattenimento, facilmente raggiungibile da tutta l’area metropolitana torinese per servire circa 1 milione e mezzo di persone. Dietro questo progetto innovativo vi è la visione del Gruppo Building, realtà consolidata nella costruzione di centri commerciali in Italia e all’estero. Con Flash, il Gruppo conferma il suo impegno nel modi di disegnare e vivere le città, creando spazi che uniscano un’architettura a misura d’uomo e d’ambiente, a una migliore qualità della vita.

“Flash rappresenta la nostra idea di come dovrebbero evolversi gli spazi commerciali nel futuro, attenti ai bisogni della gente – afferma Luca Boffa, CEO del Gruppo Building – abbiamo pensato a un luogo dove le persone possano venire non solo per fare acquisti, ma per vivere esperienze coinvolgenti. Dobbiamo ridefinire gli spazi urbani per adattarli ai cambiamenti sociali, a partire dai luoghi del commercio fino ad arrivare agli spazi civili e privati e per il tempo libero, con l’obiettivo di migliorare la vita quotidiana. L’entertainment center Flash Beinasco si prepara ad accogliere oltre 7 milioni di visitatori l’anno, offrendo una vasta gamma di servizi e attività. Il divertimento è garantito dall’innovativa sala bowling, Xgamer interactive bowling, dotata di 14 piste con percorsi luminosi e animazioni, e dall’emozionante esperienza di K1 Speed, con i go-kart elettrici per chi cerca un tocco di adrenalina. Per il benessere della forma fisica, i visitatori possono contare sui centri del benessere Just woman e Fit Active, e su centro odontoiatrico Dentalpro. Tra i ristoranti presenti spiccano MIk Sushi e RIS – storie di riso, perfetti per gli amanti della buona cucina. Lo spazio dedicato allo shopping include marchi come Shun Fa, Action, Boxeur des Rues, Lukito e Pepco, mentre per la cura della casa e della persona è presente uno store di “Acqua & Sapone”.

“Flash Beinasco, acronimo di Fitness Life Style Adventure Shopping Happiness, non è solo una galleria commerciale, ma un autentico centro di intrattenimento e svago – dichiara Luca Verpelli, AD Odos Servizi – grazie a una visione chiara e innovativa Flash intende puntare sulla qualità del tempo trascorso al suo interno offrendo un ambiente ricco di stimoli, capace di rispondere alle esigenze di un pubblico in trasformazione e sempre più eterogeneo. L’obiettivo è che il centro diventi un punto di riferimento per la comunità e per il territorio , capace non solo di soddisfare bisogni pratici ma di contribuire al benessere di chi lo frequenta”.

Mara Martellotta

Tour Vespucci. Anche se non abbiamo il mare…

Il Piemonte non ha il mare, ma i piemontesi possono muoversi e non perdere l’occasione di visitare il Veliero più longevo. L’Amerigo Vespucci infatti farà tappa in mediterraneo nei prossimi mesi, dopo il secondo giro attorno al mondo approda nei porti accessibili: dopo l’eccezionale accoglienza a Trieste toccherà altri 16 porti del mediterraneo.
È un’esperienza unica sia salire sul Veliero 94 enne che  visitare la recentissima Nave Trieste gioiello del 2024 unità d’assalto della Marina Militare L9890 anfibio multiruolo. Il Gigante che accompagna la Vespucci in questo tour .

Per garantirsi un posto, bisognerà accedere al sito ufficiale www.tourvespucci.it. Una volta aperte, le prenotazioni saranno probabilmente soggette a disponibilità limitata, quindi si consiglia di monitorare gli aggiornamenti ufficiali e di prenotare il prima possibile.

Le prossime  tappe
Venezia: dal 27 al 31 marzo
Ancona: dall’1 al 3 aprile
Ortona: dal 4 al 6 aprile
Durazzo (Albania): dall’8 all’11 aprile
Brindisi: dal 12 al 15 aprile
Taranto: dal 16 al 22 aprile
Valletta (Malta): dal 25 al 29 aprile
Porto Empedocle: il 30 aprile
Reggio Calabria: dal 3 al 6 maggio
Palermo: dal 7 all’11 maggio
Napoli: dal 13 al 17 maggio
Cagliari: dal 19 al 24 maggio
Gaeta: dal 26 al 29 maggio
Civitavecchia: dal 30 maggio al 3 giugno
Livorno: dal 4 all’8 giugno
Genova: il 10 giugno

GABRIELLA DAGHERO

Just the Woman I am, a Bardonecchia raddoppia con il “weekend rosa”

Anche quest’anno l’Amministrazione Comunale di Bardonecchia scende in campo per la ricerca con l’edizione 2025 di Just the Woman I am.

Un appuntamento che, a Bardonecchia, si svolgerà sabato e domenica con un vero “weekend rosa”.

Sabato 8 marzo, Festa della Donna, dalle 10 alle 12, nel Foyer del Palazzo delle Feste, si svolgerà, infatti, “Longevity Fitness. Sostieni la ricerca”, con lezioni di yoga, pilates, tonificazione e meditazione.

Domenica 9 marzo, invece, alle 14,30, dal Palazzo delle Feste partirà la camminata non competitiva di 5 km a sostegno della ricerca universitaria sulla salute e sul cancro.

“Siamo felici di aver organizzato anche quest’anno, a Bardonecchia, l’appuntamento con Just the Woman I am. – dice il sindaco Chiara Rossetti – Un momento importante per la ricerca che, edizione dopo edizione, è cresciuto anche sul nostro territorio a livello di attenzione e di numero di partecipanti. Ci auguriamo che l’edizione 2025 possa vedere aumentare ulteriormente i presenti e confermiamo, ancora una volta, il nostro impegno per la prevenzione, la ricerca, un corretto stile di vita”.

 

Torna Messer Tulipano

Consolata Pralormo racconta:

La grande manifestazione nel parco del castello di Pralormo compie 25 ANNI!

Il piantamento, di oltre 130.000 tulipani, è sempre rinnovato nelle varietà e nel progetto-colore, ed ospita tra le tante varietà curiose, una collezione di tulipani botanici ma anche un percorso nel sottobosco dedicato ai tulipani conosciuti già dal 1600, come le varietà botaniche che possono considerarsi le ”antenate” dei tulipani. Si tratta di tulipani che nascono nei boschi, soprattutto in Asia ed in genere sono alti solo dai 15 ai 20 cm, con foglie sottili.

La manifestazione coinvolge tutto il parco, progettato nel XIX secolo dall’architetto di corte Xavier Kurten, artefice dei più importanti parchi all’inglese delle residenze sabaude e in Piemonte. Nei grandi prati sono state create aiuole dalle forme morbide e sinuose, progettate ponendo particolare attenzione a non alterare l’impianto storico originario. Le aiuole dunque “serpeggiano” tra gli alberi secolari, mentre nel sottobosco occhieggiano ciuffi di muscari, di narcisi e di giacinti.

Quest’anno si rievocheranno le 25 edizioni con i loro temi particolari. 

Sarà sviluppata la storia del tulipano, partendo dal 1600, quando in Olanda scoppiò la ”febbre del tulipano” con costi altissimi per ogni bulbo, che valeva come un casa… infatti gli olandesi si indebitarono per comprarli alle aste. Questa follia durò fino al 1630 circa… poi di colpo finì l’interesse per questo fiore e ci fu il primo fallimento finanziario europeo (il Sole 24 Ore parla sovente di questo fenomeno).

Un’introduzione storica racconterà la vera origine del tulipano in Asia, in particolare in Turchia, in Mongolia e poi in Europa.

Oltre ai più di 130.000 tulipani nel parco quest’anno sono previste alcune varietà ”speciali” piantante in cassette olandesi per poterli ammirare da vicino: il tulipano a ‘fior di giglio”, dal gambo sottile e con i petali appuntiti; quelli ”viridiflora” con le fiammature verdi (sembra che sia il gambo verde a proseguire sui petali dai vari colori); i tulipani ”famiglietta” a mazzetto su un unico stelo; i ‘‘parroquet”, dal gambo movimentato e i petali spettinati; i frills’‘ con i petali frastagliati e anche quelli che durante la fioritura fanno le ”mutazioni di colore”.

Un bosco sarà dedicato ai narcisi di tante varietà.

Accanto ad uno dei laghetti un ”fiume” di muscari blu che simulerà l’acqua… pervinche blu ai bordi dello stagno dove abitano le rane che io definisco ”dive del crepuscolo”, perché cantano solo alla sera.

Tutto questo è nel grande parco recintato.

All’interno dell’Orangerie un percorso dedicato alla storia del tulipano, partendo dalle terre di origine, Turchia, India e Cina per giungere all’Olanda ed al personaggio del medico olandese Nicolaes “Claes” Pietersz, impazzito per il tulipano tanto da cambiare il proprio cognome in ‘Dottor Tulp”.

Io rimasi talmente impressionata che decisi di rievocarlo inventando ”Messer Tulipano” e raccontando che ogni anno lui torna al Castello di Pralormo per fare rifiorire il parco! Quest’anno apriremo il cancello verso l’Azienda Agricola dove su una collinetta ho sparso i bulbi in modo naturalistico e i visitatori potranno fare i picnic fra i tulipani accanto ad un vialetto di ciliegi giapponesi che in aprile sono fioriti come ”nuvole rosa”.

Nella serra antica, arrivata da Parigi, eseguita dai Fratelli Lefevre nel 1890, si ammirerà una collezione di orchidee e nel piccolo giardino su cui si affaccia la serra il tulipano nero ‘‘Queen of the night” che suscita sempre curiosità e che io pianto insieme a tulipani bianchi e ai tulipani rosa.

Infine, in un bosco ci sarà il viale degli uccellini dedicato ai bambini che scopriranno le specie di uccelli che vivono indisturbati nel nostro grande parco: si racconta cosa mangiano, che nidi fanno e si potrà leggere una fiabetta illustrata presa dalla nostra biblioteca del Castello che contiene libri dal 1400 e anche una bella collezione di libri per l’infanzia dal 1800 con illustrazioni e testi che hanno affascinato generazioni di bambini della nostra famiglia e sicuramente contribuito a ”sviluppare la creatività”.

Oltre a tutto ciò….

Un’apprezzata zona shopping propone eccellenze del territorio, prodotti stagionali dei produttori agricoli, mieli e marmellate artigianali, delizie gastronomiche, vini doc, cosmetici naturali, tessuti e articoli per la casa e poi piante, fiori e prodotti per rinnovare il giardino o il terrazzo.

Inoltre, per permettere ad ognuno di trascorrere una divertente e serena giornata all’aperto con tutta la famiglia è allestito un bar-ristorante che propone menu, piatti freddi e caldi, panini e molto altro. Sono presenti inoltre zone pic-nic nel parco, mentre nel paese di Pralormo è possibile degustare e acquistare i prodotti delle cascine dei dintorni.

Inoltre la Proloco propone vari menu a base di specialità del territorio.

Per gli amici a quattro zampe, ciotole d’acqua fresca e un vero Dog Bar nel parco.

Per i bambini: percorsi nel parco e allestimenti dedicati.

Ogni anno inoltre, Messer Tulipano ospita e dà visibilità a realtà impegnate nell’affrontare problematiche sociali e l’importante attuale tematica della sostenibilità ambientale. Tra queste, Specchio dei Tempi.

VISITE DEL CASTELLO

In occasione di MESSER TULIPANO inaugura anche la nuova stagione di aperture al pubblico dell’interno del castello che propone due itinerari: uno dedicato alla vita quotidiana in un’antica dimora tra cantine, cucine, camere da pranzo e saloni d’onore e uno al Trenino del Conte, uno stupefacente impianto d’epoca in miniatura, che occupa tre sale, su cui viaggiano treni in scala 0 tra paesaggi dipinti sulle pareti, gallerie scavate nei muri e un interessante scalo merci. Gli attuali proprietari, la famiglia Beraudo di Pralormo, abitano fin dal 1600 il Castello con un impegno costante di tutela, restauro e conservazione.

…Vedremo insieme le segrete del Castello, fucina dei riti quotidiani dedicati al funzionamento della grande dimora, il fuoco, l’acqua, la luce, il cibo, le stanze instrise di tradizioni e di storia di personaggi illustri; il salotto dedicato alle riunioni familiari ai giochi infantili e agli svaghi femminili; il maestoso salone evocativo di musica, danze e momenti conviviali…vissuti per più di 300 anni dalla nostra famiglia che conserva con passione e dedizione questa casa anche per accoglierVi…

(www.castellodipralormo.com/le-visite-del-castello/)

OSPITALITA’

Si segnala inoltre la possibilità di pernottamento nelle Rural Suites “Le case della Giardiniera”, camere e appartamenti adiacenti al muro di cinta del Castello arredati con attrezzi di un tempo e arredi semplici ma evocativi della vita quotidiana delle persone che in passato lavoravano per il Castello e abitavano in questi appartamenti, come il Cocchiere, l’Erborista, il Boscaiolo, l’Ortolano e la Giardiniera.

Apertura: tutto l’anno

Informazioni e prenotazioni: Tel. 011 884870 – 8140981 – info@lecasedellagiardiniera.it – www.lecasedellagiardiniera.it

INFORMAZIONI UTILI

MESSER TULIPANO

Apertura: tutti i giorni dal 29 marzo al 1 maggio 2025

Orario: lunedì/venerdì 10-18, sabato/domenica/festivi 10-19

Ingresso: € 12,00 intero / € 10,00 speciale ridotto nei giorni feriali / € 9,00 gruppi prenotati e convenzioni / € 5,00 bambini

da 4 a 12 anni / gratuito fino a 4 anni

CASTELLO DI PRALORMO

Apertura: Per visitatori singoli tutti i giorni dal 29 aprile al 1 maggio 2025. E a seguire, tutte le domeniche dal 4

maggio al 26 ottobre 2025 (chiuso agosto);

Per gruppi oltre le 15 persone (su prenotazione) tutti i giorni dal 30 marzo al 27 ottobre 2024 (escluso agosto).

Orario: 10-18 (sabato/domenica/festivi durante Messer Tulipano 10-19)

Ingresso: Itinerario “Vita quotidiana in un’antica dimora”:

Dal 29 marzo al 1 maggio€ 8,00 ridotto per tutti in occasione della manifestazione/ € 7,00 gruppi prenotati

nei giorni feriali / € 5,00 bambini da 4 a 12 anni / gratuito fino a 4 anni

Dal 4 maggio al 26 ottobre: € 9,00 intero/ € 8,00 gruppi prenotati e convenzioni / € 5,00 bambini da 4 a 12

anni / gratuito fino a 4 anni

Itinerario “Il Trenino del Conte”:

Dal 29 marzo al 26 ottobre€ 12,00 intero / € 10,00 gruppi prenotati e convenzioni / € 8,00 bambini da 4 a

12 anni / gratuito fino a 4 anni

Visita abbinata Castello + “Il Trenino del Conte”:

Dal 29 marzo al 26 ottobre€ 15,00 intero / € 12,00 gruppi prenotati e convenzioni / € 10,00 bambini da 4 a

12 anni / gratuito fino a 4 anni

Informazioni sulle modalità di prenotazione: Tel. 011 884870 – 8140981 – info@castellodipralormo.com –

www.castellodipralormo.com

OSPITALITA’ CASE DELLA GIARDINIERA

Apertura: tutto l’anno

Informazioni e prenotazioni: Tel. 011 884870 – 8140981 – info@lecasedellagiardiniera.it – www.lecasedellagiardiniera.it

“Parla con me”: settore pet, tendenze e innovazioni

Giovedì 6 marzo, dalle 18:00 alle 19:00, torna Parla con Me ® con una puntata interamente dedicata alle tendenze e alle innovazioni nel settore del pet food e dell’accoglienza per animali. Un settore in crescita che richiede sempre più attenzione e consapevolezza da parte di aziende e strutture ricettive.

Tra gli ospiti della puntata:

Paola Di Giambattista, Food & Hospitality Specialist, Chef Nutraceutico
Adriano De Sanctis, Consulente e formatore per l’eccellenza nella Dog Hospitality
Lola, Mystery Guest esperta in strutture dog friendly

Per la prima volta in trasmissione interverrà un cane, Lola, con tanto di job title, a sottolineare quanto oggi il tema della vera accoglienza pet-friendly sia centrale nel mondo dell’ospitalità e della ristorazione.

Ma quante strutture si definiscono davvero accoglienti per gli animali? Quante conoscono realmente le esigenze dei pet e dei loro proprietari? E quanto il settore del pet food sta innovando in termini di qualità e sostenibilità?

Queste e altre domande saranno al centro della puntata, con il contributo di esperti che porteranno visioni concrete e spunti di riflessione su un trend in continua evoluzione.

Una conversazione imperdibile per chi si occupa di accoglienza, ristorazione e benessere animale. Vi aspettiamo in diretta sui canali social.

La puntata sarà trasmessa in diretta sui seguenti canali:

LinkedIn Top Voice di Simona Riccio
Facebook di Simona Riccio
Canale YouTube di ParlaConMe® urly.it/3144rz

Per riascoltare tutte le edizioni precedenti potete visitare il sito www.parlaconmeofficial.it

“Di erbe e di fiori. Erbari d’autore” al Castello di Miradolo

Nel progetto di rinnovamento e manutenzione straordinaria del parco del castello di Miradolo si inserisce la mostra “Di erbe e di fiori. Erbari d’autore. Da Besler a Penone. Da De Pisis a Cage”

 

Martedì 4 marzo, alle 14.30, al castello di Miradolo si compirà un salto indietro nel tempo, con un invito ad una singolare festa in maschera della contessa Sofia. Giochi e indizi condurranno a svelare la sua identità. Si trascorrerà un pomeriggio divertente e colorato in famiglia, immersi nello storico parco di Miradolo. Le attività sono per i bambini dai 4 anni agli 11 anni, in collaborazione con la cooperativa Arnica.

Prenotazione obbligatoria allo 0121502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

 

Il 2025 sarà l’anno che il castello di Miradolo dedicherà al racconto del suo parco storico. La Fondazione Cosso presenterà il progetto di rinnovamento e manutenzione straordinaria del Parco del castello di Miradolo, finanziato grazie ai fondi PNRR del bando del Ministero della Cultura. Un’altra importante tappa nel percorso iniziato nel 2008 dalla fondazione per valorizzare questo patrimonio e restituirlo alla comunità con grande impegno di risorse.

In questo contesto si inserisce la mostra dal titolo “Di erbe e di fiori. Erbario d’autore. Da Besler a Penone, da De Pisis a Cage”, che esplora il legame tra gli erbari storici e l’arte contemporanea.

Gli erbari di Alloni, Besler, Lupo, Rostan, Sbarbaro e i Sella dialogano con oltre 30 opere di artisti come Penone, De Pisis e Cage, offrendo una riflessione sulla catalogazione della natura e il suo valore artistico e simbolico.

La mostra, curata dalla Fondazione Cosso e da Roberto Galimberti con la consulenza iconografica di Enrica Melossi, sarà visitabile al castello di Miradolo dal 22 marzo al 22 giugno prossimi.

Anche a parco chiuso la natura segue il suo corso e regala sorprese inaspettate; oltre ai bucaneve, che annunciano l’arrivo della primavera con il loro tappeto bianco tra i prati e sotto gli alberi, alcune camelie hanno iniziato a fiorire in anticipo, aggiungendo tocchi di colore al paesaggio ancora invernale.

Queste fioriture testimoniano la vitalità e l’unicità del parco del castello di Miradolo che si prepara lentamente alla primavera, in attesa della riapertura di fine marzo.

Nel cuore del castello un’opera di restauro ha restituito nuova vita all’antica stalla. Il rifacimento e la messa in sicurezza della struttura sono stati realizzati seguendo le tecniche costruttive tradizionali, nel pieno rispetto dell’autenticità e dell’identità del luogo. La nuova volta, costruita seguendo metodologie costruttive di un tempo, è stata modellata con legname recuperato nel parco del castello, attraverso un’opera di valorizzazione che non solo ha garantito la coerenza stilistica con l’originale, ma ha reso il restauro un esempio di sostenibilità e valorizzazione delle risorse locali. Grazie a questo intervento il primo piano dei rustici del Castello, fino ad oggi inutilizzabile, tornerà accessibile e sicuro, consentendo un riuso funzionale degli spazi.

Mara Martellotta

Libera nel vento, il Cammino in sella all’amata Calypso

Intervista all’autore Dino Marchese

 

Libera nel vento. A cavallo verso Santiago di Compostela. Un viaggio come un romanzo”.  Europa Edizioni- euro 14,90

 

 

Cosa c’è di più immenso che scrivere un libro per onorare la memoria e custodire il ricordo della compagna che ci ha lasciati dopo 30 anni di vita insieme?

E’ quello che ha fatto Dino Marchese nel tenerissimo e nostalgico romanzo “Libera nel vento” in cui ripercorre il Cammino verso Santiago di Compostela in sella all’amata purosangue araba Calypso. La compagna di cui parla è proprio lei, splendida e sensibile cavalla che oggi non c’è più, ma che il libro rende immortale.

156 pagine di pure emozioni che fanno innamorare anche noi perdutamente di Calypso. Quando Dino Marchese ne parla si percepisce che la sua morte, nel 2022, è tutt’ora un dolore che gli scalpella l’anima.

Il suo Cammino di Compostela risale al 2004 ed il libro gli è sgorgato d’impulso. E’ stato il suo modo di elaborare e metabolizzare il lutto. Non ci sarebbe riuscito se non attraverso la scrittura.

Perché ha fatto il Cammino di Compostela?

La mia motivazione è stata soprattutto spirituale e laica; ma durante il cammino ne ho scoperte molte altre. All’epoca facevo lunghe gare di endurance, resistenza con il cavallo, ero bravo e volevo mettere alla prova me e Calypso.

 

In generale perché lo si intraprende e il suo significato?

E’ cambiato nel tempo, ma l’origine era religiosa. Nel Medio Evo le grandi destinazioni erano 3: Gerusalemme, Roma e Santiago di Compostela.

Leggenda vuole che lì sia sepolto San Giacomo il Maggiore. All’epoca la Spagna era stata conquistata dai Mori, salvo quella limitata area nel nord della Galizia, che rappresentava la cristianità. Oggi ognuno compie il pellegrinaggio a modo suo, per ragioni che possono essere infinite e non necessariamente legate alla fede.

 

Il libro ha più piani di lettura: romanzo, diario di viaggio, ricerca spirituale, il legame con Calypso. Ce n’è uno che prevale sugli altri?

Io ne indicherei due: il viaggio e il suo significato, e sicuramente Calypso che è stata una presenza molto importante nella mia vita. Quando l’ho comprata da Andrea Bocelli era una splendida puledra di 3 anni, non ancora domata. In realtà è stata lei a scegliermi ed io me ne sono innamorato subito. L’ho svezzata e cresciuta; ci amavamo e capivamo al volo. Anche se avevo avuto altri cavalli, lei era la prima totalmente mia.

 

Ha scritto: “Dopo tanti anni tra noi c’è una relazione di complicità. E’ così simile a me che sono arrivato a credere che faccia i miei stessi sogni. Sognare gli stessi sogni….non c’è descrizione più completa dell’amore”. La profondità del vostro rapporto?

Quando arrivavo nella stalla, anche se non stavo portando cibo, lei mi veniva incontro perché voleva stare con me. Mi spingeva con la testa sul petto, sulla spalla, a volte riuscivo a dirigerla senza tenerla per le redini; mi fermavo e lei pure. Poi mi guardava con quegli occhi dolci, come chiedendomi «Allora che facciamo? Ci muoviamo o no!!».

Aveva il piacere della galoppata insieme. Cavalcare con lei sulle rive dell’arcipelago toscano mi dava un senso di libertà che a mia volta riversavo su di lei.

 

A che età e come è morta?

La durata media della vita di un cavallo è intorno ai 25 anni, ma lei era una purosangue araba; razza più longeva perché ha una struttura adatta alla resistenza ed un rapporto ottimale tra peso e cuore, pompano più sangue. Calypso è vissuta più di 30 anni, è morta di infarto nella stalla. Una delle poche volte che ho pianto in vita mia. A segnare la sua sepoltura, sotto un cumulo di terra, c’è una targa di metallo con la frase che mi è venuta subito in mente. “Libera nel vento, per sempre nel mio cuore”. Il titolo del libro.

Ora ha un altro cavallo?

No, perché lei è insostituibile. Quando ami così intensamente un altro essere e lui scompare apre una voragine che non si colma più. Il Cammino fatto con Calypso resta unico ed irripetibile.

 

Dal viaggio si torna stanchi, ma più ricchi di …..?

Esperienza. Il viaggio è una necessità che non finisce mai. Pavese diceva che è la cosa più crudele che esista perché dipendi dagli altri, sei costretto a chiedere informazioni, obbligato fisicamente ad aprirti ad altri esseri umani.

 

Farlo a piedi o a cavallo sono due modalità molto diverse tra loro. Ha scritto: “Hai la responsabilità di un altro essere, a cui non hai chiesto se vuole vivere la tua stessa avventura. Devi essere preparato ad affrontare ogni sua difficoltà, la tua responsabilità è doppia”.

Non è neanche come farlo in bicicletta, perché il cavallo è un altro essere vivente; può perdere un ferro, stancarsi, avere fame, molte volte devi aiutarlo. In alcuni momenti difficili sono sceso da Calypso per non pesarle troppo sulla schiena. Non sempre le tappe in cui fermarsi sono attrezzate per alloggiare anche il cavallo. Alcuni alberghi in realtà sono più che altro dei rifugi, con il minimo di assistenza e cibo. D’estate è più facile, perché può bastare un recinto all’aperto.

 

E’ possibile sapere prima i posti giusti anche per il cavallo?

Si se come me ti affidi a una guida. La mia era Pepe che lo faceva di mestiere e organizzava tutto. Lui mi dava le indicazioni per cui chiamavo la sera prima e prenotavo.

Ha scritto: “Il cammino non ti cambia, ma cambia il tuo modo di vedere le cose”. Cosa intende?

Il cambiamento vero e profondo è quello di te stesso: la prospettiva con cui guardi la vita, l’atteggiamento nell’affrontare quello che accade, i problemi e le difficoltà che ti si parano davanti. Per me è stato così, ma non è detto che lo sia per tutti.

 

Ci sono stati momenti particolarmente difficili che hanno rinsaldato ancora di più l’unione con Calypso?

Per esempio quando siamo cascati in un fosso ed era una situazione molto pericolosa; un cavallo pesa 5-7 quintali, può schiacciarti e ucciderti. E se è lui a spezzarsi una zampa ha finito di vivere.

Calypso si è alzata solo quando ho tolto la gamba da sotto il suo corpo. Ha capito che c’era un pericolo e poteva fare male. I cavalli, gli arabi in particolare, sono animali molto intelligenti, soprattutto dotati di una sensibilità superiore; quando la rivolgono all’uomo si crea un’alchimia meravigliosa ed incomparabile.

 

Emozioni più forti o ricorrenti che ha provato durante il Cammino?

Le più intense sono state due.

L’arrivo a Santiago, fuoco artificiale di emozioni. Eravamo nell’anno del Giubileo e la festività di San Giacomo cadeva di domenica. Occasione di festa in cui la cattedrale esplode e le enormi code di gente ti catturano l’anima. Sono arrivato a cavallo sul sagrato della chiesa, passando tra due ali di folla gigantesca.

L’altro è il passaggio da O’Cebreiro, il picco più alto del cammino. Un villaggio di origine preistorica a 1300 metri di altitudine; lì entri nella Galizia che è un mondo celtico, pieno di mistero ed emozioni, diverso dal resto della Spagna.

 

Il cammino è un percorso solitario, ma anche di grande comunione con chi incrocia la stessa traiettoria. Il suo profondo senso di fratellanza verso gli altri pellegrini è un sentimento condiviso?

 

Sicuramente è una mia percezione, ma molto diffusa perché c’è una grande apertura e voglia di conoscere le motivazioni altrui; ognuna è una scoperta, una storia unica che si condivide.

C’è una bellissima frase di Padre Bianchi, fondatore della comunità monastica di Bose, che suggerisce di partire con un bagaglio leggero; si sarà meno affaticati, ma soprattutto si avrà più spazio per accogliere i doni offerti dagli altri viaggiatori. Durante il cammino la gente si apre più facilmente, forse anche perché dopo non ci si rivedrà più.

 

I pellegrini sono dotati di un tasso di bontà e generosità superiore alla media oppure è il cammino che li migliora?

Credo la seconda. Più buoni non lo so, sicuramente più empatici. C’è anche un’altra dimensione del tempo; quando viaggi è flessibile, conta come lo vivi e recuperi un tuo ritmo. Determinante è l’incontro con altre persone.

 

Il libro è ricco di aneddoti. L’episodio che più porta nel cuore?

L’asino che ci insegue e raggiunge anche attraverso intelligenti scorciatoie; io lo umanizzo pensando che sentisse la solitudine. Credo inseguisse più che altro Calypso, l’animale più vicino a lui. Di fatto una situazione potenzialmente pericolosa. Lui era libero e imprevedibile. Se si scalciavano ed io finivo a terra erano guai. Poi hanno stabilito una gerarchia e tutto è filato liscio.

 

Che rapporto si crea con la natura durante il cammino?

Molto forte perché con lei devi confrontarti. La natura è benigna e matrigna; sempre e comunque più forte di te… e si fa sentire, tu sei un fuscello di inferiorità. Io ho intrapreso il viaggio ad agosto, ma è realizzabile tutto l’anno. In inverno presenta difficoltà particolari; basti immaginare il passaggio dei Pirenei con neve e freddo. Io sono arrivato a Santiago bagnato fradicio come un pulcino, battezzato dalla natura.

Stati d’animo e riflessioni che hanno costellato il suo viaggio?

Probabilmente cercavo il modo di fare pace con me stesso. Sicuramente ho scoperto di avere risorse che neanche sospettavo.

 

Il Cammino comporta anche dosi di sofferenza e fatica, come quando lei è stato male per il troppo cavalcare. Cosa l’ha spinta a non arrendersi?

 

Ero abituato ai viaggi a cavallo di 2 o 3 giorni e in gruppo; ben diverso è farlo per 13 e da solo. Cambia il confine tra spirituale e fisico e bisogna fare i conti col corpo. Per esempio, chi va a piedi si ritrova pieno di vesciche ed è importante che qualcuno gliele buchi. Io ho tenuto duro perché Santiago è un magnete che attira; hai fatto 30 e non fai 31, ti fermi? Anche se stanco, c’è qualcosa che comunque ti incita a continuare …

 

Ci sono regole non scritte, ma da rispettare?

Aiutare gli altri in difficoltà. L’imperativo è la solidarietà; se vedi un pellegrino a terra, ti devi fermare e dargli tutta l’assistenza possibile.

 

Perché ha deciso di proseguire ancora fino a Finisterre?

Perché in realtà è quello il “chilometro zero”, segnato da un cippo. Come molti, anche io inizialmente avevo pensato di fermarmi a Santiago. Solo dopo ho voluto andare oltre, affascinato dall’idea di raggiungere la fine della terra. Per Santiago ci sono più percorsi; per Finisterre solo uno. Ed è’ lì, dove c’è il mare, che si prende la conchiglia, simbolo del cammino.

Oggi a Santiago ottieni l’attestato in latino che certifica il tuo viaggio. Ma in passato molti lo facevano per conto di altri; per esempio, per ottenere indulgenze a favore di persone malate. La prova che avevano compiuto il cammino era ritornare con la conchiglia. Si chiamano conchiglie di San Giacomo, e sono le Coquille Saint Jacques che mangiamo.

Ha scritto: “l’importante è trovare l’armonia tra mente, corpo e spirito”. Lei lo ha fatto?

Credo di sì, ma non è detto che tutti ci riescano. Quel viaggio aiuta molto.

 

Che senso ha per lei la vita

Che la vivi.

 

Cosa è più importante?

L’amore, e non intendo solo quello tra uomo e donna; riuscire sempre a darlo e a riceverlo. Non essere aridi come un campo brullo, ma una natura rigogliosa.

Ha scoperto come gestire al meglio i dolori e gli sbarramenti della vita?

Non ci sono segreti, ti inventi soluzioni volta per volta. Difficoltà varie, da quelle professionali agli abbandoni, non si possono prevedere e neanche sapere prima come le sentirai. Ognuno le elabora a modo suo, io lo faccio attraverso la scrittura,

 

Cosa si augura per il futuro?

Riuscire a vivere pienamente momenti, affetti e amori.

LAURA GORIA