LA SCRITTRICE OSPITE AL CIRCOLO DEI LETTORI

Chiacchiere sull'amore con Valeria Parrella

L’appuntamento per l’intervista è nella hall dell’albergo ed è subito coup de foudre. Usciamo a fumare, poi mi offre un tè davanti al camino e via con una lunga chiacchierata sull’amore. Il suo modo di essere è abbagliante: sorride e ride spesso, emana simpatia e semplicità, intanto i suoi occhi, bellissimi e intensi, mandano lampi di intelligenza e profondità di pensiero

parrella

E’ grazie al Circolo dei Lettori di Torino che la scrittrice napoletana Valeria Parrella è planata nel capoluogo subalpino, per salire sul palco del festival organizzato (dal circolo) per San Valentino.

L’appuntamento per l’intervista è nella hall dell’albergo ed è subito coup de foudre. Usciamo a fumare, poi mi offre un tè davanti al camino e via con una lunga chiacchierata sull’amore. Il suo modo di essere è abbagliante: sorride e ride spesso, emana simpatia e semplicità, intanto i suoi occhi, bellissimi e intensi, mandano lampi di intelligenza e profondità di pensiero.

Per lei «L’amore muove il sole e le altre stelle. E’ un dilatatore dell’Io: perché quando ci innamoriamo, finalmente non siamo più chiusi in noi stessi, l’Io perde i suoi confini e ci si unisce con qualcosa di più grande». E sa bene di cosa sta parlando questa scrittrice di 42 anni, 2 matrimoni (quello attuale con il regista teatrale Davide Iodice) e un figlio. Dall’esordio nel 2003, l’amore (e le sue molteplici forme) l’ha raccontato in libri di successo e testi teatrali; e il suo romanzo “Lo spazio bianco” ha ispirato il film diretto da Francesca Comencini, protagonista Margherita Buy.

Parafrasando un tuo libro, quanta importanza si dà oggi all’amore?

«Ultimamente, specie in Europa si fa un gioco sporco: si tende a sminuirlo, mentre a livello personale è una cosa che ci onora e la si racconta in giro. L’amore inteso in un orizzonte più ampio. Per esempio, mia sorella che lavora per “Medici senza frontiere” non ha un uomo fisso, ma sicuramente è innamorata dell’umanità».

Oggi è più difficile amare?

«Non lo è mai e non è una questione di tempi, ma di come si è predisposti. Se si nasce aperti e curiosi si è pronti ad amare in qualunque momento».

La protagonista di “Lo spazio bianco” dice di essere troppo vecchia per le pene d’amore. C’è un timer?

«Con gli anni si diventa sempre meno dipendenti dall’amore. Più delusioni hai avuto e più sai che ce la farai, certo soffri, ma sai anche che puoi sopravvivere. Poi il primo amore è quello per se stessi e se si ha un’esistenza soddisfacente si para qualunque colpo».

Istruzioni per l’uso di questo sentimento?

«E’ una fregatura e il manuale non te lo danno, inoltre è specie/specifico e persona /specifico. Un po’ ci si roda con l’esperienza, ma dipende anche dall’altro. Il vero problema dell’amore e soprattutto di una relazione di coppia è che tu puoi arrivare solo fino ad un certo punto nel controllo e nella conoscenza; poi comincia il partner e la verità è che di lui non saprai mai nulla veramente».

L’amore si può anche imparare?

«Si va per prove ed errori, è sempre un esperimento cartesiano: al 5° sbaglio diventi un po’ più bravo. Ma il sentimento è così avvolgente che quando lo provi ti dimentichi tutto quello che hai imparato. In tal senso è auto rigenerante e in maniera sempre diversa».

Matrimonio o convivenza?

«Ho percorso entrambe le strade, comunque sono per il matrimonio: perché va benissimo sperimentare la convivenza, ma quando ti sposi sul tavolo da gioco metti una fiche più alta».

Oggi – tra famiglie allargate, coppie gay e discussione sulla stepchild adoption- la famiglia qual è?

«Io sono d’accordo con tutte le forme possibili e immaginabili di legame, anche gay e con figli, sono favorevole pure all’utero in affitto. I figli non sono mai cresciuti solo dai genitori: ci sono nonni, zii, tate, insegnanti e tante altre figure. E’ una bugia che ci sia solo la coppia uomo-donna. Poi puoi avere una famiglia tradizionale e a 16 anni andare già dallo psicologo; mentre magari hai 2 meravigliose zie, che sono come una coppia gay, che ti faranno crescere in maniera meravigliosa».

Hai detto che proibire i matrimoni gay è da Medioevo, perché?

«Perché è così bella l’idea di amarsi e proiettare questo amore su un piccolo essere da crescere. Poi vogliamo parlare della famiglia tradizionale? Non è mica perfetta: spesso ci sono genitori che litigano o si picchiano e che dire di genitori distanti, ognuno con i suoi amanti, mentre i figli crescono con la bambinaia?»

L’amore può essere per sempre?

«Sarei portata a dirti di no, ma ho l’esempio dei miei suoceri. 82 anni lei, 88 lui e sono ancora innamorati, teneramente gelosi l’uno dell’altra. Si sono sposati per amore, giovanissimi, lei rapita dalla bellezza di lui e viceversa. E sono ancora bellissimi. Forse non hanno neanche avuto il tempo di farsi venire dei dubbi».

In “Ma quale amore” citi l’inerzia che si impara dalle nonne per non sfasciare i matrimoni “…3 cose sono importanti: che la donna abbia la tavola apparecchiata, le veste pronta e la parola mancante”. Funzionerebbe ancora?

«E’ una formula maschilista che nessuno reggerebbe più, l’anticamera delle aggressioni e del femminicidio. Con l’emancipazione femminile si è guadagnato moltissimo ed è indiscutibile che sia meglio litigare e lasciarsi piuttosto che fare buon viso a cattivo gioco sperando di tenersi il marito».

Ma c’è un segreto per far durare più a lungo un legame?

«Una buona formula sarebbe notificare i cambiamenti in atto: in un matrimonio o lunga convivenza si cambia e se non lo manifesti vai in crisi, meglio discuterne».

In “Troppa importanza all’amore” hai scritto: “Un marito è una scelta fideistica e i guai cominciano se ti accorgi che Dio non esiste”. Usi l’ironia, ma il vero problema qual è?

«Nelle relazioni lunghe si deve sempre inventare qualcosa, ci deve essere una molla stimolante. Io   devo sentirmi un po’ preda e cacciatore: scappo io, scappi tu e poi ci si ritrova a casa. Ma conosco coppie che invece funzionano proprio perché entrambi sanno tutto l’uno dell’altro e si fidano al 100%».

La fedeltà esiste ancora o come ha detto una tua amica “…i fidanzati non si cambiano, piuttosto si aggiungono”?

«Le donne possono anche avere interiorizzato un concetto che era appannaggio solo maschile. La fedeltà è bellissima se è naturale, non se diventa imposizione. Paura e sensi di colpa sono campanelli d’allarme: se di fronte a un tentativo di seduzione provi disagio e senso di colpa, allora non sei pronta a quella liaison extraconiugale».

In un’intervista hai detto di essere stata molto libertina e che ti è piaciuto conoscere tanto della sessualità e dell’amore. Sesso ed amore si possono scindere?

«Si può fare magnifico sesso senza essere innamorati; ma non ci si può innamorare senza aver prima fatto sesso e aver capito come il partner vive la sessualità».

Consigli per quando un amore sta finendo?

«Quasi mai è bilaterale: finisce perché uno dei due si stufa. Se sei quello che vuole lasciare, devi accorciare le distanze. La formula me la suggerì ai tempi dell’università un’amica che studiava psicologia, l’ho utilizzata solo una volta ma è stata utilissima. “Se non l’ami più, vai e diglielo perché è l’unico modo di lasciarlo libero; magari così ti sembra di ucciderlo, invece è solo così che può ripartire”».

E per chi viene lasciato?

«Soffri moltissimo, però ricominci e il taglio netto è l’ideale in entrambi i casi».

Sei ospite del Circolo   dei lettori, i tuoi libri preferiti sull’argomento?

«Di Gustave Flaubert ”Madame Bovary”, Dino Buzzati “Un amore” e di Alice Munro la raccolta di storie “Amica della mia giovinezza”

 

Laura Goria