KRUMIRI ADDIO?

Il Buondì non è servito a salvare l'ex Bistefani

La Bauli chiude a Villanova ma propone di riassorbire tutti i dipendenti. Ma l’idea del trasferimento a Verona porta a scelte non facili per i lavoratori

Bistefani

I Buondì, unico tra i marchi e le produzioni passate nel 2013 di proprietà dalla Bistefani alla Bauli non sono stati sufficienti a salvare lo stabilimento di Villanova Monferrato. Stefano Zancan, amministratore delegato della società di Castel d’Azzano (Verona) dall’inizio dell’anno, lunedì non ha avuto mezzi termini nell’incontro con i sindacati in cui ha annunciato la chiusura, spiegando che i costi fissi di produzione dell’impianto monferrino sono altissimi e che l’acquisizione della struttura da parte del precedente managment dalla famiglia Viale, era stata un errore. “All’epoca c’erano state dichiarazioni di impegno nel potenziare la fabbrica – dice Marco Malpassi di Flai Cgil – ma non si è mai visto un piano industriale. Zancan ha rilevato che gli altri marchi acquisiti sono marginali (Girella, Yo Yo, e i Krumiri Bistefani), mentre il Buondì, nonostante un calo di produzione da 160mila quintali a circa 80mila è un qualcosa in cui credere, di qui la proposta di riassorbire tutti i 114 dipendenti dello stabilimento di Villanova Monferrato”. E sin qui va bene, ma il rovescio della medaglia è che chi accetterà dovrà trasferirsi a Verona dove saranno spostate le produzioni. Si tratta di una scelta certamente non facile e che in questo momento divide trasversalmente i lavoratori, soprattutto quelli più avanti negli anni, con famiglia e magari un mutuo da pagare che vedrebbero completamente stravolta la loro vita. Proprio per questa motivo non sono state al momento messe in campo iniziative particolari, anche in attesa di quello che sarà l’esito dell’incontro che si terrà tra la proprietà e le organizzazioni sindacali il 31 marzo prossimo all’Unione industriale ad Alessandria. “E’ un altro duro colpo all’economia del Casalese – dice Valerio Scarrone, direttore del Consorzio Servizi Unione Artigiani di Casale – che avrà sicuramente dei riflessi sulle nostre imprese che tradizionalmente costituiscono indotto, in settori come la manutenzione o i trasporti, andando ad impoverire il territorio”. Non mancano le reazioni da tutto il mondo politico. Da Roma, sul proprio sito, il deputato Fabio Lavagno spiega di aver interrogato il Governo per chiedere l’apertura di un tavolo nazionale di confronto per tutelare la continuità occupazionale dei dipendenti e, raggiunto telefonicamente aggiunge che “per quanto difficile sarebbe importante che qualche imprenditore potesse prendere in mano il destino produttivo del sito di Villanova, pertanto ho voluto portare all’attenzione della Regione questa grave crisi”. Proprio a Torino il consiglio regionale si è occupato dei lavoratori ex Bistefani. “Dobbiamo impegnarci tutti – ha detto il consigliere Domenico Ravetti – in una riflessione su ragionie possibili opportunità per superare questo momento”. Prossimamente il consiglio dedicherà un’intera seduta alle questioni alessandrine legate all’occupazione. Federico Riboldi (che ha presentato un’interrogazione in Provincia) ed il consigliere Emanuele Capra, da un lato, chiedono ai sindaci di Casale e Villanova Monferrato di intervenire, dall’altro propongono “alla proprietà di ispirarsi a Natuzzi, che, a offerto 12mila euro per operaio ad altre aziende che si impegnassero a riassumerlo con un contratto fisso oltre ad un indennizzo al dipendente”.

Massimo Iaretti