Lunedì, per l’ennesima volta dall’inizio della legislatura, il Capogruppo di SEL Marco Grimaldi ha visitato il Centro di Identificazione ed Espulsione di corso Brunelleschi, accompagnato dalla consigliera comunale Eleonora Artesio e dall’Onorevole Giorgio Airaudo.
Dalla relazione del Garante Regionale dei Detenuti si poteva già apprendere che al 18 marzo il centro era pieno, con 62 detenuti, poiché in seguito a incendi e danneggiamenti molte delle aree sono rimaste inagibili e i 180 posti di capienza si sono ridotti a 62. Oggi i trattenuti sono quarantaquattro, con quaranta persone tra gli operatori del soggetto gestore, forze di polizia ed esercito che regolarmente turnano per garantire il funzionamento della struttura. Come il gruppo SEL e molti soggetti suggeriscono da tempo, le identificazioni degli ex carcerati potrebbero avvenire per lo più in carcere, evitando un inutile prolungamento della pena. Oggi la maggior parte dei presenti è rinchiusa in base agli Art. 13, 14 o 15 del Testo Unico sull’immigrazione (Dlgs 286/98), per reati amministrativi, per lo più per assenza di documenti. Il 20% dei detenuti viene generalmente rilasciato, mentre l’80% rimpatriato; i tempi medi di permanenza sono di 15/20 giorni, tuttavia oggi erano presenti diversi casi di richiedenti asilo e permesso umanitario per i quali i tempi si dilatano anche di alcuni mesi.
Il problema di riempire con attività il tempo dell’attesa è in parte insolubile. Ma soprattutto, perdere la libertà perché privi di documenti (in particolare permessi umanitari) e attendere febbrilmente di conoscere il proprio destino, con la probabilità alta di dover tornare in un Paese da cui si è fuggiti o addirittura, a volte, in cui non si è mai stati, venire separati della propria famiglia, dopo aver magari vissuto esperienze fortemente traumatiche: questo è inconcepibile.
Secondo i rappresentanti della delegazione, “non si tratta di migliorare le condizioni di vivibilità del centro. Si tratta di chiuderlo. I CIE sono fra i più grandi fallimenti della nostra recente storia. Un’orrenda vicenda italiana dentro una catastrofe europea e mondiale”. Non a caso la Regione, a gennaio dello scorso anno, ha chiesto l’immediata chiusura di corso Brunelleschi e la cancellazione della legge Bossi-Fini. Precedentemente il Comune si era espresso per il superamento della struttura.
“Ci allarmano le voci secondo cui si intende nuovamente rendere operative tutte le zone del Centro” – dichiara Grimaldi. – “Abbiamo assistito in questi anni a rivolte e disagi; sebbene si siano spesi più di 20milioni di euro, questo spazio ha dimostrato tutte le sue lacune in termini umanitari e di sicurezza. Nonostante ciò, invece di cessare l’attività, è rimasto l’unico CIE di tutto il Nord Italia. Per questo chiediamo alla Sindaca e al Presidente della Regione, che hanno votato in prima persona gli atti da noi proposti in Comune e in Regione, di tornare con noi in visita in corso Brunelleschi e ribadire ufficialmente al Governo che quegli atti vanno presi sul serio. Chiudiamo questo capitolo, il tempo è scaduto”.