Siamo all’alba di una nuova era nel basket: l’NBA sbarca, intesa come modello, anche in Italia
Una squadra che ha sede in un certo luogo ma che non ha seguito può essere trasferita in un altro. Così, ad esempio, è successo con i Lakers che da Minneapolis si spostarono a Los Angeles, che ovviamente non potrebbe essere definita una città lacustre (Lakers = Lacustri)… Così accade a Torino dove una squadra con sede a Cagliari si sposta nella nostra città.
La “Folla” gradirebbe il ritorno del marchio storico, se così vogliamo definirlo, ma in realtà è una società nuova che predilige la nostra città in quanto sicuramente più appetibile di altre per visibilità, bacino di tifosi potenziali e molteplici altri fattori. Il nome è superficie, la realtà che giocherà a Torino sarà la sostanza.
Almeno per il prossimo anno saremo la succursale di Sassari in serie A2 e poi si vedrà. Non è ancora spenta, purtroppo, la forte delusione per come è andata con la squadra denominata Auxilium e marchiata FIAT dell’ultimo anno, con tutte le sue vicissitudini e incredibili epiloghi. Ormai nelle mani degli organi di giustizia competenti le sorti della società e dei suoi responsabili, a noi restava solo il vuoto.
Dalla Sardegna arriva la luce della speranza di continuare a vedere di nuovo il basket di buon livello sotto la Mole. Certo che dopo Dyson, Washington, Dallas Moore, Sasha Vujacich, Deejay White, Eyenga, Mancinelli al top della forma, Diante Garrett, Trevor Mbakwe e altri ancora…sarà dura tornare indietro.
Però, a volte, si deve ritornare nell’oscurità per risorgere a nuova e più elevata vita. E la speranza è proprio questa. Sarà un ritorno alle origini con il Palaruffini che sarà nuovamente sede di emozioni forti. Sarà un anno nuovo in cui tutti si prenderanno i meriti e nessuno le colpe. Ma sarà anche un anno importante per designare e disegnare un nuovo schema nel basket cittadino.
L’anno vissuto, con la squadra precedente, di 9 vinte e 33 perse, a qualcuno non è piaciuto…diciamo così, e speriamo di non riviverlo più. Dare la colpa solo ad una o due persone è riduttivo, ma di sicuro il collettivo che ha condotto a questo disastro di risultati sportivi e di immagine non è sinonimo di qualità. MA, e con questo chiudo questa parte, dell’altr’anno non ne parleremo più.
Ora il presente è il futuro. I nostalgici vorrebbero nomi e colori noti per affezionarsi di più, come se questo fosse una garanzia. Ma in realtà, saranno i risultati a far affezionare il pubblico. E Torino, una città che ripudia facilmente un allenatore di calcio di una squadra che vince cinque scudetti e molteplici trofei in cinque anni, non è proprio una città semplice. Ma è una città che si affeziona facilmente a realtà positive. E questa nuova realtà che si denominerà anche con il nome del nuovo sponsor REALE MUTUA ASSICURAZIONI, sembra partire con il piede giusto, con un presidente attivo sul piano delle relazioni pubbliche, con il ritorno di una persona di rango superiore come Niccolai, e con un tessuto organico che spero all’altezza delle due persone che lo rappresentano.
Abbiamo vissuto in pochissimi anni, passando dalle stalle alle stelle e quindi al buio del baratro, emozioni fortissime e contrastanti. Ora, tutti noi tifosi di Torino (qualsiasi sia il nome…) del Basket, attendiamo di veder giocare. Siamo saliti in serie A con il nome di PMS, abbiamo vinto una coppa Italia con il nome di AUxilium e con lo stesso siamo falliti. Ora sembra che saremo Dinamo o Academy, ma anche se ci chiamassimo i nuovi canguri o le cavallette impazzite noi … saremo sempre lì sui gradoni a sostenere chi ci darà la possibilità di vedere un pallone di color simil arancione muoversi su un parquet, e poi infilarsi in un anello dotato di retìna.
Il pubblico ha voglia di basket, se chi arriva si curerà della qualità del gioco e dei comportamenti virtuosi, facendo tabula rasa di tutto ciò che ha permesso il crollo dei sogni dei tifosi dell’altr’anno, a tutti i tifosi importerà solo sostenere un gruppo di ragazzi che con una maglia rappresentano i loro sogni.
Questa è ancora la città in cui vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta. E Torino, vuole vincere. I tifosi vogliono vincere. Se nello sport non vuoi vincere, che sport è? E allora chiuderò con il vero motto di De Coubertin, che alcune culture politiche hanno volutamente troncato per dare un tono tutto “particolare” all’attività motoria, che non è mai stato solo “…l’importante è partecipare”, ma come da me riportato nel mio libro sulla storia dello sport, Pierre Fredy, barone De Coubertin, scrisse (non disse!): “Nella vita, come nello sport, l’importante non è vincere, ma partecipare per poter vincere!”.
E noi, noi tifosi di Torino del basket, chiediamo solo questo: lottare per vincere. Il basket è bello se giocato bene, e noi speriamo di vederlo fare. Auguri Torino.
Paolo Michieletto




























Si è conclusa una stagione, si è conclusa e alcuni rimpianti è ovvio che ci siano, visto anche l’indegno spettacolo dei playoff attuali, dove si vede poca roba divertente e tanti “errori” arbitrali sempre molto discutibili, e dove si gioca a porte chiuse una partita senza senso…
Kazan! Un solo tifoso un solo sostenitore ma un momento bello e divertente di una passione unica verso una squadra. Un’immagine con il sorriso! Il giro di corsa della squadra nel palazzetto con la Coppa Italia in mano prima della partita con Capo d’Orlando. L’espressione di Washington dopo una schiacciata al volo clamorosa contro Pistoia e la volontà perenne sul suo volto durante le
partite (e della pettinatura, che dire?). Valerio Mazzola, forse il più elegante ed educato giocatore di basket in Italia che quest’anno riceve il premio fair play per quel che ha fatto soccorrendo un avversario in partita e tutte le azioni che fanno di lui un giocatore vincente e importante per l’annata di Torino. Lo sguardo di intesa più bello dell’anno tra Diante Garrett e Paolo Galbiati nella finale con Brescia per non perdere la calma e ripartire con la forza giusta per vincere la
finale. Aver tenuto a 59 punti Milano nella partita in casa contro di loro. Il primo tempo contro lo Zenit San Pietroburgo in trasferta. Lo sguardo di Davide Parente sempre in campo con la mente per aiutare i compagni anche quando non giocava. David Okeke che con la sua sfortuna aveva comunque giocato momenti decisivi in questa annata e che da bordo campo non ha mai smesso di stare con i suoi compagni. I canestri da tre punti forzatissimi di Sasha Vujacich che resteranno nella mente per quel che poteva essere con maggiore continuità.
Poeta contro Brescia in finale e la sua intervista indimenticabile subito dopo in tv. Mbakwe, le sue schiacciate e la sua stoppata contro il Levallois a Parigi a cancellare un tiro importante nel finale e, soprattutto, il suo splendido sorriso. Le triple di Jones e la sua qualità da ricordarsi perché quando è\era in serata non sbaglia nulla. E anche se un po’ finita in maniera non gradevole
l’avventura con lui, però il tiro in controtempo contro Cremona da tre di Vander Blue resta un’icona, così come la sua difesa su Moss sull’ultimo tiro. Così come i tre tiri “ostinati” di Bongou Colo’ in finale che ci hanno permesso di ripartire e vincere. La partita contro il Bayern Monaco di Antonio Iannuzzi che ha fatto sperare nella ritrovata “garra” del nostro lungo….
sport. E’ vero, molte emozioni sono per la vittoria in Coppa Italia, perché negarlo. Ma non sono solo in quella sede. Sono anche nel fatto che nonostante tutto ciò che è successo, all’ultima partita, con la finale di Coppa Italia di calcio in contemporanea, la gente, quella vera che poteva esserci c’era ed ha ringraziato tutti. Perché a criticare e a distruggere sono capaci in tanti. A comprendere che si può fare meglio sono “abbastanza”, ad apprezzare ciò che è stato fatto per poter “piangere” ed esultare tutti insieme sono molto pochi. Ma per quei pochi, che non mollano mai, dirigenti, atleti e tifoseria al completo, vada il nostro grazie per un anno che non ci sarebbe stato senza ognuno di voi, o forse, senza ognuno di noi.

consecutivi sempre di Bongou Colo’ in finale coppa Italia sono da vittoria della volontà sulla ragione, Valerio Mazzola che lotta per la vittoria in coppa a Firenze, segna bombe a raffica come mercoledì e che comunque trova il tempo di sollevare Gudaitis da cavaliere antico contro Milano, le vittorie su Milano e sul Bayern di quest’anno, il tiro da tre dall’angolo di Vander Blue contro Cremona in controtempo, Trevor Mbakwe che con la schiena a pezzi vola a schiacciare a canestro e prova pure a pedalare pur di entrare in campo, il canestro al volo di Patterson allo scadere del secondo tempo su passaggio baseball tutto campo di Washington contro Varese, i passaggi sulla schiena degli avversari di Garrett che poi conclude a canestro, il giro del campo con la Coppa Italia prima della partita con Capo D’Orlando, la classe e l’educazione sportiva di Jones che entra e tira dentro 7 bombe come se avesse sempre giocato e tutto il Palaruffini in piedi ieri sera a festeggiare con la squadra e con allenatore e tutto lo staff, ma sono solo alcuni dei momenti e tutti non è possibile metterli, almeno in questo articolo… : e questa è una stagione deludente? Allora, se questo è vero, prepariamo pure l’ex Palaisozaki alias Palalpitour: altroché il Palavela, se Torino “da delusione” crea queste emozioni, se vincerà cosa potra’ succedere?
tricolore. Dimenticare non è patrimonio delle persone sensibili. E proprio su questa parte mercoledì c’è stata una celebrazione di una persona che io non ho avuto la possibilità di conoscere, ma visto che molto di quello che sei stato vale da quello che lasci, da quello che ho ricevuto e sentito credo che Claudio, deve essere stato una persona vera, sincera, leale e sensibile. Smuovere il cuore di tutti non è facile. E aver la forza di farlo davanti a tutti vuol dire averla ricevuta da chi non c’è più fisicamente ma che vive nelle persone che lo hanno amato e lo ameranno per sempre. Peppe Poeta, prima della partita, ha letto una poesia, anzi direi più un’espressione di amore profondo che la moglie Tina gli ha dedicato. Mi è stata inviata e la trascrivo così com’è: “L’infinito del verbo AMARE è RESTARE, è esserci nonostante tutto. Amare è anche RESTARE sotto la Croce di chi AMI, bevendo fino in fondo, in certi precisi momenti, l’amaro calice dell’impotenza. Il Dolore più grande è NON poter far nulla davanti alla Sofferenza di chi AMI. Ma l’AMORE VERO è anche e soprattutto restare lì nonostante la nostra impotenza. Si ama soprattutto quando si RESTA anche nelle situazioni in cui NON converrebbe più restare”.
suo perché Claudio era vita. Grazie davvero di tutto amico mio: forse ha davvero ragione Tina la sua splendida metà. Lei è stata l’altra metà del suo cielo, erano uno il prolungamento dell’altro e…sì: permettemi, direi come dice TINA, L’INFINITO DI AMARE E’ RESTARE E CLAUDIO E’ QUI con noi. Ti voglio bene. Tuo Manuelino”.