IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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La cena in bianco a Torino quest’anno è quasi certo che non si faccia. Torino e’ la città dove e’ nata per iniziativa di Antonella Bentivoglio d’Afflitto che è riuscita a conciliare le esigenze dello svago e dell’amicizia con le regole del vivere civile: cena in bianco in piazza San Carlo per decine di migliaia di persone, nessun incidente e piazza pulita subito dopo l’evento . Cosa rara, rarissima in Italia ed anche a Torino. Quando venne organizzata in una realtà ancora più difficile come i giardini della reggia di Venaria, accadde la stessa cosa. Sicuramente dietro la cena in bianco c’è una robusta organizzazione fatta di volontari. La promotrice chiese quest ‘anno piazza Castello, piazza San Giovanni e piazzetta Reale prima dei fatti di piazza San Carlo, dove , per un evento assai meno impegnativo come la proiezione di una partita , accadde il disastro. Il Comune, invocando la circolare Gabrielli, ha negato l’uso del suolo pubblico e non si è reso disponibile per un incontro volto ad approfondire il discorso. La reazione può anche essere comprensibile perché la figura del sindaco Appendino e’ uscita gravemente ammaccata . Per altri versi, in linea di massima, anche in passato ,la Sindaca ha cercato sempre di non esporsi quando c’era da assumersi delle responsabilità . L’allontanamento di Patrizia Asproni dalla Fondazione Musei e ‘ emblematica.
Ne discendono alcune riflessioni :
Il Comune di Torino e’ ancora oggi alla prese con la vicenda di Piazza San Carlo , pur essendo riuscito a gestire in piazza Vittorio la festa di San Giovanni, pur con un calo molto forte di partecipazione ,in modo accettabile . La circolare Gabrielli emanata con grande ritardo rivela che solo con l’arrivo di Minniti al ministero degli Interni si sta cambiando registro non solo con gli immigrati .Almeno dopo la strage di Nizza di un anno fa il ministero avrebbe dovuto provvedere a richiamare la normativa vigente ed eventualmente a rafforzarla, senza lasciare ai sindaci una discrezionalità che si rivelava assai pericolosa, come ha dimostrato la vicenda torinese. Viene in mente il rogo del cinema Statuto del 1982 che è servita ,con un costo altissimo di vittime, a rendere sicuri i locali di pubblico incontro solo dopo quella tragedia. Prima nessuno pensava seriamente alla sicurezza. L ‘estate sta passando con eventi ridotti o comunque preparati con più cura ,anche se emergono qua e là improvvisazioni in tutta Italia che il pericolo, attualmente silente ,del terrorismo non dovrebbe consentire. La non concessione delle tre piazze per la cena in bianco può avere sicuramente delle ragioni. Soprattutto piazza San Giovanni e la stessa piazzetta Reale non hanno adeguate vie di fuga. La stessa piazza Castello non appare così sicura. Basterebbe chiarire queste ragioni e verificare delle alternative percorribili , ammesso che ci siano . La cena in bianco e’ un evento che e’ stato ripreso in tante città e cittadine italiane, resta un orgoglio di Torino, ma non si può rischiare un evento pericoloso .Qualsiasi incidente sarebbe mortale per il futuro dell’iniziativa . Essa deve essere fatta secondo le regole richiamate nella circolare Gabrielli. In questa occasione diventa difficile dissentire dalle decisioni assunte del Comune di Torino. I tempi sono cambiati e non è possibile derogare alle esigenze della sicurezza neppure per manifestazioni più importanti della cena in bianco ,verso cui non si può non avere simpatia, non foss’altro perche’ nasce da esigenze genuine che nulla hanno a che fare con la politica. Oggi la sicurezza deve prevalere su ogni altra valutazione. Sono tempi di ferro e di fuoco che non consentono eccezioni.
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