

Tipica del periodo autunnale, la zucca e’ l’ingrediente principe di questo morbido e delizioso dolce.
Una preparazione facile e veloce adatta alla prossima festa di Halloween.
Ingredienti
400gr. di zucca cotta a vapore
2 uova intere
120gr. di zucchero
100gr. di mandorle tritate a farina
50ml. di olio di semi di girasole
50gr. di maizena
Scorza di un limone
Cannella in polvere
Frullare nel mixer la polpa della zucca. In una terrina mescolare la polpa con le uova, lo zucchero e l’olio. Aggiungere poi le mandorle ridotte a farina, la maizena, la scorza grattugiata del limone ed una spolverata di cannella. Versare l’impasto in uno stampo (22cm.di diametro) foderato con carta forno e cuocere in forno a 170 gradi per circa un’ora.
Decorare a piacere con zucchero a velo.
Paperita Patty
Di Augusto Grandi
Ma la clientela abituale del Vintage, a Torino in piazza Solferino, se ne frega ampiamente del riconoscimento assegnato dalla guida rossa. Si sceglie il Vintage per Umberto Chiodi Latini. O meglio, per la cucina del suo ristorante perché lui, Umberto, ha il carettere non proprio facile della montagna lombarda. Però ci si può convivere decentemente, a patto che anche il cliente abbia il medesimo carattere…
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Vintage, ristorante stellato torinese scelto per la qualità e non per la stella
Lo zabaione è una preparazione che vanta parecchi secoli di storia. Tuttavia, come accade per molte ricette il cui ricordo si perde nei secoli e sulla sua origine sono sorte molte leggende. La tradizione affermata sostiene che la ricetta sia stata introdotta nel XVI secolo a Torino: chiamata inizialmente crema di San Baylon, sarebbe divenuta in seguito semplicemente Sambayon per ricordare il francescano san Pasquale Baylòn, santo protettore di cuochi e pasticceri. Lo zabaione – noto anche come zabajone o zabaglione – è una crema dolce e spumosa a base di uova (tuorlo), zucchero e vino liquoroso. Diede origine, in Italia, a noti liquori come il Vove lo Zabov, entrambi marchi registrati. La ricetta è oggi diffusa in molti luoghi, legandosi ai diversi vini liquorosi tradizionali (Porto, Marsala, Moscato) ma solo dal 2015 è rientrato tra i prodotti agroalimentari tradizionali piemontesi.
Per queste feste ( ma non solo) il famoso maestro gelatiere Alberto Marchetti, ha dato vita a una nuova linea di sei nuove diverse referenze di creme spalmabili o, ancora meglio, da gustare a “cucchiaio” a partire dalla ricetta classica dello zabaione, i vasetti ” zabà” , già noti ai torinesi ma rinnovati nell’aggiunta di alcuni liquori tradizionali torinesi e piemontesi.
Ideale da accompagnare ai dolci tipici delle festività natalizie, lo zabà si rivela utile e pronto all’uso: si può, infatti, scaldare al microonde o a bagnomaria così da berlo direttamente nel bicchiere. Oppure, a temperatura ambiente, è perfetto per arricchire creme o panna montata; o, ancora, è possibile congelarlo così da trasformarlo in un vero e proprio gelato. Proprio a proposito di gelato, abbiamo intervistato Alberto Marchetti per farci raccontare qualche segreto in più sui motivi dei successo di queste dolci chicche :
In che modo lo zabaione può raccontare Torino?
Lo zabaione è una delle ricette più tipiche della cucina piemontese, una crema dolce a base di tuorli d’uovo, zucchero e marsala da accompagnare con ogni genere di biscotto e, perchè no, con il gelato, da versare su una fetta di pandoro o arricchire con la panna. Molte leggende sullo zabaione fanno risalire l’origine della sua creazione a Torino. Da qui, e dalla mia passione per le cose semplici e genuine, è nato Zabà, la dolcissima linea tutta dedicata allo zabaione.
Qual è stata l’idea, per un gelatiere – marketer come te , ad aver pensato a un prodotto come Zabà?
Esattamente come per il mio gelato, anche per Zabà utilizzo pochi ingredienti ma selezionati con cura. Le uova sono fresche di galline felici allevate a terra dell’azienda Fantolino. Lo zucchero è italiano al 100% di Italia Zuccheri e la ricetta è quella tramandata dai pasticceri langaroli, quella con il Marsala, e la tradizione è quella torinese, quella a cui sono molto legato. Nel pensare a questa ” galuperie” , ho ragionato su un concetto a me molto caro: la bontà è disarmante. Per questo, il progetto Zabà nasce tra le colline dell’Eremo, a Pecetto Torinese, insieme a un gruppo di ragazzi diversamente abili, unitamente a una rete d’impresa costruita con i partner di filiera. Zabà sostiene l’Arsenale dell’Armonia, progetto fondato da Ernesto Olivero che dà forma e sostegno al sogno di pace e accoglienza, integrazione e armonia.
Per questa nuova edizione di Zabà, quali sono le novità per le quali un prodotto dolciario tradizionale si abbina perfettamente agli usi locali, invece, da bere?
Zabà è assolutamente versatile: ottimo caldo, per accompagnare biscotti e torte, ma buono anche da bere. Basta togliere il tappo e scaldarlo a bagnomaria o nel microonde. Oltre al mio Zabà classico, ho lavorato con alcuni colleghi per creare altre golosissime versioni:
– ZABA’ CON BEERMOUTH BALADIN: la zabaione reinterpretato attraverso la birra. Il Beermouth nasce dall’unione di una birra di grande personalità e struttura – barley wine WYAUYU di Baladin – e una miscela di tredici spezie ed erbe aromatiche. Un prodotto inedito che si ispira alla tradizione piemontese del Vermouth, nato dall’utilizzo di estrazione idroalcoliche e botaniche ma che sostituisce il vino con la birra. Frutto della visione di geniali imprenditori quali Teo Musso e il bartender di fama europea Dennis Zoppi
– ZABA’ PER MAGO RABIN – BIANCO CHINATO DEL MAGO : qui si parte sempre da una precisa idea di buono. Alla semplicità della tradizione si aggiunge un tocco di magia, il bianco chinato del Mago, vermouth d’eccellenza torinese che porta la firma di chef Marcello Trentini. Esalta la ricetta originale di Zabà con note di arancio amaro e cedro candito, noce moscata e cannella per uno zabaione dalla personalità sorprendente.
-ZABA’ PER GLI AIRONI – NERO SAKE’ ITALIANO : quando lo zabaione incontra il riso nero, diventa Zabà nero: un prodotto che guarda all’oriente ma che parla piemontese. Protagonista il primo sakè nero italiano, prodotto dall’azienda risicola vercellese ” Gli Aironi” . Le note dolci delle erbe botaniche tipiche del vermouth torinese, alle quali il sakè nero si ispira, si mescolano al gusto classico dello zabaione, dando vita a un prodotto del tutto particolare , soprattutto nel colore.
CHIARA VANNINI
Protagonisti i vini rifermentati naturali in bottiglia dell’omonima associazione emiliana di vignaioli, i quali saranno abbinati alle ricette tradizionali emiliane e italiane sabato 10 e domenica 11 a pranzo e all’alta cucina dello chef Marco Sforza lunedì 12 a cena, con il format 7piattix7bottiglie, quando prenderanno la scena anche i prodotti di Società Agricola Terrevive. di Gianluca Bergianti, titolare dell’azienda e Presidente di Emilia Sur lì. “Ho voluto ospitare i vignaioli dell’associazione perché, come me, hanno l’obiettivo di portare avanti una cultura legata a un territorio, che è il mio stesso di origine” ha dichiarato Chicca Vancini. “Abbiamo conosciuto Chicca in azienda e ci siamo entrambi piaciuti da subito” ha detto Gianluca Bergianti. “Da lì è nato un rapporto professionale, che possiamo consolidare in questa tre giorni a cui siamo onorati di partecipare. Abbiamo accettato l’invito perché entrambi intendiamo comunicare la tradizione della zona vitivinicola emiliana sui rifermentati naturali in bottiglia”.
I PRANZI DI SABATO 10 E DOMENICA 11 DICEMBRE
Sabato 10 e domenica 11 dicembre a pranzo, dalle 13 alle 15, da Ailimē arriveranno sei produttori di Emilia Sur lì, provenienti dalle province di Piacenza, Reggio Emilia e Modena. In entrambi i giorni saranno protagoniste le ricette della tradizione emiliana e tricolore, cucinate dal cuoco Massimiliano Moccia. Sabato, con un menu composto da Passatelli in brodo, Tagliatelle con friggione, Coniglio alla cacciatora e Calzagat di farina di castagne, fagioli e pancetta, saranno in degustazione i bianchi Trebbiano di Modena, Trebbiano di Spagna e i rossi Salamino di Santacroce e Gutturnio delle giovani aziende neo associate La Poiesa, Podere Beghetto e Franchina e Giarone.
Domenica, insieme a Tortellini in brodo/alla crema di Parmigiano, Cotoletta alla bolognese e ai confermati Calzagat, sarà possibile assaggiare i vini prodotti da tre realtà che fanno parte di Emilia Sur lì già da tempo – Quarticello Roberto Maestri, Ferretti Vini e Marco Cordani – e che in degustazione porteranno etichette realizzate con diverse varietà di Lambrusco – Salamino di Santa Croce e Maestri – con il bianco Spergola e il rosso Fortana.
LA CENA DI LUNEDÌ 12 DICEMBRE:
7PIATTIX7BOTTIGLIE CON SFORZA E BERGIANTI
Lunedì 12, da Ailimē, andrà in scena il format 7Piattix7Bottiglie, una cena in cui, ai piatti dello chef ospite Marco Sforza, Chicca Vancini abbinerà le vecchie annate modenesi di Società Agricola Terrevive, conservate dall’apertura dell’azienda del 2008 a oggi. La realtà, nata per volere di Gianluca e della moglie Simona – rispettivamente laureati in Viticoltura ed Enologia e in Agronomia – conta oggi 16 ettari e lavora a ciclo chiuso, producendo dal 2016, secondo i principi dell’agricoltura biodinamica, rifermentati naturali in bottiglia. I vitigni protagonisti sono le uve lambrusche, che sul terreno sabbioso-limoso riescono ad esprimersi al meglio, per regalare dei vini espressione della complessità agricola e di un sistema vivente che ne potenzia l’espressività e la profondità. Alcuni dei vitigni che saranno in degustazione alla cena sono il prestigioso rosso Lambrusco di Sorbara e i bianchi Trebbiano di Modena e di Spagna.
A curare i piatti portati in tavola ci sarà, come detto, lo chef Marco Sforza, che può vantare grandi trascorsi nel curriculum e un passaporto che lo ha portato a girare in lungo e in largo tutto il mondo. “La mia è una cucina di prodotto. Rispetto la stagionalità e il produttore, che ha impiegato molto tempo per la realizzazione di un prodotto. Quando devo preparare una cena, cerco di contestualizzare il menu in base al posto in cui mi trovo. Essendo Ailimē un punto di incontro tra le culture giapponese ed emiliana, il menu del 12 dicembre racconterà un po’ del Giappone, paese in cui ho lavorato e a cui sono ancora legato, e un po’ di Emilia e di Italia più in generale”.
Il percorso sarà introdotto da Kakiage veg, un tempura di ortaggi tagliati finemente, che rappresenta un benvenuto nipponico, in cui lo chef mette in mostra la sua attenzione non nuova alle verdure, tramandata dai nonni contadini. Scampo/mela verde/yuzu e Baccalà/cime/kimchi sono piatti che esaltano frutta e verdura di stagione, l’oriente e le materie prime ittiche. Zucca Hokkaido/Parmigiano 50 è un omaggio all’Emilia, per la presenza di una fonduta di Parmigiano Reggiano 50 mesi, e alla sua tradizione della pasta ripiena, qui raffigurata in un tortello. La conclusione della cena è affidata al secondo Agnello/sedano rapa/vaniglia, in cui la spalla stufata e spolpata, viene servita con crema di sedano rapa, olio alla vaniglia Bourbon e vaniglia di Madagascar, e al dessert Chocolate chuao/nocciola/sarrapia, nato dall’ultimo viaggio in Venezuela dello chef, nel quale ha assistito alla coltivazione di uno dei migliori cacao al mondo, che ha abbinato alla fava di tonka (sarrapia) e al sapore sabaudo della nocciola.
La possibilità di unire alla degustazione del cioccolato o, all’ora dell’aperitivo, di un tagliere composto da salumi e formaggi, anche i vini, provenienti da cantine selezionate del territorio piemontese, o di birre, per le quali la scelta si é soffermata su un’azienda di Vaie , in val di Susa, il birrificio artigianale Soralamà, che realizza i suoi prodotti con pura acqua di montagna, è sicuramente una novità nel panorama dei locali ad esclusiva vendita di cioccolato; segno di una profonda attenzione della proprietà nei confronti della clientela e alle loro esigenze nel poter concedersi una pausa durante la giornata e, nel contempo, coccolarsi acquistando del buon cioccolato, confezionato in un packaging curato e degno ” testimonial” di alcuni simboli dell’industria torinese che hanno riconoscibile la città nel tempo.
La Pizza Circolare nasce all’interno del progetto europeo FUSILLI che, fino al 2024, mira a promuovere la transizione del sistema alimentare di 12 città europee attraverso Living Lab innovativi. A Torino grazie a FUSILLI si sperimentano innovazioni e azioni concrete all’interno del Turin Food Innovation Living Lab, un ecosistema di innovazione aperta condivisa e partecipata implementato principalmente nell’area di Mirafiori, che coinvolge gli abitanti e un’ampia gamma di portatori di interesse nello sviluppare e attuare politiche alimentari locali che soddisfino le quattro priorità FOOD 2030:
FUSILLI è l’acronimo di Fostering the Urban food System Transformation through Innovative Living Labs Implementation e a Torino è realizzato dalla Città di Torino e dalla Fondazione della Comunità di Mirafiori in collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, l’Università di Torino, Orti Generali come terze parti e il coinvolgimento, in varie azioni, di stakeholder sul territorio di Mirafiori come, in questo caso, la Cooperativa Sociale Mirafiori che gestisce la Locanda nel Parco.
La Città di Torino, da tempo attenta a promuovere una transizione del sistema alimentare cittadino attraverso l’adozione di soluzioni maggiormente sostenibili da un punto di vista sociale, economico e ambientale, con la partecipazione al progetto FUSILLI ha rafforzato il proprio impegno in questa direzione definendo una strategia olistica, sinergica ed integrata.
Parallelamente, l’implementazione del Turin Food Innovation Living Lab a Mirafiori ha offerto l’opportunità di creare uno spazio di sperimentazione condiviso volto a definire soluzioni co-progettate attraverso il coinvolgimento di un’ampia gamma di attori che agiscono nelle diverse dimensioni della filiera alimentare: produzione e trasformazione, distribuzione e logistica, consumo, gestione e riduzione dello spreco alimentare, nonché “governance”.
Il Living Lab implementato con il progetto FUSILLI insisterà su alcune tematiche di interesse strategico: promozione del modello di economia circolare, attività di educazione e sensibilizzazione sul rapporto cibo/salute, gestione dello spreco alimentare, recupero e redistribuzione delle eccedenze alimentari anche a fini solidaristici, tutela della biodiversità e promozione del cibo locale, rafforzamento dell’identità di quartiere e della capacità di resilienza degli abitanti. Benché caratterizzato come un banco di prova sperimentale a scala di quartiere (Mirafiori), il Turin Food Living Lab mira a replicare le soluzioni di successo in altre aree cittadine.
«La Pizza Circolare è un importante tassello della più ampia strategia alla quale la Città di Torino sta lavorando con impegno da tempo, volta ad accompagnare la transizione del sistema alimentare cittadino verso soluzioni in linea con le priorità Food 2030 dell’Unione Europea» sottolinea l’Assessora della Città di Torino alla Transizione ecologica e digitale, Chiara Foglietta «Non a caso la città ha inserito il tema dell’economia circolare come uno dei quattro pilastri su cui lavorerà il nuovo Gruppo Interdipartimentale, nato anche grazie agli spunti e alle sinergie con il progetto europeo FUSILLI, che ha l’obiettivo di realizzare politiche condivise e univoche in ambito alimentare».
Fondazione della Comunità di Mirafiori onlus da oltre 10 anni si occupa di coinvolgere gli abitanti in attività e in eventi di divulgazione legati ai temi della rigenerazione urbana e sociale, anche attraverso il cibo come occasione di socialità e di sostenibilità ambientale. Da 4 anni con Mirafood (la comunità urbana Slow Food per la valorizzazione del territorio di Mirafiori), con il progetto Mirafiori Quartieri Solidali e oggi, grazie a FUSILLI, si possono consolidare le azioni di sistema sul recupero del cibo e sostegno alimentare, si avviano nuove sperimentazioni sul tema della circolarità del cibo e si sviluppano strategie condivise per la valorizzazione delle tipicità e artigianalità locali come MA.MI food – Made in Mirafiori, il paniere di prodotti tipici di Mirafiori.
La sinergia tra amministrazione, enti del Terzo Settore, mondo accademico e cittadini, anche in questo caso, rappresenta un’importante valore aggiunto al territorio.
«Con il progetto FUSILLI, la Fondazione della Comunità di Mirafiori ha la possibilità di incrementare ulteriormente le azioni di valorizzazione dell’identità del territorio attraverso la cultura del cibo, attivate da anni e promosse fin dal 2018 con Mirafood. La Pizza Circolare è un’ulteriore tappa nella costruzione del sostegno allo sviluppo economico locale e si inserisce nel neonato paniere di prodotti del quartiere, MA.MI food – Made in Mirafiori, rispettosi dei principi del “cibo buono pulito e giusto” e motore di un maggiore benessere delle persone e dell’ambiente.» Anna Rosaria Toma, Presidente di Fondazione della Comunità di Mirafiori onlus.
La Pizza Circolare è una proposta gastronomica progettata dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e il Pollenzo FoodLab, laboratorio di sperimentazione e formazione per l’innovazione in cucina, in collaborazione con la Locanda nel Parco, il ristorante sociale della Casa nel Parco.
L’innovativo concept si fa portavoce dei principi della Circular Economy for Food (CEFF) che l’Ateneo ha promosso negli anni con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo dell’economia circolare applicata al food system.
«La Circular Economy for Food è quel modo di pensare ed agire sistemico, che parte dal porre al centro di ogni processo decisionale la tutela e la rigenerazione del capitale naturale a cui è associato quello umano, culturale ed economico, rispettando i limiti planetari ed offrendo allo stesso tempo uno spazio equo alla società civile. Il primo passo è cercare di evitare di compromettere i rapporti con il migliore fornitore di materia prima che il genere umano conosca, ovvero la Natura, per poi ragionare sulla valorizzazione di ogni eccedenza, l’inclusione sociale, l’utilizzo intero degli ingredienti, il recupero del saper fare in cucina e così via» afferma il prof. Franco Fassio curatore dell’iniziativa insieme alla designer sistemica Alessandra Savina ed al gruppo di lavoro del Food Lab, composto da Carol Povigna, Nahuel Buracco e Matteo Bigi, gastronomi e formatori che con la loro esperienza e creatività sfornano quotidianamente nuovi paradigmi gastronomici in cucina.
Seguendo le 3C della CEFF (Capitale, Ciclicità e Coevoluzione), la pizza valorizza i suoi ingredienti nella loro interezza, evitando la generazione di sprechi, esaltando la biodiversità naturale e culturale tipica del territorio e coinvolgendo la comunità con un prodotto nutriente e salutare per l’umanità e il pianeta (One Health).
La prima ricetta di pizza rivisitata che viene proposta a Locanda nel Parco mette in discussione la famosa 4 Stagioni. I “classici” topping come mozzarella, pomodoro, carciofini, olive, funghetti, prosciutto cotto, nella nuova versione progettata da Pollenzo sono sostituiti da verdure di stagione, dal formaggio tipico piemontese Mortrett, o dal Seirass del Fen, una ricotta stagionata Presìdio Slow Food.
Con l’aggiunta di erbe aromatiche del kitchen garden nei cassoni a Spazio WOW, ex fabbrica del quartiere rigenerata con vocazione green, e l’impasto a lunga lievitazione cotto in un forno a risparmio energetico, realizzato con materiale refrattario, in grado di mantenere la temperatura e ridurre i consumi.
La ricetta, nella sua versione invernale, include come ingredienti vegetali il cavolo broccolo, zucca Butternut, cavolo viola e porro: verdure che sono espressione stagionale del territorio piemontese.
La proposta gastronomica è pensata per essere versatile e replicabile per ogni stagione e lì rientra in un ragionamento più ampio che l’Ateneo pollentino sta portando avanti, con l’ambizione di rivisitare alcuni grandi classici della cucina italiana, in chiave sostenibile e circolare. Non si tratta, infatti, di un mix unico nel suo genere, ma di un modus operandi applicato ad una pizza vegetariana, qualcosa che l’antropologo francese Claude Lévi-Strauss definirebbe come un’azione di “bricolage contadino” ovvero di quella capacità delle società tradizionali di operare sui saperi materiali e immateriali ricombinandoli creativamente, per valorizzarli al massimo ed evitare la generazione di sprechi.
“La Gastronoma” è il nome della nuova pizza, ideato dagli studenti della Laurea Magistrale in Food Innovation & Management di UNISG, coinvolti nei test sensoriali che hanno portato alla generazione della ricetta invernale. Una pizza che porta in tavola la biodiversità naturale e culturale tipica di ogni territorio, riducendo al minimo gli scarti derivanti dalla sua produzione in chiave di economia circolare.
«L’obiettivo del Food Lab, contribuendo alla creazione di nuovi prodotti come La Gastronoma, è quello di diffondere un nuovo modo di fare, che ha radici nel passato, ma che allo stesso tempo non vuole assumere un atteggiamento nostalgico, ma far propria la consapevolezza che in questo stato di crisi ecologica mondiale, è opportuno che la modernità e l’innovazione si siedano al tavolo della tradizione, specie quando quest’ultima diventa portavoce di valori attualizzabili in soluzioni per il futuro» afferma Carol Povigna, coordinatrice del Pollenzo Food Lab.
La Locanda nel Parco è il ristorante gestito dalla Cooperativa Sociale Mirafiori, realtà presente in quartiere dal 1988. Il locale, nella ristrutturazione del 2021, è stato pensato con una particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale, attraverso l’applicazione dei principi dell’economia circolare. È un luogo di opportunità sia lavorative per chi è disposto a rimettersi in gioco con i propri talenti nonostante le profonde difficoltà vissute, che formative per i giovani: è un hub permanente della scuola di formazione professionale Engim San Luca.
Oltre a essere spazio di aggregazione e socializzazione aperto a tutti senza distinzioni, con attenzione alle persone più fragili, si propone cibo di qualità, che rispetta la stagionalità dei prodotti e con una grande attenzione alla provenienza degli alimenti, prediligendo i prodotti locali. Il nostro vino è biologico certificato e offriamo birre di piccoli produttori piemontesi.
La Pizza Circolare rappresenterà il fiore all’occhiello della proposta di pizze di Locanda nel Parco, punto di riferimento per il territorio, orientato a un’alimentazione sana e sostenibile, sia per l’ambiente che, economicamente, per i clienti.
La Pizza Circolare è disponibile a Locanda nel Parco (via Modesto Panetti, 1 – Torino) dal 2 dicembre 2022 tutti i giorni dal martedì alla domenica.
Consigliata la prenotazione al 345 6878874.
Sabato 3 e domenica 4 dicembre; venerdì 2 preview per “Notte Rossa Barbera”
Dicono gli organizzatori di “Torino Wine Week”: “Il miglior modo di celebrare l’arrivo dell’inverno è gustarne il sapore e poterlo esaltare anche a tavola”. E come non condividerne il nobile concetto? Nasce di qui l’idea della grande due giorni, sabato 3 e domenica 4 dicembre, dedicata al Salone di “Naturalmente Vino” e, in accompagnamento, alla “Notte Rossa Barbera”, organizzata quale preview, venerdì 2 e sabato 3 dicembre prossimi. L’appuntamento per “Naturalmente Vino” è all’interno degli spazi di “Snodo” alle “OGR – Officine Grandi Riparazioni” di corso Castelfidardo 12, a Torino, che ospiteranno oltre 50 produttori, non solo piemontesi, protagonisti di generose degustazioni e masterclass. Al centro del Salone e suoi grandi protagonisti i “vini naturali”, quelli che raccontano, nei profumi e nei sapori, la “sinergia” fra contadino e vigne, in un legame inscindibile con tradizioni e passioni a noi arrivate attraverso lunghe faticose corse del tempo. “Naturalmente Vino” , dicono gli organizzatori, “intende valorizzare e promuovere il lavoro di questi ‘Vigneron’, volto a far conoscere le loro storie e le loro produzioni a partire dai loro ‘terroir’, nell’impegno di salvaguardare la natura. Questo primo Festival dedicato ai vini naturali è stato pensato e progettato proprio con l’intento di rendere Torino sempre più portavoce autorevole di questa filosofia”. All’interno del Salone saranno presenti anche i panettieri e i pasticceri premiati dalla “Guida Pane e Panettieri 2023” e “Guida Pasticceri e Pasticcerie 2023”, per raccontare uno dei legami culinari più antichi: quello tra il vino e il pane.
Su www.torinowineweek.it tutti gli aggiornamenti relativi alle modalità di somministrazione e costi.
Inoltre, venerdì 2 e sabato 3 dicembre per “Naturalmente Vino”, si terrà la preview di “Notte Rossa Barbera”, organizzata dall’Associazione culturale “F.E.A”: la sagra diffusa del buon vino e cucina a prezzi popolari, con menù ispirati alla tradizione piemontese della “merenda sinoira” che si gustava nelle tipiche “piole”, e che coinvolgerà 10 trattorie torinesi. Per scoprire i i locali coinvolti visitare www.sottoilcielodifred.it/notte-rossa-barbera/le-piole (Menù fisso a 18 euro: assaggi di 4 antipasti + primo, acqua e caffè ).
La proposta è dunque quella di un lungo “weekend immersivo” negli spazi di “Snodo- OGR” e diffuso per la città.
Anche in occasione di “Naturalmente Vino” sarà inoltre possibile per gli operatori del settore enogastronomico accreditarsi nelle giornate del 3 dicembre e del 4 dicembre, direttamente su www.torinowineweek.it (priorità d’iscrizione e disponibilità limitata, per entrambe le giornate).
L’evento è realizzato con il supporto di Camera di commercio di Torino e con il patrocinio della Città di Torino. Partner di Torino Wine Week sono la Città del Gusto Torino – Gambero Rosso, Fisar Torino, Torino DOC ed Enoteca Regionale dei Vini della Provincia di Torino. Per l’occasione si è inaugurata anche una nuova collaborazione con l’Associazione F.E.A. ETS nella realizzazione della “Notte Rossa Barbera”.
Orari della manifestazione: sabato 3 dicembre dalle 14 alle 21,30 e domenica 4 dicembre dalle 12 alle 20.
E’ il dolcetto tipico dell’autunno sabaudo. Consumato soprattutto in accompagnamento a un tè caldo, diventa una merenda gustosa e, se realizzato a regola d’arte, neanche troppo nauseante per il quantitativo di zucchero utile alla sua glassatura.
Parliamo dei marron glacè, una “ galuperie” che, secondo alcune fonti, risulterebbero essere stati importati dalla Francia al Piemonte da alcuni pasticceri di Lione; altre, riferirebbero che, già nella zona di Cuneo – ricca di castagne – nel periodo dei primi del 600, vennero inventati alla corte del Duca Carlo Emanuele I di Savoia. Un’altra narrazione scritta arriva sempre dal Piemonte, con il trattato “Confetturiere Piemontese” stampato a Torino nel 1790, in cui vengono descritti i diversi modi di “confettare i frutti”, castagne comprese. Non è un caso che in Francia vengano chiamati anche “marron de Turin”.
A chiunque si addebiti l’invenzione, noi dolcemente lo ringraziamo…
La ricetta per la sua realizzazione prevede dei passaggi precisi: si parte dalla selezione delle castagne, rigorosamente appartenenti alle valli del cuneese, caratterizzate da un guscio tendente al rosso, dalle striature chiare, liscio e omogeneo, dalla polpa morbida e compatta e da un gusto dolce e ben definito. Ciò che fa la differenza è la lavorazione artigianale, basata ancora su operazioni manuali: dal processo di novena, nove giorni durante i quali i frutti vengono fatti ammorbidire in acqua insieme alle loro bucce, in modo da conservarne gli aromi e i profumi, alla pelatura – metodo a vapore adatto a evitare che il marrone si rompa e mantenga le sue caratteristiche.
I marroni sono quindi pronti per essere poi immersi in vasche d’acqua calda e zucchero, in modo tale da perdere i liquidi e assorbire la parte zuccherina ed essere poi posizionati su griglie e ricoperti da una glassa di zucchero a velo. Dopo di che vengono fatti passare al forno per fissare la glassatura, concludendosi con il confezionamento in atmosfera modificata.
La pastry chef , Evi Polliotto, del gruppo Gerla 1927, ha realizzato una versione fantasiosa e gustosa del pasticcino glassato: nella storica pasticceria con sede nel cuore di Torino in Corso Vittorio Emanuele II 88 ( e altre sedi aperte da poco), si possono comunque trovare, come sempre, i celebri marron glacé artigianali preparati seguendo la ricetta tradizionale. Tutta la lunga lavorazione avviene nei locali del laboratorio in via Giotto 43 e ha inizio con un’attenta ricerca della materia prima: i marroni selezionati provengono unicamente dalla Valle di Susa e dalla Valle Pesio, e devono essere di media dimensione, per rimanere morbidi all’interno e croccanti all’esterno.
I marron glacé sono ottimi da gustare da soli ma ancora di più se impiegati in ricette della pasticceria come il caratteristico dolce Monte Bianco che, da Gerla 1927, si può trovare nell’originale versione Per Elisa. La creazione dell’Executive Pastry Chef consiste in un cake fatto con crema di marron glacé, marron glacé in pezzi, gelée di cassis (una varietà di ribes nero selvatico) profumato con del gin, guarnito con dei marron glacé in pezzi e una ganache montata con panna, cioccolato bianco e vaniglia, e per finire crema di marroni.
Abbiamo voluto condividere, coi nostri lettori, la ricetta- gentilmente concessa dalla stessa chef – che ha fatto letteralmente impazzire le nostre papille gustative.
CAKE AI MARRONI:
Ingredienti:
65g di burro
100g di latte
85g di farina
100g di crema di marron glacé
110g di tuorli
65g di uova intere
155g di albumi
75g di zucchero semolato
Procedimento:
Montare gli albumi con lo zucchero semolato.
Far girare parallelamente in planetaria con una foglia il burro a temperatura ambiente e lo
zucchero, aggiungere progressivamente il latte, le uova e i tuorli ed infine la crema di marroni.
Unire i due composti e versare in uno stampo inox di diametro di circa 18cm.
Cuocere per 20/25 minuti a 180 gradi.
MIRTILLI SALTATI IN PADELLA CON BURRO E ZUCCHERO DI
Procedimento:
Far sciogliere una noce di burro con dello zucchero fino a farlo fondere, poi versare i mirtilli in
padella e far saltare.
Versare sul cake ai marroni.
CREMA PASTICCERA
Ingredienti:
250g di latte
60g di tuorli
1/2 bacca di vaniglia
18g di zucchero semolato
Procedimento:
Unire lo zucchero ai tuorli.
Scaldare il latte con la bacca di vaniglia incisa, far arrivare a bollore e unire ai tuorli mixati con lo
zucchero.
Cuocere fino a quando la crema iniziata ad addensare. Togliere dal fuoco, mixare per lisciare la
texture e mettere da parte a raffreddare.
CHANTILLY ALLA VANIGLIA
Ingredienti:
500g di panna
25g di zucchero a velo
Più 100g di crema pasticcera
Procedimento:
Montare la panna con lo zucchero a velo, e quando inizia a “scrivere” unire la crema e finire di
montare.
Versare sopra il cake con i mirtilli precedentemente congelati.
Unire dei marron glacé a pezzi dentro la chantilly e mettere in frigo.
Una volta fredda, con l’aiuto di una sac à poche finire la torta con la crema di marron.
Chiara Vannini
IL SECONDO APPUNTAMENTO CON “SENSUM”:
MUSICA E VINO ALL’ENOTECA REGIONALE DELL’ALBUGNANO
Sabato 26 novembre a partire dalle 17, la quindicesima Enoteca Regionale del Piemonte ospita un nuovo appuntamento per gustare alcuni dei vini simbolo del territorio a “suon di musica”, romanticamente affacciati sul “Balcone del Monferrato”
Dopo il successo dello scorso ottobre, all’Enoteca Regionale dell’Albugnano (Via Roma 9 ad Albugnano in provincia di Asti) torna Sensum, una degustazione guidata a ritmo di musica.
L’appuntamento è per Sabato 26 novembre, a partire dalle 17.
Durante la serata sarà possibile assaporare cinque diverse etichette dei vini del territorio, bianchi e spumanti locali, il Freisa, l’Albugnano e la Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, accompagnati da altrettanti brani musicali proposti dal Trio Quodlibet, un giovane ma già affermato gruppo torinese, con la partecipazione della flautista piemontese Rebecca Viora.
Attraverso le note di Vivaldi e Dvořák, Beethoven e Mozart, un viaggio multisensoriale per stimolare tutti i sensi, dal gusto alla vista, dall’olfatto all’udito, affacciati sul Balcone del Monferrato per godersi un panorama unico.
Il costo per partecipare a “SENSUM” è di 20 euro.
A seguire, chi fosse interessato potrà gustarsi un aperitivo a base di prodotti tipici locali e vini del territorio al costo aggiuntivo di 12 euro.
La prenotazione è obbligatoria contattando il numero 333.6269361 o scrivendo
all’indirizzo
Dopo questo secondo appuntamento con SENSUM, l’Enoteca Regionale dell’Albugnano tornerà protagonista il 3 dicembre con l’inaugurazione della mostra dell’artista Mario Saini dal titolo “dipinti non solo dipinti”, che sarà esposta fino al 30 dicembre, creando un intrigante connubio tra vino e arte.
Queste iniziative rientrano nel progetto dell’Enoteca Regionale dell’Albugnano, volto a promuovere le numerose tipicità enogastronomiche di un territorio ricco di tesori, compreso tra la Collina Torinese e il Nord Astigiano, e a creare interessanti collaborazioni all’insegna dell’arte e della cultura. Inaugurata lo scorso maggio, l’Enoteca non è solo un punto di riferimento enogastronomico ma è anche un punto di partenza informativo e turistico per andare ad esplorare i tesori artistici e culturali del “romanico”, a cominciare dalla vicina magnifica Abbazia di Vezzolano.
Enoteca Regionale dell’Albugnano
Via Roma, 9 – 14022 Albugnano (AT)