Il territorio della Città Metropolitana è ricco di scorci affascinanti:
colline, borghi , corsi d’acqua, antichi manieri. Ecco una serie di suggestioni negli scatti di Loredana Frisoli
colline, borghi , corsi d’acqua, antichi manieri. Ecco una serie di suggestioni negli scatti di Loredana Frisoli
“World Press Photo. Exhibition 2021”
Fino al 22 agosto
Le cifre la dicono tutta. Sono circa 4mila, per l’esattezza 3.621, le persone che in poco più di due settimane – da venerdì 7 maggio, data dell’inaugurazione, a domenica 23 maggio – hanno visitato l’anteprima italiana, ospitata per il secondo anno consecutivo in Palazzo Madama a Torino, della 64° edizione di “World Press Photo. Exhibition 2021”, il concorso di fotogiornalismo più prestigioso del mondo, che quest’anno, e fino al prossimo 22 agosto, espone nella “Sala del Senato”, oltre alle foto vincitrici, tutti i 159 scatti dei fotografi finalisti. Soddisfatto, a pochi metri dalla linea di partenza, Vito Cramarossa, presidente di “Cime”, l’associazione pugliese che organizza l’evento e fra i maggiori partner europei della “Fondazione World Press Photo” di Amsterdam”: “Siamo molto contenti – afferma Cramarossa – della risposta del pubblico piemontese che, ancora una volta, premia il grande lavoro svolto da parte della ‘World Press Photo Foundation’, di ‘Cime’ e della ‘Fondazione Torino Musei’. In un periodo così incerto abbiamo lavorato per offrire a Torino una mostra, in anteprima nazionale, che ci potesse raccontare uno spaccato contemporaneo dell’umanità e ci permettesse di viaggiare in dimensioni geografiche e culturali assolutamente distanti dalle nostre”. Allestita, ogni anno, in oltre 120 città e in 50 Paesi, con le sue otto sezioni, la rassegna vede esposto tutto il “meglio” di “scatti” fotografici” che sono autentiche “finestre spalancate sul mondo”. Sui fatti, i racconti, le voci, le urla, le lacrime di gioia e dolore, i volti e i corpi che hanno fatto la storia del Pianeta nel 2020. 74.470 le immagini presentate quest’anno da 4.315 fotografi di 130 Paesi e collaboratori delle maggiori testate internazionali, dal “National Geographic” alla “BBC”, dalla “CNN” a “Le Monde” e ad “El Pais”. Per la prima volta, nella sua storia,quest’anno la valtazione, che ha portato alla scelta dei 159 finalisti, è avvenuta online, con sette giurie specializzate presiedute da NayanTara Gurung Kakshapati e MuyiXiao. “Foto dell’anno” la poetica, suggestiva e ricca di forte intensità emotiva la “Tenda dell’abbraccio”, realizzata nell’agosto del 2020 dal fotografo danese Mads Nissen, dove l’abbraccio è quello fra Rosa Luzia Lunardi, 85 anni, e l’infermiera Adriana Silva da Costa Souza, nella casa di cura “Viva Bem” a San Paolo del Brasile. Protagonista inevitabile del 2020 la terribile pandemia. Ma non solo. Sul podioanche tre italiani. Il secondo riconoscimento più prestigioso del concorso, la “World Press Photo Story of the Year 2021”, è andato per la prima volta a un italiano, Antonio Faccilongo, di Roma, con un servizio per “Getty Reportage” dal titolo “Habibi” (“Amore mio”), che racconta dei circa 4.200 palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, alcuni dei quali con condanne da 20 anni o più che, data la proibizione delle visite coniugali, se desiderano avere figli, contrabbandano il loro sperma fuori dalla prigione, nascondendolo, per esempio, nei regali agli altri figli. Habibi racconta proprio il coraggio e la perseveranza di queste persone, sullo sfondo di uno dei conflitti più lunghi e complicati della storia moderna.Primo premio, nella sezione “Stories – Spot News”, anche per Lorenzo Tugnoli, di Ravenna, dell’agenzia “Contrasto”, che ha raccontato l’esplosione, causata da più di 2.750 tonnellate di nitrato d’ammonio ad alta densità, che ha scosso Beirut, in Libano, il 4 agosto 2020: lo scoppio ha danneggiato o distrutto circa 6milaedifici, uccidendo almeno 190 persone, ferendone altre 6mila e lasciandone sfollate almeno 300mila. Terzo italiano premiato, il toscano della Val di Chiana, Gabriele Galimberti: suo il reportage realizzato per “National Geographic”, che ha vinto il primo premio in “Stories – Portraits”. Il lavoro racconta per immagini un dato drammatico: secondo lo “Small Arms Survey”, la metà di tutte le armi da fuoco possedute da privati cittadini nel mondo, per scopi non militari, si trova negli Stati Uniti. Il numero di armi da fuoco è superiore alla popolazione del Paese: 393 milioni di armi contro i 328 milioni di persone. Scatti e numeri che fanno riflettere. E rabbrividire.
Gianni Milani
“World Press Photo. Exhibition 2021”
Palazzo Madama – Sala del Senato, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 o www.palazzomadamatorino.it
Fino al 22 agosto
Orari: merc. giov. e ven. 13/20; sab. e dom. 10/19
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Nelle foto:
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia riprende, con le nuove mostre appena inaugurate Lisette Model. Street Life e Horst P. Horst. Style and Glamour, le visite guidate in tre diverse modalità: in presenza, in diretta su Zoom e con QR code nelle sale.
>Visite guidate, in presenza e in diretta su Zoom
Il pubblico verrà accompagnato dai curatori e dai mediatori culturali attraverso le 130 fotografie della mostra Lisette Model. Street Life e le 150 fotografie di Horst P. Horst. Style and Glamour aperte al pubblico lo scorso 28 aprile. Le visite guidate in presenza per gruppi limitati, a pagamento, si terranno ogni sabato alle ore 12.00 a partire dall’8 maggio con prenotazione obbligatoria sul sito di CAMERA alla sezione “prenotazioni”. Il costo della visita è pari a 5 Euro oltre al biglietto d’ingresso. La visita dura circa un’ora ed è limitata ad 8 partecipanti. È anche possibile prenotare visite dedicate per singoli gruppi, in presenza e su Zoom, in altri momenti della settimana scrivendo a didattica@camera.to.
Le visite guidate online sono gratuite e riservate ai primi 50 visitatori che si prenotano sul sito di CAMERA alla sezione “prenotazioni”. La visita dura circa mezz’ora. A chi prenota la visita online verrà richiesta la disponibilità a rispondere a un breve questionario che verrà inviato a seguito della visita stessa.
Le date delle visite online su Zoom:
Martedì 11 Maggio, ore 18.30, mostra Horst P. Horst. Style and Glamour
Martedì 25 Maggio, ore 18.30, mostra Lisette Model. Street Life
Martedì 8 Giugno, ore 18.30, mostra Horst P. Horst. Style and Glamour
Martedì 22 Giugno, ore 18.30, mostra Lisette Model. Street Life
>QR code per adulti e bambini
Per continuare ad accompagnare il visitatore anche in tempi di distanziamento fisico, CAMERA ha pensato e realizzato un sistema di audio visite per offrire una nuova versione della classica visita guidata: grazie ad un semplice QRcode, ciascuno potrà scegliere di ascoltare i contenuti audio per singola sala, costruendo così una fruizione personale e modulare della mostra. Sarà sufficiente inquadrare con la propria fotocamera del cellulare il QRcode per ascoltare i file audio. Nel percorso di mostra sono inseriti anche QRcode adatti ai più piccoli. Un’idea di CAMERA per educare attraverso il gioco e accompagnare la visita con un linguaggio e un ritmo adatto a loro. Il servizio, offerto in collaborazione con ARTECO, sarà gratuito.
Gli orari di visita vanno dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 18.00 con prenotazione obbligatoria ( tel. 011 01120780 – email receptionsancelso@polodel900.it). L’evento è stato curato da Luciano Boccalatte ( direttore dell’Istoreto) e Paola Boccalatte con la collaborazione di Paola De Cavero che ha messo a disposizione le fotografie del suo da archivio privato, notificato dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica per il Piemonte e la Valle d’Aosta.
Un avvenimento, sostenuto dal Consiglio regionale del Piemonte tramite il Comitato Resistena e Costituzione, che consente la visione di un centinaio di immagini inedite scattate con la sua Leica dal fotoreporter partigiano nella XIV Brigata Garibaldi durante la Resistenza. La selezione degli scatti è stata suddivisa in quattro momenti: la discesa della brigata in città, gli aspetti delle giornate insurrezionali (fucilazione di cecchini, morti in strada, segni della pietà popolare su luoghi di eccidi), la sfilata del 6 maggio 1945 (dove l’occhio del fotografo-pittore coglie soprattutto volti e gruppi nella folla) e i giorni antecedenti la smobilitazione delle brigate partigiane. Un’occasione importante per conoscere e apprezzare il lavoro di testimonianza di Felix De Cavero che riporta alla mente quanto scriveva il grande fotografo Henri Cartier-Bresson: “fare una fotografia vuol dire allineare la testa, l’occhio e il cuore. È un modo di vivere. Una fotografia non è né catturata né presa con la forza. E’ lei che si offre. È la foto che ti cattura”. Negli scatti di De Cavero sono impresse immagini che ci restituiscono alcuni dei momenti fondativi della nostra vicenda democratica e repubblicana c’è un discorso storico, un racconto visivo importantissimo. Le foto diventano fonte storica, testimonianza diretta degli eventi, capaci di suscitare, in chi le vede, emozioni e riflessioni che lasciano un segno profondo. In realtà quelle immagini hanno rappresentato un ritorno nella città della Mole se pensiamo che i torinesi, nell’agosto del ’45, durante la prima estate del secondo dopoguerra, videro qualche fotografia esposta nella prima mostra della Resistenza che De Cavero allestì su incarico del Comitato di liberazione nazionale.
In quelle immagini è percepibile quanto la formazione d’artista abbia influito sulla sua visione dietro l’obiettivo. “Basta osservare l’attenzione alla composizione del fotogramma – affermano i curatori della mostra – ,la capacità di cogliere, con senso squisitamente pittorico, volti, gruppi, folle, atmosfere che emergono spesso da un particolare che ha attirato la sua attenzione. La sensibilità al paesaggio, qui appena percepibile in alcuni fotogrammi, è evidente nella serie scattata nelle Langhe, di cui è presentato solo qualche esempio”. Nell’intento di rendere evidente quelle qualità “si è scelto di non procedere a una selezione di fotografie, ma di presentare nella totalità la sequenza delle immagini così come sono state scattate, offrendo al visitatore una serie ininterrotta. Scorrono così sotto gli occhi in successione la presenza in città della XIV divisione, l’unica e drammatica sequenza conosciuta e individuata dell’esecuzione di un cecchino, i funerali partigiani del 30 aprile, la sfilata conclusiva del 6 maggio e la smobilitazione della divisione a Villa Lovera sulla collina torinese”. Una straordinaria testimonianza “di un’epoca tremenda, filtrata dalla pietà e dalla macchina fotografica” come scrisse il critico e pittore Pino Mantovani nel 1996.
Discendente da famiglia nobile spagnola ( il padre Antonio era stato ufficiale d’ordinanza di Garibaldi nella campagna dei Vosgi e poi colonnello nell’esercito degli Stati Uniti) Felix De Cavero nacque a Diano Marina nel dicembre del 1908. Diplomatosi nel ’30 all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, fu tra i pittori protagonisti dell’arte tra tardo futurismo e esperienze d’avanguardia a Genova e a Milano. Richiamato alle armi nel gennaio del ‘42 nel 1° Alpini, l’armistizio dell’8 settembre 1943 lo sorprese a Monforte, nelle Langhe, dove iniziò la sua attività nella Resistenza con le prime bande e, dal settembre 1944, nel comando della XIV brigata Garibaldi come fotoreporter e redattore del giornale “Stella Tricolore”, il periodico clandestino delle formazioni garibaldine langarole. Nell’agosto del ‘45 fu lui l’ideatore della prima mostra della Resistenza a Torino, esposizione che ripropose, ampliata, in Francia – a Nizza e Grenoble – e successivamente a Genova nel gennaio 1946. Il suo era uno sguardo sull’Europa che si ritroverà nell’esperienza artistica del dopoguerra. Nello stesso 1946 realizzò una mostra dell’esercito italiano su incarico del generale Clemente Primieri, già comandante del Gruppo di combattimento “Cremona”. Nel 1953 fu il creatore del Gruppo d’arte Decalage che operò per circa quarant’anni con rilevanti riconoscimenti nazionali e internazionali. Conclusa l’esperienza del gruppo dal 1991 si dedicò con la figlia Paola alla realizzazione di un nuovo ciclo di opere pittoriche, “Incantesimi”. Scomparve a Torino il 7 agosto 1994. Riposa nella tomba di famiglia al Cimitero Monumentale, accanto alla moglie Lucy Cristofoli. Una targa-stele, apposta dalla Città di Torino, ne ricorda la figura di artista e partigiano.
Marco Travaglini
L’anteprima italianaa Palazzo Madama della mostra World Press Photo Exhibition 2021, il concorso di fotogiornalismo più prestigioso del mondo,espone, dal 7 maggio al 22 agosto, oltre alle foto vincitrici, i 159scatti dei fotografi finalisti della 64ª edizione.
Ogni anno la mostra viene allestita in oltre 120 città in 50 Paesicon le sue otto sezioni: ContemporaryIssues,Environment, General News, Long-TermProjects, Nature, Portraits, Sports, Spot News. Quest’anno 4.315 fotografi da 130 Paesi hanno presentato 74.470 immagini: per la prima volta nella sua storia, la valutazione è avvenuta online, con sette giurie specializzate presiedute da NayanTaraGurung Kakshapati e MuyiXiao,che hanno selezionato le migliori immagini e storie in ciascuna delle otto categorie del concorso.
“Quest’anno Cime porta a Torino l’anteprima nazionale della World Press Photo Exhibition 2021 e lo fa, grazie alla partnership con la Fondazione Torino Musei, in una delle cornici più belle d’Europa: la sala del Senato di Palazzo Madama – dichiara Vito Cramarossa, presidentedi Cime – Questa solida collaborazione, che si rinnova per il secondo anno ed è nata in uno dei periodi più difficili della nostra storia, è la cartina di tornasole dell’impegno e del senso di responsabilità, che organizzazioni come queste hanno nel proporre al territorio una mostra che faccia riflettere e stimoli il senso critico. La World Press Photo Exhibition 2021, infatti, è un’istantanea della storia dell’anno appena trascorso, in grado di far viaggiare il visitatore attraverso 159 finestre sul mondo, che mettono a nudo le fragilità e le grandiosità del nostro pianeta e dei suoi esseri viventi”.
“Negli ultimi anni Palazzo Madama ha messo al centro della propria programmazione la fotografia, una delle più potenti forme espressive per raccontare il mondo – afferma Elisabetta Rattalino, Segretario Generale Fondazione Torino Musei – A partire dall’esposizione dedicata al tema della lettura di Steve McCurry del 2019, per passare all’edizione 2020 del World Press Photo. Per la Fondazione Torino Musei è un vero piacere, dopo il successo della precedente edizione, poter ospitare per la riapertura al pubblico di Palazzo Madama la prima edizione nazionale del World Press Photo 2021”.
Vincitore della World Press Photo of the Year 2021 è stato l’abbraccio tra Rosa Luzia Lunardi, 85 anni, e l’infermiera Adriana Silva da Costa Souza, nella casa di cura Viva Bem, a San Paolo del Brasile. L’immagine è stata realizzata il 5 agosto 2020 dal fotografo danese MadsNissen: immortala la “tenda dell’abbraccio”. Come in molte altreparti del mondo, anche in Brasile – dove il presidente brasiliano, JairBolsonaro, aveva ignorato ogni avvertimento sulla gravità della pandemia e il pericolo rappresentato dal virus – le case di cura hanno chiuso le porte ai visitatori, impedendo a milioni di brasiliani di fare visita ai loro parenti anziani. Gli operatori delle case di cura hanno ricevuto l’ordine di ridurre al minimo il contatto fisico coni più vulnerabili. Al Viva Bem, una semplice invenzione, “la tenda dell’abbraccio”, ha permesso alle persone di abbracciarsi di nuovo. Il Brasile ha poi chiuso il 2020 con uno dei peggiori conteggi a livello mondiale: 7,7 milioni di casi riportati e 195.000 di morti, per il modo in cui è stato affrontato il virus.
Protagonisti dell’esposizione anche treitaliani. Il secondo riconoscimento più prestigioso del concorso, la World Press Photo Story of the Year 2021, è andato per la prima volta a un italiano, Antonio Faccilongo, di Roma, con un servizio per Getty Reportage dal titolo Habibi(“amore mio”). Circa 4.200 palestinesi sono detenuti nelle carceri israeliane, alcuni dei quali con condanne da 20 anni o più: se le visite coniugali sono negate e il contatto fisico è vietato, fin dai primi anni 2000, i detenuti palestinesi, che desiderano avere figli, contrabbandano il loro sperma fuori dalla prigione, nascondendolo, peresempio, nei regali agli altri figli. Habibiracconta proprio il coraggio e la perseveranza di queste persone, sullo sfondo di uno dei conflitti più lunghi e complicati della storia moderna.
Primo premio, nella sezione Stories – Spot News, per Lorenzo Tugnoli, di Ravenna, dell’agenzia Contrasto, che ha raccontato l’esplosione, causata da più di 2.750 tonnellate di nitrato d’ammonio ad alta densità, che ha scosso Beirut, in Libano, il 4 agosto 2020: lo scoppio ha danneggiato o distrutto circa 6.000 edifici, uccidendo almeno 190 persone, ferendone altre 6.000 e lasciandone sfollate almeno 300.000.
Gabriele Galimberti, toscano, originario della Val di Chiana, con un reportage realizzato per NationalGeographic, ha vinto il primo premio in Stories – Portraits. Racconta per immagini un dato: secondo loSmallArms Survey, la metà di tutte le armi da fuoco possedute da privati cittadini nel mondo, per scopi non militari, si trova negli Stati Uniti. Il numero di armi da fuoco è superiore alla popolazione del Paese: 393 milioni di armi contro i 328 milioni di persone.
La mostra è organizzata da CIME, organizzazione pugliese, nonché uno dei maggiori partner europei della Fondazione World Press Photo di Amsterdam, e Fondazione Torino Musei.
Orari e info:
Mercoledì, giovedì e venerdì dalle 13 alle 20
Sabato e domenica dalle 10 alle 19 INGRESSI GARANTITI CON PRENOTAZIONE O PREVENDITA ONLINE
Prevendita: TicketOne
Prenotazioni: Theatrum Sabaudiae via email ftm@arteintorino.com o al numero +39 011 5211788 www.arteintorino.com
La biglietteria chiude un’ora prima.
Chiuso il lunedì e martedì
Biglietti: intero € 12, ridotto € 10, scuole € 4, gruppi € 10
Possibilità di visite guidate a cura di TheatrumSabaudiae
Info: www.palazzomadamatorino.it – www.worldpressphototorino.it
Di certo non è proprio una silfide la giovane paciosa bagnante colta sulla spiaggia di Coney Island nell’estate del ’39. Ma lei stessa è la prima a non farsene un cruccio, affrontando con un largo sorriso la sfida della macchina fotografica. Di tutt’altra pasta l’armoniosa studiata perfezione del corpo della giovane modella in costume da bagno rigorosamente d’epoca – con cuffia e un’enorme palla rossa tenuta in aria dalle gambe sollevate – apparsa in copertina di “American Vogue” il 15 maggio del ’41.
A firmare i due scatti due assoluti geni della fotografia mondiale del secolo scorso: Lisette Model (Vienna, 1901 – New York, 1983) e Horst P. Horst (al secolo Horst Paul Albert Bohrmann, 1906 – 1999), tedesco naturalizzato statunitense. Assolutamente diversi fra loro, pur nella comune e totale grandezza. Ironica e dissacrante “street photographer” lei e genio della fotografia di moda lui, massime icone entrambi nel proprio specifico genere fotografico e autentici maestri e ispiratori per intere generazioni. A loro, “CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia”, di via delle Rosine a Torino, dedica attraverso il format “CAMERA DOPPIA”, le personali “Lisette Model.Street Life” e “Horst P. Horst. Style and Glamour”. Anime diverse. Poetiche che fanno a pugni. Unite però nella suggestione di un miracolo creativo che nasce e cresce vieppiù in ogni immagine.
A Lisette interessano soggetti “raccattati” per strada, in disaccordo con la vita, quella in particolare dei borghesi benpensanti e benestanti, soggetti che quasi diventano “caricature di se’ stessi” (come la bizzarra “Donna col velo” ritratta a San Francisco nel ’49), spiriti liberi a loro totale agio in una società “goffa e decadente”; Horst, invece, è fotografo-scultore di classiche armonie femminili, genio del “glamour” e le sue modelle ci si pongono davanti in tutta la loro spietata e statuaria bellezza. Di Lisette si diceva che scattasse fotografie con tutto il suo corpo e che della strada prediligesse cogliere al volo i momenti più curiosi e grotteschi, mentre il tedesco Horst respingeva per cultura e per mestiere tutto ciò che non fosse cura e perfezione e dettaglio. “E’ facile immaginare – sosteneva la fotografa – quanto sia noiso dipingere un bel corpo. Ma un corpo brutto è molto affascinante”.
Teoria ben sviluppata nelle sue 130 fotografie esposte nella mostra (curata da Monica Poggi) a “CAMERA”, la prima antologica realizzata in Italia. Ad affiancarle, le 150 firmate da Horst in un’ampia antologica presentata con la saggia curatela di Giangavino Pazzola. Accostamento non facile, ma nel complesso riuscito perché in un caso e nell’altro sempre di grandi opere trattasi. La “CAMERA DOPPIA” si presta dunque bene a contenerle tutte quante, senza rischiare d’inciampare in spiacevoli paragoni che non troverebbero ragion d’essere nella logica delle cose. Per entrambi gli artisti, l’avvicinamento al mondo della fotografia inizia a Parigi negli anni Trenta. Nel ’37 Lisette sposa il pittore Evsa Model e con lui si trasferisce a New York, dove le sue fotografie iniziano sistematicamente ad apparire su riviste come “Harper’s Bazaar”, “P. M. Magazine”, “Vogue” e “The Saturday Evening Post”.
A stregarla è la grande città con tutte le sue nevrosi, il passeggio sguaiato osservato con sfrontatezza e dissacrante ironia, è lei stessa a ritrarsi attraverso i riflessi creati dalle vetrine dei negozi e attraverso le gambe di frenetici passanti. “Le merci e gli edifici si fondono e confondono con le persone che passeggiano in un insieme che è al contempo surreale e documentario”. Non mancano anche gli scatti realizzati all’interno dei locali di musica jazz ad alcuni grandi come Count Basie, Dizzy Gillespie, Ella Fitzgerald e Louis Armstrong. Per Horst, la mostra presenta sessant’anni di carriera: dai primi successi con “France Vogue” nell’Europa fra le due guerre (1931 – 1939), all’affermazione negli States dove ottiene la cittadinanza nel ’43, fino ad arrivare al termine della carriera negli anni Ottanta. A fare da “trait d’union” le sorprendenti immagini d’interni, case e giardini di personaggi celebri commissionatigli da “Vogue”.
In Italia, Horst realizza scatti superbi all’appartamento romano dell’artista Cy Twombly e alla tenuta Agnelli di Villar Perosa, all’interno della quale posa un’elegantissima Marella. Cui il fotografo certamente si riferiva nel dire: “La moda è espressione del proprio tempo. L’eleganza è un’altra cosa”.
Gianni Milani
“Lisette Model. Street Lyfe – Horst P. Horst. Style and Glamour”
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, via delle Rosine 18, Torino; tel. 011/ 0881150 o www.camera.to
Fino al 4 luglio Orari: lun. merc. ven. sab. e dom. 11/19; giov. 11/21
Nelle foto:
La Fondazione Nuto Revelli e la “Portineria di Comunità” della Rete Italiana di Cultura Popolare propongono per il 25 aprile la mostra fotografica Ricordati di non dimenticare: Nuto Revelli, una vita per immagini curata da Paola Agosti e Alessandra Demichelis sotto i portici di Porta Palazzo.
Una retrospettiva composta da 15 stendardi bifacciali di 3 metri per 2, allestiti sotto i portici di Piazza della Repubblica, in un percorso visivo bidirezionale che si snoda lungo entrambe le maniche della piazza. Un momento per celebrare il centenario della nascita dello scrittore che fu alpino in Russia, partigiano e ricercatore della memoria contadina. All’inaugurazione, ci saranno Marco Revelli presidente della Fondazione Nuto Revelli, la sociologa Chiara Saraceno, il direttore di Rete Italiana di Cultura popolare Antonio Damasco e Marco Giusta, assessore ai Diritti della Città di Torino. La mostra, che ha il patrocinio della Città di Torino, si svolge nell’ambito delle iniziative del Polo del ’900 per la Festa della Liberazione e vede la collaborazione di Spazio Zero Sei di Compagnia di Sanpaolo, della Fondazione La Contrada, e rimarrà esposta fino al 31 dicembre.
Nuto Revelli è stato, con la sua opera, una figura di rilievo nella storia nazionale: un “testimone del suo tempo”, il Novecento, protagonista delle battaglie per la giustizia e per la libertà, un ricercatore di memoria tra le pieghe di una società in trasformazione spesso drammatica. Fa parte di quella generazione di scrittori (come Primo Levi e Mario Rigoni Stern, di cui era amico) che giunsero alla scrittura non per sola vocazione interiore ma trascinati, per così dire, dalla Storia, per una sorta di dovere civile e morale: per “far sapere” affinché gli orrori di cui erano stati vittime e testimoni non si dovessero mai più ripetere. Il suo impegno permanente è stato quello di restituire voce a coloro che voce non hanno: ai soldati vittime delle guerre, ai montanari e contadini che quelle guerre per primi le avevano pagate e che erano poi stati lasciati ai margini, a quanti senza nulla pretendere si sono sacrificati per il bene di tutti. Queste tracce di memoria, che giungono a noi dal secolo scorso si intrecciano invece oggi con le vicende umane di un nuovo paesaggio, quello di Porta Palazzo, che accoglie popoli e persone a loro volta in fuga da guerre, carestie, oppressione e che qui giungono percorrendo con mezzi di fortuna i mille cammini della speranza.
La pratica dell’ascolto come atto politico per dare voce ai più fragili è la principale eredità di Nuto Revelli. È significativo, quindi, rappresentare la sua storia in un paesaggio urbano e umano così tipico come quello di Porta Palazzo, dove la Portineria di Comunità, attraverso il Portale dei Saperi (www.portaldeisaperi.org), svolge un’importante funzione di presidio proprio attraverso la raccolta di testimonianze, racconti che sono espressione dei percorsi di vita delle tante persone che partendo da un nuovo “mondo dei vinti” costruiscono, giorno dopo giorno, il loro futuro di speranza e di riscatto.
La mostra è stata realizzata in collaborazione con l’Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea in Provincia di Cuneo “Dante Livio Bianco”, ha ricevuto il sostegno del Mibac, del Consiglio Regionale del Piemonte, della Città di Cuneo, delle Fondazioni Compagnia di Sanpaolo, CRC e CRT e gode del patrocinio della Regione Piemonte e della Città di Torino.
Sarà necessario prenotare il proprio “posto virtuale” direttamente sul sito di Steeen.org (www.streeen.org). La visione del film sarà gratuita per i primi 100 spettatori, dalle ore 18.30 di giovedì 22 aprile fino alle ore 24.00 di sabato 24 aprile.
É l’abbraccio tra Rosa Luzia Lunardi, 85 anni, e l’infermiera Adriana Silva da Costa Souza, nella casa di cura Viva Bem, a San Paolo del Brasile, ad aver vinto World Press Photo: l’annuncio è stato dato poco fa ad Amsterdam. Lo scatto è stato realizzato il 5 agosto 2020 dal fotografo danese Mads Nissen e si è aggiudicato il World Press Photo of the Year 2021. Un’immagine, dunque, legata alla pandemia che ha stravolto il mondo lo scorso anno ma che qui coglie l’emozione di un piccolo ritorno alla normalità grazie alla “tenda dell’abbraccio”. Come in molte parti del mondo, anche in Brasile – dove il presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, aveva ignorato ogni avvertimento sulla gravità della pandemia e il pericolo rappresentato dal virus – le case di cura hanno chiuso le porte ai visitatori, impedendo a milioni di brasiliani di fare visita ai loro parenti anziani. Gli operatori delle case di cura hanno ricevuto l’ordine di ridurre assolutamente al minimo il contatto fisico con le persone più vulnerabili. Al Viva Bem, una semplice invenzione, “La tenda dell’abbraccio”, ha permesso alle persone di abbracciarsi di nuovo. Il Brasile ha poi chiuso il 2020 con uno dei peggiori conteggi a livello mondiale: 7,7 milioni di casi riportati e 195.000 di morti, per il modo in cui è stato affrontato il virus.
La foto sarà esposta – con le altre vincitrici annunciate oggi – a Palazzo Madama a Torino, sede dell’anteprima nazionale della “World Press Photo Exhibition 2021” la cui inaugurazione avverrà il prossimo 7 maggio 2021 (DPCM permettendo). La mostra approderà a Torino per il quinto anno consecutivo, grazie all’impegno di Cime, partner della World Press Photo Foundation di Amsterdam e della Fondazione Torino Musei. Ogni anno migliaia di fotoreporter delle maggiori testate editoriali internazionali, come National Geographic, BBC, CNN, Le Monde, El Pais, si contendono il titolo nelle diverse categorie del concorso di fotogiornalismo. Tutto è iniziato nel 1955, quando un gruppo di fotografi olandesi organizzò il primo concorso internazionale “World Press Photo”. Da allora l’iniziativa ha acquistato slancio fino a diventare il concorso fotografico più prestigioso del mondo e la mostra di fotogiornalismo più visitata al mondo: ogni anno la mostra viene allestita in oltre 120 città in 50 paesi.
Nel gennaio 2021, la valutazione del concorso World Press Photo 2021 è avvenuta, per la prima volta nella sua storia, online, con sette giurie specializzate presiedute da NayanTara Gurung Kakshapati e MuyiXiao che hanno selezionato le migliori immagini e storie in ciascuna delle otto categorie del concorso. Quest’anno 4.315 fotografi da 130 paesi hanno presentato 74.470 immagini.
World Press Photo 2021 è giunta all’edizione 64 del concorso e ha visto oggi pomeriggio premiate ad Amsterdam otto sezioni: Contemporary Issues, Environment, General News, Long-Term Projects, Nature, Portraits, Sports, Spot News. Oltre alla World Press Photo of the Year 2021 è stata premiata anche la World Press Photo Story of the Year 2021. Riconoscimento che va per la prima volta a un italiano, Antonio Faccilongo, di Roma, con un servizio per Getty Reportage dal titolo “Habibi” (“amore mio”). Circa 4.200 palestinesi sono detenuti nelle carceri israeliane, alcuni dei quali con condanne da 20 anni o più: se le visite coniugali sono negate e il contatto fisico è vietato, fin dai primi anni 2000, i detenuti palestinesi che desiderano avere figli contrabbandano il loro sperma fuori dalla prigione, nascondendolo, ad esempio, nei regali agli altri figli. “Habibi” racconta proprio il coraggio e la perseveranza di queste persone sullo sfondo di uno dei conflitti più lunghi e complicati della storia moderna.
Protagonisti anche altri due italiani. Primo premio, nella sezione “Storie – Notizie Impreviste”, per Lorenzo Tugnoli, di Ravenna, dell’agenzia “Contrasto” che ha raccontato l’esplosione, causata da più di 2.750 tonnellate di nitrato d’ammonio ad alta densità, che ha scosso Beirut, in Libano, il 4 agosto 2020: lo scoppio ha danneggiato o distrutto circa 6.000 edifici, uccidendo almeno 190 persone, ferendone altre 6.000 e lasciandone sfollate almeno 300.000.
Gabriele Galimberti, toscano, originario della Val di Chiana, con un reportage realizzato per National Geographic, ha vinto il primo premio in “Serie di ritratti”. Racconta per immagini un dato: secondo lo Small Arms Survey, la metà di tutte le armi da fuoco possedute da privati cittadini nel mondo, per scopi non militari, si trova negli Stati Uniti. Il numero di armi da fuoco è superiore alla popolazione del Paese: 393 milioni di armi contro i 328 milioni di persone.
FOTO VINCITRICI E DIDASCALIE: https://drive.google.com/drive/folders/1IZV7LjuiwDp2scko4cZt9WsHuKqBxMOE?usp=sharing