Il celebre dipinto “Ragazzo morso dal ramarro” di Michelangelo Merisi dalla Fondazione Longhi di Firenze a Torino. Con un padrone di casa d’eccezione: Ettore Spalletti
C’è ancora tempo fino al 15 giugno per ammirare da vicino il “Ragazzo morso dal ramarro” uno dei capolavori più conosciuti di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, ospite all’interno della Galleria d’Arte Moderna di Torino. Non tutti sanno che esistono due versioni giudicate autografe di questo dipinto: una è ospitata alla National Gallery di Londra e l’altra presso la Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi di Firenze ed è proprio quest’ultimo che, attualmente, si trova nella nostra città.
Il capolavoro va a completare la grande mostra dedicata a Ettore Spalletti “Un giorno così bianco, così bianco” con l’obiettivo di creare un confronto tra l’arte antica e l’arte contemporanea accostando epoche e autori diversi in un dialogo senza tempo. Approccio non nuovo per la GAM che negli ultimi cinque anni ha già esposto insieme L’Igloo di Mario Merz e Aprile di Fontanesi, le opere di Giorgio Morandi e Fausto Melotti, la Saffo di Canova e l’opera di Marina Abramovic, la Bagnante al sole (Arianna abbandonata) di De Chirico all’interno dell’esposizione dedicata a Renoir, e Passaggio con alberi e ruscello di Fontanesi all’interno della mostra dedicata a Omar Galliani.
In questo caso i due autori dialogano sull’uso dell’elemento luminoso… Per Spalletti la luce è espressione della quiete e della pace interiore, mentre per Caravaggio la luce rappresenta un mezzo per esaltare la forza e la drammaticità delle emozioni. Due modi di approcciare e utilizzare la luce contrapposti che vengono ben sottolineati dall’allestimento pensato dalla GAM che colpisce e stupisce il visitatore. Il chiarore diffuso e intenso e le sfumature di bianco, rosa e azzurro di Spalletti generano un’atmosfera quasi rarefatta che viene stravolta da un coup de théâtre espositivo quando si entra nella sala che ospita il ragazzo di Caravaggio. Un allestimento raccolto con luci soffuse e il dipinto illuminato da un occhio di bue: tutto enfatizza la potenza della luce fuori campo del quadro – proveniente da una finestra chiaramente riflessa sulla caraffa – che illumina il volto spaventato del giovane ritratto. Osservando l’opera si può percepire tutto il dolore del protagonista, morso dal ramarro, che si irradia nel quadro e oltre.
Il morso del rettile è la metafora che Caravaggio ci propone per rappresentare l’incontro del ragazzo con il lato doloroso del mondo. Nell’immagine traspare tutta la tensione e la tragicità del momento. Il giovane è colto di sorpresa, il corpo si ritira istintivamente mentre sul viso si disegna una smorfia. L’istante rappresentato è l’attimo fatale della vita di ciascuno di noi: la perdita simbolica dell’innocenza che si verifica quando, per la prima volta, sperimentiamo un dolore improvviso e inaspettato. Questo momento drammatico e cruciale aumenta la conoscenza della vita attraverso l’esperienza del dolore e pregiudica per sempre la nostra innocenza. E se nel riflesso del vaso si vuole intravedere una sorta di specchio, simbolo appunto della conoscenza appena maturata, i fiori e i frutti posati sul tavolo suggeriscono invece una visione erotica dell’immagine. Alcuni interpretazioni enfatizzano infatti i tratti fortemente sensuali dell’immagine immersa in richiami chiaramente edonistici: la rosa nei capelli, la spalla scoperta, le ciliegie sul tavolo. Michelangelo Merisi in quest’opera ha manipolato simboli e luce per alludere e ricreare un contesto che fa appello alla condizione umana e per farlo ha usato la sua materia preferita: la luce protagonista indiscussa di questa temporanea della GAM.
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GAM-GALLERIA CIVICA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Via Magenta, 31 10128 Torino
Orario: martedì – domenica 10-18, chiuso lunedì La biglietteria chiude un’ora prima.