ECONOMIA

PIL Piemonte +0,2% nel secondo trimestre. Segnali da turismo, commercio e costruzioni. Resta l’incognita dazi

 Nonostante le incertezze legate al manifatturiero, al rischio di nuovi dazi statunitensi e alle tensioni internazionali, l’economia piemontese mostra una tenuta superiore alle attese. Nel secondo trimestre 2025 il PIL regionale segna un +0,2% su base annua (rispetto al II trimestre 2024) e un +0,3% rispetto al trimestre precedente.

Si tratta delle stime preliminari di PILNOW, il superindice sviluppato dal Comitato Torino Finanza presso la Camera di Commercio di Torino, in grado di anticipare di circa dodici mesi i dati ufficiali, che per le regioni sono solo annuali e pubblicati “un anno dopo”.

La crescita, pur contenuta, rappresenta un recupero rispetto al quasi stallo del primo trimestre (+0,1%) e supera leggermente la dinamica congiunturale nazionale (+0,1%). Tuttavia, in tendenza, il Piemonte resta sotto la media italiana (+0,4%) e ben al di sotto dell’Unione Europea (+1,4%), trainata da Spagna (+2,8%) e Francia (+0,7%), mentre la Germania esce dalla recessione con un +0,4%.

Il ritorno alla crescita tedesca, principale partner commerciale, ha alleggerito le pressioni sull’economia regionale, anche se l’export verso Berlino è ancora in calo del 10%. La propensione all’export piemontese scende dal 40% al 36% del PIL, con un passaggio da 64 a 59 miliardi di euro di vendite annualizzate. Il comparto automotive resta il più penalizzato dalla domanda europea debole; l’effetto dei dazi, invece, non è ancora pienamente visibile.

Sul fronte occupazionale i segnali sono positivi: +0,6% gli occupati complessivi (contro +1,8% a livello nazionale), spinti da commercio e turismo (+7%), costruzioni (+5,3% grazie al PNRR) e servizi (+1,5%). Il manifatturiero arretra del 5,9%. La cassa integrazione si riduce da 8 a 4 milioni di ore mensili, pari a 0,4 punti di PIL “recuperati”.

Il turismo internazionale continua a crescere (+6,7%, pari a 1,1 milioni di presenze in più e circa 300 milioni di euro di spesa extra), affiancato da un +1,2% di visitatori italiani. Tuttavia, questa crescita compensa solo il 10% del calo dell’export manifatturiero (circa 5 miliardi annui). Bene anche energia (+2,5%, oltre la media nazionale) e trasporti pesanti, sostenuti da turismo e logistica.

L’inflazione, al 1,5%, resta un freno, con rialzi superiori alla media nel turismo (+3,8%), nei servizi per la casa e bollette (+2,8%) e negli alimentari (+3,4%), contribuendo alla lieve flessione dei consumi in volume (-0,1%).

Il credito all’economia è stabile: +3,7% per il credito al consumo, segno di fiducia negli acquisti ma anche prudenza sulla liquidità, mentre i prestiti alle imprese e famiglie produttrici calano leggermente (-0,8%).

A prezzi costanti (2015) il PIL piemontese si attesta a 135,6 miliardi di euro, che diventano 164 miliardi a valori correnti (2025), con un PIL pro capite di 38.144 euro, poco sopra la media italiana (37.227 euro). La nuova versione di PILNOW, basata su reti neurali, prevede un’accelerazione a +0,6% nel terzo trimestre, spinta dal PNRR e dalla terziarizzazione.

“Il Piemonte dimostra resilienza, crescendo nonostante le sfide esterne e le incognite riguardanti il settore automotive, accentuate anche dalla recente vendita di Iveco a un operatore straniero – afferma Vladimiro Rambaldi, Presidente del Comitato Torino Finanza – ma deve accelerare il riorientamento delle esportazioni verso mercati europei in espansione. I dati confermano che il turismo e il PNRR sono motori chiave, ma non sufficienti da soli a trainare l’economia regionale. Serve un approccio più aggressivo su innovazione e diversificazione per capitalizzare la fine della recessione tedesca e spingere oltre lo ‘zero virgola’”.

Stellantis dopo la vendita di Iveco: timori e prospettive a Torino

Stellantis ha di recente completato la vendita del ramo Iveco, segnando un momento di cambiamento significativo nelle sue strategie italiane. Sul fronte produttivo, la produzione di veicoli in Italia è crollata nel 2024 a circa 475.000 unità, per la prima volta a livelli così bassi dal 1956 . In particolare, lo storico stabilimento Mirafiori di Torino ha registrato un calo di produzione fino al 70 %, mentre molte attività sono ferme o soggette a riduzioni strutturali .

Un altro dato recente conferma la fragilità del settore: ad aprile 2025, la produzione automobilistica in Italia è scesa del 17,6 % rispetto ad aprile 2024, con un calo del 22,4 % nei primi quattro mesi dell’anno . Solo le carrozzerie hanno registrato una crescita (+12,9 %), ma i veicoli passeggeri prodotti sono scesi del 47,5 % ad aprile su base annua. Sul fronte delle immatricolazioni, nel 2024 si sono registrati circa 1,559 milioni di veicoli nuovi, in calo rispetto al 2023 e quasi il 19 % in meno rispetto al 2019 .

In questo contesto, i sindacati (Fim-Cisl, Uilm e Uilm-P) manifestano forte preoccupazione sul futuro dello stabilimento di Mirafiori, simbolo storico dell’industria torinese. Le richieste sindacali includono l’introduzione di nuovi modelli di massa, oltre al lancio della versione ibrida della Fiat 500, previsto per novembre 2025, che secondo le stime potrebbe portare a circa 5.000 unità annue e dare respiro produttivo alla fabbrica. Una mobilitazione spontanea dei lavoratori e scioperi sono stati organizzati proprio per chiedere chiarezza e piani industriali certi.

L’industria torinese non può fare a meno degli allarmi dei rappresentanti sindacali. Come ha dichiarato un dirigente Fim-Cisl, se non arriveranno nuovi prodotti e non si invertirà la tendenza del mercato, “Mirafiori rischia di ridursi a un miraggio produttivo” . A livello istituzionale, associazioni di imprese locali, quali l’Unione Industriale di Torino, CNA e Api, hanno lanciato appelli affinché venga preservato il polo automobilistico con sede a Torino, valorizzando competenze e know-how del territorio .

Tuttavia, non mancano iniziative di adattamento: Stellantis ha attivato un piano di uscite volontarie destinato a 610 lavoratori dello stabilimento di Mirafiori per favorire il ricambio generazionale in vista del lancio della 500 ibrida. Parallelamente, l’azienda ribadisce il suo impegno a raggiungere una capacità produttiva di 1 milione di veicoli in Italia entro il 2030, con un piano di investimenti di circa 2 miliardi di euro per quest’anno.

In sintesi, la cessione di Iveco segna un ulteriore passaggio nella trasformazione industriale di Stellantis. Ma il forte calo della produzione e delle vendite in Italia, unito alle pressioni sindacali per salvaguardare Mirafiori, rischia di compromettere sia la competitività sia l’occupazione nel settore. Il futuro industriale di Torino — e dell’Italia dell’automotive — dipenderà oggi più che mai da scelte strategiche tempestive, investimenti mirati e da una solida politica industriale nazionale e locale.

Uncem, Rapporto montagne a Bardonecchia

 APPUNTAMENTO DOMENICA POMERIGGIO
Come vanno economia e società nella montagna della Val di Susa? Quale è il quadro dell’emigrazione? E come sta andando il lavoro delle Green Community? Focus sulle Alpi occidentali domenica 17 agosto alle ore 17 a Bardonecchia nel Foyer del Palazzo delle Feste, per la presentazione del “Rapporto Montagne Italia 2025” realizzato da Uncem ed edito da Rubbettino [ https://www.store.rubbettinoeditore.it/catalogo/rapporto-montagne-italia-2025/?highlight=montagne ].

Il Rapporto supera le 800 pagine di dati, numeri, analisi, approfondimenti coordinati da Luca Lo Bianco e Marco Bussone, con un gruppo di autori che vanno da Aldo Bonomi, sociologo di AASTER, a Giampiero Lupatelli di Caire, a Nando Pagnoncelli di Ipsos. Testi di Papa Francesco, del Presidente Mattarella, del Ministro Calderoli. Un lavoro di analisi a sette anni dall’ultimo Rapporto sulla Montagna presentato da Uncem nel 2017. A Bardonechia Uncem presenterà alcuni dati territoriali. Rimarcando l’importanza del lavoro che le Unioni montane stanno facendo con i Comuni in Val di Susa.

A Bardonecchia domenica pomeriggio – incontro aperto a tutte e tutti – interverranno Chiara Rossetti, Sindaca di Bardonecchia, Mauro Meneguzzi, Presidente Unione montana Comuni Olimpici Via Lattea, Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte, Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

“Il Rapporto è un documento approfondito e articolato – spiega Colombero – che presenta dati socioeconomici di tutti i territori montani del nostro Paese. Per la prima volta, si entra nel dettaglio dei singoli territori, prendendo in considerazione ciascun comune che compone le aree analizzate: il risultato è una fotografia molto fedele della situazione delle aree montane italiane, che ci permette anche di sfatare alcuni miti frutto di un pensiero retorico, svincolato dall’analisi approfondita delle singole realtà, come quello della crisi delle nascite concentrata nei centri montani. Se leggiamo i dati del Rapporto, vedremo che non è così. Ci sono 100mila nuovi ingressi nelle zone montane negli ultimi anni. Un saldo migratorio positivo che fa fa ben sperare”.

Prezzi al consumo a Torino, le variazioni del mese

Nel mese di Luglio 2025 a seguito della rilevazione dei prezzi effettuata dall’Ufficio di Statistica della Città, l’indice complessivo dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) è risultato pari al 121,6 (Base Anno 2015=100) segnandouna variazione del +0,4% rispetto al mese precedente e del +1,6% rispetto al mese di Luglio 2024 (tasso tendenziale).

I prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto segnalano +0,3% sul mese precedente e +2,3% su luglio 2024. I prezzi dei prodotti a media frequenza d’acquisto segnalano una variazione del +0,9% rispetto al mese di giugno 2025 e del +1,8% rispetto all’anno precedente. I prezzi dei prodotti a bassa frequenza d’acquisto segnalano una variazione del -0,2% rispetto al mese precedente e del -0,3% rispetto a luglio 2024.

Nella tipologia di prodotto dei BENI si rileva +0,2% su base congiunturale e +0,8% su base tendenziale.

I prodotti in rilevazione hanno subito queste variazioni:

Beni Alimentari +0,2% sul mese precedente e +3,7% sull’anno precedente,

Beni Energetici +1,8% sul mese precedente e -3,1% sull’anno precedente,

Tabacchi INVARIATO sul mese precedente e +3,2% sull’anno precedente,

Altri Beni -0,2% sul mese precedente e +0,3% sull’anno precedente.

Nella tipologia di prodotto dei SERVIZI si registra +0,7% su base congiunturale e +2,5% su base tendenziale.

Sono state riscontrate le seguenti variazioni:

Servizi relativi all’Abitazione INVARIATO sul mese precedente e +2,6% sull’anno precedente,

Servizi relativi alle Comunicazioni -0,1% sul mese precedente e +0,5% sull’anno precedente,

Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona +1,2% sul mese precedente e +3,1% sull’anno precedente,

Servizi relativi ai Trasporti +0,9% sul mese precedente e +3,4% sull’anno precedente,

Servizi vari +0,2% sul mese precedente e +1,4% sull’anno precedente.

L’inflazione di fondo al netto degli energetici e degli alimentari freschi segnala +0,3% rispetto al mese precedente e +1,7% rispetto all’anno precedente.

L’Indagine dei Prezzi al Consumo è stata effettuata secondo le disposizioni e le norme tecniche stabilite dall’ISTAT.

I dati relativi al mese di Luglio si possono consultare sul sito: http:/www.comune.torino.it/statistica/

Distretti del Commercio, bando per i progetti strategici

E’ aperto il bando con cui la Regione Piemonte mette a disposizione oltre 7,2 milioni di euro per il sostegno ai progetti strategici presentati dai Distretti del Commercio, da svilupparsi negli anni 2025-2027.

È un provvedimento fortemente voluto dall’assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo, Turismo, Sport e Post-olimpico, Caccia e Pesca, Parchi della Regione Piemonte Paolo Bongioanni, che spiega: «I Distretti del Commercio sono lo strumento cardine che ho posto al centro del rilancio e della competitività del commercio piemontese, per metterlo in condizione di vincere sfide come la concorrenza dell’e-commerce, la desertificazione commerciale specie nelle aree interne, il rilancio urbanistico, il presidio delle periferie e dei piccoli centri, l’innovazione tecnologica e dei servizi offerti. Uno dei primi atti al mio arrivo all’assessorato è stato l’istituzione del Tavolo del Commercio assieme alle associazioni di categoria: questo bando è stato scritto assieme a loro, ascoltando le loro indicazioni e priorità a garanzia dell’efficacia degli interventi».

Istituiti nel 2020, i Distretti del Commercio in Piemonte sono 74, cui quest’anno se ne aggiungeranno 20 di nuova costituzione, se dichiarati ammessi all’elenco regionale e che hanno potuto beneficiare del contributo di 50mila euro per l’avviamento dell’attività. Dei 94 distretti totali, 53 sono quelli urbani nell’ambito di un solo Comune (Duc), e 41 quelli diffusi su più Comuni (Ddc).

A questo link la mappa completa dei Distretti in Piemonte:

https://www.geoportale.piemonte.it/visregpigo/?context=13dd5f17-e8ec-d4fd-e48b-763e690977d8

Ogni Distretto del Commercio potrà ora presentare e candidare a finanziamento un unico progetto strategico. Il bando resterà aperto fino al 7 ottobre, e assegna a ogni distretto un contributo a fondo perduto pari all’80% della spesa progettuale ammessa per un importo massimo di 250mila euro per i progetti in conto capitale; per gli interventi di spesa corrente il contributo regionale copre fino all’80% del costo del progetto ma con un massimo di 40.300 euro.

Quali interventi potranno essere finanziati con questo bando? Sono ammesse nell’ambito del progetto strategico candidato a contributo regionale, a titolo d’esempio, le spese relative a progetti di qualificazione urbana, interventi inerenti il design urbano e gli spazi pubblici, progetti di sistemazione delle aree mercatali, iniziative di riqualificazione e rigenerazione urbana, politiche attive sul riuso degli spazi sfitti, interventi per il recupero e la valorizzazione dei locali commerciali storici, progetti di consegna delle merci a domicilio e creazione di un sistema organizzato e agile per la distribuzione delle merci, formazione, informazione e servizi di accompagnamento degli imprenditori e degli addetti del settore della distribuzione, interventi volti all’ammodernamento e al miglioramento dell’esteriorità delle attività commerciali (vetrine, insegne, facciate, tende, pergole, dehor, banchi mercati, illuminazione esterna…).

Conclude l’assessore Bongioanni: «Entro 70 giorni dalla chiusura del bando pubblicheremo la graduatoria dei progetti finanziabili. Sarà la fotografia del commercio del Piemonte del futuro, della sua capacità di fare sistema e massa critica, ma soprattutto di intervenire in modo fattivo nei processi di governance del territorio e della società piemontese».

Caldo, manca l’erba in montagna: in crisi l’alpeggio del Torinese

Scarseggia l’erba in montagna e per le mucche la situazione inizia a farsi critica. Il gran caldo di fine giugno e inizio luglio insieme alle giornate di vento fanno sentire ora i loro effetti sui pascoli delle valli torinesi. Le erbe montane sono fiorite e poi maturate con largo anticipo mentre i margari salivano negli alpeggi. E mentre pascolavano le mandrie alle quote di inizio stagione, in alto l’erba già ingialliva. Il risultato è che ad appena metà stagione manca già l’alimentazione naturale per gli animali e sicuramente mancherà il pascolo di settembre per mancanza di rigenerazione.

«Il caldo anomalo di inizio estate – commenta il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – ha sottratto riserve alimentari agli alpeggi che ora si trovano in difficoltà. Un problema che ripropone l’importanza di riaprire la fitta rete irrigua alpina, oggi completamente abbandonata, fatta di piccole canalizzazioni con le prese nei torrenti che un tempo irrigavano in modo capillare i pascoli».

Ma questo ennesimo problema per l’allevamento alpino ci ricorda quanto siano urgenti politiche per l’agricoltura montana.

L’economia d’alpeggio rappresenta una quota importante dell’economia agricola del Torinese.

Nelle valli pascolano oltre 35mila bovini, distribuiti in 420 alpeggi provenienti da 789 allevamenti di pianura. A questi si aggiungono gli oltre 44mila ovini e distribuiti in 200 alpeggi.

Nelle vallate piemontesi i bovini sono oltre 96mila mentre gli ovicaprini superano quota 105mila.

Gli addetti alla pastorizia d’alpeggio sono circa 3.000 in provincia di Torino.

La produzione di formaggi e burro pregiati vale circa 7 milioni.

Delle 35mila mucche che trascorrono i classici 100 giorni estivi in alpeggio circa la metà sono bovini da carne dove prevale la pregiata razza piemontese. L’altra metà è composta da bovine da latte che, in una stagione in alpeggio, producono oltre 11 milioni di litri di latte che, nei circa 200 caseifici d’alpeggio autorizzati vengono trasformati in oltre 80mila forme di formaggio stagionato, dove primeggia la profumata Toma (la più celebrata è quella di Lanzo) seguita dal Plaisentif, il formaggio delle violette, dal Cevrin, dal Blu erborinato (per citare i più ricercati). A questi vanno aggiunti gli oltre 200mila panetti da mezzo Kg di prelibato burro ricco di vitamina A, vitamina E, flavonoidi.

«L’economia d’alpeggio vede una presenza importante di giovani che seguono le orme dei genitori nella passione dell’allevamento e del pascolo. Giovani che sono pronti ad abbracciare questo lavoro con una visione innovativa fatta di servizi per il turismo, per la coesione sociale del territorio, di manutenzione ambientale. Ma ricordiamo che la pastorizia montana ha bisogno di sostegni per non rischiare l’abbandono degli alpeggi. Non possiamo immaginare le conseguenze di un’eliminazione dei premi europei PAC che rischiano di essere cancellati dalla Commissione europea che cerca soldi per il riarmo. Ai margari va affidata la manutenzione del territorio montano così come va promossa la filiera del latte con campagne di promozione sul valore nutrizionale delle proteine animali e dei prodotti ottenuti dal pascolo delle erbe di alta montagna. Inoltre va promosso il soggiorno in agriturismo d’alpeggio e l’acquisto dalla vendita diretta dai pastori. Ma in generale serve un’attenzione forte verso l’agricoltura alpina e promuovere le spinte all’innovazione. Se dovesse sparire alle nostre montagne rimarrebbero soltanto il dissesto, lo spopolamento, l’impoverimento economico».

Piemonte compatto per il futuro degli impianti ex Ilva: “Difendere un patrimonio strategico per l’Italia”

Il Piemonte si presenta unito davanti al Governo nella vertenza per il futuro degli impianti regionali di Acciaierie d’Italia. Regione, sindaci dei territori coinvolti, rappresentanti sindacali e RSU hanno inviato al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso – atteso domani a un nuovo tavolo nazionale sul destino dell’ex Ilva – un documento condiviso che riassume le priorità emerse nel tavolo regionale del 4 agosto a Novi Ligure.

Il testo sottolinea la centralità strategica degli stabilimenti di Racconigi, Novi Ligure e Sanac di Gattinara per l’economia piemontese e nazionale, chiedendo al Governo di garantire il mantenimento di livelli produttivi e occupazionali, accompagnato da investimenti per la sostenibilità e l’ammodernamento degli impianti. La Regione, pur apprezzando l’attenzione già mostrata dall’esecutivo, ha voluto dare un segnale concreto di compattezza istituzionale su una partita considerata decisiva per il territorio.

Nel documento si ricorda che il comparto siderurgico non è “un’azienda qualsiasi”, ma un asset strategico per l’interesse nazionale, il cui futuro è legato alle scelte che verranno prese a livello centrale, in particolare sul sito di Taranto. Da qui la volontà del Piemonte di adottare un approccio unitario e sistemico, valutando ogni intervento in base alle ricadute sull’intero sistema produttivo e occupazionale italiano. L’apertura a nuovi investimenti, inclusi quelli per la decarbonizzazione, viene ribadita a condizione che siano coerenti con la strategia complessiva di ex Ilva e salvaguardino i posti di lavoro in regione.

La priorità resta la tutela dell’occupazione: ogni proposta industriale dovrà garantire continuità occupazionale in tempi certi, evitando la dispersione di competenze. «Questa vertenza si gioca sul piano nazionale, ma il Piemonte non sta a guardare – hanno dichiarato il presidente della Regione, Alberto Cirio, il vicepresidente e assessore al Lavoro Elena Chiorino e l’assessore alla Logistica Enrico Bussalino –. Con questo documento unitario mandiamo un messaggio chiaro: difendere gli impianti del nostro territorio significa difendere un patrimonio industriale e occupazionale strategico per tutta l’Italia».

«Lavoratori, istituzioni e sindacati sono dalla stessa parte – hanno concluso Cirio, Chiorino e Bussalino –. Abbiamo voluto ribadirlo al Governo, che sta mostrando grande impegno nella risoluzione di una situazione difficile. Noi, come Regione Piemonte, siamo pronti a fare la nostra parte con politiche attive e formazione per accompagnare la transizione industriale senza perdere posti di lavoro».

Con questo impegno, la Regione Piemonte e le istituzioni locali confermano la piena disponibilità a collaborare con il Governo per mantenere sul territorio una realtà strategica, salvaguardando occupazione diretta, indotto e logistica legata agli impianti ex Ilva.

Artigianato, previsioni in calo sul fronte occupazionale

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Le previsioni circa l’andamento occupazionale registrano un calo di quasi un punto percentuale passando da -5,44 a -6,17%. 

Il dato relativo all’ipotesi di assunzione di apprendisti scende di circa 2 punti percentuali, passando da -19,22% al -20,96% 

Rimane sempre negativo il dato relativo alle previsioni di produzione totale, che sale leggermente passando dal -14,17% al -13,06%. 

Il saldo relativo all’acquisizione di nuovi ordini mantiene un valore negativo, salendo da -12,95% a -14,44%. 

Aumenta la percentuale di imprese che non hanno programmato investimenti: da 74,90% a 78,35% 

Diminuisce la percentuale negativa di previsione di acquisizione di nuovi ordini per esportazioni passando dall’attuale valore -29,30% a -20,97%, diminuisce la percentuale di chi prevede un calo degli ordini per le esportazioni passando dal 33,20% al 22,34 ma diminuisce vertiginosamente la stima di esportazioni costanti che passa dal 62,90% al 34,71%.

Sale ancora la previsione di regolarità negli incassi: da 64,95% al 68,38%; diminuisce la stima dei ritardi, passando dal 33,50% al 30,58%; le previsioni di anticipinegli incassi continuano a rimanere minimi, passando dallo 1,55% all’1,03%. 

Commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte: “L’indagine congiunturale relativa al terzo trimestre del 2025 ci conferma un clima di sfiducia da parte delle imprese. L’intensificarsi della predazione fiscale e della morsa burocratica non aiutano. Raddoppia la percentuale di imprese che non occupa personale dipendente che passa dal 9,22% al 18,56%, l’andamento occupazionale scende ancora passando dal -5,44% al -6,17%, diminuisce anche il dato relativo all’assunzione di apprendisti che passa dal -19,22% al -20,96%.

 

Continua Felici: “I dati relativi alla produzione invece, pur rimanendo ancora negativi, salgono lievemente passando dal -14,17% al -13,06%. Preoccupante il dato relativo all’acquisizione di nuovi ordini che vede aumentare la negatività del saldo che passa dal -12,95% al -14,44%. Si denota però un sostanziale miglioramento per quanto riguarda la percentuale di carnet ordini superiori a tre mesi che aumenta e passa dall’11,95% al 20,62%.”

Allarmante –conclude Felici-  è il dato relativo alla previsione di acquisizione nuovi ordini per le esportazioni, il corto circuito mediatico legato ai dazi ha fatto scendere vertiginosamente la percentuale di stima degli ordini costanti per le esportazioni che passa dal 62,90% al 34,71%, questo dato ci dimostra che le imprese prevedono circa il 28% di ordinativi per le esportazioni in meno, la preoccupazione degli imprenditori si riflette anche sul dato percentuale relativo alle aziende che non prevedono di fare investimenti nei prossimi 12 mesi che sale ancora e passa al 78,35% ” “L’intensificarsi della predazione fiscale e della morsa burocratica non aiutano

L’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte ha redatto la terza indagine trimestrale congiunturale del 2025 utilizzando un questionario telematico rivolto ad un campione significativo di 2.250 imprese selezionate nei comparti di produzione e di servizi che rappresentano maggiormente l’artigianato della nostra regione.  

 

Piano per la qualità dell’aria, Confagricoltura: “senza modifiche, a rischio il settore agricolo”

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In Piemonte, entro pochi mesi, entreranno pienamente in vigore alcuni adempimenti previsti dal Piano Regionale per la Qualità dell’Aria (PRQA) che, secondo il mondo agricolo, rischiano di generare enormi difficoltà sia tecniche sia gestionali per le aziende, oltre a risultare in molti casi economicamente insostenibili.

Le misure più criticate da Confagricoltura riguardano la copertura degli stoccaggi di reflui zootecnici e la Comunicazione preventiva di spandimento. All’inizio del 2025, di fronte ai costi elevati e alle complessità costruttive delle coperture fisse, la Regione aveva affidato all’Università di Torino uno studio per valutare tecniche alternative di contenimento delle emissioni dai cumuli di letame. Sebbene siano già emerse indicazioni interessanti, i risultati completi richiedono almeno un anno di osservazioni: tempistica incompatibile con le scadenze fissate dal PRQA, soprattutto considerando la successiva fase di applicazione nelle aziende.

Anche la Comunicazione di spandimento, nella sua forma attuale, è considerata eccessivamente complessa sia per le imprese agricole sia per gli enti pubblici. La sua entrata in vigore è già stata rinviata più volte, ma le modifiche attese non sono ancora state definite.

“Siamo in una situazione di incertezza insostenibile – afferma Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – le aziende esitano a mettere mano ad interventi strutturali dai costi elevatissimi, e in molti casi impossibili da sostenere, in attesa di quelle evoluzioni della normativa più volte sollecitate e mai introdotte”.

“Ora però il tempo a nostra disposizione si sta esaurendo rapidamente – prosegue Sebastiano Villosio, allevatore della provincia di Torino – anzi, per gli interventi più complessi come le coperture dei cumuli di letame, le tempistiche necessarie per le autorizzazioni e per la costruzione vanno già oltre le scadenze attualmente imposte dal PRQA. Senza contare che gli agricoltori inadempienti rischiano di perdere i premi del primo pilastro della Pac per violazione della condizionalità. Occorre quindi avviare con urgenza una revisione delle norme per introdurre reali elementi di semplificazione degli interventi strutturali e di apertura a tecniche innovative di trattamento dei reflui, rivedendo nel contempo tutte le scadenze di applicazione degli adempimenti e le modalità di gestione della Comunicazione preventiva, anche per consentire alle aziende di utilizzare gli strumenti di sostegno e accompagnamento presenti nel Complemento di Sviluppo Rurale, così come prevede il PRQA stesso”.

Confagricoltura ricorda che il settore agricolo, pur contribuendo solo in maniera secondaria alle emissioni complessive del Piemonte, con il Piano Stralcio dedicato è stato tra i primi a fornire un contributo concreto al miglioramento della qualità dell’aria.

“Nel quadro globale di riduzione emissiva della nostra regione – conclude Allasia – occorre però bilanciare attentamente l’efficacia degli interventi con la loro sostenibilità economica, per non correre il rischio di danneggiare irreparabilmente uno dei settori produttivi trainanti del Piemonte anche se ciò dovesse andare a vantaggio di altri comparti. Infatti, nello scenario politico ed economico attuale, caratterizzato da forti elementi di instabilità, quali i dazi commerciali e i conflitti internazionali, la salvaguardia delle produzioni agricole e zootecniche locali non è solo più un fattore economico, ma anche strategico per l’intera nazione: occorre quindi mettere in atto tutte le azioni possibili per tutelarle e garantirne la continuità”.

Anche il Consiglio regionale sembra condividere questa impostazione: è infatti in attesa di discussione una deliberazione che andrebbe a modificare il PRQA introducendo le linee di applicazione indicate dal settore agricolo.

In sintesi, il mondo agricolo denuncia un clima di crescente preoccupazione e incertezza, che rischia di compromettere la continuità delle attività. Per questo viene chiesto un segnale immediato di disponibilità alla revisione delle norme, in un’ottica di realismo e fattibilità, al fine di evitare il peggioramento della situazione e l’innesco di dinamiche difficili da gestire.

Coppa, Ascom: “bene il bando per i Distretti del Commercio”

La presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia Maria Luisa Coppa ha commentato l’apertura del Bando regionale per il sostegno ai progetti strategici dei Distretti del Commercio 2025-2027 

«Questo nuovo bando di fondi destinati ai DUC conferma la validità dello strumento regionale – sottolinea la presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia Maria Luisa Coppa -.  Abbiamo creduto nell’efficacia dei Distretti del Commercio fin dall’inizio e abbiamo stimolato l’adesione di quanti più Comuni possibile, ponendoci come partner per tutto il percorso di attivazione e gestione. Abbiamo chiesto al governatore Cirio di porre massima attenzione alle opportunità offerte dai DUC e siamo estremamente felici che abbia mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale. Per questo lo ringraziamo.

Un grande ringraziamento all’assessore Bongioanni, con il quale stiamo lavorando con impegno per avvicinare i Distretti del Commercio ai Distretti del Cibo: un binomio che vediamo vincente per la valorizzazione delle attività commerciali. Grazie a questi fondi, i Comuni possono rilanciare le proprie aree urbane, riqualificare spazi pubblici e storici, e promuovere servizi innovativi che migliorano la vivibilità. E possono, soprattutto, sostenere direttamente le imprese del commercio e della somministrazione con risorse dedicate. I Distretti del Commercio sono un modello virtuoso che non solo supporta lo sviluppo economico, ma favorisce una rete di collaborazione tra amministrazioni comunali, attività commerciali e cittadini».