ECONOMIA

Piemonte, prodotti agroalimentari di qualità alla conquista dell’Europa

«6,7 milioni per la promozione Ue dei prodotti piemontesi Dop, Igp, Doc e Docg. Apre il nuovo bando con una dotazione record da 700mila euro in più del 2024»

Ammonta a 6,7 milioni di euro, con un incremento di quasi 700mila euro rispetto al 2024, la dotazione stanziata dalla Regione Piemonte per la promozione dei prodotti agroalimentari di qualità. Le risorse sono state messe a disposizione dall’assessore regionale al Commercio, Agricoltura e Cibo, Turismo, Sport e Post-olimpico, Caccia e Pesca, Parchi, Paolo Bongioanni, e saranno destinate alle attività promozionali in Italia e nell’Unione Europea.

I fondi, assegnati tramite bando, serviranno a sostenere i consorzi di tutela e le associazioni di produttori impegnati nella valorizzazione delle eccellenze piemontesi: 13 Dop, 9 Igp, 41 vini Doc, 19 Docg e 4 bevande spiritose, oltre ai prodotti del biologico, del Sistema Qualità Nazionale Zootecnica e dell’agricoltura integrata.

Spiega l’assessore Bongioanni: «Dall’ultima edizione del bando, lo scorso anno, sono intervenuti cambiamenti epocali nella promozione del nostro agroalimentare d’eccellenza e per la crescita della sua redditività. Abbiamo lanciato il brand “Piemonte Is – Eccellenza Piemonte” di cui potranno fregiarsi i prodotti agroalimentari di qualità certificata, e che accompagna tutte le azioni di promozione nazionale e internazionale dove è presente la Regione. La cucina italiana ha appena ottenuto il riconoscimento Unesco di Patrimonio mondiale dell’Umanità, e quella piemontese, con i suoi prodotti certificati a livello internazionale che da soli costituiscono un quarto del totale italiano, deve conquistare il posto che le spetta. Dazi e mutamenti economici, d’altra parte, ci incoraggiano a esplorare e approcciare con fiducia mercati sempre nuovi. Per la prima volta abbiamo lanciato una grande campagna nazionale di spot televisivi che racconta i nostri straordinari cibi e il loro grande potenziale turistico».

«Per questo – prosegue Bongioanni – ho voluto aumentare di quasi 700mila euro la dotazione del bando 2025 portandola a 6,7 milioni di euro. Grazie ad essa il Piemonte potrà essere presente in modo ancora più incisivo ai grandi eventi promozionali in Italia e nell’Unione Europea come Vinitaly, Fruit Logistica a Berlino e molti altri. Il Piemonte, come non mi stanco di ripetere, deve recuperare un gap di riconoscibilità che lo renda immediatamente percepibile e gli dia finalmente il posto che merita sui mercati e presso i pubblici italiani e internazionali».

Il bando resterà aperto fino al 12 marzo 2026. I contributi previsti vanno da 50mila a 500mila euro e coprono fino al 70% delle spese ammissibili. L’intervento è rivolto ai consorzi di tutela e alle associazioni di produttori piemontesi per la realizzazione, in Italia e nei Paesi dell’Unione Europea, di iniziative di informazione e promozione dei prodotti vitivinicoli e agroalimentari di qualità.

Tra le attività finanziabili rientrano la partecipazione a fiere e manifestazioni di rilievo — come Fruit Logistica di Berlino e Fruit Attraction di Madrid per la frutta di qualità, Wine Paris, Vinitaly di Verona e Prowein di Düsseldorf per il settore vitivinicolo, il Salone del Gusto di Torino, oltre a fiere nazionali come quelle del Tartufo di Alba e del Bue grasso di Carrù — nonché l’organizzazione di presentazioni e degustazioni, campagne pubblicitarie, spot radiofonici, televisivi e web, la realizzazione di siti internet, iniziative promozionali mirate ed educational rivolti alla stampa specializzata.

Asti–Cuneo, completata l’autostrada dopo oltre vent’anni di lavori

A33 Asti–Cuneo, da domani l’autostrada è percorribile su tutto il tracciato

Cherasco (CN), 29 dicembre 2025 – Da domani, 30 dicembre, l’autostrada A33 Asti–Cuneo sarà interamente percorribile da Asti a Cuneo. Nella fase iniziale il tratto tra lo svincolo di Alba Ovest e Cherasco sarà transitabile gratuitamente, in attesa dell’entrata in esercizio a piena capacità dell’infrastruttura. In prossimità di Cherasco è previsto un breve tratto a carreggiata unica, con traffico in entrambe le direzioni.

L’A33 si sviluppa per circa 90 chilometri ed è suddivisa in due tronchi principali collegati all’autostrada A6 Torino–Savona. L’arteria consente il collegamento tra la A21 Torino–Piacenza–Brescia e il territorio cuneese, fornendo un collegamento diretto tra l’area di Cuneo e le principali direttrici autostradali del Nord Ovest.

I lavori dell’autostrada sono iniziati alla fine degli anni Novanta e sono proseguiti per lotti successivi, con l’apertura progressiva dei vari tratti tra il 2005 e il 2012. L’ultimo segmento, compreso tra Alba Ovest e Cherasco, ha richiesto un investimento di circa 220 milioni di euro ed è stato realizzato in 15 mesi. Secondo i dati della società concessionaria, al cantiere hanno partecipato circa 400 addetti, 15 imprese e 130 fornitori.

Sul completamento dell’opera sono intervenuti rappresentanti delle istituzioni nazionali e regionali, che hanno sottolineato gli effetti attesi sul sistema dei trasporti, sui collegamenti con i porti liguri e sull’organizzazione della logistica nell’area cuneese e più in generale in Piemonte.

Nel corso dei lavori sono state adottate soluzioni a ridotto impatto ambientale, tra cui l’impiego di materiali riciclati per il manto stradale e la realizzazione di un’area umida in prossimità del torrente Talloria. È stato inoltre installato un passaggio sopraelevato per la fauna, progettato per favorire gli spostamenti di una colonia di pipistrelli presente nell’area.

Durante gli scavi, seguiti dalla Soprintendenza competente, sono emersi reperti archeologici su un tratto di circa 150 metri nei pressi del Ponte Tanaro 4: un insediamento risalente tra la tarda Età del Bronzo e l’inizio dell’Età del Ferro e una necropoli romana del I secolo d.C.

Parallelamente all’apertura dell’autostrada sono previste opere di raccordo con la viabilità locale. Un Protocollo d’Intesa tra Regione Piemonte, Provincia di Cuneo, Comuni interessati e concessionaria definirà una serie di interventi per migliorare i collegamenti con i caselli di Alba Ovest e Cherasco. Tra le opere programmate figurano adeguamenti della rete provinciale, nuove interconnessioni, varianti stradali, un nuovo ponte sul Tanaro, percorsi ciclopedonali e interventi di messa in sicurezza idraulica.

Più risorse per la competitività delle imprese

La Giunta regionale, su proposta degli assessori Andrea Tronzano e Matteo Marnati, ha approvato un incremento di 9 milioni di euro per la misura “Voucher certificazioni PMI per competitività e sostenibilità”, portando la dotazione complessiva a 17 milioni di euro.

L’intervento, finanziato nell’ambito del Programma Regionale FESR 2021-2027, Priorità I “RSI, competitività e transizione digitale”, risponde all’elevata domanda da parte delle imprese: sono pervenute 968 richieste, per un fabbisogno superiore al budget iniziale di 8 milioni stanziato nello scorso mese di maggio.

“Con questo nuovo intervento – dichiarano il presidente della Regione Alberto Cirio e gli assessori alle Attività produttive Andrea Tronzano e all’Innovazione Matteo Marnati – diamo una risposta immediata a quasi mille imprese che hanno creduto nella misura, premiando il loro impegno verso qualità e sostenibilità. Le certificazioni non sono un costo, ma un investimento strategico: aprono mercati, qualificano l’impresa e creano fiducia. In questo modo la Regione aiuta chi investe nel futuro produttivo del territorio, supportando chi vuole crescere, innovare ed essere competitivo”.

La misura prevede contributi a fondo perduto per le micro, piccole e medie imprese che intendono dotarsi di certificazioni volontarie (ISO, EMAS, ecc.), strumento sempre più richiesto per accedere a mercati internazionali, gare pubbliche, filiere industriali e programmi di sostenibilità.

Grazie al nuovo stanziamento sarà possibile scorrere integralmente la graduatoria delle imprese che hanno presentato domanda, evitando esclusioni e valorizzando la forte adesione dimostrata dal tessuto produttivo piemontese.

L’anno che verrà: Torino e l’auto alla prova del futuro. Mirafiori tra cassa integrazione e rilancio

Torino e il Piemonte restano il punto di riferimento storico dell’auto in Italia, ma stanno attraversando una stagione tra le più difficili degli ultimi decenni. Il passaggio alle nuove motorizzazioni, il rallentamento del mercato europeo, l’aumento dei costi industriali e la pressione della concorrenza globale stanno modificando in modo sostanziale il peso del territorio nelle strategie di Stellantis, con effetti evidenti sulla quantità di vetture prodotte e sui livelli occupazionali.

Negli ultimi anni il contributo italiano alla produzione del gruppo si è progressivamente ridotto. Il 2024 ha segnato uno dei momenti più critici, con volumi nazionali scesi sotto le 500 mila unità e un crollo superiore al 30% rispetto all’anno precedente. Anche l’avvio del 2025 non ha mostrato segnali di inversione: nei primi sei mesi dell’anno le vetture assemblate sono state poco più di 220 mila, circa un quarto in meno rispetto allo stesso periodo del 2024. Le proiezioni indicano che, a fine anno, il totale potrebbe attestarsi intorno alle 440 mila auto, confermando una riduzione strutturale del peso produttivo italiano all’interno del gruppo.

Il territorio più colpito è quello torinese, e in particolare Mirafiori, stabilimento simbolo della storia industriale nazionale. Oggi l’attività è quasi interamente concentrata sulla 500 elettrica, mentre le produzioni Maserati hanno numeri marginali. Nel primo semestre del 2025 da Mirafiori sono uscite poco più di 15 mila vetture, oltre il 20% in meno rispetto all’anno precedente, valori lontanissimi da quelli che per decenni hanno collocato il complesso tra i maggiori siti automobilistici europei. Le difficoltà commerciali della 500 a batteria, frenata da prezzi elevati e da una domanda ancora debole, hanno ridotto in modo sensibile il grado di utilizzo degli impianti.

Sul piano del lavoro l’impatto è stato pesante. L’utilizzo della cassa integrazione e dei contratti di solidarietà si è trasformato in una condizione quasi permanente. A Mirafiori migliaia di addetti hanno alternato periodi di attività a fasi di riduzione dell’orario o di sospensione delle linee. In tutto il Piemonte le ore di ammortizzatori sociali nel comparto metalmeccanico e automotive sono cresciute in maniera marcata, segno che la crisi non riguarda solo la fabbrica torinese ma l’intero sistema di imprese dell’indotto che ruota attorno a Stellantis.

In uno scenario ancora fragile, le prospettive per Mirafiori e per l’industria dell’auto piemontese dipendono soprattutto dalla possibilità di rilanciare i volumi con nuovi modelli. L’elemento più atteso è l’introduzione, avviata dalla fine del 2025, della nuova 500 ibrida, che potrebbe intercettare una platea più ampia di clienti rispetto alla versione elettrica. Le stime parlano di una potenzialità di circa 100 mila unità annue a regime, numeri che potrebbero contribuire a ridurre l’uso degli ammortizzatori e a dare maggiore stabilità all’occupazione, pur in un contesto in cui restano aperti anche programmi di uscite volontarie e di riorganizzazione del personale.

Il futuro dell’automotive torinese e piemontese si gioca quindi su un equilibrio complesso: accompagnare il cambiamento tecnologico senza perdere la massa critica necessaria a sostenere lavoro e filiera. Sarà decisivo il contributo delle istituzioni attraverso politiche industriali, incentivi al mercato, investimenti in infrastrutture e formazione. Mirafiori, più che una semplice fabbrica, continua a rappresentare il simbolo di questa partita: dalla sua capacità di ritrovare centralità dipenderà in larga parte il destino dell’industria dell’auto in Piemonte.

Mostra di San Giuseppe, 77 anni di storia

13/22 MARZO 2026 CASALE MONFERRATO

 SI CONFERMA TRA LE PRINCIPALI ESPOSIZIONI CAMPIONARIE D’ITALIA

La San Giuseppe compie 77 anni e per la seconda volta si fregerà del prestigioso titolo di Mostra Nazionale a dimostrazione della notevole crescita avvenuta negli ultimi anni e confermata anche nell’edizione 2025

L’evento si terrà al Polo Fieristico Riccardo Coppo di Casale Monferrato dal 13 al 22 marzo 2026 organizzato dalla società D&N Eventi S.R.L. con il patrocinio della Regione Piemonte, del Comune di Casale Monferrato, della Provincia di Mantova, come ormai da tradizione.

La Fiera Campionaria di Casale e del Monferrato, darà ampio spazio come di consueto, alle categorie produttive del commercio, dell’agricoltura, dell’industria e dell’artigianato, confermando il modello organizzativo che negli ultimi anni ha sempre portato a presenze di pubblico da record, peraltro di aumento di anno in anno. Verrà ripetuta la ‘formula’ gradita da visitatori ed espositori: ingresso gratuito e percorso obbligato a giorni alterni. E anche quest’anno sarà visitabile il sabato mattina.

Sarà presente, come tutti gli anni, lo spazio dedicato alle “Eccellenze Enogastronomiche” da sempre momento di grande attrazione in Mostra – con la Piazzetta del Gusto, la Piazza del Vino, ospitanti le specialità gastronomiche provenienti da tutta Italia e non solo.

A questi appuntamenti si aggiungeranno tante novità con particolare attenzione alla cultura, al turismo, all’ambiente, nell’ottica della valorizzazione delle ricchezze del territorio, delle tradizioni, dei gusti .

Nello stesso periodo in cui si svolgerà la Fiera, non mancherà neppure il tradizionale Luna Park installato in piazza D’Armi, di fronte al Polo Fieristico Riccardo Coppo, appuntamento molto atteso e partecipato ogni anno da giovani e giovanissimi.

Casale Monferrato, 28 dicembre 2025

Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi a

D&N Eventi S.r.l.

Cell. 335/7404114

info@mostrasangiuseppe.it

www.mostrasangiuseppe.it

Orari:

Inaugurazione: venerdì 13 marzo ore 18

Feriali: dalle 18 alle 23

Sabato 14 Marzo : dalle 11 alle 23

Domenica 15 Marzo: dalle 11 alle 23

Sabato 21 Marzo : dalle 11 alle 23

Domenica 22 Marzo: dalle 11 alle 22

Ufficio Stampa

D&N Eventi Srl

Massimo Iaretti

Imprese piemontesi ottimiste sul 2026: investimenti in crescita nonostante le incertezze

L’indagine trimestrale basata sulle previsioni di circa 1.200 aziende piemontesi fotografa un clima di fiducia complessivamente positivo. A trainare le performance migliori sono commercio, turismo, ICT, alimentare e trasporti, mentre il manifatturiero continua a mostrare segnali di difficoltà.

Le imprese piemontesi guardano al primo trimestre 2026 con un atteggiamento nel complesso ottimistico, in continuità con la precedente rilevazione. Un segnale della solidità del sistema economico regionale e della sua capacità di resistere a una fase prolungata di incertezza. Dietro al dato aggregato si conferma però una dinamica divergente tra manifatturiero e terziario, ormai evidente da oltre due anni.

Il comparto manifatturiero risente in modo particolare della crisi della metalmeccanica e del tessile-abbigliamento, registrando indicatori negativi su produzione, ordini, redditività ed export. Di segno opposto l’andamento del terziario che, dopo la fase più critica del Covid, ha saputo riorganizzarsi e ripartire, mostrando da allora segnali di crescita costante. È quanto emerge dall’indagine congiunturale condotta a dicembre dal Centro Studi dell’Unione Industriali Torino su un campione di circa 1.200 imprese manifatturiere e dei servizi del sistema confindustriale piemontese.

“Le imprese piemontesi approcciano il 2026 confermando la volontà di investire per far crescere e sviluppare le proprie imprese. Non è una scommessa, ma un vero grande gesto di fiducia che va colto e valorizzato da tutti coloro che compongono il nostro tessuto economico. Quello che ci aspetta sarà un altro anno molto sfidante proprio come il 2025 che dopo molti, forse troppi, timori ha invece registrato un andamento più sostenuto del previsto negli ultimi mesi. Un risultato ottenuto grazie alla capacità delle nostre imprese di sapersi adattate velocemente al mercato, sia come sbocchi commerciali che come offerta di prodotti, processi e tecnologia. Chi guarda al Piemonte sa di poter trovare in questo territorio risposte efficenti e avanzate, una qualità che ci riconoscono partner italiani e stranieri, in maniera trasversale ai settori e alle filiere”, commenta Andrea Amalberto, presidente di Confindustria Piemonte.

Nel dettaglio, le attese risultano complessivamente positive per occupazione (saldo ottimisti/pessimisti pari a +6,0%), produzione (+3,2%) e ordini totali. Rimangono invece negativi i consuntivi relativi a export (-5,3%) e redditività (-1,0%). Cresce di 3,1 punti percentuali la propensione a investire, che coinvolge il 77,1% delle imprese rispondenti; il 25,3% ha inoltre programmato l’acquisto di nuovi impianti, in aumento di 1,8 punti rispetto a settembre. Stabile al 77% il tasso di utilizzo di impianti e risorse, mentre varia poco il ricorso alla CIG, attivata dal 10,9% del campione. Nel manifatturiero la percentuale sale al 14,9%, in lieve calo (-0,4 punti) rispetto alla precedente rilevazione.

Il quadro settoriale piemontese resta fortemente differenziato. Il manifatturiero, che rappresenta circa due terzi del campione, continua a segnare saldi negativi su tutti i principali indicatori: produzione (-3,9%), nuovi ordini (-4,5%), redditività (-6,8%) ed export (-6,0%). Particolarmente in difficoltà il comparto metalmeccanico, dove il saldo sulla produzione è negativo da dieci trimestri consecutivi (-7,5%), soprattutto nei settori automotive e metallurgia. Segno meno anche per le manifatture varie, come gioielli e giocattoli (-24,0%), e per il cartario-grafico (4,8%). Appaiono prudenti le attese del tessile-abbigliamento (0,0%), mentre risultano più fiduciosi i comparti gomma-plastica (+2,3%), alimentare (+11,9%), edilizia (+4,5%) e impiantisti (+16,7%).

Il terziario conferma invece un clima di fiducia stabilmente espansivo, favorito da una minore esposizione alle oscillazioni dei mercati esteri. Tutti i comparti esprimono aspettative positive, seppur con intensità diverse. Spiccano in particolare commercio e turismo (+30%), servizi alle imprese (+24,2%), ICT (+10,0%) e trasporto di merci e persone (+8,7%).

In un contesto internazionale complesso, la positività delle attese risulta inversamente proporzionale al peso dell’export sul fatturato. Le aziende meno orientate ai mercati esteri mostrano le aspettative più ottimistiche sulla produzione (+8,9% per chi esporta meno del 10% del fatturato). In equilibrio le attese delle imprese con una quota di export compresa tra il 10 e il 30% (saldo pari a 0,0%), mentre diventano negative per le fasce successive: -5,6% per le aziende che esportano tra il 30 e il 60% e -3,9% per quelle oltre il 60%.

Piemonte: la Regione riprogramma 1,3 miliardi di fondi europei

Maggiore attenzione a università, ITS e formazione professionale: con la nascita della nuova priorità STEP la Regione Piemonte punta a rafforzare le tecnologie strategiche e l’autonomia produttiva del territorio. È quanto emerge dall’approvazione della riprogrammazione del Programma Regionale FSE+ 2021-2027, che ribadisce una linea politica precisa: investire su competenze, occupazione e capitale umano come fattori chiave per lo sviluppo e la competitività regionale.

La revisione del Programma, che conserva una dotazione finanziaria complessiva di 1,3 miliardi di euro, ha ottenuto il via libera dal Comitato di Sorveglianza l’11 dicembre ed è stata condivisa con la Direzione Generale Employment della Commissione europea. L’operazione consente di incrementare i prefinanziamenti, estendere di un anno l’ammissibilità delle spese e diminuire il rischio di disimpegno dei fondi europei.

Tra gli elementi centrali della riprogrammazione figura l’introduzione della nuova Priorità STEP, pensata per sostenere le tecnologie strategiche critiche nei comparti del digitale e deep-tech, del cleantech e delle biotecnologie. Una scelta che contribuisce a consolidare l’autonomia strategica del Piemonte e a rafforzare la competitività delle sue filiere produttive, anche in raccordo con le recenti modifiche al Programma FESR.

Il nuovo assetto del FSE+ orienta le risorse verso il potenziamento delle competenze più richieste dal tessuto produttivo regionale. In particolare, si punta sullo sviluppo di competenze tecnico-specialistiche legate a ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico, promuovendo una collaborazione strutturata tra imprese e università, e sulla formazione di figure tecniche intermedie altamente qualificate, valorizzando il ruolo strategico degli ITS, sempre più centrali nel rispondere alle esigenze delle aziende.

La finalità è duplice: ridurre il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro e assicurare continuità alle politiche attive, accompagnando le persone verso un’effettiva ricollocazione nel mercato del lavoro piemontese, anche nella fase successiva al PNRR.

La riprogrammazione rafforza in modo significativo alcuni pilastri fondamentali del sistema regionale: le borse di studio universitarie, con risorse che raggiungono 108,7 milioni di euro; gli ITS Academy, per i quali gli stanziamenti salgono a 76,7 milioni di euro; l’Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), che può contare su risorse complessive pari a 298,7 milioni di euro. Sono inoltre confermati 219 milioni di euro per le annualità 2026-2027-2028 destinati alle misure post Programma GOL (servizi per il lavoro e formazione dei disoccupati), oltre alla continuità del finanziamento delle Accademie di Filiera.

Cirio e Chiorino: “Il futuro del Piemonte passa dalle competenze”

“Con questa riprogrammazione, per la quale ringraziamo l’autorità di gestione e tutti gli uffici che hanno lavorato a questo risultato, la Regione Piemonte compie una scelta politica netta e responsabile: accelerare l’attuazione delle politiche, mettere a terra le risorse in modo efficace e tutelare gli interventi sociali, senza disperdere fondi e senza rinviare risposte che cittadini, imprese e territori attendono. Abbiamo deciso di rafforzare un modello di sviluppo che mette al centro il lavoro qualificato, la formazione di qualità, il merito e l’innovazione, nella consapevolezza che solo investendo sulle competenze si costruisce una Nazione competitiva, coesa e capace di affrontare le grandi transizioni economiche, tecnologiche e produttive in atto” dichiarano Alberto Cirio ed Elena Chiorino, presidente e vicepresidente della Regione Piemonte.

“È una visione chiara e coerente: governare il cambiamento, non subirlo. Accompagnare le persone, non lasciarle sole. Creare opportunità concrete, non assistenzialismo. Le politiche del lavoro e della formazione non sono una voce di bilancio, ma una leva strategica per garantire crescita, dignità e futuro. Il Piemonte sceglie di essere protagonista, puntando su capitale umano, responsabilità istituzionale e concretezza. Perché il futuro non si improvvisa: si costruisce investendo sulle competenze, valorizzando il talento e garantendo che nessuno venga lasciato indietro” concludono Cirio e Chiorino.

 

Natale 2025, in Piemonte cresce la voglia di regali: enogastronomia e benessere in testa

Spesa media procapite di 211 euro. L’81,5% degli italiani acquista doni, con una prevalenza femminile. Crescono le esperienze digitali e culturali.

Il Natale 2025 conferma una rinnovata propensione agli acquisti. Secondo l’indagine Confcommercio–Format Research, l’81,5% degli italiani prevede di comprare regali natalizi, in aumento rispetto al 79,9% registrato nel 2024. La percentuale sale all’85% nel Nord Ovest, area in cui la fascia più attiva nello shopping è rappresentata dalle donne over 55.

Il budget destinato ai doni resta sostanzialmente stabile rispetto allo scorso anno: la spesa media per persona si attesta a 211 euro, con oltre la metà degli intervistati (53,5%) pronta a spendere tra i 100 e i 300 euro.

Tra le tipologie di regalo più scelte dominano i prodotti enogastronomici, che raccolgono il 19,7% delle preferenze. Seguono i trattamenti legati alla bellezza e alla cura della persona (15,2%) e l’abbigliamento, insieme agli articoli sportivi (13,2%). In crescita anche l’interesse verso esperienze e contenuti digitali, come abbonamenti e biglietti per eventi culturali.

Nel capoluogo piemontese, Ascom Confcommercio Torino e provincia rileva un andamento in linea con quello del 2024, caratterizzato da una forte concentrazione degli acquisti negli ultimi giorni prima di Natale e da una buona tenuta dei negozi fisici. Dall’indagine emerge infatti che circa un consumatore su quattro sceglie di acquistare esclusivamente nei punti vendita tradizionali. «Dopo anni di acquisti digitali, il negozio fisico sta riconquistando l’attenzione delle persone – spiega Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia –. I doni scelti nei negozi del territorio sono fatti con il cuore, aiutati anche dalla competenza e dalla professionalità dei negozianti. Il commercio di vicinato si conferma insostituibile per chi cerca autenticità. Anche in questo 2025 il commercio torinese ha saputo rispondere con creatività e competenza, rendendo ogni acquisto un momento speciale. Le vetrine torinesi parlano di bellezza, cultura, tradizione e innovazione. In un’epoca in cui i consumi cercano valore e significato, il commercio di prossimità è la risposta più concreta e umana».

Un ruolo rilevante è svolto anche dalle tredicesime, che quest’anno sostengono in modo significativo i consumi. Grazie a un’inflazione sotto controllo, a un mercato del lavoro in crescita e a una maggiore disponibilità di reddito, la spesa complessiva generata dalle tredicesime raggiunge i 49,9 miliardi di euro, con un incremento di 2,4 miliardi rispetto al 2024. La spesa media per famiglia sale a 1.964 euro (+53 euro), anche se solo una parte viene destinata ai regali natalizi: il 22,8% utilizza la tredicesima per le spese legate alla casa e alla famiglia, il 22,1% per il risparmio, il 20,2% per il pagamento di tasse e bollette, mentre quasi il 18% la impiega per l’acquisto dei doni di Natale.

Tether, questo sconosciuto

Se scorrete le classifiche dei Paperoni italiani, ai vertici trovate tre personaggi: Giovanni Ferrero (Gruppo Ferrero) titolare di un patrimonio stimato in circa 40 miliardi di euro, Andrea Pignataro (Ion Group, una conglomerata britannica attiva nel settore della finanza), che in soli 25 anni ha messo insieme una ricchezza di circa 25 miliardi di euro e Giancarlo Devasini (fondatore di Tether, la più nota stablecoin delle monete cripto), che vanta una ricchezza stimata intorno ai 15 miliardi di euro.

Su Ferrero c’è poco da dire, è una delle più note società mondiali del settore alimentare con oltre un secolo di attività, Pignataro è meno conosciuto, ma la sua società è fra i leader mondiali della finanza tech.

Devasini è un personaggio poco conosciuto (circolano pochissime foto, la sua privacy è protetta in maniera ossessiva); ma qualcosa è emersa di recente grazie ad un servizio televisivo. Laureato in medicina, ha iniziato la carriera come chirurgo plastico, poi verso la fine degli anni ’90 ha abbandonato la professione medica affascinato dalle novità del mondo dell’elettronica e del digitale che muovevano i primi passi.

Ha lavorato per una società che vendeva computer e programmi informatici, sviluppando però anche un’attività collaterale per conto suo, subendo una denuncia per vendita di programmi taroccati, frode commerciale, truffa. Nel 2007, sommerso dai debiti, ha chiuso questa parentesi e si è buttato sulle criptovalute: nel 2012 ha fondato Bitfinex operante nel settore delle criptovalute; ma il successo planetario gli è arrivato con Tether, società creata con l’amico Paolo Ardoino con sede a El Salvador, che ha lanciato la stablecoin più diffusa al mondo, chiamata Tether (letteralmente “legare”).

Un’idea originale: vendere una criptovaluta che non ha sbalzi di prezzo legati alla speculazione perché garantisce parità fissa e costante con il dollaro: un Tether viene venduto ad un dollaro, vale un dollaro, sarà rimborsato a un dollaro. Per realizzare questo progetto, tutto il ricavato dalla vendita viene investito in dollari, in percentuali variabili tra depositi bancari, titoli di Stato americani ed altre attività equivalenti denominate in US$.

Che utilità può avere questa pseudovaluta?

Secondo gli ideatori si tratta di uno strumento per consentire alle persone dei paesi emergenti di avere accesso al dollaro e per soddisfare le esigenze dei “trader della finanza”. Stando ai sostenitori, il vantaggio delle stablecoin rispetto alla moneta “tradizionale” (dollaro, euro, sterlina, yen, ecc.) risiede nel fatto che permettono di effettuare pagamenti istantanei a costi molto più bassi nelle transazioni estere rispetto ai bonifici bancari tradizionali.

Il successo è stato stravolgente: attualmente la circolazione è valutata in oltre 100 miliardi di dollari!

E’ tutto oro quel che luccica nelle migliaia di articoli, suggerimenti di acquisto, discussioni più o meno documentate sulla crisi delle monete ufficiali?

Mi permetto di dissentire e lancio alcuni avvertimenti che spero saranno considerati da chi, per curiosità o spinto da interessate “consulenze” volesse entrare nel mondo impalpabile delle valute virtuali.

Partiamo da una critica formale (ma che ovviamente ha anche risvolti pratici concreti) sulla definizione di Tether come “valuta”, per di più “stabile”: signori, non è una valuta, ma al massimo uno strumento di pagamento (un po’ come Satispay) vestito, con una formidabile operazione di marketing, con i nobili panni di moneta internazionale! Siamo sicuri che i paesi sottosviluppati si siano precipitati negli ultimi anni a convertire le loro magre risorse finanziarie in Tether per beneficiare di costi di trasferimento per i pagamenti “inferiori a quelli delle banche”? Siamo sicuri che considerino preferibile investire in Tether piuttosto che direttamente in Treasury bond USA?

Ma i punti critici sono ben altri.

La stabilità è promessa agli acquirenti, ma ovviamente non è garantita, perché gestita dalla società emittente. Se questa deposita tutta la raccolta in depositi bancari, la parità è matematica e la liquidità per il rimborso è totale (ma che senso ha sbarazzarsi di dollari “veri” per depositare la somma in una banca su un conto intestato alla società?). Ma se (e basta guardare la ripartizione delle “riserve” di Tether per rendersene conto) il ricavato viene destinato anche ad altri attività, le “garanzie” svaniscono. Una quota del 6% circa è stata usata per acquistare bitcoin (certamente non un asset “stabile”…), oltre il 15% è stato investito in oro (ottima scelta effettuata prima del forte rialzo del metallo giallo, ma sicuramente non in linea con la “garanzia” di stabilità rispetto al dollaro), e percentuali intorno al 5% sono destinate a non ben definiti “prestiti”. Chicca finale, di cui si parla molto in questi giorni: Tether detiene l’11% del capitale della Juventus e vorrebbe acquistare l’intero capitale della squadra, di cui Ardoino è un fan! Se la signora del calcio non vincerà lo scudetto, i possessori di Tether si sentiranno tranquilli?

Questo aspetto ha un corollario: tutte le attività sono intestate alla società emittente, che a fronte dei “token” emessi si gode la disponibilità di dollari, euro e sterline incassate dai clienti… Pensate che affare: Brambilla, Rossi e Pautasso rinunciano a comprare BTP dai quali ricaverebbero un 3-4% annuo e comprano Tether da cui non ricaverebbero nulla perché tutti i proventi dei 100 miliardi raccolti sono accreditati alla società! Un bel business, tanto che gli utili denunciati nel 2024 superano i 13 miliardi…

Avere piena disponibilità delle somme significa anche che la “garanzia” della parità non esiste nei fatti ma solo nella pubblicità. Un crollo del bitcoin del 20%, un calo dell’oro del 10%, l’insolvenza di aziende che hanno ricevuto prestiti sono altrettanti elementi di instabilità da tenere presenti.

Ulteriori aspetti critici emergono dalla scarsa trasparenza degli attivi, legati anche al fatto che la legislazione di El Salvador non è proprio tra le più avanzate in termini di controlli sull’operatività delle società finanziarie. Insomma, una stablecoin può essere considerata sicura per l’uso nelle transazioni, ma non come riserva di valore. La riprova: l’agenzia di rating S&P Global Ratings ha abbassato al minimo il suo giudizio sulla capacità di Tether di mantenere l’ancoraggio al dollaro statunitense. L’agenzia ha spiegato che la decisione “riflette l’aumento dell’esposizione ad attività ad alto rischio nelle riserve nell’ultimo anno”, tra cui bitcoin e prestiti. Secondo il rapporto, “la quota di asset rischiosi è salita al 24% delle riserve al 30 settembre 2025, contro il 17% dell’anno precedente. Tether non fornisce dettagli sui custodi delle riserve, su controparti finanziari né sulla composizione di alcune categorie di asset”.

La risposta della società è arrivata dal Ceo Paolo Ardoino che a Milano Finanza ha accusato S&P di non avere “la minima idea di come funziona Tether” e di rappresentare “la vecchia finanza che ha paura del cambiamento”.

Con tutto il rispetto dovuto ad un imprenditore che ha costruito un impero finanziario, mi permetto di dissentire e di professare la mia incrollabile preferenza per i depositi bancari (garantiti dal fondo interbancario), per i BTP o i Treasury bond (emessi da Stati sovrani); e se dovrò pagare 10 euro per un bonifico a favore di mio nipote che segue un corso di specializzazione in Gran Bretagna lo farò volentieri, anche se usando Tether forse (forse…) pagherei solo 2 euro…

https://www.youtube.com/watch?v=Y1ozfZp9ahY

Servizio di Far West, RAI 17/5/2025

 Gianluigi De Marchi

Giornalista e scrittore – demarketing2008@libero.it

McDonald’s a Moncalieri con l’offerta di sessanta posti di lavoro

Mc Donald’s apre un nuovo ristorante a Moncalieri e ricerca sessanta persone che potranno far parte della sua azienda.
Sono aperte le selezioni online per individuare i candidati che parteciperanno alla tappa di Moncalieri del McDonald’s Job Tour, che si terrà nella seconda metà di gennaio 2026. Il Mc Donald’s Job Tour è l’evento itinerante di selezione del personale per le nuove aperture e assunzioni Mc Donald’s su tutto il territorio italiano.
Voglia di mettersi in gioco, di lavorare in squadra e a contatto con i clienti. Sono questa alcune delle caratteristiche principali che l’azienda ricerca nelle persone che lavorano nei suoi ristoranti. Mc Donald’s offre un’opportunità di lavoro concreta grazie a contratti stabili, che rappresentano il 92 per cento del totale e possibilità di crescita professionale rapida, grazie a un programma di formazione strutturato.

“Entrare in Mc Donald’s significa lavorare in un  contesto dalla forte identità di gruppo, inclusivo, giovane  e meritocratico, capace di garantire a tutti i dipendenti le medesime opportunità.
Entro il 14 gennaio i candidati interessati a lavorare per il nuovo ristorante Mc Donald’s di Moncalieri potranno partecipare alla prima fase di selezione sul sito McDonald’s rispondendo a un questionario e inserendo il proprio CV. Ai candidati idonei verrà richiesta la compilazione di un test volto ad individuare i loro punti di forza.
Coloro che supereranno il test riceveranno dall’azienda una convocazione con data e orario per partecipare alla tappa del McDonald’s Job Tour, durante la quale si svolgeranno i colloqui individuali. Per i candidati sarà l’occasione per ricevere maggiori informazioni direttamente da chi vi è coinvolto in prima linea. Saranno, infatti, presenti persone che lavorano nei ristoranti della zona, a disposizione per raccontare e condividere la loro esperienza lavorativa in McDonald’s”, scrive l’azienda in una nota..
Per la nuova apertura di Moncalieri McDonald’s è alla ricerca di sessanta persone, in linea con il piano di crescita nazionale che per il 2026 prevede l’assunzione di 5 mila nuove persone in tutta Italia.

Per maggiori informazioni e per inviare il curriculum vitae McDonalds.it

Mara Martellotta