CULTURA

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei


31 ottobre – 6 novembre 2025

 

SABATO 1° NOVEMBRE

NOTTE DEL CONTEMPORANEO

1° novembre 2025, i nostri musei resteranno aperti al pubblico dalle 18 alle 23 (con chiusura delle biglietterie alle ore 22) e secondo le seguenti modalità tariffarie:

  • GAM, biglietto a 1 € per le collezioni, biglietto a 1 € per le mostre del Contemporaneo, biglietto ridotto speciale a 5 € per la mostra Notti.
  • MAO, biglietto unico ridotto speciale mostra Shiota a 12 € (sarà valido anche per le collezioni)
  • PMA, biglietto ridotto speciale a 5 € per la sola mostra Vedova Tintoretto (il museo sarà chiuso)

 

 

Sabato 1 novembre ore 18

DECLINAZIONI CONTEMPORANEE

MAO – inaugurazione del progetto

In occasione di Artissima, il MAO è lieto di presentare la terza edizione di Declinazioni Contemporanee, il programma di residenze e commissioni site-specific che invita artisti contemporanei a dialogare con la collezione e il museo in continua trasformazione.

Il progetto offre nuove letture e attribuisce significati inediti alle opere del patrimonio museale, trasformando l’esperienza del pubblico e restituendo voce a oggetti rimasti “in silenzio” troppo a lungo. Questo compito è affidato ad artisti, curatori e professionisti del settore culturale provenienti da tre continenti.

Nella sezione tibetana della collezione, i registi e artisti Ritu Sarin e Tenzing Sonam presentano un’installazione sonora che rilegge il valore della preziosa raccolta, unica al mondo, di frammenti provenienti dal monastero di Densatil, nel Tibet centrale; Nelle gallerie cinesi, l’artista coreana Sunmin Park presenta l’installazione video Pale Pink Universe (2025) accompagnata da una nuova serie di disegni che indagano il rapporto tra natura e intervento umano, osservato attraverso l’agricoltura e la vinificazione. Nel corridoio tra le gallerie della Cina e del GiapponeFrancesco Simeti presenta una nuova installazione site-specific che conclude il percorso iniziato al MAO con la prima edizione di Declinazioni Contemporanee.

Description Generale (A Historical Map of the Other) si compone di una carta da parati, una serie di elementi di tessuto e oggetti luminosi in vetro che accompagnano il visitatore in un viaggio che ripercorre una storia culturale valicando confini geografici e temporali.

Biglietto unico 12€.

(comunicato stampa in allegato)

Sabato 1 novembre ore 18.30, 19.15 e 20

TAPE MUSIC

MAO – performance partecipativa

In occasione dell’inaugurazione del progetto, sabato 1° novembre i visitatori avranno l’opportunità di partecipare alla performance Tape Music dell’artista taiwanese Lin Chi-Wei, già presentata in numerose prestigiose istituzioni internazionali tra cui la Tate Modern, il Centre Pompidou e la Biennale di Venezia e di Shanghai.

Tape Music è parte del progetto Yue Ji 樂記, a cura di Freya Chou, che esplora i temi della perdita, della consolazione e della celebrazione legati al lutto in dialogo con la collezione di oggetti funerari e rituali cinesi del MAO.

La performance, in programma alle ore 18.30, con due repliche alle 19.15 e alle 20, prevede il coinvolgimento attivo del pubblico, invitato a leggere delle partiture sonore inscritte su un lungo rotolo di carta, contribuendo alla creazione di un coro complesso e armonico.

Il progetto comprende inoltre un vinile in edizione limitata con la registrazione della performance e due brani di James Hoff e dj sniff accompagnati da un libretto con testi degli artisti e della curatrice.

Il progetto Yue Ji 樂記 realizzato con il supporto di e in collaborazione con l’Ufficio di rappresentanza di Taipei in Italia.

La partecipazione alla performance è inclusa nel biglietto di ingresso a 12€. Prenotazioni su Eventbrite.

 

GIOVEDI 6 NOVEMBRE

 

Giovedì 6 novembre ore 17

PRESENTAZIONE MINIMAO KIDS PODCAST

MAO – presentazione del progetto alle famiglie

Grazie alla collaborazione tra il MAO Museo d’Arte Orientale e la GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea con la Scuola Holden di Torino nascono nuovi contenuti pensati per rendere più accessibili le opere delle collezioni permanenti dei due musei: una serie di podcast e vodcast gratuitamente disponibili in museo e online che, attraverso un approccio narrativo fresco e non convenzionale, offrono ai visitatori nuove visioni e interpretazioni inedite su alcuni dei capolavori custoditi al MAO e alla GAM. Un format di mediazione culturale facilmente accessibile e sempre disponibile – oltre che replicabile e ampliabile – che non sostituisce gli altri supporti, ma li affianca per ampliare le possibilità di scoperta e approfondimento delle collezioni.

Al MAO cinque studenti e studentesse hanno ideato e realizzato i contenuti della nuova linea MiniMAO Kids Podcast, una serie di podcast pensati per i visitatori più piccoli, per accompagnarli alla scoperta delle storie, dei personaggi e dei mondi racchiusi nelle opere d’arte asiatica. Liberamente ispirati ad alcuni capolavori delle collezioni – come il Gaṇesa danzante, la lampada da moschea o la statua dello Shokannon, il bodhisattva della compassione – i racconti rendono attuali e familiari figure e iconografie apparentemente lontane, offrendo una chiave di lettura accessibile e divertente.
Ascoltabili gratuitamente in museo tramite QR code, i contenuti sono anche disponibili sulla web app del MAO.

Il progetto sarà presentato al MAO con un evento aperto al pubblico che vedrà protagonisti studenti, docenti e curatori. Al termine della presentazione, i partecipanti potranno visitare le collezioni e sperimentare in anteprima i nuovi contenuti.

Partecipazione gratuita previa prenotazione su Eventbrite.

Informazioni: maodidattica@fondazionetorinomusei.it – Tel 011-44336927

Concentrica torna con “Open School”

Torna Concentrica / Open School, un progetto del teatro Della Caduta in collaborazione con Tool Teatro Open Lab, rivolto alle scuole secondarie di secondo grado, nato per promuovere il teatro come strumento di crescita e orientamento a 360⁰. Attraverso laboratori teatrali condotto da attori, registi e formatori professionisti, il progetto coinvolge studentesse e studenti in percorsi pratici e partecipativi, in grado di rafforzare le competenze relazionali, l’ascolto e l’espressione di sé.

Nel 2025, il progetto è stato proposto per la prima volta in una classe del liceo Gobetti di Torino, ampliando la rete di scuole e partner. Dopo la prima finestra, 20-23 maggio 2025, con 18 studenti del Gobetti, seguirà a novembre una seconda finestra con la stessa classe. A novembre 2025 tornerà inoltre al liceo Berti, per la quinta edizione consecutiva, con due classi terze dell’indirizzo economico e sociale coinvolte, a testimonianza della fiducia e continuità costruite nel tempo. Al liceo Berti è iniziato il 27 ottobre, con 5 giorni di laboratori all’interno dell’istituto, in cui gli studenti, storicamente poco inclini alla fruizione teatrale, si avvicinano al mondo dello spettacolo nei luoghi della quotidianità: corridoi, aule e spazi scolastici, ripensando alla scuola come hub culturale. I ragazzi lavoreranno all’organizzazione, alla comunicazione e all’accoglienza del pubblico per due spettacoli professionali che andranno in scena all’interno della scuola. Il 6 novembre con “Incontro” del collettivo Lunazione, progetto e regia di Eduardo Di Pietro, con Federica Carruba Toscano e Lorenzo Izzo. Lo spettacolo nasce da una testimonianza, un racconto che attraversa fragilità individuali come quelle dei ragazzi che la scuola perde e le trasforma in temi collettivi, intrecciando le voci delle famiglie delle vittime innocenti della violenza. Il 7 novembre sarà la volta di Fabio Manniti, con il cane Totò, ne “L’armata degli handicappati”, che racconta di un Paese in cui vige un regime totalitario che emargina i disabili, confidandoli in montagna, in cui un gruppo di individui fugge illegalmente da un istituto. Nel loro assurdo e tragicomico viaggio, il gruppo si ritrova al centro di una rivoluzione contro il regime, capeggiato un esercito di persone con diverse disabilità. Con ironia dissacrante e una narrazione surreale, il testo racconta come questo disabili affrontino la repressione con umanità, coraggio e un tocco di follia.

La classe del liceo Gobetti di Torino, dopo il primo ciclo laboratoriale del maggio 2025, con Alice Conti del collettivo ORTIKA  dove gli studenti hanno lavorato sul concetto di “rivolta” e appreso conoscenze di scrittura scenica, tecnica teatrale e creazione drammaturgica nella forma di un gioco teatrale, sarà coinvolta dal 3 al 12 novembre ai laboratori di comunicazione e storytelling tenuti da Francesco Giorda. Attore, autore, regista e videomaker torinese porta da oltre vent’anni i suoi spettacoli nelle piazze e nei teatri di tutta Europa, e da anni declina il teatro su progetti di formazione e divulgazione rivolti a studenti di tutte le età. In seguito ai laboratori, gli studenti potranno mettere in pratica le competenze acquisite, partecipando all’organizzazione, alla comunicazione e all’accoglienza di “COM’È 2025 – Umane visioni”, che ha un ricco calendario di eventi rivolti alle giovani generazioni, che si svolgerà dal 23 al 30 novembre prossimo, realizzato da Cubo Teatro e teatro Della Caduta, con il sostengo di Linee Guida per Festival Partecipativi della Compagnia di Sanpaolo.

Info: concentrica@teatrodellacaduta.org – 011 2453869

Mara Martellotta

Halloween, maratona Dracula: il Circolo delle lettrici e dei lettori al cuore dell’iniziativa

Il brivido gotico di Dracula torna a vivere a Torino la sera di Halloween. Venerdì 31 ottobre, la città si trasforma in un palcoscenico letterario grazie a una grande maratona di lettura pubblica e gratuita dedicata al capolavoro di Bram Stoker, tra romanzo, riflessione storica e cinema.

Promossa e coordinata dalla Fondazione Circolo dei lettori, cuore pulsante dell’iniziativa, la maratona è frutto di una collaborazione tra Fondazione Arnoldo e Alberto MondadoriMuseo Nazionale del Risorgimento ItalianoLibreria LuxemburgFondazione TPE – Teatro Piemonte Europa e Cinema Romano con Aiace Torino. Oltre quaranta lettrici e lettori – tra scrittori, giornalisti, attori, studenti e lavoratori della cultura – daranno voce alle pagine del celebre romanzo gotico in una lettura itinerante che attraverserà alcuni dei luoghi più evocativi del centro cittadino: il Circolo dei lettori, il Museo del Risorgimento e la Libreria Luxemburg.

Dopo le letture in libreria e sulle scalinate della Galleria Subalpina, la serata si concluderà al Cinema Romano con la proiezione del film cult Dracula di Bram Stoker (1992) di Francis Ford Coppola, con Gary Oldman, Winona Ryder e Anthony Hopkins. «Dracula non è soltanto un grande classico della letteratura inglese – racconta Giuseppe Culicchia, direttore della Fondazione Circolo dei lettori – ma un ponte tra il racconto gotico e il genere horror. Siamo felici di rinnovare la collaborazione con le istituzioni culturali torinesi e di offrire al pubblico una nuova occasione per condividere la passione per la lettura. Dracula è un personaggio immortale, capace di attraversare i secoli e continuare ad affascinare generazioni di lettori».

La maratona, che si propone come una festa per gli amanti del romanzo gotico, anticipa l’arrivo in città dello spettacolo teatrale Dracula, diretto da Andrea De Rosa, in programma l’11 novembre al Teatro Astra.

Con questa iniziativa, il Circolo delle lettrici e dei lettori conferma ancora una volta la propria vocazione a fare di Torino una città che legge, trasforma e condivide la letteratura in un’esperienza viva e collettiva. Di seguito il programma della giornata che si dispiegherà per i principali poli culturali della città:

h 9.30–12.45 | Circolo dei lettori e delle lettrici
Prima sessione di lettura
Ingresso libero

h 14.30–17.45 | Museo Nazionale del Risorgimento Italiano
Seconda sessione di lettura
Ingresso libero

h 18.00–19.30 | Libreria Luxemburg, Galleria Subalpina
Terza sessione di lettura
Ingresso libero

h 23.30 | Cinema Romano
Proiezione del film Dracula di Bram Stoker (1992)
Ingresso libero fino a esaurimento posti

Valeria Rombolà

All’Hiroshima Mon Amour, Carlo Lucarelli omaggia Pasolini con “PPP | Un segreto italiano”  

 

C’è un’energia speciale che attraversa le mura dell’Hiroshima Mon Amour, storico tempio della cultura alternativa torinese. Qui, dove la musica incontra il teatro e la sperimentazione non conosce confini di genere, prende il via una nuova settimana ricca di appuntamenti da segnare in agenda. Dal 3 al 7 novembre, il celebre locale di via Bossoli propone un calendario fitto di spettacoli capaci di coinvolgere e sorprendere un pubblico eterogeneo, fedele alla sua vocazione più autentica: quella di spazio vivo e inclusivo per l’arte in tutte le sue forme.

Ad aprire la rassegna, lunedì 3 novembre, sarà PPP | Un segreto italiano, lo spettacolo di e con Carlo Lucarelli, un viaggio intenso e appassionante nel mistero e nel mito di Pier Paolo Pasolini. Al centro dello spettacolo, la figura immensa e controversa di Pasolini – poeta, scrittore, regista e intellettuale tra i più lucidi del Novecento. Lucarelli parte da una scoperta personale: alcuni corsivi e editoriali ritrovati nella soffitta della casa di famiglia a Mordano. Da lì prende forma un’indagine che attraversa l’Italia degli anni Settanta, tra tensioni sociali, misteri e ombre ancora aperte.

In scena, le parole si intrecciano a ricordi, riflessioni e ricostruzioni che ripercorrono le vicende legate all’assassinio dell’intellettuale friulano, uno dei grandi “misteri italiani”. A dare corpo all’atmosfera del racconto contribuiscono Elena Pau, voce narrante e cantante, e Alessandro Nidi al pianoforte, con un tessuto musicale che accompagna e amplifica la narrazione.

Il viaggio sonoro include brani del cantautorato italiano degli anni di Pasolini – da De Gregori a Lolli – e canzoni a lui dedicate da artisti come Giovanna Marini e Fabrizio De André. Non mancano, infine, alcune composizioni scritte dallo stesso Pasolini per il teatro e il cinema, testimonianza di una voce poetica capace di trasformarsi anche in musica.

Un appuntamento speciale per ricordare, interrogare e celebrare una delle menti più potenti e scomode della cultura italiana del Novecento.

Valeria Rombolà

La Treccani presenta l’enciclopedia della Musica Contemporanea

Martedì 28 ottobre 2025 alle 18, al Polo del 900, viene presentata l’Enciclopedia della Musica Contemporanea Treccani. Opera in 4 volumi diretta da Ernesto Assante e Sandro Cappelletto. Progetto interamente dedicato a 2 secoli “rivoluzionari” di musica globale dal 900 ad oggi. Fondata nel 1925, la Treccani nasce con la missione di realizzare e diffondere l’enciclopedia Italiana di Scienza Lettere ed Arti. Interveranno: Carlo Ossola-Presidente dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Andrea Estero musicologo e conduttore scientifico dell’opera, Cristiano Godano musicista e scrittore. Introduce Alberto Sinigaglia, Presidente del Polo del 900.

Pier Luigi Fuggetta

La mostra “Intracore” tra poesia e ritorno al sacro

L’Angolo della Poesia di Gian Giacomo Della Porta

 

Nella Cripta di San Michele, di piazza Cavour 12, a Torino, si è inaugurata giovedì 23 ottobre scorso la mostra “Intracore”, ideata da Ghëddo, che ha presentato le opere di diciotto artisti italiani emergenti. La mostra unisce i lavori di Anouk Chambaz, Francesco Bendini, Benedetta Ferrari, Giulia Gaffo, Alessandra La Marca, Luce Lee, Sara Lepore, Giacomo Mallardo, Ginevra Mazzoni, Matteo Melotto, Filippo Minoglio, Eleonora Maria Navone, Giulia Querin, Nicola Ranzato, Snem Snem, Miho Tanaka, Pietro Vedovato e Federico Zeltman.

La riflessione, evocata dal lavoro dei curatori, dalle opere in mostra e dal luogo che le ospita, assume un contorno ampio, che include l’attuale stato dell’arte e l’intimo sentimento che caratterizza la nostra società, in una poetica che scende come una cascata su una terra che chiede nutrimento. Forse il mito contemporaneo dominante, in Occidente, è l’angoscia. Declinata nelle sue sottocategorie: depressione, ansia, solitudine cieca, nichilismo. L’età degli “uomini vuoti”, per citare Eliot, o “dell’ansia”, per dirla come Auden. Il mondo occidentale registra perdita di senso del sacro, di memoria, crescita di una condizione che spesso la letteratura, e l’arte in generale, definiscono alienata o alienante. E’ curioso notare che nei Paesi in cui ciò accade, nel pieno Occidente, questo fenomeno negativo si sviluppa proporzionalmente alla perdita di ruolo del poeta e dell’artista. Nelle società tecnologicamente meno avanzate il poeta continua a esercitare un ruolo importante, legato alla sfera spirituale dell’uomo.

Nessuno auspica un impoverimento dell’Occidente, semmai potrebbe essere utile qualche riflessione su una civiltà che, accanto a straordinarie ricchezze, si è ammalata di perdita di senso dell’avventura, della curiosità, del mistero, e ha relegato il ruolo dell’artista a quello di una sorta di sacerdote di una setta appartata dal resto del mondo.

Questa mostra cerca di ricordare l’importanza dell’arte per la salute e la sopravvivenza dell’uomo. L’arte non salva la vita, e difficilmente guarisce, ma accompagna. Estende l’orizzonte percettivo, soffia sulle nostre labbra, cerca di rianimarci, o di tenerci in vita. La poesia che ne deriva comprende tutte le condizioni e gli stati d’animo dell’uomo, ma credo non possa veramente contenere la disperazione, la disperazione assoluta. Anche se la poesia ha compassione della disperazione, e si inginocchia ad essa, non la blandisce, non la coccola. La mostra “Intracore” è un atto di resistenza, alla morte, al nulla, è memoria, voce che non demorde e ci lega nel tempo.

Al centro di questa edizione vi è il processo creativo inteso come nucleo complesso e ambivalente, dove convivono slancio e stallo, fiducia e dubbio, vulnerabilità e resistenza. Si tratta di un’indagine sul cuore vivo dell’arte emergente italiana che non teme l’inquietudine, ma l’assume come forma salvifica; l’ansia, l’angoscia e la rabbia, considerati sentimenti marginali e privi di slancio, vengono proposte come energie trasformative, capaci di aprire varchi verso nuove visioni e significati divergenti. Le opere site – specific concepite per questa occasione dialogano con l’architettura, la storia e le simbologie della Cripta di San Michele Arcangelo a Torino, lo spazio circolare ipogeo situato nel cuore della città. La Cripta, ubicata nei sotterranei della chiesa, è stata costruita verso la fine del Settecento come edificio cattolico, oggi sede di culto bizantino. Questo luogo custodisce al proprio interno una stratificazione di storie e simbologie: la sua natura sotterranea e la forma circolare ne fanno una soglia ambivalente tra discesa e ascesa, tra dimensione sacra e terrena, tra linearità dell’esistenza e le temporalità circolari.

La mostra proseguirà fino all’1 novembre prossimo.

 

Cristian Chironi. “Abitare l’immagine”

La “Project Room” di “CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia” dedica una suggestiva, non meno che curiosa, mostra allo “stravagante” fotografo sardo

Fino al 1° febbraio 2026

Artista eclettico. Genialoide. Empaticamente “stravagante”, come dicesi di chi o di qualcosa (tutta la sua produzione artistica) volutamente “fuori dalla norma, dalle normali consuetudini!”. E così è di certo per le narrazioni (invenzioni) artistiche del nuorese, classe ’74, Cristian Chironi, oggi residente a Bologna e (pensate un po!) “nelle architetture disegnate da Le Corbusier in giro per il mondo”. Strano, ma vero, secondo i canoni seguiti dalla sua operatività e come attestano nell’immaginazione del concreto le sue multidisciplinari, visionarie composizioni. A convincermene del tutto, e a “giocare” assolutamente dalla sua parte, quell’“Offside” (“Fuori gioco”), prima foto che mi è capitata sotto gli occhi e che mi ha fatto letteralmente sobbalzare. Ma questo che è? Mi sono, lì per lì, chiesto. Una squadra di calcio un tantino agé, foto in bianco e nero … tutti in bianco e nero … compreso il CT in giacca e cravatta, eccetto quel primo giovinotto accovacciato in prima fila a sinistra, uguale divisa sportiva rispetto agli altri, uguale postura in ginocchio e mani a terra … ma fissato in immagine a colori”. Ohibò: Ma quanti sono sti ragazzotti, 1 2 3 …12! 12?Uno in più rispetto agli 11 d’ogni squadra di calcio”. Riconto. E il conto non torna. Anzi, torna, eccome! Spiegazione che non fatico a trovare: Quel 12° giovane calciatore ce l’ha messo lui. Sì, proprio lui, Chironi! Anzi, ma guarda te!, il 12° ‘intruso’  è proprio lui: Chironi! Il fotografo spiazza tutti. Entra in campo. L’idea: quella di “Abitare l’immagine”. Ogni suo scatto. Per “impadronirsene” appieno. Disposto a qualsiasi ruolo. Invenzione “geniale” e originale, e sono tante, quelle che Chironi pratica con le tecniche più varie – “fotografia” e “arte performativa” e video e design– per riuscire, in qualche modo, a entrare e piacevolmente a “disturbare” la rigida fissità dell’immagine. Ci sono anch’io! Reclama l’artista. E non solo per riprodurre mondi che m’intrigano, ma per fare parte piena e attiva di quei mondi!  Datata 2007, “Offside” appartiene alla ben articolata selezione di opere firmate “Chironi” e ospitate fino a venerdì 1° febbraio 2026 nella “Project Room” di “CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia”, in via delle Rosine, a Torino.

Curato da Giangavino Pazzola, il percorso espositivo include “lavori fotografici”, “installativi” e “video” – alcuni totalmente inediti – che ripercorrono la ricerca dell’artista dagli esordi negli anni ‘90 sino ad oggi, mostrando come la sua pratica artistica sia caratterizzata da “originali strategie di costruzione dell’autoritratto, della messa in scena, della creazione dei personaggi e dell’ambientazione, elementi cardine nella generazione del valore costruttivo ed espressivo delle immagini”. Per Chironi, la fotografia è tanto altro rispetto a ciò che in genere ci si aspetta. Fin dai lavori a cavallo degli anni Duemila, appare chiaro che, per lui, scattare una foto non è un semplice gesto orientato ad immortalare l’azione di un corpo in movimento, ma un modo per “indagare – scrive Pazzola – la complessità delle relazioni personali e della propria identità, attraverso la creazione di un immaginario di finzione che altera la percezione della realtà”. E in ciò crede a tal punto da inventarsi, con giravolte surreali dell’ingegnosità, “azioni performative” in lavori come “DK” (2009), progetto in cui l’artista (furtivo Diabolik in “total calzamaglia black” o, se volete, nelle vesti di un più docile Arsène Lupin) cerca di rubare da Collezioni Museali – al pari dei recenti “mariuoli” del “colpo del secolo” al parigino “Louvre” – l’“aura” delle sculture del “nuovo Fidia” Canova, o in altri come in “Cutter” (2010), dove rimuove porzioni di immagini attraverso l’intaglio di pagine di libri, “mettendo in discussione la sacralità dell’immagine nel produrre memoria e creando nuove connessioni di senso”. Insomma: “Tutto ciò che vedete – pare volerci dire Chironi – è quanto mi ha suggerito il ‘reale’, sono pagine da me vissute nella totalità d’ogni anfratto e lì mi trovate, lì abito io. Se volete ci potete entrare!”“Magari mi ci trovate con un bicchiere d’acqua in mano, in maglietta blu e un misero piatto di riso(?) davanti, in una bianca vuota spazialità, rotta solo da una foto d’architettura ‘corbusiana’ appesa in parete. Questa é la mia casa”“My house is a Le Corbusier”, come recita proprio il titolo di un “Progetto” (2015 – ancora in corso) che lo porta ad “abitare” – in tutto il loro “purismo” lineare – le case progettate dal grande architetto svizzero con una serie di “performance – mostre” dilatate nel tempo. Tra queste: “Villa Jeanneret-Perret” (primo progetto di Le Corbusier, 1912) e “Chemin de Pouillerel” (2021) a Chaux-de-Fonds, Svizzera; “Studio-Apartment”, Parigi (2015) e il “Padiglione Esprit Nouveau” Bologna (2015).

Gianni Milani

Cristian Chironi. “Abitare l’immagine”

CAMERA-Centro Italiano per la fotografia”, via delle Rosine 18, Torino; tel. 011/0881150 o www.camera.to

Fino al 1° febbraio 2026

Orari: dal lun. alla dom. 11/19; giov. 11/21

Nelle foto: Cristian Chironi “Offside”, 2007; “DK#7”, 2008; “My house is a Le Corbusier” (Studio Apartment), 2015

Torino museo a cielo aperto con Luci d’artista

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Si apre ufficialmente la ventottesima edizione

Venerdì 24 ottobre, dalle ore 18:15, Torino tornerà a brillare e il cielo della città si trasformerà in un grande palcoscenico di luce, con 32 installazioni luminose, arricchite quest’anno da ben quattro nuove opere firmate da grandi protagonisti della scena artistica: Tracey Emin, il collettivo Soundwalk Collective insieme alla poetessa e musicista Patti Smith e al compositore Philip Glass, Riccardo Previdi e Gintaras Didžiapetris, realizzate grazie al sostegno di nuovi importanti partner. Saranno coinvolti nuovi spazi della città che entreranno a far parte della mappa luminosa di Luci d’Artista, confermando la vocazione della manifestazione a rinnovarsi e a estendere la propria presenza nel tessuto urbano di Torino.

Le Luci d’Artista della 28° edizione resteranno accese dal 24 ottobre 2025 all’11 gennaio 2026 e in questi mesi piazze, monumenti e luoghi simbolo della città dialogheranno con l’arte contemporanea, trasformando Torino in un museo dove la protagonista è la luce.

 

LE LUCI. COLLOCAZIONI

 

Le 32 luci si riaccendono tra le vie e le piazze di Torino e i cittadini e i turisti potranno alzare gli occhi e ritrovare le opere luminose nelle loro classiche location, oppure andare alla ricerca delle nuove collocazioni.

Si riaccende sul Ponte Vittorio Emanuele I, completamente restaurata grazie alla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino e di Unione Industriali Torino insieme a NeonLauroDoppio passaggio (Torino), l’opera ideata nel 2001 da Joseph Kosuth.

Alcune Luci cambiano sede rispetto alla precedente edizione: VR MAN di Andreas Angelidakis, inaugurata lo scorso anno in Piazza Vittorio, si potrà quest’anno ammirare in Piazza Bodoni.

La storica opera del 1998 Volo su… di Francesco Casorati sarà in Via Principe Amedeo mentre Migrazione (climate change) di Piero Gilardi realizzata nel 2015 trova sede in Via Sant’Agostino.

Dopo tre anni AZZURROGIALLO di Giorgio Griffa torna nei Giardini Cavour, luogo per cui l’artista l’aveva pensata nel 2022, così come Luì e l’arte di andare nel bosco di Luigi Mainolfi torna a risplendere in Via Lagrange, Noi di Luigi Stoisa in Via Garibaldi e Palomar di Giulio Paolini è nuovamente allestita in Via Po.

Si riconfermano nelle collocazioni precedenti le Luci di Mario AiròCosmometrie in Piazza Carignano con una sempre nuova configurazione decisa dall’artista, che come ogni anno segue l’allestimento della sua Luce; Orizzonti di Giovanni Anselmo, in Piazza Carlo Alberto; Ancora una volta di Valerio Berruti in Via Monferrato; Tappeto volante di Daniel Buren in Piazza Palazzo di Città; Nicola De MariaRegno dei fiori: nido cosmico di tutte le anime in piazza Carlo Emanuele II (piazza Carlina); Marco GastiniL’energia che unisce si espande nel blu in Galleria Umberto I; Jeppe HeinIlluminated Benches in Piazza Risorgimento; Rebecca HornPiccoli spiriti blu sul Monte dei Cappuccini; Cultura=Capitale di Alfredo Jaar sulla facciata del Museo Diffuso della Resistenza; Renato LeottaIo, sono nato qui. in Corso Spezia 70, sul tetto dell’Ospedale Sant’Anna; Mario MerzIl volo dei numeri sulla Mole Antonelliana; Mario MolinariConcerto di parole in Piazza Polonia; Luigi NervoVento solare in Piazzetta Mollino; SCIA’MANO di Luigi Ontani ai Giardini Sambuy di Piazza Carlo Felice; L’amore non fa rumore di Luca Pannoli in Parco Michelotti di fronte alla Biblioteca Geisser; Michelangelo PistolettoAmare le differenze in Piazza della Repubblica (facciata della Tettoia dell’Orologio); My Noon di Tobias Rehberger in Piazza Arbarello; Ice Cream Light di Vanessa Safavi in Largo Montebello, Grazia Toderi, “…?…” in cima alla cupola della Basilica Mauriziana (visibile da Piazza della Repubblica) e Gilberto ZorioLuce Fontana Ruota sul laghetto di Italia ’61 (Corso Unità d’Italia).

INAUGURAZIONE DELLE NUOVE OPERE E ACCENSIONE DELLE LUCI

L’inaugurazione di Luci d’Artista 2024, in programma venerdì 24 ottobre, sarà ancora una volta itinerante, per abbracciare luoghi diversi della città e sarà aperta a cittadine, cittadini e turisti.

Il tour prende avvio alle 18.15 ai Giardini Reali bassi (accanto al monumento) per l’inaugurazione e accensione di Sex and Solitude di Tracey Emin, con l’intervento della Banda musicale del Corpo di Polizia Locale della Città di Torino. La seconda tappa è prevista alle 19:00 in piazza Vittorio Veneto (angolo lungo Po Cadorna), per l’accensione di Doppio passaggio di Joseph Kosuth, restituita alla città dopo l’importante restauro. Alle 19:20 la terza tappa sarà ai Giardini Cavour sotto Azzurrogiallo di Giorgio Griffa dove si trasferirà anche la Banda musicale del Corpo di Polizia Locale della Città di Torino per accompagnare l’evento. A seguire, il gruppo transiterà al Museo Regionale di Scienze Naturali, dove verrà accesa l’opera Untitled di Gintaras Didžiapetris.

Il tour si concluderà alle 20.15 alle OGR Torino, con l’accensione di Mummer Love di Soundwalk Collective, quarta nuova luce di questa edizione. Seguirà, intorno alle 20:30, un poetry reading scaturito dalle voci che compongono Mummer Love. Il reading amplia la ricerca sulla poesia attraverso le voci di Maria Luce Cacciaguerra, Valentina De Zanche ed Eleonora Luccarini. Una lettura corale di poesia arabo-siciliana, poesia contemporanea e accenni di Rimbaud espande i ritmi dell’opera di Soundwalk Collective. In ogni tappa sono previsti gli interventi delle istituzioni, degli artisti presenti e dei partner di Luci d’Artista.

Per il terzo anno consecutivo Studio Fludd cura l’identità visiva di Luci d’Artista. L’edizione 2025-2026 si sviluppa in un vibrante glitch luminoso, a evocare energia potenziale, con una palette rinnovata.

Anche quest’anno si rinnova la preziosa collaborazione con la FIAF – Federazione Italiana Associazioni Fotografiche – e con Puma Lavori in Fune, partner storici che da tempo contribuiscono alla valorizzazione di Luci d’Artista mettendo a disposizione competenze e produzioni fotografiche e video in forma volontaria e appassionata. Novità di questa edizione è l’ingresso del Dipartimento Corpo Polizia Locale, Divisione Protezione Civile, Gestione Emergenze e Sicurezza – Servizio Drones Unit, che arricchirà il progetto con spettacolari riprese aeree delle luci in collezione, offrendo nuove prospettive e narrazioni visive dell’intero percorso artistico.

Da Scarpelli a Guttuso a Baj, dieci manifesti di cinema che sono capolavori d’arte

Al Museo del Cinema, sino al 22 febbraio

Un angolo al piano zero della Mole come una galleria d’arte, a raccogliere le “incursioni” – le definiscono le conservatrici Nicoletta Pacini e Tamara Sillo -, dieci manifesti di grande formato aggiungendovi la copertina di una brochure, che sottolineano la contaminazione tra la cartellonistica e l’opera d’arte vera e propria. Dice tra l’altro Carlo Chatrian, direttore del Museo del Cinema: “Se il manifesto nasce per promuovere la visione del film, in questi dieci gioielli, grazie alla visionarietà e creatività degli artisti, esso si libera da quel legame e chiede di essere ammirato come opera a se stante. Nella bellezza e delicatezza del tratto, nella potenza della composizione, nell’esplosione dei colori ma anche nella loro fragilità, essendo utilizzati su una leggerissima carta che evidenzia più ancora della pellicola il passaggio del tempo.”

Sino al 22 febbraio – la sola mostra “Manifesti d’artista” potrà essere visitata con un biglietto a 4 euro o inclusa nel percorso generale della Mole, una parte del complesso delle raccolte – lo spettatore potrà avere uno sguardo diverso con il mondo del cinema, guardando a quelli che sempre sono stati mezzi di comunicazione, di proposta intermedia tra prodotto e pubblico, come l’apporto prezioso di pittori prestati a quel mondo anche soltanto per una volta sola. Scelta difficile, quella delle curatrici, dentro un patrimonio che allinea nei caveaux del Museo ben 540.000 esemplari (è il presidente Ghigo a ricordarlo: “con questa mostra vogliamo dare, ancora una volta, risalto alla ricchezza delle nostre collezioni e all’unicità dei nostri materiali, oltre ricordare tutti coloro che qui al museo si adoperano per la conservazione del mostro patrimonio”), di diverse età, di diverse provenienze. Arte che vive di una “assoluta libertà creativa”, si è detto, a cominciare da quel manifesto in bianco e nero della “Corazzata Potëmkin”, regista Sergej Ėjzenštejn, dovuto ad Alexander Rodčenko, tra i principali artisti dell’avanguardia russa e tra i fondatori del Costruttivismo, collaboratore altresì di quel Dziga Vertov che tra l’altro diresse (1929) il famoso “Uomo con la macchina da presa”, allineato alla politica post ‘17 che anche nella grafica vedeva una “forza rivoluzionaria, educativa e sociale” inneggiante a un’opera di cambiamento. La rivolta dei marinai dell’incrociatore contro le truppe zariste nel 1905 è riassunta nella forza interpretativa e rappresentativa, freddamente geometrica, di quei cannoni, frontali e minacciosi (solo il nostro Fantozzi trovò alla fine il coraggio di demolirla con la sua “cagata pazzesca” in uno dei pochi cineforum che passeranno alla storia, la citarono “Gli intoccabili” di De Palma, Coppola e Terry Gilliam e Hitchcock), che paiono uscire dalla superficie del disegno spoglio, dei numeri, delle scritte: manifesto che il Museo si aggiudicò nell’ottobre dello scorso anno ad un’asta da Bolaffi per 37.500 euro.

Non è la quantità a primeggiare, che s’è vista in altre occasioni, qui è la qualità, la ricerca centellinata, la rarità dell’esempio che viene posta in primo piano. Nel Futurismo degli anni Dieci del Novecento troviamo il colore e le folli disordinate orchestrazioni di Filiberto Scarpelli – il figlio Furio formerà con Age (Agenore Incrocci) una delle più feconde coppie di sceneggiatori del nostro cinema -, giornalista, scrittore, giornalista, attivo nelle colonne del “Travaso delle idee”, ironico e spregiudicato (partecipò anche alla famosa “Grande Serata Futurista” al Teatro Verdi di Firenze, con Marinetti Palazzeschi Carrà e Boccioni, in cui il pubblico per due ore fece dei poveretti bersaglio con patate frutta uova pastasciutta e altresì lampadine, una di queste ultime andando a colpire la fronte del nostro), vistosamente riconoscibile in quella sua firma apposta alla base dei “quadri”, quel paio di scarpe seguito dalla doppia elle e dalla i a completarne il cognome. Di lui s’ammirano qui i manifesti per “Il sogno di Don Chisciotte” (1915), per la Gloria Film di Torino, una affilatissima satira politica sulla Grande Guerra. Grandi scope deflagranti che spazzano via monarchi austro-ungarici e alleati prussiani e sultani ottomani, moderni Capitan Fracassa con stivaloni e braccia che volano e carote infilzate (Jacovitti?) dal puntone di un elmo.

Ancora del periodo futurista la presenza di Enrico Prampolini, pittore e scultore, scenografo e scrittore d’arte con il manifesto per “Thaïs” di Anton Giulio Bragaglia (1917), unica pellicola giunta sino a noi fortemente influenzata da quella corrente, melodramma d’amore e di morte, interprete femminile Thaïs Galitzky nei panni di una affascinante quanto crudele contessa russa: Prampolini, che aveva aderito al movimento nel ’12 con la frequentazione dello studio di Balla, inventò “ambienti dalle forti potenzialità creative e oniriche, motivi geometrici, spirali, losanghe, rimandi metaforici (che) creano un mondo quasi irreale in cui la femme fatale si integra perfettamente”, spiega uno dei pannelli che sono una perfetta guida alla mostra. Nomi noti e meno, qualcuno scomparso dalla memoria collettiva, come quello di Pietro Silvio Rivetta, nato a Roma nel 1886, conte di Solonghello, noto con lo pseudonimo di Toddi, direttore del “Travaso delle idee” e della “Tribuna Illustrata”, eclettico, gran conoscitore della lingua italiana tanto da pubblicare uno dei primi libri di enigmistica, collaboratore presso l’ambasciata italiana a Tokyo, grazie alla sua conoscenza del giapponese e professore all’Università Orientale di Napoli (anche per il cinese), conduttore radiofonico, cartellonista – qualche critico gli riconobbe “intonazioni klimtiane” -, produttore con la casa Selecta e regista che abbracciò il mondo del cinema soltanto per un paio d’anni, iniziando da “Il castello delle cinquantasette lampade” (1920) per raggiungere la dozzina di titoli, interprete quasi sempre Vera D’Angara (fecero coppia nell’arte e nella vita), illustratrice e soggettista: sono arrivati a noi i manifesti di “Due strade” o “La croisée des chemins” e “Fu così che…” (entrambi 1922) – una commedia che racconta la lavorazione di un film -, dove si ritrovano i rimandi all’Art Déco e al Liberty, florealmente espressi.

Più vicini a noi gli interventi di Renato Guttuso ed Enrico Baj, chiamati a collaborare da Giuseppe De Santis per “Riso amaro” (1949), da Francesco Rosi per “Cadaveri eccellenti” (1976) e dai fratelli Taviani per “Kaos” (1984). Il pittore di Bagheria non salì mai sul set di De Santis e quando vide alcune fotografie di Robert Capa non ci si ritrovò: ma riuscì, in quella copertina della brochure, a inventare una sensuale Mangano che avrebbe abitato nell’immaginario collettivo maschile per gli interi anni Cinquanta e quanto oltre (“le mondine non potevano che essere un tema per nessun altro pittore che non fosse Guttuso: il loro rapporto con il lavoro, lo stare seminude in acqua tutto il giorno, la carica di sensualità che emanavano in tutti i loro atteggiamenti, l’aggressività dei loro sguardi e dei loro comportamenti, erano tutte componenti di un universo femminile e umano che appartenevano solo al modo di fare pittura di Guttuso”, aveva detto il regista); come anni dopo avrebbe riunito anch’egli le novelle pirandelliane sotto il volo e lo sguardo rapaci di un nero corvo, a cui liberamente colora di giallo becco e zampe, “Il corvo di Mizzaro”, novella presa a far da legame tra le altre cinque considerate, a guardare i fatti raccontati, in una Sicilia “rurale, arida, assolata”, concentrando attorno a quella selva di cactus la carnosità dei colori che più amava. “Se togliessero il titolo del film sarebbe un’opera d’arte”, dice Pacini guardando il grande manifesto realizzato dal milanese Enrico Baj per “Cadaveri eccellenti” di Francesco Rosi, derivato dal romanzo di Sciascia: maestro della neoavanguardia, ancora una volta Baj riassunse nei suoi generali – veri pupazzi/monstrum, una sorta di danza macabra, un tema figurativo ampiamente esplorato dall’artista – quanto di ambiguo già circolava nel romanzo e tra le indagini del commissario Lino Ventura/Rogas intorno a una serie di assassinii di importanti magistrati, in un ambiente di mafia e politicamente corrotto.

Elio Rabbione

Nelle Immagini, con gli allestimenti della mostra, il manifesto di “Due strade” di Toddi e Silvana Mangano vista da Guttuso per “Riso amaro” di Giuseppe De Santis.

Paola Giubergia nominata Presidente di Lingotto Musica

Con voto unanime dell’Assemblea dei soci, riunitasi il 23 ottobre scorso, Paola Giubergia è stata nominata Presidente di Lingotto Musica, succedendo nella guida dell’Ente a Giuseppe Proto

Torinese, appassionata d’arte, dopo la Facoltà di Architettura e una intensa attività in proprio, è entrata nel 2001 in Ersel, storica azienda di famiglia con la carica di Responsabile delle Relazioni Esterne, curando personalmente l’organizzazione di importanti mostre e eventi promossi dal gruppo. Nel 2015 è stata tra i soci fondatori di Camera, Centro Italiano per la Fotografia e socia operativa della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e culturali di Torino. Dal 2019 al 2023 è stata nel Consiglio Generale della Fondazione Compagnia di San Paolo e attualmente affianca all’attività in Ersel quella di presidente della Fondazione Renzo Giubergia, nata per volontà del padre per la promozione di giovani talenti musicali.  È consigliera della Fondazione Paideia e della De Sono Associazione per la musica.

Mara Martellotta