CULTURA

Oltre il “Fashion gap”, film manifesto: Ied immagina la moda di domani

Realizzato dal regista e fotografo Ivan Cazzola e studio Comodo64, il video è un viaggio emozionale nel processo creativo degli studenti del Corso Triennale in Fashion Design e dà voce alla loro visione di un futuro possibile

La moda è da sempre il riflesso della società e delle sue mutazioni. È testimone dei cambiamenti culturali e dei valori identitari del proprio tempo. Parte da qui – racconta Paola Zini, Direttrice di IED Torino – il progetto di un fashion film che non documenti solo una sfilata, ma sia un viaggio emozionale nel contesto del “caos creativo” che oggi i nostri fashion designer si trovano ad affrontare”.

Fashion Gap” è una pellicola dietro le quinte con diverse chiavi di lettura che, attraverso immagini di backstage e di momenti progettuali, tra i rumori della città di Torino e testimonianze dal vivo, esplora a fondo come prendano vita le proposte creative degli studenti del Corso Triennale in Fashion Design e dà voce alla loro visione di un futuro possibile. Ne è nato un manifesto che immagina un domani dove la qualità prevale sulla quantità, che guarda al passato reinterpretando i codici classici in una nuova prospettiva contemporanea. 

Dieci outfit, progetto di tesi di altrettanti giovani stilisti, sono protagonisti del video realizzato da studio Comodo64 e dal regista e fotografo di moda Ivan Cazzola, che con uno sguardo originale e provocatorio porta sullo schermo il processo creativo e le idee che lo hanno ispirato. L’era di contrasti che vive la moda oggi – in bilico tra l’effimero dell’immagine digitale che alimenta un mercato sempre più veloce e la spinta verso il ritorno all’artigianalità – è infatti lo spunto di partenza per indagare i temi più diversi: dall’impatto degli oggetti sulle relazioni sociali e sulla necessità di riscoprirne l’essenza, alla ricerca di un rifugio interiore e protezione attraverso la moda, alla rappresentazione della fluidità del tempo e della sua percezione, fino all’analisi critica della nostra società. Ciascun progetto unisce elementi di arte, moda e design per indagare il rapporto tra individuo e collettività, invitando alla riflessione sull’equilibrio ecologico, l’evoluzione delle idee e l’impatto del passato sul presente, attraverso tecniche innovative e simbolismi che sfidano la visione tradizionale della realtà. 

 

In IED – continua Zini – stimoliamo i nostri studenti a vivere il Fashion Design non solo come una forma estetica, ma anche come un’opportunità per riflettere e rispondere alle sfide del presente con creatività e consapevolezza, senza perdere di vista la cultura e l’arte sartoriale che hanno reso celebre la tradizione italiana”. 

Attraverso il confronto costante con i docenti e la Coordinatrice del Corso Alessandra Montanaro, gli studenti hanno prima prototipato virtualmente e poi partecipato attivamente alla produzione dei capi della propria linea, selezionati e confezionati con l’aiuto dei docenti di modellistica, Ilaria Turchetti e Gianpiero Capitani, con le pelli e i tessuti messi a disposizione dalle aziende partner, Rino Mastrotto e Berto. 

  

Ne sono nate collezioni che, seppur diversi nei concept e nelle tecniche di realizzazione, riflettono però una visione ben precisa, quella del corso di Fashion Design di IED Torino, che si distingue per una metodologia progettuale che unisce cura del dettaglio e uso di strumenti digitali, come l’innovativo software CLO3D, con una grande attenzione a ogni fase della produzione, dallo sketch a mano libera fino al confezionamento dell’abito finito. In classe gli studenti acquisiscono infatti competenze tecniche e artistiche, imparando a selezionare i materiali e a valorizzare la manualità. In questo approccio si innesta anche una particolare sensibilità alla sostenibilità e all’inclusività, promuovendo una moda che assimila le istanze delle nuove generazioni e celebra la diversità, permettendo a ogni giovane designer di sviluppare un proprio stile attraverso un percorso creativo che culmina in una tesi espressiva e personale 

  

La forte influenza dall’estetica urban, che identifica lo stile e richiama anche il contesto territoriale e il background in cui si sviluppa il corso – Torino, ex città industriale con una storica vocazione all’innovazione – ritorna anche nel video. Il palcoscenico su cui sfilano i modelli sono infatti le strade del quartiere di San Salvario ma soprattutto gli ambienti della nuova sede Marconi di IED Torino, il cui progetto di riqualificazione, realizzato all’insegna dell’uso consapevole delle risorse e firmato dallo studio di architettura Marcante Testa, invita a trasformare l’ordinario in straordinario. Cuore pulsante dei nuovi spazi sono i Laboratori di sartoria e accessori, dove i capi prendono vita, nel video e nella realtà: qui e nell’Archivio gli studenti possono sperimentare materiali, filati e stoffe per approfondire la conoscenza delle diverse fibre e texture e lasciarsi ispirare.  

  

In questo nuovo hub creativo trovano casa in particolare gli oltre 250 studenti iscritti ai corsi dell’area Moda, dai Trienni in Fashion Design e Design del Gioiello e Accessori ai corsi di Formazione Continua in Visual Merchandising e Clo3D al Summer Camp in Fashion Graphics: un ampio ventaglio di opportunità di studio per esplorare le nuove tendenze e trasformarle in ispirazioni, imparare le tecniche e i processi di lavorazione e collaborare con alcune dei più importanti brand del settore italiani e internazionali.   

 

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Fashion Gap” 

Una produzione di Comodo64 

Regia: Ivan Cazzola 

Montaggio: Luca La Piana 

Dop: Giorgio Blanco, Alessandro Dominici 

Presa diretta e musiche: Mattia Corrado 

Gaffer: Antonio Roseti 

Rental: Ouvert 

Produzione: Andrea Fusco 

Colorist: Simone Lizza  

 

I progetti sono stati realizzati da:   

Martina Costaggiu, Alessio Di Gangi, Adele Domini, Chiara Fiorino, Lorenzo Gamba, Marta Genovese, Eleonora Gentile, Marta Paschetta, Matteo Rendina, Benedetta Rolando  

   

Grazie agli studenti in fashion design a.a. 2023/2024:   

Elisabetta Arnoul, Nicole Atzeni, Sofia Conti, Martina Costaggiu, Alessio Di Gangi, Marta Genovese, Eleonora Gentile, Arianna Pozella, Matteo Rendina, Galatea Repetto, Benedetta Rolando, Edoardo Rosso, Giorgia Sculli, Ludovica Sindoni, Marica Sulas, Anna Vinci, Elena Zebro, Mattia Benna, Camilla Borgia, Vittoria Cellone, Adele Domini, Gaia Ferrari, Chiara Fiorino, Arianna Franzin, Lorenzo Gamba, Federica Gattolin, Francesca Gennari, Carlotta Gulino, Alice Leone, Angelica Lo Giudice, Alexandra Migliano, Martina Olivieri, Marta Paschetta, Cristina Paliy  

   

Coordinamento del progetto di tesi:   

Alessandra Montanaro  

   

Sponsor tecnici:  

Rino Mastrotto, Berto 

IED è un Gruppo internazionale, il più grande Network di Alta Formazione in ambito creativo ad aver mantenuto dal 1966 uno sguardo globale e una matrice culturale profondamente italiana. È presente con 11 sedi in 3 paesi, Italia, Spagna e Brasile. In Italia, IED opera attraverso la capogruppo che nel 2022 è stata trasformata in una Società Benefit con l’obiettivo di formalizzare il suo impatto positivo sulla società e sul pianeta. IED è una scuola inclusiva e transdisciplinare che utilizza il design come linguaggio universale per il cambiamento.

Ogni anno avvia progetti di innovazione in ambito formativo nelle discipline del Design, della Moda, della Comunicazione e del Management, delle Arti Visive, del Cinema, dell’Arte e del Restauro, sviluppando forme di apprendimento e nuovi modelli per interpretare il futuro.

L’offerta formativa comprende corsi Undergraduate (Diploma Accademico di I° Livello – DAPL, Título de Grado en Enseñanzas Artísticas Superiores de Diseño – TGEA, Diploma de Bacharelado, Bachelor of Arts Hons – BAHons, Ciclo Formativo de Grado Superior, Diploma Accademico Magistrale Restauratore di beni culturali e Diploma IED), corsi Postgraduate (Diploma Accademico di II° Livello – DASL, Master di Primo Livello, Master IED, Postgrado, Pós-Graduação e Dottorato di Ricerca – PhD) e corsi Lifelong Learning. IED può contare su una rete di oltre 3.000 docenti, attivi nei rispettivi settori di riferimento, con cui collabora costantemente per assicurare il perfetto svolgimento delle attività di formazione delle sue sedi.

IED Torino è parte del Gruppo da oltre 35 anni. La sede subalpina, che conta circa 1.100 studenti il 15% dei quali proviene dall’estero, propone un’offerta formativa che spazia dai Diplomi Accademici di Primo e Secondo Livello ai Master, dai corsi di Formazione Continua ai Summer Camp, nei campi Design, Arti Visive, Moda, Transportation, Marketing e Comunicazione. Con un corpo docente di oltre 400 professionisti, l’Istituto è in grado di creare forti legami con l’ambiente lavorativo esterno, sviluppando più di 80 collaborazioni all’anno con realtà locali, enti, associazioni, istituzioni, fondazioni e aziende nazionali e multinazionali. Grande importanza rivestono le progettazioni didattiche, che vedono coinvolte committenze reali e studenti su progetti non solo legati al prodotto, ma anche a temi di rilevanza sociale. Il Career Service IED Torino supporta efficacemente l’inserimento dei diplomati nel mondo del lavoro, con un tasso medio di collocamento a sei mesi dal diploma del 90% frutto anche dei rapporti consolidati con centinaia di aziende. Nel corso dell’anno vengono inoltre organizzati incontri tra studenti e rappresentanti di imprese per brevi colloqui conoscitivi, facilitando così il contatto diretto con il mondo del lavoro.

Ivan Cazzola ha accumulato nel corso degli anni una grande esperienza come fotografo e regista, collaborando con magazine (Vogue, Dazed & Confused, i-D) e fashion labels, tra Milano, Londra, Parigi e New York, approdando anche al video come director di alcuni short movies. Con i suoi scatti ha esplorato mondi diversi tra loro, da una realtà vicina e autobiografica, agli scatti di modelle, artisti, rock bands, star del cinema, gangster, borghesi decadenti, il tutto con una costante stilistica attraverso un occhio spesso intimo, a volte insolente, ma sempre iconico e provocativo. Nel 2010 è stato designato dalla rivista Dazed & Confused come uno dei fotografi più interessanti nel panorama internazionale.

L’arte di James Cameron

L’ arte di James Cameron,  mostra ad alto livello che  inaugura il percorso da Direttore di Carlo Chatrian al Museo del Cinema di Torino.
Il personaggio Cameron uomo di cinema molto conosciuto ci porta a svelare quelle sfumature umane che sprigionano creatività… tutto inizia dall’ arte: opere disegni da dove partono i suoi film da illustratore a regista passando da ricercatore, studioso, innovatore, fantasista.


La mostra sviluppata in verticale come si addice alla struttura della Mole, espone oltre 300 opere origini tratti dall’ archivio personale del cineasta. Alla base dei suoi film diventati pilastri della cultura popolare, proprio i suoi schizzi, disegni e dipinti da lui realizzati. La mostra ci accompagna in un viaggio attraverso la complessità di una mente brillante la cui immaginazione non ha limiti.Dai disegni dell’ infanzia ai dipinti per poster, dalla carta sono partiti anche i progetti più tecnologici che l’innovazione ha portato in vita nei suoi film.


L’omaggio a James Cameron propone al Cinema Massimo, dal 21 febbraio al 5 marzo 2025, una retrospettiva completa, inclusi i film a cui ha collaborato quando lavorava nella Factory di Roger Corman, come sceneggiatore e produttore, insieme a Kathryn Bigelow, di due dei suoi film. La mostra sarà visitabile alla Mole Antonelliana fino il 15 giugno.

GABRIELLA DAGHERO

Carnevale in “Palazzina”? …”Voilà”

Nell’ambito di “Una notte al Museo”, la Festa del “Carnevale” si trasforma in un gioco esclusivo, “digitale-esperenziale”

Sabato 22 febbraio, ore 19

Tra fasti barocchi ed antiche trame nobiliari, in occasione dell’evento “Una notte al Museo” (che dal 2017 ad oggi ha portato oltre 280mila giovani in oltre 50 Musei tra Piemonte, Liguria e Lombardia), la “Palazzina di Caccia” di Stupinigi diventa il palcoscenico di “Voilà”, un innovativo “gioco digitale-esperienziale” sviluppato dall’Associazione Culturale “Club Silencio” – cui si deve per l’appunto l’idea e la progettazione di “Una notte al Museo” – in collaborazione con “We Are Muesli”, una delle realtà italiane più affermate nel campo del game design per il patrimonio culturale.  Obiettivo: rendere il pubblico protagonista di un “Carnevale” d’altri, remoti tempi, protagonista – sottolineano gli organizzatori – di un’avventura interattiva alla corte sabauda, tra ingegno, spettacolo e meraviglia”.

Liberamente ispirato alla figura del conte Filippo San Martino di Agliè ( coreografo e maestro di cerimonie presso la Corte del duca Carlo Emanuele I e, in seguito, del duca Vittorio Amedeo I) “Voilà” trasporta i giocatori nel fervore delle grandi feste della Corte Sabauda del XVII-XVIII secolo.

In che modo? “Attraverso una narrazione interattiva e una serie di enigmi da risolvere tramite QR code, i partecipanti saranno chiamati ad aiutare il protagonista a preparare un evento memorabile, collaborando con le maestranze di corte – giardinieri, musicisti, architetti e cuochi – e scoprendo segreti e curiosità della vita di corte”. Ripercorrendo, per quanto possibile lo spirito creativo e la genialità di un “uomo di Corte” che, oltre ad essersi occupato degli scambi politici tra la Francia e l’Italia del Settecento, seppe coniugare in un tutt’uno le sue doti di poeta, compositore e coreografo per la creazione di spettacoli oltremodo apprezzati nell’ambito delle grandi “Feste di Corte” italo-francesi.

Il gioco, accessibile via “browser mobile”, è pensato con una grafica in “stile 2D”“font dyslexia-friendly” (con un carattere tipografico progettato su misura che facilita la lettura per quanti soffrono di dislessia) e un’“architettura non lineare” che permette a ciascun giocatore di costruire il proprio percorso di esplorazione.

Grazie alla collaborazione con “We Are Muesli”“Voilà” rappresenta, dunque, un perfetto equilibrio tra “ricerca storica” e “narrazione immersiva” e, già sperimentato con successo in altri contesti, permette di valorizzare il patrimonio delle “residenze sabaude”, offrendo una prospettiva inedita sulla loro storia attraverso il gioco.

Nel corso della serata, sarà dunque possibile scoprire una delle residenze sabaude più prestigiose del Piemonte e dal 1997 “Patrimonio dell’Umanità UNESCO”, la cui costruzione, pensata per la caccia e le feste della famiglia reale, è stata avviata nel 1729 su progetto di Filippo Juvarra, uno degli architetti più rinomati del XVIII secolo, e nelle cui stanze hanno dimorato lo zar di Russia Paolo I, il re di Napoli Ferdinando I di Borbone, Napoleone e Paolina Bonaparte e la regina d’Italia Margherita di Savoia.

Ad arricchire l’esperienza, sarà la performance in abiti d’epoca del gruppo storico “Nobiltà Sabauda” e il Dj set di “OFTEN” nella “Citroniera di Levante”, accompagnati da “live visual performance”.

Dopo il lancio alla “Palazzina di Caccia” di Stupinigi, sarà possibile ritrovare il conte Filippo San Martino di Agliè e giocare con Voilà” nei prossimi appuntamenti di “Una notte al Museo” in programma nelle residenze sabaude.

 

Per infowww.clubsilencio.it

 g.m.

 

Nelle foto: Immagine guida “Voilà” e “Palazzina di Caccia – Balconata con vista sul Salone Centrale”

Nuovi appuntamenti a Villa della Regina

Gabriele Icardi, giardiniere del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, attualmente impegnato nella cura dei giardini di Villa della Regina, Propone un ciclo di tre appuntamenti dedicati alla cura del giardino, tre workshop botanici in villa per approfondire le tecniche di potatura delle ortensie e della cura delle rose.

Sabato 22 febbraio dalle 9.30 alle 12.30 si terrà il primo laboratorio sulle tecniche più adatte di potatura, cura e messa e dimora delle ortensie. Per l’occasione sarà possibile visitare il Padiglione dei Solinghi, costruzione a pagoda dove si riuniva l’Accademia dei Solinghi, accolita di intellettuali fondata dal Cardinale Maurizio, e sorseggiare un tè. Prenotazioni a infoamicivilladellaregina@gmail.com, contributo per la partecipazione al progetto “Un giardino per tutti” 40 euro a persona.

La partecipazione al workshop richiede l’acquisto del biglietto per accedere al polo museale, gratuito per i possessori di tessera “Torino Musei” e per i soci di Amici di Villa della Regina.

Sabato 22 febbraio, a partire dalle ore 13, nel salone d’onore si terrà un evento dedicato al design del gioiello contemporaneo dal titolo “Oggetti del desiderio. Moda, tendenze, tecniche e mercato – 4 cardini per raccontare il gioiello”. Per l’occasione saranno presenti con alcuni loro lavori e ispirazioni cinque designer del gioiello contemporaneo. Alle 14.30 seguirà un talk sulla storia del gioiello contemporaneo con Gloria Guerinoni, contributo di Vogue Italia, che dialogherà con Monica Bruno della galleria Marco Polo. Sabato 15 febbraio, alle ore 11, si terrà a Villa della Regina una visita tematica sugli amori divini, nella settimana di San Valentino, alla scoperta della passione settecentesca per la mitologia greca. Si tratta di un’occasione per approfondire i miti a tema amoroso che sono stati fonte di ispirazione per le opere presenti nella residenza. Telefono 011 95035.

Domenica 23 febbraio, dalle 14.30 alle 17.30, vi saranno delle danze in costume settecentesco per rievocare le feste alla corte sabauda in occasione del Carnevale, a cura del gruppo storico Historia Subalpina. Alle 15.30 bambini e bambine potranno partecipare con il loro travestimento preferito e saranno protagonisti con le loro famiglie ai giochi e ai balli ispirati ai colori del Carnevale.

Proseguono le visite guidate condotte dai volontari dell’Associazione Amici di Palazzo Reale ODV venerdì e sabato dalle 10.30 alle 13 e dalle 14.30 alle 17.30. Domenica dalle 10 alle 13.

Mara Martellotta

Un’opera dedicata al piccolo partigiano Domenico Luciano

Il 23 febbraio partono le visite guidate al MAU

Le visite guidate al MAU, a partire dal 23 febbraio, si terranno ogni quarta domenica del mese alle 15.30. L’inaugurazione di “Undici”, l’opera dedicata al partigiano Domenico Luciano, avverrà domenica 23 febbraio alle ore 17 in via San Rocchetto 24, in Borgo Vecchio Campidoglio.

Dipingere un muro per raccontare una storia, per denunciare un’ingiustizia, per dare una voce potente al cambiamento e per rendere più bello un pezzo di città. È quello che è successo nel quartiere di torinese del Borgo Vecchio Campidoglio, dove esattamente trent’anni fa è iniziata l’avventura del MAU – Museo d’Arte Urbana, il primo pionieristico progetto italiano per creare un insediamento artistico permanente all’aperto, all’interno di un grande centro metropolitano. Oggi il MAU è un meraviglioso museo all’aperto, uno scrigno di curiosità e bellezza dove l’arte vive e respira con il cambiamento della luce del sole. Per poter ammirare e conoscere a fondo le opere artistiche che lo compongono, ogni mese, a partire dal 23 febbraio, partiranno le visite guidate in collaborazione con Cultural Way. Il percorso si snoda attraverso le strade del quartiere e permette di scoprire 200 opere, 4 mila mq, 100 artisti, giovani emergenti e artisti consolidati.

Il 23 febbraio, in occasione della prima visita guidata, il tour terminerà alle ore 17, in via San Rocchetto 34, con l’inaugurazione, a cura dell’Associazione Avvalorando e del Museo d’Arte Urbana, di “Undici”, opera a memoria delle vittime della Resistenza, realizzata dall’artista torinese Mrfjiodor (Fijodor Benzo) e dedicata al piccolo Domenico Luciano, giovane staffetta partigiana, ucciso dai fascisti il 23 febbraio 1945 a soli 12 anni.

Un piccione viaggiatore trafitto da un proiettile e 8una busta che cade dal becco: è questo il tema che l’artista ha scelto realizzando un’opera con soggetti dalle forme elementari, ma cariche di significato.

“Il piccione viaggiatore, nella sua funzione di portatore di messaggi, rappresenta l’essenza di Domenico – spiega Fijodor Benzo – un messaggero coraggioso, sempre pronto ad affrontare le intemperie e i pericoli della vita. Ho scelto di narrare questo fatto drammatico in modo non eccessivamente cruento; la mia intenzione è quella di evocare una riflessione profonda su come il coraggio e la dedizione di individui come Domenico possano essere soffocati dalla violenza, ma anche di sottolineare l’importanza del messaggio che portano con sé. In questo modo il piccione viaggiatore diventa non solo il simbolo di una vita spezzata, ma anche un richiamo alla memoria e alla responsabilità collettiva, affinché il sacrificio di giovani come “Undici” non venga dimenticato”.

Figlio e fratello di partigiani, Domenico Luciano, noto come “Undici” per la sua giovane età, nascondeva nella sua cartella di scuola informazioni e notizie. Il 23 febbraio 1945 si trovava con un gruppo di partigiani in un cascinale nelle campagne di Givoletto, quando l’edificio fu circondato dai repubblichini. Alle prime luci dell’alba ebbe luogo un conflitto a fuoco, al termine del quale si decise di far uscire il ragazzo con un drappo bianco in segno di resa. Il ragazzo fu allora raggiunto da una raffica di mitra e ucciso. A lui e al suo sacrificio, simbolo della lotta per la liberazione, è dedicata l’opera di San Rocchetto 34, a Torino, che si inaugurerà proprio a ottant’anni dalla sua uccisione.

Il ragazzo viveva nel quartiere Campidoglio, e proprio nell’affascinante cortile di via San Rocchetto, già storica sede di una sezione del PCI, i compagni posero una lapide in sua memoria.

Per info e prenotazioni: 339 3885984 – info@culturalway.it

Mara Martellotta

La Regione presenta il Programma Triennale della Cultura

L’assessore Chiarelli: «Più stabilità per gli operatori, più risorse ai territori e nessuno sarà lasciato indietro»

Nuovi fondi per la cultura, distribuzione territoriale più ampia e risoluzione delle pendenze economiche per gli operatori del settore. Questi i punti chiave annunciati  dall’assessore regionale al Turismo e alla Cultura durante il primo Tavolo della Cultura 2025. L’incontro ha riunito numerosi operatori del comparto culturale piemontese ed è stato l’occasione per illustrare le linee guida del Programma Triennale della Cultura 2025-2027 e per annunciare un accordo con gli istituti bancari volto a sbloccare il pagamento degli arretrati destinati alle realtà culturali della regione.

«Abbiamo ascoltato le esigenze del comparto e ci siamo mossi per trovare soluzioni concrete – ha dichiarato l’Assessore alla Cultura Marina Chiarelli –. Con il nuovo Piano triennale puntiamo su crescita, sostenibilità e accessibilità, mentre con questo accordo garantiamo la liquidità necessaria a chi ha subito ritardi nei pagamenti»

I DATI PRINCIPALI DEL PROGRAMMA TRIENNALE DELLA CULTURA 2025-2027

Il nuovo Piano Triennale si fonda su alcuni principi cardine: sostenibilità, valorizzazione dei territori e crescita del comparto. Secondo i dati raccolti dalla Regione, il 2024 ha rappresentato un anno di ripresa per il settore culturale piemontese, con 7 milioni di ingressi nei musei, 15.000 eventi realizzati, una crescita nel numero di spettacoli dal vivo e un incremento del turismo culturale del +2,2% negli arrivi e del +4,2% nelle presenze nel primo semestre del 2024.

Uno degli aspetti più rilevanti della nuova programmazione è l’attenzione alla distribuzione delle risorse sul territorio, per garantire che i fondi non siano concentrati esclusivamente a Torino, ma possano sostenere anche le realtà culturali nelle altre province piemontesi. Il piano prevede una suddivisione mirata dei finanziamenti, con particolare attenzione ai piccoli centri e alle realtà culturali locali.

DISTRIBUZIONE DEI FINANZIAMENTI SUL TERRITORIO

Durante il Tavolo della Cultura, l’assessore ha presentato i dati relativi ai progetti culturali finanziati nel 2024, che evidenziano una ripartizione più equa rispetto al passato. Ecco la distribuzione provinciale dei finanziamenti:

Torino Città: 189 progetti finanziati

Torino Provincia: 186 progetti finanziati

Cuneo: 111 progetti finanziati

Alessandria: 41 progetti finanziati

Novara: 37 progetti finanziati

Asti: 32 progetti finanziati

Verbano-Cusio-Ossola: 22 progetti finanziati

Biella: 20 progetti finanziati

Vercelli: 14 progetti finanziati

«Questi numeri dimostrano che, pur mantenendo un ruolo centrale per la cultura, Torino non è l’unica area beneficiaria delle risorse regionali. Abbiamo lavorato affinché ogni provincia potesse avere accesso a finanziamenti adeguati – ha sottolineato l’assessore –. Il nostro obiettivo è garantire una crescita omogenea della cultura piemontese, valorizzando anche le aree più periferiche»

LE NOVITÀ DEL TRIENNIO 2025-2027

Per offrire maggiore stabilità agli operatori culturali, la Regione proseguirà con la programmazione triennale dei bandi, permettendo alle realtà culturali di pianificare a lungo termine e migliorare la qualità delle iniziative. Sarà rafforzata la valorizzazione dei territori extra-metropolitani, con un’attenzione ai progetti che si sviluppano al di fuori dei capoluoghi di provincia, incentivando così una crescita capillare.

Un’attenzione particolare sarà dedicata al sostegno delle pratiche di inclusione e accessibilità, affinché la cultura possa essere fruibile da tutti, senza barriere economiche, sociali o fisiche. Infine, la Regione promuoverà eventi culturali sostenibili, incentivando le realtà che adotteranno soluzioni a basso impatto ambientale, dal risparmio energetico alla gestione sostenibile delle risorse, nell’ottica di un futuro più green per la cultura piemontese.

IL SOSTEGNO AGLI OPERATORI CULTURALI

Oltre alla programmazione futura, un tema centrale del Tavolo della Cultura è stato il sostegno immediato agli operatori culturali in difficoltà. La Regione ha attivato un’operazione di sensibilizzazione con gli istituti bancari per varare un meccanismo a salvaguardia di centinaia di realtà che rischiavano di non poter proseguire la propria attività a causa dei ritardi nei pagamenti.

«L’impegno della Regione è quello di non lasciare indietro nessuno. La cultura è un settore fondamentale per il Piemonte, non solo per il suo valore artistico e sociale, ma anche per l’impatto economico che genera. Garantire il pagamento degli arretrati significa permettere agli operatori di continuare a lavorare e investire nel futuro» ha ribadito l’assessore. «Questo è solo l’inizio di un percorso di dialogo costante – ha concluso l’assessore –. La cultura piemontese ha bisogno di stabilità, risorse e visione. Con il nuovo piano e con l’accordo raggiunto oggi, poniamo le basi per un sistema culturale più forte, inclusivo e sostenibile».

È stata confermata e potenziata la Misura di aiuti alla produzione cinematografica e televisiva (Piemonte Film TV Fund) che continua a dimostrare le potenzialità di ricaduta del Fondo in termini di moltiplicatore della spesa in Piemonte a favore in particolare dell’occupazione qualificata del settore e dell’indotto e mira ora a creare le condizioni per un radicamento più significativo di società di produzione sul nostro territorio.

Inizialmente attivata con una dotazione di 4 milioni all’anno per il triennio 2023/2025, la Misura passa nel 2025 a 7 milioni. Unitamente al ruolo di promozione e di servizio altamente qualificato svolto da Film Commission Torino Piemonte, questa Misura porta il Piemonte a posizionarsi fra le principali realtà italiane in ambito produttivo, attualmente seconda solo al Lazio per numero di giornate di ripresa annue.

MUSEI E PATRIMONIO CULTURALE

Uno degli assi portanti del piano è il rilancio del Sistema Museale Nazionale, che punta a garantire una governance integrata tra musei statali, regionali, comunali, diocesani e privati. In questo contesto si inserisce la riqualificazione del Museo Egizio di Torino, che nel 2024 ha avviato importanti trasformazioni sia architettoniche che espositive.

Tra gli interventi previsti, il proseguimento degli accordi pluriennali con la Conferenza Episcopale Piemontese e la Tavola Valdese per il recupero e la valorizzazione del patrimonio culturale ecclesiastico, oltre a una convenzione dedicata alla Sacra di San Michele, monumento simbolo della Regione. Previsto anche il trasferimento e l’ampliamento dell’Accademia Albertina e del Conservatorio Giuseppe Verdi all’interno della Cavallerizza Reale di Torino.

RIGENERAZIONE E TUTELA DEL PATRIMONIO DIFFUSO

Il programma prevede specifici investimenti per la rigenerazione dei piccoli siti culturali e del patrimonio rurale, con risorse destinate alla tutela di castelli, alpeggi, mulini, percorsi storici e chiese. Tra le misure più rilevanti, il progetto di catalogazione di 400 parchi e giardini storici, realizzato in collaborazione con l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD), con una dotazione di 120.000 euro e termine fissato per il 2025.

DATI E IMPATTO ECONOMICO

Nel 2024, l’Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta ha registrato oltre 1 milione di ingressi, segnando un aumento del 14% rispetto all’anno precedente. Il sistema ha inoltre generato rimborsi per oltre 5,4 milioni di euro, confermando il ruolo centrale della cultura nell’economia regionale.

La Torino oscura di Profondo Rosso

Cinquant’anni fa, nel settembre del 1974, iniziavano a Torino le riprese di Profondo Rosso, un film che sarebbe diventato un riferimento classico per gli appassionati di cinema, uno dei migliori thriller italiani di sempre. Il regista Dario Argento per la terza volte sceglieva la prima capitale d’Italia e le sue atmosfere magiche dove si scorgono, oltre alle piazze e alle vie più note del centro, il Teatro Carignano, la Galleria San Federico e piazza CLN, dove si riconoscono le fontane di fronte alle quali Gabriele Lavia e David Hemmings assistono al primo terribile delitto del film, quello della sensitiva Helga Ullman ( l’attrice Macha Méril). Hemmings (che nel film interpretava il pianista inglese Marc Daly ) incrociò sulla collina torinese alcune dimore importanti come Villa della Regina (residenza storica dei Savoia), lungo la Strada Comunale Santa Margherita, per poi raggiungere l’obiettivo della sua ricerca: Villa Scott, in Corso Giovanni Lanza, 57.

 

È quella, infatti, la lugubre “villa del bambino urlante” che si trova in Borgo Po, sulle colline della città: un edificio bellissimo, uno degli esempi più straordinari dell’art decò. “L’avevo scoperta per caso — confessò il regista — mentre giravo in auto in cerca di posti interessanti dove girare il film. La villa era in realtà un collegio femminile diretto dalle monache dell’Ordine delle Suore della Redenzione e, siccome ne avevo bisogno per un mese, offrii alle occupanti una bella vacanza estiva a Rimini, dove si divertirono tantissimo. Con noi restò una monaca-guardiano, che sorvegliò le riprese con austerità”. Un’ulteriore curiosità merita di essere segnalata. Quando Marc, nel film suonò al campanello di casa del suo amico Carlo, si trovò di fronte la madre di lui (Clara Calamai) che lo fece entrare in un appartamento ricco di cimeli e foto d’ogni sorta. La casa era davvero quella dell’attrice e, quindi, ciò che si vede nel film era probabilmente in gran parte ciò che davvero c’era in quell’appartamento nel 1974, diventato set per l’ultima avventura cinematografica della grande interprete del cinema italiano. Il film, quinta prova dietro la macchina da presa per Dario Argento, uscì nelle sale il 7 marzo 1975 e lo consacrò, grazie al successo, come il vero maestro del brivido made in Italy.

Marco Travaglini

Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio

Oltre Torino: storie miti e leggende del Torinese dimenticato

È luomo a costruire il tempo e il tempo quando si specchia, si riflette nellarte. 

Lespressione artistica si fa portavoce estetica del sentire e degli ideali dei differenti periodi storici, aiutandoci a comprendere le motivazioni, le cause e gli effetti di determinati accadimenti e, soprattutto, di specifiche reazioni o comportamenti. Già agli albori del tempo luomo si mise a creare dei graffiti nelle grotte non solo per indicare come si andava a caccia o si partecipava ad un rituale magico, ma perché  sentì forte la necessità di esprimersi e di comunicare.

Così in età moderna – se mi è consentito questo salto temporale – anche i grandi artisti rinascimentali si apprestarono a realizzare le loro indimenticabili opere, spinti da quella fiamma interiore che si eternò sulla tela o sul marmo.  Non furono da meno gli  autoridelle Avanguardie del Novecento  che, con i propri lavori disperati, diedero forma visibile al dissidio interiore che li animava nel periodo tanto travagliato del cosiddetto Secolo Breve.

Negli anni che precedettero il primo conflitto mondiale nacque un movimento seducente ingenuo e ottimista, che sognava di ricreare la natura traendo da essa motivi di ispirazione per modellare il ferro e i metalli, nella piena convinzione di dar vita a fiori in vetro e lapislazzuli che non sarebbero mai appassiti: gli elementi decorativi, i ghirigori del Liberty, si diramarono in tutta Europa proprio come fa ledera nei boschi. Le linee rotonde e i dettagli giocosi ed elaborati incarnarono quella leggerezza che caratterizzò i primissimi anni del Novecento, e ad oggi sono ancora visibili anche nella nostra Torino, a testimonianza di unarte raffinatissima, che ha reso la città sabauda capitale del Liberty, e a prova che larte e gli ideali sopravvivono a qualsiasi avversità e al tempo impietoso. (ac)

Torino Liberty

1.  Il Liberty: la linea che invase l’Europa
2.  Torino, capitale italiana del Liberty
3.  Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio
4.  Liberty misterioso: Villa Scott
5.  Inseguendo il Liberty: consigli “di viaggio” per torinesi amanti del Liberty e curiosi turisti
6.  Inseguendo il Liberty: altri consigli per chi va a spasso per la città
7.  Storia di un cocktail: il Vermouth, dal bicchiere alla pubblicità
8.  La Venaria Reale ospita il Liberty:  Mucha  e  Grasset
9.  La linea che veglia su chi è stato:  Il Liberty al Cimitero Monumentale
10.  Quando il Liberty va in vacanza: Villa  Grock

Articolo 3. Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio

Con lEsposizione Internazionale di Arte Decorativa Moderna del 1902, Torino assume il ruolo di  polo di riferimento per il Liberty italiano. LEsposizione del 1902 è un evento di grandissimo successo, e numerosi sono gli architetti che offrono il proprio contributo, ma il protagonista indiscusso di questa stagione èPietro Fenoglio, il geniale ingegnere-architetto torinese, che abitònella palazzina di Corso Galileo Ferraris, 55.

Allinizio del Novecento, Torino vede in particolare il quartiere di Cit Turin al centro della propria trasformazione. A partire da Piazza Statuto si dirama il grande Corso Francia che, con le sue vie limitrofe, costituisce in questa zona un quartiere ricco di architetture in stile Art Nouveau unico nel suo genere. Un tratto urbanistico in cui sono presenti numerose testimonianze dellopera di Fenoglio, riconoscibile dai caratteristici colori pastello, dalle decorazioni che alternano soggetti floreali a elementi geometrici e dallaudace utilizzo del vetro e del ferro. 

Personalità artistica di estremo rilievo, Pietro Fenoglio contribuisce in modo particolare a rimodellare Torino secondo il gusto Liberty. Nato a Torino nel 1865, larchitetto-ingegnere orienta il suo campo dinteresse nelledilizia residenziale e nellarchitettura industriale. Nato da una famiglia di costruttori edili, frequenta la Regia Scuola di Applicazione per ingegneri di Torino; subito dopo la laurea, conseguita nel 1889, inizia unintensa attività lavorativa, raggiungendo ottimi risultati in ambito architettonico. Partecipa, nel 1902, allOrganizzazione internazionale di Arte Decorativa Moderna di Torino e in questoccasione approfondisce la conoscenza dello stile liberty, riuscendo poi a concretizzare quanto appreso nei numerosi interventi edilizi di carattere residenziale, ancora oggi visibili nel territorio cittadino. La sua attività di progettista si estende anche al campo dellarchitettura industriale, come testimoniano la Conceria Fiorio (1900 – Via Durandi, 11) o la Manifattura Gilardini (1904 – Lungo Dora Firenze, 19). Nel 1912, Pietro entra a far parte del Consiglio di Amministrazione della Banca Commerciale Italiana ed è tra i promotori della SocietàIdroelettrica Piemonte. Colto da morte improvvisa, Pietro Fenoglio muore il 22 agosto 1927, a soli 62 anni, nella grande casa di famiglia a Corio Canavese.

Tra tutte le sue realizzazioni spicca lopera più bella e più nota per la ricchezza degli ornati: Casa Fenoglio-La Fleur (1902), considerata unanimemente il più significativo esempio di stile Liberty in Italia. Progettata in ogni più piccolo particolare da Pietro Fenoglio per la sua famiglia, la palazzina di Corso Francia, angolo Via Principi dAcaja, trae ispirazione certamente dallArt Nouveau belga e francese, ma lobiettivo dellIngegnere è di dar vita al modello Liberty. La costruzione si articola su due corpi di fabbrica disposti ad elle, raccordati, nella parte angolare, da una straordinaria torre – bovindo più alta di un piano, in corrispondenza del soggiorno. Manifesto estetico di Fenoglio, ledificio – tre piani fuori terra, più il piano mansardato –  riflette lestro creativo dellarchitetto, che riesce a coniugare la rassicurante imponenza della parte muraria e le sue articolazioni funzionali, con la plasticità tipicamente Art Nouveau, che ne permea lesito complessivo. Meravigliosa, e di fortissimo impatto scenico, è la torre angolare, che vede convergere verso di sé le due ali della costruzione e su cui spicca il bovindo con i grandi vetri colorati che si aprono a sinuosi e animosi intrecci in ferro battuto. Unedicola di coronamento sovrasta lelegante terrazzino che sporge sopra le spettacolari vetrate.  Sulle facciate, infissi dalle linee tondeggianti, intrecci di alghe: un ricchissimo apparato ornamentale, che risponde a pieno allautentico Liberty. Gli stilemi fitomorfi trovano completa realizzazione, in particolare negli elementi del rosone superiore e nel modulo angolare. Altrettanto affascinanti per la loro eleganza sono landrone e il corpo scala a pianta esagonale. Si rimane davvero estasiati di fronte a quelle scale così belle, eleganti, raffinate, uniche. Straordinarie anche le porte in legno di noce, le vetrate, i mancorrenti, e le maniglie dottone che ripropongono lintreccio di germogli di fiori. 

La palazzina non è mai stata abitata dalla famiglia Fenoglio, e fu venduta, due anni dopo lultimazione, a Giorgio La Fleur, imprenditore del settore automobilistico, il quale volle aggiungere il proprio nome allimmobile, come testimonia una targa apposta nel settore angolare della struttura. Limprenditore vi abitò fino alla morte. Dopo un lungo periodo di decadenza,  la palazzina venne frazionata e ceduta a privati che negli anni Novanta si sono occupati del suo restauro conservativo.

Alessia Cagnotto