CULTURA

Quando la neve era più soffice e bianca

La Tranquilla, parte alta di Oltrefiume, frazione di Baveno sul lago Maggiore e ai piedi del Mottarone, sotto la neve era uno spettacolo da lasciare senza fiato. I prati e gli alberi, le vie e i tetti innevati rimandavano un’immagine di serenità. Negli anni della gioventù a volte le nevicate duravano giorni e giorni e il ricordo è rimasto vivido perché, come diceva Mario Rigoni Stern, “i ricordi sono come il vino che decanta dentro la bottiglia: rimangono limpidi e il torbido resta sul fondo. Non bisogna agitarla, la bottiglia”. Rammento quelle nevicate e io e mio fratello, come gli altri bambini, giravamo su noi stessi con la faccia rivolta al cielo e la bocca aperta; ogni fiocco che si depositava sulle lingue aveva un sapore particolare ed emetteva un lieve, attutito crepitio. Quel suono dell’infanzia è rimasto un ricordo di attese felici. La neve ha sempre rappresentato qualcosa di speciale, ci si buttava di schiena per fare gli omini o la si mangiava con un poco di limone e zucchero alla terza nevicata perché un vecchio detto raccontava che la prima è dei gatti, la seconda dei cani e solo la terza è dei cristiani. Quando stava per nevicare se ne avvertiva nell’aria l’imminente presenza che sapeva ben più che di promessa.

E tutto si faceva silenzio perché quando la neve cade, soprattutto di notte, sembra che ogni cosa trattenga il respiro. “A segnalare l’arrivo dell’inverno, da sempre, è per primo lo scricciolo che si avvicina alle case degli uomini. È il più piccolo degli uccelli europei, un batuffolo raccolto di piume brune con fini striature più scure e una piccola breve coda sempre portata all’insù. Il suo richiamo è come un leggero tocco su un campanellino d’argento: è con questo che chiama la neve”. Così Mario Rigoni Stern raccontava l’arrivo dell’inverno in Stagioni, scritto nel 2006 all’età di 85 anni, due anni prima di morire. Aveva un rapporto speciale, quasi fisico con la neve. Quella degli inverni lontani dell’infanzia, quella dura e gelata della ritirata di Russia, quella dei mille sentieri sotto la neve che raccontò. Come questo: “Arrivammo a una malga dove nel cuore dell’inverno avevo trovato rifugio per una notte quando, ragazzo, ero scappato di casa per uno schiaffo che ritenevo di non aver meritato. Quella notte c’erano certamente più di venti gradi sotto zero e il vento e la neve sferzavano il tetto e si insinuavano fra le travi. Avevo acceso il fuoco ma non riuscivo a dormire; la poca legna era finita molto presto e allora avevo bruciato la panca e il tavolo per non restare assiderato. Al chiarore di quel fuoco lessi Tifone di Joseph Conrad che avevo portato con me dentro lo zaino. (…). Lassù la montagna è silenziosa e deserta. Lungo la mulattiera che gli austriaci costruirono per giungere nei pressi dell’Ortigara, dove un giorno raccolsi la punta ferrata del Bergstock che è qui sulla libreria, ora non passa piú nessuno. La neve che in questi giorni è caduta abbondante ha cancellato i sentieri dei pastori, le aie dei carbonai, le trincee della Grande Guerra, le avventure dei cacciatori. E sotto quella neve vivono i miei ricordi”. L’inverno è probabilmente la stagione più giusta per leggere i racconti di Mario Rigoni Stern che di se diceva “sono nato alle soglie dell’inverno, in montagna, e la neve ha accompagnato la mia vita”. I Erano inverni non molto differenti da quelli di quasi sessant’anni fa che ricordo ancora quando, con i guanti di lana fatti in casa e un poco bucati, si correva in casa a scaldare le mani vicino alla stufa a legna nella cucina della casa di ringhiera che in tempo era stata uno dei magazzini del cotonificio Castiglioni mentre le altre stanze erano gelide e mantenevano anche di giorno i “fiori” che il gelo ricamava sui vetri delle finestre durante la notte. Il freddo di quel tempo è rimasto un ricordo indelebile di stagioni che offrono ancora il ritratto di esistenze vissute secondo ritmi antichi, diversissimi da quelli che oggi caratterizzano questo mondo frettoloso, distratto e materialista. E la neve, oltre ad essere tanta ma tanta davvero, era anche più bianca e più soffice.

Marco Travaglini

 

Tutti gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

GIOVEDI 21 NOVEMBRE

 

Giovedì 21 novembre, in occasione del convegno ANCI, GAM, MAO e Palazzo Madama saranno aperti fino alle ore 21 (chiusura biglietteria ore 20).

 

Giovedì 21 novembre ore 16
LIGHT, MATTER, MEMORY: THE PHYSICAL PRESENCE OF ARCHIVAL OBJECTS AS LOSS AND MOURNING, IN ISHIUCHI MIYAKO’S PHOTOGRAPHY.
MAO – Conferenza / lezione nell’ambito del Corso di formazione di Culture Materiali dell’Asia

In collaborazione con il Dipartimento Studi Umanistici dell’Università di Torino

Con Federica Cavazzuti, Ph.D. candidate at Department of History, University of Turin, e Ayelet Zohar, Senior lecturer at History Art Department, Tel Aviv University, and President of Japan Art History Forum 2023-2025

Ishiuchi Miyako (nata nel 1947 a Nita, Giappone) è una delle fotografe più importanti del Giappone e ha iniziato la sua carriera alla fine degli anni Settanta. Nella sua lunga attività, Ishiuchi ha prodotto numerose serie, alcune delle quali sono diventate un contributo fondamentale alla storia della fotografia giapponese.

Nel suo intervento, Ayelet Zohar prenderà in considerazione i diversi aspetti della cultura visiva e materiale nel lavoro di Ishiuchi, compreso il suo interesse per il corpo, la pelle e il tessuto, come seconda pelle o strato esterno dell’esistenza. L’analisi della serie comprende una discussione di “Scars” e “1・9・4・7”, come parte del continuo interesse di Ishiuchi per il corpo, e le serie “Hiroshima/ひろしま”, “Frida” e “Silken Dreams”, come parte della sua attenzione particolare per il tessuto e la sua relazione con il corpo umano.

Partecipazione gratuita fino a esaurimento posti disponibili. Evento in lingua inglese.

 

 

SABATO 23 NOVEMBRE

Sabato 23 novembre ore 16.30

ONE WAY Together

Palazzo Madama – Visita guidata in collaborazione con Orchestra Filarmonica di Torino

Arte e musica: un abbinamento dal quale sprigiona bellezza. Ispirati dai concerti della Stagione concertistica dell’Orchestra Filarmonica di Torino, i musei della Fondazione Torino Musei ogni sabato precedente il concerto propongono a rotazione un ciclo di visite guidate al proprio patrimonio museale.

LA LUCE OLTRE LE SBARRE

Con la chiusura del cantiere di restauro, la parte centrale dello scalone juvarriano è tornato al suo splendore settecentesco, fatto di una luce che cambia a seconda della stagione e dell’ora del giorno dando allo spazio forme sempre diverse.

La visita sarà l’occasione per osservare e far dialogare l’avancorpo con le tre sculture dell’artista francese Frédrérique Nalbandian, installate sullo scalone nell’ambito della mostra Crossing, presentata in occasione di Artissima 2024, in un continuo rimando e scambio tra arte classica, rielaborazione rococò e arte contemporanea, all’insegna della potenza di finzione di alcuni dei materiali utilizzati per simulare la pietra: siano gli stucchi juvarriani o il sapone di Marsiglia e i tessuti per Nalbandian.

Visita guidata a pagamento. Costo: 7 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com – è possibile effettuare l’acquisto online https://www.arteintorino.com/

 

DOMENICA 24 NOVEMBRE

 

Domenica 24 novembre ore 16
LA LEGGENDA DEL CONIGLIO LUNARE TRA TRADIZIONE E CONTEMPORANEITÀ
MAO – attività famiglie

L’attività prevede la visita della mostra temporanea Rabbit inhabits the Moon attraverso un percorso tra tradizioni narrative asiatiche e la contemporaneità delle opere di Nam June Paik.  In laboratorio si animeranno immagini e disegni grazie alla realizzazione di taumatropi o flip-book.

Da 6 anni in su.

Prenotazione obbligatoria 011.4436927/8 oppure maodidattica@fondazionetorinomusei.it
Costo: bambini € 7 per l’attività; adulti accompagnatori ingresso ridotto € 8 (gratuito con Abbonamento Musei)
Tutti gli spazi sono accessibili

MERCOLEDI 27 NOVEMBRE

 

Nella giornata di mercoledì 27 novembre Palazzo Madama sarà chiuso al pubblico per lavori di manutenzione straordinari.

 

Mercoledì 27 novembre ore 18
LIU ZHENYUN PRESENTA “UNA FRASE NE VALE DIECIMILA”: LIU ZHENYUN IN DIALOGO CON STEFANIA STAFUTTI
MAO – presentazione del libro di Liu Zhenyun a cura dell’Istituto Confucio.

L’evento è organizzato dall’Istituto Confucio dell’Università di Torino, in collaborazione con la sezione sinologica del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino e con il MAO Museo d’Arte Orientale, e si avvale del patrocinio del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino.

Liu Zhenyun è oggi l’autore di maggiore successo nel panorama letterario cinese. Molti dei suoi lavori sono pubblicati in italiano: tra i più recenti, Un giorno, tre autunni e I mangiatori di angurie. In questi giorni esce finalmente anche nella nostra lingua la sua opera forse più importante, Una frase ne vale diecimila, insignita nel 2006 del Premio Mao Dun, il massimo riconoscimento cinese in ambito letterario. L’autore è in Italia proprio per presentare il suo libro.

Liu Zhenyun racconta della Cina di oggi con una straordinaria capacità di inserire nel racconto contemporaneo temi e “modi” della narrativa classica, rivitalizzati e del tutto plausibili, all’interno delle trame delle esistenze umane, spesso smarrite in una solitudine senza rimedio. Di questa solitudine l’autore sa cogliere gli aspetti umoristici e grotteschi, giocando con l’assurdo che spesso irrompe impercettibile nelle nostre esistenze.

Il suo colloquio con il pubblico sarà preceduto da brevi presentazioni di alcune delle sue opere da parte di studenti delle scuole medie superiori (Spinelli, Umberto I di Torino e Porporato di Pinerolo). La conversazione col pubblico sarà introdotta e condotta da Stefania Stafutti, docente di Lingua e Letteratura Cinese presso l’Università di Torino e Direttrice di parte Italiana dell’Istituto Confucio dell’Ateneo.

Contribuiscono alla fama di Liu Zhenyun le versioni cinematografiche e televisive di molti suoi lavori, spesso sceneggiati dallo stesso scrittore e diretti da registi di rilievo internazionale e premiati anche fuori dalla Cina. Una breve rassegna dei film tratti dai suoi romanzi verrà presentata a partire dal 2 dicembre presso il Cinema Romano, a cura dell’Istituto Confucio.

Prenotazione obbligatoria sul sito dell’Istituto Confucio, al link https://istitutoconfucio.torino.it/liu-zhenyun-a-torino/

Partecipazione gratuita.

 

GIOVEDI 28 NOVEMBRE

 

Giovedì 28 novembre 2024, ore 16 – 17.30
HABITAT FLUVIALE E CRISI CLIMATICA Presentazione del web documentary sul progetto “MesoHABSIM”
Palazzo Madama – conferenza intorno alla mostra CHANGE!

a cura del POLITECNICO DI TORINO – Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture (DIATI) in collaborazione con Adaptation.it

ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili

Intervengono: Marco Piras, vice-Direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture (DIATI) del Politecnico di Torino, Paolo Vezza, professore associato presso il Politecnico di Torino – DIATI, responsabile scientifico del progetto MesoHABSIM, Alex Laini, ricercatore presso l’Università degli Studi di Torino, Marco Merola, giornalista scientifico e ideatore di Adaptation.it, Gemma Burgazzi, ricercatrice presso l’Università degli Studi di Torino, Isabelle Brichetto, ricercatrice presso il Politecnico di Torino – DIATI.

 

Prosegue il ciclo di conferenze a ingresso gratuito che, dal luglio a dicembre 2024, approfondiscono alcuni dei temi presentati nel percorso di mostra Change! Ieri, oggi, domani. Il Po.

Quanta acqua serve agli ecosistemi fluviali per vivere e prosperare? Stabilirlo è di vitale importanza, proprio il caso di dirlo, in uno scenario di carenza idrica ormai strutturale.

Nel trentennio 1991-2020 la disponibilità di acqua si è ridotta del 19% rispetto al periodo 1921-1950, per questo è scesa in campo la scienza, utilizzando una metodologia chiamata MesoHABSIM (Mesohabitat Simulation Model) che consente di disegnare modelli di coabitazione ottimale tra il fiume e le specie animali e vegetali che lo abitano. MesoHABSIM è stato sviluppato da un team internazionale che include specialisti di vari atenei ed enti di ricerca italiani: Politecnico di Torino, ISPRA e le Università di Torino, Trento e Parma. Nel corso dell’incontro sarà presentato il web documentary “MesoHABSIM“, un prodotto giornalistico e divulgativo realizzato dal team di Adaptation.it che attraverso spettacolari immagini da drone, videointerviste, grafiche e approfondimenti conduce il pubblico alla scoperta dei fiumi italiani e racconta il prezioso lavoro compiuto dai ricercatori che li hanno studiati.


Theatrum Sabaudiae
 propone visite guidate in museo
alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

200 anni di Museo Egizio, arriva Mattarella. Christillin presidente fino al 2028

È arrivata ieri la conferma  che Evelina Christillin su decisione del ministro Giuli resterà alla guida del Museo Egizio fino al 2028. Una buona notizia per la presidente che accoglierà oggi il capo dello Stato Sergio Mattarella, a visitare il  museo nel nuovo allestimento in occasione dei 200 anni. Con lui il ministro Alessandro Giuli e il ministro delle antichità egiziane, Khaled Mohamed Ismail. La visita sarà guidata da  Evelina Christillin e dal direttore Christian Greco. Le autorità vedranno la Galleria dei Re e il Tempio di Ellesija riaperti dopo i lavoro grazie a un investimento di 23 milioni del Mic e di sponsor privati.

OFT Lab 2024 a Cascina Roccafranca

Venerdì 22 novembre terzo appuntamento della rassegna dei concerti da camera 

 

Venerdì 22 novembre è in programma il terzo appuntamento della rassegna di concerti di musica da camera OFT Lab 2024, ospitati a Cascina Roccafranca, in via Rubino 45.

A esibirsi sarà Iacopo Sommariva, al violoncello, accompagnato da Alessandro Mosca al pianoforte. OFT Lab è un progetto il quale l’Orchestra Filarmonica di Torino conduce da anni per valorizzare i giovani musicisti. Una missione che è approdata nel progetto OFT Lab, che ha preso il via nel 2022 e grazie al quale alcuni ragazzi di talento entrano a far parte con regolarità della compagine orchestrale, lavorando fianco a fianco dei professionisti di caratura nazionale e internazionale, in uno scambio continuo tra esperienza ed entusiasmo.

I musicisti selezionati per il progetto OFT Lab 2024 sono Lucia Caputo, Ruben Galloro Giovanni Pulzulu ( violini), Cecilia Caminati e Jacopo Sommariva (violoncelli), Simone di Lalla ( contrabbasso), Niccolò Susanna ( flauto), Luca Vacchetti ( fagotto), Mattia Gallo (tromba) Andrea Iaccino e Francesco Parodi (percussioni). Ad essi si aggiungono il musicologo Francesco Cristiani, il compositore Francesco Mo, Chiara Marcone al management Cuturale e Chiara Sacchetto alla produzione.

Nel Lab di OFT vi è spazio per la musica, ma anche per affrontare tematiche formative di approfondimento rilevanti per chi opera nell’ambito dello spettacolo dal vivo.

Alcuni giovani di OFT Lab saranno protagonisti della rassegna di quattro concerti da camera di cui due si sono già tenuti, venerdì 7 e venerdì 15 novembre scorsi, e altri due sono in programma venerdì 22 e venerdì 23 sempre alle ore 21 alla Casa del Quartiere di Mirafiori Nord, ospitata in via Rubini 45.

Venerdì 22 novembre il programma previsto del concerto comprende musiche di Sergej Projof’ev, la Sonata in di maggiore per violoncello e pianoforte op. 119 e la Sonata in fa maggiore per violoncello e pianoforte op. 6 di Richard Strauss.

Il concerto conclusivo comprenderà la suite in sol minore per fagotto e pianoforte op 69 di Alessandro Longo, la romanza per pianoforte e orchestra op. 62 di Edward Elgar, le tre romanze per oboe e pianoforte op. 94di Robert Schumann e la Sonata per fagotto e pianoforte op. 168 di Camille de Saint Saens.

Per i concerti di musica da camera alla Cascina Roccafranca il biglietto singolo non numerato ha il costo di 5 euro.

Mara Martellotta

Un percorso d’amore nell’inedito testo di Paolo Accossato

L’ultima notte di Dante” da martedì 19 all’Erba

Tre donne intorno al cor mi son venute” ti verrebbe da citare, prendendo a prestito le “Rime”. Invece s’è infoltito di parecchio questo drappello femminile che Paolo Accossato – insegnante appassionato e storico per tesi, padre giornalista, alla sua prima prova teatrale, superati di non molto i cinquanta pronto a percorrere una strada nuova – raccoglie attorno alla figura del Sommo Poeta in questa “Ultima notte di Dante”, sul palcoscenico dell’Erba da martedì 19 (ore 21) a giovedì 21 (ore 10), doppio spettacolo il 21, ore 10 e 21. Testo avvincente e colto, un’interesse in più per chi con quella poesia abbia una più che doverosa frequenza e allo stesso tempo accessibile a quanti di tanta figura abbiano da tempo, dagli anni del liceo, abbandonato vita e versi; un’occasione per riprendere e approfondire, per una sera riascoltare – in forma tranquillamente teatrale -, tra storia tradizione e invenzione, il racconto della “notte più lunga dell’esistenza di Dante, notte che sarà anche l’ultima”, quella che trascorre tra il 13 e il 14 settembre del 1321, allorché, nel chiuso di una stanza ormai del tutto buia, attorno a lui i figli Jacopo e Pietro, in un’agonia in cui da più giorni è avvolto e si dibatte, per quelle febbri malariche che lo hanno colpito al ritorno da una ambasceria a Venezia, il poeta vede raggrupparsi attorno a sé le tante figure femminili, reali nella sua vita e storicamente e poeticamente affrontate nelle tre Cantiche (“per quanti accenni storici ci possano venire in aiuto”, s’affretta a puntualizzare l’autore).

Ho scritto questo testo nell’estate del ’23, per passatempo e per curiosità, completamente vergine di scrittura teatrale, un personalissimo esperimento e la volontà di rendermi conto se ci potesse essere uno spessore narrativo e scenico, quale tipo di valore potesse avere. Ne ho fatto una solitaria stesura, soltanto dopo ne ho parlato con qualche allievo ed ex allievo, soprattutto con chi il teatro è abituato a farlo. Certo giocavo in casa, per passione e per gli anni ormai numerosi di insegnamento nel liceo, per il lungo guardare a una figura che raccoglie in sé, nella sua opera altissima ed enciclopedica, ogni conoscenza umana, la pienezza dello scibile, la praticità e i temi più alti, la cristianità e le leggi e la filosofia e la morale, il nostro e gli altri mondi, la bellezza di un’invenzione che lo pone al culmine dell’intera letteratura. Con molta paura e con enorme rispetto.” Un lungo percorso quello del poeta – di Durante della famiglia degli Aldighieri dal popolo di San Martino del Vescovo di Firenze -, suddiviso in otto scene, che parte dalle scarsissime notizie che si hanno della madre Bella e della sorella Tana, per arrivare a quelle egualmente deboli di Francesca e Pia e Piccarda Donati e ancora alle tante giovani donne che punteggiano la poesia di Dante, Ghirlandetta e Violetta, Montanina e la Dama del Sirventese (“diceva di amare tutte e non amava nessuna”, dirà una di queste) per giungere all’Assoluto, all’amore angelicato racchiuso nella figura di Beatrice, posta al termine del testo, dalla quale s’afferma che “tutto è questione d’amore”.

La donna e l’amore come filo rosso che attraversa le scene e i vari momenti, argomento principe e unico nell’impossibilità di racchiudere Dante e la complessità della sua intera figura, tralasciando ad esempio quel versante politico e del potere, tutto maschile, visto in un panorama di alleanze e di lotte e di corti trecentesche, “una componente unica quindi – conferma Accossato – dal momento che gran parte dell’opera di Dante è fondata sull’amore e attraverso la donna l’uomo raggiunge Dio. Dante, in un’epoca storica in cui la letteratura esprime il culto amoroso da parte di molti autori e altresì la componente maschile nelle vesti di protagonista, ha dato umanità, un volto a queste stesse donne, ha espresso la carnalità e il realismo che ce le fanno sentire vive. Ho qui voluto rappresentare un piccolo universo femminile, umanizzandolo, pur visto dentro una potente “visione”, rendendo a queste donne ogni loro importanza, chiamandole a raccontarsi e a raccontare alcune il loro dramma.”

Regista e interprete del testo di Accossato è Stefano Fiorillo, la produzione è di Torino Spettacoli. Con lui Barbara Cinquatti (Bella) e Vittoria Chiolero (Tana e Beatrice) e la partecipazione dei Germana Erba’s Talents.

Elio Rabbione

Nelle immagini: nell’opera del preraffaellita Henry Holliday “L’incontro di Dante e Beatrice” al ponte di Santa Trinita a Firenze; nell’incisione di Gustave Doré Dante e Virgilio incontrano Pia de’ Tolomei nel Purgatorio.

Tumbas, un viaggio tra le ultime dimore di poeti e scrittori

Cees Nooteboom, classe 1933, scrittore e giornalista olandese, nel corso di trent’anni di viaggi per il mondo ha raccolto e raccontato moltissime storie. Come cronista seguì da vicino tre dei momenti cruciali del secondo ‘900: l’invasione di Budapest nel 1956, la contestazione del Maggio francese nel 1968 e la caduta del muro di Berlino nel 1989.

Un autore dai mille interessi, non solo giornalista ma anche poeta, romanziere, scrittore di viaggi, traduttore e drammaturgo. Alcune delle sue storie più intriganti le raccolse in un libro tanto interessante quanto anomalo, intitolato Tumbas. Tombe di poeti e pensatori , edito da Iperborea, la casa editrice milanese specializzata in letteratura dell’Europa del nord. Lo scrisse perché, come ebbe a dire  “la maggior parte dei morti tace ma per i poeti non è così. I poeti continuano a parlare”. E così Nooteboom portò i lettori alla scoperta  di una comunità di scrittori e poeti che hanno fatto la storia della letteratura al punto da guadagnarsi l’immortalità. Il libro propone oltre ottanta omaggi ad altrettanti autori,  più di ottanta pensieri raccolti sostando di fronte alla loro ultima dimora, dove sono raccolte le loro spoglie mortali o le ceneri. Nooteboom dopo aver visitato le tombe degli scrittori, dei poeti e filosofi che lo avevano appassionato,  raccolse ciò che  ancora avevano da raccontare una volta sepolti sotto una lapide di marmo, alcuni monumenti bizzarri, un a toccante epigrafe o l’incanto di quelle atmosfere rarefatte e magiche che si trovano  nei vecchi cimiteri. Con un tratto di penna felice, lieve e profondo, racconta come questi grandi della cultura siano in grado di comunicare a ognuno “qualcosa di personale, accompagnando diversi momenti della nostra vita, innescando con noi un dialogo intimo al di sopra dello spazio e del tempo”. Dal cimitero parigino del  Père-Lachaise dove dimorano Marcel Proust e Oscar Wilde alla pittoresca collina napoletana  di Piedigrotta che ospita Leopardi; dalla cima del monte Vaea, nelle isole Samoa, dove è sepolto Robert Louis Stevenson, a Joyce ed Elias Canetti al camposanto zurighese di Fluntern, tra tombe curate con svizzera precisione. Sempre nella patria di Gugliemo Tell si trova la “dimora eterna” di Vladimir Nabokov al Clarens di Montreux, sulla riviera elvetica del lago di Ginevra mentre per incontrare quella di Calvino occorre recarsi a Castiglione della Pescaia. Melville riposa in un angolo sperduto del Bronx e Kawabata nel suo Giappone; Keats e Shelley accanto a Gregory Corso nel romantico cimitero Acattolico di Roma, nel quartiere di Testaccio, vicino a Porta San Paolo e a lato della Piramide Cestia; Brecht è a due passi da Hegel al Dorotheenstädtischer Friedhof di Berlino est; Brodskij insieme a Ezra Pound nell’immobile incanto dell’isola veneziana di San Michele. Per non parlare del Montparnasse di Baudelaire, Beckett e Sartre ai quali  scelsero di unirsi anche Susan Sontag e Marguerite Duras. Tumbas.Tombe di poeti e pensatori  è libro interessante, dalla stupenda copertina (la più bella del 2015, secondo Tuttolibri) che riporta una foto scattata da Simone Sassen, compagna dello scrittore olandese: una bottiglia d’assenzio sulla tomba di Cortàzar, a Montparnasse, nel 14º arrondissement di Parigi. Scorrendo le pagine ci si accorge come ogni tomba rappresenti un lampo di luce sul mondo dello scrittore che la occupa, rievocandone una poesia, un frammento di vita o le pagine di un libro, ispirando riflessioni e pensieri, in un appassionante pellegrinaggio nella storia della letteratura che Nooteboom propone come una meditazione poetica sull’uomo, il tempo e l’arte. E così, di pagina in pagina, cresce il desiderio di andare a leggere o rileggere le opere di quegli immortali. Magari sorseggiando un goccio di  fata verde, quell’assenzio che è stato cantato come il liquore più amato  dai poeti maledetti.

Marco Travaglini

Sicco e Shapiro al Mausoleo della Bela Rosin

Renzo Sicco sarà protagonista di due incontri, il 16 novembre alle ore 17, con Shel Shapiro, al Mausoleo della Bela Rosin, e il 7 dicembre, sempre al Mausoleo della Bela Rosin, con Marco Basso.

“Non molti anni fa abbiamo proposto al Mausoleo della Bela Rosin un viaggio nella musica attraverso le immagini e le parole – afferma Renzo Sicco di Assemblea Teatro – le immagini erano quelle di 500 copertine dei mitici LP, gli album destinati, nel secolo scorso, a trasmetterci la musica. Le parole erano quelle di musicisti, critici musicali e giornalisti che di musica si erano sempre e con passione occupati. Tra loro, ad aprire il percorso del primo incontro, fu Ernesto Assante. Una bellissima avventura seguita da centinaia di spettatori desiderosi di condividere le sensazioni e di ascoltare quei suoni provocava in loro. Ecco ora un nuovo progetto che abbiamo avviato con Hiroshima Mon Amour dal titolo “Rap in the Casbah”. Il titolo fa riferimento a The Clash, il gruppo simbolo di quella grande evoluzione della musica che è stata il punk, e ci invita a leggere le trasformazioni di oggi con l’ingresso dell’hip-hop e del rap. Il 16 novembre incontrerò al Mausoleo della Bela Rosin Shel Shapiro, di cui ho organizzato i suoi concerti a Torino. Attenti, stavolta parliamo soltanto, lui non suonerà, perché sono tante le cose che dobbiamo dirci. Shel è stato il mito dei miei 13 anni. Altri hanno avuto i Beatles, io ho avuto i Rokes. Sono state le parole della mia generazione, e ora dobbiamo capire come si parla alle nuove generazioni. Bisogna saper vivere per farlo e Shel è molto autorevole in questo campo”.

“Ulteriore e ultimo incontro sarà il 7 dicembre prossimo al Mausoleo della Bela Rosin con un altro amico, il giornalista Marco Basso – continua Renzo Sicco – È una personalità che sa raccontare cosa succede a Torino nella musica, ma conosce approfonditamente quel filone chiamato ‘Prog Rock’. Con lui parlerò di un progetto nuovo che ho in testa a proposito di parole e musica. È stato un gruppo inglese che ha preso un libro e lo ha raccontato con i suoi suoni, eliminando le parole. Sembra assurdo rappresentare un libro senza le parole, ma lo si poteva fare perché la musica all’epoca era decisamente visionaria. Con Pink Floyd, Amon Düul, Grateful Dead è stata visione da un lato all’altro degli oceani, e il libro racconta di una storia sulla sponda dell’oceano dove ci fu la battaglia di Dunkerque. L’idea è quella di riascoltare quel disco facendosi ritornare le parole, raddoppiando il racconto con la chiusura del cerchio. Il gruppo si chiama Camel e, con Marco, parleremo di loro”.

Lo spettacolo di Assemblea Teatro dal titolo “The Snow Goose-la principessa smarrita” si terrà il 18 dicembre 2024 alle ore 21 in via Bossoli 83, all’Hiroshima Mon Amour, con replica il 20 dicembre 2024 alle ore 18, nella Casa nel Parco, in via Panetti 1. Si tratta della storia di una bambina che si reca in un faro abitato da un uomo solitario, portando con sé un’oca ferita. Da quel momento la bimba tornò a trovare l’uomo con regolarità.

Mara Martellotta 

“Mi fai una storia?”: l’unico “Festival di Lettura” dagli 0 ai 6 anni

Ritorna a Settimo Torinese,  per i bambini che ancora (di solito) non sanno leggere

Venerdì 15 e sabato 16 novembre

Letture, laboratori, incontri e un convegno. Sarà una due giorni felicemente “immersiva” la seconda edizione di “Mi fai una storia?”, il “Festival di lettura e ascolto” pensato per bambini nel pieno della più tenera età, dagli 0 ai 6 anni, età in cui ancora solitamente pochissimi di loro sono già in grado di leggere. O, per lo meno, di leggere correttamente. L’iniziativa, unica del genere in Italia, è in programma per venerdì 15 (dalle 9 alle 18) e sabato 16 novembre (dalle 9,45 alle 13) negli spazi della “Biblioteca Civica Multimediale Archimede” di Settimo Torinese (Torino), è completamente gratuita ed è organizzata dall’Associazione “Il Bambino Naturale” e “Il Leone Verde Edizioni”, in collaborazione con la “Biblioteca” settimese, il patrocinio della Città di Settimo Torinese e sotto la direzione di Anita Molino. Ci si chiederà: “Ma quale il senso di un ‘Festival di Lettura’ per bimbi che ancora non sanno leggere?”. La risposta è immediata: “In realtà – spiegano gli organizzatori – l’iniziativa risponde a un’esigenza del bambino e mette al centro un comportamento al quale andrebbe abituato fin da piccolissimo: leggere con i propri genitori, ascoltando la voce, seguendo e interpretando i disegni, commentando gli spunti offerti dalle pagine”.

Il titolo dell’iniziativa, mutuato dal libro (“Mi fai una storia?”, ed. “Il Leone Verde”)  di Elisa Mazzoli, scrittrice per l’infanzia di Cesenatico (Premio Nazionale “Nati per Leggere” 2018) intervenuta nella prima edizione, lo scorso anno, e ospite anche di questa edizione, riprende una domanda che, spesso, i più piccoli rivolgono ai loro genitori, chiedendo loro di inventare (“fare”) storie.

Nell’agenda della “due giorni”, il “Festival” prevede, da un lato, una serie di incontri, letture, laboratori per famiglie e bambini (che per necessità è d’obbligo prenotare), insieme a scrittori ed esperti provenienti da tutta Italia; dall’altro, è in programma un “Convegno” pensato per i genitori ma anche per gli insegnanti, gli educatori e i nonni per approfondire meglio il grande mondo della lettura con i bambini e tutta una serie di aspetti ad essa collegati. L’incontro si intitola “La lettura ad alta voce degli albi illustrati, come e perché leggere ai bambini da 0 a 6 anni”ed è in programma venerdì 15 novembrea partire dalle attestato di partecipazione riconosciuto da parte del “MIUR”.

 

“La prima edizione del Festival “Mi fai una storia”, che si è svolta a Settimo l’anno scorso, ha riscosso un’accoglienza molto incoraggiante da parte del pubblico in generale e dei professionisti. E questo fa ben sperare – dichiara Anita Molino – in un’epoca dove la digitalizzazione e l’uso dei dispositivi elettronici hanno fatto violentemente irruzione anche nel vulnerabile mondo dei bambini. Tutti gli ultimi studi e le ricerche da parte di pedagogisti e neuropsichiatri non fanno che mettere in luce l’importanza della ‘lettura condivisa’ con i più piccoli, perché, oltre ad avere effetti benefici sul neurosviluppo, ha un’influenza positiva sul rapporto che il bambino avrà da grande con i libri. Ed per questo motivo che teniamo a sottolineare la condivisione della lettura. Infatti non è tanto il leggere ‘al’ bambino o ‘per’ il bambino. La dimensione a cui si deve puntare è la lettura ‘con’ il bambino”.

 

In un’epoca sempre più digitale, è fondamentale – aggiunge la sindaca di Settimo Torinese, Elena Piastra – promuovere attività che mettano al centro la parola parlata, il contatto diretto e l’interazione umana. ‘Mi fai una storia?’ rappresenta tutto questo, ma anche un invito alla scoperta e alla fantasia. Speriamo che l’evento possa lasciare un segno positivo nei nostri piccoli partecipanti e nelle loro famiglie. Inoltre sarà l’occasione per un confronto che coinvolga chi opera nella cultura e nell’editoria”.

Per info e programma dettagliato: “Biblioteca Civica Multimediale Archimede”, piazza Campidoglio 50, Settimo Torinese (Torino); tel. 011/8028724 o www.mifaiunastoria.it

g.m.

Nelle foto: Elisa Mazzoli e immagine di repertorio

Al Teatro Juvarra una serata per ridere, riflettere e capire, in ricordo dello storico direttore Sergio Martin

Lunedì 11 novembre, alle 21, il Teatro Juvarra ospiterà una serata ideata per ricordare Sergio Martin, direttore artistico dello Juvarra e del Café Procope dal 1989 al 2003, scomparso cinque anni fa. La serata vuole far ragionare su un progetto autenticamente multidisciplinare “Juvarra Café Procope”, quando questa parola non la utilizzava nessuno. Una serata per ricordare il progetto del teatro e del café, attivi insieme per dieci anni, dal 1993 al 2003, con la direzione artistica di Sergio Martin. Le testimonianze saranno raccolte dal Centro Studi del Teatro Stabile di Torino, con l’intento di lasciare memoria del fermento culturale della città alle nuove generazioni di artisti, ricercatori e studenti di discipline artistiche. Lo slogan delle stagioni teatrali dirette da Martin era “Per ridere, riflettere e capire”, cosa che forse non si è fatto ancora abbastanza. Martin sognava di fare la rivoluzione, con i suoi trascorsi politici e professionali. Non l’ha saputo, ma l’ha fatta creando due spazi collegati che hanno proposto ogni forma di espressione artistica: teatro contemporaneo, teatro comico, messe in scena sperimentali, incontri letterari, serate danzanti di Tango argentino e Flamenco, concerti di musica etnica, Folk, jazz, blues, cantautori e mostre.

Anche i dj il sabato sera, tutti insieme a pochi metri. Una fucina di artisti da cui sono transitati grandi nomi come Franca Rame, Fernanda Pivano, Guccini, Lella Costa e tanti altri, ma da cui hanno mosso i primi passi diversi giovani artisti oggi molto affermati, come Valter Malosti, Michele Di Mauro, Luciana Littizzetto e il compianto Ezio Bosso. Qualcosa di unico sul territorio nazionale, almeno così credono sia stato Maura Sesia e Patrizia Veglione, promotrici della serata insieme a un gruppo di ex dipendenti dello Juvarra che si sono autoproclamati “Collettivo Teatri Futuri” (Anna Salza, Ivana Goglio, Francesca Pippia, Stefania Luverti, Alessandro Negro, Elena Varola e altri ancora), in collaborazione con il Circolo Amici della Magia di Torino, che oggi ha sede nell’ex Café Procope, e con Muvix Europa che dirige attualmente il Teatro Juvarra. L’11 novembre saranno presenti grandi ospiti tra cui musicisti, direttori e testimoni per un collage di testimonianze. Tra gli altri, Ricky Ferrero, Igor Sciavolino, Marco Aimone, Alfonso Cipolla, Giampiero Leo, Alessandro Marrazzo, Giorgio Li Calzi e Sergio Ariotti. Sono previsti interventi di protagonisti di quella florida epoca culturale, contaminati da collage di spettacoli, musica e magia.

La serata è a ingresso libero, gradita la prenotazione a info@teatrojuvarra.it

 

Mara Martellotta

Al San Giuseppe il convegno del “Pannunzio” su Giovanni Gentile

Lunedì 11 novembre alle ore 15 al Collegio San Giuseppe (via San Francesco da Paola, 23) il Centro “Pannunzio” organizza un Convegno dal titolo “Giovanni Gentile: delitto politico o giustizia partigiana?” a 80 anni dall’assassinio del filosofo, a cui parteciperanno gli studiosi Hervé A. Cavallera, Carla Sodini, Valter Vecellio, Gianni Oliva, Pier Giuseppe Monateri, Nino Boeti, Luciano Boccalatte, Maria Grazia Imarisio e Giuseppe Parlato. Con il patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Piemonte, del Consiglio regionale del Piemonte, della Città metropolitana di Torino, del Comune di Torino. Ingresso libero.