COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17
LA SITUAZIONE DEI CONTAGI
Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 42 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 8 dopo test antigenico), pari allo 0,3 % di 15.028 tamponi eseguiti, di cui 9.987 antigenici. Dei 42 nuovi casi, gli asintomatici sono 26 (61,9%).
I casi sono così ripartiti: 12 screening, 21 contatti di caso, 9 con indagine in corso; per ambito: 2 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 3 scolastico, 37 popolazione generale.
Il totale dei casi positivi diventa quindi 367.198 così suddivisi su base provinciale: 29.619 Alessandria, 17.503 Asti, 11.537 Biella, 52.974 Cuneo, 28.294 Novara, 196.526 Torino, 13.752 Vercelli, 12.993 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.503 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.497 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.
I ricoverati in terapia intensiva sono 4 (-2 rispetto a ieri).
I ricoverati non in terapia intensiva sono 64 (-5 rispetto a ieri).
Le persone in isolamento domiciliare sono 633.
I tamponi diagnostici finora processati sono 5.549.662(+15.028 rispetto a ieri), di cui 1.804.032 risultati negativi.
I DECESSI RESTANO 11.697
E’ stato comunicato dall’Unità di Crisi della Regione 1 decesso di persona positiva al test del Covid-19, nessuno verificatosi oggi.
Il totale rimane quindi di 11.697 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.566 Alessandria, 713 Asti, 432 Biella, 1.454 Cuneo, 943 Novara, 5.591 Torino, 525 Vercelli, 373 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 100 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.
354.800 GUARITI
I pazienti guariti sono complessivamente 354.800 (+ 39 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 27.994 Alessandria, 16.777 Asti, 11.049 Biella, 51.460 Cuneo, 27.307 Novara, 190.570 Torino, 13.191 Vercelli, 12.603 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.437 extraregione e 2.412 in fase di definizione.
Idea generale in Italia – quella della sopravvivenza -, ma idea – quella della riunione – unica in Italia tanto che già in più parti del mondo dorato del cinema che più tanto dorato non è si parla di “caso Torino”. Approcci, telefonate, incontri, riunioni per trovare un punto d’equilibrio comune, un’area su cui confrontarsi una volta deposte le armi e riunirsi a coorte per tamponare le falle, anzi per tentare di dare una solenne spallata al nemico comune. Le piattaforme e i colossi della vecchia celluloide. Ma che è successo, insomma?
Con lui, con la parola d’ordine “Riproviamoci!”, i responsabili dell’Ambrosio, del Massaua, del Massimo e del Romano (il Classico e il Greenwich si sono fatti vivi?). Il mesetto di preparativi ha partorito le “Notti bianche del Cinema”, appuntamento dal 2 al 4 luglio, ovvero 48 ore (ricordate? anche loro si sono dati dei tempi precisi, come Nick Nolte a riportare in cella Eddie Murphy) di film non-stop (o quasi), nell’intento di creare per un fine settimana – ma non è detto che l’iniziativa non sia ripetuta -, a mo’ di un ombrello riparatore, un ideale, auspicabile schermo che riconduca nelle sale lo spettatore svogliato o disattento. Interessati i papaveri cittadini? La politica, locale e no, difetta, è latente, non aiuta in maniera tangibile (come quella d’oltralpe, ad esempio, viene ripetuto più di una volta); se si pensa che il progetto “è realizzato in collaborazione con” l’Aiace di Torino, ANEC, Museo del Cinema, Film Commission e Glocal Film Festival, Seeyousound Internazional Music Film Festival e TOHorror Fantastic Film Fest e UECI-Piemonte rientrando nella grande iniziativa nazionale organizzata da “Alice nelle Città”, mi pare che la partecipazione e la sostenibilità non siano poi così profondi. Aggiunge Renda: “Ognuno di noi si paga i propri film, il costo della sala e dei dipendenti”. Chi fa per sé. Gli altri stanno più o meno a guardare. Ma anche all’interno di questi carbonari del nuovo millennio non mi sembra di poter cogliere un’anima strenuamente compatta pronta a svenarsi per raggiungere lo scopo. Se guardo al programma, la carretta la tirano Ambrosio, Massimo e Centrale, il Romano (lungi dallo scomodare i confratelli Eliseo e Nazionale) programma sabato 3 luglio alle ore 21 unicamente “Manuale di storie del cinema” di D’Antuono e Ugioli, 97’ di documentario in collaborazione con Piemonte Movie, mentre il Massaua, ancora sabato, con partenza alle 20,45 (“School of mafia”, presenza in sala del regista Alessandro Pondi, a seguire in anteprima nazionale “Penguin Bloom”, paralisi e resurrezione postdepressiva da parte di Naomi Watts, diretto da Glendyn Ivin, ingressi euro 8,00 ridotti Aiace euro 4,00) e scavalcando di parecchio la mezzanotte, ingressi euro 2,00, allinea un paio di titoli del vecchio buon Dario Argento alle origini, con le paure di sempre, e altri titoli già in programmazione nelle sue sale da un paio di settimane.
Un’occasione per rivedere all’Ambrosio “La notte” di Antonioni (1961) e “Le notti bianche” di Visconti (1957), “La notte dei morti viventi” di George Romero (1968) e un omaggio con tre titoli a Susanna Nichiarelli (fresca di tre David di Donatello per il non trascinante “Miss Marx”, uno dei quali per il miglior compositore a Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo: il gruppo presenterà il film domenica 4 luglio alle 21,00). Il Centrale nella tre giorni passa da “Edoné – La sindrome di Eva” a “”Un colpo all’italiana” di Collinson, da “Torino violenta” di Carlo Ausino a “Quadrophenia” di Roddam, da “Frankenstein junior” capolavoro di Mel Brooks al “Processo ai Chicago 7” firmato da Aaron Sorkin. Mentre il Massimo si affida tra gli altri a “Disco Ruin – 40 anni di club culture italiana” di Lisa Bozi e Francesca Zerbetto, alla “Casa rosa” di Francesco Catarinolo e ad un omaggio al sottovalutato Lucio Fulci. “È necessario rivedere le nostre scelte, ci vogliono nuove regole” suona l’augurio o l’imperativo di Ambra Troiano dell’Ambrosio: ma se poi continua “abbiamo ricevuti aiuti da parte dello Stato e molte sale hanno potuto riaprire”, Renda ha qualche dubbio e tentenna la testa, in attesa del futuro. Intanto lui stesso tiene sbarrate le sale dei Fratelli Marx e dei Due Giardini, il Reposi ha le serrande giù come l’Ideal dove Luigi Boggio preferisce scommettere in positivo ricavando una settima sala.