Coronavirus- Pagina 69

I supermarket chiedono a tutti i clienti di fare la spesa con la mascherina

Chi non ha ancora trovato le mascherine dovrà farlo. Almeno se vuole continuare a fare la spesa.  In alcuni casi i supermarket provvederanno a fornirne una usa e getta a chi ne fosse sprovvisto

I grandi marchi della distribuzione organizzata a Torino e provincia hanno deciso che da lunedì la mascherina sarà di rigore.

In molti casi hanno già affisso avvisi all’ingresso dei supermercati per avvisare i clienti. Carrefour, Coop,  Bennet, Esselunga,  Conad, Unes, Crai e Lidl, così come praticamente tutti gli altri, seppur non ci siano decreti che obblighino in modo esplicito l’uso dei dispositivi sanitari per la clientela,  hanno deciso  di attuare  la regola dopo l’ultimo dpcm del 26 aprile che fa riferimento all’obbligo “di indossare la mascherina nei luoghi chiusi quando non si riesce a garantire la distanza di un metro”. Alcune catene di supermarket favoriranno l’uso del carrello anzichè del cestello per favorire il distanziamento.

Con pecore e conigli si prepara un pranzo, non la rinascita dell’Italia

COMMENTARII  Di Augusto Grandi / No, non ci sarà nessun Rinascimento, nessun Risorgimento, nessun Boom economico. Con le pecore, con i conigli si può preparare il pranzo di Pasqua, certo non si può pensare al rilancio, alla crescita.

Nei giorni di prigionia è utile scorrere le bacheche sui social. Perché offrono uno spaccato di una realtà italiana demoralizzante, se non disgustosa.

Una vittima del terrore imposto prova, timidamente, a chiedere le ragioni per le quali lei e famiglia non possono andare a respirare aria pulita nella loro casa di vacanze. E, implacabile, il coniglio di turno dispensa pillole di saggezza: “Non si deve andare nelle seconde case perché qualcuno potrebbe approfittarne per invitare 20 amici e sarebbe impossibile il controllo”. Con la stessa ferrea logica bisognerebbe vietare la circolazione stradale poiché qualcuno potrebbe provocare incidenti automobilistici. Colpire tutti per educarne uno. Non era proprio così, ma in epoca di Stato Libero di Bananas va bene tutto…

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Con pecore e conigli si prepara un pranzo, non la rinascita dell’Italia

Presto il Bonus a fondo perduto per ristoranti, bar, tassisti e parrucchieri

Un Bonus Piemonte per la Fase 2 dell’emergenza Coronavirus arriva dalla Regione a sostegno dell’economia.

La nuova misura, annunciata dal governatore Alberto Cirio,  prevede un contributo a fondo perduto per aiutare le aziende a riaprire.

L’importo è di  2.500 euro per ristoranti, gelaterie, catering, bar, estetiste, parrucchieri, sale da ballo e discoteche. La ristorazione senza somministrazione (gastronomie, piadinerie e pizza al taglio, e per le spa)  otterrà un  bonus di 2.000 euro. L’intervento ammonta a 88 milioni di euro complessivi e prevede l’accredito della somma direttamente sul conto corrente delle aziende, senza troppi passaggi burocratici. Altra iniziativa è rivolta ai tassisti e e alle auto a noleggio. Anche loro avranno un bonus, in questo caso di mille euro. In tutto sono 2280  i soggetti ai quali viene riconosciuto un aiuto, ha spiegato il governatore, poichè dovranno attrezzare le auto con separazioni di plexiglass. Presto più informazioni sul sito della Regione: www.regione.piemonte.it

 

La nota della Regione Piemonte

RIPARTI PIEMONTE: BONUS A FONDO PERDUTO DI 2500 EURO PER PUBBLICI ESERCIZI, PARRUCCHIERI E CENTRI ESTETICI
Il presidente della Regione Cirio:  “Questa misura è uno dei principali pilastri del nostro Piano  da 800 milioni per sostenere le famiglie e le imprese”  
Un contributo a fondo perduto alle categorie commerciali e artigianali maggiormente penalizzate dalla sospensione dell’attività per l’emergenza Coronavirus: è il  “Bonus Piemonte” , misura che costituirà uno dei pilastri di  Riparti Piemonte.
Il  Piano da 800 milioni di euro  con cui la Regione sosterrà la ripartenza di imprese e famiglie sarà presentato nel suo complesso lunedì prossimo.
A beneficiare del Bonus Piemonte, per un valore complessivo di  oltre 88 milioni di euro ,saranno più di  37 mila aziende  piemontesi che riceveranno un  contributo a fondo perduto tra i 1.000 e i 2.500 euro  in base alla tipologia di attività.
In particolare Bonus da  2500 euro  per  bar, gelaterie, pasticcerie, catering, ristoranti e agriturismi ; da  2000 euro  per la  ristorazione da asporto  e da  1300 euro  per la  ristorazione non in sede fissa.
Bonus da  2500 euro  anche per i  centri estetici e i saloni di barbieri e parrucchieri  e da  2000 euro per i centri benessere.
Bonus da  2500 euro , inoltre, per le  sale da ballo  e le  discoteche  e da  1000 euro  per i  taxi  e i servizi di  noleggio con conducente.
Per regolarne la modalità di assegnazione, questa mattina, è stato siglato un accordo tra la  Regione Piemonte  e le  Associazioni di categoria . A firmare il documento insieme al presidente della Regione  Alberto Cirio  e gli assessori al Commercio  Vittoria Poggio  e alle Attività produttive  Andrea Tronzano , erano presenti anche il presidente di CasArtigiani Piemonte  Francesca Coalova , CNA Piemonte  Fabrizio Actis , Confartigianato Piemonte  Giorgio Felici , Confcommercio Piemonte  Maria Luisa Coppa , Confesercenti Piemonte  Gian Carlo Banchieri.
La Regione, inoltre, abbatterà gli oneri e semplificherà le procedure di autorizzazione su suolo pubblico per la  creazione o  l’ ampliamento  dei  dehor , in modo da sostenere i pubblici esercizi nell’affrontare le misure di contenimento e distanziamento sociale previste per la Fase 2.
Un  Bonus semplice, concreto ed immediato : da metà di maggio  tutti gli interessati riceveranno da Finpiemonte una comunicazione via pec  per indicare il conto corrente su cui ricevere il contributo a fondo perduto, che verrà accreditato nell’arco di qualche giorno.
«Erogheremo queste risorse subito  – spiega il presidente Cirio –.  Abbiamo eliminato tutta la burocrazia perché il danno c’è stato ed evidente, così come è evidente che dobbiamo aiutare le nostre imprese a ripartire. E nel Bonus Piemonte la garanzia sei tu. Cioè i nostri imprenditori, in particolare quelli colpiti più duramente dalla crisi che stiamo vivendo e per cui la riapertura rischia di tardare ancora diverse settimane. La nostra priorità è intervenire per evitare la perdita di posti di lavoro e aiutare il nostro Piemonte a ripartire».
«È stato fatto un grande lavoro di squadra tra la Regione e le associazioni di categoria  – sottolinea l’assessore al Commercio Poggio –  che oggi ci permette di dare risposta al bisogno di sostegno e liquidità delle attività più compromesse dalla chiusura di questi mesi.  Conosco e lavoro per le imprese del commercio da oltre 30 anni e mai come oggi è fondamentale essere al loro fianco, perché in gioco c’è il futuro di uno dei pilastri del nostro tessuto economico e sociale».
«I contenuti dell’accordo  – aggiunge l’assessore alle Attività Produttive Tronzano –  rappresentano il frutto del dialogo intercorso, nelle scorse settimane, con le categorie che rappresentano quasi 40 mila aziende del nostro territorio e migliaia di famiglie di tutto il Piemonte».

Coronavirus, multati 9 torinesi su 100 controllati

Al momento sono 111.470 le persone fermate a Torino e nel territorio provinciale durante i controlli per il contenimento del Coronavirus (tra il 12 marzo, giorno di inizio del lockdown, e il 29 aprile)

Di queste sono state sanzionate, secondo i dati della Prefettura di Torino,  10.039 persone, circa il 9% di chi è stato controllato. Sono  65.879 gli esercizi commerciali controllati, per un totale di 283 sanzioni (solo lo 0,4%).  A fine mese di aprile c’è stato un netto calo delle persone sanzionate. Queste sono scese al 3,5% di lunedì 27, al 6,2% il 28 aprile e al 6,3% il 29, probabilmente per l’annuncio del nuovo decreto governativo in televisione la sera del 26 aprile da parte del presidente del Consiglio.

In Piemonte calano i ricoveri in terapia intensiva. Nuovi contagi e vittime

Il bollettino della Regione Piemonte delle ore 18 di venerdì 1 maggio

 

5.672 PAZIENTI GUARITI E 2.449 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi pomeriggio l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 5.672 (396 in più di ieri): 486 in provincia di Alessandria (+25), 226 in provincia di Asti (+14), 306 (+29) in provincia di Biella, 624 (+32) in provincia di Cuneo, 497 (+59) in provincia di Novara, 2.898 (+219) in provincia di Torino, 273 (+5) in provincia di Vercelli, 293 (+11) nel Verbano-Cusio-Ossola, 69 (+2) provenienti da altre regioni.

Altri 2.449 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.111

Sono 25 i decessi di persone positive al test del “Coronavirus Covid-19” comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 12 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.111 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 570 ad Alessandria, 176 ad Asti, 164 a Biella, 247 a Cuneo, 263 a Novara, 1.386 a Torino, 160 a Vercelli, 112 nel Verbano-Cusio-Ossola, 33 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 26.767 (+314 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.514 in provincia di Alessandria, 1.601 in provincia di Asti, 970 in provincia di Biella, 2.504 in provincia di Cuneo, 2.334 in provincia di Novara, 13.352 in provincia di Torino, 1.118 in provincia di Vercelli, 1.024 nel Verbano-Cusio-Ossola, 239 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 111 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 179 (- 17 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2.549 (+ 61 rispetto a ieri)

Le persone in isolamento domiciliare sono 12.807

I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 164.053, di cui 88.339 risultati negativi.

Coronavirus, il gruppo di lavoro: “misure differenziate in Piemonte”

Adottare misure differenziate per aree omogenee e non per il Piemonte intero. E’ il suggerimento di maggiore attualità contenuto nel primo report del Gruppo di lavoro Fazio consegnato ieri all’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, che ha immediatamente provveduto a sottoporlo  all’Unità di crisi per la predisposizione dei piani operativi consequenziali.

AREE DI CONTAGIO

L’applicazione della strategia preventiva che verrà individuata per la Fase 2 dell’emergenza coronavirus, si legge nel documento, “dovrà necessariamente basarsi sull’analisi della distribuzione delle intensità di contagio sul territorio del Piemonte”.

In analogia terminologica con altri contesti di controllo delle malattie da infezione (ad esempio, la malaria), verrebbero quindi individuati diversi “strati” od aree, assimilabili e classificabili per omogeneità dei parametri considerati e/o della natura ed intensità degli interventi.

“In tal senso, è prevedibile che, ad esempio, l’area urbana di Torino rappresenterà uno strato autonomo, così come, per motivi diversi, potrà essere considerato uno strato unico quello comprensivo delle valli del Piemonte. La divisione in strati o aree omogenee avrà evidentemente anche lo scopo della destinazione selettiva e commisurata delle opportune risorse umane, materiali ed organizzative, che si svilupperà in funzione del volume e dell’intensità degli interventi previsti, quindi tarata in funzione della popolazione, dell’intensità di trasmissione dell’infezione e delle articolazioni logistiche necessarie”.

TRACCIAMENTO DEI CONTATTI

Quanto al tracciamento dei contatti, la relazione del Gruppo Fazio osserva che “la strategia necessaria per una fase di uscita dal lockdown deve prevedere obbligatoriamente la previsione di un rimbalzo generale dei contagi, numericamente diverso rispetto al tipo di riaperture e di scalabilità nell’uscire dal lockdown, con le necessarie predisposizioni di sicurezza messe a sistema e con la possibilità che si creino dei nuovi macro-focolai o “cluster”: occorre pertanto che il sistema di risposta della Sanità Regionale si collochi in modalità di “tracciamento attivo” dei contagi, senza attendere il peggioramento o il ricovero in ospedale, ma intercettandoli all’inizio per impedire che si diffondano ulteriormente su altri loro contatti, oppure che diventino più gravemente malati e prevalentemente ospedalizzabili”.

DISPONIBILITA’ DEI TAMPONI

Fondamentale, a questo proposito, la disponibilità dei tamponi: “Al momento attuale – si legge nella relazione – la produttività massima teorica realizzabile (calcolata imputando per ciascun laboratorio la produzione massima realizzata) è pari a circa 9.000 tamponi al giorno. Considerato che non è ipotizzabile che ogni laboratorio realizzi ogni giorno il suo massimo teorico (per problemi tecnici e di approvvigionamento di reagenti), si sottolinea che la produzione massima ottenuta (realizzata il 23 aprile 2020) pari a 7.330 tamponi (81% del massimo teorico) appare un’ottima performance”.

Considerando che “le iniziative presentate a mezzo di relazione dall’Unità di crisi, recentemente annunciate, porteranno a raggiungere un numero massimo teorico di 13.000 test al giorno, pari a circa 9.000-10.000 test al giorno effettivamente realizzabili (70-80% del teorico), il sistema, a regime nel mese di maggio, permetterebbe quindi di attuare una strategia di “contact tracing and testing” se un nuovo picco epidemico sarà inferiore o al massimo uguale a quello che il Piemonte ha sperimentato”, tenendo conto che “sono comunque pianificabili ulteriori iniziative che permetterebbero di raggiungere un numero massimo teorico di circa 20.000 test al giorno, pari a circa 14.000-16.000 test al giorno effettivamente realizzabili (70-80% del teorico)”.

TEST SIEROLOGICI

Sull’impiego dei test sierologici, il Gruppo di lavoro Fazio rileva che “l’interpretazione a fini diagnostici, clinici ed epidemiologici, deve avvenire in un contesto specialistico, senza il quale la lettura di qualsiasi risultato rischia di esporre il soggetto ad incauti provvedimenti, come l’incongrua attestazione di guarigione”.

In particolare, la raccomandazione è che l’eventuale applicazione dei test in ambiti aziendali “sia effettuata sotto la supervisione di un medico competente”, cosi come si raccomanda la supervisione e/o l’autorizzazione da parte delle Asl per i test sulla popolazione.

MODELLO MEDICINA TERRITORIALE

Sulla base di queste prime constatazioni e considerazioni, il Gruppo di lavoro Fazio si propone, come obiettivo prioritario, di “predisporre un modello di assistenza sanitaria territoriale che trovi il proprio fulcro nei medici del territorio, in primis i medici di medicina generale, valorizzando, al contempo, tutte le risorse che, in ambito sanitario sul territorio già operano (ad es. le farmacie), ovvero che potrebbero essere opportunamente attivate (ad es. l’infermiere di comunità e altri operatori sanitari) al fine di migliorare la qualità dell’assistenza territoriale anche per la gestione delle cronicità, in un rapporto integrato con la rete ospedaliera, sfruttando altresì le potenzialità delle nuove tecnologie negli ambiti della telemedicina”.

Tutto ciò che non è donato è perduto

IL COMMENTO  di Paolo Girola / La vera Fase2. Che cosa ci deve insegnare la pandemia

C’è un proverbio indiano che dice “Tutto ciò che non è donato, è perduto”. Mi è tornato in mente in questi tristi giorni, come una luce nel buio di troppe cose andate storte, polemiche politiche, virologi incerti per certezze scientifiche spesso superate da intuizioni empiriche che loro non sapevano spiegare ( …e quindi cure ritardate), imprevidenza, troppa sicurezza andata presto in fumo, poca saggezza e buon senso.

Tutto un “male” che rifiuto di credere prevarrà e spero che ci insegni qualcosa. Troppo il bene fatto da molti che si sono “donati” con abnegazione.  Mi lascia perplesso la caccia alle streghe, e la sensazione che siano ancora una volta solo  “gli stracci ad andare per aria”. Il luogo comune sono diventate le RSA , al centro di una moderna caccia all’untore alimentata da troppa informazione superficiale e scontata. Non credo alla giustizia che cede alla piazza di parenti urlanti , anche giustamente affranti (…spero tutti sinceramente affranti). Non cerchiamo un colpevole a qualunque costo, da portare in tribunale, naturalmente, e buttargli addosso gli errori di tutti gli altri. Errori ce ne sono stati, ma non tutti gli errori sono reati. Cerco di riassumere quanto, secondo me, una informazione meno superficiale e sensazionalistica dovrebbe invece raccontare. In ambito sanitario tanti sono rimasti inizialmente intontiti dallo “tsunami” che gli è piombato addosso, quando non c’erano le mascherine, i guanti di lattice, i camici usa e getta e non c’erano i reagenti e i tamponi per distinguere i positivi dai negativi.

Si è capito perfettamente come, quel poco che c’era, è stato dato solo agli ospedali. Medici di famiglia e RSA escluse. In queste strutture in Piemonte, come mi pare anche altrove, sono scarseggiati subito i dispositivi di sicurezza (di difficile reperimento sul mercato anche internazionale), non sono stati fatti dalle ASL ( le uniche ad averne competenza) gli esami richiesti  I famosi tamponi) per distinguere chi era positivo e chi no. Si è iniziato a farli 40 giorni dopo l’inizio della epidemia. E oggi ancora solo al 50% degli ospiti o del personale sanitario. Difficile se non impossibile separare i sani dai malati asintomatici. Ai medici di famiglia non sono state date inizialmente, oltre ai DPI, direttive chiare su come trattare i malati a casa o nelle RSA ( dove gli ospiti sono curati dai medici di famiglia) . Così si è dilatato il numero di ricoveri in ospedale, di cui una parte è finita nelle terapie d’urgenza. Molti di quelli con patologie pregresse sono morti. Né si sono potuti trasportare subito dalle RSA negli ospedali i casi sintomatici sospetti , pur segnalati. Gli ospedali erano intasati. Troppa informazione finisce per non considerare le carenze di ASL e servizio pubblico, quasi come se i responsabili della RSA volessero liberarsi di fastidiosi ospiti vecchi e malati. Basta una semplice e bieca considerazione per capire l’assurdità di tale accusa: tutti gli ospiti pagano le rette … finchè sono in vita.

Ora tutti dicono che bisogna tornare a una sanità di territorio. Condivido. Ma che cosa significa? Provo a dire che cosa penso io. Significa non chiudere piccoli presidi sanitari, tenere medici, infermieri e oss anche negli ambulatori dei consorzi di paesi. Significa che il personale sanitario deve tornare a visitare anche a domicilio. Io ricordo i “ medici condotti” che andavano di casa in casa tutto il giorno. Oggi spesso, troppo spesso, anche con la febbre ti devi recare negli ambulatori dei medici: con una grave conseguenza che potrebbe essere una delle concause iniziali del contagio, che un malato viene a contatto nelle sale di attesa con molte altre persone. I medici devono tornare a visitare a domicilio, naturalmente adeguatamente riforniti di strumenti di protezione (che dovranno usare sempre anche nei loro studi). Non voglio scatenare una polemica, ma è noto che taluni abbandonano il lavoro di medico ospedaliero, perchè si guadagna lo stesso (o forse di più) facendo il “ medico della mutua”, con orari meno impegnativi: anche solo15 ore di studio alla settimana. Insomma, riconosciuto il valore di tanti medici di famiglia, non bisogna tacere le criticità di un sistema che finisce per trasformarli, troppo spesso, in scrittori di ricette a richiesta. Questa è anche una delle cause dell’affollamento dei pronti soccorso. Ne è una dimostrazione che siano stati svuotati dalla pandemia (per i casi non covid).  Non facciamo che, ancora una volta, tutto in Italia torni come prima, nelle spire della burocrazia, che alla fine fa anche comodo a tanti.

Quali sono i confini della libertà?

Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera aperta, indirizzata al governatore del Piemonte

Egregio Presidente, Le scrivo da Torino, dalla mia abitazione, nella quale vivo “confinata” dal 9 marzo scorso.
Ho ritenuto, per gran parte di questo periodo, di dovermi conformare alle indicazioni di varia natura che mi imponevano di stare a casa, più che per spirito di incondizionata obbedienza, per un personale senso civico di solidarietà e di responsabilità, nella convinzione che il mio sacrificio, come quello della stragrande maggioranza dei miei concittadini, fosse utile e necessario per contribuire a fronteggiare l’emergenza sanitaria. Quando parlo di sacrificio, mi esprimo in termini assoluti, dal momento che ognuno ha il diritto di valutarne la misura in rapporto alla propria persona e non in termini relativi, evitando, in questa sede, di stabilire una scala di valori fra le condizioni di ciascuno. Oggi devo assistere al perdurare della mia condizione di “sostanziale reclusa”, interrogandomi sulle ragioni che mi trattengono ancora dentro le mura domestiche e interrogando Lei che detiene, metaforicamente parlando, “le chiavi della mia cella”.

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Mi permetto di formulare un punto di partenza elementare per le mie riflessioni: la situazione di radicale emergenza che aveva legittimato tutte le rinunce delle settimane passate è di fatto venuta
meno, sostituita da una ben diversa forma di allarme sanitario, che è stata resa evidente alla popolazione come (positivo) risultato delle restrizioni adottate, con la precisazione che quel risultato
deve ora essere mantenuto. A fronte di ciò è stato individuato un unico ed assoluto prototipo di comportamento: il distanziamento  sociale. Conseguentemente, ogni disposizione che consente determinate iniziative e ne proibisce o ne limita altre, trova la propria essenziale ragione nella dichiarata necessità di tenere le persone, in tutti gli ambiti della vita sociale, a distanza di sicurezza. Il senso di responsabilità cui ho fatto riferimento in precedenza mi impone oggi di adeguarmi a questo comportamento, ma la mia coscienza non è più in grado di accettare limitazioni “tout court” della mia libertà di movimento senza poter neppure rendere il principio del distanziamento sociale utile a me e agli altri. In altre parole, Lei mi deve spiegare per quale ragione io non possa circolare liberamente, nel rispetto di questa regola e quindi senza di fatto creare quelle condizioni di pericolo che le disposizioni intendono prevenire. A puro titolo di esempio, non posso capire e non posso accettare, di non potere uscire di casa, mettermi in macchina e recarmi in un qualsiasi posto dove possa diversamente, ma liberamente, recludermi, senza intercettare anima viva o, al più, entrando in contatto con altri soggetti con le stesse modalità di quando esco a fare la spesa.

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Converrà con me, Sig. Presidente, che l’Autorità non possa discriminare i motivi per cui l’individuo esercita un proprio diritto, autorizzando comportamenti classificati come inderogabili e negandone altri ritenuti voluttuari e pertanto sacrificabili. Non è mia intenzione entrare in un dibattito sui diritti costituzionalmente garantiti, perchè non è questa la sede, ma vorrei che fosse chiaro che non è più il tempo di accettare limitazioni immotivate della libertà personale, perchè quel tempo l’abbiamo superato e, prima di farlo, abbiamo tutti abdicato volontariamente a rivendicarla. Adesso che ci è stato detto chiaramente quali sono i comportamenti doverosi e necessari, rivendico il diritto di muovermi liberamente, nel rispetto di quei comportamenti, ma non delle condizioni che le attuali disposizioni presuppongono affinchè sia raggiunto l’obbiettivo. Le libertà possono essere condizionate dalla necessità di esercitarle con determinate modalità, ma non potranno MAI essere compresse fino al punto di escluderle perchè in tal modo non si ponga il problema di come verranno esercitate. Come ho detto, a Lei chiedo delle risposte. Non le chiedo al Governo Nazionale, ma al Presidente della mia Regione, affinchè mi dica, non in nome di quale legge, non in nome di quale autorità, ma in nome di quale idea, di quale logica, di quale ragionamento, diverso dal mio, devo ancora giustificare a me stessa di non poter uscire di casa senza dover spendere una motivazione che posso non avere, ma confidando in un diritto che tutti quanti abbiamo. Con osservanza

Roberta Musso Bona

Coronavirus: virologia e salute mentale

Oggi  proviamo a passare da una spiegazione di VIROLOGIA ad una sulla NOSTRA SALUTE MENTALE in FASE 2.

 

VIROLOGIA

 

Un vaccino è contro una precisa parte del virus, quella che lo fa entrare nelle nostre cellule. In questo modo non può entrare e se tutti facciamo il vaccino, siccome è solo a trasmissione umana, il virus si estingue.

L’immunità naturale, cioè la casuale presenza di anticorpi contro il virus in soggetti che mai lo avevano incrociato, si è invece visto che non esiste per il Coronavirus, per cui saremo costretti a mascherine e distanza sociale fino all’avvento di Terapie e Vaccino.

L’immunità cosiddetta “da guarigione”, che sarebbe oggi a sua volta una terapia estratta dai guariti e data ai malati, è fatta di molti anticorpi diversi verso varie parti del virus, alcune delle quali hanno salvato i pazienti, ma con l’ausilio dei farmaci. Questa è una immunità troppo generica e può assopirsi nel tempo. Inoltre è generica e può essere verso parti del virus che non impediscono l’ingresso nella cellula e quindi la malattia…

Le Terapie sono fondamentali per guarire le persone ammalate, ma non rappresentano affatto una forma di prevenzione. Prendere farmaci in assenza di indicazione medica inoltre può causare gravi effetti collaterali, anche mortali.

In attesa del vaccino dobbiamo allora solo limitare i nuovi focolai. Purtroppo è sicuro che ci saranno nuovi focolai. Bisogna aspettare di fermare del tutto la prima ondata, sapendo che ce ne possono essere altre. Inoltre questa è una pandemia ed il virus non guarda in faccia alle frontiere inventate dall’uomo e neanche al razzismo.

Solo la App IMMUNI ci permetterà di chiudere di nuovo in quarantena solo un centinaio di persone per ogni focolaio, invece di chiudere di nuovo intere città o regioni. Doveva essere la stessa in tutto il Pianeta Terra, ma siccome siamo complicati e c’rocoronè bisogno che sia in italiano la nostra sarà IMMUNI, ma se andremo di nuovo all’estero, dovremo usare quella dei Paesi dove ci rechiamo. La App IMMUNI servirà tutti quelli che vivono in Italia, incluso migranti e turisti.

 

PASSIAMO ALLA NOSTRA SALUTE MENTALE

Se avete capito il discorso precedente, dovrete capire che se chiudere è facile, aprire sarà difficile anche emotivamente e potrà portare ad una serie di scompensi psicologici o psichiatrici, già iniziati durante la quarantena:

 

  • Dal 4 maggio dovremo curare la paranoia da quarantena…

Ok ? puoi restare a casa come l’ultimo giapponese scoperto vent’anni dopo la fine della guerra mondiale ancora armato contro gli USA

Oppure se non sei in Piemonte  Lombardia e altre province ad alta mortalità ancora oggi,  puoi scendere con mascherina, distanza sociale e gioia di vivere.

Se sei in zone dove ancora c’è elevato contagio allora non è paranoia, ma paura che il sistema industriale imponga una apertura precoce.

 

  • Dopo il 4 maggio dovremo curare anche l’ansia da quarantena…

Sicuramente ci saranno nuovi focolai…  Sono inevitabili… Finché non avremo il vaccino…

Se però useremo distanza sociale, mascherine e la App IMMUNI,  verranno messe ogni tanto in quarantena solo gruppi di persone per centinaia e non più intere città o regioni.

 

  • Dopo il 4 maggio avremo vittime della depressione economica da quarantena…

soprattutto se maschio, se separato, se gay oppure se con basso livello di studi,  può decidere di non essere più degno di questa vita e suicidarsi.

Se conoscete persone in queste condizioni aiutatele subito economicamente ma anche portandole in psicoterapia!

 

  • Dopo il 4 maggio scopriremo le vittime di violenza domestica da quarantena…

Soprattutto se donne,  adolescenti LGBTI o adolescenti in crisi.

Se ne conoscete, date loro un tetto dove stare, la forza di denunciare e accompagnatele in psicoterapia.

 

  • L’irritabilità o la persistenza dell’insonnia sono sintomi gravi da quarantena…

Se li avete in casa o conoscete chi li abbia, pur essendo persone fastidiose, aiutatele, accompagnandole in psicoterapia o al CSM.

 

  • L’abuso di disinfettanti, psicofarmaci, antinfiammatori e antidolorifici è un problema grave durante e dopo la quarantena…

Se hai uno psichiatra, chiedi pure subito di farti aiutare, in tutti gli altri casi non assumere mai farmaci di testa tua ed evita abuso anche di disinfettante. L’alcool a 90 gradi sulla pelle, ad esempio, fa entrare meglio virus e batteri! Si può usare quello dai 70 agli 85 gradi, ma senza esagerare e senza MAI ingerire o peggio iniettare disinfettanti!

 

Questi sono i consigli che vi possiamo dare, adatti alla vostra serenità in Fase 2…

Vi consigliamo anche di vedere un’opera teatrale o leggerla Waiting For Godot.

Che potrete tradurre con “Aspettando il Vaccino”.

 

Manlio Converti
Psichiatra

A Chieri riaprono cimiteri e parchi

Di nuovo possibile sedersi sulle panchine ma solo una persona. Riaprono le aree cani

TORNA IL MERCATO DI PIAZZA DANTE. RIPRISTINATI I PARCHEGGI A PAGAMENTO

La Giunta comunale di Chieri nella seduta di ieri ha adottato due Ordinanze che introducono alcune novità importanti relativamente alla cosiddetta ‘Fase 2’. “Innanzitutto, a partire da lunedì 4 maggio riaprono i cimiteri (dal lunedì al venerdì, solo dalle 14 alle 19) con entrate contingentate grazie all’ausilio dei volontari della Protezione Civile Gruppo ’94, e riaprono i parchi cittadini. Area Caselli, Tepice del Pellegrino, campo gioco di Pessione, via Della Consolata e piazza Gallina saranno nuovamente aperti ai cittadini, ma solo dalle 10 alle 19. Il parco di San Silvestro, invece, riaprirà dal 6 maggio, perché necessita di interventi di manutenzione  – spiega il Sindaco Alessandro SICCHIERO – Ma attenzione: la riapertura dei parchi è condizionata al rigoroso rispetto del divieto di ogni forma di assembramento e al mantenimento della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro. Inoltre rimarranno chiuse le aree giochi per i bambini. Invito i cittadini chieresi a comportarsi in modo responsabile, attenendosi alle regole, perché solo in questo modo eviteremo di dover tornare alle precedenti restrizioni”. Inoltre, sempre a partire dal 4 maggio riaprono le aree di sgambamento cani site nell’area Caselli e in strada Roaschia. “Altra novità importante è che dal 4 maggio sarà possibile fruire nuovamente delle panchine, ma solo una persona alla volta – aggiunge l’assessore alla Viabilità e alla Polizia Locale Paolo RAINATO – Ricordo che non si tratta di raccomandazioni, ma di regole e verranno effettuati i necessari controlli. Infine, da lunedì 4 maggio sarà ripristinato  il pagamento della tariffa sui parcheggi, le cd. strisce blu”.Infine, oltre al mercato di piazza Europa (che si svolge il martedì ed il venerdì), torna il mercato di piazza Dante, nei giorni di mercoledì e di sabato.