Percorrere le sale della mostra Queen Eye significa fare un vero e proprio viaggio nell’universo femminile Allestita al piano terreno del Castello di Adelaide, sede del Museo Civico della città di Susa, la mostra è nata per raccontare lo sguardo delle donne in tutte le sue molteplici declinazioni. «Regine, madri, mogli, imprenditrici, migranti — racconta il curatore, Stefano Angelo Paschero— le donne sono tutto questo e molto altro: l’associazione Artemide ha deciso di dedicare loro una mostra per raccontarle attraverso gli occhi di dodici artisti contemporanei di talento, sia donne che uomini». In questo modo, lo sguardo delle donne non si limita ad essere solo quello delle artiste che espongono i loro lavori, ma anche e soprattutto quello delle protagoniste femminili delle 70 opere presenti in mostra. Si tratta di lavori realizzati con tecniche e stili completamente diversi, aderenti alle differenti personalità degli artisti. Così, alle opere di Marco Sciarpa, estremamente pop per stile e colori ma non per questo banali, fanno da contraltare gli scatti di Enzo Gargano, fotografo attento alle relazioni umane. Presentano in mostra una serie di fotografie pure Gianni Caruso e Pamela Cirella. Quest’ultima espone anche un paio di opere su carta, «nate per fissare in un’immagine i momenti bui e i momenti belli della vita di ogni donna». Sullo stesso materiale lavora Anna Olmo, che nei suoi disegni lascia che sia la forma ad emergere liberamente: «Le donne protagoniste delle mie opere — tiene a precisare l’artista — nascono per sottrazione perché oltre al carboncino uso la gomma con cui cancello il segno per far emergere la figura». Invece, in tutte le opere di Gabriele Bosco, è la preparazione rossa della tela a emergere volutamente lungo i contorni delle figure. La presenza di animali felini rappresenta la costante dei dipinti di Matilde Negro, mentre il dialogo con la pittura metafisica costituisce la cifra distintiva delle opere di Davide Pognant Gros. Oltre alla riproduzione di un dipinto di Giorgio De Chirico, il giovane artista valsusino presenta due lavori densi di significato: «In Medusa racconto della donna che seduce l’uomo per poi abbandonarlo, mentre in Notte trasfigurata, rappresento un uomo e una donna incinta abbracciati e senza volto per riflettere sulla decadenza della condizione umana». Attraverso un’installazione e un dipinto su tela, Sara Francesca Molinari affronta il tema della violenza sulle donne, mentre Anna Branciari gioca con i colori per dare vita a poetiche immagini di fantasia. Venere Chillemi presenta in mostra alcune tele e una serie di sculture, lavori che concepisce e realizza come strumenti di ricerca e di riflessione spirituale. Infine, Rosalba Castelli racconta l’amore tra due donne attraverso un’installazione di otto dipinti su tela. Questi ultimi fanno parte di C(i)elate, un progetto artistico articolato, che prevede la realizzazione di una performance. Intitolata Chi sono le nuvole e incentrata sul concetto di identità, si terrà alle ore 18 del prossimo venerdì 17 maggio: «Proprio in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia — precisa il curatore Paschero — per ribadire che al Castello non facciamo distinzioni. Tutti gli esseri umani legati da un rapporto di amore e rispetto per noi danno vita a una famiglia». Proprio per la famiglia, comunque intesa, il Castello ha pensato a un pacchetto speciale: l’ingresso al museo, comprensivo della mostra, costa 6 euro, quello ridotto 3 euro, ma per due adulti e due bambini il biglietto è unico a 10 euro. Si tratta di un’iniziativa lodevole, che nasce dalla volontà di far conoscere un luogo ricco di storia: nei mesi di maggio e giugno, il Castello apre le sue porte ogni venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18.
Giulia Amedeo