COSA SUCCESSE IN CITTA’ / di Simona Pili Stella
Secondo una ricerca condotta presso l’ University College di Londra dalla neuroscienziata Eleanor Maguire, il passato è strettamente connesso al futuro, tanto che chi soffre di amnesia e quindi dimentica il passato, non riesce più nemmeno ad immaginare e a prospettarsi un futuro.Ebbene, forse per attenerci un po’ alle recenti scoperte, o forse perché in fondo il mondo e nello specifico la città in cui viviamo è fatta di storia e di aneddoti passati, dedichiamo una rubrica a Torino e agli avvenimenti più curiosi e che più l’hanno segnata nel corso degli anni, se non addirittura dei secoli precedenti.
Erano circa le ore 10.00 di mattina del 10 Agosto del 1950 quando gli abitanti di uno stabile di via Giuseppe Verdi, vennero attirati in cortile dalle urla di un signore che si agitava vistosamente vaneggiando a gran voce. Quest’uomo, proveniente dall’interno dell’abitazione, si era fermato di fronte al portone d’ingresso e tenendo nella mano destra un grosso coltello da cucina intriso di sangue, asseriva nella più totale disperazione di aver ucciso nella stanza da letto la propria fidanzata perché lei voleva lasciarlo. Spaventati dalla presunta pericolosità dell’uomo, gli inquilini accorsi in cortile si diedero alla fuga e terrorizzati andarono a chiamare i soccorsi al vicino commissariato di Piazza Castello. Una signora, riconoscendo subito nel presunto assassino il suo vicino di casa, decise insieme ad altri inquilini, di dirigersi nell’appartamento dell’uomo per valutare le condizioni della presunta donna aggredita. Quando però entrarono nell’angusta camera da letto lo spettacolo che si presentò loro fu molto diverso da quello prospettato dall’uomo: riversa sul letto in una pozza di sangue non vi era il corpo senza vita di una donna, ma bensì il corpicino sgozzato di una povera gatta grigia. Poco dopo, quando i coraggiosi volontari decisero di tornare giù in cortile per dare la scioccante e bizzarra notiziaagli altri, scoprirono che l’ipotetico assassino si era già costituito agli agenti di polizia accorsi in seguito all’allarme dato dagli altri condomini. L’uomo venne identificato con il nome di Emilio De Ambrosi, un disoccupato di 51 anni che era già stato ricoverato in passato per disturbi mentali. Il signor De Ambrosi venne nuovamente visitato e ricoverato nel reparto psichiatrico.
[ La Stampa]
Il 24 Agosto sempre del 1950 una terribile sciagura accadde al campo volo della nostra città. Erano da poco passate le ore 19.00 quando il piccolo velivolo da turismo guidato da un esperto e abile pilota, si adagiava con perfetta manovra riportando a terra il passeggero Antonio Gerardi, 39 anni, impiegato dell’anagrafe di Torino. Eccitato e ancora entusiasta per questa esperienza, Antonio prese l’iniziativa di scendere repentinamente dal velivolo prima che il comandante potesse trattenerlo e fargli le giuste raccomandazioni su come muoversi vicino all’aereo. Egli passò sotto l’ala e si avvicinò al muso dell’apparecchio per poterlo osservare meglio ma purtroppo non si accorse che l’elica del piccolo aereo stava ancora dando gli ultimi giri. Fu questione di un attimo: prima che qualcuno riuscisse ad avvisarlo, l’elica colpì di striscio Antonio sulla testa asportandogli di netto una parte della calotta cranica. Senza neanche emettere un grido l’uomo cadde inerme a terra di fronte allo sguardo incredulo e scioccato dei presenti. Venne immediatamente trasportato all’ospedale Maria Vittoria dove però morì durante la notte.
[ La Stampa]
Alle ore 12e30 del 7 Agosto 1962 Domenico Panetto, ragazzo di 26 anni abitante a Torino in via Provana 5, compì un gesto drammatico e per certi versi bislacco, all’interno della stazione di Porta Nuova. Quel giorno, circa mezz’ora prima, il giovane aveva ricevuto dalla fidanzata Anita un biglietto di addio che lo avvisava dell’intenzione della ragazza di lasciarlo e di trasferirsi in Francia assieme ad un’amica. Domenico, dopo essere giunto in stazione e dopo aver scorto la sua fidanzata affacciata ad un finestrino del treno diretto in Riviera di Ponente, cominciò a gridare e a implorare la ragazza di scendere e di tornare con lui. All’ennesimo rifiuto della fidanzata, proprio mentre il treno stava per partire, l’innamorato ragazzo, preso dallo sconforto, decise di tentare un ultimo e disperato gesto. Domenico superò correndo il locomotore ed una volta buttatosi sulle rotaie si parò davanti al convoglio intimando al macchinista di fermarsi. Il macchinista stupefatto ed incredulo bloccò immediatamente il treno e scese per cercare di convincere il ragazzo a risalire sulla banchina. Il caos si propagò per tutto il treno: molti passeggeri spaventati scesero dal treno mentre altri irritati dall’accaduto cominciarono ad agitarsi e ad urlare dai finestrini del proprio vagone. Nel giro di qualche minuto tutta la stazione giunse per assistere alla scena. Domenico venne raggiunto dalla Polizia Ferroviaria che lo portò all’interno della propria sede per interrogarlo e per prendere provvedimenti. Il treno ritardò la sua partenza di quasi un’ora e della tanto amata Anita non si ebbero più notizie.
[La Stampa]
Il 26 Agosto sempre del 1962 una terribile vicenda divenne protagonista indiscussa della cronaca torinese. Verso le ore 20.00 di quel giorno, Michele Carena, allarmato dai vicini di casa di sua sorella che non vedevano la famiglia della donna da più di due giorni, fece irruzione nell’abitazione di Maria Carena e di suo marito Giuseppe Cuminatto, situato nel centro di Carignano. Lo scenario che si prospettò al giovane fu pressoché agghiacciante: Michele trovò sua sorella Maria che giaceva immobile, con in braccio la bambina di 20 mesi, accanto al corpo agonizzante del marito. L’uomo era sdraiato sul letto in un bagno di sangue, con il capo completamente sfondato. Michele diede subito l’allarme e dopo aver chiamato i soccorsi e messo al sicura la nipotina, cercò di parlare con sua sorella per capire cosa fosse successo. La donna si limitò semplicemente a dire che il marito era caduto e che si era ferito alla testa. Solo dopo che la polizia arrivò sul luogo della tragedia fu possibile ricostruire i fatti: durante la notte di due giorni prima Maria Carena (28 anni), aveva colpito furiosamente (con sette colpi di accetta alla testa) suo marito Giuseppe Cuminatto di 35 anni, poi si era recata nella stanza della figlioletta di 20 mesi, l’aveva presa in braccio e dopo aver ripulito e deposto l’arma si era accomodata accanto al corpo esanime del marito per vegliarlo. Maria soffriva ormai da tempo di depressione e disturbi mentali, tanto che qualche anno prima le erano stati tolti gli altri 3 figli minorenni perché lei non riusciva a prendersene cura. Sia i vicini che i parenti erano a conoscenza dei problemi di salute della donna, ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare un finale tanto raccapricciante. Giuseppe venne immediatamente ricoverato presso l’ospedale Molinette dove cercarono in tutti i modi di salvargli la vita. Maria venne caricata su un’ambulanza e trasportata al manicomio di Torino in via Giulio.
[La Stampa]
Il 16 Agosto del 1977 Francesco Ferrara di 29 anni, Amedeo Zamparelli di 36 anni e le loro rispettive compagne Giuseppa Oddo e Carmela Bontelli, si presentarono intorno alle ore 16.00 all’ingresso della piscina comunale del Parco della Pellerina. Non avendo con loro le cuffie ed essendo esaurite quelle che la piscina metteva a disposizione per i bagnanti, i quattro ragazzi vennero esortati ad andarsene, poiché da circa un mese era diventato obbligatorio per motivi di igiene, l’uso della cuffia nelle piscine pubbliche. Ne nacque un’accesissima discussione che sfociò, appena giunsero anche i vigili di servizio all’interno della piscina, in una vera e propria rissa. I quattro giovani si avventarono sia sui vigili che sul personale della piscina ferendo alcuni di loro con graffi e pugni. Venne immediatamente chiamata la polizia che trasportò i quattro aspiranti nuotatori in questura.
[La Stampa]
La mattina del 3 Agosto 1989 la polizia entrò di corsa all’interno della banca San Paolo situata accanto all’ospedale Molinette. Era stata chiamata perché, pochi istanti prima, si erano uditi distintamente alcuni colpi di pistola che avevano mandato nel panico le persone all’interno della banca, costringendo tutti ad un fuggi fuggi generale. Quando però gli agenti giunsero sul posto non trovarono rapinatori o qualsiasi altro tipo di malvivente, ma bensì la guardia giurata Francesco Bernardino che, essendo rimasto bloccato all’interno del bagno a causa della chiusura a scatto, aveva pensato bene di liberarsi sparando qualche colpo contro la serratura della porta.
[La Stampa]
Il 6 Agosto 1999 la signora Annita Roncaglione Minella di 73 anni, venne trovata morta nella sua abitazione di Courgnè. La disgrazia avvenne intorno a mezzogiorno quando la donna, salita nel sottotetto per prendere delle cassette dove riporre le patate appena raccolte, urtò senza accorgersene un nido di calabroni. Fu un attimo: gli insetti disturbati dall’anziana signora assalirono la povera Annita pungendola ripetutamente ed in più punti del corpo. La pensionata fece in tempo a chiamare aiuto ma quando giunsero i primi soccorsi per lei non c’era più niente da fare. Poco dopo sul luogo della tragedia giunsero anche i vigili del fuoco che distrussero il grosso e pericoloso favo che aveva causato la morte dell’anziana signora.
[La Stampa]