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Non ci vorrà molto per capire se la consigliera grillina che ha richiesto l’auto di servizio del Comune di Torino per andare a prendere la figlia all’uscita dell’asilo ha commesso un reato di rilevanza penale o amministrativa, una serie di infrazioni ai regolamenti comunali, o semplicemente un esercizio di privilegio incompatibile con chi è stato eletto grazie alla retorica della lotta alla casta. Non che i grillini siano gli unici a cadere nel sacco: a memoria almeno una decina di assessori del pd di quelli che nascono nei giusti salotti borghesi e si sposano soltanto tra famiglie note teorizzavano di imporre la mobilità ciclabile a tutti, salvo poi fare tutti i giorni la navetta tra Palazzo e domicilio rigorosamente su auto blu – e talvolta pure con scorta.
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