Una mostra di arte contemporanea articolata in diverse tappe, che quest’anno, in clima di EXPO, rimanda non solo all’anno della luce ma anche a quello del nutrimento per il pianeta terra
“Nutrirsi di luce”, trasformarla in arte, ed esporla all’Ecomuseo della Pietra da Cantoni a Cellamonte, dal 20 giugno al 30 luglio. Ecco il tema della mostra organizzata nell’ambito dei festeggiamenti dell’anniversario dell’ UNESCO, che è anche l’anteprima dell’allestimento “en plein air” che si terrà a Moleto il 5-6 settembre. Una mostra di arte contemporanea articolata in diverse tappe, che quest’anno, in clima di EXPO, rimanda non solo all’anno della luce ma anche a quello del nutrimento per il pianeta terra.
E’ promossa e organizzata dall’Associazione Culturale Artmoleto, ideata nel 2009 dall’artista Michelle Holt e condivisa dall’ Ecomuseo della Pietra da Cantoni nell’ambito di “Arte & natura”.E’ riuscita a creare un pool di pittori, scultori, fotografi e designer che hanno eletto loro buen ritiro l’affascinante borgo di Moleto, immerso nelle colline del Monferrato casalese. Creano arte e contribuiscono alla valorizzazione del territorio in cui bellezza del paesaggio, storia, cibo, vino, infernot, pietra da Cantoni, grandi spazi, riposante silenzio e una luce tutta particolare fanno da potente calamita.
La zona – recentemente promossa dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità per i suoi antichi e caratteristici “Infernot” – ogni anno, a settembre, è sede dell’appuntamento fisso, per gli amanti di arte contemporanea, con Artmoleto. Due giorni in cui il borgo si trasforma in galleria a cielo aperto e gli artisti espongono le loro opere in cortili, strade e storici giardini privati. Dopo le precedenti edizioni -dedicate a “Colore, forma, natura”, “Tra cielo e terra”, “Il sogno dell’acqua”, “Rosso vivo”, “L’atlante delle nuvole” e “Silenzio”- quest’anno il tema guida è “Nutrirsi di luce”. A lui si ispirano i 14 artisti che partecipano anche all’anteprima del 20 giugno all’Ecomuseo Pietra da Cantoni.
Luce come fonte di nutrimento interiore, concetto che rimanda alla spiritualità più profonda dell’essere umano, in cui perdersi e ritrovarsi, raccontata in tanti modi diversi. A partire da Michelle Hold, artista cosmopolita nata a Monaco, cresciuta in Austria, formatasi a Parigi, Londra, New York e Hong Kong come disegnatrice di tessuti per la moda. Ha scoperto Moleto, se ne è innamorata, ha comprato e restaurato una casa- atelier in cui dipinge tele informali, con applicazioni di carta, tessuto, sabbia, terra ed altri materiali che sceglie per esprimere la sua creatività. Intorno a lei una schiera di artisti poliedrici come Domenico Cavalli, Teresio Polastro, Alessandro Patrone ed il pittore, scultore, restauratore Giò Bonardi.
Sensibilità al femminile è invece nelle opere di Petra Probst, artista e illustratrice per l’editoria d’infanzia, che vive e lavora tra Italia e Germania; Bärbel Ricklefs-Bahr, artista tedesca che ritrae la natura, l’immensità di orizzonti, onde e maree, prediligendo l’informale e i collage in cui tutto può essere applicato alla tela, trasformandone la superficie e dandole tridimensionalità. In zona, vivono e lavorano da decenni, anche la pittrice Daniela Vignati eBona Tolotti, artista internazionale, nata a Milano, con alle spalle esperienze antropologiche ed etnologiche in centro e sud America; oggi sperimenta tecniche diverse, impasti di collage e colori ad acqua in una rinnovata forma di gouache in chiave contemporanea. Si nutrono di luce e la immortalano i fotografi Ilenio Celoria, Andrea Massari, Flavio Tiberti e l’artista Piero Ferroglia, allievo di Scroppo e Soffiantino, che ama affidarsi anche al mezzo fotografico.
Mentre, Roberto Pissimiglia, editore, scrittore e giornalista torinese, appena può fugge a Moleto, nel suo atelier: chiude le porte alla frenesia degli impegni quotidiani e apre quelle della fantasiosa creatività, dedicandosi all’arte povera. Moderno rabdomante va per cascine, stalle e fienili alla ricerca di antichi oggetti di vita contadina; poi li assembla, trasforma e dipinge. Et voilà, nuovo smalto ammanta i tanti utensili che la memoria aveva abbandonato; via ragnatele e polvere, ora si lasciano ammirare reinventati da lui.
Laura Goria