E’ colpa del web? Sta davvero portando le agenzie di viaggio sulla via dell’estinzione?
Di Paolo Pietro Biancone*
Quando nelle nostre aule studiamo le aziende, nelle prime lezioni parliamo di azienda e la definiamo un sistema sociale, perché di persone, dinamico, perché in continuo mutamento, aperto, perché influenzabile dal mercato e influente sul mercato. E di esempi per approfondire il concetto ne troviamo sempre molti, in tutti i settori di attività. In questo periodo, un esempio di grande attualità sono le agenzie del turismo e dei viaggi. Partendo dai dati, non possiamo che constatare quanto i numeri ci parlano di cambiamento radicale in atto: 4 anni fa le agenzie di viaggio in Italia erano circa 12.000 e oggi sono 8.500. In altre parole dal 2011 ad oggi, sono sparite 3.500 agenzie, quasi un terzo del totale. E non è ancora finita: si stima che con questo giro di affari, finiranno per rimanerne non più di 6.500. Per il momento le agenzie rimaste in piedi hanno già decimato il personale: sono rimasti solo gli imprenditori, non ci sono più dipendenti. Al loro posto ci sono partite IVA o contratti di collaborazione e i compensi sono spesso legati alle vendite un po’ come gli agenti immobiliari.In molti attribuiscono la colpa agli attentati, che nel tempo si sono succeduti, a partire dal 2001, anno del crollo del torri gemelle, ma non è così. Il settore è condizionato da un mercato che chiede innovazioni.
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E’ colpa del web? Il web sta davvero portando le agenzie di viaggio sulla via dell’estinzione? Non secondo Gianni Rebecchi, il presidente di Assoviaggi, la sigla di Confesercenti che rappresenta appunto le agenzie di viaggio. Rebecchi sostanzialmente conferma che in tanti, in questi anni difficili, hanno dovuto chiudere i battenti. Ma dice: «Oggi come oggi, web e agenzie hanno gli stessi prezzi, anzi in alcuni casi le agenzie riescono anche a fare meglio. In più chi si rivolge a noi
ha diritto ad essere assistito durante e dopo il viaggio, in caso di problemi. Un vantaggio non da poco». Resta il fatto che il business online, a differenza delle tradizionali agenzie di viaggio, continua ad avere la meglio. Secondo l’Osservatorio sull’Innovazione Digitale nel Turismo del Politecnico di Milano, il cosiddetto turismo digitale nel 2015 dovrebbe essere arrivato a valere un totale di circa 9,5 miliardi di euro. Gli acquisti online varrebbero già un quinto del totale. Non solo: gli acquisti online, sempre secondo le stime dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, aumentano dell’11% nel 2015 (rispetto al 2014); e 9% nel 2014 (rispetto al 2013); mentre l’intero settore turismo andrebbe più lentamente, facendo registrare una crescita di qualche punto percentuale (+ 3% nel 2015 rispetto al 2014). Questi numeri riguardano tanto la spesa degli italiani per viaggiare in Italia e all’estero, quanto quella degli stranieri per venire nel nostro Paese. On line si acquistano soprattutto trasporti (72%), ma anche soggiorni in hotel e altre strutture ricettive (16%) e pacchetti viaggio completi (12%). Nella stragrande maggioranza dei casi (78%) i viaggiatori comprano direttamente alla fonte (compagnie aeree o alberghi), mentre solo in un caso su cinque (22%) preferiscono affidarsi alla mediazione di una agenzia online o di un qualche aggregatore (tipo Kayak per i viaggi aerei).
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E le tendenze per il futuro sono due: i viaggiatori useranno sempre di più smartphone e tablet per comprare durante il viaggio, scegliendo la meta successiva o il ristorante dove andare a mangiare. Secondo: gli operatori del settore, che già usano abbondantemente le nuove tecnologie, cercheranno di seguire sempre di più il viaggiatore nell’esperienza post viaggio. Sarà competitivo e attraente chi coinvolgerà il viaggiatore prima, durante e dopo il viaggio. E lo strumento più indicato è lo smartphone. Il vantaggio competitivo è nell’anticipare i tempi e nello stimolare il mercato a nuove tendenze. La sfida non è sul prezzo, ma sulla qualità del viaggio: il prezzo e qualità su misura sono la chiave di volta, senza dimenticare la tecnologia. Il web e gli smartphone come opportunità e non come nemici. Questo è adattarsi al cambiamento.
*Professore Ordinario di Economia Aziendale e presidente del corso di studi in Professioni Contabili