Da gennaio a febbraio nuovi percorsi per scoprire Torino tra creatività e design nella città in trasformazione con Gran Tour
Il primo appuntamento è si è tenuto sabato 28 gennaio nel quartiere San Paolo. Il percorso riguarda gli edifici simbolo della storia industriale dell’automobile e del trasporto, che hanno avuto rilievo nazionale e internazionale da fine ‘800 agli ’80 del ‘900 proprio nella zona di San Paolo. Sono state illustrate un trentennio di trasformazioni post-industriali, verso la città della conoscenza e della creatività, con la visita a siti già riqualificati e altri in corso di intervento. Luoghi: Politecnico di Torino e cantieri OGR, zona ovest “polo nord”, Ex Lancia, via Caraglio e Fondazione Merz.

Gli altri tour sono previsti al Politecnico di Torino (laboratori dei Dipartimenti di energia meccanica e aereospaziale) venerdì 3 e venerdì 10 febbraio, a Nizza Millefonti-Lingotto domenica 12 febbraio, a San Salvario (le origini della fabbrica dell’auto) venerdì 17 febbraio e a Mirafiori (i luoghi della trasformazione) venerdì 24 febbraio.

“La creatività e il design, come strumenti di reale cambiamento della città, sono i temi di questo programma di visite di Gran Tour. Ha sottolineato l’assessora alla Cultura della Città di Torino, Francesca Leon. A partire dal riconoscimento di Torino come “Città creativa Unesco per il Design”, fondato sul patrimonio collegato con la storia di città dell’Automobile, del Car design e dell’innovazione tecnologica, i percorsi di Gran Tour offrono l’opportunità di lasciarsi accompagnare in un viaggio nel territorio cittadino in trasformazione. Queste visite sono anche i primi appuntamenti di avvicinamento alla convention della World Design Organization. Torino, infatti, ospiterà il 14 e 15 ottobre l’incontro del WDO. Si tratta della più importante Associazione internazionale dei designer professionisti, con sede in Canada e nella nostra città arriveranno oltre 100 fra i migliori designer da oltre 60 Paesi di tutto il mondo”.
Silvia
SINOSSI DEL LIBRO



of Art” di Santa Fe e l’ “Edward F. Albee Foundation” di New York. Pittura scultorea o scultura pittorica: sulle asettiche pareti in candido cartongesso della Galleria di via Goito, i lavori di Ted Larsen ben documentano le origini culturali di un discorso estetico profondamente colto e meditato, che nasce da una geniale manualità, “applicata a materiali di recupero in equilibrio fra pittura, ready-made e scultura astratta”, per tradursi in modo “giocoso” ma
estremamente equilibrato nei suoi effetti di rigorosa definizione materica, in oggetti unici e irripetibili. Lavori sui quali è consigliabile (meglio, d’obbligo) non disquisire oltre il “quello che vedi è quello che vedi”, per dirla con Frank Stella, fra i teorici di quell’ “oggettivazione” delle opere che è prerogativa di fondo del linguaggio minimale. E proprio a Stella, ma anche a Donald Judd (e alla sua risposta attraverso la “tridimensionalità della superficie pittorica” al “soggettivismo” dell’Informale e dell’Espressionismo Astratto) così come a John McCracken (cui il Castello di Rivoli ha dedicato una personale nel 2011), Ted Larsen guarda con occhio attento, ma sempre in termini di originale e creativa operatività. Artista di formazione accademica e profondo conoscitore della storia dell’arte, in lui sono innegabili i rimandi, attraverso
l’ormai acquisita e principale dimensione minimalista, al Modernismo così come alle più complesse avventure delle prime avanguardie dell’arte astratta o concettuale e perfino cubista. A fare la differenza, per l’artista di Santa Fe, è sempre l’intervento manuale, quel lavoro “di bottega” brillante e puntiglioso e geniale, che va “dalla sgrossatura di pezzi di lamiera di più grandi dimensioni recuperate direttamente dai depositi di rottami e lavorate in studio, alla costruzione dei singoli elementi che compongono le sculture, realizzate in legno di compensato, assemblate con silicone e ricoperte in ultimo con le lamine recuperate”. Libere di documentare, a seconda del materiale trattato, di tutto un po’: dal reperto d’auto Anni Cinquanta ai più eterogenei complementi d’arredo in formica agli american diner o altro, fino ai rivestimenti di frigoriferi d’antan e agli oggetti più strani e svariati che possano venirci in mente. Fantasia e realtà senza limiti. Su questo “gioca” la creatività
dell’artista, attraverso un pluralismo di forme su cui molto incidono anche gli spazi bianchi delle pareti che diventano “magico infinito” e i chiaroscuri prodotti dalle ombre che si fanno opera esse stesse: linee curve, angoli improvvisi, altre linee a contrasto; volumi che abbondano raddoppiano e si ripetono, accanto ad altri che s’appiattiscono fino al puro geometrismo di elementi metallici modulari (esemplare l’imponente“Lined Out Installation”) o si collocano in uno snello sviluppo orizzontale, come nel caso del Lègeriano “Awfully Good”. Personalissimo anche l’uso del colore, con “accostamenti di palette color pastello, spesso recanti i segni delle ‘vite’ passate”, in opere che sono “patchwork giocosi” concepiti per “restituire bellezza a un mondo di consumismo e di rifiuti”. Dove anche i titoli (“Hard Curve”, “Voodoo Science o “True Fiction”) nascono come ironici ossimori per scaraventarci in labirinti interpretativi senza via d’uscita. Esattamente ciò che Larsen vuole.
Sono stati 1.747 i visitatori che si sono recati al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano in questi primi tre giorni delle Festività natalizie, da lunedì 26 dicembre ad oggi
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crescita di turisti europei per il prossimo anno. Si posiziona bene anche Bologna all’undicesimo posto. Torino cresce del +316%, meglio dell’emergente capitale del Kazakistan Astana, sede dell’Expo 2017 dedicato all’Energia: un successo dovuto in particolare a una maggiore presenza di tratte aeree low cost verso l’aeroporto di Caselle. Da segnalare per l’Italia anche come il 2016 si è rivelato stato un anno eccezionale per il turismo al Sud: 7 delle 10 destinazioni che hanno riscontrato la maggior crescita di prenotazioni di italiani nel 2016 sono proprio nel Meridione.
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