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Da Torino alla Grande Mela, il sogno targato USA

New York, il crollo di Wall Street (2008), l’intraprendenza italiana, il sogno targato U.S.A, il successo; poi il capitombolo nell’aula di un tribunale, con dosi di amore e qualche tragica amarezza. Sono gli ingredienti principali del romanzo “Ai nostri desideri” (Marsilio) del torinese Enrico Pellegrini, brillante ed estroso avvocato d’affari 45enne che da anni vive e lavora nella Grande Mela, nella mecca del denaro, a Wall Street. Ergo, sa bene di cosa parla.

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Nell’ultima sua fatica letteraria ritroviamo alcuni personaggi del suo romanzo rivelazione (“La negligenza” Premio Selezione Campiello 1997); primo fra tutti il protagonista, Rosso Fiorentino, che ora non svolazza più di festa in festa, ma è comunque ancora inconcludente. Sogna di scrivere e intanto si barcamena tra lavoretti vari, incluso fare da chaperon (gratis) in India a uno scrittore di successo che gli indica un piano B di larghissimo respiro “ricordati, fa qualcosa di bello e di grande”. Ed ecco la folgorante idea: esportare la focaccia genovese in America. L’improbabile progetto parte lento…ma di negozio in negozio finisce per essere quotato a Wall Street e procurare soldi a palate. Poi tutto precipita, la società del Rosso si schianta al suolo, trascina nel vuoto le principali banche americane e sfracella un milione di posti di lavoro. Tonfo notevole che lo porta dritto davanti al giudice, a rischiare una condanna che, in anni di carcere, sconfina nell’eternità. Negligenza o truffa? Demente, profeta delirante o il più grande filibustiere 27enne di tutti i tempi? Come andrà a finire? Ai lettori l’ardua sentenza e il gusto di avventurarsi in questa favola moderna sospesa tra ironia, divertimento e… riflessioni serissime.

Sei un avvocato imprestato alla letteratura o uno scrittore ferrato anche in giurisprudenza e finanza?

«Credo nessuno dei due. Di giorno faccio l’avvocato e rappresento l’establishment, quindi i poteri forti, e di notte scrivo romanzi raccontando le storie degli “underdogs” che sono quelli che faticano».

Come mai 20 anni tra un libro e l’altro? E in che lingua scrivi?

«Scrivo sia in inglese che in italiano. 20 sono gli anni che ho impiegato per scriverlo. Forse mi è mancato il talento; ma è anche vero che la struttura del libro è particolarmente difficile e complicata. Un grande scrittore americano mi ha detto che se Manzoni ha sciacquato i panni in Arno, io ho sporcato i miei nell’East River, fiume particolarmente lercio attorno a Manhattan»

Sbaglio o c’è una buona dose di autobiografia? Dove inizia e dove finisce Enrico Pellegrini nel romanzo?

«Mi piace molto una frase che dice “questa storia è vera perché l’ho inventata io”».

Il protagonista Rosso Fiorentino a chi si ispira?

«Nel mio secondo romanzo “La negligenza” il protagonista era Enrico Celestri. Qui è sempre lui, ma ha cambiato nome all’anagrafe per far perdere le sue tracce. Sceglie di chiamarsi Rosso Fiorentino, come un pittore maledetto del Rinascimento».

Quando, perché e com’è stato passare da Torino a New York?

«Intanto è vero che l’Italia è ancora più bella vista da lontano. Dopo l’università a Torino, ho fatto un Master a Chicago e lì ho ricevuto un’offerta da uno degli studi più importanti di Wall Street che non era rifiutabile. Ecco come sono arrivato a New York».

Tu ce l’hai fatta, che consigli daresti a chi ha il tuo stesso sogno e deve ancora partire?

«A New York tutto è possibile e non c’è alcun limite all’immaginazione. Ma bisogna sapere che è una città molto tosta in cui ogni cosa è basata sul rapporto di forza. Quando ci arrivi da single tutte le candeline sono accese per te e sei un predatore. Poi improvvisamente, quasi senza accorgertene, quando magari incominci a mettere su famiglia e a comprare casa, diventi una preda nella pancia della balena dove tutti cercano di spolparti».

In Italia riscuotono molto successo i legal thriller che trasmettono l’idea di una vita frenetica, aggressiva, competitiva al massimo dove puoi guadagnare tantissimo ma se non vinci non sei nessuno. E’ un’immagine che corrisponde alla realtà?

«Assolutamente si. Quando arrivi ti rendi conto che le tue possibilità sono infinite; però proprio perché tutto è possibile, accade anche di trovarsi in un legal thriller vero, dove la realtà in realtà è finzione e dove tutti sono contro tutti».

Racconti un crack finanziario che travolge le banche, te ne sei occupato?

«Si dal crack Enron in poi mi sono occupato di alcuni momenti della storia finanziaria americana».

La domanda ti sembrerà ingenua, ma sono davvero tutti lupi a Wall Street?

«Si, anche se secondo me il vero lupo è il sistema. E’ la sua pressione che spinge la gente ad essere lupi».

In un’intervista hai detto che in America ogni famiglia si indebita al punto di correre rischi incalcolabili pur di mantenere il suo standard di vita. E’ ancora così dopo la lezione del 2008 o si sono ridimensionati?

«E’ ancora così. I pre asili costano 50mila dollari all’anno, le case vengono comprate con il 20% in contante e l’80 % a debito, ovvero con un mutuo. Quindi tutto il sistema è basato sull’avere quello che non si ha».

E’ vero che abitavi vicino a Bernard Madoff?

«Si e le mie bambine gli correvano in braccio come se fosse Babbo Natale. E siccome i bambini hanno un grande istinto, questo ovviamente dice molto delle sue capacità di riuscire a presentarsi come uomo prodigo».

Conosci altri lupi di Wall Street?

«Ricordo che quando vivevo in Italia era chiara la distinzione tra buoni da una parte e cattivi dall’altra; invece a New York è tutto un grigio perla dove persone che ti sembravano moralmente integerrime, le ritrovi il giorno dopo sul giornale accusate di truffe da milioni di dollari».

Conosci davvero Jonathan Franzen? E altri scrittori?

«Franzen ha la mia stessa agente americana e, anche se qualcuno sostiene che abbia un caratteraccio, invece è molto simpatico e piacevole, sebbene non ami esporsi e difenda la sua privacy. Poi John Irving che invece ama molto le feste, o almeno questa è la mia opinione.

Tra l’altro il suo libro “Vedova per un anno” è stato adattato per il cinema da un mio amico ed è diventato il film “The door in the floor” con Kim Basinger e Jeff Bridges».

Come sono i rapporti tra scrittori?

«Non c’è concorrenza, ce n’è molta di più a Wall Street dove appena tiri su il telefono il lunedì mattina alle 10 inizia il linciaggio».

Dove e come vivi a New York? Nel libro scrivi che tutti la amano, meno quelli che ci vivono. C’è qualcosa che chi sogna di stabilirsi nella Grande Mela dovrebbe sapere e ancora non sa?

«Vivo a Manhattan tra la 62° e Park Avenue, nell’Upper East Side. Quando abitavo in uno studio di 50mq stavo come un papa. Il segreto a New York è non possedere nulla».

Quando sei fuori dall’ufficio cosa ti piace fare? I tuoi hobby?

«Amo scrivere. Poi avendo tre bambini ovviamente loro rappresentano la mia agenda. Mi piace vivere la città scoprendo sempre angoli nuovi; giocare a tennis a Central Park dove ci sono dei campi meravigliosi che almeno giustificano le tasse così alte; andare a mangiare nel Queens ad Astoria nei ristoranti greci; camminare giù per Lexington Avenue fino a Gramercy il sabato mattina».

Da dove arriva l’ispirazione per i tuoi romanzi?

«Dai sentimenti. Io spero sempre nell’innamoramento; invece a New York, città molto dura, purtroppo il più forte è quello della sopravvivenza».

Laura Goria

 

La “pattuglia” che affondò con la torpediniera nella tempesta sul lago Maggiore

“Pattuglia senza ritorno”. Edizioni Puntolinea (VB) – In vendita nelle migliori Librerie del VCO (in formato cartaceo); in ebook su Amazon.it

pattuglia finale

“Pattuglia senza ritorno”, il racconto storico felicemente uscito dalla penna di Elio Motella, si legge tutto d’un fiato e propone – nel quadro di una ben congeniata storia d’amore tra la maestra elementare Assunta Pedroli e il fuochista di Marina Matteo Ferrari – uno dei misteri ancora insoluti del lago Maggiore: quello del naufragio della “Locusta”. La narrazione è costruita attorno a questo tragico evento realmente accaduto nella parte alta del lago Maggiore, quasi al confine tra le acque italiane e quelle svizzere, in una gelida notte d’inverno di fine Ottocento. Mescolando realtà e finzione, l’autore tratteggia la vita sulla sponda occidentale delLAGO-LOCUSTA- Verbano tra il 1893 al 1896, dove i protagonisti sono i marinai e i militari della Guardia di Finanza del locale distaccamento, addetti al controllo lacuale con le torpediniere, gli “sfrusitt” ( i contrabbandieri ) che sfidavano leggi e autorità dedicandosi – tra fatiche e pericoli – al contrabbando, considerato a quel tempo una delle poche risorse per la sopravvivenza degli abitanti del lago e poi la gente e i luoghi tra Cannobio e Pallanza. Le rare foto d’epoca, a corredo degli avvenimenti, rendono bene l’atmosfera di quei luoghi e di quegli anni, in una terra di frontiera.

INFORMAZIONE COMMERCIALE

PELLEGRINI SULLE ORME DELLA BEATA ENRICHETTA

pellegrini enrichettaAlcuni pellegrini si sono messi sulle orme della Beata Enrichetta a Salsasio e a San Bernardo

Sei pellegrini provenienti da Torino, Collegno e Grugliasco si sono recati in visita a Carmagnola sulle orme della Beata Enrichetta Dominici nativa di Salsasio ripercorrendo le tappe più significative della sua vita e quindi visitando i luoghi della sua nascita, della sua giovinezza e della sua missione e morte.

I pellegrini fanno parte di un cammino che si chiama Laboratorio della Fede, un seguito di un altro cammino chiamato “i 10 Comandamenti”. Hanno già fatto tappa in altri luoghi di spiritualità e della Fede e il loro percorso si sta svolgendo al Monte dei Cappuccini accompagnati da fra Claudio. I pellegrini sono andati in visita prima nel Museo della Beata Enrichetta di San Bernardo, dove hanno ripercorso i luoghi in cui lei ha vissuto la sua giovinezza, per poi recarsi in visita a Borgo Salsasio, paese natio della Beata.

A Salsasio hanno visitato prima la Casa in cui lei nacque il 10 ottobre 1829, nella via a lei dedicata, successivamente si sono recati in visita presso la chiesa antica Madonna della Neve di Salsasio, per visitare il luogo in cui venne Battezzata e vedere le bellezze artistiche della chiesa del Borgh ed la Madòna.

In ultimo si sono recati nella nuova chiesa del Borgo dedicata alla Beata Enrichetta Dominici dove hanno anche visitato e potuto vedere i cartelloni che hanno composto la Mostra “Madre Enrichetta: la Santa della quotidianità”, esposizione di oggetti, documenti e la storia della Beata carmagnolese che sono stati esposti per alcuni giorni nel Teatro di Salsasio e per circa un mese nella chiesa Collegiata di Carmagnola.

Hanno poi ricevuto la cartolina della Beata Enrichetta che rappresenta la Beata con le due chiese del borgo, realizzata in occasione della Mostra e dell’Anno Santo e una copia della lettera della Madre Generale delle Suore di Sant’Anna Madre Francesca Sarcià, lettera che ha inviato l’attuale successore della Beata Enrichetta alla popolazione di Salsasio e ai visitatori della Mostra in occasione della Mostra, della Festa della Beata e dell’Anno Santo della Misericordia. In conclusione la Parrocchia di Salsasio ha offerto ai pellegrini un piccolo rinfresco.

Nei giorni successivi i sei pellegrini si sono recati in visita a Torino nella Casa di Via Massena, casa fondata dalla Beata Enrichetta quando era Madre delle Suore di Sant’Anna e poi presso la Casa Madre della Congregazione in Via Consolata, dove è presente un museo sulla Congregazione e sulla Beata e dove è visitabile lo studio di Madre Enrichetta. Sempre presso la casa Madre hanno anche visitato la Cappella dove è custodita l’urna in cui ci sono i resti della Beata Enrichetta.

I pellegrini spiegano: “ci ha colpito come Enrichetta sia stata Santa non facendo cose straordinarie ma facendo straordinariamente le cose ordinarie di ogni giorno. Ci ha colpito la sua umiltà, come diceva lei da sola non sono nulla ma Dio con me può fare grandi cose. Ci ha anche colpito la sua frase Dio è Babbo Buono, sa tutto, può tutto e mi ama. Per questo abbiamo deciso di metterci sui suoi passi.”

Inoltre i pellegrini ringraziano tutti coloro che li hanno accompagnati nel loro cammino: “ci siamo trovati davvero bene a Carmagnola, ringraziamo suor Rosa della frazione di San Bernardo che ci ha accompagnati nella visita al Museo, ringraziamo Madre Franceschina Milanesio per l’interessamento e a Ivan Quattrocchio per averci accompagnato nella nostra visita a Salsasio e per averci fatto visitare la mostra da lui realizzata sulla Beata Enrichetta”.

 

Ivan Quattrocchio

 

Otto km di "Mangialonga"

laurianoAd organizzarla sono le pro loco di Brusasco, Cavagnolo, Monteu da Po e Lauriano

Domenica 1 maggio, in concomitanza con la Festa del Lavoro, si svolge – tempo permettendo (in caso di pioggia la manifestazione verrà rinviata alla domenica successiva, 8 maggio) – la diciottesima edizione della “Mangialonga”. Ad organizzarla sono le pro loco di Brusasco, Cavagnolo, Monteu da Po e Lauriano, in collaborazione con i rispettivi comuni. Si tratta di un percorso di otto chilometri e mezzo, per la maggior parte su sterrato, con partenza da Brusasco al magazzino legnami Triberti e ritrovo tra le ore 8 e le 9. Il ricavato verrà devoluto in beneficenza.

Massimo Iaretti

Bielorussia a Torino: Fabrizio Comba console onorario del nuovo Ufficio

comba bielorussiaLa riapertura  rappresenta un punto di riferimento e un’opportunità per tutti i cittadini, consolidando i rapporti di cooperazione e scambio già esistenti e creando nuove prospettive di collaborazione e di sviluppo per tutto il territorio piemontese

Il Piemonte ha nuovamente un console della Bielorussia: è il dottor Fabrizio Comba, che torna a ricoprire l’incarico già svolto in precedenza, prima del suo impegno politico amministrativo come vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte. A Torino ha quindi riaperto l’Ufficio consolare della Repubblica di Belarus, dopo che il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale ha confermato la nomina a console onorario. Comba, imprenditore torinese, ha ricoperto numerosi incarichi in enti pubblici di rilievo regionale. La riapertura dell’Ufficio rappresenta un punto di riferimento e un’opportunità per tutti i cittadini, consolidando i rapporti di cooperazione e scambio già esistenti e creando nuove prospettive di collaborazione e di sviluppo per tutto il territorio piemontese. “Da anni la Bielorussia – ha dichiarato Comba – sta lavorando con il nostro Paese per creare non solo un distretto industriale ma anche una solida rete di relazioni. Sono certo che impegno e volontà congiunte saranno lo spunto, fin da subito, per aprire nuovi orizzonti commerciali, culturali e di amicizia tra i rispettivi territori”. Sono numerosi, infatti, i legami del Piemonte con la Bielorussia: dalla chimica all’agricoltura, dall’industria automobilistica alla produzione di legno, pelle e cellulosa. Il Piemonte e, più in generale, l’Italia è inoltre l’unico Paese al mondo che continua a ospitare i bambini di Chernobyl, a trent’anni dal tragico incidente nucleare,  con momenti di accoglienza e solidarietà.

 
Info: consolato.bielorussia.torino@gmail.com

Ponte del 25 aprile, Jazz e musei fanno registrare il tutto esaurito negli hotel sotto la Mole

turistiLe guide turistiche abilitate testimoniano un elevato  livello di prenotazioni di visite guidate, Molto richieste la mostra di Matisse, il Museo del Cinema e il museo

Dopo Natale e Pasqua anche il ponte del 25 aprile sarà un weekend all’insegna del tutto esaurito per gli hotel  Torino. Infatti  l’occupazione delle camere d’albergo ha superato il 90% e le prenotazioni continuano, comunica Confesercenti. Le guide turistiche abilitate testimoniano un elevato  livello di prenotazioni di visite guidate, Molto richieste la mostra di Matisse, il Museo del Cinema e il museo Egizio. Inoltre il Torino Jazz Festival attira in cittàcastello armeria reale tantissimi appassionati.  Anche il settore  ristorazione e gli esercizi commerciali si aspettano un incremento del 10-15% delle presenze. “Un altro fine settimana – dice Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti – che registra risultati più che soddisfacenti. La capacità di attrazione di Torino è diventata  consolidata e strutturale. Si stanno raccogliendo i frutti di un impegno decennale e di una visione lungimirante che ha visto protagonisti tutti i soggetti coinvolti, pubblici e privati”.

(Foto: il Torinese)

I "margini" al Valsusa Filmfest

mapucheA Condove si parlerà dei Mapuche, popolo amerindo originario del Cile centrale e meridionale e del Sud dell’Argentina

Il tema dei “Margini” arriva Valsusa Filmfest. Mercoledì 27 aprile, alle ore 21, il cinema comunale, in piazza Martiri della Libertà 13, a Condove si parlerà dei Mapuche, popolo amerindo originario del Cile centrale e meridionale e del Sud dell’Argentina. Nell’occasione verrà presentata la pellicola “Un altro mondo” di Thomas Torelli e ci sarà un incontro con Rayen Kvyeh, poetessa e rappresentante del popolo Mapuche Rayen Kvyeh è nata a Weken in Cile. Costretta all’esilio dalla dittatura di Pinochet va a vivere in Germania dove collabora attivamente alle iniziative politiche e culturali degli esiliati. Una sua opera teatrale viene messa in scena a Friburgo. La sua raccolta di poesie Wvne Coyvn Ñi Kvyeh (Luna dei primi germogli) ha inaugurato nel 2006 la collana bilingue di poesia indigena “Le voci della terra” della casa editrice Gorée di Monticiano (Siena). Oltre a Luna de cenizas (Luna di cenere), scritto in spagnolo, ha concluso recentemente un nuovo libro nella sua lingua indigena, che verrà presto tradotto in italiano. Nel 1995 ha vinto a Cuba il premio Josè María Heredia e nel 1998 sempre a Cuba è nominata Presidente Onorario del Centro internazionale delle Culture Indigene. Nel 2007 è stata Menzionata Speciale (seconda classificata) al XXIII Premio Internazionale  di Poesia Nosside. La poesia di Rayen Kvyeh viene dalla terra, perchè Mapuche vuol dire “uomini della terra” e viene dall’amore.

Massimo Iaretti

Airaudo si presenta: "Il Pd ha perso i cittadini"

airaudo logo“Noi  siamo una proposta alternativa di governo”

Giorgio Airaudo, candidato a sindaco di Torino per la sinistra, ha presentato oggi le liste che lo sostengono e le candidature. “Siamo una piccola cosa che può diventare un grande sogno” ha detto. “Noi  siamo una proposta alternativa di governo. E a quelli del Pd che mi accusano di voler far perdere la città rispondo che non mi sento in colpa perché sono loro che hanno perso i cittadini che li votarono per cambiare il Paese”. Tra le proposte anche l’ istituzione della figura del Sindaco della Notte. Un progetto che trae spunto dalle realtà già esistenti in alcune grandi città Europee come Amsterdam, Londra, Berlino. “Se i cittadini mi voteranno sindaco istituiremo subito questa figura”.

“C’è un’unica vera novità riguardo alle prossime elezioni amministrative di Torin – dice il segretario di Rifondazione comunista, Ezio Locatelli – e questa novità è rappresentata dall’ampio schieramento di forze di sinistra e di società civile che ha dato vita alla lista “Torino in Comune – La sinistra” a sostegno della candidatura a sindaco di Giorgio Airaudo.  Rifondazione Comunista, al pari di altre forze, fa parte a pieno titolo di questo schieramento unitario, plurale. Per la prima volta la sinistra non è divisa ma unita in una sola lista nell’interesse dei tanti, a cominciare dai ceti meno abbienti, che esprimono una domanda di cambiamento. Con l’assemblea di oggi di presentazione dei candidati delle forze di sinistra parte la campagna elettorale il cui obiettivo è la costruzione di un’alternativa al blocco di potere che ha trasformato Torino in una città sottoposta a interessi di natura privatistica, speculativa, immobiliare. Rispetto agli interessi di pochi vogliamo affermare gli interessi di chi chiede che venga riconosciuto il diritto al lavoro, alla casa, ai servizi sociali. Vogliamo affermare gli interessi di chi meno ha e vuole riconosciuto il diritto a una vita dignitosa. Vogliamo costruire l’alternativa al  centrosinistra di Fassino e ad un centrodestra sempre più somiglianti dal punto di vista programmatico. Questa volta diventa davvero possibile voltare pagina”

(foto: il Torinese)

Primavera, tempo di escursioni in Monferrato

Venerdì 29 aprile, in particolare, si festeggerà la bella stagione con un apericena gratuito a base di prodotti a Km.0, molti dei quali coltivati nell’orto della tenuta La Caramellina

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Immergersi nella natura, scoprire nuove oasi silenziose, lontano dal fragore cittadino… E’ così che, spingendosi fuori porta, si potrà godere di questo privilegio, giungendo a due passi da Cortazzone d’Asti, dove sorge, su una piccola collina circondata da boschi, una cascina di fine ‘800, finemente ristrutturata, La Caramellina. Papà, mamma e le loro due figlie hanno fatto recentemente della loro casa un B&B dal fascino casalingo ma raffinato, dove chi si troverà da quelle parti e vorrà visitarlo, sarà accolto in un ambiente caldo e rallegrato dai componenti di questa famiglia. Venerdì 29 aprile, in particolare, si festeggerà la bella stagione con un apericena gratuito a base di prodotti a Km.0, molti dei quali coltivati nell’orto della tenuta. Sarà anche possibile visitare l’intera struttura, comprese le tre cxamere riservate all’ospitalità, tutte con bagno privato. Nelle immediate vicinanze si ha la possibilità di monta a cavallo sia all’americana sia all’inglese. Essendo zona di vino, si può andare alla ricerca delle varie cantine di produzione ( Freisa, Chardonnay, Barbera, Bonarda etc). Chi ama il miele lo lo potrà acquistare dai vari apicultori locali,fra cui anche fattorie didattiche accreditate. Recarsi qui può anche essere l’occasione di acquistare salumi e formaggi direttamente dai produttori locali.Per offrire un ampio ventaglio di percorsi, per una vita all’insegna della natura il B&B La Caramellina mette a disposizione per chi desiderasse un po’ di avventura la possibilità di fare delle escursioni in fuoristrada con pranzo o cena a lume di candela nei luoghi suggestivi che offre la natura circostante con tramonti indimenticabili.

Helen Alterio

Per informazioni: 0141/997065; www.lacaramellinaasti.it

Di quantità e qualità: Torino Comics, luci e ombre

Da un punto di vista economico, i biglietti venduti sono fondamentali per una fiera – soprattutto se non gode di pesanti interventi pubblici – ma la “qualità” dovrebbe avere una qualche importanza, a prescindere dalla “quantità”
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Si è conclusa ieri la ventiduesima edizione di Torino Comics, il festival torinese del fumetto. In queste ore, arrivano esultanze per il record di presenze: 55.000 visitatori in tre giorni, ben il 37% in più dell’anno precedente. Quindi, tutto bene? Sicuramente no. Se, da un lato, è innegabile la crescita quasi verticale degli ultimi anni, dall’altro pare impossibile non notare come la fiera viva in una sorta di “bolla”. La questione è annosa: se gli ingressi continuano ad aumentare, allora l’organizzazione sta lavorando bene? Sì e no. Da un punto di vista economico, i biglietti venduti sono fondamentali per una fiera – soprattutto se non gode di pesanti interventi pubblici – ma la “qualità” dovrebbe avere una qualche importanza, a prescindere dalla “quantità”. Ogni fiera di fumetto, per sopravvivere, deve aprire a contaminazioni di vario genere: dal cosplay al cinema, dai videogame al fenomeno “Youtuber”. Da Lucca a Napoli, da Milano a Roma, è prassi comune, e non c’è nulla di male. Però a Torino, da quando editori come Panini Comics hanno smesso di partecipare alla fiera, la parte “fumetto” ha una incidenza che tende allo zero; elenco espositori alla mano, Torino Comics è l’unica comics2fiera in cui le fumetterie della città non partecipano, e in cui il numero di editori presenti – contando solo gli editori, e non le associazioni culturali che fanno libri – non supera le cinque unità. Quindi, che senso ha che una fiera con la parola “Comics” nel proprio nome non abbia quasi più nulla di fumetto? Per non parlare degli ospiti – qualche nome interessante e altisonante, senza dubbio, ma perlopiù “sempre i soliti nomi”, che vengono a Torino Comics da anni –, e dell’aspetto culturale – in minima parte presente nelle edizioni passate – che quest’anno ha definitivamente abbandonato la manifestazione. Fiere come il Napoli Comicon, che si è imposta in Italia, e ha raggiunto una notorietà a livello internazionale, sono riuscite a trovare il giusto equilibrio tra “commerciale” e “culturale”: non è semplice raggiungere questo obiettivo, ma l’impressione è che a Torino non ci si provi nemmeno. Molto da dire ci sarebbe anche sulla disposizione degli spazi, senza alcuna attinenza merceologica: editori di fianco a spadai, fumetterie di fianco a stand di dolciumi, e così via… In questi tre giorni, l’Oval Lingotto era animato e frequentato da tantissime persone, ragazzi, bambini, adulti, ma sembrava il padiglione “non fumetti” di una fiera; come se, solo attraversando una “porta”, si riuscisse a raggiungere la parte “Comics”; una porta che, però, non c’era. Tirando le somme: se si guardano le presenze, la fiera è promossa a pieni voti; se si guarda all’aspetto culturale, invece, c’è del lavoro da fare. Ammesso che ci sia la volontà, ovviamente.