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BASKET: TORINO – CAPO D’ORLANDO, UNA PAGINA NUOVA

Per chiunque segua da sempre le “avventure” della Torino cestistica è possibile identificare nella partita di domenica una splendida novità: Torino, quando “bisogna” vincere con una cornice di pubblico importante e in un momento decisivo, ora c’è! In altre occasioni, in anni passati e in momenti anche felici, qualche volta non è successo. Sembra finalmente essere composta da un gruppo di giocatori che non molla davvero mai e che, a turno, si dedicano al servizio della squadra facendo quello che serve.

Torino è una splendida realtà che a volte si tinge di colori floreali e “balla” con movenze da Etoile di primo livello e che come tutte le star talvolta si richiude un po’ in se’ stessa, ma adesso ha aggiunto, fin già dalla partita di Pesaro, ancora più visibile nelle partite della vittoriosa Coppa Italia, la disponibilità reciproca a “non perdere” e soprattutto a voler vincere! L’anima è indiscutibilmente il nuovo allenatore Paolo Galbiati, un tifoso accalorato, un amico dei giocatori, un tecnico di alto livello, e anche un buon giocatore di basket (per chi lo ha visto nel pre-partita, dove in tuta si è messo a tirare a canestro: splendido! Quando mai avete visto un altro allenatore che prima della partita va a tirare?). La vera svolta è soprattutto lui, e sicuramente anche il buon Stefano Comazzi, anche se predilige da sempre un ruolo d’ombra, ma visti i risultati, la sua ombra è sicuramente importante.

“L’emozione immensa, l’adrenalina al massimo e il fiato sospeso fino all’ultimo decimo di secondo, cosa chiedere di più… tre ore passate insieme a tutti i tifosi della Fiat Torino mi hanno regalato un momento speciale ed unico… che dire, tornare al Palaruffini è praticamente d’obbligo”, queste le parole di Alessandra che si è recata al palasport per la prima volta con tutta la famiglia, marito e due figli per una gara che ha avuto il merito di entusiasmare tutti i presenti, esperti e “novizi”.

“In un tripudio di giallo la Fiat vince soffrendo contro la sua bestia nera. Oggi la coppa ha prevalso sulla partita; la festa, la gioia per quell’evento storico era nell’aria. Della partita mi ha impressionato Sasha Vujacich, finalmente sereno e determinante (ma allora era veramente Patterson il problema dello spogliatoio?) e Colo (meno male che aveva la mano “freddina” da tre). Bella rimonta e un super e sempre più idolo Paolo Galbiati!!! Go Aux!” , queste le parole di Simone dei Rude Boys che hanno seguito in maniera “eroica” durante la partita in ogni momento la squadra e assistita nel momento di difficoltà.

Torino ha giocatori di effetto quali Vander Blue e Pelle che sicuramente una volta integrati ulteriormente daranno un ulteriore forza a questa squadra, ma tutti i presenti rappresentano la Fiat Torino, e chi questa volta rispetto alla Coppa Italia si è “sentito” meno come presenza in realtà ha comunque contribuito lo stesso alla forza d’urto della rimonta della squadra quando si è trovata a -8 nel quarto periodo. La compattezza del gruppo non è solo nella vittoria, ma nel modo in cui si vince. E tutti, al momento, si vede e si sente che sono orientati in un solo verso.

Abbiamo qualche volta dovuto dubitare da queste pagine di alcuni aspetti della gestione di Torino, ma sarebbe ora anche dare il giusto merito anche a chi, pur se ha commesso qualche errore di “passione” ha comunque anche dei notevoli meriti: alzi la mano chi si aspettava un Boungou Colo così determinante in queste sue prime apparizioni? Direi che la scoperta sua e di Garrett, valgono da solo un premio di fiducia affinché il prossimo futuro, con un pochino di esperienza maturata attraverso varie vicissitudini, non possa altro che essere roseo e probabilmente ricco di soddisfazioni.

“L’emozione per la finale di coppa Italia è stata indicibile e poter fare la foto con la coppa è stata un’emozione enorme così come veder girare la squadra con la coppa in mano nel palazzetto. Una sensazione bellissima per chiunque segua il basket da decenni! La partita vera per me è stata nel primo quarto, e se Torino giocasse sempre così, i traguardi sono tutti raggiungibili!”, il commento di Sabrina dalla curva Guerrieri entusiasta anche della splendida iniziativa di regalare ai tifosi che hanno avuto la voglia di fare la lunga fila per raggiungere la coppa una foto con loro stessi con in mano la Coppa Italia appena conquistata da Torino.

“Non ho visto granché della partita, ma ho visto un gran pubblico a Torino” questo il commento di Mirko del “settore 208” che ha ornato il palasport di una splendida coreografia e di sostegno per tutta la partita. Torino ha molte anime ma una volontà sola: che la squadra lotti fino alla fine, vincere o perdere non importa (anche se vincere è sempre meglio…ndr…) purché si sia dato tutto sul campo.

Ed ora sembra proprio che, in attesa del ritorno di Okeke, del miglior Mbakwe, che sembra comunque a tratti essere di nuovo quasi quello di prima dell’infortunio, e del contributo di tutti coloro che oggi non sono stati nominati, compresi Mazzola e Poeta che hanno recitato in tono minore in questa partita ma splendidi e assoluti protagonisti indelebili nella storia della Torino cestistica per il contributo strepitoso nella conquista della Coppa Italia, la strada verso qualcosa di grande non sia proprio un sogno irrealizzabile. Difficile, sì, ma come per noi, anche per gli altri. E noi siamo noi: questa è Torino!

Paolo Michieletto

 

Iniziati in Piemonte i Campionati sciistici delle Truppe Alpine (CaSTA) 2018

Sestriere, 5 marzo 2018. E’ stato il campione di scialpinismo del Centro Sportivo Esercito, 1°Caporalmaggiore Robert Antonioli, ad accendere a Sestriere il braciere dei CaSTA 2018, la cui fiamma arderà in piazza “Brigata Alpina Taurinense” fino a sabato 10 marzo, quando calerà il sipario sulla 70^ edizione dei Campionati sciistici delle Truppe Alpine e verranno ammainate le Bandiere degli 11 Paesi in gara.

Rivolgendosi alle Autorità presenti in tribuna, al numeroso pubblico intervenuto ed agli atleti schierati davanti a lui il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Claudio Graziano, ha ricordato come i CaSTA “ Questi Campionati, giunti alla loro 70° Edizione, rappresentano pertanto un momento di verifica del livello addestrativo raggiunto, combinando una perfetta sintesi tra sana competizione sportiva ed espressione di peculiari capacità militari.” “Questi Campionati esaltano i valori di fondo dell’“alpinità”, della capacità di vivere, muovere e combattere in un difficilissimo ambiente operativo. Una capacità che si basa su qualità morali e di carattere solide e incorruttibili, che hanno sempre contraddistinto le truppe alpine quando impiegate in Patria ed all’estero, al punto da meritare, oltre che il riconoscimento di Paesi alleati ed amici, anche l’apprezzamento e la stima della popolazione locale” ed ha poi aperto ufficialmente la manifestazione.

Un’edizione dei Campionati caratterizzata dal tema della “sicurezza in montagna”, con un meeting dedicato all’argomento (8 marzo al cinema di Sestriere) e la condotta di un’esercitazione (10 marzo con trasmissione in streaming sui siti www.ana.it e www.meteomont.org) in cui le Squadre Soccorso Alpino Militare delle Truppe Alpine opereranno congiuntamente a personale e velivoli dell’Aviazione dell’Esercito, del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico e della Guardia di Finanza, evidenziando ancora una volta le spiccate capacità duali della Forza Armata in grado di intervenire tempestivamente con i propri assetti – addestrati e formati per l’impiego nei Teatri Operativi internazionali – anche in Patria in caso di necessità.

Al riguardo il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Salvatore Farina, ha sottolineato come “i CaSTA richiedono grande impegno, fatica, condivisione di valori quali l’umiltà, il coraggio, la lealtà ed il rispetto, valori universali che sono alla base dell’esistenza di ogni uomo ma che nel soldato sanciscono l’intima adesione spirituale alla propria condizione di militare”.

Nel suo intervento il Comandante delle Truppe Alpine, Generale di Corpo d’Armata Claudio Berto, ha ringraziato tutti coloro, militari e civili, che con il loro lavoro hanno consentito l’organizzazione della manifestazione di cui ha ricordato lo scopo principale di leale sfida e confronto tra soldati di Paesi diversi.

Le prime gare iniziano martedì con l’assegnazione del primo titolo di “Campione Italiano dell’Esercito” di Slalom Gigante ed i Plotoni impegnati nella prima giornata di gare.

Per informazioni sui CaSTA 2018: www.meteomont.org

DAL 10 MARZO WEEK-END DI SPORT AL GIARDINO MADRE TERESA DI CALCUTTA

Il giardino pubblico è nell’occhio del ciclone per problemi di spaccio e microcriminalità.  Il progetto YEPP Porta Palazzo ha deciso di rispondere al degrado con un presidio sociale. 

Isabella Brossa, coordinatrice locale del progetto: “Ci sono molti modi per intendere la sicurezza. YEPP Porta Palazzo sceglie di abitare il giardino e di riempirlo con l’entusiasmo e le passioni dei ragazzi.”

Con l’arrivo della primavera, nel giardino pubblico Madre Teresa di Calcutta (corso Vercelli 10-14, quartiere Aurora) YEPP Porta Palazzo porta una ventata di sport e di novità.

Da marzo a giugno, ogni secondo sabato del mese dalle 15 alle 19, ragazze e ragazzi del quartiere dai 15 anni in su avranno la possibilità di cimentarsi in una serie di attività sportive all’aria aperta: calcio a 3, volano, pallavolo, basket a 3, allenamenti di longboard e calisthenics. Gli animatori e istruttori delle attività saranno gli operatori e i ragazzi e le ragazze attivi in YEPP Porta Palazzo, promotori stessi dell’iniziativa. Ad alcuni degli eventi parteciperanno anche le associazioni che promuovono il progetto “I luoghi del bello”, finanziato da Lavazza, con cui YEPP Porta Palazzo collabora.

 

Tra metà aprile e metà maggio, in data ancora da definire, farà tappa al giardino anche il Torino Street, torneo sportivo organizzato nei luoghi di aggregazione giovanile dal Tavolo delle Educative di Strada del Comune di Torino.

 

Un presidio sociale contro il degrado

Il giardino pubblico Madre Teresa di Calcutta, conosciuto alle cronache locali per essere teatro di spaccio, degrado e microcriminalità, è al centro di un lavoro di riqualificazione da parte della Città di Torino, tramite il Tavolo Aurora, e delle realtà e associazioni presenti nel quartiere. L’iniziativa di YEPP Porta Palazzo si inserisce dunque in questo contesto virtuoso in cui istituzioni, imprese e terzo settore creano sinergie per rendere ancora più incisiva la rivitalizzazione dello spazio pubblico.

 

“In un luogo come il giardino Madre Teresa di Calcutta, caratterizzato da ampi fenomeni di degrado, noi pensiamo si possa rispondere con un presidio sociale del territorio e con iniziative che sappiano favorire e rafforzare pratiche di utilizzo positivo dello spazio pubblico da parte dei giovani e delle loro famiglie” dichiara Ivano Casalegno, tutor dell’Associazione Arteria onlus, responsabile dell’attuazione di YEPP Porta Palazzo.

 

Della stessa opinione è Isabella Brossa, coordinatrice locale di YEPP Porta Palazzo, che aggiunge: “Ci sono molti modi per intendere e costruire sicurezza, per rendere lo spazio pubblico bene comune. YEPP Porta Palazzo sceglie di abitarlo,  di riempirlo dell’entusiasmo dei ragazzi e delle loro passioni”.

 

Andrea Silvestri, uno dei giovani di YEPP Porta Palazzo che hanno il compito di animare i week-end sportivi commenta: “Valuto molto positivamente la nostra presenza ad Aurora, perché porta fattori di cambiamento che spezzano la nebbia di paura nei confronti di certi quartieri della città. Le paure sono fondate, la microcriminalità è una realtà, ma noi non vogliamo combattere i problemi sociali con le telecamere, le guardie e le cancellate bensì con movimenti per l’inclusione sociale”.

DYBALA REGALA ALLA JUVE LA VITTORIA

LAZIO JUVENTUS 0-1

E’ stato Paulo Dybala al 93′ a portare la Juventus alla insperata vittoria  all’Olimpico contro la Lazio. La squadra di Allegri ha perduto una prima occasione con  Mandzukic nel primo tempo, poi una ripresa incolore, finchè  Dybala in area ha battuto Strakosha.  “Un gol importante per la squadra e per la mia fiducia  per continuare a lavorare e fare sempre meglio per  i miei compagni”, ha detto il calciatore bianconero. “Ho fatto i miei complimenti alla squadra, le gare sono decise dagli episodi e quelli di oggi  ci sono stati sfavorevoli”. Così l’allenatore della Lazio, Simone Inzaghi.

Giada Russo premiata dal CONI come “atleta piemontese dell’anno”

Giovedì 1 marzo, in occasione dell’inaugurazione dell’anno sportivo, è stato consegnato il premio “atleta piemontese dell’anno” del CONI alla pattinatrice due volte campionessa italiana 2015 e 2016, Giada Russo, reduce dall’esperienza che l’ha vista impegnata alle Olimpiadi di PyeongChang 2018.

Si tratta di un riconoscimento che viene assegnato agli atleti che si sono distinti nella propria disciplina. “Sono molto felice ed emozionata per questo riconoscimento che arriva al termine di una stagione ricca di soddisfazioni e al mio ritorno dall’esperienza olimpica” ha affermato Giada Russo.

Claudia Masoero, allenatrice della Russo e Presidente dell’Ice Club Torino ha dichiarato:“Stiamo vivendo momenti intensi e ricchi di successi   e questo premio rappresenta per Giada e per tutti noi un altro risultato importante. Il mio pensiero va a mio padre, Franco Masoero, che ha fondato e guidato l’Ice Club Torino e il mio ringraziamento speciale va agli allenatori e alle allenatrici che condividono con me lavoro, passioni e impegno”.

 

Barbara Castellaro

 

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Lucrezia Beccari dell’Ice Club Torino parteciperà ai Mondiali junior di Sofia

Lucrezia Beccari, campionessa italiana junior di pattinaggio artistico, ha ricevuto dalla Federazione Italiana Sport Ghiaccio la prestigiosa convocazione per i Mondiali junior 2018 che si svolgeranno a Sofia dal 5 all’11 marzo 2018. La pattinatrice piemontese veste i colori dell’Ice Club Torino Asd, società diretta da Claudia Masoero. Lucrezia Beccari, classe 2003, si è fatta notare a livello internazionale per le doti tecniche e interpretative, e si è imposta in importanti gare nazionali e internazionali, tra le quali l’ISU Merano Cup e l’ISU Skate Helena 2018 di Belgrado. Nel corso della stagione, ha conquistato il terzo posto nel ranking nazionale, alle spalle di Carolina Kostner e della compagna di squadra Giada Russo. La Beccari è allenata da Edoardo De Bernardis e presenterà sul ghiaccio di Sofia un programma corto sulle musiche di “Alien” e un programma lungo sulle colonne sonore di “Schlinder’s List” di Spielberg, entrambi coreografati dallo stesso De Bernardis. “Lucrezia – ha dichiarato Edoardo De Bernardisè molto soddisfatta per la convocazione ai Mondiali. In queste settimane abbiamo intensificato gli allenamenti per perfezionare il suo bagaglio tecnico ed artistico. Sono sicuro che a Sofia ce la metterà tutta per ben figurare. La sua convocazione è un’ulteriore successo per l’Ice Club Torino che, in questi mesi, ha partecipato al circuito di Grand Prix junior, agli Europei, alle Olimpiadi e ora anche ai Mondiali Junior.”

 

Barbara Castellaro

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BUON COMPLEANNO DINO

La prima volta che guardai una partita di calcio in televisione Zoff era già là a difendere la porta. Per me era come se l’avesse difesa da sempre. Correva il 1973, mese di giugno, avevo otto anni, finale di Coppa Italia Juventus – Milan. C’erano i nonni quella sera e la mamma mi fece abbassare il volume del televisore, probabilmente infastidita dalla voce stentorea di Nando Martellini. Seguii l’incontro per poco più di un tempo, poi dovetti andare a dormire – presto, come le consuetudini imponevano ai bravi bambini. Per la cronaca: terminati 1 a 1 i tempi regolamentari, la Coppa fu assegnata ai rigori e vinse il Milan. Dino Zoff, dicevo. Ricordo ancora a memoria (giuro!) la formazione della Juventus stagione 1973-74: Zoff, Spinosi, Marchetti; Furino, Morini, Salvadore; Causio, Cuccureddu, Anastasi, Capello, Bettega. Trascorrevo le domeniche accovacciato sul tappeto della mia stanza per ascoltare alla radio Tutto il calcio minuto per minuto. Zoff rappresentava già una specie di archetipo. Prima di lui, con il numero uno sulle spalle, nomi biblici che per i ragazzini del tempo non significavano nulla: Combi, Sentimenti IV, Mattrel, Carmignani. All’epoca aveva sui trent’anni, me lo raffiguravo come un anziano sapiente e infallibile. Quei pochi gol che prendeva potevano essere solo colpa del Fato.

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Altra formazione, la Juventus 1976-77: la prima allenata da Giovanni Trapattoni. Zoff, Gentile, Cuccureddu; Furino, Morini, Scirea; Causio, Tardelli, Boninsegna, Benetti, Bettega. La Juventus dei 51 punti (su 60 a disposizione), vincente di un’incollatura sul Torino dopo un campionato elettrizzante, aperto fino all’ultima giornata. La Juventus che conquistò contro i baschi dell’Athletic Bilbao il suo primo trofeo internazionale, la Coppa UEFA. Zoff l’eroe eponimo. Il ’78 fu l’anno dello scudetto-bis, del quarto posto dell’Italia ai Mondiali in Argentina (sciorinando però il miglior gioco in assoluto) e dei quarti di finale della Coppa Campioni: quelli in cui Zoff parò tre rigori ai lancieri dell’Ajax. A trentasei anni si trovava al culmine della carriera, sebbene qualcuno cominciasse a malignare sull’età. Vecchio? Aiace Telamonio non poteva essere vecchio. Un mito, piuttosto. Il mito continuò a difendere imperterrito la porta della Juventus e della Nazionale con parate prodigiose. Cominciai ad andare allo stadio e vederlo dal vivo, infondeva nei tifosi un senso di sicurezza come se la porta fosse sprangata. Lui dietro e Scirea subito davanti. Risultato in cassaforte. La formazione della Nazionale Campione del Mondo 1982 è una litania mandata a mente in saecula saeculorum: Zoff, Gentile, Cabrini; Bergomi, Collovati, Scirea. Conti, Tardelli, Rossi, Antognoni, Graziani. Il miracolo di Zoff contro il Brasile (colpo di testa di Oscar bloccato sulla linea) vale come i sei gol di Pablito Rossi capocannoniere. San Dino. E la Juventus 1982-83 è un rosario da sgranare con gli occhi: Zoff, Gentile, Cabrini; Bonini, Brio, Scirea; Briaschi, Tardelli, Rossi, Platini, Boniek. La finale di Coppa Campioni persa malamente contro l’Amburgo resta tuttavia un ricordo amaro. Zoff in ginocchio dopo il gol di Magath, il simbolo dell’avvenuta capitolazione, l’ultimo con la maglia bianconera. Un giorno di maggio 1983 dopo Svezia – Italia 2-0, che se non ci fosse stato lui sarebbe terminata con una goleada, Zoff il taciturno convoca una conferenza stampa per prendere congedo.

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All’annuncio, mi sentii improvvisamente orfano. Sembrava impossibile che, un giorno, la formazione della Juventus sarebbe cominciata con un nome diverso dal suo. In quel momento, forse per la prima volta, ebbi la consapevolezza che la vita procede per cicli: ad un certo punto subentra una privazione con la quale dobbiamo fare necessariamente i conti. Tra poco la storia si ripeterà con Gigi Buffon. Gli adolescenti nati quando lui difendeva già la porta della Juventus proveranno un tuffo al cuore nel vedere un altro portiere prendere posizione tra i pali al posto suo. E non per un semplice avvicendamento o sostituzione durante il gioco. Il nome di Dino Zoff rimane scolpito nella memoria, non solamente sportiva. Un atleta fuoriclasse, un vero numero uno, equilibrato, sereno, misurato nello stile. Aveva un gran senso della porta, della posizione, le sue parate erano essenziali, mai inutilmente plateali. Trasmetteva fiducia, ai compagni e ai tifosi accalcati sugli spalti o davanti al televisore. Ma la sua leggenda nasce, ancor più che dal palmarès impareggiabile, dai comportamenti fuori dal campo. Concedeva alla stampa poche parole eppure chiare, schiette, senza farsi coinvolgere dalle polemiche. Un uomo vero, di spessore, dal carattere forte, provvisto di una straordinaria forza morale. Lo sport può insegnarci molto, soprattutto la giusta mentalità per affrontare l’esistenza. Dino Zoff resta in questo senso un esempio tra i più fulgidi.

 

Paolo Maria Iraldi

Le medaglie degli arcieri piemontesi

Si è concluso a Rimini il 35° Campionato Italiano Indoor, alla presenza del nuovo Direttore Tecnico Mauro Berruto. Di seguito tutte le medaglie – assolute e di classe, individuali e a squadre – conquistate dagli arcieri e dalle società piemontesi

Medaglie assolute piemontesi dei Campionati Italiani Indoor

– Tatiana Andreoli (Iuvenilia) 1° arco olimpico

In finale Tatiana ha sconfitto Laura Baldelli (Arcieri Augusta Perusia) allo shoot off (6-5 10-8). In semifinale aveva battuto 6-2 Claudia Mandia (Fiamme Azzurre), ai quarti 6-2 Ilaria Calloni (CAM – Arcieri Monica), agli ottavi 7-3 Jessica Tomasi (Aeronautica Militare). Al termine delle 60 frecce di qualifica aveva conquistato il titolo di classe Junior con 578 punti. Si tratta del suo primo titolo tricolore assoluto in carriera.

– Iuvenilia (Luca Melotto, Marco Morello, Amedeo Tonelli) 1° arco olimpico M

In finale il trio della Iuvenilia (e Aeronautica Militare) ha battuto allo shoot off (5-4 28*-28) gli Arcieri Torrevecchia (Caruso, Mandia, Molfese). In semifinale aveva piegato 6-0 gli Arcieri Città di Terni (Angeli Felicioni, Santi, Sparnaccini), ai quarti allo shoot off (5-4 30-29) il Castenaso Archery Team (Bonatti, Fubiani, Musolesi). Bronzo per l’Associazione Nazionale Polizia sezione Arcieri (Fissore, Palazzi, Ralli), a segno 5-3 nella finale per il terzo posto sugli Arcieri Città di Terni. Da segnalare la presenza in formazione del fossanese Matteo Fissore.

– Iuvenilia (Tatiana Andreoli, Aiko Rolando, Gloria Trapani) 1° arco olimpico F

In finale le torinesi della Iuvenilia (e Aeronautica Militare) hanno superato 5-3 gli Arcieri Torrevecchia (Mandia, Rebagliati, Romoli). In semifinale avevano sconfitto 6-0 il Castenaso Archery Team (Bettinelli, Di Pasquale, Franceschelli), ai quarti allo shoot off (5-4 28-27) la Compagnia d’Archi (Bergna, Giaccheri, Longo).

– Arcieri delle Alpi (Irene Franchini, Alessia Foglio, Chiara Marinetto) 3° compound F

Nella finale per il bronzo la formazione degli Arcieri delle Alpi ha vinto 230-226 contro gli Arcieri Montalcino (Lanchini, Santarelli, Tonioli). In semifinale aveva perso allo shoot off (221-221 27*-27) contro la Maremmana (Cristiano, Romboli, Sarti), ai quarti aveva battuto 223-221 gli Arcieri del Torresin (Bazzichetto, Dal Pozzo, Lorenzon)

Di seguito tutte le medaglie di classe piemontesi dei Campionati Italiani Indoor

– Amedeo Tonelli (Aeronautica Militare/Iuvenilia) 1° arco olimpico Senior 589

– Pietro Castelli (Vercelli Archery Team) 1° arco olimpico Master 566

– Tatiana Andreoli (Iuvenilia) 1° arco olimpico Junior 578

– Aiko Rolando (Iuvenilia) 1° arco olimpico Allievi 571

– Alex Boggiatto (Ar.Co. Arcieri Collegno) 1° compound Junior 583

– Ferruccio Berti (Arcieri Volpiano) 1° arco nudo Senior 542

– Gianlorenzo Soldi (Arcieri Varian) 1° arco nudo Ragazzi 471

– Iuvenilia (Tonelli, Morello, Melotto) 1° arco olimpico Senior M 1736

– Arcieri delle Alpi (Franchini, Foglio, Marinetto) 1° compound Senior F 1722

– Irene Franchini (Fiamme Azzurre/Arcieri delle Alpi) 2° compound Senior 583

– Iuvenilia (Rolando, Aloisi, Andreasi) 2° arco olimpico Allievi F 1615

– Arcieri Alpignano (Tosco, Quintano, Ternavasio) 2° compound Master M 1713

– Arcieri Volpiano (Passiatore, Coppo, De Rinaldis) 2° arco nudo Senior F 1465

– Alessia Foglio (Arcieri delle Alpi) 3° compound Senior 578

– Edoardo Feliciello (Arcieri Alpignano) 3° arco nudo Ragazzi 453

– Iuvenilia (Riva, Paoli e Depaoli) 3° arco olimpico Junior M 1650

– Sentiero Selvaggio (Coppola, Liuzzi, Cammilleri) 3° arco olimpico Allievi M 1639

Da segnalare infine il terzo posto dell’Associazione Nazionale Polizia Sezione Arcieri (Fissore, Palazzi, Ralli) nell’arco olimpico, con 1700 punti e con il fossanese Matteo Fissore in formazion

Paralimpiadi 2018: DiscesaLiberi vola in Corea con Paolo Priolo

A poche ore dalla Cerimonia di chiusura dei XXIII Giochi Olimpici Invernali di Pyeongchang, l’attenzione si sposta sulle Paralimpiadi ormai alle porte e sui 26 azzurri che rappresenteranno l’Italia dal 9 al 18 marzo, in quattro diverse discipline: para ice hockey, snowboard, sci alpino e sci nordico.

Fra questi, a caccia di medaglie e forti emozioni, partirà a breve per la Corea l’atleta tesserato per DiscesaLiberi Paolo Priolo. Classe 1985, l’atleta astigiano che ha debuttato in Nazionale nel 2014 parteciperà alle gare di snowboard portando con sé l’associazione cuneese che da anni supporta i disabili nella pratica dello sci ed è operativa nel Comprensorio del Mondole Ski, in particolare a Prato Nevoso.

Qui di seguito l’intervista che l’atleta ha rilasciato a pochi giorni dalla partenza, entusiasta per l’avventura che lo attende

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Come hai conosciuto DiscesaLiberi e cosa rappresenta oggi l’associazione a cui appartieni?

Ho conosciuto DiscesaLiberi grazie a Matteo Conterno, campione di snowboard ipovedente già iscritto con cui sono venuto a contatto frequentando la squadra della F.I.S.I.P. (Federazione Italiana Sport Invernali Paralimpici); mi ha invitato ad iscrivermi e l’idea di affiliarmi ad una piccola associazione mi è sembrata ottima. Se poi nelle vesti di atleta paralimpico ho l’opportunità di dare visibilità a DiscesaLiberi, supportandola nel raggiungere il suo obiettivo, che è quello di aiutare il più possibile i disabili a sciare, a farli uscire di casa e a regalar loro grandi emozioni sulle piste, beh…posso dire di aver già conquistato una medaglia!

“Siamo estremamente orgogliosi e contenti per Paolo e per l’avventura che intraprenderà in Corea” – si inserisce Lorenzo Repetto, presidente di DiscesaLiberi – “tutti noi saremo con lui a Pyeongchang con la mente e con il cuore”.

Hai dichiarato che uno dei tuoi sogni sarebbe raggiungere la cima del Monte Everest e da questo traspare una passione che va al di là dello sport che pratichi: cos’è per te la montagna?

Beh, la cima dell’Everest è ancora una meta per pochi e come tale un sogno esclusivo che rimane per ora riservato ad un numero molto ridotto di persone, ma la montagna mi trasmette un forte senso di libertà e la sensazione di non avere limiti o confini. Mi piacerebbe poterci andare tutte le domeniche, per me la montagna è vacanza; per il 70% è sinonimo di neve, per il 30% di spazi verdi: un giro d’estate sulla neve è basilare per me, e quando non c’è mi piace andare in mountain bike, nonostante l’impegno che richiede con una mano sola.

A cosa pensi subito prima di lanciarti con lo snowboard e qual è la sensazione che provi un secondo dopo aver concluso la pista?

Prima di partire penso all’esecuzione della prima parte del percorso di gara: è fondamentale che la mente sia proiettata in avanti e sappia cosa fare in modo automatico. A fine pista dipende…da come ci arrivo! Il primo pensiero va subito a cosa ho sbagliato e a come potrò migliorare al giro successivo, se sono in batteria, o a dove ho sbagliato e a come potrò migliorare nella prossima gara, se sono in finale. Nelle lunghe pause mi piace ascoltare la musica per distrarmi, ma poco prima della partenza sono concentrato sul visualizzare cosa devo fare: controllo la maschera, sistemo i pantaloni e tutto il resto e poi…via!

Quando hai realizzato che la perdita del braccio non comportasse la perdita di tutti i tuoi obiettivi e di tutti i tuoi sogni?

Non c’è stato un momento preciso. Ho trascorso 100 giorni esatti in ospedale con l’ansia di poter andare a casa. Sono sempre stato cosciente e il primo mese non mi sono reso conto di cosa fosse successo. Ho pensato che l’auto con il cambio automatico non l’avrei voluta (sono nato il 28 agosto 1985 e il 28 agosto 2003 ho avuto l’incidente, proprio quando avrei potuto prendere la tanto agognata patente!) e ci sono stati giorni in cui avrei voluto farla finita, ma i genitori, i parenti e gli amici mi hanno spronato ad andare avanti e a non mollare mai. Persone da cui non me lo sarei aspettato mi sono state molto vicine, altre da cui me lo aspettavo non lo hanno fatto, ma ho comunque ricevuto tanto affetto e tanta forza che mi hanno fatto desistere dal mio proposito. Giorno dopo giorno le persone che avevo al mio fianco mi hanno fatto capire che non c’erano problemi a fare ciò che volevo, anche senza un braccio, e scoprire come fare qualcosa è diventata sempre di più una sfida per me, anche attraverso le mie passioni per la meccanica e i lavori manuali. Mi dicevo “Voglio fare questo, come posso arrivarci?”, e trovare il giusto modo diventava l’obiettivo. I miei amici andavano sullo snowboard? Per me era di certo una sfida, ma l’ho fatto. Ho cominciato a sfidare i miei limiti e ogni volta che ci riuscivo finivo per scoprire una passione. Per me la delusione non ha mai coinciso con la frustrazione; per questo condivido la filosofia di DiscesaLiberi e mi piace contribuire a far sì che i disabili escano di casa e facciano sport.

A proposito di casa, cosa ti piace fare nel tempo libero?

Negli ultimi due anni il tempo libero non è molto, ma oltre allo snowboard mi piace coltivare le nocciole “tonda gentile” che mi ha lasciato mio padre, scomparso due anni e mezzo fa, o fare grigliate con gli amici in stile “musica, carne e birra”. Se non c’è nulla da fare poi mi invento qualcosa!

Il tuo motto è “Nulla è impossibile, se lo si desidera lo si raggiunge”: questo ti porta a coltivare grandi progetti o a vivere giorno per giorno?

Entrambe le cose. Ogni tanto mi pongo obiettivi a lungo termine, ma prima o poi ci arrivo, mi rendo conto che la mia mente ci lavora inconsciamente, anche se quei progetti sembrano messi da parte. Vivo anche giorno per giorno, però, perché del domani non v’è certezza! Non spreco l’oggi insomma, ma non rinuncio neanche ai grandi progetti, senza spaventarmi quando a volte capita di non riuscire a concretizzarli.

Lo sport è stato la chiave di volta per reagire all’incidente o lo hai sempre amato?

Prima dell’incidente non praticavo sport e non lo seguivo, se non un po’ di motori. Di certo è stato un elemento di reazione e soprattutto negli ultimi anni mi ha dato popolarità ma quella sera in cui con gli amici si è detto “andiamo a provare lo snowboard” e ci sono riuscito, beh per me è stata una prima sfida vinta!

Qual è il difetto che meno sopporti e la qualità che invece più apprezzi?

Non sopporto la noncuranza di un bene altrui, sia mio o degli altri; la mancanza di rispetto mi infastidisce ancor più della maleducazione verbale. La qualità che apprezzo maggiormente è l’onestà, cerco di averla sempre anche se mi rendo conto che a volte si racconti qualche bugia a fin di bene. A proposito del rapportarsi agli altri, confesso che gli anni nella squadra paralimpica nazionale sono stati molto belli ed importanti per me, perché mi hanno insegnato anche come coltivare al meglio le relazioni; sono figlio unico e prima di praticare sport a livello agonistico avevo avuto poche occasioni di socializzare con gli altri.

Con cosa spaventi le tue paure ogni volta che affiorano?

Le sfido, facendo quello che mi fa paura: ho paura di un salto? Vado a saltare!

C’è qualcosa che uno sportivo non dovrebbe mai pensare e qualcosa che, invece, non dovrebbe mai dimenticare?

Non deve mai pensare di perdere o di sbagliare, per vincere bisogna vedersi vincere. Compatibilmente con la situazione e il contesto in cui ci si trova, non bisogna mai arrendersi né dimenticare le gioie e le soddisfazioni che lo sport ti ha regalato, così da non smettere e andare avanti.

L’intervista a Paolo si è conclusa qui, ma avrebbe potuto andare avanti per ore. Consapevole che la sua esperienza può essere di aiuto ai disabili, l’atleta della nostra nazionale è contento nel parlare del suo vissuto e di quanto lo sport lo abbia aiutato a reagire, regalandogli emozioni che neanche immaginava.

 

Mazzarri ai Granata: “Non dovrà più capitare”

VERONA TORINO 2-1

Delusione e durezza nelle parole di Walter Mazzarri dopo la sconfitta del Toro a Verona: “Abbiamo sbagliato l’approccio, non ci era mai capitato. E non dovrà più capitare perché io lavoro per migliorare la  squadra e si sapevano  i pericoli di questa partita. Ma non riesco a essere ancora allarmato: sino al derby avevamo fatto quello che dovevamo”.