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L’omaggio all’Olocausto di Lucrezia Beccari scioglie il ghiaccio di Minsk

Nella tappa Grand Prix junior di Minks (Bielorussia) si conferma ancora una volta il talento della tredicenne azzurra Lucrezia Beccari che, tredicesima dopo il programma corto, ha incantato giudici, pubblico e commentatori, nel programma lungo, con la sua personalissima interpretazione delle musiche di Schindler’s List, l’omaggio di un angelo ai tanti angeli vittime dell’Olocausto.

Lucrezia Beccari, pattinatrice di Rivoli, veste i colori dell’Ice Club Torino diretto da Claudia Masoero, ed è allenata e coreografata da Edoardo De Bernardis. Nel programma lungo di Minks ha ottenuto un punteggio di 93,47 punti (49,68 di tecnico, 43,79 per i components) e ha conquistato uno splendido 7o posto dietro alle pattinatrici dell’armata russa e alle rappresentanti del Sol Levante, uno storico risultato nella gara che l’ha vista esordire nel panorama internazionale.

Eterea, lieve, affascinante, la Beccari ha dimostrato grande maturità e doti interpretative fuori dal comune, pattinando come se la musica fosse parte di lei ed è riuscita a regalare emozioni uniche, creando un rapporto empatico con chi la stava guardando.

Il pattinaggio della tredicenne piemontese non può lasciare indifferenti, ma travolge, conquista e commuove, proviene dalle profondità della sua anima ed è destinato ad incantare ed incatenare altre anime. Lucrezia Beccari possiede un raro dono, quello di parlare attraverso il volto, attraverso i gesti e sembra raccontare sul ghiaccio, ogni volta che pattina, una storia che va dritta al cuore di chi la sta guardando. Attendiamo le prossime gare per emozionarci ancora per lei e con lei, con questa bellissima ragazzina che, come il Piccolo Principe di Antoine de Saint Exupery, sembra possedere un segreto, quello di vedere attraverso il cuore.

Barbara Castellaro

 

 

FIAT TORINO BASKET VS OLIMPIA LUBIANA: LA PARTITA DALLA CURVA

La partita di ieri sera era una partita amichevole e nessuno che sia sano di mente si turba eccessivamente del risultato in sé (85-79 per gli sloveni), dato che in tempi antichi…le partite amichevoli nel basket si giocavano a “minuti” di durata e nessuno (o quasi) teneva conto del punteggio

 In quest’epoca molto più commerciale e visibile rispetto al passato anche le amichevoli raggiungono un tono tecnico più elevato anche nei confronti di un eventuale risultato. La mia impressione è comunque largamente positiva. La squadra non ha potuto disputare la partita al completo e, come dice Simone dei Rude Boys “Tenendo conto di Patterson e Sasha fuori, non male direi. Ancora molto da amalgamare ma squadra ben costruita secondo me. Bene Iannuzzi e Okeke che ha acquisito una maturità ed una presenza veramente notevole. Il ragazzo avrà futuro assicurato.” Effettivamente il giovanissimo David Okeke ha avuto un enorme pregio ieri sera in campo: nessuno si è accorto che avesse diciotto anni o fosse un quasi esordiente: era uno dei dieci in campo, senza se e senza ma; un giocatore pronto per giocare come qualunque altro senza timori reverenziali né paura. L’effetto Donkic potrebbe rivelarsi salutare per tanti giovani che hanno talento e David ne ha tanto e forse il prossimo talento NBA (anche se speriamo resti molto a Torino) non è lontano dal Ruffini.

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Secondo Paolo, tifoso gialloblu del settore giallo centrale, un piccolo limite è quello del settore lunghi dove sembriamo essere un po’ “corti”, dove forse Mbakwe non può giocare da solo e pur se non sembra essere 2.07 di altezza la sua presenza è fortemente “ingombrante” grazie alla potenza di cui dispone. Secondo me Iannuzzi è il nostro pivot del futuro se solo volesse… Ha fisico, mano e testa per giocare: forse gli manca la necessaria “rudezza” per fare il salto di qualità che può effettuare ma ha al fianco atleti che lo potranno spronare al meglio. PS: è forse l’unico vero pivot italiano giovane del futuro, è possibile che la nazionale debba necessariamente pensare a lui nell’immediato. Per il resto Sabrina dalla curva dice: “Una buona prova, tutto sommato. Considerato l’ottimo livello degli avversari abbiamo tenuto bene il campo. Si può migliorare sicuramente viste le assenze determinante nei ruoli chiave dei tiratori. E Iannuzzi è positivo vista la sua presenza costante ma quasi invisibile in campo. Se alzerà il livello di intensità potrà essere un’arma in più. Bene Jones, solido e con un’aottima intensità di gioco e anche Garrett, imprevedibile nei suoi movimenti. Inoltre sono molto felice di aver rivisto Washington qui al Ruffini, in piena forma e pronto a ripartire”. Effettivamente, a mio parere, Diante Garrett ha uno dei palleggi più belli visti sul parquet di Torino.

 

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Se farete caso la prossima volta che lo vedrete giocare vi accorgerete che oltre a non guardare mai la palla la sua testa i suoi occhi le sue gambe sono sempre pronti a scattare e il suo movimento è veloce e imprevedibile: l’avversario non sa come difendere se guardando lui o la palla, ma se sceglie uno dei due Diante lo batte sull’altro con un primo passo associato ad un cambio di mano unico nel suo genere per poi concludere o effettuare un assist ad un compagno dopo aver creato scompiglio nella difesa. Al momento non sempre riesce a non andare fuori giri… e la sua presenza fisica forse sarà un limite con avversari più duri e spigolosi, ma il talento è eccezionale. Detto di quasi tutti, non ci rimangono che capitan Poeta, buono in attacco e un po’ sofferente in difesa dove soprattutto Battle ha imperversato in maniera eccezionale; Mazzola con un lavoro svolto da buon co-protagonista anche se di lui sappiamo che ha diverse altre armi da presentare nel futuro. In generale la squadra diretta da coach Luca Banchi (buona l’accoglienza del Ruffini al suo debutto casalingo al suo apparire all’ingresso degli spogliatoi acclamato dallo speaker) ha giocato bene, pur dovendo soffrire una ottima qualità dell’Olimpia Lubiana; non si è avuta l’impressione di una squadra più debole, anzi, piuttosto di una squadra ordinata che più che al punteggio cercasse di comunicare al suo interno, e il percorso intrapreso sembra buono. Speriamo in buone news dall’infermeria perché questa Fiat Torino potrebbe togliersi e far togliere ai tifosi dei colori gialloblù diverse soddisfazioni.

 

Paolo Michieletto

 

Alla Juve basta Mandzukic, 1-0 alla Fiorentina

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di Claudio Benedetto

La Juve innesta la quinta, nel senso di vittoria, consecutiva ma certo che il bel gioco è ancora un’altra cosa! Contro la Fiorentina basta un gol di Mandzukic al 52′ minuto su cross di Cuadrado e qualche altra fiammata per legittimare la quinta vittoria e il primato a punteggio pieno insieme al Napoli che nel frattempo all’Olimpico di Roma liquidava, lui sì con bel gioco spumeggiante, la Lazio, la squadra che pareva più in forma fino a ieri. Ma torniamo alla partita di stasera all’Allianz.

La Juve si presenta con una formazione inedita: Szczesny in porta, Sturaro terzino “inventato ad hoc” con Rugani e Barzagli centrali, Bentancur dentro per Pjanic con Matuidi che prova a costruire il gioco. Citazione di merito proprio per il giovane uruguaiano Rodrigo Bentancur, 20 anni, ultimo arrivato in casa bianconera, ebbene… sempre testa alta, gran visione di gioco, molto forte palla al piede, personalità da vendere, ben integrato e inquadrato negli schemi della squadra, personalmente penso che di lui si parlerà molto in futuro, davvero una bella sorpresa, ora tanti tifosi e commentatori scettici capiranno perché Allegri non ha voluto altri centrocampisti in rosa, bel 7 in pagella al ragazzo e anche a chi ha creduto in lui!

Stasera, per chiudere, c’è solo da dire che la Juve, pur rischiando poco contro una Fiorentina ordinata ma poco incisiva, è stata un po’ imprecisa e persino svogliata, Higuain è apparso ancora giù di fase e Dybala un po’ più sperso del solito, mentre qualche segnale positivo è arrivato dalla difesa dove il solito Barzagli detta ancora una volta legge… sabato per il derby, contro il Torino spettacolare di questo inizio di stagione, ci aspettiamo tutti un po’ più di attenzione e anche quel bel gioco che il modulo con i quattro attaccanti dovrebbe garantire in ogni partita.

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IL POLITECNICO DI TORINO IN BICI A PIU’ DI 120 CHILOMETRI ALL’ORA

 

Il Team studentesco Policumbent sul secondo gradino del podio in Nevada per la World Human Powered Speed Challenge 2017

 

Ancora una volta un prototipo italiano riesce sfrecciare oltre i 120 km/h nella competizione di velocità a pedali che vede sfidarsi team provenienti da tutto il mondo: la World Human Powered Speed Challenge 2017. Una sfida al contempo ingegneristica e sportiva che il Team del Politecnico di Torino Policumbent affronta per il terzo anno consecutivo e nella quale ha conquistato quest’anno il secondo posto sia nella categoria dei team universitari che in quella assoluta maschile.

 

La competizione, ormai alla diciottesima edizione, si è svolta dall’11 al 16 settembre a Battle Mountain, cittadina statunitense del Nevada settentrionale, sulla State Route R305: un rettilineo in pieno deserto dove pressione e temperatura sono ideali per testare queste tipologie di veicoli.

 

Sotto la guida del ciclista e capo progetto Andrea Gallo e del Responsabile Tecnico Paolo Baldissera, il nuovo prototipo di bicicletta reclinata è riuscito anche quest’anno a conquistare un risultato di tutto rispetto, toccando la velocità di 122,32 km/h. Un lungo lavoro di progettazione e minuzioso studio dei dettagli ha permesso di realizzare un prototipo efficientissimo, capace di superare i 120 km/h con meno di un cavallo di potenza complessiva, senza l’ausilio di alcun motore.

 

Il prototipo TAURUS, nome ispirato alla città natale del Team, ha ricevuto apprezzamenti dai competitor più esperti per le soluzioni innovative presentate: una carena in composito a bassissima resistenza aerodinamica ed una trasmissione innovativa a cassetta pignoni traslante brevettata da alcuni membri del Team.

 

Andrea Gallo, protetto dalla carena tricolore, ha agevolmente superato le fasi di qualificazione tagliando il traguardo a 105 km/h contro i 95 richiesti. Nonostante il maltempo che ha caratterizzato buona parte della settimana, Gallo ha poi progressivamente migliorato le sue prestazioni fino alla velocità di 122,32 km/h guadagnandosi così ancora una volta un posto fra gli uomini più veloci del pianeta.

 

Obiettivi del Team restano il record europeo e mondiale, che non erano alla portata in questa edizione sia per le condizioni meteo non favorevoli, sia per la necessità di affinare e testare ulteriormente il mezzo appena creato. L’incremento ottenuto con il veicolo precedente, PulsaR, era stato del 10% circa dall’esordio del 2015 al successivo record del 2016: da questa prospettiva, il risultato ottenuto quest’anno con Taurus, in condizioni non ottimali, rappresenta un primo passo verso gli obiettivi della squadra studentesca.

 

Il Team sta rientrando dagli USA ed esporrà Taurus al pubblico in occasione della Notte dei ricercatori il 29 settembre a Torino, mentre PulsaR sarà in esposizione dal 22 al 24 settembre allo Spin Cycling Festival di Roma.

 

Basket, Fiat Auxilium Torino riparte con passione

La pallacanestro torinese è in serie A con Fiat Auxilium Torino. Salvezza conquistata a fatica e mancato accesso ai playoff, ed ora ci  si prepara al salto di qualità, con gli impegni in campionato che si altereranno a quelli in Eurocup, con la wild card ottenuta dopo una assenza di trent’anni. “Lo slogan di quest’anno è ‘Salto di qualità’ -dice  all’ansa Antonio Forni, presidente dell’Auxilium – del roster, dello staff, degli obiettivi. La stagione ci vedrà protagonisti sia in campionato che in coppa”. Fiat Torino è in campo stasera, al PalaRuffini, in amichevole contro l’Olimpia Lubiana.

SCUDETTO SFIORATO: IL GSPM TORINO È VICECAMPIONE ITALIANO ASPMI DI CICLISMO

Sul tracciato di Milano gli atleti sabaudi conquistano il secondo posto nella classifica a squadre, fermandosi a soli due punti dai padroni di casa. Sugli scudi Barbara Batel, medaglia d’oro nella competizione femminile, e Sergio Uberti, tricolore di categoria

Un argento dai riflessi aurei: la spedizione in landa meneghina della sezione ciclistica del Gruppo Sportivo Polizia Municipale di Torino si è conclusa con un brillante secondo posto, conquistato in occasione del campionato italiano ASPMI svoltosi contestualmente alla Gran Fondo internazionale di Milano, competizione al debutto assoluto nel panorama sportivo lombardo.

Un risultato estremamente positivo per la compagine sabauda, che si è inchinata ai padroni di casa per soli due punti (per la cronaca, la corsa è stata vinta da Daniele Seghi, di Sesto Fiorentino, classificatosi dodicesimo assoluto nella Gran Fondo), raccogliendo piazzamenti di immenso prestigio, come quelli di Barbara Batel, medaglia d’oro nella gara femminile, e di Sergio Uberti, tricolore nella categoria Master 7.

Degne di menzione anche le performance di Alessandro D’Azzeo e Giuseppe Bartone (secondo e terzo nella categoria Master 3), di Andrea Bologna e Adriano Petti (argento e bronzo nella categoria Master 4) e di Maurizio Villata (terzo nella categoria Master 7).

Una prestazione complessiva che migliora quella fornita a Pesaro nel 2016, quando i torinesi si inchinarono a Castelfiorentino e a Milano. «Siamo stati graziati dalla pioggia che fino a poche ore prima del via ha imperversato sul capoluogo lombardo – commenta raggiante Andrea Bologna, responsabile del team ciclistico del sodalizio gialloblù –. La lunghezza del percorso era di 105 chilometri, con circa 1000 metri di dislivello. Abbiamo incontrato qualche difficoltà nei primi 20 chilometri a causa delle numerose rotonde cittadine, poi il tracciato è diventato più scorrevole e piacevole: si è comunque trattato di una gara veloce, che ha permesso a numerosi atleti di tagliare il traguardo con una media pari o superiore ai 35 km/h».

Archiviata la rassegna nazionale ciclistica, per il GSPM Torino è già tempo di pensare al prossimo impegno, che coincide con i campionati italiani ASPMI di corsa su strada, in programma domenica 29 ottobre, sempre a Milano, città che ospiterà anche i nazionali ASPMI di basket dal 13 al 16 novembre.

La “Corsa del cuore”

La seconda edizione della ‘Corsa del Cuore’, il 24 settembre all’Ippodromo di Vinovo è una gara di 5 km non competitiva, presentata nella sede del Consiglio Regionale del Piemonte, dai promotori tra cui l’Associazione Italiana Cuore e Rianimazione ‘Lorenzo Greco’. “Quella del miglioramento dello stile di vita è una sfida politica che io ho sposato da tempo – ha spiegato il presidente del Consiglio regionale, Mario Laus – per ragioni sociali, economiche, sanitarie e umanitarie”. Alla corsa del 24 (nello stesso giorno si terranno anche una Mezza Maratona e una 10 km) possono partecipare tutti. Il denaro raccolto sarà impiegato per diffondere l’uso dei defibrillatori e fare campagna nelle scuole.Il Piemonte celebra così  la World Heart Day, promossa per sensibilizzare tutti sull’importanza di avere buoni ‘stili di vita’ per contrastare le malattie cardiologiche, prima causa di morte al mondo.

Mihajlovich: “Non abbiamo vinto per errori nostri”

“Se non abbiamo vinto  è per errori nostri. E se facciamo eurogol e poi li regaliamo è difficile vincere”, commenta così Mihajlovic con la Gazzetta dello Sport  il pareggio con la Samp, in riferimento al bel gol di Baselli, e aggiunge “Se non abbiamo vinto è solo per gli errori dietro. Nel secondo tempo abbiamo fatto meglio e abbiamo avuto 3-4 palle gol, ma peccato per gli errori perché gli attaccanti di calibro che abbiamo certi gol devono farli “. E a proposito di Niang: “Deve crescere e in fretta. Per trovare l’intesa con i compagni serve del tempo, non serve tempo per lottare e mettere il fisico”.

Io proprio io: Enrico Panattoni

Come sempre lo sport accoglie le persone che hanno una forza di volontà positiva, e, di solito, questa qualità tali individui la trasferiscono anche nella vita quotidiana.

Enrico Panattoni, coordinatore dell’Università Popolare di Torino ha questa qualità tangibile e sensibile fin dal primo istante in cui ti parla: energia allo stato puro. La voglia di fare e di costruire qualcosa nasce dai suoi occhi, passa dalla sua mente e, a seconda dei casi, si trasforma o in azioni strategiche per la conduzione dell’Università oppure in gesti motori se si tratta di sport.E’ un triatleta volitivo capace di competere ad alto livello sulle due ruote ciclistiche, così come con la corsa di cui è appassionato, e capace di “azzannare” l’acqua come uno squalo pur di non perdere contatto con gli avversari. E’ una qualità che trasferisce nel suo lavoro e che lo spinge a non rinunciare mai ad un’opportunità perché sa che con il lavoro e\o con l’allenamento i risultati si possono ottenere. Enrico Panattoni è laureato in Economia e Commercio e inizia il suo lavoro in ambito aziendale in vari ambienti fino a diventare Amministratore Delegato di una importante industria che lavora in ambito “auto e dintorni”. Lascia tutto e si getta a capofitto nell’avventura Unipop Torino (abbreviazione della fondazione Università Popolare di Torino). Ma non inizia come “capo del mondo”, ma come tutte le persone di qualità, dal basso, da “volantinatore” poi a co-coordinatore, da curare gli ingressi tutte le sere fino a guadagnarsi la fiducia al punto che ora, di tale istituzione è divenuto coordinatore didattico, responsabile marketing e pubblicità e responsabile delle segreterie organizzative.

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Gli aneddoti degli anni passati tra le mura dell’Unipop Torino sarebbero inenarrabili in questa sede (ma speriamo voglia avere del tempo per poterne scrivere alcuni in un libretto di memorie…) ma durante tale percorso gli studenti di tale istituzione sono passati da circa 1000 a quasi 5000 del momento attuale. Allora viene spontaneo chiedergli il percorso verso la crescita da cosa sia costituito e la sua risposta è condensata in tanta attenzione rivolta a chi potrà occuparsi della docenza, vero motore dell’università popolare. Riceve decine di curriculum ogni anno, e per ognuno crea almeno due o tre appuntamenti per valutare attentamente la persona. La fase successiva prevede la valutazione di impatto della materia che dovrà essere presentata al pubblico dei futuri studenti e comprendere in anticipo se avrà o meno successo. Questo lavoro, nascosto, oscuro ai più e molte volte sottovalutato è un’arma segreta che merita di essere messa in evidenza.Questo adoperarsi in maniera garbata e senza riflettori addosso ma efficace è un po’ quello che realizza nello sport, dove i suoi orari di allenamento sono molto più che mattinieri, a volte anche prima dell’alba, e i suoi allenamenti rubati…al tempo libero: i risultati sembrano apparire dal nulla, ma sono frutto di tanta fatica.Lo sport non è quindi solo divertimento ma è una vera scuola di vita e la disciplina conduce ad un’attitudine che è propria delle persone di livello. Solo pochi comprendono quanto lo sport, quando non produce denaro, crea in ogni caso persone di alto profilo morale. Difficile che chi sa sacrificare (con tutta la benevolenza che vorrete dare a questo termine) parte di sé sudando sotto il sole o la mattina presto o rinunciando ad alimentarsi “male”, non sappia poi gestire al meglio la propria quotidianità. Il senso del dover fare bene lo trasporti in ogni cosa che fai. E allora sembra tutto facile adesso, ma negli anni, in collaborazione con tutto lo staff Unipop, e in particolare con il presidente Dottor Eugenio Boccardo (tra le altre note… medico sportivo del Torino Calcio quando vinse lo scudetto del 1976… ) la crescita da 35 a 118 corsi, la realizzazione di collaborazioni in varie sedi per quel che riguarda lo svolgimento dei corsi, importante e preziosa tra le altre quella raggiunta in questi anni con il Collegio San Giuseppe di Torino, il conseguimento di numeri tra i più rilevanti in Italia, il recente riconoscimento come polo formativo del Ministero Istruzione italiano, e tante altre cose (concerti, proiezione di film, teatro…ecc) sono frutto di un “allenamento” costante e quotidiano paragonabile a quello sportivo.

 

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Nulla nasce dal caso, ma dal lavoro delle persone. Ma Enrico Panattoni ci tiene a dire una cosa che vedo uscirgli dal “cuore degli occhi”. Mi dice infatti: “Il mio pensiero è sempre rivolto ai docenti, alcuni dei quali addirittura forniscono la loro opera gratuitamente tanto è forte il rapporto quasi di missione con l’Unipop. Sono loro il vero motore pulito dell’Università Popolare. Io posso anche essere il direttore d’orchestra, ma senza i musicisti l’opera non può realizzarsi. Ed è a loro che va tutto il mio ringraziamento per quello che in questi anni in tutte le sere hanno fatto e faranno”. Enrico nuota, pedala e corre (anche se bisognerebbe aggiungere che è maestro di sci, che pratica ed è trainer di body building, e altre cose che di solito non dice), è appassionato di archeologia, studia percorsi storici in montagna … ma non è questa la cosa importante. In realtà è una persona che ha coraggio, che non improvvisa, che prepara ogni evento con cura e meticolosità così come affronta una gara studiando percorsi, distanze, abbigliamento e particolari in abbondanza. L’effetto sembra sempre apparire dal nulla, ma come la maschera di chi recita non consente di vedere il vero volto della fatica nascosta sotto, così Enrico non vi dirà mai come l’ha fatto, ma non per presunzione, ma per indole timida, e non racconterebbe mai per vantarsi che è stato bravo perché ha fatto così…così e così. E’ abituato a sorridere nel suo ufficio dei risultati ottenuti insieme ai suoi oggetti di antiquariato che lo guardano, riservato e a volte un po’ orgoglioso di quanto fatto semplicemente per aver svolto il proprio dovere. Sembra facile, ma non lo è, e non è comune vederlo ai nostri giorni di esternazioni folli e inutili di “social estremi”. Atleti si nasce nello spirito, sul campo si prova la fatica, ma corretti e di stampo nobile lo si è nella semplicità di tutti i giorni. Enrico Panattoni, coordinatore dell’Università Popolare di Torino è tutto questo.

 

Paolo Michieletto

Mondiali Para-Archery, un titolo e un bronzo per Elisabetta Mijno

Splendida doppietta di medaglie iridate per Elisabetta Mijno, che ai Mondiali Para-Archery di Pechino ha raccolto un oro e un bronzo. Nella divisione arco olimpico, l’arciera paralimpica torinese delle Fiamme Azzurre ha conquistato il titolo nel mixed team insieme a Stefano Travisani e il bronzo a squadre con Annalisa Rosada e Veronica Floreno. Nel mixed team i due azzurri hanno vinto 6-0 la finale contro il Brasile di Cordeiro e Silva Carvalho (parziali di 33-23 32-30 34-29). Elisabetta Mijno ha così aggiunto così un altro importante tassello alla sua ricca bacheca, nella quale splendono l’argento delle Paralimpiadi di Londra 2012, il bronzo dei Mondiali 2015 e il bronzo del mixed team di Rio 2016, in coppia con l’altro piemontese Roberto Airoldi. Per il 32enne milanese Stefano Travisani si è trattato invece del primo podio mondiale, a due sole stagioni dal suo esordio nel tiro con l’arco e alla seconda apparizione con la maglia azzurra.

Come detto, Elisabetta Mijno ha conquistato un nuova medaglia nella prova a squadre, insieme alle compagne di nazionale Annalisa Rosada e Veronica Floreno. Il trio azzurro ha superato l’Iran (Delkhosh, Nemati, Rahimi Ghahderijani) in una finale molto combattuta e terminata 5-4 allo shoot off (parziali 43-45 49-48 47-49 51-48 24-18). Due volte in svantaggio nel conto dei set (0-2 e 2-4), le azzurre hanno pareggiato in entrambe le occasioni e poi dato il meglio nel momento decisivo.

Da segnalare i percorsi di Elisabetta Mijno nelle due gare. Nel mixed team gli azzurri hanno concluso le qualifiche al quarto posto (1234 punti) e poi superato 6-2 agli ottavi il Giappone (Shigesada-Ueyama), 6-2 ai quarti la Repubblica Ceca (Kostal-Sidkova) e 5-1 in semifinale l’Iran (Nemati-Jalalipour). Nella prova a squadre le italiane hanno perso 6-0 la semifinale contro la Russia (Barantseva, Batorova, Sidorenko), dopo aver chiuso la qualifica in seconda posizione con 1757 punti.

A livello individuale Elisabetta Mijno si è fermata ai quarti di finale. Nella prima giornata di gare ha concluso la qualifica al terzo posto, con 626 punti e con il nuovo record personale sulle 72 frecce. Ai 16esimi ha superato 6-0 la coreana Sam Suk Ha e agli ottavi ha battuto 6-2 la turca Zehra Torun Ozbey, prima di arrendersi 6-0 all’altra turca Nur Merve Eroglu.

Per quanto riguarda gli arcieri piemontesi ha vestito la maglia azzurra ai Mondiali di Pechino anche Roberto Airoldi, atleta originario di Galliate e portacolori degli Arcieri Cameri, impegnato nell’arco olimpico. 14esimo al termine della qualifica con 608 punti, nel primo scontro diretto ha superato 6-0 l’ucraino Roman Chayka e ai 16esimi ha piegato 6-2 il polacco Piotr Sawicki. Agli ottavi ha invece perso con analogo punteggio contro un altro polacco, Ireneusz Kapusta. Nella prova a squadre Roberto Airoldi, Stefano Travisani e Fabio Tomasulo si sono fermati ai quarti di finale, sconfitti 5-1 dalla Polonia (Daleszynski, Kapusta e Sawicki). In precedenza avevano superato la qualifica al terzo posto con 1816 punti.