SPORT- Pagina 205

28 dicembre 1982: Pallone d’Oro a Paolo Rossi

Il 28 dicembre 1982 è,senza dubbio,una data storica per il calcio italiano: in quel giorno, infatti, Paolo Rossi vinse il Pallone d’Oro.Il secondo calciatore italiano a vincerlo dopo quello Gianni Rivera nel 1969. Decisiva per la vittoria del premio di France Football fu lo straordinario Mondiale del 1982 vinto dall’Italia con il centravanti classe ’56 autore di ben 6 reti.Il nostro bomber capocannoniere del mondiale spagnolo ottenne tale riconoscimento mettendosi alle spalle Alain Giresse e Zibì Boniek.Fu un successo davvero clamoroso, visto che Pablito giocò soltanto le ultime partite del campionato di serie A prima del Mondiale per via della squalifica a seguito dello scandalo del calcioscommesse.

Enzo Grassano

27 dicembre 1931: nasce John Charles Oggi avrebbe compiuto 90 anni

Accadde oggi

E’ doveroso ricordare un mito del calcio bianconero e mondiale.Nasce John Charles, 89 chili ottimamente distribuiti su 188 centimetri d’altezza.Un vero incubo per tutte le difese avversarie della Juve. È stato un prototipo antesignano del centravanti moderno:immarcabile nelle giornate di grazia(e succedeva spesso),fortissimo di testa,abilissimo nei contrasti,piedi buoni ed abile nel creare spazi per l’inserimento dei compagni.L’ex centravanti gallese arrivò alla Juventus dell’allora Umberto Agnelli, nel 1957 e fu subito scudetto.
Negli anni della sua permanenza in bianconero, tra il 1957 e il 1962, Charles segnò 105 gol in 178 presenze, conquistando tre scudetti e due Coppe Italia.
Si guadagnò il soprannome di ‘gigante buono’ per la straordinaria correttezza e generosità, ma anche per i suoi interventi per
riportare la calma in campo. Come quando, nel corso di un Juventus-Sampdoria, alzò letteralmente da terra Sivori, trascinandolo via, per evitargli ulteriori problemi con l’arbitro con cui era entrato in feroce contestazione.
Charles è morto nel 2004, ma è rimasto nel cuore dei tifosi bianconeri e di tutti quei tifosi amanti del calcio.

Enzo Grassano

Cassinelli e Gonin al Quirinale: le parole dei piemontesi convocati alle Olimpiadi

Quaranta giorni alla cerimonia d’apertura di Pechino 2022.

Il conto alla rovescia verso i Giochi Olimpici si fa sempre più pressante e, in questo contesto, giovedì il presidente Sergio Mattarella ha ricevuto al Quirinale la delegazione azzurra che volerà in Cina per la consegna ufficiale del tricolore. Tra i tanti atleti coinvolti nella giornata capitolina, anche i due alfieri piemontesi che parteciperanno alle ormai imminenti Olimpiadi nelle discipline del ghiaccio.

«Ho lavorato duramente nell’ultimo quadriennio per evitare una situazione come quella vissuta nel 2018, quando ero stato selezionato per i Giochi soltanto in qualità di riserva, e ora che la convocazione è diventata realtà posso dire che è assolutamente valsa la pena tanta fatica – la gioia di Andrea Cassinelli, torinese classe 1993 dello short track, cresciuto nella Velocisti Ghiaccio Torino e ora tesserato per le Fiamme Gialle –. La scorsa stagione è stata molto particolare perché si è gareggiato poco, ma l’ho sfruttata per porre le basi in vista dell’anno olimpico e infatti questo è il miglior momento della mia carriera, nonostante non sia più un ragazzino. Sono entusiasta dell’opportunità che ho davanti e la giornata a Roma, gomito a gomito con campioni come Goggia o Pellegrino, non ha fatto altro che caricarmi ulteriormente. Voglio godermi l’esperienza e soprattutto divertirmi, perché se ti diverti poi insieme arriva anche qualche bel risultato. L’avvicinamento a Pechino? Con la cancellazione degli Europei non affronteremo più gare, quindi avremo tempo per rifinire al meglio la condizione e concentrarci sull’obiettivo olimpico».

«La soddisfazione per la qualificazione alle Olimpiadi è sempre la stessa ed è enorme, ma per noi questo è stato il quadriennio della consapevolezza: il pass staccato nel 2018 era stato quasi una sorpresa, mentre questa volta era decisamente atteso – l’analisi del pinerolese Simone Gonin, perno della Nazionale di curling e in forza all’Aeronautica Militare, alla sua seconda partecipazione a cinque cerchi –. Ma questo non ha reso meno dolce il traguardo raggiunto, anche perché le pressione sulle nostre spalle al Pre-Olimpico era forte: abbiamo chiuso la manifestazione al secondo posto e, sinceramente, il piazzamento ci è stato anche un po’ stretto. Ora ci attende una trasferta in Canada a gennaio, per il torneo di Camrose del Grand Slam cui nessuna squadra italiana era mai stata invitata: sarà l’ultima tappa nel percorso di avvicinamento alle Olimpiadi. L’obiettivo in Cina? Siamo consapevoli di potercela giocare contro qualsiasi avversario e, al tempo stesso, sappiamo bene che questo discorso vale anche per tutte le altre partecipanti. Decolleremo dall’Italia, innanzitutto, con l’ambizione di migliorare il nono posto di Pyeongchang».

E la tangibile soddisfazione dei due azzurri è la medesima del Comitato Regionale della FISG. «Andrea Cassinelli e Simone Gonin rappresentano un vanto per il nostro intero movimento – ha tenuto a sottolineare il presidente regionale Renato Viglianisi –. Sono orgoglioso del percorso che hanno compiuto e del fatto che siano arrivati fino a rappresentare l’Italia in occasione di un evento senza pari come i Giochi Olimpici».

Il 26 dicembre la prima partita della storia del calcio

Accadde oggi 

il 26 dicembre 1860 è una data storica per il gioco del calcio.In questa data si è disputata la prima partita ufficiale della storia di questo bellissimo sport.La gara in questione è stata l’amichevole  tra Hallam FC e Sheffield FC presso il Sandygate Road di Sheffield terminata per 0-2. Entrambe le squadre e l’impianto sono ancora esistenti con lo Sheffield FC che è il club più antico al mondo. L’importanza e la magia di questa sfida è stata celebrata il 26 dicembre del 2010 nel 150° anniversario di quella sfida con un’amichevole celebrativa proprio tra i due club su quello stesso campo.

Enzo Grassano

L’Ungheria di Puskás e il terribile ’56

Se la guardi giocare e poi vai a vedere il museo delle belle arti, apprezzerai di più certi quadri”.

E’ l’inizio degli anni cinquanta a Budapest quando l’operaio Lajos parla così al figlio Gábor, protagonista de “La squadra spezzata”, affascinante e amaro romanzo di Luigi Bolognini. Già il sottotitolo del libro svela di chi sta parlando (“L’Aranycsapat di Puskás e la rivoluzione ungherese del 1956”). La Honvéd, squadra dell’esercito magiaro (ai tempi dell’Impero austro-ungarico– “Honvéd /difensore della patria” –  era  la definizione che veniva data alle forze armate ungheresi) è stata una leg­genda. Negli anni ‘40 e ’50, nelle file dei bianco-rossi, giocarono alcuni tra i migliori calciatori ungheresi: Ferenc Puskás, József Bozsik, Zoltán Czibor e Sándor Kocsis, che formarono l’ossatura del mitico Aranycsapat ( la “squadra d’oro”), la nazionale ungherese che espresse il miglior calcio del mondo in quell’epoca. Macinando gol e spettacolo, acclamata ovunque, la “mitica” Ungheria regalò bellezza e orgoglio passando dai trionfi alle Olimpiadi del 1952 alle due storiche vittorie con l’Inghilterra dei “maestri” ( 6 a 3 a Wembley nel 1953 e 7 a 1 a Budapest l’anno dopo ).

L’ Aranycsapat di Puskás era destinata a vincere, emblema di un regime – quello comunista ungherese – che l’aveva eletta a simbolo. Fino alla sconfitta nella finale della Coppa Rimet del 1954, unica partita persa dai magiari  su cinquanta incontri disputati tra il 1950 e il 1956. Vale la pena ricordare la prima parte, la più esaltante, della “serie magica”: tra il 14 maggio 1950 (sconfitta in Austria per 3-5) e il 4 luglio 1954 (caduta nella finale del Mondiale a opera dei tedeschi, 2-3), collezionò 29 vittorie e 3 pareggi su 32 partite, con 143 gol fatti e 33 subiti. Un gioco offensivo, spumeggiante, irresistibile. Anche l’Italia ne fece le spese. Domenica 17 maggio 1953, a Roma, venne inaugurato lo Stadio Olimpico. Gli azzurri venivano da una tradizione favorevole: da 28 anni gli ungheresi non vincevano sul suolo italiano. Finì con un netto 0-3 per i magiari in maglia rossa ( gol di Hidekguti e “doppietta” di Puskás). Per la prima volta la radio ungherese trasmise un incontro di calcio in diretta e al termine si udirono distintamente gli applausi a scena aperta dell’Olimpico. La storia di questa compagine leggendaria è raccontata magistralmente da Bo­lognini ne “La squadra spezzata “, riportando il gioco del calcio alla sua essenza, prima che diventasse (purtroppo!!) solo business e denaro. “Il calcio è l’arte di comprimere la storia universale in 90 minuti”, disse George Bernard Shaw.

Ed è ciò che racconta questo libro dove emerge anche la figura del sedicenne Gábor che, di fronte all’infrangersi del mito degli undici “eroi” dietro al pallone di cuoio,  vide andare in frantumi anche i sogni suoi e quelli di un intero Paese. Senza le speranze suscitate dall’Aranycsapat di Puskás e compagni, restò solo una realtà dura, amara. La delusione mise in dubbio tutto quello in cui credevano lui e gli altri ungheresi. E quando, il 23 ottobre 1956,  scoppiò la rivolta contro la dittatura comunista,il giovane Gábor prese parte alla “rivoluzione”. Lottò per creare un socialismo nuovo, democratico, “dal volto umano”. Fino a quando i carri armati sovietici invasero Budapest , soffocando nel sangue il suo sogno, quello di Imre Nagy e di un intero popolo che si trovò a combattere nelle stesse strade descritte da Ferenc Molnár ne “I ragazzi della via Pál”. Nei giorni della rivolta contro l’oppressione sovietica , la Honvéd era all’estero in tournée con i migliori giocatori. Decisero di non tornare in patria, trovando fortuna e successo altrove, come Puskás nel  Real Madrid. Il mito della “squadra d’oro”, forse la più grande di tutti i tempi, era caduto in pezzi. E non sarebbe mai più  rinato.

Marco Travaglini

 

24 dicembre 1972: tutti in campo!

Sembra incredibile ma è vero:

? la Serie A è scesa in campo il giorno della vigilia di Natale. Era il 24 dicembre 1972,4 squadre in lotta per lo scudetto,il Milan in vetta alla classifica con 18 punti, seguito da Inter, Juventus e Lazio, sorpresa del campionato, distaccate di un solo punto.Alla fine della stagione, è stata la Juventus,a vincere lo scudetto, con un solo punto di vantaggio sul Milan e due sulla Lazio. Da quel campionato, la Serie A non è mai più scesa in campo per la vigilia di Natale. E solo una volta c’è stata un’eccezione,all’inglese possiamo dire, nel 2018.Come da tradizione britannica, la Serie A scese in campo il giorno di Santo Stefano.Fu un trionfo di stadi pieni con tante famiglie presenti.Sarebbe ora che quell’eccezione diventi una regola,vero presidente Gravina?

Enzo Grassano

Udine- Reale Mutua Basket Torino 82 – 62: la tristezza del basket aggressivo e anti-storico

Il basket visto da vicino

Togliamo subito ogni dubbio: Torino ha perso perché è più debole tecnicamente e niente da dire su questo. Ma più di tutto ha perso il basket, che si sta sempre più trasformando in un football – rugby “simil game”… .

Udine,  come altre squadre,  pone al centro del suo gioco un’aggressività eccessiva, concessa solo da un momento storico in cui l’arbitraggio medio consente spinte regolamentari, contatti al limite di un ring di pugilato, regole del vantaggio mai esistite nel basket e nessuna punizione per gioco violento o trattenute fuori norma.

È colpa di allenatori e pubblico a cui “piace” dire che la partita la vince la difesa… e quindi tecnica poca ma ruvidezza e lividi a profusione, tanto, se vince la propria squadra, sono tutti contenti… .

Ma lo spirito del basket dice che non è nato per essere violento,  anzi che puniva il gioco violento e consentisse appunto un numero limitato di falli per evitare tali problemi.

Poi sono arrivate le rose “lunghe” e quindi tanti falli in più da spendere e sempre più alta intensità in campo… . Il principio è chiaro: facciamo sempre difesa con le mani addosso,  per un fallo che ci fischieranno ce ne saranno altri 10 che non saranno segnalati.  E così è.

Arbitri e  regolamento permissivi conducono a quel tipo di basket essenziale in cui conta solo vincere a scapito di salute dei giocatori e spettacolo che diventa inesistente.

Udine, come molte altre squadre è una squadra che sfrutta al meglio tale situazione in questo mediocre campionato che è la serie A2 attuale.

Toscano esce in barella sanguinante, Alibegovic rientra in campo fasciato come un Rajah, e De Vico oltre al danno delle spinte e gomitate si prende anche la beffa del doppio fallo.

Non è bel basket quello di Torino ma è pulito ed onesto. Il gioco aggressivo è poco corretto e piace solo ai violenti. Non sarei contento di vincere così e Torino città ha sempre visto squadre corrette e pulite in tutti questi anni, compreso questo.

Torino ha meritato di perdere, ma  è una squadra di bravi ragazzi,e dispiace vedere ex giocatori di Torino, che hanno contribuito a non far salire Torino stessa in serie A1, così esaltati e contenti di “abbattere” letteralmente gli ex compagni di squadra, come l’ormai giocatore completo di Udine Cappelletti.  È brutto vedere giocare male, ma è più brutto avere sempre questi pugni serrati dopo un canestro segnato o un fallo non fischiato o qualsiasi altro momento di esultanza.

Il basket, lo sport in genere anzi, dev’essere gioia, divertimento e ogni esultanza dovrebbe avere mani aperte verso il cielo, sorriso pieno, abbracci e allegria.. .

Basta con questa esultanza guerriera, questi pugni mostrati al pubblico e queste urla belluine per un gioco ben eseguito. Basta violenza verbale, basta mani sempre addosso, basta proteste senza senso dopo aver colpito un avversario dichiarando innocenza come candida fanciulla… .

Torino ha perso, ma il basket non è più basket.

Davis segna 21 punti giocando da solo; degli altri, nessuna traccia.

Crisi certa, e allenatore nel pallone, e forse la sua inesistente esperienza sta mostrando il conto. Bisogna intervenire al più presto con qualche innesto o profonda modifica di gioco.

Così non va, nel basket e a Torino.

Aspettando la prossima partita e sognando un nuovo anno migliore, attendiamo una Reale Mutua che possa rialzare la testa, moralmente e materialmente.

Paolo Michieletto

Accadde oggi: 23 dicembre: Rivera vince il Pallone d’Oro

Il 23 dicembre 1969 è una data storica per il calcio italiano: il fuoriclasse del Milan Gianni Rivera vinse il Pallone d’Oro. Decisiva per la vittoria del premio di France Football fu la Coppa dei Campioni vinta dal suo Milan contro l’Ajax nel 1968-69.
Il Golden Boy ottenne l’ambito riconoscimento grazie a soli quattro punti in più rispetto al connazionale Gigi Riva. Al terzo posto, invece, si piazzò Gerd Muller. Per la prima volta nella storia, escludendo l’oriundo Omar Sivori, il Pallone d’Oro viene assegnato a un calciatore italiano.

Enzo Grassano

Un Toro spuntato

19esima ed ultima giornata del girone d’andata del campionato di serie A
Inter-Torino 1-0

Come da copione oramai scontato, il Toro perde 1-0 contro una grande,giocando la sua solita buona gara.Finisce il girone d’andata con i granata all’11esimo posto con 25 punti frutto di 7 vittorie ,4 pareggi,8 sconfitte,la quarta miglior difesa della serie A con soli 19 gol subiti,il 15esimo attacco con 23 gol fatti.I numeri non mentono mai e spiegano sempre bene tutto.A fronte di una difesa da Champions League,un centrocampo di qualità,c’è un attacco che stenta parecchio,da zona salvezza:miscelando le 2 cose ecco soiegata la posizione in classifica meritata,un tranquillo 11esimo posto che allontana la paura della zona retrocessione ma non fa fare sogni di gloria.È senz’altro un miglioramento netto rispetto alle 2 ultime terribili stagioni dove i granata hanno lottato per non retrocedere fino alla penultima giornata,Juric ha dato una svolta col suo sistema di gioco ma il mercato di gennaio  dovrà portare in dote almeno un paio di giocatori di qualità, soprattutto in attacco,per poter ambire a qualcosa in più che un tranquillo campionato senza paura.

Enzo Grassano

Hockey: Ostoni, Boaglio e Trombetta in pista con l’Italia Under 18 femminile

Settimana intensa per le azzurrine della Nazionale Under 18 di hockey su ghiaccio femminile, che hanno sfidato in una tripla amichevole le pari età della Francia. Le ragazze di coach Max Fedrizzi si sono radunate a Fondo, in Alta Val di Non, per affrontare quindi le tre sfide alle transalpine in altrettanti giorni.

Il bilancio è stato di una vittoria e due sconfitte: nel primo incontro l’Italia si è imposta con un perentorio 3-0, nel secondo netto 5-0 per le avversarie e, infine, altra affermazione francese per 3-1. «Abbiamo dimostrato di potercela giocare alla pari contro una formazione più attrezzata dal punto di vista fisico e formata quasi esclusivamente da giocatrici che rientrano nella categoria, mente noi abbiamo una squadra giovanissima – il commento di coach Fedrizzi –. Sono convinto che, con la squadra al completo, potremmo dire la nostra in tutte le sfide che affronteremo al prossimo Mondiale, dove l’obiettivo sarà quello di mantenere la categoria».

Ben tre le atlete piemontesi, tutte in forza alle Piemont Rebelles, tra le azzurrine che hanno preso parte al raduno. Lo staff federale, infatti, ha selezionato per l’impegno il portiere Margherita Ostoni, classe 2006, e le attaccanti Federica Boaglio ed Eleonora Trombetta, rispettivamente del 2007 e del 2006. Nei primi giorni del nuovo anno, la selezione si radunerà ad Egna per preparare il Mondiale di Gyor, in Ungheria, che scatterà il 9 gennaio: l’Italia se la vedrà con Ungheria, Giappone, Slovacchia, Francia e Norvegia, con la prima classificata che salirà in Top Division e l’ultima che scenderà in Prima Divisione Gruppo B. Prima dell’avvio della rassegna iridata, però, è in programma un altro test amichevole contro le pari età dell’Austria.