LIBRI / Martedì 20 luglio alle ore 21,15 per la rassegna Autori in Giardino per iniziativa del Comune di Poirino, e Giovedì 22 luglio alle ore 21, per il ciclo “Patto per la Cultura” patrocinato dal Comune di Loano, presso il foyer dell’Arena estiva “Giardino del Principe” (Loano, piazza Italia), verrà presentato il libro di Pier Franco Quaglieni “La passione per la libertà. Ricordi e riflessioni”. Buendia Books, 2021.
Interverrà la giornalista Grazia Noseda, letture dell’attrice Giulia Isnardi. Entrata libera fino ad esaurimento dei posti. Seguiranno in agosto presentazioni a Bardonecchia il 3 e il 4 ad Exilles il 22 al Sestriere e altre presentazioni in Liguria ad Alassio, Andora, Bordighera e in Versilia. Il libro verrà presentato da settembre nelle grandi città: Roma, Napoli , Milano, Venezia ecc.
Fu il suo esordio davanti alle telecamere. Inventandosi quel ruolo resosi necessario all’ultimo momento. Su Rai tre. Il programma era ”Svalutation”. Erano i tempi di Telekabul, di Angelo Guglielmi e del Gruppo 63 a viale Mazzini, di Sandro Curzi al telegiornale. Quella Rai tre. La rete più a sinistra della sinistra. Faceva un pò il verso a Felice Andreasi, il più icastico e esilarante dei comici torinesi del cabaret e del nostrano avanspettacolo, poco conosciuto dal grande pubblico, ma famigliare a chi della torinesità, porta il marchio di fabbrica. E divenne un famoso di nicchia nazionalpopolare. Astigiano di nascita e torinese di adozione, ha fatto del Piemonte e in particolare di Torino, il metacommento del mondo più vasto. Una lente di ingrandimento dei vizi e delle virtù dell’uomo contemporaneo, antieroe del quotidiano, comico spaventato guerriero, così l’avrebbe definito Stefano Benni. Nacque nella città di Vittorio Alfieri nel 1937 e lavorò in Rai per trent’anni, da programmista duro e puro. Così ”fortissimamente volle ”. Film e telefilm portano la sua firma, a nostra insaputa. Con il racconto-documento ” Il Postino spara sempre due volte ” (edizioni La Stampa, 2008, pagg. 193 euro 7,90) da vero e proprio sociologo della devianza, scartabellando le cronache giornalistiche e facendo finta di non sapere come va a finire, scopre i fatti man mano che accadono e un pó come il Peter Falk-Tenente Colombo della nostra adolescenza, per induzione e estrazione, ci porta a scoprire l’intreccio e le dinamiche, di un fatto di cronaca nera di rilevanza nazionale, avvenuto nel 1996: il tentativo di furto del secolo alle Poste di Torino. Il poliedrico Bruno Gambarotta, ha scritto per La Stampa, per anni, per la rubrica ” Storie di città” sul supplemento ” Torino Sette”, collaborando per l’ inserto ”Tutto Libri”, sempre dell’ammiraglia torinese. Per l’editrice di via Marenco, dalla sua prolifica penna, sono nati 700 racconti, raccolti in quattro volumi e tre spettacoli. Ha esordito nella narrativa nel 1977, per i tipi della Mondadori, con il romanzo ”La nipote scomoda”, scritto a quattro mani con Massimo Felisatti. La città di Torino e i torinesi sono la fonte costante delle sue narrazioni, un pó come Parigi per Georges Simenon. Si possono ricordare tra gli altri per Garzanti ”Torino lungodora Napoli” (1995) da cui è stato tratto il film ”Libero Burro” con Sergio Castellitto e ”Tutte le scuse sono buone per morire ”. In occasione della Fiera del Libro del 2006 è uscito ” Il codice gianduiotto” Morganti editori. La risposta italiana al Codice da Vinci. Nel 2007 per Ambaradan ha dato alle stampe ”Giallo polenta” scritto a quattro mani, modello Fruttero-Lucentini, con Renzo Capelletto. Nella recente trasmissione televisiva ‘Viaggio nella Grande Bellezza’ intervistato dal giornalista Cesare Bocci, narra della distilleria Carpano, della ricetta del ‘bicerin’, bomba iperglicemica ad uso e consumo della nobiltà sabaudo risorgimentale, nonché dei nostri coevi abitanti postmoderni. Ci racconta delle radici savoiarde dell’espressione linguistico gergale «fare una figura da cioccolatai» figura retorica al cacao, sovente descrittiva della nostra penisola. Il tutto ripreso in Galleria Subalpina. Il salotto buono taurinense. Visionare per sapere. In open source.
Il Maestro, rivolgendosi all’ex allievo, in modo sorprendente, mi disse più o meno queste parole : io colsi in te un amore per il Risorgimento che in un giovane d’oggi appare inspiegabile ed è molto raro e che fa quasi pensare a quello dei miei due zii, i fratelli Garrone. Io lo ritenni un grande complimento che ascoltò anche Spadolini e quando parlai il 20 settembre dello scorso anno a Palazzo Carignano (dove tanti anni fa presentammo insieme “Fiori rossi al Martinetto” di Valdo Fusi) per i centocinquant’anni della Breccia di Porta Pia, parlai di innamorati del Risorgimento rivolgendomi al pubblico presente. Non ritenni di ricordare quell’episodio lontano, ma quella espressione veniva dal ricordo di uno straordinario evento: il presidente del Consiglio repubblicano che dopo aver parlato al museo del Risorgimento, si siede al tavolo del ristorante al posto dove era solito pranzare Cavour per ricevere il Premio Pannunzio appena istituito da Mario Soldati e da chi scrive.
Chiara De Carlo



Il punto di vista / Le interviste di Maria La Barbera
Dottor Feira quali sono gli effetti prodotti dall’utilizzo prolungato delle mascherine?

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
I rapporti tra loro sono sempre stati tesi. La loro conflittualità ha veleggiato tra “non detti” e buone maniere, ma distanza siderale.
La nonna non può svelargli nulla perché è morta da poco, mentre suo padre non l’ha mai conosciuto e la cosa non sembra interessarlo più di tanto.