Diario minimo urbano…vedere e ascoltare per credere
di Gianni Milani
Mi devi credere! Io non ho mai invidiato nessuno. Non ho mai invidiato chi aveva più soldi di me. Non ho mai invidiato chi faceva un mestiere migliore o più gratificante del mio. Non ho mai invidiato chi aveva il ‘potere’. Quello poltico compreso. Pausa. E un sorso lieve di bianco. Genio (Eugenio) è così. Profondo e di buona e acuta parlata, anche di mattino alle 9 davanti a un calice di bianco. Lo incontro spesso. Abitiamo vicini. Qualche volta, lo confesso, la fretta di una ripetitiva quotidianità mi ha indotto a cambiare percorso per non imbattermi nelle sue interminabili necessità di scambiare “due (interminabili) chiacchiere” con qualcuno. Conosco Genio da una trentina d’anni. Da quando insegnavo alla “Pascoli” di piazza Bernini, oggi sede dell’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo. Lui ha due anni più di me. Siamo anzianotti, ma non ancora vecchissimi. Eppure il tempo si è abbattuto su Genio, pian piano negli ultimi anni, con una ferocia e una tracotanza impietose all’eccesso. Lo ha stritolato e continua a stritolarlo come un potente macinapietre. La scomparsa, una decina d’anni fa, della moglie Caterina, donna dolcissima e di raffinata intelligenza, è stata per lui una mazzata di quelle che non ti lasciano varchi di recupero. Solo. Con due figli. Uno ancora molto giovane e con problemi di salute, ora fortunatamente risolti. Oggi sono entrambi laureati. Lavorano, hanno una compagna e vivono fuori casa. Papà Genio è solo. Forse da una decina d’anni. Per carità, vengono a trovarmi…ci mancherebbe. Le compagne un po’ meno…lavorano! L’importante è questo, vuole dire. Ho incontrato Genio, qualche mattina fa. Era seduto, unico cliente alle 9 del mattino, nel dehor di uno dei tanti bar del corso. Sul viale di fronte il via vai e il forte solito brusio del mercato. Guardava il cielo e il vuoto, davanti a un calice di bianco. Dimesso, incurante di sé e degli altri più del solito. Eppure Genio era un tempo uomo brillante, con quell’aspetto un po’ sessantottesco che amava non scrollarsi di dosso e quell’aria da piacevole intellettuale che gli calzava a pennello. Alto, curato nel vestirsi, sia pure a modo suo, capelli ben tenuti e occhialini da eterno studentello. Oggi per lui, la vita è un vuoto a perdere. E anche il suo corpo riflette il suo disinteresse per tutto e tutti. E per sé, soprattutto. Leggermente ingobbito, abiti non proprio freschi di bucato, trasandato che basta, capelli lunghi e giallognoli, barba bianca da tempo lasciata crescere per conto suo e in cui affonda una ballonzolante mascherina, passo lento e affaticato. Nottataccia? Provo a chiedergli, trovandomelo di fronte. Lui alza lo sguardo e abbozza un sorriso accompagnato da un gesticolare di mani che mettono ancor più in evidenza un tremolio che é ormai suo sgradevole compagno di viaggio. Ma, per me, le notti – sogghigna – sono tutte uguali. Cosa vuoi? Qualche Tg, qualche cruciverba, qualche libro. E poi nanna…quasi subito dopo Carosello. Ricordi?A letto dopo Carosello, ci dicevano i nostri vecchi. Oggi i vecchi siamo noi! Perché me lo ricorda sempre, cavoli? E poi la tiritera dell’“invidia”, di cui sopra. Eppure oggi qualcuno che invidio, e anche tanto, c’é. Sai chi invidio? Quelle coppie di vecchietti, marito e moglie, che camminano piano per strada tenendosi per mano. Sorreggendosi a vicenda, in tutti i sensi. Ecco, quelli li invidio proprio. Vorrei poterlo fare anch’io con la mia Cate. Gli sorrido. Inutile ogni parola. “Beata solitudine, isola benedetta”, cantava anni fa, per ragioni sue, l’indimenticato Battiato. E, come lui, tanti la pensano e la penseranno così. Non Genio. Gli do una pacca sulla spalla. “Ciao, Genio, alla prossima”. Lui alza il calice, in segno di saluto. Ancora un sorso. L’ultimo. Una decina di metri dopo, mi giro. Genio è in piedi. Pensieroso. Torno a casa, dove ad aspettarmi, sempre e in ogni istante e ogni giorno, c’è quell’odiosa mala solitudine o mi faccio ancora un bar?La decisione viene con la velocità di una saetta. Genio s’incammina pian piano verso l’ultimo (non della giornata) bar. Quello più vicino. All’angolo del corso.
Il punto di vista / Le interviste di Maria La Barbera

Sarà una giornata di “tutta natura e letteratura” quella di domenica 26 settembre. La proposta viene dalla pinerolese “Fondazione Cosso” e dalla “Fondazione Lajolo” di Piossasco, nell’ambito del progetto “Bellezza tra le righe” da loro realizzato con il contributo della Regione Piemonte e giunto ormai al penultimo appunrtamento. Gradevolissima rassegna letteraria promossa all’interno di prestigiose dimore storiche e nei loro secolari parchi e giardini (che si fanno essi stessi strumenti di promozione alla lettura utilizzando la bellezza dei luoghi, nonché elemento trainante per veicolare una positiva e fiduciosa visione sul futuro), propone per domenica un doppio appuntamento dedicato alla “gentilezza”, da assaporare all’ombra di piante secolari nel Parco storico del Castello di Miradolo (via Cardonata 2, a San Secondo di Pinerolo) e nei giardini di Casa Lajolo (via San Vito 23, a Piossasco). Ospiti della giornata, gli scrittori Antonio Perazzi (milanese, nipote di Oriana Fallaci e famiglia di scrittori e giornalisti) e la savonese Irene Borgna, laurea in Filosofia e dottorato di ricerca in Antropologia Alpina.

Sta per arrivare anche in Italia la Nuova TV Digitale che, grazie ai nuovi standard tecnologici, consentirà di migliorare la qualità del segnale e di dare spazio alle trasmissioni in alta definizione, incrementando anche i servizi e il numero di TV connesse a internet. Per tutti coloro che non possono aggiornare i propri apparecchi, è necessario sostituire la vecchia TV o dotarla di un nuovo decoder. Per essi il governo ha introdotto due tipi di aiuti: il Bonus TV – Decoder; il Bonus rottamazione TV. Il Bonus TV – Decoder viene erogato sotto forma di sconto fino a 30 euro sul prezzo del prodotto acquistato e può essere richiesto dalle famiglie con ISEE fino a 20 mila euro. Il Bonus rottamazione TV, compatibile con il Bonus TV – Decoder, consiste invece in
Chiara De Carlo

Parlai nell’Aula del primo Parlamento italiano a Palazzo Carignano di Torino ,mentre nessuna autorità nazionale o locale ritenne di ricordare una data importante del nostro Risorgimento. Ne parlai con rigore storico senza le sbavature anticlericali che hanno connotato certi ricordi obsoleti di una data che venne collegata al rogo di Giordano Bruno al Campo de’ Fiori. Colsi l’occasione per parlare del Risorgimento e di difenderne il valore storico dagli attacchi soprattutto di una sinistra estranea e contraria al Risorgimento che prende per oro colato le critiche In verità molto frettolose e ideologiche di Gobetti e di Gramsci alla pagina più importante della storia italiana , come disse Croce che parlò di Sorgimento. Oggi l’anticlericalismo appare un discorso obsoleto privo di senso, se consideriamo la Chiesa cattolica di oggi. Il primo nemico del clericalismo è Papa Francesco e certi atteggiamenti laicisti sono comprensibili solo in ultracentenari come Bruno Segre che vivono rivolti al secolo scorso, se non all’800. Pannella che scelse di andare in piazza San Pietro ad ascoltare il Papa, aveva abbondantemente superato l’anticlericalismo del passato.