IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni/
Marco Revelli che con gli anni migliora sempre rispetto agli anni ruggenti della sua giovinezza, ha scritto un magistrale articolo su “La Stampa“, denunciando come a Cuneo si facciano ordinanze per impedire certi spazi della città ai clochard, citando persino un passo di Baudelaire che si commuove di fronte ad un padre con due figlioletti che vedono, sgranando gli occhi, un bel caffè parigino.

Articolo 10:
Nel trambusto un sacerdote alzò il calice verso l’ostia, e questa si inserì al suo interno, il calice venne portato in processione nella cattedrale di S. Giovanni. Ben undici persone confermarono l’accaduto, firmando un documento ufficiale andato ovviamente perduto. Sul luogo in cui accadde il miracolo venne dapprima eretta una colonna, poi un’intera chiesa, denominata Corpus Domini. Anche l’unica prova tangibile dell’avvenimento è andata distrutta, l’ostia, venerata per anni, fu consumata per ordine della Santa Sede, “per non obbligare Dio a fare un continuo miracolo, conservandola intatta”. Pare che l’avvenimento divino abbia ispirato molti uomini a dedicarsi a Dio e all’aiuto del prossimo; se sia stato per questo motivo o meno, è indubbio che nel XIX secolo il Piemonte abbia dato i natali a religiosi illustri e magnanimi, come Don Bosco, Cottolengo o Cafasso. Proprio a Torino si tenne, nel 1953, il Congresso Eucaristico Nazionale, in cui intervenne colui che in futuro sarebbe stato Papa Giovanni XXIII. Certo queste storie appartengono ad un tempo in cui nessuno avrebbe messo in discussione la veridicità di tali avvenimenti, quando fede e magia impregnavano la quotidianità e davano rapide ed esaustive risposte per quasi ogni cosa, e c’era una frase, un ritornello, un’esclamazione adatta a chiedere aiuti divini o per scongiurare il malocchio.
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria /
ha lasciato 20 romanzi e 85 racconti, più alcuni testi per il grande schermo. La sua vita fu attraversata anche da difficoltà economiche dovute soprattutto allo stile di vita dispendioso suo e della moglie. Nel 1932 cercò di risolvere la situazione finanziaria lavorando per circa un decennio come sceneggiatore a Hollywood. La sua vita oscillò tra alti e bassi, alcol che gli distrusse il fisico e relazioni con donne più giovani che bruciarono il suo matrimonio.
Il racconto che dà il titolo alla raccolta fa riferimento a una mossa di scacchi e l’autore lo scrisse nel 49, quasi in concomitanza con il conferimento del Nobel per letteratura. Un’ incursione nel genere poliziesco attraverso sei storie ambientate nell’immaginaria contea di Yoknapatawpha, con protagonista dilettante (sulla falsa riga di Sherlok Holmes) l’avvocato di mezza età Gavin Stevens, procuratore di contea, alle prese con disperata gente comune, miserie, misfatti e misteri. Nella provincia tormentata e bigotta, Stevens attraversa sconfinate lande dove si trova alle prese con crimini locali. Li affronta caparbio e cerca di risolverli attraverso il percorso deduttivo, armato dell’ inseparabile pipa (proprio come Faulkner stesso). Sei vicende in cui scendono in campo famiglie tragiche e disfunzionali, solitudini e rancori, illusionisti e misteriose scomparse e ricomparse, confessioni e sotterfugi.
“L’urlo e il furore” -Einaudi- euro 11,50
centrale elettrica e di notte creava. Ambientato nell’immaginaria contea di Yoknapatawpha è un coro polifonico intorno alla vita, alla morte e al funerale di Addie Bundren, madre di 5 figli e moglie di Anse. E’ il marito che, per rispettarne le volontà, fa costruire la migliore cassa possibile e intraprende un viaggio, tra il folle e il grottesco, su un carretto sgangherato per andare a seppellirla a Jefferson, lontano da casa. Il romanzo scivola nei racconti di 15 voci narranti che hanno fatto parte della vita di Addie, povera donna poco amata. Così com’è vissuta -in solitudine e con il suo orgoglio- rischia di morire senza il conforto dei suoi cari. Persino il figlio prediletto diserta il suo capezzale: l’unica ad assisterla è la compaesana Cora che non vuole farle “…affrontare il Grande Ignoto senza un viso familiare lì a farle coraggio”. Un libro che traccia tanti profili psicologici sullo sfondo dell’ambiente rurale con i suoi usi e le sue chiusure.
“Luce d’agosto” -Adelphi- euro 13,00
sulla sua identità razziale. Apre scorci di vita sulle piantagioni di cotone e sulla brutalità con cui venivano fustigati i lavoratori neri. E’ la storia del contadino Thomas Stupen che diventa proprietario della piantagione in cui lavora, e di Bon, il probabile figlio. Anche in queste pagine Faulkner sciorina una narrazione multipla per mettere a fuoco una realtà che conosceva molto bene: il modo miope in cui i bianchi degli Stati del Sud consideravano il passato storico e la loro incapacità di fare i conti con la spietata piaga della schiavitù. Una curiosità: tra gli affetti più solidi di Faulkner ci fu quello che lo legò alla sua governante di colore, Callie Bar.
L’opera volta a scristianizzare la società senza renderla più laica ,ma volgare ha raggiunto con la massificazione il massimo del suo effetto negli ultimi decenni durante i quali ogni regola etica, anche quelle del diritto naturale, è stata rifiutata ed è prevalsa l’idolatria del denaro e del successo.
Nel film di Luchino Visconti “ La caduta degli dei “ appare molto ben rappresentata la vicenda travagliata di una famiglia tedesca alla vigilia della dittatura del Nazismo che a sua volta sarà una forma di plumbeo e sanguinario neo Paganesimo, come il fascismo una manifestazione di cattolecismo ateo.In alcuni di quei personaggi si può vedere la perversione lussuriosa e viziosa della borghesia che in modo diverso troviamo in Musil e in Moravia. La tabula rasa di ogni valore per molti si identifica con l’essere laici, mentre in realtà essa è la desertificazione della vita. Il tramonto dell’ Occidente e della sua civiltà appare inarrestabile con sempre nuovi barbari che vogliono imporre il loro dominio. Il fatto che molti non rispettino neppure le regole più elementari contro il contagio della pandemia rivela la mancanza di rispetto al valore della vita che appare secondaria in rapporto ad una visione ludica dell’esistenza che due grandi laici come Croce e Salvemini rifiutarono indicando modelli austeri e severi di vita ,tutti giocati nell’al di qua dell’esistenza umana. In grandi laici come Francesco Rufffini e Arturo Carlo Jemolo troviamo ansie religiose profonde che danno un senso alla loro vita e alle loro opere che sono state troppo presto archiviate. I diversi relativismi etici hanno creato dubbi e sbandamenti perché l’etica deve tendere necessariamente a stabilire criteri universali, almeno nelle grandi scelte della vita e della morte. In questo quadro la religiosità è un modo di atteggiarsi alla vita con umiltà e senza spavalderie: Timor Domini initium sapientiae, c’era scritto nei cortili salesiani di un tempo. Il timore di Dio non c’è più e ci sentiamo autorizzati ad agire di conseguenza. La morte di Dio annunciata da Nietzsche, filosofo della modernità e dell’ateismo, comporta che essere timorati di Dio sia privo di senso e tutto sia consentito, ”al di là del bene e del male.
compromesso storico sarebbe un buon ricordo di un’età felice. Se ci sono in campo delle energie liberali, è ora che esse si facciano sentire. Direi ora o mai più. Quando il vegliardo e visionario Scalfari scrive sull’editoriale di “ Repubblica “che Conte è “certamente un liberale a tutti gli effetti”, significa che c’è puzza di regime nell’aria. Il “fondatore“ è il più grande “falsario” del giornalismo italiano che ha sempre sostenuto il peggio della politica italiana. Se si guarda a certi atteggiamenti del premier Conte, se ne notano alcuni leggermente duceschi che allarmano, una mancanza di rispetto per le istituzioni parlamentari e per la trasparenza che è profondamente illiberale. Non a caso sembra che nelle feste ferragostane di Capalbio abbiano festeggiato l’alleanza PD – 5 Stelle che forse consentirà alla Toscana di restare rossa. Il vippume radical-chic oggi si entusiasma per Grillo e Di Maio perché le loro scelte sono sempre e comunque contro la libertà.
Da non perdere è la saga creata dal 79enne barone inglese Archer di Weston-super-Mare, personaggio geniale e poliedrico. Dapprima impegnato in politica (tra le file dei conservatori di Margaret Tatcher, è stato membro del Parlamento europeo e per 25 anni deputato alla Camera dei Lord); poi, a 70 anni suonati, si è dimostrato abilissimo nell’intraprendere una seconda carriera come scrittore. Drammaturgo, saggista, autore di racconti e soprattutto romanziere prolifico.
“Attento a quel che desideri. La Saga dei Clifton 4” -HarperCollins- euro 12,90
della Compagnia di Navigazione dei Barrington.
D’altro canto Sir Gil Barrington si trova davanti a un pesante dilemma: deve scegliere se salvare la sua carriera politica o la donna di cui è innamorato, che è prigioniera oltre la Cortina di Ferro.