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Segnali di ripresa piccoli piccoli: calano le ore, ma Torino è la città più cassintegrata d'Italia

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La cassa integrazione in Piemonte, se si mettono a confronto i primi dieci mesi del 2015 e quelli del 2014, registra nella nostra regione un calo del 32,1%. I dati del 9° rapporto della Uil dicono  che sono state autorizzate 71.295.195 ore (-10,9% di cassa ordinaria, -40,6%  di straordinaria, -41,9% in deroga). Il Piemonte è ancora una volta la seconda regione in Italia dietro la Lombardia. Torino, con 42.541.020 ore rimane  la provincia più cassaintegrata d’Italia, seguono Roma, Milano, Brescia.

 

Ci sono segnali decisamente positivi per il settore moto. A novembre  il mercato italiano delle due ruote a motore segna un trend positivo che ha caratterizzato la maggior parte dell’anno, con un incremento complessivo (moto e scooter targati più veicoli 50cc) pari al +22% rispetto allo stesso mese nel 2014.

 

Incertezze per l’edilizia, con segnali (deboli) di  ripresa a Torino e nella provincia. Lo si deve anche alla nuova Legge di Stabilità che ha prorogato gli incentivi  per la ristrutturazione e la riqualificazione energetica e abolisce la Tasi sulla prima casa. Le aziende del settore prevedono però nei prossimi mesi una  riduzione di fatturato e addirittura il 38% di riduzione dell’occupazione. E’ l’analisi del Collegio Costruttori edili di Torino che ha presentato i dati del 2015.

 

 

(Foto: il Torinese)

Da Oinos il Giappone incontra la Sicilia… ed è subito Susciliano!

OINOS3Situato a pochi isolati dal fiume Po e dal Parco del Valentino, il locale presenta al pubblico un ambiente sobrio, con colori tenui che puntano sulle tinte beige e marrone e con un arredamento elegante e raffinato, decisamente più orientale che tipico del sud Italia

 

“Cucina mediterranea creativa e sushi rivisitato in chiave siciliana in un locale alla moda con decori minimal”: se cercate su Google il ristorante Oinos di Via della Rocca 39G a Torino, troverete questa calzante descrizione. Situato a pochi isolati dal fiume Po e dal Parco del Valentino, il locale presenta al pubblico un ambiente sobrio, con colori tenui che puntano sulle tinte beige e marrone e con un arredamento elegante e raffinato, decisamente più orientale che tipico del sud Italia.

 

E forse la chiave sta proprio in questo,  nel voler dare il tocco di sicilianità solo ed esclusivamente nei piatti presentati nei diversi menù. Eh si, perché da Oinos è possibile percorrere la strada del menù del Sushi Classico, oppure puntare sulla cucina italiana / siciliana o sulla specialità del locale: il Susciliano, la rivisitazione dell’ormai onnipresente sushi giapponese con ingredienti della tradizione siciliana. L’offerta è variegata e molto interessante: dal Roll con gambero rosso di Sicilia, basilico e olio extravergine, al nighiri con branzino e pesto trapanese oppure quello con tonno e cipolle caramellate.

 

Il Torinese è stato per voi durante una pausa pranzo decidendo di puntare sulle tipicità del ristorante: spaghettone alla chitarra con pestoOINOS 1 trapanese e ombrina e una degustazione di Susciliano da 10 pezzi, e per dessert, un rinfrescante sorbetto menta & limone. Ad accompagnare le portate, una bottiglia di vino bianco siculo, Nozze D’Oro DOC della cantina Tasca Conti D’Almerita e un calice di Passito Diamante D’Almerita sempre della stessa cantina siciliana.

 

Lo spaghettone alla chitarra si è rivelato una scelta azzeccata: ottima cottura della pasta, pesto davvero gustoso con l’ombrina che ha reso il piatto molto delicato. Mise-en-place elegante, che appaga la vista prima ancora del palato, ed è ciò che perdura nella degustazione di Susciliano: in apparenza ti sembra un tipico piatto di sushi, ma appena si provano i vari pezzi, ecco che si scatena in bocca un vero e proprio festival del gusto: la cucina fusion qui è espressa in tutto e per tutto, con risultati eccelsi. La freschezza del pesce fresco si lega a elementi tipici della cucina siciliana che insieme vanno a creare un boccone di assoluta bontà e gioia per gli amanti del buon cibo.

 

OINOS2Nighiri al gambero rosso di Sicilia e olio di agrumi, nighiri al salmone Sockeye e polvere di pomodoro secco, roll con ombrina, zucchine e mandorle croccanti, sono solo alcuni esempi dell’opera di rivisitazione del sushi classico in chiave siciliana attuata dal ristorante Oinos. Si denota la ricerca dell’accostamento di elementi, gusti, ma anche di colori. Il tutto accompagnato da un vino bianco che con la sua freschezza e le sue tonalità delicate, ha saputo deliziare ed esaltare il menù scelto. Il sorbetto limone e menta assieme alle note avvolgenti di caramello offerte dal passito sono stati i protagonisti dei titoli di coda del pranzo.

 

Servizio ottimo, personale cordiale e gentile, locale tranquillo, ideale per cene a due, ma anche per pacati incontri lavorativi. Assolutamente consigliato.

 

                                                                                              Rebecca Genesio

 

20° compleanno del Salone del Gusto in versione popolare gratis e all'aperto

gusto terragusto fruttaLa rassegna si terrà in alcuni tra i luoghi più belli di Torino: dal Valentino a Palazzo Reale, al  Teatro Carignano

 

La rassegna Terra Madre-Salone del Gusto, ideata da Carlin Petrini e promossa ogni anno da Slow Food con  Regione Piemonte e Città di Torino, che nel 2016 compie 20 anni trasloca all’aperto e anticipa a settembre. La novità vuole permettere ai visitatori di avvicinarsi meglio al mondo del cibo e dell’ambiente (e consentire di risparmiare sui salati affitti del Lingotto, nonostante il centro fieristico abbia “abbassato” la locazione a 800 mila euro). La kermesse sarà dunque visitabile gratuitamente: una novità non da poco visti i prezzi dei biglietti piuttosto salati. Il Salone si terrà in alcuni tra i luoghi più belli di Torino: dal Valentino a Palazzo Reale, al  Teatro Carignano. Soddisfatti i partner istituzionali Chiamparino e Fassino, che hanno sottolineato come questa svolta sia positiva per la città.

 

(Foto: il Torinese)

Elezioni in vista a Palazzo Civico: gli azzurri di Silvio valgono i voti dei rossi di Airaudo

PAL CIVICfassino 33Il Pd è dato tra il 32,2-34,4%. Nel centrosinistra i Moderati non sono stati inseriti nel sondaggio, particolare non irrilevante, poiché a Torino raccolgono sempre un risultato significativo, soprattutto alle Comunali. Ncd da prefisso telefonico

 

A poco più di sei mesi dal voto per le Comunali torinesi, secondo il sondaggio  commissionato da Forza Italia ad Alessandra Ghisleri di Euromedia Research (la sondaggista “personale” di Berlusconi) e anticipato dalla redazione torinese di Repubblica, il centrodestra è fuori dai giochi per Palazzo Civico. La vera sorpresa (annunciata) sono i grillini che candidano Chiara Appendino sindaco e che andrebbero al ballottaggio con il centrosinistra e raccoglierebbero tra il 28.5 e il 30 per cento dei consensi, come secondo partito dopo il Pd, dato tra il 32,2-34,4%. Nel centrosinistra i Moderati non sono stati inseriti nel sondaggio, particolare non irrilevante, poiché a Torino raccolgono sempre un risultato significativo, soprattutto alle Comunali. Certo è che Piero Fassino non dorme sonni tranquilli, con un rischio pentastellato così rilevante. Il centrodestra nel suo insieme  viene invece dato tra il 20 e il 25 per cento: FI 8-10%, Fdi 2-3%, Ln 10-12%. Dopo tante schermaglie interne, pare ormai molto probabile la candidatura a sindaco del notaio Alberto Morano, unico nome spendibile e di peso nella coalizione che una volta vedeva Forza Italia come partito – guida. Ncd è stimato tra lo 0,5 e l’1,5%, cifre da prefisso telefonico e da riunioni di partito in cabina telefonica. La sinistra rosso antico di Airaudo oscillerebbe tra il 6 e l’8%, più o meno come gli azzurri berlusconiani. Tanti gli indecisi oscillano tra il 18 e il 20%.

 

(Foto: il Torinese)

IL GUSTO DEL NATALE, Doni & Suggestioni al Borgo Medievale

gusto nataleMotori al massimo per la prima edizione de Il Gusto del Natale, l’evento e mercatino natalizio che si svolgerà al Borgo medievale di Torino

 
La manifestazione, che ruota intorno al tema del dono, del gusto, ma anche della solidarietà e della convivenza, ospiterà nei saloni, nelle corti e sotto i portici del Borgo medievale una cinquantina di realtà selezionatissime, tra Maestri del Gusto, Eccellenze Artigiane e Cooperative sociali, ciascuno con le proprie creazioni e squisitezze oltre a un fitto cartellone di appuntamenti culturali a tema natalizio… Il Gusto del Natale intende così offrire al pubblico torinese un’opportunità per prepararsi a vivere la ricorrenza più importante del nostro calendario, riscoprendone i valori più autentici, in modo gioioso e festoso. 

 

Dolci e cioccolato, birre di Natale e delicatessen, Cucina di strada e delle feste, Artigianato di pregio, Creatività & Design e molto altro ancora ispireranno le produzioni di maestri virtuosi, pronti a emozionarvi con le loro creazioni. Dietro ogni oggetto, ogni prodotto ci saranno persone originali e storie da raccontare: un’idea, un’intuizione, un progetto, un valore…Gli artisti di Cirko Vertigo, partner della manifestazione, effettueranno incursioni entrando in relazione con il pubblico con arditi equilibri, doppie colonne, scambi di clave, passing di giocoleria, animazioni itineranti e brevi performance. La compagnia The Fools animerà un inedito juke box teatrale a gettoni, e poi ancora… street poetry, face painting, danze e musiche popolari, cori Gospel, atelier di ghirlande, decori natalizi e giochi per grandi e piccini in compagnia del Ludobus e del Pa.ka.bu’s, la scuola di pasticceria in versione food truck per bambini.

 

Non mancheranno gli showcooking guidati da Chef Kumalé e dai suoi ospiti, per scoprire le ricette della tradizione natalizia italiana e del mondo. Per una volta non saranno i grandi chef a stupirci con le loro creazioni ma i protagonisti del progetto Nati per Soffriggere, dei centri di accoglienza profughi che si racconteranno ai fornelli: Hawaldar con il Kabuli palaw piatto simbolo della cucina Pashtun dall’Afghanistan, Luminitza con la sua cucina nomade dalla Romania, Pamela con il fried rice, piatto delle feste nigeriano. Il Perù e la Norvegia saranno i paesi ospiti, per gustare i cibi del natale da nord a sud del mondo, con Caroline Schøning da Oslo e Roxana Rondan da Chiclayo.

 

A rendere magica l’atmosfera, l’allestimento del presepe dell’artista genovese Emanuele Luzzati, che verrà inaugurato sabato 5 dicembre e la mostra Carissimo Pinocchio, illustrata da Attilio Mussino, che proseguirà fino al 14 febbraio 2016. Vi aspetteranno… Gran finale allo Spazio 211 dove alle ore 21,30 si terrà il concerto rock di chiusura de Il Gusto del Natalecon i Truzzi Broders e la partecipazione dei Quarantena dalle Cucine Musicali di Mondovi. Il Gusto del Natale è un’iniziativa ideata dal giornalista “gastronomade” Vittorio Castellani, meglio conosciuto come Chef Kumalè, organizzata con la Cooperativa Animazione Valdocco, che quest’anno festeggia il suo 35° compleanno e la Fondazione Torino Musei.

 

Il Gusto del Natale è realizzato con il patrocinio di Città di Torino, Regione Piemonte, Alleanza delle Cooperative Italiane e con il contributo di Banca Popolare Etica, UnipolSai Assicurazioni, Cirko Vertigo e Coopfond.


 
Orari di apertura al pubblico
Sabato, domenica, lunedì, martedì, dalle ore 10.00 alle 19.00


 
L’ingresso è libero e gratuito


 
CONTATTI & INFO
 
Email: 
natalealborgo@gmail.com

www.ilgustodelnatale.it

www.facebook.com/gustonatale

 

 

Er cupolone di piazza Vittorio e altre indecenze estetiche nella Torino de noantri

CUPOLONE3Il pubblico esulta plaudente per le kermesse nazionalpopolari , ma siamo sicuri che queste sagre da strapaese in formato gigante, non vadano a detrimento del decoro di una città ormai riconosciuta capitale del bello, dell’arte e della storia?

 

Il Comune ha fatto sapere di essersi pentito per l’allestimento del grande “pallone” nella storica piazza Vittorio. Ma la frittata ormai era fatta. La struttura della Sony è stata montata per  un evento della Uefa legato alla Champions League. Sabato e domenica sarà possibile, per chi non ha nulla di meglio in programma, giocare a calcio sfidando grandi campioni  virtuali proiettati sui  maxi-schermi.CUPOLONE1

 

«Stop bubboni. Difendiamo la bellezza di Torino»: questo il tenore delle polemiche esplose sui social,  ed è prevista anche una manifestazione di protesta da parte di un improvvisato comitato di cittadini. La querelle è antica: per incassare qualche euro in più CUPOLONE2(sempre gradito, per carità) il municipio fa bene a derogare rispetto alle norme vigenti che non consentono “baracconi” nelle piazze auliche?

 

Il pubblico esulta plaudente, ma siamo sicuri che queste sagre da strapaese in formato gigante, non vadano a detrimento del decoro di una città ormai riconosciuta capitale del bello, dell’arte e della storia? Proprio nei giorni scorsi abbiamo pubblicato un articolo sui “chioschi” di CioccolaTo’ in piazza San Carlo, che vi riproponiamo. Panem (cioccolato) et circenses.

 

 

CIOCCOLATO FVAVVISTAMENTI / di EffeVi

 

La proverbiale eleganza delle piazze torinesi deve essere sacrificata ai circenses imposti a una città che deve farsi piacere un modello unico di divertimento, dove c’è poco spazio per i valori di qualità e stile discreto tipici della borghesia torinese

 

Ormai da dieci anni il Comune ha approvato un regolamento per proteggere le cosiddette “piazze auliche” del centro città dai danni causati dal continuo insistere di manifestazioni di massa: concerti, roadshows, festival, chiamateli come volete.  Si tratta di un regolamento inutile e in larga parte inapplicato. 

 

In piazza San Carlo, che ha sopportato di tutto, compresi i cessi chimici in bella vista, Cioccolató ha portato quest’anno (vedi foto) un trionfo di plasticaccia, stufette e gazebo montati alla meglio, brutti come forse si possono trovare sulle coste mediterranee violentate dal turismo tedesco. 

 

Venditori abusivi e suonatori ambulanti conferivano alla manifestazione un’atmosfera lievemente balcanica, da fiera di Banja Luka (le zingare non mancavano; l’orso ammaestrato purtroppo non è più consentito dai regolamenti europei). Insomma, uno stress dal punto di vista ambientale e uno spettacolo di bassa qualità dal punto di vista culturale, del tutto inadatto ai valori della piazza.CIOCCOLATO FV3

 

Ci vuole una buona dose di ingenuità per pensare che, rovesciando ogni domenica decine di migliaia di visitatori sulle stesse cinque-sei piazze, la qualità non ne soffra e che i preziosi porfidi e le lastre in pietra di Luserna possano sopravvivere ai TIR e ai pioli dei tendoni  e dei baracconi, senza riportare danni. C’è poi un danno meno immediato, ma a lungo termine più devastante: la proletarizzazione del tempo libero negli angoli più eleganti della città. È interessante che gli eredi del Partito Comunista, dopo aver predicato per anni in difesa delle periferie abbandonate, una volta al governo della città concentrino tutte le manifestazioni in una ristretta area centrale, al limite delle possibilità di gestione logistica e di sopportazione umana, senza essere capaci di differenziare l’offerta culturale in base alla varietà del paesaggio urbano.

 

E così in piazza San Carlo, la più bella ed elegante di Torino, il sindaco ci mette la sagra paesana. È il progresso, bellezza: la proverbiale eleganza delle piazze torinesi deve essere sacrificata ai circenses imposti a una città che deve farsi piacere un modello unico di divertimento, dove c’è poco spazio per i valori di qualità e stile discreto che costituivano il marchio della borghesia torinese.

 

(Foto: il Torinese)

 

Fassino sulle "buche killer": "Mancano i soldi e gli interventi sulle strade non bastano"

fassino 33cantiere castello “Ho spiegato – ha detto il sindaco al termine dell’ udienza – che  i Comuni sono stati destinatari di un taglio di risorse pari a 18 miliardi in sette anni

 

La vicenda delle buche “killer” he tappezzano il manto stradale della città, ha portato il sindaco in tribunale, in qualità di teste. “Ho spiegato – ha detto Piero Fassino al termine dell’ udienza – che  i Comuni sono stati destinatari di un taglio di risorse pari a 18 miliardi in sette anni. E anche come la Città abbia cercato di contenere le conseguenze di queste riduzioni”. “Nel corso del tempo – ha detto invece l’assessore alla viabilità, Claudio Lubatti in aula – ci siamo adattati: abbiamo imparato a spendere sempre meglio i pochi euro disponibili, ma gli interventi non sono certo esaustivi rispetto alle necessità” L’assessore ha anche spiegato che oggi ci sono in tutto tre piccole squadre di operatori, che si alternano su tre circoscrizioni ciascuna. In passato ce n’era una per circoscrizione”. Per  fronteggiare la penuria di fondi il Comune sostiene che sono state compiute scelte “impopolari”, come il taglio delle sovvenzioni al trasporto pubblico per i disabili.

 

 Piero Fassino, e gli assessori Gianguido Passoni e Claudio Lubatti, sono stati chiamati a testimoniare dalla difesa nel processo per la morte di un pensionato di 76 anni che nel 2013 cadde su una buca. Come è noto, in tutto sono sei gli imputati di omicidio colposo, tra dirigenti comunali  e dell’ azienda acque pubbliche. Uno dei difensori ha detto che dal 2006 “i contributi per la manutenzione sono calati dell’80%, con un conseguente calo degli interventi.  Lubatti ha aggiunto che, in quanto a trasferimenti di risorse pubbliche: “Torino è più sfortunata perché, evidentemente, non risponde a determinati criteri per le ‘aggiunte speciali’ di fondi, mentre altre città hanno ‘iniezioni’ che noi non abbiamo: per cui possono affrontare il problema con maggiore serenità”.

 

La buca su cui scivolò il povero pensionato, era in via Ormea, e si aprì probabilmente dopo due giorni di ininterrotte  piogge.

 

(Foto: il Torinese)

Orrore in Kenya: durante una rapina uccisa dottoressa piemontese, tre italiani feriti

FOSSACECA FBEra in Kenya da 15 giorni con i genitori Giovanni e Michelina e lo zio sacerdote, don Luigi Di Lella. La donna uccisa era una delle principali collaboratrici di For Life

 

Rita Fossaceca, medico di 51 anni, che lavorava a Novara, è stata uccisa in Keniya con un colpo di pistola. Sono  tre i connazionali  feriti. Il fatto è avvenuto durante una rapina in casa a Mijomboni, un villaggio nei pressi di Malindi. Lì la dottoressa operava per la For Life Onlus, una associazione umanitaria internazionale. Banditi armati, informa l’agenzia Ansa,  hanno fatto irruzione nell’abitazione e la Fossaceca è stata uccisa con un colpo di pistola. La donna stava cercando di proteggere la madre, che era stata assalita con un machete. Il padre della donna è stato ferito alla testa. Ferite anche due infermiere dell’ospedale di Novara, si tratta di  Monica Zanellato e Paola Lenghini, ma non sono gravi. Il medico novarese, ma originario di Campobasso, era in Kenya da 15 giorni con i genitori Giovanni e Michelina e lo zio sacerdote, don Luigi Di Lella. La donna uccisa era una delle principali collaboratrici di For Life, nell’ambulatorio dell’orfanotrofio di Mijomboni, dove sono accuditi una  ventina di bambini. All’ospedale di Novara la dottoressa era la responsabile della radiologia interventistica nel reparto del professor Alessandro Carriero,  presidente di For Life.

 

(foto: facebook)

Quanti visitatori nei musei di Torino. Ma le collezioni di arte contemporanea sono in crisi

mole cavallerizzaA una prima lettura dei numeri, ciò che emerge con maggiore chiarezza è il sostanziale pareggio dei bilanci. I dati meno positivi, in questo senso, sono quelli relativi al castello di Rivoli e alla Reggia di Venaria, che fanno emergere un disavanzo di poco superiore ai 59 mila euro: bazzecole, se si pensa all’importanza delle due strutture e alla complessità della loro organizzazione. Sul versante opposto si collocano due istituzioni come il Museo del Cinema e la Fondazione Torino Musei, che chiudono il 2014 con un avanzo di poche decine o centinaia di euro. L’altro elemento che spicca scorrendo i dati è l’altissimo numero di visitatori. Solo le collezioni di arte contemporanea sembrano essere in controtendenza

di Luca Briatore

egizio 22L’inchiesta sul volto culturale di Torino e della sua area metropolitana, cominciata su queste pagine con gli interventi di Alberto Vanelli, Enzo Biffi Gentili,  Giovanni Ferrero e Vittorio Sgarbi, non può prescindere da un attento confronto con i dati. In questa puntata dell’indagine, ci confronteremo con i bilanci di alcune importanti istituzioni museali: il Museo delle Antichità Egizie, la Reggia di Venaria, il castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea, il Museo dell’Automobile, il Museo Nazionale del Cinema e la Fondazione Torino Musei (che comprende la Galleria di Arte moderna, le raccolte di Palazzo Madama, il Museo di Arte Orientale e la rocca del Borgo medievale). In attesa dei bilanci relativi a quest’anno, la cui pubblicazione è prevista per la prossima primavera, ci siamo concentrati sul 2014. Quando sarà il momento, non mancheremo di commentare i dati più recenti.  La mancanza di un’analisi approfondita e nonVENARIA1 limitata al confronto dei numeri di biglietti staccati, ci ha convinti, però, a occuparcene fin da subito. I dati che vedremo, in effetti, suoneranno, per molti, come un’assoluta novità.  A una prima lettura dei numeri, ciò che emerge con maggiore chiarezza è il sostanziale pareggio dei bilanci. I dati meno positivi, in questo senso, sono quelli relativi al castello di Rivoli e alla Reggia di Venaria, che fanno emergere un disavanzo di poco superiore ai 59 mila euro: bazzecole, se si pensa all’importanza delle due reggie e alla complessità della loro organizzazione. Sul versante opposto si collocano due istituzioni come il Museo del Cinema e la Fondazione Torino Musei, che chiudono il 2014 con un avanzo di poche decine o centinaia di euro. L’altro elemento che spicca scorrendo i dati è l’altissimo numero di visitatori. Nei musei presi in considerazione, gli ingressi si attestano a quota 2.689.836: un risultato sicuramente importante, che conferma l’interesse destato nel pubblico dall’offerta culturale torinese. L’incrocio dei dati, tuttavia, oltre a una serie di elementi positivi, mette in luce alcuni aspetti critici, che evidenziano la possibilità di fare di più e meglio.

 

Prima di approfondire il tema, vale la pena di fare una precisazione. L’indagine, per forza di cose, non vuole né può essere ritenuta una ricerca scientifica. Si tratta di una semplice riconognizione, incentrata sui numeri e sugli indicatori ricavati dalla lettura comparata dei bilanci consuntivi. Manca, in particolare, l’analisi “storica”, ovvero una ricostruzione delle tendenze che si sono sviluppate negli anni, concorrendo a produrre i risultati qui emersi, tanto positivi che negativi. Il Torinese, naturalmente, è interessato ad acquisire e a dare spazio a ogni precisazione, osservazione e commento che i responsabili dei musei qui considerati vorranno esprimere. Oltre, naturalmente, ai commenti dei lettori e, più in generale, al contributo degli operatori della cultura in Piemonte, interessati a partecipare al nostro dibattito. Ma lasciamo che a parlare siano i numeri. 

 

I DATI CONSIDERATI

 

turisti 1Quello relativo al semplice numero dei visitatori è un dato che va trattato con attenzione. Quando ci si misura con il numero di ingressi, infatti, può essere utile chiedersi se i biglietti siano stati venduti a prezzo pieno o ridotto, o se siano stati ceduti gratuitamente. Tutte informazioni che, ovviamente, consentono di farsi un’idea più precisa. Se il prezzo medio di un biglietto oscilla in un range compreso tra il costo dell’ingresso ridotto e quello dell’intero, il dato può essere considerato positivo. Se, al contrario, il prezzo medio si colloca molto al di sotto della tariffa ridotta, siamo in presenza di un problema: ad abbattere il prezzo non può essere stata, infatti, che un’amplissima diffusione di biglietti omaggio. Il che, naturalmente, deve portare a una riconsiderazione del significato da attribuire al numero degli ingressi. Un ingresso a pagamento, infatti, vale molto più di un ingresso omaggio, non soltanto dal punto di vista economico, ma anche da quello dell’effettivo interesse del pubblico nei confronti del museo. In media, la spesa effettuata dai singoli visitatori dei musei analizzati è stata di 6,14 euro: una cifra piuttosto dignitosa, se paragonata alla media dei musei nazionali. Va tenuto presente, però, che quell’importo comprende anche gli acquisti collaterali al ticket di ingresso: libri, gadget, caffè e cappuccini.

 

Un altro aspetto da considerare è quello che riguarda i finanziamenti pubblici. È bene chiarire, a questo proposito, che nessuna istituzione culturale,palazzo civico anche quando è gestita al meglio, è in grado di sopravvivere con le sue sole forze: di norma, le entrate derivanti dalle biglietterie e da servizi accessori come bookshop e caffetterie risultano di gran lunga insufficienti a sostenere i costi connessi alla vita di un museo. Risulta centrale, quindi, il ruolo delle istituzioni pubbliche, a cui si affiancano normalmente le fondazioni bancarie e, molto più di rado, alcuni sponsor privati. Sono questi tre soggetti a fornire ai musei le risorse di cui hanno bisogno per continuare a esistere. Generalmente, la metà dei finanziamenti erogati in sostegno delle istituzioni culturali proviene dagli enti pubblici (Ministeri, Città, Regione e, quando ancora esisteva, Provincia); l’altra metà viene erogata dalle Fondazioni bancarie attive sul territorio. Da un certo punto di vista, occorre chiarirlo, è giusto che sia così. La cultura, per definizione, non risponde alle leggi del mercato. Il più delle volte, la tutela e la conservazione di monumenti e opere d’arte richiede di far fronte a spese altissime. Va considerato, inoltre, che la funzione di un museo non è semplicemente quella di accogliere visitatori. Il museo è un’eredità da trasmettere alle prossime generazioni, ed è al tempo stesso un centro di studio, ricerca e divulgazione: tutte attività costose e generalmente prive di ritorni economici.

 

BANDIERE REGIONELa domanda da porsi, quindi, non riguarda tanto il “se”, ma il “quanto”. Quanto è grande l’intervento economico pubblico nella vita di un museo? E quanto pesano questi finanziamenti, se confrontati con le entrate derivanti dalla biglietteria e dagli strumenti di autosostentamento di cui il museo può disporre? Sotto questo profilo, come vedremo, il sistema museale torinese presenta delle significative disarmonie. Il Museo Egizio, con le proprie attività, è in grado di procurarsi oltre la metà delle risorse necessarie. Il Castello di Rivoli, per sopravvivere, ha bisogno di erogazioni pubbliche e private pari all’83% delle entrate complessive. Se, insomma, i biglietti staccati a Rivoli sono 106.355, e se i fondi forniti al museo dagli enti pubblici toccano gli 1,8 milioni, si può dedurre che il contribuente spenda circa 16,90 euro per ogni visitatore del museo. Se ai fondi pubblici si aggiungono quelli forniti dalle Fondazioni bancarie, risulterà come il costo virtuale di ogni singolo biglietto superi i 37 euro, così ripartiti: il visitatore paga mediamente 3,72 euro; gli enti pubblici 17 e altrettanti le fondazioni bancarie. Il Castello di Rivoli, custode di una collezione di arte contemporanea di rango internazionale, rappresenta una situazione limite, sulla quale ci si interroga ormai da anni. Se si analizzano i dati relativi ai contributi pubblici e al loro rapporto con la spesa media dei visitatori, però, si vedrà come ci sia poco di che stare allegri anche nel caso di altri musei. Alla Reggia di Venaria, la realtà che in questo senso appare più virtuosa, gli enti publici (Città di Venaria, Regione, Ministero dei Beni Culturali) hanno versato circa 6 euro per ognuno dei 631 mila biglietti staccati nel 2014.

 

L’altra variabile da prendere in considerazione – anche per la relazione che il tema intrattiene con i costi di gestione di un museo – è il numero deglituristi 2 addetti. Complessivamente, nel 2014, le istituzioni qui esaminate hanno dato lavoro a 414 impiegati, a cui andrebbero aggiunti altri 600 lavoratori circa, tra bigliettai, custodi e addetti alla sicurezza, qui non considerati perché soci o dipendenti di cooperative e società vincitrici di gare d’appalto, che operano nei musei in quanto fornitrici di servizi. Numeri parziali, ovviamente, dal momento che non riguardano l’intero comparto culturale torinese (e tanto meno il suo indotto, rappresentato da bar, negozi, ristoranti, alberghi). Non si può negare, però, che i dati ci forniscano dei chiari indizi circa la difficoltà – e forse l’impossibilità – di compensare l’abbandono di Torino da parte della Fiat con il semplice rilancio dell’“industria culturale”: un comparto difficile, gravato, peraltro, dall’incapacità cronica di produrre attivo, se non, appunto, nelle attività dell’indotto. Anche i dati relativi all’occupazione, del resto, evidenziano degli squilibri. È vero, in effetti, che non tutti i musei sono uguali: in alcuni casi, per esempio, ci si deve occupare di spazi relativamente ristretti e circoscritti; in altri, al contrario, occorre prendersi cura di palazzi immensi e di giganteschi giardini. Non si può non considerare, però, che alcuni musei, spesso frequentatissimi, si servono di un numero contenuto di addetti; altri, invece, sono costretti a impiegare un’alta percentuale delle loro risorse nel pagamento di stipendi. Allo stesso modo, non si può non notare come il costo del lavoro tenda a variare significativamente. Alla Reggia di Venaria, il costo medio di un lavoratore è di poco superiore ai 37 mila euro annui. Al Castello di Rivoli, un lavoratore costa quasi 57 mila euro.

 

 

Qui di seguito, approfondiremo la situazione specifica delle singole realtà.

 

L’Egizio

egizio xxDa poco ampliato e completamente riallestito, il Museo delle Antichità Egizie è stato, l’anno scorso, uno dei fiori all’occhiello della cultura torinese, e ciò non soltanto in relazione al prestigio delle sue collezioni, ma anche dal punto di vista dei conti. Anche se, nel 2014, il museo era visitabile solo parzialmente, in attesa del termine dei lavori che si sono conclusi lo scorso marzo. Le presenze sono state 568.688: un numero altissimo, che nel 2015, dopo il raddoppio delle superfici espositive, è certamente destinato a salire. Le entrate da attività proprie si sono avvicinate ai 2,5 milioni di euro, superando di qualche centinaio di migliaia di euro l’ammontare dei fondi ricevuti dagli enti pubblici e dalle Fondazioni Bancarie. La spesa media del singolo visitatore (comprendente il biglietto e gli acquisti al bookshop e in caffetteria) ammonta a euro 4,35: una cifra molto bassa, che si spiega con il basso costo dei biglietti destinati a bambini e ragazzi di età inferiore ai 15 anni (un euro) e a quello praticato con le scolaresche. I servizi di biglietteria e custodia delle sale sono stati affidati a una cooperatva. Il personale direttamente dipendente dal Museo conta 18 addetti, alcuni dei quali part time. Il costo dei dipenenti, corrispondente a 878.843 euro (in media, 48.824 euro a lavoratore), pesa sulle uscite complessive per il 18,83%.

 

Il Museo del cinema

museocinema2Nel 2014, con 605.321 biglietti staccati, il Museo Nazionale del Cinema è stato il secondo tra i musei torinesi più visitati. Un risultato molto positivo, che acquista un valore ancora maggiore se si considera il buon numero di biglietti venduti a prezzo intero, con una spesa media di 7,86 euro a visitatore. A complicare le cose, nella gestione del museo, è l’alto numero di dipendenti – 84 – che sulle uscite totali pesa per circa 3,2 milioni di euro (poco più del 37% del totale delle spese). Una voce di uscita molto pesante, è vero, ma che, a differenza di quanto accade al Castello di Rivoli o negli spazi espositivi della Fondazione Torino Musei, non supera le entrate garantite dalle attività istituzionali del museo: oltre 4,7 milioni. Molto sostanziosi sono anche i finanziamenti provenienti da enti pubblici e fondazioni: oltre 8 milioni di euro, che ne fanno il museo maggiormente finanziato dell’area torinese. La Fondazione Torino Musei, infatti, riceve circa 10 milioni, ma li deve ripartire tra GAM, Palazzo Madama, Museo d’Arte orientale e Borgo Medievale. Se il denaro erogato dagli enti pubblici – circa 4 milioni – viene posto in relazione con il numero di biglietti venduti, risulterà come l’apporto del contribuente al funzionamento del museo ammonti a circa 6,5 euro per ogni biglietto staccato: una cifra che risulta in linea con il contributo medio erogato dal “pubblico” a tutti i musei del torinese.

 

Castello di Rivoli – Museo d’arte contemporanea

rivoli castelloNella nostra indagine, il castello di Rivoli è stato citato più volte. Abbiamo fatto riferimento al limitato numero di ingressi, poco più di 106 mila, e al basso basso prezzo medio dei biglietti (3,72 euro), dovuto a un pubblico composto soprattutto da studenti fruitori di ingressi a prezzo ridotto, se non gratuito. Se posto in relazione con l’immensità degli spazi del museo, il numero dei dipendenti – 29 – può apparire congruo. Meno comprensibile è il costo medio del lavoro: oltre 56 mila euro per addetto, a fronte di una media che nelle altre realtà prese in considerazione non arriva a toccare i 40 mila euro. Solo l’Egizio, infatti, supera quella soglia (arrivando a poco meno di 49 mila euro a lavoratore). Negli altri musei, il costo di un lavoratore oscilla tra i 36 e i 38 mila euro annui. Dell’incidenza dei proventi da attività proprie sul totale delle entrate si è già detto: esse ammontano al 16,73% delle entrate totali. Il resto – circa 3,6 milioni – proviene dagli enti pubblici e dalle fondazioni bancarie. Se nel 2014 i visitatori del museo avessero dovuto pagare interamente i costi di gestione e conservazione del Castello, il prezzo di vendita di ogni biglietto avrebbe dovuto superare i 37 euro. Le entrate da attività proprie non arrivano a coprire la metà dei costi del personale. La scarsa affluenza di pubblico, in ogni caso, resta il problema più grave, che forse occorrerebbe affrontare con decisione.

 

Museo dell’Automobile

fiat manifestio grandeIl numero dei visitatori del Museo dell’Automobile, 173 mila, forse non rende giustizia a questa eccezionale raccolta di veicoli d’epoca, né allo splendido allestimento realizzato da François Confino, in grado di raccontare, insieme a quella dell’auto, una vera e propria storia del costume. La spesa media dei singoli visitatori si colloca leggermente al di sotto della media dei musei qui esaminati (5,64 euro a persona, contro una media generale di 6,14). Sono proprio queste, a ben vedere, le voci di bilancio su cui sarebbe necessario far leva al fine di migliorare il rapporto tra finanziamenti esterni (pari al 63,64% delle entrate) e ricavi da attività proprie (pari al 36,36%). Relativamente contenuto è, infatti, il numero degli addetti (in tutto 10) e altrettanto basso è il loro costo unitario, pari a circa 38 mila euro annui. Percentualmente, rispetto alle entrate complessive, le erogazioni di enti pubblici e fondazioni bancarie risultano più contenute rispetto a quelle riservate ad altre istituzioni museali. Ciò in ragione del contributo, piuttosto significativo, offerto ai conti del museo dalla Fiat Chrysler Automobiles.

 

La Reggia di Venaria

venaria fonatnaDal momento dell’inaugurazione, nel 2007, la Reggia di Venaria si colloca sistematicamente al primo posto tra i musei più visitati in Piemonte, e tra i primi in Italia. E ciò a dispetto della posizione decentrata e della mancanza di una collezione vera e propria, che la fa apprezzare, più che per gli oggetti esposti, per il suo carattere evocativo. Il calo degli ultimi anni è tuttavia innegabile. Nel 2014, i visitatori del complesso sono stati 631.693, a fronte dei 698.000 dell’anno precedente e del milione sfiorato nel 2011, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Nonostante questo, i dati di bilancio evidenziano una buona performance. Molto apprezzabile è la quota delle entrate da attività proprie, superiore al 45% del totale (i proventi autonomi ammontano a poco meno di 6,5 milioni; quelli derivanti da fondazioni ed enti pubblici toccano i 7,8 milioni). Significativamente alta è, poi, la spesa pro capite dei singoli visitatori (9,5 euro): la cifra più alta fra quelle relative ai musei qui analizzati, spiegabile, tra le altre cose, con la gestione diretta di servizi aggiuntivi come caffetteria, bookshop e organizzazione di eventi. I lavoratori direttamente dipendenti dal Consorzio a cui fa capo la Reggia sono 54, al costo medio di 37.335 euro: un costo unitario piuttosto basso, se confrontato a quello medio delle diverse istituzioni museali (42.590 euro). Il costo del lavoro della Reggia, pari a 2.016.129 euro, rappresenta il 31,11% delle entrate da biglietteria, bookshop, caffetteria e affitto di spazi.

 

Fondazione Torino Musei (GAM, Palazzo Madama, MAO, Borgo Medievale)

PALAZZO MADAMAI dati relativi alla Fondazione Torino Musei presentano luci e ombre. Liquidando in partenza il tema della Rocca del Valentino, una realtà in profonda crisi ormai da anni, alla disperata ricerca di idee per un rilancio, partiamo dal dato delle visite alla Galleria d’Arte moderna, a Palazzo Madama e al Museo d’Arte Orientale. Il MAO, con poco meno di 57 mila visitatori, rappresenta ancora una realtà piccola e non sufficientemente conosciuta. I numeri, tuttavia, se paragonati a quelli degli anni scorsi, appaiono decisamente incoraggianti: sembra essersi attivato, infatti, un significativo trend di crescita, forse legato alla decisione, da parte dei suoi amministratori, di dedicare un importante spazio alle mostre temporanee. Vedremo tra qualche mese se la tendenza risulterà confermata anche per quest’anno. Diverso è il caso di una realtà consolidata come il Museo di Palazzo Madama, uno degli spazi più suggestivi di tutto il panorama museale torinese. I visitatori, in questo caso, sono stati 254.000. Poco più alto è il dato relativo alla GAM, che evidenzia, però, un aspetto problematico. Se, infatti, alle casse della GAM sono stati staccati oltre 262.000 biglietti, occorre aggiungere che ad ammirare le collezioni permanenti del museo è stato solo un quinto dei visitatori. Gli altri vi si sono recati unicamente per vedere alcune importanti mostre, a partire da quelle realizzate in collaborazione con il Musée d’Orsay di Parigi. Si ripresenta, insomma, anche alla GAM, il problema di pubblico già riscontrato al Museo d’Arte Contemporanea ospitato nel Castello di Rivoli. Tutti gli altri dati relativi alla Fondazione Torino Musei devono essere affrontati nel loro complesso. Il bilancio 2014 della Fondazione presenta un avanzo di 988 euro. Tra i dati relativi alle sei istituzioni qui esaminate, si tratta di quello migliore. Vicino alla media è, poi, il prezzo medio dei biglietti staccati, pari a 5,8 euro. Meno positivi appaiono, invece, altri numeri, a partire da quelli che descrivono il rapporto tra proventi da attività propria ed entrate complessive. A fronte di un’entrata complessiva di poco meno di 14 milioni di euro, gli introiti da attività proprie ammontano a soli 3,5 milioni: il 25,47% del totale. L’altro dato critico è quello dei dipendenti: 179 addetti, che pur costando singolarmente poco (in media, 36 mila euro: il dato più basso di tutti), pesano sul calcolo delle uscite per poco meno di 6,5 milioni di euro, vale a dire il 185% delle entrate da attività proprie. In pratica, si spende per pagare la forza lavoro quasi il doppio di ciò che si ricava dallo sbigliettamento e dalla vendita di libri e caffè. Inutile dire che questo squilibrio si riflette sui costi di mantenimento di tutta la struttura. Non a caso, la spesa affrontata dagli enti pubblici e dalle fondazioni bancarie è di 16,90 euro per ogni visitatore: un importo che viene superato soltanto al Castello di Rivoli.

 

Conclusioni

risorgimento museo 3Al termine della fase di sviluppo culturale e di immagine iniziata a Torino al principio degli anni 2000, culminata nel 2011 con i 150 anni dell’Unità d’Italia e proseguita anche oltre, con alcune importanti iniziative, si sente la necessità di tirare qualche somma. Non senza considerare, naturalmente, la crisi economica che ha colpito Torino e il Paese a partire dal 2008, portando con sé, tra le altre cose, degli importanti tagli al comparto della cultura, ovvero all’ambito su cui, negli ultimi due decenni, la città aveva puntato molte delle sue carte. L’indagine qui svolta è, naturalmente, parziale. Tra i casi che abbiamo analizzato, mancano realtà come i musei del Polo Reale, quello di Scienze naturali e la Palazzina di caccia di Stupinigi. Queste istituzioni, infatti, dipendendo dalla Regione Piemonte (Museo di Scienze naturali), dall’Ordine Mauriziano (Stupinigi) o dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali (gli altri) non dispongono di un bilancio autonomo. L’analisi dei dati, dunque, in questi casi, risulterebbe molto problematica. Le istituzioni che abbiamo qui presentato, tuttavia, rappresentano certamente, per numero e per importanza, un campione significativo, in grado di descrivere l’andamento tendenziale di tutto il sistema museale torinese.monet1

 

Ma qual è il senso delle indicazioni fornite dalla nostra indagine? A dispetto dei sacrifici imposti ai bilanci dei nostri istituti culturali, ma anche alla loro grave situazione finanziaria – qui non analizzata – dovuta in gran parte ai ritardi con cui gli enti trasferiscono i finanziamenti dovuti o promessi, il quadro che abbiamo delineato non solo non risulta allarmante, ma, nonostante l’evidenza di alcune questioni problematiche, mostra diversi aspetti rassicuranti e positivi. La situazione dei musei torinesi è certamente più rosea di quella della media dei musei italiani. Tre istituti, con oltre 500 mila visitatori, si collocano tra i beni culturali più visitati d’Italia (Reggia di Venaria, Egizio e Museo del Cinema). Altri due (Palazzo Madama e Gam) superano i 250 mila visitatori annui. Un indubbio successo, che, sommato alla media delle entrate proprie e ad altri indicatori ricavati dai bilanci, consente un paragone con i migliori esempi europei di gestione museale, quasi che Torino fosse una città francese o tedesca, piuttosto che italiana.

 

L’insieme dei musei qui rappresentati muove un giro d’affari di 53 milioni di euro, di cui almeno 18 imputabili alla capacità di autofinanziamento delle singole istituzioni. Il resto della cifra deriva da trasferimenti pubblici e privati, laddove la parola “privati”, se si esclude qualche raro sponsor, fa riferimento alle fondazioni bancarie attive sul territorio: la Compagnia di San Paolo e la Fondazione CRT. In tutto, questi musei costano al contribuente una cifra variabile tra i 17 e i 18 milioni di euro: una somma che, se parametrata agli investimenti pubblici in campo culturale della zona euro, appare tutt’altro che elevata. I bilanci, come già si è fatto presente, sono tutti in sostanziale pareggio, a dispetto dell’enorme ritardo con cui, da alcuni anni, le pubbliche amministrazioni sono solite onorare i loro impegni. Un problema non da poco, quest’ultimo, perché costringe i nostri musei ad esposizioni bancarie pericolose.egizio 1

 

Un dato significativo è, poi, quello degli occupati: 414 persone regolarmente assunte, a cui vanno aggiunti almeno 500 lavoratori in concessione e in appalto, occupati nelle biglietterie e nei bookshop, oltre a consulenti e collaboratori di varia natura. Le criticità evidenziate dalla nostra ricognizione si possono riassumere nelle differenze che separano i nostri musei, a partire da quelle relative alla maggiore o minore capacità di raggiungere livelli significativi di entrate derivanti da attività propria. Ma gioca un ruolo significativo anche la disparità dei prezzi medi dei biglietti, e ovviamente quella dei visitatori. L’altro punto che emerge, per restare in tema di differenze, è l’enorme difformità tra istituti, ancorché si tratti, in tutti i casi, di soggetti partecipati da enti locali e fondazioni.

 

Ciò che colpisce più di tutto, comunque, è la crisi dell’arte contemporanea, testimoniata dai piccoli flussi generati dalla collezione permanente della GAM e, soprattutto, dalle opere conservate al Castello di Rivoli, che tra i suoi pochi visitatori conta soprattutto studenti impegnati in laboratori didattici offerti gratuitamente o a prezzi minimi. Le ragioni di questa crisi – posto che di crisi si tratti realmente – andrebbero analizzate. Proprio su questo tema, anzi, il Torinese intende aprire un dibattito.

 

TABELLE ESPLICATIVE: I MUSEI TORINESI AL MICROSCOPIO

 

Visitatori

 

Egizio

Museo Cinema

Castello di Rivoli

Museo dell’Automobile

 Venaria

Tot fondazione musei:

 

 

Ingressi

567688

605321

106355

173243

631693

605596
di cui:

GAM:

262114

Palazzo Madama: 254118

MAO:

56638

Rocca medievale:
32726

 

Ingressi totali dei musei in esame

TOTALE INGRESSI

2689836

 

Entrate e uscite complessive /punto di pareggio bilancio)

 

Egizio

Museo Cinema

Castello di Rivoli

Museo dell’Automobile

Venaria

Fondazione Torino Musei

 

Entrate

€ 4.627.381,00

€ 12.928.593,00

€ 4.373.887,00

€ 3.847.600,00

€ 14.320.552,00

€ 13.733.043,00

TOTALE ENTRATE:
€ 53.831.056,00

Uscite

€ 4.666.646,00

€ 12.928.515,00

€ 4.433.469,00

€ 3.880.359,00

€ 14.379.941,00

€ 13.732.055,00

TOTALE USCITE:
€ 54.020.985,00

Avanzo/Disavanzo

-€ 39.265,00

€ 78,00

-€ 59.582,00

-€ 32.759,00

-€ 59.389,00

€ 988,00

 

 

Entrate da attività proprie (biglietteria, ma anche proventi da caffetteria, bookshop, affitto spazi, investimenti, interessi bancari)

 

Egizio

Museo Cinema

Castello di Rivoli

Museo dell’Automobile

Venaria

Fondazione Torino Musei

 

 

€ 2.467.282,00

€ 4.762.617,00

€ 731.776,00

€ 1.398.920,00

€ 6.479.570,00

€ 3.497.979,00

TOTALE ENTRATE da ATTIVITA’ PROPRIE: € 19.338.144,00

 

Erogazioni da enti pubblici, fondazioni e sponsor

 

Egizio

Museo Cinema

Castello di Rivoli

Museo dell’Automobile

Venaria

Fondazione Torino Musei

 

Erogazioni

€ 2.160.099,00

€ 8.165.976,00

€ 3.642.111,00

€ 2.448.680,00

€ 7.840.982,00

€ 10.235.064,00

TOTALE ENTRATE DA EROGAZIONI PUBBLICHE E PRIVATE: € 34.392.912,00

 

Percentuale entrate da attività proprie rispetto alle entrate complessive.

 

Egizio

Museo Cinema

Castello di Rivoli

Museo dell’Automobile

Venaria

Fondazione Torino Musei

Attività proprie

53,32%

36,83%

16,73%

36,36%

45,25%

25,47%

Erogazioni

46,68%

63,17%

83,27%

63,64%

54,75%

74,53%

TOTALE

100,00%

100,00%

100,00%

100,00%

100,00%

100,00%

Spesa media di ogni visitatore (biglietti, abbonamenti, bookshop, caffetteria)*

 

Egizio

Museo Cinema

Castello di Rivoli

Museo dell’Automobile

Venaria

Fondazione Musei

Spesa media /visitatore*

€ 4,35

€ 7,86

€ 3,72

€ 5,64

€ 9,50

€ 5,78

* La percentuale è parametrata alle spese effettive dei visitatori dei musei. Sono stati esclusi dal calcolo, quindi, i proventi che alcuni istituti ricavano da attività come l’affitto di alcuni spazi.

 

Spesa media del singolo visitatore, calcolata sull’insieme dei musei presi in esame

SPESA MEDIA PRO CAPITE

€ 6,14

 

Numero dipendenti e costo del lavoro

 

Egizio

Museo Cinema

Castello di Rivoli

Museo dell’Automobile

Venaria

Fondazione Torino Musei

N° dipendenti

18

84

29

10

54

179

Costo del lavoro

€ 878.843,00

€ 3.201.314,00

€ 1.648.856,00

€ 382.364,00

€ 2.016.129,00

€ 6.476.553,00

 

Addetti totali*

TOTALE ADDETTI

414

*Al dato indicato occorre aggiungere un numero di addetti non direttamente dipendenti dalle istituzioni prese in esame. Generalmente si tratta di addetti ai servizi di vigilanza, biglietteria e guardaroba, svolti da personale di cooperative esterne, che vendono i loro servizi ai musei. Se si considerano anche questi dati, il numero degli addetti occupati negli istituti presi in esame si avvicina alle 1000 unità.

 

Costo medio lavoratore

 

Egizio

Museo Cinema

Castello di Rivoli

Museo dell’Automobile

Venaria

Fondazione Torino Musei

 

€ 48.824,00

€ 38.110,00

€ 56.857,00

€ 38.236,40

€ 37.335,00

€ 36.181,86

 

Costo medio lavoratore nelle sei istituzioni prese in esame

COSTO MEDIO LAVORATORE

€ 42.590,50

 

Rapporto percentuale tra costo del lavoro e uscite totali

 

Egizio

Museo Cinema

Castello di Rivoli

Museo dell’Automobile

Venaria

Fondazione Torino Musei

Lavoro/uscite

18,83%

24,76%

37,19%

9,85%

14,02%

47,16%

 

Rapporto percentuale tra costo del lavoro e proventi da attività proprie

 

Egizio

Museo Cinema

Castello di Rivoli

Museo dell’Automobile

Venaria

Fondazione Torino Musei

Lavoro/attività proprie

35,62%

67,21%

225,32%

27,33%

31,11%

185,15%

 

Contributi pubblici e privati erogati per ogni visitatore

 

Egizio

Museo Cinema

Castello di Rivoli

Museo dell’Automobile

Venaria

Fondazione Torino Musei

 

 

 

 

€ 3,80

€ 13,49

€ 34,24

€ 14,13

€ 12,41

€ 16,90

 

 

 

 

Contributi pubblici e privati erogati per ogni visitatore (dato calcolato sull’insieme dei musei)

TOTALE EROGAZIONI/visitatore

€ 12,78 / visitatore (anche se non si tratta di una regola scritta, risulta, da molti confronti, come gli enti pubblici e le fondazioni bancarie attive nel torinese tendano a spartirsi questa cifra al 50%)

 

 

 

 

Torna il mega albero in piazza Castello per il Natale coi fiocchi sotto la Mole

Dall’1 dicembre al 10 gennaio tornano le iniziative promosse dal Comune

albero natale castelloSarà un Natale coi Fiocchi, per il quinto anno consecutivo. Dall’1 dicembre al 10 gennaio, tornano le iniziative promosse dal Comune che culmineranno nel Capodanno in piazza dedicato quest’anno alle bande musicali: ospite d’onore Vinicio Capossela. Ogni fine settimana è dedicato a un tema, dal circo al gioco, dalla magia alle fiabe, senza dimenticare l’accoglienza e il rispetto delle culture. Un nuovo albero di Natale, alto 18,60 mt e con 43 mila lampadine colorate illuminerà piazza Castello.