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A Torino l’accensione dei termosifoni slitta di una settimana

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A Torino slitta di una settimana l’accensione degli impianti di riscaldamento. Lo ha deciso Stefano Lo Russo, il sindaco della città, che nel pomeriggio ha il sindaco di Torino Stefano Lo Russo ha firmato un’ordinanza apposita per lo slittamento dell’ accensione del riscaldamento al 29 ottobre. Dice il sindaco:  “A fronte delle temperature di questi giorni, al di sopra della media stagionale, abbiamo deciso di posticipare l’accensione degli impianti di riscaldamento. Una scelta fatta per risparmiare sui costi energetici. L’ordinanza non riguarderà gli ospedali, le case di cura, le strutture che ospitano servizi sociali pubblici, le scuole dell’infanzia e gli asili nido”. La stessa decisione è stata presa dalla città di Milano.

Piano regionale di rilancio del territorio, 34 milioni per le opere pubbliche

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Sono oltre 34 i milioni di euro che la Regione Piemonte ha deciso di destinare ai Comuni con meno di 35.000 abitanti.

Si tratta di interventi che vanno dalla riqualificazione urbana dei centri storici e degli immobili di pregio, alla messa in sicurezza degli edifici scolastici, del territorio a rischio idrogeologico, delle strade, dei ponti, dei viadotti, dei luoghi dedicati al volontariato e ai servizi socio sanitari. Ed ancora: progetti di rigenerazione urbana, riconversione energetica ed utilizzo delle fonti rinnovabili, bonifiche ambientali dei siti inquinati.

Un nuovo ed ambizioso piano di investimenti che vede anche i piccoli Comuni centrali nelle politiche della Regione.

Sono 94 gli interventi finanziati su tutto il territorio con la prima tranche di risorse:

  • Alessandria, 4,1 milioni per 14 interventi;

  • Asti: 3,5 milioni per 9 interventi

  • Biella 3,1 milioni per 10 interventi

  • Cuneo 5,8 milioni per 16 interventi

  • Novara 3,6 milioni per 11 interventi

  • Torino 7,5 milioni per 16 interventi

  • Verbano Cusio Ossola 3,4 milioni per 8 interventi

  • Vercelli 3,2 milioni per 10 interventi.

In questi anni abbiamo contraddistinto il nostro operato per il forte legame col territorio. Queste risorse si aggiungono a quelle con cui dal 2020 abbiamo finanziato più di 600 comuni – commentano il Presidente della Regione Alberto Cirio e l’Assessore regionale alle Opere Pubbliche Marco Gabusi – Daremo la possibilità ai piccoli e medi Comuni di realizzare opere di carattere strategico locale e regionale. Ma questo è solo l’inizio di una pianificazione che si svilupperà con ulteriori risorse anche nel 2023 e nel 2024, risorse che ci permetteranno di continuare a scorrere la graduatoria dei piccoli Comuni che hanno partecipato a questo bando“.

L’intenzione – prosegue l’assessore Gabusi – è di continuare a immettere importanti risorse nel sistema Piemonte, rispondendo alle esigenze dei territori con provvedimenti efficaci ed utili per la vita dei nostri concittadini”.

Gruppo anonimo torinese sgonfia le gomme dei suv in centro: inquinano troppo

Un’azione dimostrativa, in piena Crocetta è stata rivendicata con un volantino ricco di pseudo-argomentazioni: “Abbiamo sgonfiato le ruote del tuo Suv”, “il problema è la tua macchina non tu!”. E ancora:  “girare con un’auto enorme causa grossissimi danni su tutta la popolazione, quando non c’è nessun bisogno di averla”. “Se i Suv fossero uno Stato, sarebbero il sesto con le emissioni più alte al mondo”, “I Suv hanno più probabilità di uccidere persone negli incidenti”. E così via.  Sulla vicenda sta indagando la questura di Torino, poiché si tratta  di danneggiamento di una proprietà privata. Una dozzina al momento  le auto alle quali sono state sgonfiate le gomme.

Emergenza smog cronica, “codice rosso” a Torino

Mal’aria 2022 – edizione autunnale. Verso città mobilità emissioni zero
Allerta smog nelle 13 città italiane al centro della campagna Clean Cities: 
da gennaio a inizio ottobre 2022 codice rosso per Torino, Milano, Padova. Giallo per Parma, Bergamo, Roma e Bologna. 
Nessuna città rispetta i valori suggeriti dall’OMSL’appello di Legambiente al prossimo nuovo Governo: 
“Seguire i piani del Mims per decarbonizzare i trasporti. Per città più sostenibili e pulite si potenzino i servizi e mezzi green alternativi alle auto private e si implementino trasporti e zone a basse emissioni” 

In Italia l’emergenza smog è sempre più cronica. In questi primi dieci mesi del 2022 suona già il primo campanello d’allarme per inquinamento atmosferico. Livelli degli inquinanti off-limits, traffico congestionato e misure antismog insufficienti sono ormai una situazione di “malessere generale” che rischia di peggiorare con l’avvio della stagione autunnale-invernale.  È quanto emerge in sintesi dal dossier: “Mal’aria 2022 edizione autunnale. Verso città mobilità emissioni zero” realizzato da Legambiente che, nell’ambito della campagna Clean Cities,  fa il punto, da inizio anno ai primi di ottobre 2022, sulla qualità dell’aria di 13 città italiane al centro della campagna, mettendo a fuoco anche il tema delle politiche sulle mobilità urbana. Per quanto riguarda il PM10, la soglia di 35 giorni da non superare con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo, è stata ampiamente superata con almeno una delle centraline, in 3 delle 13 città analizzate. Sono già in codice rosso Torino, Milano e Padova che si trovano fuori dai limiti di legge, rispettivamente con 69, 54 e 47 giornate di sforamento. Codice giallo, invece, per Parma (25), Bergamo (23), Roma (23) e Bologna (17) che hanno già consumato la metà dei giorni di sforamento. A seguire, le città di Palermo e Prato (15), Catania e Perugia (11) e Firenze (10) che sono già in doppia cifra.
Nessuna delle 13 città monitorate nell’ambito della campagna Clean Cities, rispetta poi i valori suggeriti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), sia per quanto riguarda il PM10 (15 microgrammi/metro cubo) che per il PM2.5 (5 microgrammi/metro cubo) e l’NO2 (10 microgrammi/metro cubo). Il PM10 ha una media annuale, eccedente il valore OMS, che oscilla dal +36% di Perugia, passando per città come Bari (+53%) e Catania (+75%), fino ad arrivare al +121% di Torino e +122% di Milano. Situazione ancora più critica per quanto riguarda il PM2.5, dove lo scostamento dai valori OMS oscilla tra il +123% di Roma al +300% di Milano. Male anche per l’NO2:l’eccedenza dei valori medi registrati rispetto al limite dell’OMS varia tra il +97% di Parma fino al +257% di Milano.Un quadro, in sintesi, davvero preoccupante, visto che – ribadisce Legambiente – è sugli standard dell’OMS che andrà a adeguarsi la nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria – in corso di revisione entro l’anno – rendendo l’Italia suscettibile a nuove procedure d’infrazione e multe miliardarie (da aggiungersi alle precedenti tre). Da non trascurare anche l’impatto sulla salute: l’inquinamento atmosferico miete più vittime in Italia che nel resto del continente europeo. Secondo le ultime stime dell’EEA (Agenzia europea ambiente), il 17% dei morti per inquinamento in Europa è infatti italiano (uno su 6). Per diminuire gli impatti sulla salute, e sull’ambiente, l’Europa ha fissato gli obiettivi per la neutralità climatica entro il 2050 (il Piano d’azione “Verso Emissioni Zero”) con la proposta intermedia di ridurre le emissioni di gas serra del 55% (rispetto al 2005) entro il 2030. Ma per raggiungere tale scopo, secondo l’associazione ambientalista per liberare le città dallo smog occorre potenziare servizi e mezzi green alternativi alle auto private e implementare trasporti e zone a basse emissioni, come già predisposto dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. Inoltre, l’Italia deve accelerare il percorso di decarbonizzazione dei trasporti urbani che sono la principale causa d’inquinamento nelle nostre città. Fondamentale sarà dunque l’integrazione tra le strategie europee, nazionali e regionali.“Non c’è più tempo da perdere. Dobbiamo occuparci della drammatica condizione della qualità dell’aria dei nostri centri urbani e rendere, al contempo, le nostre città più sicure e vivibili”, dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. “Il preoccupante immobilismo della politica italiana davanti alle emissioni di biossido di azoto, dovute in gran parte al traffico veicolare, ci è costata già una condanna da parte della corte di Giustizia europea. Dopo anni di richiami nessun governo è stato in grado di mettere in atto misure credibili per sanare un problema gravissimo, che ha causato più vittime della pandemia nell’anno 2020 e 2021. È necessario agire su due fronti distinti, ma complementari. Il primo riguarda la formulazione di misure di incentivo che favoriscano la scelta del trasporto pubblico locale e altre forme di mobilità sostenibile, nonché disincentivi all’utilizzo dell’auto privata. Il secondo è relativo alla formulazione di mobilità alternativa all’automobile. Necessaria, soprattutto, un’accelerazione negli investimenti a sostegno del Traporto Pubblico Locale e delle infrastrutture, come tram e ferrovie urbane. Il nuovo governo ha dunque un importante sfida di fronte a sé: avviare la transizione green della mobilità del Paese, adottando le linee guida del Mims”.

È stato un errore allentare le misure antinquinamento negli anni della pandemia. La ripartenza si preannuncia peggiore”, commenta Andrea Poggio, responsabile Mobilità di Legambiente. “Tornano finalmente in alcune città i limiti alla circolazione per i veicoli più inquinanti – come i diesel Euro4, o, a Milano, gli Euro5 – vecchi, comunque, di 12 anni i primi e tra i 7 e gli 11 i secondi. Ma la sfida per le città italiane sarà l’incremento dell’offerta di servizi di trasporto pubblico e di mobilità condivisa elettrica per tutti, anche per chi abita in periferia. In Italia abbiamo più auto che patenti, con un quarto delle metropolitane, dei tram e dei bus elettrici d’Europa. Colmare questo divariosarà il compito delle 9 città italiane che aderiscono all’obiettivo ‘Carbon Neutral’ al 2030, condiviso con 100 città europee. Roma, Milano, Torino, Bologna, Firenze, Bergamo, Padova, Parma, Prato non possono fallire, sono la nostra avanguardia”.

A distanza di una settimana dal nostro appello sull’emergenza smog nel bacino padano, si ribadisce la necessità di un’azione trasversale a scala nazionale e regionale affinché la qualità dell’aria diventi una priorità per le amministrazioni. Torino è già in codice rosso con per il numero di sforamenti di PM10 consentiti in un anno (69 su 35 consentiti) È fondamentale che le risorse pubbliche a disposizione vengano indirizzate verso le azioni più efficaci per ridurre l’inquinamento atmosferico, che devono riguardare traffico, riscaldamento e settore agricolo – sottolinea Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Anche i fondi destinati al comparto delle infrastrutture di collegamento non possono essere sprecati per finanziare progetti vecchi e nuovi di autostrade, che sono causa di aumento delle emissioni: trasporto pubblico e infrastrutture ferroviarie devono essere al centro della strategia di investimenti delle Regioni sul trasporto.”

Focus sulle politiche di mobilità. Infine, il report Mal’aria 2022 – edizione autunnale contiene anche un focus su ZTL, LEZ, offerta del trasporto rapido di massa e sugli investimenti nel settore previsti dal PNRR. Analizzate 15 città italiane: Roma, Torino, Milano, Bergamo, Padova, Bologna, Parma, Genova, Firenze, Prato, Napoli, Pescara, Bari, Cagliari e Catania. Quello che emerge, in sintesi, è che l’offerta del trasporto rapido di massa (treni, metropolitane, tramvie, filovie) rasenta la sufficienza nella maggioranza dei casi. Spesso insufficienti, per estensione ed efficacia, anche le misure di limitazioni al traffico e alla circolazione dei veicoli inquinanti.

Verso una mobilità pulita. Per ridurre le emissioni inquinanti o climalteranti, Legambiente propone i seguenti strumenti:

  • la riduzione dei limiti velocità nelle autostrade da 130 a 100 km/h. Una misura immediata che consentirebbe la riduzione sia delle emissioni di CO2 del 20% sia del NO2 del 40%;
  • il potenziamento dell’offerta di mobilità pubblica, anche e soprattutto del Trasporto Rapido di Massa. Il Pnrr che si propone di realizzare oltre 200 km di rete di TRM – 11 km di metropolitane, 85 km di tram, 120 di filovie – è un inizio: per colmare il divario con il resto d’Europa, occorrono altri 200 km di metropolitane (o ferrovie urbane), 400 km di tram e altrettanti di filovie;
  • Trasporto pubblico, condiviso e completamente elettrico; il potenziamento dei servizi di sharing mobility in tutte le aree metropolitane e nelle città con oltre 30.000 abitanti e servizi a chiamata per i comuni più piccoli; la diffusione delle nuove tecnologie digitali (dalla prenotazione elettronica ai primi di progetti di Mobility a as Service);

La campagna per liberare le città dall’inquinamento. Il Dossier Mal’aria ricade nell’ambito della Clean Cities Campaign alla sua III edizione. Un’iniziativa sostenuta da Legambiente insieme ad una coalizione europea di ONG, associazioni ambientaliste, think-tank, movimenti di base e organizzazioni della società civile che ha come obiettivo una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030. La campagna sostiene la mobilità attiva, condivisa ed elettrica per un futuro urbano più vivibile e sostenibile, inclusa la graduale eliminazione dei veicoli con motore a combustione interna dalle città.

Il dossier è disponibile a questo link.

Il futuro è digitale con Piemonte Innova

TORINO WIRELESS DIVENTA PIEMONTE INNOVA 

Rinnovato il brand e rafforzata la missione. I soci pubblici confermano il loro sostegno fino al 2050. 

La compagine societaria si allarga con tre nuovi ingressi.  Focus su imprese ed enti digitalmente fragili, PNRR e Partnership Pubblico-Private.

Piemonte Innova, già Torino Wireless, è sin dall’esordio un soggetto unico a livello nazionale che mette a fattor comune in ambito digitale soggetti pubblici, enti di ricerca e imprese. Uno staff di 35 persone impegnate su oltre 40 progetti di cui 8 europei, un cluster nazionale, un polo regionale e un ecosistema dedicato all’innovazione. Piemonte Innova mette a disposizione competenze nella gestione dei bandi sui temi dell’innovazione europei e italiani, sostiene e affianca Pmi e piccoli comuni nella transizione digitale, risponde alle richieste di partecipazione ai progetti promossi dagli enti territoriali, individuando fabbisogni e collaborazioni per progetti di ricerca collaborativa pubblico-privata.

A queste funzioni storiche dei 20 anni di Torino Wireless, Fondazione Piemonte Innova aggiunge, grazie all’ingresso dei nuovi soci e al rinnovato patto tra i fondatori, nuove competenze e il mandato di agire, in collaborazione con gli altri Stakeholder, come soggetto facilitatore dei processi di innovazione e di sviluppo della digitalizzazione dei cosiddetti soggetti digitalmente fragili: piccoli comuni e micro e piccole imprese dei settori meno tecnologici.

L’obiettivo è animare e accompagnare imprese e pubbliche amministrazioni nella gestione dell’impatto economico e sociale delle grandi transizioni – digitale, ambientale ed energetica – che caratterizzeranno i prossimi anni a partire da tre grandi temi: Sostenibilità, Intelligenza Artificiale e Cybersecurity. Il riconoscimento nazionale e non solo più regionale della Fondazione, inoltre, offre ulteriori opportunità di miglioramento competitivo.

“La capacità di attrarre investimenti, imprese e idee è diventata nevralgica per rendere più competitivi i territori che si contendono i circa 300 miliardi disponibili per l’Italia tra Programmazione europea 2021-2027 e PNRR. L’innovazione digitale è il processo abilitante grazie a cui queste risorse si trasformeranno in un beneficio concreto per cittadini e imprese, generando sviluppo e competenze diffuse” spiega Massimiliano Cipolletta, presidente di Piemonte Innova. “Noi siamo al servizio di queste strategie, pienamente supportati dai nostri fondatori pubblici che hanno voluto sancire questo rinnovamento con un nuovo accordo di programma: Regione Piemonte, Città Metropolitana e Comune di Torino, Politecnico e Università di Torino, Camera di commercio di Torino. A loro si affiancano i nostri fondatori privati: Fondazione Links e Unione Industriali di Torino con cui abbiamo rinnovato accordi di collaborazione mirati e a cui si sono aggiunti nel 2022 tre nuovi enti che hanno aderito e con cui sono già partite collaborazioni strategiche: Camera di commercio di Cuneo, CSI Piemonte e Unioncamere Piemonte”.

“Siamo di fronte a un nuovo paradigma che ha imposto un cambiamento di dimensione e funzioni che ci ha convinto anche a cambiare nome assumendo una dimensione più ampia. Piemonte Innova però mantiene inalterata la sua natura di partenariato pubblico-privato. Vent’anni di storia certificano una

competenza radicata che poggia su una conoscenza reale di oltre 3.000 imprese, di cui almeno due al giorno, per un totale di circa 400 all’anno, si rivolgono a noi e utilizzano almeno una delle nostre funzioni” aggiunge Laura Morgagni, direttore di Piemonte Innova.

Piemonte Innova mantiene la gestione del Polo di Innovazione ICT, una rete che traina dal 2009 l’innovazione del Piemonte attraverso eventi di networking, supporto a bandi regionali e nazionali, finanziamenti europei. Il polo è strutturato su cinque filiere che interpretano le sfide del futuro: Blockchain, Digital4Social, Green&Circular, Intelligenza Artificiale e Smart Mobility. Ne fanno parte quasi 300 aderenti tra cui 252 Imprese, 17 università e organismi di ricerca e 21 enti e associazioni in qualità di partner o end user. In questi 15 anni il Polo ICT ha portato a finanziamento 316 progetti di ricerca, per un investimento sul territorio pari a 150 milioni di euro.

Ha una dimensione nazionale sin dalla sua fondazione, un’altra eccellenza che Piemonte Innova eredita nella gestione: il Cluster SmartCommunitiesTech, la rete nazionale che dal 2012 promuove progetti di innovazione e soluzioni tecnologiche applicative per la gestione di aree urbane e metropolitane. Tredici soci territoriali, 119 organizzazioni aderenti e 46 città, animano questa comunità che integra e sviluppa competenze, fabbisogni e interessi per lo sviluppo tecnologico e sociale delle città.

Continuano poi i progetti bandiera, a partire da #PiemonteDigitale2030 lanciato da Regione Piemonte a luglio 2022 per sostenere e incrementare, tra i cosiddetti enti digitalmente fragili, le opportunità dei primi bandi del PNRR sulla transizione digitale. In soli due mesi e mezzo già ben 130 comuni sono stati accompagnati per concorrere a ottenere parte dei 260 milioni disponibili e attivare i servizi digitali richiesti dal programma nazionale.

Sul fronte della Camera di commercio di Torino ci piace mettere in evidenza il #ProgettoI3S nell’ambito del programma Tech4good di Torino Social Impact per la digitalizzazione del terzo settore attraverso percorsi di riqualificazione e co-progettazione con il mondo delle cooperative e degli organismi di volontariato e #Digitalesottocasa, un programma che prevede il sostegno al settore del commercio e dell’artigianato di prossimità grazie all’attivazione di una piattaforma digitale per crescere sul web e alla messa in campo di una rete di assistenti digitali delle Associazioni di categoria. Un ottimo riscontro lo hanno poi avuto i bandi camerali del triennio 2020-2022 dedicati alle Pmi attraverso i voucher per la digitalizzazione; in qualità di soggetto attuatore la Fondazione ha aiutato ben 117 imprese che hanno potuto sviluppare progetti di trasformazione digitale per un investimento complessivo di circa 1,8 milioni di euro.

Piemonte Innova è, inoltre, uno dei partner dell’Ecosistema Nodes (Nord Ovest Digitale e Sostenibile finanziato a giugno 2022 dal Ministero dell’Università e della Ricerca su una proposta presentata dal Politecnico e dall’Università di Torino insieme a una rete di 24 partner pubblici e privati. È uno degli 11 Ecosistemi dell’Innovazione che il Ministero ha individuato al fine di supportare la crescita sostenibile e inclusiva dei territori di riferimento in quella che viene identificata come la doppia transizione (digitale ed ecologica), che tramite il Pnrr porterà 110 milioni di euro tra Piemonte, Valle d’Aosta e le province più occidentali della Lombardia, Como, Varese e Pavia. Nodes punta a creare in tre anni, filiere di ricerca e industriali in sette settori legati alle vocazioni del nostro territorio. Delle risorse già individuate 54 milioni di euro saranno impiegati

in “bandi a cascata” per accrescere le competenze, valorizzare la ricerca e trasferimento tecnologico.

Tra i progetti per e con i nostri soci fondatori ci piace infine citare CTENext, la Casa delle Tecnologie Emergenti della Città di Torino, che vuole trasformare il territorio in un centro di trasferimento tecnologico diffuso verso le Pmi su quattro grandi ambiti: Smart Road, Urban Air Mobility, Industria 4.0 e Servizi Urbani Innovativi.

Tutti questi progetti confermano l’unicità riconosciuta a livello nazionale di Piemonte Innova, un soggetto neutrale e indipendente – tra pubblico e privato – che ha l’obiettivo di accelerare lo sviluppo delle competenze tecnologiche piemontesi anche a livello nazionale e internazionale e generare ricadute su imprese e istituzioni.

Ed è proprio per meglio misurare e rappresentare questi risultati e progettare un Piano di attività strutturato e sinergico con i suoi Fondatori e Contributori, che Piemonte Innova a partire dal bilancio 2023 pubblicherà il bilancio sociale con forte attenzione alla valutazione di impatto sociale.

La “vera pelle” era taroccata. Presunta frode da 7 milioni, 300 mila capi sequestrati

Presunta frode commerciale: vasta operazione della Guardia di Finanza di Torino nel settore della “vera pelle”. 8 imprenditori denunciati. Una frode da 7 milioni di euro.   

La Guardia di Finanza di Torino ha sequestrato circa 300 mila articoli che riporterebbero falsamente l’etichettatura “Made in Italy”, in quanto sarebbero in realtà interamente confezionati e importati dall’estero.

L’operazione, condotta dai Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego Torino, ha avuto inizio nelle scorse settimane quando, in alcuni centri commerciali del capoluogo piemontese della Grande Distribuzione Organizzata, sono stati individuati sugli scaffali e negli espositori calzature, sciarpe e cappelli riportanti “claims” tipici del “Made in Italy” le cui indicazioni merceologiche di origine sarebbero, secondo l’ipotesi degli investigatori, risultate mendaci, in quanto prodotti in Ucraina, Cina, Turchia e Romania.

I Finanzieri, infatti, hanno constatato come sulle confezioni fossero riportate indicazioni di provenienza sull’origine italiana, incorniciate inoltre da simbologie, inequivocabili, come le bandiere tricolori le quali, se fosse confermata la reale provenienza extracomunitaria della merce, sarebbero quindi state apposte illecitamente, in frode alla fede dei consumatori.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, hanno portato i Finanzieri nei depositi siti nelle province di Torino, Milano, Treviso e Padova ove, hanno eseguito l’ingente sequestro impedendo, così, una maxi frode commerciale che avrebbe procurato un ingiusto profitto per oltre 7 milioni di euro.

Tra i prodotti sequestrati figurano anche centinaia di guanti sui quali sarebbe stata apposta illecitamente la marchiatura “vera pelle”.

8 gli imprenditori denunciati all’Autorità giudiziaria i quali, ferma restando la presunzione di innocenza fino a compiuto accertamento delle responsabilità, dovranno rispondere del reato di frode in commercio.

 

Imprese estere in Piemonte, un patrimonio da conservare

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AL VIA TAVOLO DI MONITORAGGIO TRA STAKEHOLDER PUBBLICI E PRIVATI

A 18 mesi dal protocollo d’intesa firmato dal sistema Confindustria e Regione Piemonte
vengono individuate sei priorità che prevedono semplificazioni, formazione e promozione
con l’obiettivo di raggiungere un maggiore coinvolgimento delle Pmi e delle reti territoriali

Il Piemonte è al terzo posto in Italia per presenza di multinazionali con 4.381 unità locali di imprese a controllo estero che occupano 150mila addetti. Le grandi imprese a controllo estero rappresentano oltre un terzo dell’occupazione delle grandi imprese attive in Piemonte. Pur rappresentando numericamente soltanto l’1,3% del totale delle imprese regionali, quelle estere contribuiscono a quasi al 18% della creazione del valore aggiunto regionale, con un picco del 20,4% nel settore dell’industria. La propensione ad investire in asset intangibili è particolarmente elevata per il capitale umano, elevato anche l’impegno in sostenibilità ambientale, con un forte coinvolgimento dei fornitori. Le imprese a controllo estero presenti nella regione sono anche ai vertici per combinazione tra innovazione e R&S, entrambe su livelli molto elevati.

Questi alcuni dei dati presentati a Torino nell’incontro “Le imprese a capitale estero e il rilancio del territorio”, promosso da Confindustria, Confindustria Piemonte e Regione Piemonte per evidenziare le attività e le iniziative avviate per dare attuazione al Protocollo d’intesa per il consolidamento e l’attrazione degli investimenti esteri sottoscritto nel maggio 2021. In questa congiuntura economica è fondamentale puntare alla retention delle imprese estere, lavorando per poter migliorare il business environnement in termini di infrastrutture, ambiente regolatorio e supporto alle imprese. Innanzitutto, sarebbe fondamentale definire un metodo di lavoro che agevoli il confronto tra tutti gli stakeholders pubblici e privati, istituendo un tavolo di monitoraggio e confronto tra imprese, Regione, Ceip, Comuni e altri enti del territorio, per condividere l’avanzamento per ciascuna area di lavoro a partire da quelle che saranno considerate collegialmente prioritarie.

Le imprese straniere che operano in Piemonte, come dimostrano i dati che state presentando, rappresentano un valore aggiunto determinante per il nostro sistema economico. Allo stesso tempo, mi preme sottolineare, come anche il nostro tessuto imprenditoriale abbia saputo costruire ulteriori possibilità di sviluppo attorno a queste imprese” commenta il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. “Se molto abbiamo da imparare da chi è arrivato dall’estero, credo però che anche chi viene a insediarsi in Piemonte, trovi possibilità e condizioni materiali e immateriali, che in Europa sono merce rara – aggiunge – certamente dobbiamo continuare a lavorare, fare di più è sempre possibile. Delle proposte che stanno emergendo, molte sono già state condivise con la Regione, così come siamo disponibili a partecipare a ogni ulteriore sforzo che emergerà a sostegno del sistema economico.

“Le imprese a capitale estero in Italia sono un partner indispensabile per la crescita e lo sviluppo del Paese. In un contesto complesso e mutevole come quello attuale, è importante ascoltare attentamente le loro esigenze e poter di conseguenza agire con rapidità e decisione. Proprio per questo è ancor più fondamentale intraprendere iniziative mirate alla loro retention” dichiara la Vicepresidente per l’Internazionalizzazione di Confindustria, Barbara Beltrame Giacomello. “Il Piemonte è una delle regioni con il tessuto industriale più solido, dove la presenza delle multinazionali è ricca e diversificata in settori diversi. La combinazione delle competenze locali con quelle manageriali di alto livello – prosegue – tipiche delle imprese a capitale estero, produce tangibili effetti positivi, a livello economico e sociale. Tali effetti devono essere considerati la base di una relazione virtuosa ed efficace per il territorio, per la regione e per il Paese stesso”.

Per struttura economica, filiere e posizione geografica privilegiata, il Piemonte ha da sempre guardato all’Estero per sviluppare la propria economia. Di volta in volta, apprendendo, sviluppando e condividendo politiche economiche e scelte d’impresa. L’innovazione, oggi come due secoli orsono, non si crea lavorando da soli, ma respirando e condividendo scelte ambiziose” dichiara il presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay. “Questo cammino non può prescindere dalle imprese straniere presenti in Piemonte – prosegue – e per questo vogliamo sviluppare il documento siglato nel 2021 per aumentare la conoscenza del ruolo e delle potenzialità derivanti dalle imprese a capitale estero, promuovendo l’istituzione di una funzione di supporto, aumentando le sinergie tra imprese a capitale estero, Pmi locali e le agenzie nazionali e le strutture regionali non solo per farle crescere nelle loro attività ma anche per renderle ambasciatrici di successo sul ruolo che la nostra regione e la sua industria possono giocare nello sviluppo futuro”.

Nel corso dell’evento, è stato presentato il secondo volume dell’Osservatorio Imprese Estere (www.impreseestere.it) per accrescere la conoscenza del ruolo e delle potenzialità delle imprese a capitale estero. Nel testo sono state identificate sei priorità su cui lavorare:

1) Risorse e incentivi: misure e bandi per le imprese
2) Catalogo per l’offerta localizzativa “100 aree per il Piemonte”
3) Snellimento delle procedure
4) Formazione
5) Sviluppo delle reti e maggiori connessioni con le filiere
6) Costruzione dell’offerta, comunicazione e promozione

Di immediata elaborazione deve essere un Vademecum Procedurale che illustri le procedure, i tempi massimi e minimi, i documenti da presentare per l’ottenimento dei permessi di costruzione, non solo per insediamenti ex novo, ma anche per gli interventi di “riuso”. Opportuno e altrettanto urgente deve essere l’esame del quadro normativo/burocratico per una semplificazione del sistema. L’obiettivo è assicurare e rendere chiari agli investitori incentivi e agevolazioni economiche. Si devono potenziare le risorse finanziarie destinate all’attrazione investimenti, predisporre misure per progetti Paese che prevedano formazione, assesment aziendale, progetti B2B, missioni imprenditoriali e incoming dei buyer, progetti Integrati di Filiera (PIF). La Regione può lavorare su contenuti settoriali d’impatto, sui fattori attrattivi peculiari in occasione di eventi e iniziative di portata internazionale. Vanno sviluppati i sistemi di rete territoriali, promozione di filiere locali (local for local), far “parlare” di più pmi e grandi imprese. Per la formazione vanno avviati investimenti su upskilling e reskilling e potenziamento dei percorsi formativi con il rafforzamento degli Its e il raccordo con le Academy. Si deve puntare alla riproposizione del programma di Apprendistato di alta formazione e ricerca, sui percorsi di Dottorato Industriale per il personale delle imprese, sulla promozione di programmi per la mobilità temporanea di ricercatori appartenenti agli organismi di ricerca e alle grandi imprese.

Il sindaco Lo Russo: “Con 300 milioni dal Governo si fa la tratta del Metro’ Rebaudengo-Politecnico”

Se il Governo entrante accettasse la richiesta della Città di Torino di poter dotare la Città stessa di 300 milioni per fronteggiare il caro materiali non avrei nessun problema a dire che potremmo andare tranquillamente in gara mantenendo e confermando sia la previsione integrale della tratta di 10 km da Rebaudengo a Politecnico, sia il numero di stazioni così come sono state previste”.

Così ha risposto il Sindaco Stefano Lo Russo,  in Consiglio Comunale, ad una richiesta di comunicazioni da parte della consigliera Dorotea Castiglione (M5S), in merito alle dichiarazioni del sindaco stesso apparse sui quotidiani, relative all’ipotesi di riduzione di fermate o di riduzione del primo lotto della linea 2 della metropolitana.

La situazione congiunturale ha costruito una situazione complicata per le imprese edili nello stare all’interno dei computi metrici estimativi che riguardano le opere pubbliche”, ha sottolineato il Sindaco.

Il problema relativo alla metro 2 riguarda principalmente le stime redatte in questo momento su un’enorme volatilità dei prezzi di mercato che producono effetti riguardo la possibilità di procedere alla gara di progettazione del primo lotto” ha precisato.

Per il lotto Rebaudengo – Politecnico, oggetto della discussione, il valore economico stimato sulla quale è stato richiesto e ottenuto dal Governo uscente il finanziamento è di un miliardo 827 milioni.

Lo Russo ha ricordato come tutti gli atti normativi predisposti dal Governo uscente per fronteggiare il caro materiali riguardino la copertura di appalti già banditi o lavori già partiti. In questo caso, ha sottolineato, la gara deve essere bandita e non può accedere a quella capienza finanziaria.

Ha quindi evidenziato le ipotesi a fronte dei rincari che potrebbero procurare scenari diversi, oscillanti dal 20% in più con un costo totale di 2 miliardi 192 milioni, ad un 30% con un costo di 2 miliardi 375 milioni fino ad un 50% in più pari a 2 miliardi 740 milioni, legati esclusivamente al primo lotto.

Lo Russo ha affermato che mentre si sta procedendo con gli iter autorizzativi, si stanno facendo valutazioni per capire, a fronte di rincari costanti, come poter partire con la gara senza correre il rischio che vada deserta.

Quindi, per far sì che l’intera tratta possa avere la copertura finanziaria a fronte dei rincari, ha evidenziato il Sindaco, o si riduce la tratta mandando in gara meno chilometri, arrivando fino a Porta Nuova con interscambio con linea 1, oppure si verifica se la previsione iniziale delle stazioni può essere rivista.

Stimando dunque un rincaro intorno al 20%, ad oggi la somma che manca è di 300 milioni di euro per la quale il primo cittadino auspica l’intervento del nuovo Governo nazionale.

Dopo l’intervento del Sindaco il dibattito in Sala Rossa 

Silvio Viale (Lista Civica per Torino) si sente rassicurato dal fatto che la prima tratta e il primo lotto rimangano immutati. Ritiene importante e necessaria questa seconda linea di metro (e ben venga anche la terza) fondamentale per lo sviluppo della città. Lo dimostrano i risultati della linea 1, servita a valorizzare ed aumentare le differenze con le altre parti della città. Per questo, la linea 2 servirà anche ad un riequilibrio. Il capogruppo della Lista civica per Torino propone poi l’ipotesi di finanziare la nuova linea con un pedaggio per l’ingresso delle auto in città.

Dorotea Castiglione (M5S)considera il progetto strategico ma è stupita dall’ipotesi di un taglio delle fermate perché la parte nord della città ha bisogno di questa linea che andrebbe a rivalutare quelle zone della città spesso lasciate indietro. Per la consigliera pentastellata la soluzione non è tagliare fermate, ma che il sindaco si faccia portavoce del territorio presso il nuovo governo. E la Linea 2 si deve fare anche se l’attuale contingenza economica sfavorevole mette a dura prova l’apertura di nuovi cantieri.

Per Antonio Ledda (PD) era inevitabile che la situazione attuale incidesse sui costi dei materiali e di conseguenza sui costi di tutta l’opera. Un’opera fondamentale per la città ma tormentata, combattuta dall’Amministrazione precedente. Per il consigliere del Partito Democratico non si deve sacrificare la qualità del progetto e i soldi sono sufficienti per allestire un bando importante.

Il sindaco vuole chiedere altri 300 milioni al futuro Governo, ma è già stato detto che i fondi del Pnrr non basteranno per tutte le opere – ha affermato il consigliere Giovanni Crosetto (Fratelli d’Italia), auspicando che l’istanza venga comunque presa nella dovuta attenzione. Ha però sottolineato che la priorità sarà aiutare cittadine e cittadini a pagare le bollette.

Siamo favorevoli al progetto della linea 2 – ha dichiarato Simone Fissolo (Moderati) – che va condiviso da parte di tutte le forze politiche, anche con confronti in Commissione e con le Istituzioni. Tutti insieme potremo fare il bene della città – ha concluso, chiedendo la medesima condivisione anche sul progetto Tav.

Anche noi siamo contenti che il M5S, dopo aver osteggiato il progetto, abbia cambiato idea – ha ribadito Nadia Conticelli (PD), spiegando che servono ora lavori concreti, per rivitalizzare la zona nord di Torino e ricucire la città anche da un punto di vista urbanistico.

Per Giuseppe Catizone (Lega) la Linea 2 è un motivo di rivincita per chi vive nella zona nord della città. Per questo non potrebbe mai accettare un taglio al numero delle stazioni previste, mai un progetto al ribasso. Perché l’opera permetterebbe di riqualificare anche la parte in superficie coinvolta dal progetto: arredo urbano, piste ciclabili, passeggiate. Ma questa linea deve essere finanziata adeguatamente e voi dovrete trovare soluzioni non al ribasso. L’amministratore bravo è quello che non si piange addosso ma a parità di condizioni riesce a trovare soluzioni. Senza slittare ulteriormente i tempi del bando.

Paola Ambrogio (Fd’I) dichiara che l’accorato appello del sindaco Lo Russo sulla necessità di fondi verrà ascoltato dal nuovo Governo. Ma ricorda anche che il mondo è molto cambiato negli ultimi due mesi e bisogna tenerne conto. La tragica realtà dell’aumento dei costi dell’energia mette nelle condizioni il Governo di dare precedenza alle urgenze del territorio sul caro bollette, mettendo in sicurezza aziende e famiglie.

Valentina Sganga (M5S) si dichiara stupita dalla tracotanza della maggioranza e ricorda che se di Linea 2 della metro se ne parla da almeno venti anni, è nel mandato della sindaca Appendino che si è arrivati a concretizzare il progetto definitivo e sono arrivati i primi 800 milioni di euro. In quel mandato, sostiene ancora Sganga, è stata fatta la scelta politica di fare partire la Linea 2 dalla zona nord della città. Asserendo che il dibattito odierno è stato ricco di preoccupazioni ma povero di soluzioni, la consigliera propone di stornare fondi destinati a infrastrutture inutili come il TAV per finanziare il progetto della Linea 2.

Tagliare fermate alla linea 2 sarebbe un segnale estremamente negativo per chi aspetta quell’opera da tanto tempo e siamo pronti a dare battaglia per il riscatto della periferia nord di Torino – ha affermato Domenico Garcea (Forza Italia).

Torino Nord ha già pagato in passato per le mancate scelte delle Amministrazioni di sinistra e modificare la linea significherebbe creare un’opera monca – ha denunciato Enzo Liardo (Fratelli d’Italia), che ha chiesto di mantenere il progetto originario.

Pietro Abbruzzese (Torino Bellissima) si è detto deluso: occorrono coraggio e progetti nuovi – ha spiegato – e si dovrebbe già pensare a una terza linea di metropolitana invece di togliere fermate alla linea 2, per dare un futuro migliore alla città.

Il Sindaco, nella replica conclusiva al dibattito, ha evidenziato l’importanza di proseguire il progetto della Linea 2. Lo Russo ha aggiunto che sarebbe un errore strategico usare gli stanziamenti a fini emergenziali per fronteggiare l’attuale fase dei rincari energetici. Fronteggiare il caro bollette e garantire lo sviluppo, ha evidenziato, non sono situazioni da contrapporre ma vanno affrontate entrambe. Ha ribadito l’importanza della zona Nord di Torino definita un’area da tutelare per le sue peculiarità da non considerare periferia degradata ma zona di grandi potenzialità per lo sviluppo della città.

Corpo carbonizzato nell’auto, la vittima è di Torino: giallo nel Canavese

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A San Maurizio Canavese un’auto stava bruciando nei pressi dell’ecocentro comunale. Arrivati sul posto i vigili del fuoco e i carabinieri della compagnia di Venaria hanno trovato all’interno  un cadavere carbonizzato. Sono in corso i rilievi per accertare le cause. I carabinieri sono risaliti alla vittima, si tratta di un uomo di Torino. Potrebbe essersi trattato di suicidio ma sono al vaglio altre ipotesi.  (foto archivio)

Esplode bombola di gas in una palazzina, cinque feriti. Poteva essere una strage

Questa mattina una bombola di gas, alla quale era stato applicato un tubo in modo artigianale,  è esplosa dopo le 7 in un appartamento di una palazzina residenziale di tre piani, in via Braida, al civico 10 a Carignano (Torino). Sono cinque le persone rimaste ferite e trasportate all’ospedale di Moncalieri. L’edificio è parzialmente sventrato ed  è inagibile: sono state evacuate 28 persone.