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A Torino i nuovi tram Hitachi: dalla prossima settimana in servizio sulla linea 9

Sono stati presentati oggi i nuovi tram che entreranno in servizio dall’11 settembre sulla linea 9.

Durante un breve tour in centro città i nuovi veicoli sono stati mostrati alla stampa alla presenza del Sindaco di Torino Stefano Lo Russo, dell’Assessora alla Transizione Ecologica e Digitale, Innovazione, Mobilità e Trasporti Chiara Foglietta e dell’Amministratore Delegato di GTT Serena Lancione.

“Oggi è una giornata molto importante – ha esordito il sindaco Lo Russo – . La presentazione dei nuovi tram rappresenta il simbolico avvio di un progetto molto ampio che cambierà radicalmente tutto il comparto del trasporto pubblico torinese. Il rinnovo della flotta, l’integrazione con una strategia di sviluppo della città, l’infrastrutturazione e l’utilizzo delle nuove tecnologie sono gli elementi che ne caratterizzeranno lo sviluppo nei prossimi anni. Entro la fine di quest’anno entreranno in servizio 30 nuovi tram, ma i mezzi nuovi che circoleranno nei prossimi tre anni saranno centinaia, nell’ottica di fornire alla città un trasporto pubblico efficiente, puntuale ed ecologico”.

I nuovi tram, prodotti da Hitachi Rail nello stabilimento di Napoli, sono lunghi 28 metri e possono ospitare fino a 200 passeggeri. Sono dotati di tecnologie all’avanguardia e soluzioni che garantiscono efficienza, sicurezza e il massimo comfort. Il design moderno e innovativo è caratterizzato da ampie vetrate che offrono una grande luminosità interna e una vista panoramica dell’ambiente circostante.

In totale GTT potrà contare su 70 di questi nuovi tram grazie a risorse che il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili ha destinato alla Città di Torino. Il finanziamento in due tranche, di 175 milioni di euro complessivi, prevede una prima fornitura di 30 veicoli e una seconda fornitura di 40 veicoli.

Attualmente la prima tranche è in consegna e i primi 16 mezzi sono già a Torino. Il tram presentato stamattina sarà il primo a entrare in servizio il giorno 11, altri due mezzi hanno già completato le prove di collaudo e sono in attesa del NOE (Nulla Osta all’Esercizio) della Commissione di Agibilità. Le immissioni proseguiranno di pari passo con i collaudi. Altri 14 tram arriveranno entro il 31 dicembre 2023, mentre i restanti 40 arriveranno tra il 2024 e il 2025.

Intanto GTT sta procedendo con la formazione per i primi conducenti e tecnici (possibile solo dopo il rilascio del NOE) e proseguirà a formare nuovo personale di guida.

I nuovi tram GTT saranno inseriti sulle linee 3, 9, 10 e, nel 2024, anche sulla linea 4. La loro immissione in servizio permetterà di sostituire gradualmente i tram “arancioni” della serie 2800, pur prevedendo di mantenerne in esercizio una riserva di circa 10 veicoli e ulteriori 2 come salvaguardia del parco storico.

L’inserimento in linea dei nuovi tram Hitachi Rail è un importante passo avanti verso il modello di mobilità urbana a cui puntano congiuntamente GTT e Comune. Entro il 2026 con 70 tram e 437 nuovi autobus urbani, molti dei quali elettrici, GTT avrà concretizzato un significativo rinnovamento del parco veicoli garantendo l’81% dei viaggi con alimentazione elettrica e una significativa riduzione delle emissioni (-59% di Co2 e -97% di particolato) per viaggi più sostenibili e accessibili.

Anche le dotazioni dedicate alle persone con disabilità o a mobilità ridotta, già presentate alle Associazioni del settore che operano sul territorio e con loro condivise, sono indicative dell’attenzione nel design dei nuovi mezzi. Solo per citarne alcune: doppia postazione per sedia a rotelle, pulsantiera (per prenotazione fermata e assistenza) fuori sagoma per agevolare i passeggeri con una ridotta mobilità degli arti superiori, sedili gialli per le persone con mobilità ridotta (persone anziane, persone con bambini, donne incinte), posto a sedere e spazio (segnalato con adesivo) per il cane guida in prossimità del primo ingresso, sistema di annuncio di prossima fermata e di linea

Il Pnrr soccorre le biblioteche di Torino: più accessibili grazie a 7 milioni e mezzo di euro 

Gli interventi e i progetti di sviluppo del sistema bibliotecario urbano sono al centro degli investimenti previsti dal PNRR, che la Città di Torino ha avviato con il sostegno dei fondi dell’Unione Europea e nazionali. Il Piano Integrato Urbano della Città individua nelle biblioteche di quartiere il fulcro degli interventi previsti, mediante la riqualificazione delle sedi e la rigenerazione delle aree ad esse circostanti. Il Piano rinforza così il ruolo delle biblioteche quali centri di prossimità e di riferimento per i cittadini, capaci di favorire l’aggregazione e la coesione sociale sul territorio.

 

Su queste linee di sviluppo si inserisce la delibera approvata oggi in Giunta comunale, su proposta dell’assessore alla Cura della città Francesco Tresso, con cui si dà il via libera al progetto esecutivo relativo ad una serie di interventi di rigenerazione urbana che interesseranno le aree limitrofe alle biblioteche nell’area sud della città, nelle Circoscrizioni 2, 3 e 8.

Gli interventi riguarderanno in particolare la riqualificazione completa dei percorsi di avvicinamento alle biblioteche, con la ricostruzione dei marciapiedi, il rifacimento – dove necessario – delle pavimentazioni in asfalto colato, l’abbattimento delle barriere architettoniche su tutti gli incroci interessati dagli interventi. È previsto anche il rifacimento del manto stradale delle carreggiate e la realizzazione di alcuni passaggi pedonali rialzati, al fine di consentire lo spostamento pedonale in maggior sicurezza.

I materiali utilizzati per le lavorazioni miglioreranno la qualità dell’ambiente, riducendo le emissioni sonore del traffico veicolare e ampliando le superfici permeabili.

L’importo complessivo delle opere, suddivise in 3 distinti lotti, è di 7milioni e 440mila euro.

I lavori riguarderanno le aree limitrofe alle seguenti biblioteche: Carluccio (via Monte Ortigara 95), Geisser (corso Casale 5), Ginzburg (via Lombroso 16), Passerin (via Guido Reni 102), Villa Amoretti (corso Orbassano 200), Mausoleo Bela Rosin (strada Castello Mirafiori 148), Cesare Pavese (via Candiolo 79) e Bonhoeffer (corso Corsica 55).

L’assessore Francesco Tresso ha commentato: “Grazie ai fondi del PNRR tra il 2024 e il 2026 realizzeremo interventi di riqualificazione delle strade e dei marciapiedi per complessivi 12 milioni di euro nei dintorni delle biblioteche civiche; nelle prossime sedute di Giunta verrà presentato il progetto esecutivo che riguarderà anche le biblioteche dell’area nord della città. Verranno aperti cantieri di manutenzione straordinaria – continua l’assessore – che miglioreranno l’accessibilità a questi importanti poli di aggregazione, con una particolare attenzione alle persone con disabilità. Ci tengo anche a ringraziare gli uffici per il loro prezioso lavoro che ci ha permesso di rispettare in modo molto preciso i tempi previsti dal PNRR”.

Un video prima della strage: “Se dico ‘treno’ buttatevi di la’”

Un video prima della tragedia. “Ragazzi se vi dico ‘treno’ andate da quella parte eh?”. È stato girato con il cellulare e salvato su Instagram (anche se non postato) da una delle vittime. Quella che si sente sarebbe la voce di uno dei sopravvissuti, il tecnico manutentore  indagato,  la sera del 30 agosto, poco prima della strage di Brandizzo. Il filmato dimostrerebbe che era noto il fatto che un treno dovesse ancora passare. Gli   inquirenti stanno verificando eventuali procedure ignorate e ascoltando la testimone chiave dell’inchiesta, una giovane dipendente delle Ferrovie di 25 anni. Lei dalla sala controllo di Chivasso, la sera del 30 agosto, aveva  lanciato avvertimenti rimasti inascoltati. “L’ho detto  tre volte: i lavori non dovevano cominciare perché era previsto il passaggio di un treno. Da me nessun via libera”.

Uccise padre e zio, dal carcere trasferito alle Molinette

Nelle  scorse settimane aveva ucciso il padre e lo zio che li aveva ospitati a Mondovì. Ora Sacha Chang, 21 anni, è  stato trasferito all’ospedale Molinette di Torino dal carcere in cui era detenuto. Il giovane  soffre di disturbi psichiatrici e i medici devono seguire le sue condizioni in un reparto ospedaliero. Era fuggito per due giorni nei boschi dopo il duplice omicidio, poi è stato arrestato e trasferito  in carcere a Cuneo.

Ambulanti in piazza contro il blocco degli Euro 5

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Il blocco degli Euro 5 previsto in Piemonte dal 15 settembre, in anticipo di due anni rispetto alle limitazioni previste per il 2025, scatena la rabbia degli ambulanti. Il presidente del Goia, Giancarlo Nardozzi: “I costi attuali di un mezzo nuovo o recente sono inaccessibili per la maggior parte di noi e gli incentivi finora accordati non sono sufficienti a far fronte al problema”. Ieri gli ambulanti sono sfilati in corteo da piazza Vittorio fino alla Prefettura.Non è un tema nuovo per gli ambulanti, che insieme ad alcune categorie di artigiani, scontano il fatto di lavorare con mezzi datati di targa ma con pochi chilometri, “i nostri mezzi viaggiano dal magazzino al mercato e lì si fermano per otto ore o anche più, vengono poi rimessi in moto per andare a casa, non siamo certo noi a inquinare” dichiara Nardozzi, presidente nazionale del GOIA FENAPI, l’associazione degli ambulanti, “la nostra è un’attività a basso impatto ambientale, tutto il processo di vendita si svolge a motore spento e all’aria aperta, e bloccarci, oltre a rischiare di farci fallire, è un’azione contraria alla tutela dell’ambiente, infatti nella tragica ipotesi di mercati chiusi, migliaia di famiglie sarebbero costrette a spostarsi con l’auto per rifornirsi, generando così un livello di emissioni ben più elevato.”

A cura di Linea Italia Piemonte

Fuga volontaria di infermieri dagli ospedali del Nord: il grido d’allarme

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Sanità, Nursing Up De Palma: « Decine e decine di professionisti decidono di lasciare per tornare al sud, dove il costo della vita è decisamente più basso».

«E’ davvero il caso di dire, e a corroborare la nostra ennesima denuncia c’è il conforto di dati ancora una volta schiaccianti, che siamo nel pieno di un vero e proprio esodo di professionisti sanitari, letteralmente in fuga dal nostro SSN.

In particolare a svuotarsi sono i pronto soccorsi e i reparti nevralgici degli ospedali del Nord, con particolare riferimento all’Emilia Romagna e alla Liguria, che vivono in questo momento la drammatica realtà di una vera e propria fuga di infermieri.

Decine e decine di operatori sanitari, dal 2022 a oggi, hanno rassegnato e continuano a rassegnare, giorno per giorno dimissioni volontarie.

Questa volta i numeri, davvero preoccupanti, evidenziano, da una parte, un pericoloso percorso di abbandono volontario, con rinuncia anche a contratti a tempo indeterminato nella sanità pubblica, per scegliere, chi decide di restare nel mondo della sanità opta per questa soluzione, una libera professione che consente ritmi di lavoro meno stressanti e soprattutto la possibilità di “prendersi maggiormente cura” della propria vita privata e dei propri familiari.

Gli ultimi mesi, neanche a dirlo, ancora una volta i più difficili per la sanità pubblica italiana, raccontano di una vera e propria fuga volontaria di infermieri dal Nord verso il Sud.

Insomma, molti professionisti decidono  di tornare nelle proprie terre di origine, optano per una soluzione drastica, spesso loro malgrado, che gli consenta, in particolar modo, di far fronte a spese quotidiane che nel Mezzogiorno sono decisamente meno pesanti. 

Non è più, quindi, solo una questione di turni massacranti causati dalla carenza di personale, e di realtà sanitarie che gli negano da tempo addirittura le ferie: al nord come al sud cambia ben poco, ma è il costo della vita ad essere più basso. 

La situazione degli ospedali del Sud non è quindi certo migliore, le difficoltà sono le medesime, il caos dei pronti soccorsi è lo stesso, peggiore e insostenibile è la situazione delle violenze perpetrate durante le ore notturne ai danni degli operatori sanitari, quando non ci sono presidi di pubblica sicurezza attivi, con la Campania che rimane ai primissimi posti per numero di aggressioni. 

La verità che si nasconde dietro questa fuga è una e una sola : lo stipendio medio di poco più di 1400 euro netti, escluse le premialità e gli straordinari, non consente ad un giovane infermiere di mantenersi in una città come Bologna o come Genova. Impossibile arrivare a fine mese, con l’aumento del costo della vita a pesare come ogni giorno come un macigno. Immaginate poi, se questi infermieri originari del Sud, sono over 30 e hanno anche famiglia e figli a carico, e c’è un solo stipendio su cui contare. 

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.

«Se nel 2022 avevamo evidenziato una situazione preoccupante per regioni come Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Veneto, con ben 1530 dimissioni di operatori sanitari, proprio in Friuli, negli ultimi tre anni, per la maggior parte infermieri, adesso nell’occhio del ciclone ci sono l’Emilia Romagna e la Liguria.

I numeri in particolare dicono che all’Ausl di Bologna, solo negli ultimi giorni sono arrivate, come un fulmine a ciel sereno, ben 18 dimissioni volontarie, tutte insieme, oltre tutto senza preavviso, da parte di infermieri (si registrano ben 40 dimissioni negli ultimi 3 mesi). Un dato che non può non essere inquadrato come assolutamente allarmante. Lo scorso anno dall’azienda sanitaria bolognese sono usciti 270 infermieri, mentre nel 2021, erano stati 180. In piccola parte, solo in piccola parte, si tratta di pensionamenti programmati, mentre  per oltre il 50% siamo di fronte a dimissioni volontarie. 

Sono le stesse direzioni sanitarie a mettere in evidenza la realtà dei fatti. Negli ultimi anni, già prima del Covid, soprattutto in Emilia, sono stati ingaggiati tanti infermieri, soprattutto dal Sud, perché lì diverse Regioni erano in piano di rientro. Ma il costo della vita a Bologna è molto alto e diversi professionisti preferiscono avvicinarsi o tornare nei luoghi d’origine perché non ce la fanno ad arrivare a fine mese con affitto e bollette da pagare.

Inutile negare che, a fronte delle uscite, non esiste assolutamente un piano di assunzioni capillare, anche perché i bandi dei concorsi regionali vanno praticamente deserti: è come un cane che si morde la coda, la ragione è sempre la stessa. Le proposte economiche  rispetto alle responsabilità sulle spalle di questi professionisti vengono ritenute decisamente inadeguate. 

A monte, continua De Palma, quindi, la motivazione principale legata a questa drammatica fuga è la triste condizione delle retribuzioni dei nostri infermieri. Se poi aggiungiamo i disagi che da sempre il nostro sindacato denuncia, come disorganizzazione, turni massacranti, l’essere spesso addirittura costretti ad accumulare ferie su ferie a causa della carenza di colleghi, senza poter esercitare il legittimo diritto ai riposi periodici, fondamentale per un indispensabile recupero psico fisico, si comprende bene come una parte di questi professionisti decida di lasciare addirittura la professione, oppure di optare per l’apertura di una partita iva come libero professionista. La triste realtà delle ferie negate non è certo una novità ma rappresenta l’apice di un tortuoso percorso che ci ha condotti, tutti, in un vicolo cieco.

Aumenta, di netto, giorno dopo giorno, la voragine di operatori sanitari: chi resta sul campo deve sopperire alla pericolosa mancanza di colleghi e soprattutto è a rischio, molto spesso, la funzionalità e la vita degli stessi reparti chiave, a causa della penuria di personale. Non è certo una novità che sono molti i reparti che vengono accorpati, con tutte le conseguenze del caso per la qualità dei servizi  sanitari offerti ai cittadini.

Di base, dice ancora De Palma, la professione infermieristica, con  situazioni organizzative di questo tipo, continua a perdere di appeal agli occhi dei giovani che dovrebbero scegliere i nostri percorsi di studio: questo lo dimostrano i recenti dati della Liguria.

L’ateneo genovese, al corso di scienze infermieristiche, si troverà per la prima volta ad avere più posti, 460, rispetto ai 448 candidati per accedere al corso di laurea: numeri che ci dicono, senza mezzi termini, che siamo di fronte ad una situazione che rischia di diventare senza ritorno.

La risposta della politica? I dati dell’Ufficio Statistiche del Ministero della Salute, aggiornati al 2021, in merito al numero reale di operatori sanitari dipendenti del nostro SSN, dicono che, c’è stato un flebilissimo aumento di assunzioni, poco più del 2%. Manca quindi, ancora, quel tanto decantato piano di investimento sulle risorse umane, che di fatto pare non essere  arrivato nemmeno in piena emergenza sanitaria», conclude De Palma.

Sicurezza sul lavoro, Landini: “Ora basta, alziamo il livello di lotta”

Alla manifestazione sulla sicurezza sul lavoro tenutasi oggi  a Vercelli dopo la strage ferroviaria di Brandizzo è intervenuto  il leader della Cgil Maurizio Landini: “E’ ora di dire basta. E’ caricato tutto sulla pelle dei lavoratori, è il momento di cambiare. Abbiamo fatto scioperi, ma dobbiamo alzare ancora di più il livello della protesta. Bisogna investire sulla sicurezza”. Landini propone una procura nazionale sulla sicurezza sul lavoro  e di “mettere insieme le persone che hanno le competenze, investire sugli ispettorati sul lavoro, sulla sicurezza. Il governo si renda conto che è necessario aprire tavoli di confronto serio. Le imprese affrontino questa situazione a partire dai grandi gruppi come Fs e Anas”, ha detto.  Di fronte alla Prefettura di Vercelli sono stati letti i nomi dei lavoratori  morti investiti dal treno: Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Saverio Lombardo e Giuseppe Aversa. Erano dipendenti della azienda Sigifer di Borgo Vercelli.

(Foto Facebook Cgil)

Tre telefonate inascoltate all’origine della strage di Brandizzo

Tre telefonate inascoltate sarebbero state accertate dai magistrati di Ivrea: per tre volte erano stati lanciati alert per evitare che  gli operai travolti dal treno a Brandizzo andassero sui binari. Se i messaggi fossero stati ascoltati, la tragedia non sarebbe avvenuta.  I due indagati, sopravvissuti all’incidente,  saranno presto interrogati. Agli  atti tre telefonate tra uno di loro  e la dirigente movimento di Chivasso, che dimostrerebbero l’assenza del nulla osta all’inizio dei lavori sui binari. Le chiamate finalizzate  a “non procedere con i lavori” sarebbero avvenute nell’arco di 26 minuti. Resta da capire perché gli operai siano andati a lavorare nonostante gli avvisi che comunicavano il passaggio del treno e davano indicazione di iniziare i lavori solo dopo la mezzanotte.

In arrivo dal Governo i primi fondi al Piemonte per i danni del maltempo

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Il Piemonte ha ottenuto  650mila euro per i danni della grandinata del 6 luglio avvenuta tra Cuneese, Astigiano e Alessandrino.

Il governo ha riconosciuto lo stato di emergenza e assegnato alla Regione  le prime risorse per il pagamento delle opere di somma urgenza.

“Ringraziamo il governo:  per la prima volta viene riconosciuto lo stato di emergenza per i beni danneggiati da una grandinata e il dipartimento di protezione civile che si è attivato immediatamente per dare risposte ai territori colpiti”, hanno detto  il presidente della Regione, Alberto Cirio, e l’assessore alla Protezione civile e opere pubbliche, Marco Gabusi.

Bimbo di 5 anni muore con il collo incastrato nel finestrino di un Ape car

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È rimasto incastrato con la testa in un finestrino di un Ape Piaggio ed è morto.  Tragica fine per un bambino di 5 anni  a Vische, in provincia di Torino. Stava giocando in un terreno agricolo di suo padre e forse per aver perso l’ equilibrio, è rimasto incastrato con la testa nel finestrino procurandosi una lesione letale  alla base del collo.