LIFESTYLE- Pagina 98

(R)estate a Grugliasco, notte bianca e non solo

A Grugliasco il Punto Verde è  il Parco Porporati, aperto fino al 3 agosto

 

Dopo il 5 luglio si replica il 12 luglio con la Notte Bianca di Grugliasco, con negozi aperti, l’animazione per i bimbi  con Nino’s style e un ricco programma di spettacoli itineranti con il mago Aladin, i ballerini e si canterà su musica anni Ottanta, Novanta e Duemila, con i Waikiki Summer. In alternativa ai Punti Verdi Torinesi non poteva mancare in questa estate 2024 l’appuntamento al parco che, con successo, ha accompagnato le serate dell’estate 2023.

Il parco Porporati di Grugliasco che accoglie la manifestazione è  dal lato Sud, da via Tiziano Lanza, dov’è stato allestito uno spazio verde per bere un drink e ascoltare musica dal vivo.

Il progetto in cui è coinvolto il parco, già cuore pulsante cittadino riconosciuto come spazio per il tempo libero, torna ad essere cornice di un progetto realizzato da Bis Eventi in collaborazione con la Città di Grugliasco, che prevede ogni giorno un appuntamento diverso fino al 3 agosto.

Il progetto,  realizzato da Bis Eventi in collaborazione con la Città di Grugliasco,  prevede ogni giorno fino al 3 agosto un ricco calendario di avvenimenti e momenti di intrattenimento a carattere gratuito,  con apertura al mattino alle 11 fino a chiusura. Durante il giorno sarà  possibile concedersi del relax nell’area Solarium, spazio allestito con sedie a sdraio utilizzabili gratuitamente dalle 11 alle 18. Vi è poi lo spazio area picnic in cui gustare un pranzo e la possibilità  di usufruire della piccola biblioteca del parco per la lettura di un libro.

Dalle 11 saranno aperti i chiostri del Parco con un’offerta sia dolce sia salata per piccoli e grandi. Dalle 18 sarà  attivo il Dehordel Garden, per poter gustare l’aperitivo al tagliere, lo street foode sorseggiare un fresco drink.

L’ambientazione naturale del parco verrà arricchita da una grande installazione luminosa e da fiori di luce, che costituiscono il “Garden of lights”.

Il programma è stato realizzato in collaborazione con SoulfoodMusic Factory e nel mese di luglio prevede musica live di alta qualità. Il 12 luglio atteso ritorno del talentuoso Sergio Moses, con la sua straordinaria voce, accompagnato da Tony de Gruttola, noto chitarrista del panorama musicale italiano.  Si esibirà anche il gruppo Freelance, composto da Marco Cimino ( ex Arti e Mestieri), Gian Paolo Petrini, batterista di artisti famosi come Anna Oxa, Mango e Adriano Celentano. Il funky show di Paolo Gianetta con il suo travolgente spettacolo “Godfather of th soul” sarà in scena il 19 luglio. Altrettanta emozione verrà  trasmessa dallo spettacolo di Francesco Patella, che offrirà un tributo a Lucio Battisti e a Mina. Il 16 luglio sul palco si esibiranno due giovani talenti,  Alice Costa e Frenkie, con la funky band Melty Groove.

Quest’anno la manifestazione si è arricchita della collaborazione di TOradio, che garantirà momenti entusiasmanti durante i TOradio Party del lunedì sera con intrattenimento in stile radiofonico e le serate Groove Revolution della domenica con Dj e musicisti live.

Tra le tante sorprese quella di chiusura il 3 agosto con Cipo Sugar, tributo alla musica di Zucchero Fornaciari.

Per maggiori informazioni www.restatealparco.it

Mara Martellotta

“Pasticceria Sole”, il sogno di Beatrice è una dolce realtà

Da poco più di un’anno in Via Nizza 361 si è realizzato il sogno di una ragazza. Una pasticceria che in poco tempo è diventata un punto di riferimento in grado di accontentare i gusti di grandi e piccini. Se si vuole avere una pausa caffè, e magari un dolcino da accompagnare, “Pasticceria Sole” è il posto giusto.

Ma come è nata l’idea? Tutto parte dal ricordo d’infanzia di una bambina, Beatrice Cuttonaro, e dalla nostalgia nel guardare la vecchia pasticceria della via ormai chiusa da tempo. L’inconfondibile profumo delle brioche era impresso nella sua mente; grazie all’esperienza del papà Francesco e imparando da lui, decise di ridare vita ad un luogo ormai spento. Adesso, tra le persone del quartiere, è diventato un punto fermo. Chi ha voglia di un buon caffè, che sia un impiegato, un farmacista, un abitante della via o un imprenditore, sa che può trovare la serenità di cui ha bisogno, facendosi abbracciare dal sapore e dall’aroma della pasticceria.

Avvicinandosi al locale si può percepire la familiarità, l’affinità sprigionata e l’inconfondibile aroma di caffè che, insieme ai sorrisi di Alice e Beatrice pronte ad accogliervi, renderanno il tutto ancor più armonioso. Nella “Pasticceria Sole” potrete trovare una vasto assortimento di  “pasticcini mignon”, un tocco di innovazione che si riflette su uno stile classico tipico della tradizione della nostra città. Un laboratorio in cui l’arte dolciaria viene sperimentata, presentando frequentemente nuove idee originali e gustose, opera delle molteplici proposte di Salvatore Rizzo e la sua collaboratrice Giuseppina Robusto.

Un posto in cui è facile ritrovare un sorriso. I  titolari vi accoglieranno con gioia, pronti a rendere il tutto più gradevole. Sia che si tratti di un’ora o di qualche minuto l’allegria all’interno è contagiosa. Locale adatto ad ogni stagione, da un freddo giorno d’inverno con una fumante tazza di cappuccino, a un caldo giorno estivo con un ottimo gelato. L’arredamento in legno massello, con il suo lampadario autentico viennese e l’orologio a pendolo appeso al muro, rende l’ambiente elegante e sofisticato.

Se leggendo questo articolo vi è venuta voglia di un pasticcino e un buon caffè non vi resta che venire in via Nizza 361, e farvi accompagnare in questa dolce esperienza.

Risotto raffinato al pesce Persico 

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Un delizioso risotto realizzato con un pesce di lago tra i più pregiati

Il pesce Persico ha carni morbide e delicate, perfette abbinate al riso. Un primo piatto raffinato e ricco di gusto. 

Ingredienti per il brodo: 
1 pesce da zuppa e 2 teste 
1 carota 
1 gambo di sedano 
1/2 cipolla 
2 spicchi di aglio 
Sale e pepe q.b. 
1 foglia di alloro, rosmarino, prezzemolo q.b 

Ingredienti per il risotto: 
1 Filetto di pesce Persico (350gr) 
2 pomodori maturi 
1 piccola cipolla 
1 spicchio di aglio 
1 noce di burro e poco olio evo 
Vino bianco secco, sale e pepe q.b. 

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Preparare il brodo: cuocere tutti gli ingredienti in due litri di acqua per circa un’ora. 
Risotto: in una larga padella rosolare la cipolla e l’aglio poi, aggiungere i pomodori tagliati a dadini e il filetto di pesce tagliato a pezzi. Aggiungere il riso, farlo tostare per qualche minuto, spruzzare con il vino bianco, lasciar evaporare poi, continuare la cottura versando a poco a poco il brodo caldo. Servire ben caldo cosparso di prezzemolo tritato. 

Paperita Patty

Giovanni Melampo, il fabbro Giuanin

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Giovanni Melampo, noto a tutti come “Giùanin”, l’ho conosciuto negli anni in cui veniva in banca a chiedere prestiti per la sua attività di fabbro. Camminava sempre a zig e zag, con passo incerto e le mani in tasca dove teneva sempre due mele, una per parte:” Vùna par tegna via luntan al dùtur e l’altra parché a lè mej veglà drèe“, mi diceva. Che, tradotto, era la sintesi del proverbiale “una mela al giorno leva il medico di torno” con l’aggiunta di un po’ di previdenza al fine di non farsi trovare sprovvisto di cibo quando i morsi della fame reclamavano udienza. Giùanin era, per certi versi, un artista. Possedeva una straordinaria abilità nel lavorare i metalli e una bacchetta di ferro, nelle sue mani, poteva diventare davvero un oggetto prezioso.

 

Non aveva, però, il senso della misura. Ricordo che, una volta, Ruggero Locati gli commissionò una gabbietta per tenerci un merlo: “Giùanin, mà ràcumandi. Una gabbia che non sia troppo piccola perché il merlo deve potersi muovere ma neanche troppo grande, perché la devo tenere in casa. Ci conto, eh?”. E lui disse di sì. Erano all’osteria della Trappola, seduti uno di fronte all’altro. Ma, come poi s’accorse anche il Locati, Giùanin quand’era “preso” non connetteva più di tanto. Quante volte era capitato anche a me di vederlo. Arrivava al Circolo, si metteva seduto al tavolo vicino alla finestra e comandava il primo mezzino. E poi un’altro , e un’altro ancora. Se gli si diceva qualcosa rispondeva a malo modo: “ L’acqua fa marcire i pali. Lo dicono tutti i  grandi bevitori di vino , e lo dico anch’io. Anzi, caro al mé ragiùnier, lo sai come dicono gli svizzeri? L’acqua fa male ed il vino fa cantare. E, allora, se vuoi farmi compagnia, prendi anche te un bicchiere e beviamo alla nostra salute. E poi , cantiamo”. E attaccava con il repertorio di canti degli alpini. Stonato com’era, era uno strazio doverlo ascoltare. Ma ,ormai, ci avevamo fatto l’abitudine. Tornando alla gabbia del merlo, passarono diverse settimane senza notizie. Locati si stava preoccupando quando, una mattina che era uscito un po’ prima per andare dal medico, incrociò il  fabbro. “Uelà, Giùanin. Incœu pensavì propri a tì. E ma disevi, tra mì e mì: al sarà minga mòrt ? Ed invece, vardatt’chi , ancamò viv. E la me gabbia dal merlo? Ti gh’he semper avùu la bravura de fa ma, madonnina cara, al temp te scarligà via“. Locati, milanese della Bovisa trapiantatosi sul lago Maggiore, non aveva perso l’abitudine del dialetto meneghino. Giùanin gli disse che aveva avuto dei problemi e  che andava di fretta ma anche che non s’era dimenticato e, all’indomani, il Locati avrebbe avuto la sua gabbia. A suo modo era una persona di parola. E così, il mattino dopo di buon ora, Ruggero Locati sentì il rumore di un motocarro fuori casa e un paio di colpi di clacson. Uscì e Giùanin gli chiese di aiutarlo a scaricare la “gabbietta”. Bastava guardare in faccia Locati per cogliere la sua somiglianza con la “rana dalla bocca larga”. Era rimasto lì, a bocca aperta, basito. La”gabbietta” aveva un diametro di circa due metri  ed era alta più di tre. Una voliera, ecco cos’era. Una voliera in piena regola e per più in ferro battuto. “Mah,mah,mah…” inziò a balbettare il Locati, incredulo. “Non c’è ma che tenga. Volevi una gabbia per il merlo,no? Eccola, qui. Larga e spaziosa. E siccome ti ho fatto aspettare un po’ di più, sai che faccio? Te la regalo”. Detto e fatto. Scaricata la gabbia, il Giùanin mise in moto e se ne andò, lasciando il milanese senza parole, ancor più a bocca aperta. Ecco, Giovanni Melampo era così, come dire?.. imprevedibile. Generosissimo e altruista , non sopportava però che  gli si dessero consigli sul lavoro. “ A l’è com’insegnàgh  a rubà ai làdar“. Cioè, era come insegnare a rubare ai ladri. Frase che rivolgeva a chi  aveva il vizio di dare spiegazioni inutili a chi era più esperto e competente. Oppure, bofonchiando tra i denti, sibilava un “ Pastizzee, fà ‘l tò mesté!“, sottolineando come fosse bene che ognuno lavorasse secondo la propria competenza. Poteva permetterselo, essendo un fabbro che “faceva i baffi alle mosche”. Dove abitava, sulla strada tra Loita  e Campino, praticamente sul confine tra Baveno e Stresa, aveva anche la sua bottega. L’incudine in ghisa era imponente. “Più è grossa, meglio è“, mi diceva il Giùanin. E quella, tra le due estremità, aveva una lunghezza di quasi due braccia. Di martelli ce n’era tutta una serie. “Per ogni lavorazione esiste il martello ideale. Vede, ragioniere, il peso è proporzionato a quello del pezzo da lavorare. E tutto dipende dall’efficacia che si vuol dare al colpo. Quello lì, ad esempio, è un martello da due chili. Quell’altro là ne pesa quasi tre mentre quello che sta lì, vicino a lei, pesa solo quattro etti“.

 

Quando parlava del suo mestiere usava un italiano corretto, da “professore”. “ Oggi, sa,  il ferro battuto viene richiesto soprattutto per arredare le case, dentro e fuori. Lampadari, tavolini, cancelli, intelaiature delle finestre. Ho anche molte richieste di cerniere per mobili“. In un angolo, sotto una larga cappa, c’era la forgia con il suo mantice per soffiare l’aria sul fuoco (“così si accelera la combustione e le temperature si mantengono più elevate“). Lo vedevo bene, Giùanin, aggirarsi sicuro tra i suoi attrezzi. Sembrava un direttore d’orchestra che disponeva gli strumenti nel modo migliore per eseguire la sinfonia. Lui, al posto di oboe, violini, violincelli, arpe e percussioni aveva pinze, taglioli, stampi, punzoni, dime, lime, seghe, mole, morse, trance, trapani. Anche in cucina era un mago. Talvolta mi capitava che, giunti ormai alla mezza,alzandomi per andare a casa a buttare un po’ di pasta da condire con pomodoro e parmigiano, com’era mia abitudine, mi teneva per il braccio, dicendomi: “Sù, ragiùnier, venga con me. Stiamo un po’ in compagnia. Le faccio assaggiare un po’ di pesce che m’hanno dato giù dal Luigino“. Tra le sue passioni c’era la pesca. Che condivideva, quando possibile, con Luigino Dovrandi, pescatore professionista ormai pensionato. Luigino, per non “perdere il vizio”, buttava le reti almeno tre volte la settimana e divideva il pescato con lui. A patto che cucinasse per tutti. A me capitava così di fare da “terzo” a questi banchetti. Tra i fornelli, Giùanin si destreggiava con abilità.La sua specialità era  il fritto misto di lago: alborelle in quantità e agoni, da friggere infarinati nella padella di ferro;  bottatrice, filetti di persico e lavarello, da cuocere a loro volta, impanati con l’uovo,  in burro e salvia , aggiungendo un goccio d’olio. Una bontà da leccarsi i baffi. E non finiva lì. Talvolta portava in tavola anche il  pesce in carpione, fritto e poi marinato in aceto, cipolla, alloro. Più raramente me lo proponeva in salsa verde. Si trattava, in quei frangenti, di lavarelli, agoni o salmerini grigliati e marinati in una salsa di prezzemolo, mollica di pane, aceto, capperi, acciughe, aglio, rosso d’uovo, olio d’oliva. D’inverno ci serviva i “missultitt” con la polenta. Questi agoni essiccati li trovava Luigino nella parte alta del lago, tra Ghiffa e Oggebbio. Lì, a dispetto del tempo e delle tradizioni che lasciavano il passo, alcuni vecchi pescatori suoi amici trasformavano gli agoni pescati in tarda primavera in missoltini, essicandoli al sole e conservandoli,  strato su strato – con foglie d’alloro – pressati nella “dissolta”, un recipiente chiuso da un coperchio di legno sul quale gravavano dei pesi, così che i missoltini restassero “sotto pressione” per alcuni mesi. Una volta “liberati”, Giùanin li passava per pochi istanti sulla griglia rovente, irrorandoli d’olio e aceto, per poi servirli sui nostri piatti con delle larghe fette di polenta abbrustolita e tre bicchieri di vino rosso. Un’allegria per il palato e una gioia per la compagnia.

 

Marco Travaglini

Baratti & Milano, la “culla sabauda” dal 1858

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SCOPRI – TO

Itinerari e sorprese torinesi

Baratti e Milano, il prestigioso salotto della caffetteria sabauda fu ritrovo di grandi personalità già dal ‘900 come lo scrittore Cesare Pavese, l’ex presidente della Repubblica Luigi Einaudi ed il poeta del crepuscolarismo Guido Gozzano che dedicò a Baratti la celebre poesia Le Golose. Amarono questo locale anche l’ex presidente del Consiglio dei Ministri Giovanni Giolitti e il politico e scrittore Massimo D’Azeglio.
Il Caffè storico nasce nel 1858 dall’idea di Ferdinando Baratti ed Edoardo Milano, due giovani di origini canavesi, i quali aprirono in via Garibaldi un laboratorio di pasticceria e qualche anno dopo visto il successo si trasferirono presso la Galleria Subalpina di Piazza Castello, in centro a Torino, dove è ancora oggi. Qualche anno dopo l’apertura Ferdinando Baratti creò il primo “cremino”, ovvero un cioccolatino a strati di nocciola e cioccolato. All’interno il locale stupisce e affascina ogni cliente grazie alla sua raffinatezza ed eleganza, con i suoi marmi bianchi, i mosaici colorati, i lampadari maestosi, gli specchi ornati da cornici ottocentesche, le tavole imbandite e i dipinti alle pareti. Furono infatti lo scultore Edoardo Rubino e gli  architetti Giulio Casanova e Pietro Fenoglio a realizzare nei primi del novecento il Caffè letterario così, come lo vediamo ancora oggi.
L’ECCELLENZA DEL TEMPO E’SEMPRE PRESENTE
Alla guida di Baratti e Milano vi è oggi il Signor Papa, il quale ci racconta di essere stato prima il direttore del laboratorio del Caffè a Bra ed ora che è nella prestigiosa caffetteria è anche il tecnologo del laboratorio, ovvero colui che si occupa di sviluppare nuovi prodotti. Il signor Papa nella sua lunga carriera ha creato 18 nuovissimi gusti di cremino tra i quali troviamo il “Noir” con strati di mandorla e cacao, il gusto tiramisù, il creme brulèe e ancora , mandorla, wafer,
pistacchio e moltissimi altri.  La ricetta dell’autentico cremino resta la stessa ormai dalle origini di Baratti e Milano, ed è diventato pian piano famoso in tutto il mondo.
Celebri sono anche “le caramelle ripiene di crema” a cui si sono affiancate nel tempo quelle alla nocciola e ad altri 21 gusti particolari come quelle allo spritz o alle erbe, realizzate con grande cura e maestria.
Meno conosciuti ma molto apprezzati sono i cioccolatini di croccante cioccolato bianco con un cuore di limoncello, che meritano sicuramente una lode ed il “Subalpino” che ricorda il Bicerin all’esterno cioccolato fondente e all’interno panna e caffè.
Baratti e Milano segue la tradizione sabauda anche per la pasticceria mignon e per le torte, tra cui la torta Baratti, la torta Reale, la Barattina e la torta Giandujotto, ognuna delle quali con una propria particolarità tutta da scoprire.
Grande eccellenza ricercata e apprezzata nei pomeriggi invernali piemontesi è la cioccolata calda accompagnata da una ricca nuvola di vera panna artigianale.
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QUANDO GLI CHEF STELLATI INCONTRANO LA TRADIZIONE
Il maestoso locale torinese offre inoltre la possibilità di leccornie salate come il celebre tramezzino, dove il pane è rigorosamente fatto nel retro bottega, morbido, fragrante, con differenti ripieni, dal prosciutto cotto d’alta qualità, ai carciofini, alla frittata, con la possibilità di gustarli anche caldi.
Da qualche anno a preparare i pranzi del locale, vi è il grande chef Ugo Alciati celebre per i suoi leggendari plin al sugo d’arrosto e le tagliatelle ai 40 tuorli al sugo di fassona e molti altri piatti della tradizione piemontese,  che variano ogni mese seguendo rigorosamente la stagionalità dei prodotti. A curare i vini troviamo invece l’enologo Piero Alciati.
Baratti e Milano è quindi non solo un celebre caffè storico, ma si distingue anche da altri locali per la sua ricerca accurata di materie prime come le nocciole delle Langhe IGP e il latte della Normandia.
Tra i clienti che frequentano maggiormente il locale, oltre agli immancabili torinesi sono sempre più i turisti segno di un grande successo naturale e spontaneo, chi rimane seduto per ore e chi invece predilige il classico caffè al banco, servito fino a qualche anno fa dal Signor Ettore che provvedeva a creare delle schiume di grande maestria e se il cliente glielo permetteva regalava un tocco di cioccolata nel caffè. Oggi troviamo il Signor Pino, anche lui di grande professionalità e di grande cuore. La particolarità di questo locale è quindi anche nel personale che con grande memoria ricorda i nomi dei clienti e li coccola sempre con nuove prelibatezze.
Andare da Baratti e Milano è quindi un’esperienza a 360 gradi che coinvolge tutti i sensi ed in particolare poi, chi lavora con i dolci offre emozioni alle persone e si sa che tutti noi ci innamoriamo di chi ci fa emozionare.
NOEMI GARIANO
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La video-intervista ↘️

Politica rosa

La recente tornata elettorale, almeno per quanto riguarda le elezioni amministrative, ha dimostrato come vi sia ancora molto da fare per l’emancipazione reale delle donne.

Su oltre 3700 Comuni, tra i quali ben 27 capoluoghi di provincia e 6 di regione, solo l’11 % degli eletti è di sesso femminile.

Ricordiamo che nei Comuni fino a 5000 abitanti si può esprimere una sola preferenza, quindi anche il c.d. “voto di genere” sparisce. La situazione peggiora nelle elezioni per il Parlamento Europe dove le preferenze assegnabili sono 3, delle quali almeno 2 dello stesso genere, ma dove la preferenza degli italiani è andata in maggioranza ai candidati maschi (51 su 76, 2/3 del totale).

Quale può essere la causa? Come ho avuto modo di scrivere spesso, e di spiegare nelle mie conferenze, la donna nella nostra società è purtroppo ancora relegata ad un ruolo marginale anche se, rispetto ad alcuni anni orsono, qualche timido passo avanti è stato avanzato.

Pensiamo soltanto al Capo dello Stato che, dal 1946 ad oggi, è sempre stato di sesso maschile o al Presidente del Consiglio, che per la prima volta è stato scelto di sesso femminile dopo 76 anni di Repubblica.

Da un lato il disinteresse di larga fascia delle donne nei confronti della politica, anche e soprattutto per colpa della politica, che non ha mai dato loro la fiducia che meriterebbero: il suffragio universale, introdotto con la legge del 30 giugno 1912, n. 666consentì tuttavia il voto soltanto agli elettori di sesso maschile; la Camera respinse la possibilità di estendere il diritto di voto alle donne con 209 voti contrari, 48 a favore e 6 astenuti.

Occorre attendere la nostra Costituzione, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, perché alle donne sia concesso il diritto di votare e di essere elette.

Nel 3° millennio è sicuramente inconcepibile come la politica, l’economia e la finanza siano ancora incapaci di riconoscere i meriti a chi li ha, senza distinzione di genere, origine etnica, età o altro elemento discriminatorio.

Il genere maschile ha interesse a mantenere tale status quo nuncper non retrocedere dalla propria posizione egemonica che risale alla notte dei tempi mentre le donne, ancora troppo impegnate a svolgere compiti tradizionalmente femminili (genitore, colf, cuoca, fare la spesa, correggere i compiti dei figli oltre ad un’eventuale occupazione esterna), non riescono a concepire un impegno politico o anche soltanto entrare nei meandri della politica, sull’esempio di Nilde Iotti, Tina Anselmi, Rossana Rossanda o della non compianta Lina Merlin perché questo significherebbe distogliere tempo ed energie dai compiti familiari.

D’altronde, quante sono le figlie d’arte, cioè donne che siano entrate in politica seguendo l’esempio di uno o di entrambi i genitori?

Quando ciò accade, spesso non è per il gusto di amministrare la res publica, di ricevere dagli elettori un mandato a rappresentarli nei vari gradi di amministrazione pubblica ma per esercitare un potere che altrimenti sarebbe loro negato, ed è un risvolto ancor più negativo della mancanza di coinvolgimento.

Sicuramente, il compito di rimuovere questi ostacoli spetta in primis ai genitori con l’esempio, alle scuole reintroducendo l’insegnamento dell’educazione civica, ai politici coinvolgendo i giovani in ogni contesto dimostrando non soltanto di tenerli in considerazione ma anche, non meno importante, insegnando cosa sia la politica, spiegando che la loro attività è importante e meritevole quanto, e forse più, di quella di un adulto.

In un prossimo articolo parlerò proprio dei valori dei giovani che, quasi sempre, vengono da noi adulti mal interpretati o misconosciuti, quindi anche della disaffezione dei giovani nei confronti dell’impegno politico, della loro non partecipazione alle scelte politiche e, quindi, di come le donne scelgano, molto più di un tempo, piuttosto di fare carriera come ingegneri o avvocati o altro, anziché alzarsi sugli scranni di un contesto politico e farsi portavoce di questo o quell’evento; le donne, da sempre, hanno permesso agli uomini di comandare il mondo e, quindi, sono state loro le vere artefici di ciò che oggi abbiamo.

Quando una donna arriva in una casa di villeggiatura, se la trova sporca, disordinata o distrutta, molto probabilmente si rifiuterà di entrarvi, di sistemarla per trascorrervi le vacanze; applicate lo stesso concetto alla politica: pensate davvero che una donna abbia voglia di entrare in un luogo depauperato da anni di corruzione, di lotte intestine, di falsità e inganni? DI chi è la colpa di questa disaffezione generalizzata da parte del sesso femminile nei confronti della politica?

Sergio Motta

A Chieri serate “a tutta birra”

“BicCHIERI di Birra 2024”

rigorosamente artigianale, food e grande musica live. Sul palco anche “I Nomadi” e i “Lou Dalfin”

Dal 9 al 14 luglio

Chieri (Torino)

Trentacinque tipi di “birre artigianali”. A Chieri, ce ne sarà per tutti gusti e per esaltare i palati più sopraffini di “birrofili” esigenti e di “buona tenuta”. Questo, ma non solo, promette la quarta edizione di “BicCHIERI di Birra”, organizzata da martedì 9 a domenica 14 luglio, dalla “Pro Chieri”, con il sostegno del Comune di Chieri e la collaborazione dell’“Ascom – Confcommercio” chierese.

L’appuntamento, tutte le sere dalle 18,30, sarà nel più ampio contesto urbano di piazza Dante. Tre locali “indigeni” e due fuori regione, i Birrifici coinvolti. Tutti artigianali  e quindi indipendenti e dediti alla produzione di birra non pastorizzata e non microfiltrata, sono: “La Piazza” di Torino, “Filodilana” di Avigliana (Torino), “Beer In” di Trivero (Biella) e, ospiti extra-regionali, “Muttnik” di Sesto San Giovanni (Milano) e “61Cento” di Pesaro (Pesaro e Urbino).

Il “reparto food” non lesinerà leccornie, tutte o quasi “a chilometro zero”: dai “rosti di patate” ed i “plin piastrati da passeggio” proposti dalla “Cantina del Convento”, alla “focaccia chierese” e i “Waffle” di “Dolci&Dolci” fino alle “pinse” ai “Coni di carne” e ai “fritti di pesce” de “La Nave dei Folli”, del “Rustycone” e de “Il Cartoccio”. Piatti “forestieri”, lo “gnocco fritto” emiliano da “Vicky&Paolo” e il “Truck” da “La Madda 2.0”.

Di altissimo livello la colonna sonora live che accompagnerà le serate. Si inizia, martedì 9 luglio (ore 21,30) con gli “Holograf”, Gruppo pop-rock di Bucarest, al suo attivo 18 album pubblicati, girando Europa, Asia ed America con esibizioni live piene di intensità ed energia.

A seguirli, mercoledì 10 (ore 21,30) i “Lou Dalfin”, che trasporteranno il pubblico con ritmi occitani, cantando nella tradizionale lingua “d’Oc”. Veri e propri ambasciatori di questa cultura, si esibiscono sotto la guida di Sergio Berardo da oltre quarant’anni.

Giovedì 11 (ore 21,30), serata dedicata a “Gli Anni d’Oro del ’90”, tributo a “Vasco+Liga+883”, seguita venerdì 12 (ore 21,30) dall’attesissimo “Nomadi Live Tour”. Chieri è infatti una delle tappe del “tour” nazionale a celebrazione dei sessant’anni di carriera della band “più longeva d’Italia”. Il concerto de “I Nomadi” sarà l’unico evento con ingresso a pagamento (20 Euro). Biglietti presso: “Mail Boxes Etc.”, via Vittorio Emanuele II 77, Chieri e su: www.ticketsms.it o la sera del concerto.

La sera dopo, sabato 13 luglio (ore 21,30) ci si scatenerà sotto alle casse dei dj Sergio Appendino e Franco Frassi, in arrivo dal “Première Club” di Poirino con il loro “Vibes – Show!”.

E, per chiudere, domenica 14 luglio (ore 21) una bella “salsa” di Calcio e Musica. Sul Maxi-schermo allestito in piazza si potrà infatti tifare ed assistere, tutti insieme, alla “Finale UEFA Euro 2024”, per poi scatenarsi con la musica di Kikko Sauda e “La Combriccola del Blasco”, che proporrà le più belle canzoni, vicine e lontane, di Vasco Rossi. Assicurato un entusiasmante connubio di tecnica musicale ed energia da vendere!

Info line: 3332651149

g.m.

Nelle foto: Immagine repertorio, “I Nomadi”, “Lou Dalfin”