
IL GHINOTTO DELLA DOMENICA
Ma il buon Chiampa, di fronte all’indecoroso spettacolo dei migranti respinti alla frontiera di Ventimiglia, non le ha mandate dire : “L’atteggiamento della Francia mi sembra egoista e chiuso ai limiti della spudoratezza”
C’è mancato poco, a oltre 250 anni dalla gloriose giornate dell’Assietta, di dover risalire le valli per far fronte alle orde francesi calate sul Piemonte. Per fortuna i cugini transalpini, distratti dalle avventure amorose di Hollande, non hanno dato troppo peso al violento attacco sferrato dal nostro governatore. Il buon Chiampa, di fronte all’indecoroso spettacolo dei migranti respinti alla frontiera di Ventimiglia, non le ha mandate dire : “L’atteggiamento della Francia mi sembra egoista e chiuso ai limiti della spudoratezza”. Un tempo per molto meno si sarebbero ritirati gli ambasciatori. A dire il vero una risposta indiretta dei “bleu” è arrivata, e se n’è incaricata proprio l’ex-moglie di Hollande, la ministro dell’Ecologia Ségolène Royal che ha invitato a non consumare più la Nutella “per salvare il pianeta” con riferimento all’uso dell’olio di palma, ingrediente della pasta di cioccolata made in Alba, che provocherebbe la “deforestazione massiccia”. Detto dalla rappresentante di una nazione che per trent’anni ha scaricato bombe nucleari nel paradiso naturale di Mururoa, nel Pacifico, suona un po’ ipocrita, ma si sa che i francesi hanno una tendenza quasi naturale alla supponenza.
L’attacco alla nostra (quasi) unica gloria di calibro internazionale avrebbe meritato ben altra reazione, e invece neppure un amministratore piemontese si è schierato a difesa della “spalmabile” che ha fatto felice generazioni di bambini, e non solo. Certo sono giorni impegnativi per i nostro massimi vertici istituzionali. Visita del Papa a parte, Fassino è tutto preso a negare le illazioni che lo danno prossimo candidato per la Regione. Ha scritto persino a La Stampa senza pensare che una smentita è una notizia data due volte. Lo stesso Chiamparino è stato messo letteralmente sotto assedio dalle associazioni psichiatriche che con tanto di pazienti al seguito hanno quasi militarmente occupato Palazzo Lascaris, in occasione del dibattito, chiesto dall’opposizione, sulla delibera della Giunta che riordina politiche e strutture residenziali destinate alla cura dei malati di mente.
In una Sala Viglione affollata all’inverosimile, Chiamparino e gli assessori Saitta e Ferrari sono stati sonoramente bastonati da chi lamentava il fatto che la Giunta avesse deciso senza dialogare con operatori e famiglie. Inoltre il cambio di classificazione dei “gruppi appartamento” e “comunità alloggio” dall’ambito sanitario a quello sociosanitario, porterà inevitabilmente le famiglie a vedere aumentati i costi a carico, visto che le casse dei Comuni sono praticamente vuote. La risposta di Saitta, primo responsabile della decisione, è stata abbastanza debole: ha negato che la decisione abbia ragioni economiche (ma dai!) e si è limitato a parlare di riordino di un settore dove gli interessi degli operatori sembrano prevalere su quello dei malati. In effetti, è parso anche agli osservatori più attenti che all’origine della protesta non ci fosse tanto il disagio dei pazienti quanto l’interesse delle strutture.
Comunque, la protesta ha scoperto un nervo sensibilissimo nel Pd, perché molte di queste associazioni fanno capo a quell’area. Per cui la maggioranza ha approvato un ordine del giorno, appena meno severo di quelli respinti dell’opposizione, che in pratica “commissaria” Saitta e Ferrari, imponendo il coinvolgimento “in un tavolo permanente, dei Dipartimenti di Salute mentale, delle Associazioni dei pazienti, degli enti gestori e dell’Anci”, nonché la commissione Sanità, e di avviare “un confronto costruttivo tra i soggetti istituzionali interessati, in modo da prevederne le conseguenze economiche, sociali e sanitarie e elaborare modalità atte a fronteggiarle adeguatamente”. Insomma, una resa quasi totale per la Giunta, che ora ha una grana in più da gestire.
Ghinotto


Evviva la Torino dei grandi eventi sportivi, musicali, (nazional)popolari. L’eredità olimpica non è fatta solo di debiti. I Giochi del 2006, da quando “Torino non sta mai ferma”, ci hanno anche lasciato un’immagine rinnovata della città che prima era solo industriale e oggi vivacchia di turismo e cultura, due filoni su cui c’è ancora molto da investire ma sui quali merita puntare. La desertificazione di via Roma pedonalizzata ha costretto la civica amministrazione a rimangiarsi la promessa fatta tempo fa: “mai più baracconi, gazebo e gonfiabili nelle vie o piazze auliche”. Ma il vuoto pneumatico creatosi dopo il divieto di circolazione imposto ai veicoli, in qualche modo bisognava pur colmarlo. E così nel tratto pedonalizzato, tra piazza San Carlo e piazza Castello si alternano bancarelle delle associazioni, stand del car sharing, mezzi ecologici della flotta Gtt esposti al pubblico. Bon. C’è però da chiedersi: il grande palco allestito in piazza San Carlo, che ha ospitato il
Torino Jazz festival, il megaschermo della finale di Champions e, in questi giorni la rassegna Torino Classical Music, non poteva essere piazzato altrove? intendiamoci, gli eventi citati sono di tutto rilievo culturale/sociale. Però il senso comune e il costume dei torinesi non vedono di buon occhio eventi di massa nel “salotto” subalpino. Sarà che le vittime dei moti di piazza – proprio di quella piazza – per il trasferimento della capitale da Torino a Firenze nel 1864, hanno lasciato uno spiacevole ricordo. Un gioiello storico e architettonico come quello che ospita nel bel mezzo la scultura equestre del Cavallo di bronzo merita di essere tutelato, protetto e ammirato in religioso silenzio. Non si lamentano forse i politici e i cittadini che le periferie sono troppo trascurate, rispetto al cuore urbano? E allora proviamo a spostare le manifestazioni di massa in luoghi più decentrati. Turisti e appassionati di musica, sport e altri generi sarebbero comunque disposti a salire su tram e metropolitana per assistere ai grandi eventi nel piazzale del Lingotto o in piazza d’armi, tanto per fare due ipotesi. Così che le vetrate antiche delle due chiese gemelle barocche di Santa Cristina e di San Carlo non debbano più tremare per l’esultanza o il dolore dei tifosi bianconeri. Così che antiestetici cessi chimici non siano piazzati in bella vista nello spazio tra i due edifici religiosi e i tavolini del caffè Torino. 
La Sala Viglione di Palazzo Lascaris era gremita di persone anche in piedi. C’erano tutti: consiglieri, operatori e sindacati del settore psichiatrico, associazioni di utenti e familiari. Infatti, prima dell’avvio del dibattito sulla psichiatria, il 16 giugno, (sessione straordinaria sul riordino dei servizi psichiatrici), il presidente dell’Assemblea Mauro Laus, considerata la situazione di preoccupazione espressa dai rappresentanti delle numerose associazioni di settore presenti tra il pubblico, ha concesso un’audizione, svoltasi in Sala Viglione, sospendendo momentaneamente la seduta in deroga alle normali consuetudini. Erano presenti – oltre al presidente Laus e a diversi rappresentanti dell’Udp e della Conferenza dei capigruppo, nonché il presidente della IV Commissione Domenico Ravetti – il presidente della Regione, Sergio Chiamparino, il vicepresidente Aldo Reschigna, gli assessori Antonino Saitta (Sanità) e Augusto Ferrari (Politiche sociali). Per gli auditi, oltre ad alcuni utenti, hanno parlato Barbara Bosi del Coordinamento Almm (Associazione per la lotta contro le malattie mentali) e Diapsi (Difesa ammalati psichici), Guido Geninatti dell’Alleanza delle cooperative sociali del Piemonte, Sara Cassin presidente nazionale Fenasco (Federazione nazionale strutture comunitarie psicosocioterapeutiche), Luciano Sorrentino Psichiatria democratica e Alessandro Zanetti della Confederazione unitaria di base sanità e assistenza.
Con la Carmen di Bizet il Teatro Regio inaugurera’ il Torino Classical Music Festival, promosso dalla Città di Torino dal 23 al 28 giugno prossimi. Dopo il successo delle passate edizioni, con il Festival Beethoven e il Festival Mozart, la piazza salotto torinese si trasformerà nuovamente in un palcoscenico sotto le stelle, proponendo una successione di sei serate di opere, concerti, sinfonie, ciascuna dedicata a un Paese diverso. A inaugurare la rassegna sarà martedì 23 giugno, alle 22.15, il teatro Regio con la Carmen di Georges Bizet in forma semiscenica, nell’adattamento e con i testi di Marco Ravasini. Ne saranno protagonisti Ekaterina Semenchuk nel ruolo di Carmen, Andrea Care’ in quello di don José, Erika Grimaldi in quello di Micaela e Elia Fabbian in quello di Escamillo. A dirigere il maestro americano Ryan McAdams. Messa in scena e costumi sono curati rispettivamente da Anna Maria Bruzzone e Laura Viglione, mentre musica e cori sono eseguiti dall’Orchestra e Coro del Teatro Regio di Torino e dal coro di voci bianche del teatro Regio e del Conservatorio di Torino, diretti dal maestro Claudio Fenoglio. Alle 22 lo spettacolo sarà preceduto da una breve guida all’ascolto di Alberto Mattioli.
Venerdì al Museo Civico di Casale Monferrato, il critico d’arte Giuliana Romano Bussola (già assessore alla Cultura del capoluogo monferrino) terrà la conferenza “ Il cibo e il vino nell’arte figurativa”. Nel clima di grande interesse per l’alimentazione sollevata da Expo sarà proposto un viaggio attraverso il cibo” dipinto” in diverse epoche da vari artisti. Saranno proiettate ed esaminate opere in particolare tra la seconda metà del 500 e del 600 quando la natura morta, dopo essere stata relegata al quinto posto nella gerarchia dei generi, che si privilegiava soggetti sacri, mitologici, di storia e di figura, fu finalmente considerata degna di rispetto. La relatrice farà una lettura critica di Caravaggio che, con la “ Canestra”, diede dignità di protagonista alla frutta trattata realisticamente. Saranno proiettate anche immagini, tra le tante, di Aertsen, Claez, Campi, Cotan, Zurbaran, Velasquez arrivando fino a Van Gogh, Cezanne e alla Pop Art di Warhol e Oldenburg. Oltre al valore estetico si prenderà in esame anche il valore simbolico e documentario di usi e costumi. Un’occasione per visitare l’antica capitale del Marchesato. 
bar, in quanto pubblici esercizi, di mettere a disposizione le toilettes anche senza consumazione al banco. Ammettiamo anche che, da bambina, non abbia mai sperimentato tale classica situazione, e che sua madre, a differenza delle nostre, non l’abbia mai portata nel primo caffè aperto, chiedendo dove fossero i bagni, prima di ordinare un bicchiere di acqua del rubinetto (costo: 30-50 centesimi) per salvare le forme. Ammesso tutto questo, resta un interrogativo: che idea resterà a quel bambino, una volta cresciuto, delle regole minime della civile convivenza?
della rete smart cities, una speciale vernice idrorepellente, brevettata ad Amburgo, che sostanzialmente rifletterà sugli zozzoni che si liberano sui muri la loro stessa urina. Quando al governo ci andrà una generazione di bambini abituati a considerare quello sopra descritto un comportamento normale, c’è da scommettere che la sperimentazione verrà sospesa. E sarà il minore dei problemi. Postilla per politici e giornalisti: i disperati dei barconi, laceri e sporchi, accampati in stazione a centinaia, fanno notizia e certamente danneggiano l’immagine delle nostre città. Tutto un coro di voci indignate e di allarmi su focolai di scabbia, colera, Ebola. Ma probabilmente quelli, forniti di strutture igieniche anche temporanee, insegnerebbero ai loro figli come usarle. Attendiamo ansiosi fiaccolata di protesta contro i buzzurri italiani, che sono molti di più dei profughi stranieri.