Ha recentemente aperto i battenti il ristorante al “Piano 35” in cima al grattacielo di Intesa Sanpaolo. Riportiamo alcuni pareri apparsi in rete.
Il primo, molto positivo, è stato pubblicato su Tripadvisor. “La location vale da sola la spesa. Unicum a Torino. Inoltre la professionalità del team in cucina e in sala rende l’esperienza gastronomica piacevole. Materia prima curata, filiere di prodotto controllate e trasparenti. Bravi”.
Un lettore ha invece scritto a Specchio dei Tempi de La Stampa a proposito della sua esperienza al ristorante: “Ho organizzato una cena sul grattacielo (…) e, abbiamo avuto una serie di inconvenienti di non poco conto. Abbiamo scelto i menù da euro 55 (senza vini) e da 80 (con vino) ma al termine le due cifre si sono gonfiate senza preavviso e giustificazione. Entrambi menù non comprendevano l’acqua, il caffè, i digestivi. Nessun bis di piatti e nessun rabbocco nei calici di vino (…) Le portate avevano le caratteristiche della “nouvelle cousine” con quantitativi assimilabili alla trasmissione “chi l’ha visto” (…). Per onor del vero la qualità dei cibi era notevole, ma per chi aveva altri gusti, non erano possibili scelte alternative. (..)”.
I nostri lettori lo hanno provato? Che ne pensano?
(foto: il Torinese)
Si svolge dal 26 agosto al 4 settembre 2016 “Peperò, la 67^ Sagra del Peperone di Carmagnola”. Riconosciuta da sei anni come Manifestazione Fieristica di Livello Nazionale
Si amplia la partnership tra Lavazza e Eataly. Già due le caffetterie aperte negli store Eataly a New York (Flatiron) e Chicago, e ora l’azienda dell’espresso made in Italy inaugura un altro punto vendita nel terzo Eataly a stelle e strisce
Il “Macallè”, cioè Vanni Tagliaboschi, ha ereditato da suo padre – il “Negus” – una carbonaia in una valletta laterale della Vidabbia, poco sotto la vetta del Mottarone.
mano, eccetto quelle rare volte che s’incontrano al circolo, la domenica pomeriggio, a farsi una briscola ed un “mezzino”. Ci danno l’anima, nel lavoro, nonostante la menomazione di Pietro che fatica di brutto a “caricare” il braccio destro dal giorno in cui gli è rovinata addosso la catasta della legna. Il fatto risale, più o meno, ad un paio d’anni fa e la colpa era tutta da addebitare al “Morello”, il mulo di Giacinto Guerla. Nell’ampia aia del suo cascinale, in Tranquilla, all’estremo nord di Oltrefiume, dove il “Macallè” accatastava i tronchi tagliati nei boschi che scendevano dalla Vidabbia all’alpe Scerèa e da lì fino alla vecchia casa del Salvatore, erano appena state scaricare alcune centinaia di quintali di rovere. La “pigna” era provvisoria, in attesa che – da lì a poco – i due cugini prelevassero un tronco alla volta per tagliarlo a pezzi con la sega circolare. L’attrezzo, rigorosamente fatto in casa, utilizzando un motore di una vecchia “Vespa” Piaggio 150 che forniva la forza motrice alla lama della sega, andava usato con grande cautela. L’Angelino “due dita“, che aveva lavorato per una decina d’anni con il padre di Vanni, ne sapeva qualcosa, essendosi “affettato” ben tre dita a causa della distrazione di un attimo. Il Guerla, che faceva l’allevatore in una cascina poco distante, era venuto lì per comprare un po’ di legna. Il suo “Morello”, pur essendo un mulo e come tale destinato a portar pesi, non era dell’idea di caricarsi quella legna sul basto. Si mise a tirar calci all’impazzata. Nonostante i tentativi di imbrigliarla , la bestia menava zoccolate a destra e manca. Fu così che la catasta, colpita dal mulo, rotolò addosso al povero Pietro che si fratturò una spalla oltre a “gibollarsi” tutto. A dispetto dell’essere un “santo” e del suo carattere si sfogò a male parola, chiamando in causa con l’ira di una furia tutti gli abitanti del paradiso. Comunque, incidenti a parte, quell’attività il Vanni ed i due cugini la mandavano avanti e non avevano nessuna intenzione di smettere. Ho notato, però, che con il passare del tempo, mi parla della vita dei boscaioli con un velo di tristezza. Come se, invecchiando, i ricordi – anche quelli più duri e aspri – s’addolcissero. Lasciando nelle parole una traccia di nostalgia. “
gente a cui il lavoro non ha mai fatto schifo e la fatica non ci spaventa. Polenta e latte al mattino, minestra e una trincata dal fiasco di rosso alla sera. La “benzina” per i muscoli stava tutta lì, in quegli anni di fame e miseria. Ai tempi dei grandi tagli s’andava per squadre di una ventina di boscaioli ed un paio di “bocia”, cioè i ragazzini chedovevano svolgere lavoretti e piccole commissioni, come fare la spesa o portare gli attrezzi più leggeri. Ad ognuno di noi , se il taglio era a contratto, toccava tagliare più o meno un centinaio di metri quadri di bosco e ci davano un tanto per ogni metro quadrato tagliato. Pensa che i più bravi, in una stagione, riuscivano a lavorare fino a 1.000 quintalidi legname“. Dopo essersi bagnato la gola con un fiato di Sizzano, il “rosso” che preferiva, mi fa vedere gli attrezzi che tiene nel capanno. L’accetta e la scure, la roncola, la sega
Nel nostro concitato mondo moderno può anche accadere che un sindaco rieletto più volte e saldamente alla testa della propria comunità, per una sera, dismetta i panni del primo cittadino e diventi vigile
Per diversi medici chirurghi la chirurgia estetica moderna va esercitata con esperienza e professionalità. Questo è il caso del dottor Yuri Macrino, chirurgo plastico con studio a Roma, ma attivo anche a Milano e Torino, da anni distintosi nel campo della chirurgia estetica e ricostruttiva


Cinque donne, cinque chef “stellate”, ritratte da Laura Travaini, scrittrice e appassionata animatrice culturale e fondatrice dell’associazione “Scrittori e Sapori”: questo e molto altro è “Curve di cioccolato”.
“made in Italy”. Nelle interviste emerge il profilo femminile di queste artiste della gastronomia, con il tratto deciso di personalità che sanno farsi valere in un settore in cui spopolano molti nomi maschili. Una raccolta davvero gustosa, con tanto di golose ricette, da leccarsi i baffi. Laura Travaini, originaria di Fontaneto d’Agogna, vive a Orta San Giulio e nel 2011 ha fondato – insieme a importanti scrittori ( come Margherita Oggero e Bruno Gambarotta) a chef stellati e al gruppo dei Volontari della Letteratura e del Gusto, l’associazione Scrittori e Sapori. Dopo aver curato l’antologia “Il Gusto del Piemonte”, una guida turistica non consueta che percorre il Piemonte toccando borghi e paesi alla ricerca delle lingue minoritarie (piemontese, francoprovenzale, occitano, walser) , riportando le ricette di piatti tipici rielaborati, si popone di diffondere la cultura del buon cibo, legando ambiti quali la letteratura, l’enogastronomia, la cucina, i prodotti tipici territoriali.