Sono già 15 mila le firme, sul sito change.org, per la petizione online che chiede che il Salone internazionale del Libro resti a Torino. “E’ più di 25 anni che, ogni anno, si tiene a Torino il Salone. Da qualche anno i milanesi stanno provando a portarcelo via con metodi subdoli, come hanno già fatto con altre cose. Diciamo no a questo ‘furto’! Il SalTo rimane a Torino! Coraggio gente”, dice l’appello lanciato da Alessandro Stekelenburg, editore che opera nel settore arte. L’8 settembre, al Circolo dei Lettori, si terrà la riunione convocata dagli editori dissidenti, che contestano la decisione dell’Associazione Italiana editori (Aie) di “trasferire” il salone del libro a Milano.
(foto: il Torinese)
Mercoledì 10 agosto Intesa Sanpaolo e il Lounge Bar Piano35, in collaborazione con
“Ladri, Maschere e Lune Turche”, è una storia a fumetti di Raffaele “Lele” Vinello ( edita da “Segni d’autore”) che si svolge a Venezia fra calli e tetti dei palazzi nobiliari, un incantesimo proietta tre maschere dal carnevale del 1778 nella Venezia anteguerra del 1939.
nell’acqua torbida di un canale, residui di storie che si intrecciano. Le epoche della vicenda si alternano nella china di Vinello proponendo una città più sognata che vissuta. In questa “letteratura disegnata” si trovano duelli, fughe sui tetti, il tepore delle alcove in un carosello che gira eternamente mostrando, ogni volta, una scena, un gioco d’ombre, una lanterna magica che, più che raccontarci una storia, mira a sorprenderci, confondendoci con gli effetti di luci che solo la città sulla laguna è in grado di offrirci. Lele Vinello, nato a Venezia nel 1951, conobbe da giovane Hugo Pratt, suo vicino di casa (nel borgo di Malamocco, al Lido di Venezia ) con il quale strinse una profonda amicizia ed iniziò un’importante collaborazione, assorbendo dal “maestro” la
tecnica e lo stile. Nei fumetti di Lele Vianello, si percepisce la vicinanza di tratto, stile e taglio delle vignette con Pratt. Dopo aver creato personaggi per alcune delle più importanti riviste di fumetti pubblicate in Italia, come
Torino non si ferma mai, nemmeno ad Agosto. Per chi resterà in città nel mese più caldo dell’anno si preannunciano giorni ricchi di eventi imperdibili.




Un lettore ha invece scritto a Specchio dei Tempi de La Stampa
Si svolge dal 26 agosto al 4 settembre 2016 “Peperò, la 67^ Sagra del Peperone di Carmagnola”. Riconosciuta da sei anni come Manifestazione Fieristica di Livello Nazionale
Si amplia la partnership tra Lavazza e Eataly. Già due le caffetterie aperte negli store Eataly a New York (Flatiron) e Chicago, e ora l’azienda dell’espresso made in Italy inaugura un altro punto vendita nel terzo Eataly a stelle e strisce
Il “Macallè”, cioè Vanni Tagliaboschi, ha ereditato da suo padre – il “Negus” – una carbonaia in una valletta laterale della Vidabbia, poco sotto la vetta del Mottarone.
mano, eccetto quelle rare volte che s’incontrano al circolo, la domenica pomeriggio, a farsi una briscola ed un “mezzino”. Ci danno l’anima, nel lavoro, nonostante la menomazione di Pietro che fatica di brutto a “caricare” il braccio destro dal giorno in cui gli è rovinata addosso la catasta della legna. Il fatto risale, più o meno, ad un paio d’anni fa e la colpa era tutta da addebitare al “Morello”, il mulo di Giacinto Guerla. Nell’ampia aia del suo cascinale, in Tranquilla, all’estremo nord di Oltrefiume, dove il “Macallè” accatastava i tronchi tagliati nei boschi che scendevano dalla Vidabbia all’alpe Scerèa e da lì fino alla vecchia casa del Salvatore, erano appena state scaricare alcune centinaia di quintali di rovere. La “pigna” era provvisoria, in attesa che – da lì a poco – i due cugini prelevassero un tronco alla volta per tagliarlo a pezzi con la sega circolare. L’attrezzo, rigorosamente fatto in casa, utilizzando un motore di una vecchia “Vespa” Piaggio 150 che forniva la forza motrice alla lama della sega, andava usato con grande cautela. L’Angelino “due dita“, che aveva lavorato per una decina d’anni con il padre di Vanni, ne sapeva qualcosa, essendosi “affettato” ben tre dita a causa della distrazione di un attimo. Il Guerla, che faceva l’allevatore in una cascina poco distante, era venuto lì per comprare un po’ di legna. Il suo “Morello”, pur essendo un mulo e come tale destinato a portar pesi, non era dell’idea di caricarsi quella legna sul basto. Si mise a tirar calci all’impazzata. Nonostante i tentativi di imbrigliarla , la bestia menava zoccolate a destra e manca. Fu così che la catasta, colpita dal mulo, rotolò addosso al povero Pietro che si fratturò una spalla oltre a “gibollarsi” tutto. A dispetto dell’essere un “santo” e del suo carattere si sfogò a male parola, chiamando in causa con l’ira di una furia tutti gli abitanti del paradiso. Comunque, incidenti a parte, quell’attività il Vanni ed i due cugini la mandavano avanti e non avevano nessuna intenzione di smettere. Ho notato, però, che con il passare del tempo, mi parla della vita dei boscaioli con un velo di tristezza. Come se, invecchiando, i ricordi – anche quelli più duri e aspri – s’addolcissero. Lasciando nelle parole una traccia di nostalgia. “
gente a cui il lavoro non ha mai fatto schifo e la fatica non ci spaventa. Polenta e latte al mattino, minestra e una trincata dal fiasco di rosso alla sera. La “benzina” per i muscoli stava tutta lì, in quegli anni di fame e miseria. Ai tempi dei grandi tagli s’andava per squadre di una ventina di boscaioli ed un paio di “bocia”, cioè i ragazzini chedovevano svolgere lavoretti e piccole commissioni, come fare la spesa o portare gli attrezzi più leggeri. Ad ognuno di noi , se il taglio era a contratto, toccava tagliare più o meno un centinaio di metri quadri di bosco e ci davano un tanto per ogni metro quadrato tagliato. Pensa che i più bravi, in una stagione, riuscivano a lavorare fino a 1.000 quintalidi legname“. Dopo essersi bagnato la gola con un fiato di Sizzano, il “rosso” che preferiva, mi fa vedere gli attrezzi che tiene nel capanno. L’accetta e la scure, la roncola, la sega
Nel nostro concitato mondo moderno può anche accadere che un sindaco rieletto più volte e saldamente alla testa della propria comunità, per una sera, dismetta i panni del primo cittadino e diventi vigile