LIFESTYLE- Pagina 32

L’incontro fra culture nel cuore di Torino

SCOPRI -To Alla scoperta di Torino

Numerosi sono i ristoranti etnici a Torino, locali giapponesi famosi per il loro sushi, cinesi, coreani, vietnamiti e di moltissime altre culture diverse, ognuno con la propria particolarità. Tra di essi è degno di essere annoverato fra i locali etnici più chic del capoluogo piemontese il “Sibiriaki” che offre piatti tipici della cucina russa e siberiana. Il ristorante Sibiriaki, aperto dal 2001, si trova nel cuore del quadrilatero Romano di Torino in un palazzo del 1400, in via Gian Francesco Bellezia 8g; le ampie sale dal sapore rustico ci portano in una Russia del passato, con scritte in cirillico e quadri d’epoca e le luci soffuse rendono l’ambiente molto sofisticato. La cucina propone piatti di altissimo livello con materie prime selezionate che un tempo erano riservate solo ai reali, un viaggio attraverso i gusti e nuove scoperte culinarie.

 

Tra gli antipasti troviamo la degustazione di caviale accompagnato dai Blini ovvero delle crepes tipiche russe, il granchio reale e le uova di salmone, l’insalata Olivier con gamberi e uova di quaglia e moltissimi altri. Tra i primi i Pel’meni, tipici agnolotti della cucina sovietica ripieni di manzo e sedano accompagnati dalla panna acida, che nonostante il nome ha un sapore molto simile allo yogurt greco. Vi è poi il Plov un risotto con agnello, riso soffiato, coriandolo e mirtilli, ed altri piatti come la crema di kefir o il grano saraceno con funghi ricotta e pinoli.

 

Tra i secondi il filetto di Storione Siberiano con rafano e patate, il filetto di salmone e in alcune occasioni anche il piccione. Moltissimi anche i dolci tra cui la Pavlova famosa in tutto il mondo, una torta di meringa, panna, mirtilli siberiani, ciliegie caramellate e menta, torte di mele, sorbetti e degustazione di vodka. Vi sono oltre 30 tipi di vodka differenti che arrivano dalla Russia, dalla Polonia e dall’Ucraina. Per coloro i quali preferiscono rimanere più leggeri, il venerdì e il sabato è invece possibile comporre un proprio piatto unico a scelta fra varie pietanze.

Fuori dal ristorante si possono notare la bandiera Russa e quella Ucraina questo perché i loro dipendenti sono di entrambe le nazioni e per far comprendere che loro vorrebbero la pace, proprio come il connubio e l’amore che loro hanno creato all’interno del locale.

LA CUCINA GEORGIANA STUPISCE I TORINESI Un altro locale etnico molto particolare è sicuramente il ristorante georgiano “Tre Qvevri” in via San Domenico 12 a Torino. La location è molto accogliente e ha uno stile moderno con colori accesi come l’oro e l’azzurro. Aprendo il menù è possibile trovare tra gli antipasti uno dei piatti più conosciuti se si va in Georgia, il Pkhali ovvero le polpette, le quali vengono offerte in vari gusti, quelle di verdure miste accompagnate da salsa di noci e involtini di melanzane, quelle di barbabietole, quelle di carote e molte altre.

Un altro piatto particolarmente gustoso è il Khachapuri, una focaccia ripiena, con crosta croccante e morbida all’interno, farcita con formaggio fuso e uovo che inebria di profumo l’intera sala del locale. Per gli amanti dei primi vi sono i Khinali, ravioli ripieni, adatti soprattutto per chi ama le spezie.

Tra i secondi offrono il pollo, lo spezzatino ed altre prelibatezze a base di carne. Il locale è diventato meta di numerosi georgiani che ritrovano i loro piatti tipici esattamente come a casa, ma anche di tantissimi italiani che apprezzano questi connubi culinari a cui non sono abituati.

 

Il Sibiriaki e il Tre Qvevri sono solo alcuni dei locali stranieri più rinomati a Torino, perché i piemontesi non amano solo la loro cucina tipica ma anche assaggiare cucine differenti per poter meravigliarsi sempre attraverso nuove scoperte culinarie.

.

NOEMI GARIANO

Elaboriamo il lutto

Negli ultimi anni il termine “elaborare il lutto” è venuto di moda ogni qual volta si parli di depressione, tristezza, solitudine, ansia, stress successivi ad un evento luttuoso.

Ricordiamo tutti come, fino a non molti anni fa, nel sud Italia le vedove indossassero il nero per anni, per non dire per sempre, anziché girare pagina e rifarsi una vita; lo stesso dicasi per chi, pur non indossando elementi esteriori, non avrebbe mai potuto iniziare una nuova relazione perché temeva di fare un torto al de cuius.

È palese che il concetto di lutto, la reazione al decesso di un proprio congiunto e al dolore per la scomparsa di chi ci è caro,sono molto diversi alle varie latitudini del pianeta: pensiamo solamente a New Orleans, dove la banda accompagna il feretro al cimitero con una musica triste, di circostanza ma a feretro inumato la musica cambia immediatamente diventando allegra, veloce, potremmo dire inadatta alla situazione.

Anche la morte stessa ha cambiato la sua faccia nell’ultimo secolo: pensate solo alla tubercolosi che, prima dell’avvento degli antibiotici o del PAS, mieteva vittime dopo anni di sofferenza o alle patologie genetiche non diagnosticate o non diagnosticabili inconfronto al giorno d’oggi dove spesso la morte ti coglie improvvisa, forse a seguito di un vaccino, per l’uso errato di farmaci, uno shock anafilattico o un infarto dovuto all’azione simultanea di stress, sindrome metabolica e sovrappeso.

Nelle mie conferenze insegno sempre a non credersi eterni, a pensare che la morte può arrivare alla fine della mia frase o perché un meteorite aveva piacere di incontrarmi. Se solo imparassimo a non considerarci eterni, capiremmo come ogni nostro comportamento, ogni nostra azione debba essere finalizzata al presente o, quantomeno, proiettata al futuro ma unicamente per non lasciare problemi e debiti agli eredi.

L’accanimento con cui si accantonano soldi, si acquisiscono beni materiali e, soprattutto, si dà la priorità alle cose materiali anziché a quelle spirituali o emotive, dovrebbe farci capire che stiamo lavorando nella direzione sbagliata, se non altro perché probabilmente nell’aldilà porteremo lo spirito, l’anima; di sicuro non il conto in banca.

Io sono solito ripetere una battuta: quando ad un funerale intervengono molte persone, non significa necessariamente che siano tutti amici, parenti o conoscenti addolorati; è molto probabile che molti di essi siano persone che, a vario titolo, sono andate ad accertarsi che il tipo si sia finalmente tolto dai piedi.

Mio nonno ripeteva: “ricordati che non hanno ancora inventato le casse da morto con le tasche”, a significare che è inutileaccumulare ricchezze su ricchezze, modello Creso, perché poi non potremo portarle con noi.

Se noi imparassimo a considerare la morte, il momento del decesso, come un evento ineluttabile, normale, imprevedibile,ecco che potremmo finalmente accettare il ciclo della vita composto da una nascita, una vita ed una morte, dove i due estremi non li decidiamo noi.

Inoltre, se non vivessimo in un delirio di onnipotenza che ci porta a considerare statico tutto ciò che ci circonda, facendoci rifiutare ogni mutamento indesiderato e imprevisto, morte compresa, riusciremmo con buone probabilità ad tollerare ciò che succede, non dipendente da noi, che non comprendiamo, che non deve modificare la nostra vita più di tanto.

Dunque perché rovinare il rapporto tra consanguinei o tra eredi per la divisione di somme spesso banali?

Accettiamo le volontà del defunto senza salire in cattedra, giudicare, criticare e, soprattutto, pensare di avere ragione.

Henry Scott Holland, oltre un secolo fa, scriveva:

La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu.

Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

Prima di prendercela con gli altri, pensiamo che ancora non sappiamo cosa ci aspetta: forse sotto quest’ottica riusciremo ad avere pensierimeno bellicosi e più costruttivi.

Sergio Motta

Il “Pane” si veste a festa

A Savigliano è tutto pronto per l’inaugurazione ufficiale della dodicesima “Festa del Pane”

Sabato 5 e domenica 6 ottobre

Savigliano (Cuneo)

Scriveva Italo Calvino: “La fantasia è come la marmellata, bisogna che sia spalmata su una solida fetta di pane”. Brillante metafora. La “marmellata” come fantasia, come magia del sorprendere, di intriganti voli della mente; il “pane” come mestiere, come capacità di far partire da terra e di tenere insieme ben bene pensieri e parole. E vuoi mettere (sempre in metafora) la piacevolezza di una buona marmellata spalmata su una croccante o morbida (de gustibus …) fetta di pane, di quello buono e fatto ad arte? Diciamolo pure. Se hai davvero fame, fra “sola marmellata” e “solo pane”, che scegli? La risposta è scontata. Il pane. Che (e passiamo dalla metafora alla realtà) è il principe indiscusso e il più “antico” della tavola. Il “companatico” viene dopo. Sempre dopo. Perfino nelle caverne della preistoria si dice siano stati trovati residui di cereali che venivano schiacciati fra due pietre e mescolati con acqua. Anche ai nostri antichissimi avi, la carne o altro non andavano giù bene se non in compagnia di quel che era allora il loro pane, il “pane delle caverne”. E allora perché non pensare ad una vera e propria Festa per far onore al più “povero” e, insieme, al più “nobile” degli alimenti. L’idea è venuta anni fa in quel di Savigliano. A metterla in pratica la locale “Fondazione Ente Manifestazioni”, con il sostegno di numerosi Enti pubblici e privati, che quest’anno darà il via, sabato 5 ottobre (ore 12), presso l’“Area Forni” in Piazza del Popolo alla 12^ edizione della “Festa del Pane”.

Si alzerà così il sipario sull’evento biennale che, per un intero weekend, trasformerà il centro cittadino in un grande laboratorio a cielo aperto, con i profumi e i sapori unici del prodotto nobile della nostra tavola, nelle sue molteplici forme e declinazioni, il tutto immerso in un’atmosfera festosa e coinvolgente. La Festa, a ingresso libero e gratuito,sarà aperta al pubblico secondo i seguenti orari: sabato 5 ottobre, dalle 9 alle 24, e domenica 6 ottobre, dalle 9 alle 22. Per maggiori informazioni e dettagli sul programma, visitare il sito www.entemenifestazioni.com

Fra le principali novità della manifestazione di quest’anno proprio la location scelta per accogliere al meglio i visitatori: grazie al coinvolgimento di circa 60 panettieri, infatti, l’“Area Forni” è stata ampliata e affiancata da una zona “panetteria”, dedicata alla vendita del pane appena sfornato. Sotto l’Ala polifunzionale “Lorenzo Morello”, invece, sarà attiva un’altra golosa new entry, ovvero uno spazio tutto dedicato ai prodotti “gluten free”, realizzato in collaborazione con l’“Associazione Italiana Celiachia” e dove si svolgeranno tanti eventi e degustazioni dedicati agli intolleranti del “glutine”. Confermatissima, ancora, l’“Area Show Cooking”, dove famosi chef, esperti panificatori e realtà del territorio saranno protagonisti di numerosi appuntamenti culinari ed approfondimenti curiosi sull’universo dell’“Arte Bianca”. Fra le numerose attività collaterali, rivolte a tutte le età, si segnalano anche un “percorso fotografico sensoriale” dedicato al protagonista della Festa, il “Pane”, allestito sulla “Torre Civica” ed alcune “visite guidate” alla scoperta dei “luoghi simbolo” di Savigliano.

Per una pausa ristoro nei due giorni della Festa, infine, non ci sarà che l’imbarazzo della scelta grazie ad apposite “aree di sosta coperte” dedicate allo “street food”, dove trovare focacce liguri, farinata, hamburger, pesce fritto, panini con la deliziosa salsiccia di Bra, gnocchi fritti, cannoli siciliani, bomboloni e molto atro. Il tutto accompagnato da una vasta scelta di ottime birre artigianali.

Dice Aldo Lovera, presidente della “Fondazione Ente Manifestazioni”: “In città da giorni cresce l’attesa per la Festa che, un’edizione dopo l’altra, sta diventando sempre più un punto di riferimento per i tanti visitatori che giungono a Savigliano per godere di un evento unico nel suo genere”.

g.m.

Nelle foto: immagini di repertorio

In bici con Turismo Torino

In bicicletta da Andezeno a Pino Torinese domenica 13 ottobre e a Chieri domenica 10 novembre

 

Dopo la pedalata di domenica 29 settembre a Marentino per la Fiera del Miele, Turismo Torino e Provincia, nell’ambito della promozione del Distretto del Cibo del Chierese e Carmagnolese, in collaborazione con la Città Metropolitana di Torino, ha coordinato l’organizzazione di un calendario di pedalate cicloescursionistiche nell’Oltre Collina Torinese organizzate in occasione delle Fiere agricole e sagre enogastronomiche in programma pressoi Comuni aderenti. Gli itinerari sono ideati da Pistaaa! LA Blue Way Piemontese e le tracce del percorso sono disponibili sul portale Outdooractive.

Dopo la pedalata di Marentino per la Fiera del Miele, l’appuntamento è per domenica 13 ottobre con una biciclettata fra Andezeno e Pino Torinese, in occasione della Sagra del Cardo, della Bagna cauda e della Cipolla Piattellina ad Andezeno e della Festa dell’Autunno a Pino Torinese. Il ritrovo è alle ore 9 presso il campo sportivo strada della Faiteria 6, per una durata indicativa di 5 ore, soste incluse. L’itinerario è di circa 35 km con un dislivello di 590 metri. Si richiede un buon allenamento. Lungo l’itinerario si potrà ammirare la chiocciola di Andezeno, ovvero il nucleo originario del Comune posizionato sulla collina che sovrasta il territorio con un punto panoramico di pregio, per proseguire verso la cappella di Sant’Irene nel Chierese, circondata dai vigneti da cui si scorgono le colline torinesi, per raggiungere la località di Valle Ceppi, sede del Museo delle Contadinerie. È possibile con l’accompagnatore concordare una tappa alla Basilica di Superga con una breve deviazione di 4 km attraverso la strada panoramica, per ammirare la città di Torino e la corona delle Alpi dalla terrazza della chiesa.

Sulla via del ritorno verso Andezeno si transita da Chieri dove si trovano suggestivi punti di vista ad Airali e Tetti Canalone. Il tour si effettua con bici propria, si consiglia la MTB, la E bike e Gravel.

La pedalata successiva che chiuderà la stagione sarà domenica 10 novembre a Chieri in occasione della Fiera di San Martino.

Le escursioni sono gratuite con fee di prenotazione pari a 5 euro. Il ricavato sarà devoluto alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro per supportare le ricerche oncologiche dell’Istituto di Candiolo.

 

Mara Martellotta

Carlo Rosa, l’eleganza innata di un amante della cosmesi

RITRATTI TORINESI

Discendente dal ramo materno di Bernardino Drovetti, illustre collezionista d’arte che è ricordato per la raccolta di Antichità a cui si deve la creazione del Museo Egizio di Torino, Carlo Rosa è  presente oggi a Torino con la linea di cosmesi di alta qualità “Palazzo Rosa”, che ha ideato e fondato insieme al socio Eduardo Guarneschella, famoso cultore della cosmesi naturale.

Prima di fondare Palazzo Rosa, Carlo ha compiuto molte esperienze all’estero, lavorando  anche a Hong Kong, dove ha conseguito la sua seconda laurea, e poi in Svizzera e Polonia sui mercati internazionali.  È stato un periodo di viaggi intensi, solo nell’anno Duemila si contano 201 carte d’imbarco per trasferte lavorative. Nel 2005 ha fondato Gruppo Viva SpA, un’azienda che realizzava parti per la composizione di pentole, come coperchi, manici, dischi e vernici per pentole, vendendo sia in Italia sia in altri 64 Paesi esteri. In Europa aveva rapporti commerciali con Russia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Francia e Germania.

Carlo Rosa ha poi venduto l’azienda nel 2019, successivamente al rilevamento nel 2017 di un laboratorio di cosmesi sito in Liguria. Sua grande passione da sempre, ereditata dal ramo materno della famiglia, è  la cosmesi, anche ad uso personale. L’idea di dedicarsi totalmente alla bellezza attraverso materiali e ingredienti naturali l’ha portato a fondare la suddetta azienda Palazzo Rosa incentrata su di una linea di cosmesi di classe sensibile al tema green, i cui prodotti vengono realizzati e conservati con ingredienti e materiali di alta qualità,  tra cui il vetro e le serigrafie al posto delle etichette.

“Mia mamma Olga, cui è  dedicata anche una linea di Palazzo Rosa chiamata Donna Olga, aveva una grande passione per i cosmetici e per le rose in particolare – spiega Carlo Rosa- le rose sono presenti nella mia famiglia sotto diversi aspetti, non solo quella casuale del cognome. Gli aneddoti che riguardano il nostro rapporto con le rose sono principalmente due. Il primo riguarda un quadro ricevuto in dono dagli avi Genevieve Du Puy e Louis de la Rose, che raffigura una ragazza con in testa una rosa, simbolo della bellezza, che gioca con un uccello.

La storia vuole che questa ragazza raccogliendo i cinorrodi ( i falsi frutti della rosa) abbia tratto sollievo alle mani colpite da dermatite, malattia allora sconosciuta, grazie all’olio definito miracoloso contenuto nei cinorrodi. Il secondo aneddoto riguarda il matrimonio dei miei genitori nel 1961 e il desiderio di mia mamma di portare con sé da Palazzo Rosa una rara rosa damascena, ricevuta da Bernardino Drovetti, un fiore dalle proprietà emollienti, lenitive e con effetti neurocosmetici che inducono il benessere psichico.

Proprio per questo motivo tutti i prodotti di Palazzo Rosa contengono una base d’acqua di rosa damascena. La mia passione e l’amore per il giardinaggio mi hanno portato a conoscere meglio le piante, aspetto che mi aiuta all’interno di quella che è la produzione di Palazzo Rosa”.

Oltre ad essere un grande appassionato di viaggi, Carlo Rosa è un assiduo frequentatore di mostre di artisti contemporanei che in passato, alla guida di Viva Gruppo SpA, ha contribuito a sponsorizzare. Non è solito acquistare arte contemporanea in quanto occupato a curare una pinacoteca di duecento quadri ricevuta in eredità dalla famiglia.

Carlo Rosa è  inoltre presidente dell’Accademia della Cattedrale di San Giovanni, il duomo di Torino, che riunisce accademici dalla spiccata sensibilità culturale, che si prefigge come unico obiettivo l’interesse verso l’arte e la cultura e la loro divulgazione. Nel 2018 Carlo Rosa ha ricevuto la prestigiosa investitura dell’Ordine dei Cavalieri di San Maurizio e Lazzaro, ordine cavalleresco di Casa Savoia risalente al 1572.

Mara Martellotta

Moncalieri,  Gran ritorno del Gusto Festival

Un mese dedicato alla cultura gastronomica

Il mese di ottobre , dal 5 al 27 ottobre, al PalaExpo, in piazza del Mercato a Moncalieri , sarà caratterizzato da quattro weekend per assaporare il meglio delle eccellenze locali, dalal trippa al bollito al gran fritto alla piemontese, ai migliori piatti di street food, fino alle novità proposte dal Pro Loco Days. Con Gusto Off i sapori del Festival coinvolgono i ristoranti della città.

Dopo il successo della prima edizione, si accendono i riflettori sulla cultura gastronomica di un territorio ricco di storia e di tradizioni radicate nel tempo. Come l’anno scorso con il Gusto Festival al Palaexpo i prodotti del territorio moncalierese non solo saliranno sul red carpet ideale allestito per i buongustai, ma incontreranno la tradizione culinaria del Piemonte, di cui fanno parte a pieno titolo.

Il 5 e 6 ottobre si partirà con la Fiera Nazionale della Trippa di Moncalieri, seguita da Ottobeer & Street Food Fest dall’11 al 13 ottobre, una tre giorni a base di street food e birre artigianali del territorio.

Il Festival ospiterà poi il 20 ottobre un altro piatto forte della tradizione, Sua Maestà il Bollito, a cui farà da prelibato antipasto il Fritto Misto Piemontese, previsto per sabato 19. A concludere questo trionfo di sapori sarà la Pro Loco Days il 27 e 28 ottobre. Venti Pro Loco saranno ai fornelli per riscoprire i sapori più genuini della tradizione piemontese. Grande novità di quest’anno il gusto Off filiera di Moncalieri, progetto curato dalla città di Moncalieri insieme a Confesercenti per andare alla scoperta delle eccellenze del territorio, attraverso le proposte dei ristoranti della città, come trippa, bollito, lardo, cavolfiore di Moncalieri, peperone di Carmagnola, che sono alcuni dei prodotti che si potranno trovare nei ristoranti della città aderenti all’iniziativa.

Anche quest’anno Gusto Festival inaugura il suo programma con l’omaggio a un prodotto tradizionale che affonda le sue radici nel lontano Medio Evo. Torna la Fiera Nazionale della Trippa di Moncalieri, organizzata dall’Associazione per la valorizzazione della Trippa ‘d Muncalè, frutto della visione che ebbero alla fine del Novecento Luca e Paolo Casto, padre e figlio, imprenditori illuminati in un periodo in cui non si parlava ancora di turismo enogastronomico come chiave di sviluppo del territorio.

La Fiera, il cui legame con le origini è mantenuto vivo dalla vedova Ernestina Casto, si svolge sabato 5 ottobre dalle 11 alle 00.30 e domenica 6 ottobre dalle 10 alle 21. Nello stand della sua azienda produttrice la Trippa moncalierese verrà cotta nel Pentolo, un sistema di cottura dalla forma dondolante, mentre il salame di Trippa di Moncalieri farà sfoggio nella sua unicità. Il fiorentino Indro Neri, alle 17.30, tornerà al Palaexpo per presentare il suo volume “Trippa insolita. Ricette, luoghi usi inconsueti della Trippa nel mondo “. Nella seconda giornata della kermesse, le maestranze della storica azienda della Tripa ‘d Moncalieri inizieranno all’alba la cottura del prelibato quinto quarto, cotto alla Savoiarda nel famoso pentolone da 25 quintali. Per dare il via alla distribuzione dei piatti bisognerà attendere la tipica cerimonia dell’assaggio da parte della Confraternita de la Tripa, che ne decreterà il punto giusto di cottura, non prima delle 13.

Durante il Gusto Festival ritornerà Octobeer & Street Food Fest, la tre giorni ideata dalla Torino Wine Week e dedicata alla grande tradizione del cibo di strada e alla birra di alta qualità che si terrà venerdì 1 dalle ore 18, sabato 12 dalle ore 11 e domenica 13 sempre dalle ore 11. Non sarà soltanto l’occasione per conoscere birrifici, ma tanta musica, con spettacoli live e dj set, giocolieria di strada, mercatini e attività laboratoriali. Da Nanni Sapori Romaneschi all’hamburgheria piemontese La Madda 2.0, dai tortelli di Corezzo alle specialità di Stragood, dalla pizza di Tellia, premiata dal Gambero Rosso, a realtà internazionali come Authentic Thai Street Food, per tornare nel territorio di Moncalieri con i Taglieri di Egregio e il Gelato Silvano, maestro del gusto Slow Food.

La musica si differenzierà tra venerdì sabato e domenica, con venerdì i balli e le sonorità del Sud Italia, il sabato all’insegna del rock e la domenica un omaggio alla tradizione popolare piemontese.

Il 19 e 20 ottobre Gusto Festival ospiterà due capisaldi della tradizione piemontese, il gran fritto misto alla piemontese con una cena alle 20 a cura della Taverna di Frà Fiusch con lo chef Ugo Fontanone, e sua Maestà il Bollito.

Per la cena dal costo di 35 euro a persona è obbligatoria la prenotazione telefonando ai numeri 0116407428- 3349431539.

L’ultimo week end del Gusto Festival rappresenterà un viaggio alla scoperta dei sapori e delle eccellenze enogastronomiche di Torino e il Piemonte, in collaborazione con venti Pro Loco del Piemonte. L’evento è organizzato dalla Pro Loco di Moncalieri.

 

Mara Martellotta