LIFESTYLE- Pagina 25

Peccati di gola: il panettone del nuovo anno

Farcito con crema al mascarpone ricoperto di cioccolato fondente

Natale e’ passato, e anche il nuovo anno è arrivato,ma non e’ Natale senza una fetta di panettone, il dolce natalizio per eccellenza. Vi propongo un “peccato di gola” , un dolce goloso, ricco e scenografico da servire ai vostri ospiti per rendere il panettone della tradizione una originale e squisita sorpresa. Un panettone farcito con crema al mascarpone ricoperto di cioccolato fondente, semplicemente divino !

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Ingredienti :

1 Panettone da 750gr.

400gr. di mascarpone

2 uova

2 cucchiai di zucchero a velo

1 bicchierino di liquore all’arancia

100gr. di cioccolato fondente

Latte q.b.

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Tagliare la calotta del panettone, asportare la parte interna lasciandone uno strato di almeno un centimetro sia ai lati che sul fondo. Tagliare a dadini la parte asportata. In una ciotola montare i tuorli con lo zucchero sino a renderli spumosi, aggiungere delicatamente il mascarpone e il liquore, mescolare con cura. Montare a neve ferma gli albumi, unirli al composto di uova e aggiungere i dadini di panettone. Mescolare e riempire il panettone. Coprire con la calotta. Sciogliere il cioccolato con poco latte e versare sulla calotta. Riporre in frigo. Prima di servire decorare a piacere. A tutti voi un sereno anno nuovo.

Paperita Patty

Capodanno Anni ‘70, ritorno a piedi da Cavoretto a Barriera

Nel 191 avanti cristo Roma si inventò il capodanno. Dunque, ad occhio e croce sono passati più di 2mila e duecento anni. Decisamente una festa pagana. Feste propiziatorie. Con la continua speranza di anni migliori di quelli passati. Ma dopo 2mila e 200 anni le cose sono notevolmente cambiate. E direi proprio in peggio.
Si festeggiava addirittura durante le 2 guerre mondiali sul fronte, soldati che speravano nella fine della guerra. Ora… mi pare che violenza, omicidi, disperazione e conflitti  non finiscano mai. Ogni giorno ce n’è una. Dai femminicidi a bande di giovani adolescenti violenti ed ignoranti. Dalla guerra in Ucraina che tra un po’ sarà di tre anni e la Palestina e oramai quasi tutto il medio oriente. Follie allo stato puro. E più leggi cercando di capire e più non riesci a fartene una ragione. Appunto, scusate se tediosamente mi ripeto, ci si rifugia nel ricordo.  Non che con i miei genitori si usasse tanto festeggiare questa ricorrenza. Sicuramente questioni di abitudini. Dunque dovetti arrangiarmi da solo.
Il primo  nel 72.  Con quattro amici del Basket all’oratorio Monterosa in ristorante a Cavoretto. Quello all’angolo sulla piazzetta. Cucina così così e un vino scadentissimo tanto noi non bevevamo. Il ritorno a casa a piedi.  Proprio così. Da Cavoretto in Barriera di Milano. Che senso di libertà. Per la prima volta mi sentivo grande.  L’anno successivo ai Giardini di via Mercadante angolo via Monterosa. Mangiammo tutti a casa e poi in tre o quattro alle 23,30 ci trovammo. Quattro chiacchiere, aspettando le 24. Qualche mortaretto, spumante scadente con il panettone ancor più scadente e all’una tutti a nanna, ma si capiva che stavamo crescendo. Ma fu nel 1974 l’anno clou. Da lì a 5 mesi sarei diventato maggiorenne. Mica noccioline.
Ancora non lo sapevo ma il 1975 avrei per la prima volta votato. Anche qui non sono solo noccioline. Partimmo per la montagna il 27 dicembre.  Valli di Lanzo. Treno fino a Germagnano e poi corriera fino alla frazione di Mezzenile e scarpinata di mezz’ora per raggiungere la piccola baita di proprietà dei genitori di Umberto. Ci conoscevamo dalle elementari. Ora grazie ai social ho saputo che è andato in pensione. Serena la sua compagna di allora. Anche lei dopo decenni al sindacato ora in pensione. Letizia la creativa del gruppo diplomata al liceo artistico. Insegnante ed anche lei in pensione.  Mamma mia che freddo. Subito lA stufa a palla ed ogni 5 minuti un ciocco da ardere. Tanto freddo ma tanta ma tanta felicità. Da quelle parti il padre di Umberto aveva fatto il partigiano e noi… in fondo sentivamo ancora l’alito  di quegli epici anni.
Si dormiva abbracciati un  po’ per amore e un po’ per il freddo.  Ma che ci importava: avevamo il mondo in mano. Come diceva Russel se a vent’anni non sei comunista sei senza cuore. Se a quarant’anni lo sei ancora sei senza cervello. Ma la seconda parte non la conoscevamo ancora. Ci sono ricordi dove non c’è né rimpianto né rimorso ma solo incondizionata fiducia verso il futuro.
Gli ultimi giorni  di quel dicembre 1974 erano tutto ciò. E dopo cinquanta anni esatti lo sono ancora. Il 31 arrivarono compagne e compagni giovani comunisti della 35 sezione.
Mitica sezione di Barriera di Milano. In via Baltea davanti al mercato di piazza Foroni. Fu tra i più bei capodanni della mia vita.
Forse non abbiamo ottenuto tanto ma almeno ci abbiamo provato. E per l’appunto non è cosa da poco. Almeno nell’averci tentato, nel voler cambiare le cose. Viceversa avremmo avuto solo rimorsi. Bene, siamo alla sgoccioli di questo 2024. Ed auguri ma non a tutti. Auguri a chi se li merita… e sono pochi tra i politici che se li meritano. Non se li meritano i violenti , non se li meritano i razzisti e sovranisti. Non se li meritano gli scafisti venditori di morte a pagamento. Noi nel 2025 continueremo a dire ciò che pensiamo, quello che vorremmo essere e quello che siamo diventati. Un nostro personale contributo per un nocciolo di felicità in un Mondo sempre più infelice. Ed anche ciò non mi pare cosa da poco.
PATRIZIO TOSETTO

Figli delle stelle

IL PUNTASPILLI di Fine Anno   di Luca Martina

31 Dicembre 2024 
Commentare l’anno trascorso è la cosa più facile del mondo.
Gli eventi che hanno avuto il loro corso ed i loro effetti sull’economia e i mercati finanziari sono spesso, con il senno del poi, facili da descrivere.
Cionondimeno si tratta di un esercizio utile per potersi proiettare nel ben più difficile esercizio di immaginare quanto potrebbe avvenire nell’anno che abbiamo di fronte.
Io vorrei iniziare, perciò, da quanto avevo scritto 12 mesi fa:
“Il 2024 sarà anche un anno elettorale: saranno chiamati ad esprimersi ben 76 Paesi, il 50% della popolazione mondiale e ben l’80% dei Paesi industrializzati e tra questi l’India e gli Stati Uniti.
Le elezioni possono avere l’effetto di produrre incertezze legate al potenziale subentro di un diverso partito/presidente rispetto a quello in carica ma anche spingere chi è attualmente al comando a fare tutto quanto in loro potere per arrivare alle elezioni con la migliore situazione economica possibile (per guadagnare più consensi).
L’inflazione continuerà probabilmente a scendere ed i tassi d’interesse di mercato stanno iniziando a incorporare queste aspettative.
Occorrerà vedere se il rallentamento economico inizierà a materializzarsi, in particolare negli Stati Uniti, dato che gli aumenti dei tassi tendono a riflettersi sulla crescita 18-24 mesi dopo il loro inizio (avvenuto a partire da marzo del 2022 e dunque forse ci siamo…).
Come sempre, poi, non mancheranno gli eventi, al momento non prevedibili, che renderanno l’anno in arrivo molto interessante.”
Alla prova dei fatti gli eventi hanno solo in parte confermato le previsioni.
Le tante elezioni del 2024, per iniziare, non sono state certo avare di sorprese.
Tra queste il successo, meno roboante del previsto, del partito nazionalista del presidente Modi in India e la decisa riconferma di Claudia Sheinbaum in Messico sono state accolte da una discesa di borse e valute locali ma non hanno provocato danni serie ripercussioni sui mercati mondiali.
Più violente, sui mercati europei, sono state le scosse derivanti dall’esito in Francia delle elezioni europee di giugno.
La vittoria del partito di estrema destra, il Rassemblement National (RN), ha condotto il presidente Macron allo scioglimento dell’Assemblea Nazionale e ad indire nuove elezioni e ne è seguita una fase di incertezza che ha danneggiato i mercati finanziari (azioni e obbligazioni) francesi ed ha contribuito alla debolezza dell’euro.
La crisi governativa in corso in Germania, con il governo di Olaf Scholz dimissionario a novembre, ha poi completato la situazione di incertezza dell’area euro.
Ma l’evento più atteso dell’anno erano certamente le elezioni presidenziali statunitensi.
Gli effetti dell’inflazione e l’insoddisfazione nei confronti della presidenza democratica da parte di una larga fascia della popolazione hanno frustrato il tentativo di rimonta de Kamala Harris (che aveva sostituito in corsa il presidente in carica).
La vittoria di Trump è andata però ben al di là delle più ottimistiche aspettative, consentendo al partito repubblicano di aggiudicarsi anche il controllo di ambedue i rami del Congresso.
Gli investitori si sono così ritrovati a festeggiare i risultati con una decisa salita del dollaro e del mercato statunitense.
Ad essere gradito non è stato solo il programma del neopresidente, chiaramente “espansivo” per l’economia statunitense, ma anche, vista la netta affermazione di The Donald, la mancanza di possibili contestazioni e riconteggi che avrebbero reso più incerto il passaggio di consegne.
Venendo infine all’altro tema che ha tenuto banco negli ultimi anni (e lo farà certamente anche il prossimo), l’inflazione ha continuato la sua discesa, riportandosi in Europa ai livelli precedenti al COVID e al conflitto in Ucraina, vicina al 2% (il 2023 era terminato con un dato leggermente inferiore al 3%).
Anche negli Stati Uniti la crescita dei prezzi è rallentata, dal 3,4% al minimo registrato a settembre del 2,4%, ma negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un preoccupante cambio di tendenza e a novembre il dato è salito al 2,7%.
Sulla ripresa dell’inflazione negli USA ha certamente contribuito l’andamento dall’economia americana che, dopo un inizio d’anno che sembrava dare ragione a coloro che temevano una recessione imminente, ha dimostrato una forza superiore alle attese.
Com’era negli auspici le banche centrali nel 2024 hanno finalmente ricominciato a tagliare i tassi di interesse, dopo più di otto anni in Europa e quattro negli USA.
A dicembre, però, il governatore statunitense ha accompagnato l’ultima sforbiciata con parole di cautela (inflazione più alta del previsto, economia e solida e debito pubblico elevato) che sono state un’autentica doccia fredda per i mercati finanziari che non hanno celebrato le festività con il tradizionale rialzo di fine anno.
Ci troviamo così a celebrare un anno complessivamente positivo ma con un retrogusto dolce-amaro.
Cosa possiamo dire dunque sull’anno che ci apprestiamo ad iniziare?
La (semi) nuova amministrazione americana è attesa a tradurre in pratica gli annunci fatti in campagna elettorale.
Innanzitutto, riportare le grandi imprese ad investire nei confini nazionali, attraverso incentivi e penalizzando le importazioni con forti dazi (elevandoli, applicando il criterio della reciprocità, ai livelli applicati alle esportazioni USA).
Con Trump, poi, subirà un’accelerazione la politica di contenimento della Cina (anche attraverso l’imposizione di una tariffa straordinaria del 60% sulle importazioni).
Un altro tema caro a The Donald è quello della deregolamentazione che consentirebbe, tra le altre cose, di ottenere con maggiore facilità l’approvazione della messa in commercio di nuovi farmaci, di effettuare nuove esplorazioni per l’estrazione di gas naturale e petrolio, di portare a termine operazioni di fusione e acquisizione (l’esatto opposto della politica antitrust caldeggiata dai democratici) e di sviluppare la produzione di elettricità sfruttando una pluralità di fonti diverse quali il carbone, il nucleare e l’idroelettrico.
Tutto da comprendere, poi, è il ruolo di Elon Musk, a capo, con l’imprenditore farmaceutico e politico repubblicano Vivek Ramaswamy, del nuovo “Dipartimento per l’efficienza governativa” (DOGE).
Il DOGE si riprometterebbe di tagliare la spesa pubblica di 2.000 miliardi di dollari (il 30% della spesa pubblica) e questo potrebbe impattare negativamente sulla crescita economica nel breve termine ma fornire maggiori benefici nel lungo periodo.
L’effetto complessivo dovrebbe comunque essere positivo, almeno nella prima fase, per l’economia statunitense che potrebbe però successivamente trovarsi a fare i conti con un debito pubblico in ulteriore crescita (e questo è un altro dei timori, non dichiarati, della Federal Reserve) e qui potrebbe inserirsi il lavoro di contenimento del DOGE.
Più complicata potrebbe essere la vita per il nostro continente, con una crescita economica asfittica e colpito da nuove tariffe sull’export e dalla cura dimagrante del suo principale cliente (intenzionato a fare sempre più shopping all’interno dei propri confini).
D’altro canto, la debolezza dell’euro è di supporto ai nostri esportatori e i tassi d’interesse dovrebbero scendere più rapidamente rispetto a quanto avverrà negli Stati Uniti aiutando, oltre all’economia, i mercati obbligazionari e, indirettamente, azionari.
Il 2025 potrebbe anche essere l’anno della fine dei due maggiori conflitti in corso (un altro degli obiettivi elettorali di Trump) e la prospettiva di un (enorme) piano di ricostruzione sarebbe benvenuta per i Paesi europei (i più coinvolti e penalizzati) e gli Stati Uniti e per le loro aziende coinvolte.
Ovviamente non possiamo certo ignorare i rischi provocati da eventi imprevisti e dalla possibilità che gli elementi di incertezza che già si possono intravedere possano degenerare.
Ciò detto le previsioni pubblicate dagli analisti delle principali case d’investimento nelle ultime settimane riflettono un moderato ottimismo, con obiettivi di salita del mercato azionario statunitense nel 2025 di circa il 10%.
Si tratterebbe, se corretto, di un risultato che raramente si è prodotto in passato: dal 1927 l’indice Standard and Poor 500 è salito tra il 5 e il 10% solo sei volte.
Insomma, molto probabilmente, ancora una volta, le stime fornite dagli investitori professionali saranno disattese: rimane solo da vedere in quale direzione…
D’altronde, si sa, siamo figli delle stelle e l’unica funzione ragionevole delle previsioni economiche è quella di far apparire rispettabile l’astrologia.

Tradizione o intossicazione?

E’ notizia di questi giorni che una signora inglese già da alcuni anni, pur di mantenere viva a casa sua la tradizione del cenone risparmiando (non poco) avrebbe utilizzato gli avanzi delle feste aziendali, convincendo gli organizzatori del catering a “passarle” gli avanzi. Finché, nel 2017, in un cenone che ebbe luogo alcuni giorni dopo aver preso quel cibo, qualcosa andò storto: molti dei partecipanti accusarono malesseri, il marito, la figlia minore, i suoceri alcuni cugini e amici di famiglia a causa di un’intossicazione alimentare.

Questo è sicuramente un caso limite, ma il rischio è comunque presente specie se si utilizzano preparazioni domestiche della cui modalità di preparazione non si è sicuri, prodotti di bassa qualità o, specie nei discount, prodotti con data “best before” superata.

Tutti i cibi conservati sottovuoto e ricchi di acqua possono diffondere il botulino, proprio perché questo è un clostridio anaerobo che vive, quindi, in assenza di aria. E’ più facile reperire questa tossina nei cibi realizzati domesticamente perché minori sono i controlli e le attenzioni; nelle industrie solitamente i controlli di NAS e ASL sanzionano eventuali difformità dalla legislazione vigente.

Sono altrettanto a rischio le conserve vegetali, le salse, tonno e carne in scatola, gli insaccati.

Quale il senso di questa disamina? In queste festività, essendo noi un popolo di poeti, navigatori e, soprattutto, di mangioni diamo molta importanza alla quantità sia nell’imbandire la tavole che nel preparare cestini natalizi. Al di là di ogni considerazione nutrizionale, dietetica o medica, se pensassimo di più alla qualità piuttosto che alla quantità?

Orientarsi su produttori di chiara fama, o mettere nei cestini cibi che non possano costituire pericolo alimentare?

Se sono persone che conosciamo bene, sapremo se posseggano una macchina per caffè a capsule (o cialde) o se usino ancora la moka; in alternativa marmellata, frutta di stagione, frutta secca, formaggio tipo Grana, legumi secchi, biscotti, fette biscottate ma dando sempre la priorità alla qualità.

Molti di noi tendono a esagerare quando si tratta di regalare qualcosa in concomitanza con le festività principali o se organizzano cene temono di sfigurare cucinando solo ilnecessario, di passare per tirchi, che qualcuno abbia ancora fame ma di dovergli dire “non ce n’è più”; e puntualmente tutti gli anni buttiamo via gli avanzi, quando va bene li distribuiamo tra gli ospiti o ci costringiamo a mangiare gli avanzi per diversi giorni a seguire.

Se per fare questo, però, siamo costretti a lucrare sulla qualità di ciò che offriamo qualcosa non funziona; la salute dei nostri commensali e nostra è seriamente a rischio.

Se il produttore non avesse indicato in etichetta tracce di un allergene, anche solo per la presena nello stabilimento?

Se un dono, perché il regalo è un’altra cosa, indica il sentimento che proviamo verso il ricevente, mandarlo in ospedale non sembra il modo migliore per dimostrarglielo; meglio poco, magari tra prodotti di eccellenza (champagne, tartufo, caviale, quello vero, sigari cubani, whisky invecchiato, ecc.) piuttosto che molti prodotti di dubbia qualità.

E’ corretto, quasi doveroso, mantenere le tradizioni anche se alcune andrebbero adattate alle mutate esigenze della società (più nessuno zappa la terra, spacca le pietre o taglia manualmente gli alberi, quindi 3000 calorie al giorno sono eccessive), la vita sedentaria favorisce il sovrappeso e così via.

Cambiano i tempi, cambiano i gusti e le esigenze delle persone per cui sarebbe il caso di adeguarci, se non vi è nulla che ci impedisca di farlo.

Un occhio alla salute, uno riguardo all’ecologia, un’attenzione agli interessi di chi riceverà il dono o mangerà i nostri manicaretti: non solo dimostreremo di conoscere i suoi gusti ma faremo una scelta razionale, dando priorità al suo gradimento e spendendo probabilmente la stessa somma.

Se fossi un matematico potrei dire che il rapporto tra qualità e quantità è una costante: al diminuire di una se aumenta l’altra il risultato rimane invariato.

Ma il fattore umano dovrebbe restare il valore dominante.

Sergio Motta

Capodanno… col botto!

IL TORINESE… CON LA CODA

Ci siamo quasi, domani sera saluteremo il 2024 e accoglieremo il nuovo anno. 

C’è chi festeggerà, chi tirerà le somme dell’anno passato, chi farà grandi propositi per quello nuovo.

Ci saranno quelli che festeggeranno in compagnia e quelli che decideranno di andare a dormire prima della mezzanotte.

E i nostri amici pelosi? 

Cominciamo con il dire che, per fortuna, la maggior parte di loro passa una sera come un’altra, qualcuno accoglierà un pò di gente in casa e magari ruberà un pezzo di cotechino, qualcuno invece sarà lasciato a casa da solo, mentre i proprietari vanno fuori a festeggiare.

Questo per dire che ci sono dei cani e dei gatti che non patiscono i rumori ed i botti di Capodanno, vivono serenamente la notte dell’ultimo dell’anno.

Sappiamo però, purtroppo, che ci sono invece alcuni animali che proprio non la sopportano, alcuni addirittura ne sono terrorizzati.

Come dobbiamo comportarci in questo caso?

Il primo consiglio, se il vostro animale ha paura, è di non lasciarlo a casa da solo, magari accendete la televisione o la musica, in modo che il rumore dei botti si confonda un po’.

Stategli vicino, cercando di tranquillizzarlo e accarezzarlo.

Scegliete una stanza rifugio, quella in cui i rumori esterni si percepiscono un pò meno, chiudete le imposte e trasferitevi lì almeno mezz’ora prima dell’evento. Impeditegli l’accesso al balcone.

Questo vale anche per quei cani che di solito vivono in giardino.

Esistono anche degli integratori, su base naturale che possono essere somministrati, ma occorre cominciare qualche settimana prima.

Nei casi più gravi si può ricorrere all’uso dei farmaci, per questo la scelta del farmaco, il dosaggio ed i tempi di somministrazione devono essere prescritti da un medico veterinario, previa visita clinica e anamnesi accurata.

E’ importante valutare quanto sia il grave il problema, se un ansiolitico sia sufficiente o se siano necessarie altre terapie.

Superfluo dire che, come al solito, il veterinario deve essere la vostra figura di fiducia. Non l’amico, il cugino, il portinaio o il vicino di casa. Meglio ancora se il veterinario si occupa o si affida ad un collega che è specialista in comportamento.

 

Dott.ssa Federica Ferro
Dott. Stefano Bo

Medaglioni di filetto di maiale con verdure

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Il filetto di maiale e’ un taglio pregiato dal sapore delicato e dalla consistenza morbida.

Questo che vi propongo e’ un ottimo secondo leggero e saporito, piacevolmente aromatico e di sicuro effetto.

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Ingredienti

1 filetto di maiale

2 patate

8 pomodorini

1 fetta di zucca

1 cipollotto

Olive, capperi q.b.

Prezzemolo, rosmarino q.b.

Olio, sale, pepe

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Lavare bene le patate e cuocerle a vapore con la buccia e la fetta di zucca tagliata a spicchi. In un tegame rosolare in poco olio il cipollotto, aggiungere il filetto di maiale tagliato a medaglioni di circa 2cm di spessore, cuocere a fuoco vivace per non piu’ di cinque minuti per parte, salare e pepare. A cottura ultimata, mettere da parte la carne e saltare le verdure a vapore con le erbe aromatiche, le olive, i capperi e i pomodorini tagliati a meta’, aggiustare di sale, unire i medaglioni e servire in tavola.

Paperita Patty

Tanti anni fa Natale da Biella al Sud. Ricordi e una riflessione sui nostri tempi

Caro direttore, mi permetto di disturbarti per inviarti una facezia. 

Anche se, a ben guardare, forse non si tratta di una semplice celia. Inizio prendendola un po’ alla larga… Da bambini, per me e mio fratello le festività natalizie coincidevano con un lungo viaggio da Nord a Sud.

Con l’inizio della pausa scolastica, lasciavamo l’algida Biella per raggiungere temperature decisamente più miti a Maddaloni, paese natio dei miei genitori nonché del sottoscritto (mio fratello, invece, è nato qui, al vecchio Degli Infermi). Vita da figli di emigrati. Un viaggio attesissimo, ma altrettanto spossante. Da Biella San Paolo si raggiungeva Milano per salire sui vagoni letto di allora, le celebri “cuccette”.

Il ricordo di questa effimera migrazione, nel mio immaginario, è legato al freddo. Pungente a Biella, come a Santhià e poi a Milano Centrale.
Negli scompartimenti del treno, invece, un caldo tropicale alla partenza e la conta dei pinguini a notte foda, da Bologna fino a dopo Roma Termini.
A Napoli Centrale, scendendo dal convoglio, si respirava un’aria diversa: quella di casa, certo, quella della festa, pure, ma soprattutto quella di una temperatura più… accogliente.

Ci si scioglieva negli abbracci con i parenti che ci attendevano al binario e si sbottonavano cappotti e giacche a vento. I berretti? Via. Che ce ne facevamo? Lì mica si battevano le brocchette. Passano gli anni, stagioni che si alternano ad altre, e mezze stagioni che non esistono più…

Oggi ho 52 anni, è il 28 dicembre di questo 2024 bisesto. Come quasi tutti i sabati (o le domeniche, a seconda degli impegni e dei comunicati stampa da scrivere), sono andato a camminare. Ben coperto, ovviamente, ma in bermuda, ancorché felpate. Giornata splendida, nemmeno una nuvola, il Mucrone senza l’ombra di un minuscolo “cappello”.

Nei tratti in salita ho avuto caldo, in discesa e in pianura sembrava di essere già in primavera. Rientrato a casa, porto a spasso il mio cane, in paziente attesa del mio ritorno per espletare le sue “formalità di rito”. La bestiolina ama zompettare nell’area cani di via Lamormora. Abitiamo a poche decine di metri da lì, tra l’altro.

Arrivati in prossimità della recinzione, mi avvedo di uno strano e forse inedito fenomeno naturale. Sogno o son desto? Sugli alberi i primi germogli!
Ora, io, nella mia finitezza, non so se una cosa del genere sia proprio tanto normale, ma so anche che se per decenni continui a insozzare la ionosfera con miliardi di tonnellate di CO2 e compagnia cantante, può essere che, ad un certo punto, qualcosa si inceppi… no?

Con buona pace di Don Buffolo, che da Oropa tuona contro ogni evidenza, vestendo i panni, laicissimi, del più fervente negazionista dei cambiamenti climatici.
Per il rilancio di un’economia planetaria basata sui combustibili fossili, invece, citofonare Trump(et)!

Vincenzo Lerro

Persone negative, difficili, complicate e conflittuali: impariamo a difenderci

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Perché esistono soggetti così difficili e complicati? Si tratta, con tutta evidenza, di persone che non sono capaci di stare bene con se stesse, che vivono una profonda (e spesso inconsapevole) sofferenza interiore, e che non sono state e non sono in grado di trovare un equilibrio e una serenità interiori che permettano loro di condurre un’esistenza positiva e mentalmente sana.

Le persone difficili e complicate, quelle con cui fatichiamo a convivere, sovente nascondono problemi che spiegano la loro sgradevole modalità di comportamento. In certi momenti della nostra vita può essere capitato anche a noi di vivere più o meno in una condizione simile, e questo ci può essere d’aiuto nel cercare di comprenderle e nel rapportarci al meglio con loro.

Queste persone sembrano trovare una sorta di ricompensa in quelli che ritengono siano gli errori e le mancanze altrui. Non avendo in genere una buona autostima, esse hanno un enorme bisogno di vedere le negatività nelle altre persone, in modo da sentirsi relativamente superiori rispetto agli altri.
Esse molto difficilmente possono accettare che altre persone siano serene.

In pace con se stesse e con il mondo, positive ed equilibrate. Anzi, tutto ciò le turba, le infastidisce e le irrita profondamente, fino a diventare intollerabile. Quindi, spesso senza rendersene conto, cercano in ogni modo di turbare l’equilibrio e la serenità che vedono negli altri. Queste loro reazioni possono causare una grande sofferenza in chi si trova a subirle.

Specialmente se si tratta di persone che vivono nello stesso ambiente di lavoro o sociale o, ancor peggio, nella stessa famiglia delle persone conflittuali e negative. Queste persone sono spesso caratterizzate da un intenso narcisismo e dal desiderio nascosto di complicare la vita agli altri, e molto difficilmente potranno modificare il loro modo di essere.

Perché sono in genere le persone meno disposte a raggiungere la consapevolezza delle loro caratteristiche e difficoltà. Ci sono vicino a noi persone con queste caratteristiche? Come possiamo cercare di difenderci da loro? Ne parleremo in modo approfondito con l’articolo della prossima domenica su Il Torinese. Buon 2025 a tutti i lettori!

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”

(Fine della seconda parte)

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

A Picciridda: a Torino sapori e tradizioni di Sicilia 

Abbiamo provato per voi un ristorante dove tutto, ma proprio tutto parla di Sicilia: A Picciridda di Piazza Carducci 122

 

È possibile trovare un angolo di Sicilia, o meglio di Catania, restando a Torino? Sì, se ci si spinge fino al n.122 di Piazza Carducci. A Picciridda è un’avventura familiare piuttosto recente, aperta nel 2020, poco prima del lockdown che ci costrinse chiusi a casa per una pandemia. Proprio qui un tempo c’era La Mela Stregata.

Ora in piazza Carducci è arrivato il sole caldo della Sicilia. È stata Laura insieme alla sua famiglia a creare un ristorante con annesso servizio di pasticceria e gastronomia d’asporto, una realtà sicula caratterizzata da una cucina curata nei minimi dettagli. L’ennesima ambizione per lei che di locali in città ne ha già rilanciati parecchi, ma il segreto è sempre lo stesso: “Tutto quello che è difficile noi dobbiamo pensarlo facile e soprattutto dobbiamo pensare al problema come se lo avessimo già risolto”.

Dalle variopinte e floreali maioliche che decorano i piatti alla materia prima, dalla carta dei vini al design di arredi e vettovaglie tra cinema, specchi e cornici che evocano l’isola del Gattopardo: qui tutto parla di Sicilia e nulla è lasciato al caso. Persino il menu stesso parla siciliano, come la proprietaria ci spiega con un divertente aneddoto: “É capitato più di una volta che i clienti ci chiedessero di portare loro un menu scritto in italiano, ma loro mica erano stranieri anche perché la traduzione in inglese c’è!”.

La prima tappa del nostro tour culinario è un trionfo di antipasti misti tra cui un carpaccio di tonno accompagnato da frutto della passione e agrumi, insalata di polpo in umido con pomodorini secchi e olive, alici olio e limone e le immancabili panelle, quadrotti a base di farina di ceci fritti e serviti ancora caldi. A rendere ancora più decisi i sapori dei piatti è il vino, un bianco Planeta rigorosamente made in trinacria.

Un morso dopo l’altro, decidiamo per sazietà di rinunciare alla Federico II, una pasta al nero di seppia con tripudio di molluschi e crostacei che porta il nome del nipote dello chef a cui è dedicata, ma di non sottrarci al più classico piatto della tradizione, la pasta alla Norma. Pomodoro, basilico, ricotta salata e una melanzana fritta così sottile da risultare leggerissima. Tutto è preparato sul momento e ci arriva al tavolo da una cucina a vista, tempio e simposio di chef Roberto.

Ultima e doverosa tappa, l’appuntamento con il dolce: una selezione di paste di mandorla al pistacchio, cannoli e un bicchiere di passito, un Ben Ryé Donnafugata.

Ad accogliere la clientela è Laura stessa, padrona di casa e della sala: “Chi viene da A Picciridda deve sentirsi in famiglia – dice avvicinandosi al tavolo con tre diversi digestivi, pistacchiello, meloncello e zibibbo – Organizziamo catering, feste, abbiamo avventori occasionali ma tantissimi sono abituali. Serviamo tanti avvocati, notai ma soprattutto medici”. Complici gli appena 400 metri di distanza, A Picciridda è infatti una certezza e una salvezza per tutto il personale ospedaliero delle Molinette e non solo. “Mix di arancini, 6 porzioni di pasta alla norma, 6 porzioni di caponata”, recita uno degli ultimi ordini arrivati via WhatsApp, un pranzo d’asporto destinato al personale del settore 2C dell’ospedale San’Anna. Così un arancino o un cannolo possono essere anche un sollievo durante i lunghi turni in corsia, una coccola prima di affrontare un intervento e sicuramente una valida alternativa al solito trancio di pizza!

E pensare che c’è anche chi sceglie A Picciridda come rito propiziatorio: “C’è un importante imprenditore nel settore dell’automotive che è un nostro cliente e tutte le volte che deve fare un’inaugurazione ci chiama per il servizio catering. Se per qualsiasi motivo non ci siamo o non possiamo, posticipa l’apertura! Gli portiamo il cibo ma anche fortuna”.

 

Lori Barozzino

Chiara Surano