LIFESTYLE- Pagina 177

Buoni propositi: i piemontesi ripartono dal cibo!

Una  ricerca di HelloFresh realizzata da Censuswide

• Il 52% dei Piemontesi dichiara di voler migliorare le proprie doti culinarie per coccolare chi ama;
• il 31% desidera avere un’alimentazione più bilanciata;
• il 63% vorrebbe sperimentare ricette con un twist innovativo.

A gennaio, si sa, è tempo di lasciarsi le feste alle spalle. Se da un lato riprendere la quotidianità può essere fonte di stress, allo stesso tempo è l’occasione per fare un bilancio dell’anno trascorso e pensare al futuro. Nel far fronte a questo duro rientro, quali sono i buoni propositi dei Piemontesi per il 2022?
A rispondere ci pensa HelloFresh – il rivoluzionario servizio di box ricette a domicilio lanciato da metà ottobre in Italia e già leader affermato a livello globale – che, con una survey1 condotta dall’istituto di ricerca Censuswide, ha indagato quali sono gli obiettivi che i Piemontesi si pongono per accogliere al meglio il nuovo anno.
L’anno nuovo comincia cucinando per chi si ama
Per la maggioranza degli intervistati (il 50%) il nuovo corso del 2022 parte dalla voglia di convivialità e dal desiderio di spendere più tempo con le persone care.
Non ci sono dubbi che, per i Piemontesi, dedicarsi a chi si ama passa anche da piccoli gesti. Il 52% degli intervistati dichiara di voler migliorare le proprie abilità culinarie proprio per poter coccolare la famiglia o gli amici con un piatto preparato con le proprie mani in occasione dei pranzi domenicali. Infatti, secondo il 56% dei rispondenti piemontesi, non c’è nulla che renda l’atmosfera più rilassata che condividere un pasto preparato a casa.
Cucinare è anche una dimostrazione tangibile della cura ed attenzione che si hanno per le persone care, lo pensa il 46% dei Piemontesi.
Anno nuovo vita nuova, anche in cucina
Sicuramente il nuovo anno è sinonimo di cambiamento e, per molti Piemontesi, le novità del 2022 riguarderanno la tavola.
Se il 35% dei Piemontesi ammette di cucinare sempre le stesse ricette per mancanza di tempo o di ispirazione, anche nel fare la spesa, la voglia di provare cose nuove non manca! Infatti, il 58% degli intervistati si ritiene audace nel ricercare nuovi sapori e, per iniziare l’anno con creatività, il 63% vorrebbe sperimentare ricette con un twist innovativo; mentre il 60% non vede l’ora di provare ricette fusion con un tocco tradizionale.
Con l’anno nuovo la salute vien mangiando
Tra i buoni propositi per l’anno nuovo, per molti Piemontesi (il 31%), c’è l’immancabile desiderio di avere un’alimentazione più bilanciata, nonostante i mille impegni quotidiani.
Dai dati emerge anche come i Piemontesi siano sempre più attenti a cosa mettono nel piatto; non stupisce quindi che il 47% ponga in cima ai benefici di una cena preparata a casa proprio la possibilità di scegliere con cura ogni ingrediente, con un occhio di riguardo alla salute.
1 Survey realizzata tra il 29.11.2021 e il 03.12.2021 su un campione di 1.029 rispondenti.

Non solo, i Piemontesi intervistati sarebbero disponibili ad allargare il portafogli per assicurarsi un regime alimentare più sano: qualità degli ingredienti (per il 56%) e freschezza (per il 41%) sono le principali motivazioni per le quali non avrebbero problemi a spendere di più.
Ma cosa mette i bastoni tra le ruote? La mancanza di tempo (per il 35%), di organizzazione (per il 29%) e di ispirazione (per il 18%) risultano essere i motivi principali per cui spesso si ricade in un’alimentazione ripetitiva e poco stimolante.
“I nostri culinary expert studiano menù e ricette che variano stagionalmente per garantire non solo ispirazioni sempre nuove ma anche la possibilità di pianificare online menù settimanali di cene equilibrate, gustose, a base di cibi sempre freschi e di stagione da realizzare con semplicità. – ha commentato Marine Faurie, Managing Director & Chief Marketing Officer HelloFresh Italia – È possibile lasciarsi ispirare da 4 tipologie di menù disponibili: Famiglia, Carne & Pesce, Vegetariano e Conta-Calorie, per un’alimentazione bilanciata, mai banale e adatta alle esigenze di tutti. Un vero asso nella manica per cominciare il nuovo anno con un alleato in cucina che aiuti a mantenere i buoni propositi!”
Con HelloFresh basta creare un profilo sul sito o sull’app e, in pochi comodi click, sbizzarrirsi a mixare le ricette nella composizione della propria box settimanale … il gioco è fatto! Tra le proposte di HelloFresh non ci sono solo rivisitazioni stuzzicanti di classici italiani e ricette regionali, ma anche proposte di ispirazione internazionale, che danno la possibilità di espandere il repertorio culinario e scoprire nuovi sapori e gustarli. La scusa del “non c’è tempo!” non terrà più: il servizio di HelloFresh permette infatti di pianificare un menù settimanale personalizzato, programmare giorno e ora della consegna e ricevere tutto l’occorrente per cucinare piatti gustosi, vari e bilanciati. Verrà inviata direttamente a casa la box di ricette scelte, con tutti gli ingredienti pre-porzionati e le schede di preparazione illustrate in 6 semplici step, da eseguire in un tempo di medio di 30-40 minuti.
Pratico, veloce, sano e gustoso: non ci sono scuse per non iniziare l’anno al meglio, insieme a HelloFresh!
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HelloFresh
HelloFresh SE è un gruppo globale di soluzioni alimentari e l’azienda leader al mondo nel settore dei meal-kit. Il gruppo HelloFresh è composto da sei marchi che forniscono ai clienti cibo di alta qualità e ricette per diverse occasioni. L’azienda è stata fondata a Berlino nel novembre 2011 e opera negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Germania, nei Paesi Bassi, in Belgio, Lussemburgo, Australia, Austria, Svizzera, Canada, Nuova Zelanda, Svezia, Francia, Danimarca e Norvegia. Nel secondo trimestre del 2021 HelloFresh ha consegnato 254 milioni di pasti e ha raggiunto 7,7 milioni di clienti attivi. HelloFresh si è quotata alla Borsa di Francoforte nel novembre 2017 ed è stata scambiata sul DAX (indice azionario tedesco) dal settembre 2020. HelloFresh ha uffici a New York, Berlino, Londra, Amsterdam, Sydney, Toronto, Auckland, Parigi, Copenaghen e Milano.

Buone Feste con un sorriso in più: la mostra prosegue fino al 14 gennaio

A Torino dal 10 dicembre 2021 al 14 gennaio 2022, a Palazzo Lascaris (via Alfieri 15 a Torino), sede del Consiglio regionale del Piemonte, e’ aperta una mostra con i biglietti di auguri che un centinaio di umoristi italiani e stranieri si sono scambiati tra loro dal 1960 a oggi.

Quasi duecento biglietti di auguri sono raccolti nella coloratissima mostra “…a te e famiglia. Buone Feste con un sorriso in più”. L’esposizione nasce dalla ricca collezione di Dino Aloi (presidente del Centro Studi Vivere dal Ridere, disegnatore e curatore della mostra) ed è costituita dai cartoncini di auguri che gli artisti della matita si sono scambiati durante le feste con il tratto originale e inconfondibile di ciascuno di loro. I primi biglietti risalgono agli anni ‘60, gli ultimi al 2020.

“La mostra – sottolinea il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Stefano Allasia – segna la gioiosa riapertura al pubblico, dopo più di un anno e mezzo di chiusura per la pandemia, dello spazio espositivo all’interno di Palazzo Lascaris: un messaggio di ripresa e di augurio in vista dell’inizio del nuovo anno”.

I 99 autori presenti sono tra i vignettisti più noti del panorama italiano, con alcuni incursioni da altri paesi. Da grandi maestri come Osvaldo Cavandoli (l’ideatore di Mr. Linea per Lagostina), a Marco Biassoni (protagonista con il suo Re Artù), a Bruno Bozzetto (con il Signor Rossi), Marilena Nardi, Carlo Squillante, Giorgio Cavallo, i francesi Rousso, Million, San Millan e Ballouhey e ancora molti altri.

Oltre ai biglietti di auguri nella mostra sono presentate anche le video animazioni (ciascuna di pochi secondi) realizzate da Rino Zanchetta.

Palazzo Lascaris, via Alfieri 15 a Torino, dal 10 dicembre 2021 al 14 gennaio 2022.

Venerdì 10 dicembre, in occasione dell’apertura straordinaria, la mostra apre al pubblico dalle ore 17 alle 21

Orario di apertura:

dal lunedì al giovedì dalle 9.30 alle 18.30. Finissage venerdì 14 gennaio 2022

Ingresso gratuito con green pass

La nonnina dall’antico nome che trascrive libri e giornali

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Diario minimo urbano…Vedere e ascoltare per credere

 

L’avevo già vista e “notata”. Qualche settimana fa, a pochi giorni dal Natale. Interno bar. Quello solito, sotto casa, dove mi piace fare colazione al mattino.

Lei è sola, seduta a un tavolino d’angolo. Davanti la tazzina vuota del caffè. E le briciole di una brioche da poco terminata. Sparse qua e là  sulle pagine centrali de “La Stampa” (ben allargata sul tavolino) e su un quaderno a righe, copertina nera vintage con etichetta bianca su cui appuntare il nome e bordi rossi. Le pagine decisamente ingiallite dalla lunga corsa degli anni. Corsa che anche lei deve conoscere molto bene. Una tenera nonnina. Infagottata in un vecchio cappotto grigio dal collo di pelliccia (o simil pelliccia) nero. Sciarpone grigio al collo. Un berretto nero ben incollato in testa a coprire capo e orecchie. Occhialini tondi, che hanno smesso da tempo di contare gli anni, pizzicati alla punta del naso e mascherina – o quella che fu una mascherina – lasciata calare libera a proteggere il mento (!?). E fin qui… Nulla poi di tanto strano. Ma quel giornale e quel quaderno d’altri tempi, aperti in bella mostra, che ci facevano lì davanti a lei? Che non degnava di uno sguardo chi entrava e usciva dal bar. Neppure il cagnolino che, simpatico, sgambettava da un cliente all’altro in cerca di briciole da mettere sotto i denti. Sola. Estranea a tutto e a tutti. Fino a che…colpo di scena! Eccola estrarre baldanzosa, da un borsone posato a terra, una penna a sfera e un grosso matitone dalla punta rossa e blu. Di quelli che un tempo s’usavano a scuola per correggere, in modo drastico o più clemente, i compiti in classe. E qui il gioco comincia. Intrigante. La nonnina abbozza un sorriso e comincia a sottolineare con forza frasi intere del gionale e (udite udite) a trascriverle (credo tal quali) sul quaderno. Il barista ignora lo sfregio al quotidiano. La conosce e ne conosce le abitudini. O forse – penso – se l’era lei stessa, quel giornale, portato da casa e chissà a che data risaliva! Stranezze. Certo una scena curiosa. Su cui però non mi sono soffermato più di tanto. Terminato caffé  e brioche, esco a comprare – guarda un po’!– il giornale. Nei giorni seguenti, mi è capitato di ripensare ogni tanto alla nonnina. Del resto, nulla capita per caso. Basta aguzzare ben bene vista e udito e abbandonarsi  alla curiosità e all’immaginazione. Il gioco è bello. E se va bene può allargarvi orizzonti di vite inimmaginabili. Per carità senza impegnarsi più di tanto. Ma, lo confesso, nei giorni successivi, ogni volta che entravo al bar, l’occhio mi cadeva sempre a quell’angolo. Chissà la nonnina? Finché il destino (parolone troppo grosso?) me l’ha fatta rincontrare. Eccola di nuovo. Proprio ieri. Stessa scenografia. Stesso cappotto. Stessa sciarpa. Stesso quaderno. Stesso berretto e stessa mascherina, la solita “mento-protettiva”. Di diverso solo il libro. Sì, un libro al posto del giornale. Anche lui, però, non fresco di stampa. Tutt’altro! Avrà avuto, per lo meno, una cinquantina d’anni. Forse un libro d’avventura. Di quelli che i bambini leggevano ancora tanti anni fa, nell’era ante-digitale. Un Salgari, un Verne, un Dickens? Sempre uguale il rituale. Sottolineatura. Trascrizione. Trascrizione e sottolineatura. Con una sorta di compiaciuta frenesia. Di nuovo ( per lo meno nella puntata di ieri) alcune inaspettate, a prova d’indizio, esclamazioni. Sono troppo curioso. Mi accosto e mi siedo al tavolino a fianco. Ma no, ma no…così non va bene! E poi, più ordine, perbacco! E giù come mannaia, il matitone dalla punta rossa. Oh ecco, così. Così va bene! Ma… a che gioco giochiamo, nonnina? A far la maestra? Forse, tuo antico mestiere. Ma subito dopo ecco le carte sparigliarsi. Ma io non ho capito! Smorfia piagnucolosa. Smorfia da alunna. Maestra o alunna? O tutte e due. Interscambio di parti. Ancora la maestra: Ermelinda, fai più attenzione! Ermelinda. Ecco il nome “antico” della nonnina. Quello portato addirittura dalla regina dei Longobardi e d’Italia – siamo nell’VIII secolo – consorte di re Cuniperto. La curiosità è troppa. Mi alzo e mi avvio alla porta della toilette alle sue spalle, cercando di sbirciare libro e quaderno. Lei se n’accorge e, indispettita, copre il tutto con le mani. Mi aspetto solo che, rivolgendosi al barista, mi “consegni” quale reo d’aver tentato di copiarne il compito. Ecco svelato il gioco. Ermelinda fa della memoria il suo vivere quotidiano. Riacciuffando e portandosi addosso quel tempo che più e positivamente l’ha segnata negli anni. Oggi, per lei, gioco di sopravvivenza. E forse terapia alla solitudine. Così m’immagino. Sbaglierò?  Quando esco dalla toilette comunque, Ermelinda ha già messo in  borsa tutte le sue cose. Forse ce l’ha con me, il suo compagno “copione”. Saluta con un tenero sorriso non me, ma il barista-maestro ed esce. Ci rivedremo, Ermelinda? Chissà? Ma, ti prego, non essere arrabbiata con me. Sei tu la prima della classe! E addirittura potresti fare da grande la maestra! Continua serena il tuo “gioco” e il tuo viaggio nel tempo, che ancora ti lasciano ampi margini di sorriso sul volto e nel cuore!

Gianni Milani

 

Torino e l’Epifania: breve storia della vecchina sulla scopa

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Quando ero piccola, la sera del 5 gennaio, lasciavamo una tazza di tè adornata di biscotti vicino alla finestra; ricordo il davanzale su cui posavamo la bevanda fumante e il tinello minuto da cui, allora di cena, il vapore della pasta scolata appannava i vetri della cucina; rammento che giocavo a disegnare faccine sorridenti con le dita, e al di là dei tratti creati dai polpastrelli spiavo la collina sorvegliata da Superga.

Uno dei nostri rituali familiari: la mamma prendeva dalla credenza – la stessa in cui si trovava il piattino per il Topolino dei denti –  una chicchera del servizio bello, una di quelle in porcellana, decorata con fiorellini e rifinita in oro, la riempiva con la bevanda incandescente e poi sistemava il tutto vicino alla finestra. È per me un ricordo senza odori né suoni, una pura immagine nitida e immobile, una di quelle cose che mi torneranno immutate alla mente ogni qual volta riaffiori il ricordo.
Chissà in quanti perseverano in questa abitudine tutta italiana?
Chissà quante vetrate caserecce rifletteranno le sagome di infusi e biscotti nella notte tra il 5 e il 6 di gennaio?


Mi è sempre piaciuta la ricorrenza dellEpifania, ancora oggi appendo simpatiche befane alle maniglie delle porte di casa, anche se è ormai da un po che mi dimentico di preparare la colazione notturna per la vecchina. Daltronde crescere significa anche questo, mettere in secondo piano tutte quelle piccole cose che un tempo erano tanto importanti.
Questa volta però vorrei contribuire anche io ad alleviare il viaggio della Signora che ci porta via le feste, scrivendo questo pezzo sulla sua storia, nella speranza di allietare voi, cari lettori, e magari anche lei, chissà che, mentre sorseggia un the su qualche davanzale, tirando fuori da una tascona rattoppata un inaspettato tablet, si metta a leggere queste mie parole.
E intanto che mi accingo a chiacchierare con voi, la nostra bella Torino si organizza per offrirci un 6 gennaio ancora di festa; èpossibile approfittare del momento di relax passeggiando per il centro, adocchiando qualche saldo anticipato, oppure andando a teatro o al cinema, o ancora ci si può giovare delloccasione per visitare qualche museo. Se posso, vi consiglierei caldamente la visione di Diabolik, pellicola dei Manetti Bros con Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastandrea; un film che si presta ad occupare il post-serata, discorrendo sul tema della maschera ogni personaggio ne indossa una sul rapporto inscindibile tra la sinuosa e spietata Eva e il protagonista, sul gioco psicologico che li tiene legati e collegati in una continua sfida, in cui entrambi perdono e contemporaneamente credono di vincere.

Se invece non amate il genere del cinefumetto vi inviterei a visitare due mostre: Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese adibita presso il MAO – Museo dArte Orientale o quella dedicata alle imponenti sculture di Fabio Viale, ai Musei Reali. La prima èunesposizione di preziosi dipinti e oggetti giapponesi, provenienti dalla Collezione Claudio Perino, puntuale conoscitore dellarte orientale e uno dei principali mecenati del MAO; il secondo allestimento invece è incentrato su un dialogo costante, tra spazio e pubblico, tra antico e contemporaneo, tra architettura e luogo urbano, larte di Viale infatti unisce patrimonio culturale e gesto creativo e spiazza lo spettatore, ponendolo di fronte ad una rivisitazione odierna di qualcosa che per noi tutti è intoccabile.

È tuttavia innegabile che latmosfera, qualsiasi attività si decida di intraprendere, è ormai malinconica e nostalgica. Il Natale, quella che per i più è la festa più attesa dellanno, è ormai passato, e la bella stagione pare ancora più lontana di quanto non sia in realtà.
La nebbia e lumidità non ci aiutano, cari concittadini, ma questa èTorino e questo è il momento di farci forza e resistere fino allo sbocciare delle prime gemme.
Torniamo dunque a noi e al proposito che mi sono data: un breve racconto della festa dellEpifania e delle origini della vecchietta che elargisce carbone e dolcetti.


Prima di tutto è opportuno sottolineare che lEpifania è una festa italiana pressoché sconosciuta nel resto del mondo. In molte regioni, ancora oggi, si eseguono nel giorno del 6 gennaio rituali con caratteristiche simili a quelli del Carnevale, in cui il Maligno viene scacciato dai campi grazie al fracasso di pentoloni fortemente battuti, o vengono accesi fuochi imponenti o ancora si costruiscono fantocci a forma di vecchia che poi devono essere arsi nella notte seguente.
Il nome della protagonista della festa deriva dalla corruzione lessicale del greco epifáneia manifestazione, attraverso bifania e befania, fino allattuale befana.
Dellanziana figura folclorica  la caratteristica principale è quella del consegnare regali ai bambini, qualità che la collega ai personaggi di Babbo Natale e San Nicola, ma anche alla tradizione romana dei Saturnalia, festività in cui  si scambiavano le strenne, ossia i doni augurali, dal latino strena, regalo di buon augurio.


Si tratta di una ricorrenza dalle origini antiche, le cui radici affondano, così come per il Natale, nelle usanze precristiane e popolari, a cui poi nel tempo si aggiungono elementi folcloristici e credenze religiose. È necessario fare riferimento ai riti pagani risalenti ai secoli X- VI a.C., diffusi soprattutto nelle aree germaniche e austriache, ma similari a rituali tipici delle popolazioni che vivevano, nello stesso periodo, nella penisola italica. Sono celebrazioni legate ai cicli stagionali, al propiziare gli dei per i raccolti e allauspicio di una florida rinascita di Madre Natura; abitudini che si ritrovano poi nelluso romano, quando, tra il solstizio dinverno e il Sol Invictus, venivano indetti banchetti e feste per esorcizzare, in compagnia di amici e parenti, la comune paura causata dalle notti più lunghe dellanno. Si tratta di dodici notti durante le quali era comune credenza che figure femminili si librassero sui campi coltivati per favorire la fertilità dei nuovi raccolti. Ed è da qui che viene il mito della figura volante.
Vi sono diverse ipotesi su chi fossero queste signore notturne, secondo alcuni si tratta di Diana, dea lunare, legata alla caccia e alla vegetazione, secondo altri invece è Sàtia, dea della sazietà, mentre secondo altri ancora è Abùndia, dea dell’abbondanza.


È doveroso approfondire il discorso sulla personificazione femminile della natura invernale, evidente nella tradizione nordica del centro e del nord Europa. In queste zone si diffonde il culto di Perchta, La splendente, anche nota come Signora delle bestie e guardiana del mondo animale. Secondo la mitologia è cugina di Holda, e come lei compare sulla terra nel periodo compreso tra Natale e lEpifania; Perchta può assumere due forme, la prima come bella e nivea fanciulla, la seconda come vecchia, rugosa, gobbuta e dal naso adunco, con capelli bianchi scompigliati e completamente vestita di stracci. Quale versione abbia riscosso più fortuna è evidente. In ogni caso Perchta è benevola, cammina con le scarpe usurate sui campi per dodici notti consecutive, rendendo propizio il raccolto, il suo errare termina in concomitanza con la nostra Epifania.


Perchta o Berchta, visita le case dei villaggi e si compiace nel trovarle in ordine e ben rassettate, al contrario non apprezza la pigrizia e disdegna le abitazioni poco pulite; protegge i bambini e le filatrici e, secondo il comune credo, è solita farsi vedere da chi, il 6 gennaio, lavora il fuso, a codeste persone regala arcolai e conocchie vuote, incitando le fanciulle a tessere  in modo impeccabile: chi fosse riuscita nellintento avrebbe ricevuto numerosi doni, chi invece avesse ingarbugliato il filo sarebbe stata vittima di dispetti da parte della Dea. Berchta è anche Signora del Corteo delle Fate, di cui fanno parte folletti, streghe, fate e animali, tra cui spicca una grande oca zoppa, vi sono poi anime di bambini e oggetti magici, soprattutto scarpe che camminano da sole.
Altre figure convergono e si sovrappongono a Perchta. La dea Holda o Holla e Frigg, Madre Divina anche conosciuta come Colei che viene prima di tutti gli altri.


Holla, dagli occhi luminosi, è la Signora dellInverno, custode del focolare, protettrice della casa, degli animali domestici e della filatura. Solitamente ha laspetto di unanziana signora, dal volto rugoso e dai capelli canuti; è solita scendere nei campi innevati nelle notti vicine al solstizio dinverno, benedice il terreno e si assicura che la terra sia fertile per le prossime semine. La dea ha al suo seguito altre divinitàfemminili che cavalcano con lei in groppa a grossi gatti, inoltre fanno parte della sua schiera le anime dei bambini non nati o morti nei primi anni detà. Holla come Perchta –   visita le case, entra dal camino edelargisce doni e fortuna nelle dimore in cui trova pulizia, ordine e armonia, al contrario maledice le abitazioni sporche e disordinate.


Infine vi è Frigg, nella cui figura confluiscono diversi aspetti di Holla e Berchta. È la madre di tutte le divinità, gli spiriti e le creature naturali; la dea protegge lagricoltura e il bestiame, nonché il focolare delle case, veglia sui bambini e sulle madri. Tutto è dedicato a lei che ha creato il mondo, ma in particolare a Frigg è cara la filatura, poiché, secondo la leggenda, è lei la prima delle tessitrici. Le donne che lavorano bene il filo e portano avanti il lavoro con amore e dedizione saranno ricompensate, al contrario, chi esegue la tessitura in malomodo sarà severamente punito. Medesimo destino attende  chi tiene in ordine la casa e chi al invece la trascura.
Da queste leggende si evincono alcuni caratteri tipici della nostra Befana: laggirarsi di notte, precisamente in quelle vicine al solstizio, il poter volare, il portare doni e lessere di buon auspicio per chi in un qualche modo se lo è meritato.
La simpatica vecchina però ha con sé altri elementi simbolici che la rendono immediatamente riconoscibile.
Il fazzolettone la distingue dalle streghe anglosassoni, essa infatti non indossa nessun cappello a punta, ma una pezzóla di stoffa pesante, annodata in modo vistoso sotto il mento.
Vola su una scopa, simbolo di pulizia, purificazione e rinascita; la tradizione vuole che cavalchi loggetto al contrario rispetto alle altre streghe, tenendo le ramaglie davanti a sé.


La  vera Befana tiene i doni in sacchi di iuta slabbrati e antichi quanto lei, talmente deformati da parere dei calzettoni enormi; dentro si trovano dolciumi e leccornie per i bambini buoni e carbone e aglio per chi invece è stato un po troppo monello. Il dettaglio del carbone èquel che rimane degli antichi rituali dei falò propiziatori, è simbolo del rinnovamento stagionale e ricorda anche i fantocci bruciati durante le celebrazioni.
A partire dal IV secolo d.C. la Chiesa di Roma inizia a condannare pubblicamente i riti e le credenze pagane, sottolineandone linfluenza satanica; le abitudini però, come sappiamo, sono assai radicate nei comportamenti del popolo e difficili a scomparire, ne consegue unovvia sovrapposizione di nuovi concetti su antiche cerimonie e una complessa miscelanza di credenze che nascondono sotto un velo cattolico elementi pagani intelligentemente occultati. La figura femminile che vaga nella notte per risvegliare la natura si tramuta in una strega, brutta e spesso spaventosa, ma comunque non maligna.


Ulteriore tentativo di cristianizzare la giornata del 6 gennaio sta nellassociare la figura della Befana ai Magi. Si racconta che, una notte, i sacerdoti incontrarono una vecchina, alla quale chiesero indicazioni per proseguire nella giusta via che li doveva condurre da Gesù; pare che la donna non solo non li aiutò, ma rifiutò linvito degli uomini che la spronavano a proseguire con loro il viaggio. Secondo la leggenda, lanziana si sarebbe poi pentita e avrebbe iniziato a pellegrinare per la terra, consegnando doni ai bambini che incontrava sul suo cammino, nel tentativo di espiare la propria colpa.
Nel 1928 è introdotta la festività della Befana fascista, giornata in cui vengono distribuiti regali ai ragazzini più poveri; dopo la caduta di Mussolini tale festività continua ad essere in vigore nella sola Repubblica Sociale Italiana.
Nel periodo più recente la Befana entra nel calendario legale inserendosi allinterno dellanno gregoriano; a livello liturgico termina così il  Tempo Liturgico forte, o natalizio, e comincia quello Ordinario, ed è per questo che si recita: Epifania, tutte le feste porta via.
Quello che apprezzo di tale giornata è il fatto che si continui a festeggiarla. È una delle poche usanze rimaste intatte, nonostante linflusso della globalizzazione e la generale ondata di appiattimento delle culture, in nome di un politically correct che di corretto – a mio parere –  non ha granché.
Altro aspetto che mi affascina è il concetto che persevera nelle diverse tradizioni e che sopravvive al tempo: la figura ingobbita ricoperta di stracci è metafora dellanno vecchio, vissuto e consumato, è la secca natura invernale che volge al termine e ci lascia la possibilità di sperare nel periodo a venire.
La Befana è la Dea Anziana ormai pronta ad essere bruciata come un ramo secco, per far sì che dalle ceneri rinasca la Natura sotto la luna nuova, prima di perire però la donna distribuisce doni da piantare affinché nascano e crescano lanno successivo.
È dunque il momento dei buoni propositi, quali sono i vostri?

Alessia Cagnotto 

Balconi illuminati: premiati i vincitori a Pragelato

“Il concorso “Balconi Illuminati”, quest’anno alla sua seconda edizione, ha avuto il suo momento conclusivo domenica 2 Gennaio con la premiazione dei vincitori.

La giuria, che ha analizzato i contributi fotografici inviati, ha stilato la classifica dei 14 partecipanti valutando differenti parametri, dall’originalità degli addobbi all’integrazione con il contesto circostante. Ai tre vincitori sono stati consegnati buoni spesa da utilizzare presso esercizi commerciali di Pragelato, in un’ottica di incentivo delle realtà economiche locali. Soddisfazione da parte degli organizzatori, la Pro Loco, l’Atl Pragelato e l’Amministrazione comunale, per la partecipazione di residenti e villeggianti che con le loro luci e addobbi hanno contribuito a dare un tocco natalizio e artistico, nonostante le difficoltà del momento che stiamo vivendo”. Così Steve Zanna, Presidente della Pro Loco.

Una calza della Befana dolce, elegante e di qualità

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” La befana vien di notte con le scarpe tutte rotte ma … con le calze di Gallo”:

il marchio storico dell’azienda calzificia lombarda,  fa da sfondo, per questa epifania,  ad una ” dolce” collaborazione con la nota cioccolateria torinese firmata Davide Appendino.

La calza, simbolo tradizionale dell’epifania – che tutte le feste porta via – , insieme alle prelibatezze di fine cioccolato, danno vita ad una festa nella quale stile, qualità e tradizione  contraddistinguono i due marchi. E più piccoli non potranno che apprezzare ” le cose buone per davvero”… senza carbone, una volta tanto.
La calza d’eccellenza,  composta da una lastra di cioccolato fondente al 70% con Nocciole IGP Piemonte o una a scelta tra quelle disponibili nel negozio da circa 350 gr, 120 gr di cuneesi al rhum, 40 gr di gianduiotti exrafondenti monorigine Ecuador e, ovviamente, un paio di calze rigato Gallo, è acquistabile – al costo di 50 euro –  sia nel nuovo store di Davide Appendino di V. Cavour 13 oppure, poco più avanti, nel negozio Gallo al civico 7.  Disponibile anche sullo shop on line di Davide Appendino –https://shop.davideappendino.it-, sempre al costo di 50 euro.

CHIARA VANNINI

“Siamo tutti narcisi? Alla ricerca della relazione perduta”

Incontro con Michela Gecele – psichiatra, psicoterapeuta, co-direttore dell’Istituto IPsiG e autrice del libro sul tema delle personalità narcise e di come “difendersi” all’interno di una relazione

 

4 febbraio 2022 – ore 17:45

c/o Libreria Claudiana, via Principe Tommaso 1, Torino

Ingresso gratuito

 

Incontro con Michela Gecele – psichiatra, psicoterapeuta e co-direttore dell’Istituto IPsiG – che presenterà il suo libro intitolato “Siamo tutti narcisi? Alla ricerca della relazione perduta”.

Il testo, tra il serio e il faceto, fornisce delle chiavi di lettura utili a comprendere il fenomeno del narcisismo e a imparare a gestire le relazioni con un* partner narcis*.

Con l’autrice dialogheranno Elena Guerri e Francesco Alfieri, psicologi e psicoterapeuti della Gastalt.

 

Il libro

Il testo si dipana in un percorso ritmato e ironico, che chiama direttamente in causa il lettore e soprattutto le lettrici. L’idea di base è quella di dare delle chiavi di lettura e delle linee guida per le relazioni con il partner narciso, personaggio diffuso e quasi inevitabile nella nostra società. La varietà di tipologie dei “narcisi” si estende fino ad arrivare a comprendere (quasi) tutti noi. Fra serietà saggistica e gioco, incontreremo vampiri, dongiovanni, streghe, personaggi del mito e della cinematografia. Fino a descrivere una rivoluzione possibile. Delle relazioni, del sentire, dei rapporti fra i sessi, della realtà. La visione che viene presentata ai lettori – chiunque sia interessato al tema, senza escludere gli addetti ai lavori – è ironica ma, soprattutto, positiva e propositiva.

 

Michela Gecele è psichiatra e psicoterapeuta della Gestalt, trainer e supervisore.

Ha pubblicato libri, articoli e capitoli sui temi della psicoterapia e della psicopatologia, esplorando la sofferenza clinica e le relative esperienze di adattamento creativo da un punto di vista fenomenologico e gestaltico. Un altro tema clinico di ricerca e approfondimento è quello delle tematiche interculturali.

Lavora da anni nei servizi pubblici di salute mentale e per tre anni ha coordinato, a Torino, un servizio psicologico e psichiatrico per gli immigrati.

È membro del New York Institute for Gestalt Therapy (NYIGT) e del Human Rights & Social Responsibility (HR&SR) Committe della European Association for Gestalt Therapy (EAGT), ed è co-direttore dell’Istituto di Psicopatologia e Psicoterapia della Gestalt (IPsiG) di Torino.

È autrice anche di una serie di libri gialli “Ada, torte e delitti”, che vedono come protagonista una sociologa berlinese residente a Catania, appassionata di torte e di misteri.

Respirare, terapia per corpo e mente

E’ vero, respiriamo, lo facciamo automaticamente per vivere, il nostro corpo, perfettamente progettato, lo fa indipendentemente dalla nostra volontà. Spesso però questa macchina sofisticata che è il nostro organismo ha bisogno di un supporto consapevole, di un pensiero cosciente che aiuti questo meraviglioso e vitale meccanismo a migliorare

Una respirazione profonda in particolare quella diaframmatica, che richiede concentrazione e volontà, apporta diversi benefici; i maggiori giovamenti di una corretta attività respiratoria sono infatti il rallentamento della frequenza cardiaca e di quella arteriosa, il rilassamento muscolare e una produzione maggiore di melatonina, il meraviglioso e potente ormone che ci fa dormire, il rafforzamento del sistema immunitario.

La respirazione diaframmatica o profonda è in grado di allentare, attraverso l’utilizzo del sistema nervoso parasimpatico,  una situazione di agitazione, spesso cronica, donando calma e rilassamento; il sistema simpatico al contrario, chiamato in causa in una situazione di allerta, provoca respiro corto e veloce.

Respirando intensamente aumenta la produzione di endorfine, un insieme di sostanze prodotte dal cervello, neurotrasmettitori,responsabili del buon umore e avversarie di ansie e paure, aiutando così il generarsi di benessere emotivo e psichico. Non a caso chi è ansioso, in una situazione di stress o in preda alla paura ha il respiro corto e il diaframma bloccato.

Per  praticare la respirazione diaframmatica ci si mette in una posizione comoda, meglio se supini,  si appoggia una mano sulla pancia e si verifica che inalando con il naso, quest’ultima si gonfi grazie all’aria che entra, il petto invece deve rimanere fermo; durante l’espirazione, che può avvenire anche tramite la bocca, la pancia si sgonfia. La cosa importante è non forzare il respiro né inarcare la schiena; inizialmente può sembrare un movimento artificiale ma esercitandosi diventerà naturale e se ne apprezzeranno i benefici.

Si parla di respirazione consapevole perché permette di gestire la durata e l’ampiezza del respiro aumentando l’entrata di ossigeno nei polmoni depurando così l’organismo da sostanze tossiche ed inquinanti, ecco un altro beneficio: la respirazione come pulizia interna del corpo.

In questo momento di pausa dalla vita normale, in questa fase che ci vede diversamente impegnati, con ritmi rallentati, quasi sconosciuti, e con un tempo che scorre lento e flemmatico possiamo ricominciare a respirare; possiamo inspirare per qualche secondo in più, inondare i nostri polmoni di aria e calmarci, trovare in questa nuova  e benefica attività il nostro momento di benessere e perché no anche di meditazione. Chissà che questo rallentamento obbligato delle nostre vite non ci regali salutari abitudini e aria nuova.

Maria La Barbera