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Il Freisa vitigno dell’anno 2022

L’assessora Elena COMOLLO annuncia il riconoscimento da parte della Regione Piemonte del Distretto del Cibo

 

«Un riconoscimento prestigioso che dà lustro alla Città di Chieri e che premia il lavoro e gli sforzi dei nostri produttori vitivinicoli. Ringrazio la Presidente del Consorzio di tutela e valorizzazione della DOC Freisa di Chieri, Marina Zopegni, per l’impagabile lavoro svolto in questi anni per migliorare il posizionamento della denominazione a livello nazionale ed internazionale. Davvero un bell’inizio per il Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese, di cui la Regione ha appena sancito la nascita. Il Freisa rappresenta una delle eccellenze del nostro territorio. Invitiamo i 25 Comuni del Distretto a brindare con noi, dal 13 al 15 maggio, in occasione della manifestazione “Di Freisa in Freisa”». Così l’assessora allo Sviluppo e promozione del territorio e al Turismo del Comune di Chieri Elena COMOLLO commenta un doppio riconoscimento importante per Chieri ed il chierese: il riconoscimento del Freisa quale vitigno dell’anno 2022, annunciato a Verona in occasione dell’apertura del 54/o Vinitaly, ed il riconoscimento da parte della Regione Piemonte del Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese.

Anche il salamino ha la sua sagra

MONCESTINO VINCE LA SCOMMESSA: RIPARTE LA SAGRA DEL SALAMINO CON UN BUON AFFLUSSO DI VISITATORI

E’ stata davvero la Sagra del Salamino della ripartenza dopo due anni di fermata forzata dovuta all’emergenza sanitaria quella che si è svolta a Moncestino domenica. Comune e Pro loco, con la regia del sindaco Bruno Poles e del vice Alessandra Micone, grazie all’impegno dei volontari hanno dato vita ad una manifestazione che ha visto un discreto afflusso di persone, nonostante non ci fosse la somministrazione ma la vendita da asporto ed un servizio di bar. Per tutta la giornata è stato presente il circolo ippico Pon Granin. Tra i visitatori diversi sindaci, tutti quelli dell’Unione Valcerrina (nella quale Moncestino è rientrata recentemente) con il presidente Fabio Olivero, i primi cittadini Mauro Castelli di Verrua Savoia ed Andrea Gavazza di Cavagnolo e Gianluca Colletti di Castelletto Monferrato

L’uomo e il suo mistero

Abbiamo compreso tutto della nostra vita? Quale il significato del nostro comparire, evolvere, per scomparire di nuovo, dopo un periodo più o meno lungo di permanenza nella dimensione fisica in cui ci veniamo a trovare?

Domande che, da sempre, assillano l’umanità e a cui non è ancora stata trovata una risposta; quesiti che hanno portato un numero sterminato di studiosi a formulare le teorie più singolari riguardo il lato più nascosto delle nostre esistenze, teorie in cui è stato raccolto e esaminato tutto quanto non era stato possibile inserire nell’ordine di eventi dimostrabili razionalmente, non prima di avere selezionato e escluso quanto riconosciuto come frutto di antiche superstizioni o di pura fantasia.
Eppure ci sono branche di studio, non riconosciute dalle istituzioni classiche, capaci di avere suscitato correnti di pensiero diffuso a livello planetario, così potenti nella loro contrapposizione con la Scienza Ufficiale, da avere alimentato la produzione di un numero incredibilmente elevato di volumi scritti da Maestri il cui sapere è indubbio, come indubbie sono le capacità artistiche dei pittori che illustrano antichi saperi, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, il cui scopo è quello di tentare di comprendere cosa vi sia nella dimensione spirituale della nostra esistenza, avvertita con differente intensità individuale dalla popolazione dell’intero pianeta, che prova con tecniche differenti, quali le preghiere, le cerimonie e riti di ogni genere, a stabilire un contatto per potersi garantire una crescita individuale che non sia solo legata alla materialità.

Uno di questi studi, fra i più misteriosi, è rappresentato senza dubbio dall’Alchimia, un termine che, nel passato, dava adito a insinuazioni poco lusinghiere e che veniva affrontato talvolta a rischio della propria vita, poiché chi si occupava di una simile tematica poteva venire bollato di eresia e condotto al rogo. Per comprendere appieno quali possano essere i motivi di tanto rigore è necessario cercare di esaminare il mondo con la mentalità delle generazioni che ci hanno preceduto che, di certo, non godevano dei privilegi tecnologi e scientifici da cui la nostra vita e il nostro apprendimento sono stati facilitati. Cominciamo, dunque, ad affrontare la questione chiedendoci come nasca e che senso abbia l’alchimia oggi, dopo tutte le scoperte scientifiche, dopo tutto quello che è successo nel corso dei secoli. Quando ha inizio lo studio dell’Alchimia, che cos’è l’Alchimia, da dove arriva questa misteriosa Alchimia?
Qualcuno sostiene che sia di origine cinese. Non si sa con certezza da dove provenga. I primi testi, i più antichi testi che possediamo di alchimia, sono di origine greco-alessandrina e risalgono al secondo secolo d.C. Sono legati a una particolare visione filosofica che si usa chiamare Ermetica. Sono già legati a un particolare tipo di simbolismo, a un particolare tipo di tradizione, a un preciso tipo di linguaggio, che si mantiene costante nel tempo, fornendone la sua prima caratteristica. L’alchimia è, dunque, indifferente al tempo. Prendiamo un testo di alchimia del 200 avanti Cristo e ne prendiamo uno del 1800 o del 1900, il simbolismo è lo stesso, l’insegnamento il medesimo; sono trascorsi 2000 anni e nulla è cambiato. Possono essere mutati gli insegnamenti da un punto di vista formale. Possiamo mettere a confronto antichi testi egizi e testi francesi del 1800, ma si potrà notare che vengono utilizzati lo stesso tipo di linguaggio e lo stesso tipo di fraseologia. Ogni autore può presentare un suo particolare modo di porgere il messaggio, di offrire il proprio insegnamento ma, sostanzialmente, noi ritroviamo ovunque lo stesso tipo di simbolismo, lo stesso tipo di dottrina.

L’alchimia non è localizzata solo nel mondo mediterraneo, anche se si parla molto di più dell’alchimia occidentale, perché è quella che conosciamo più da vicino, ma troviamo testi di alchimia in Cina, specialmente applicata alla tradizione Taoista, che risalgono all’incirca a un’epoca di poco precedente l’era cristiana e anche questi presentano una simbologia che si mantiene costante nel tempo. Disponiamo di testi di alchimia anche nella tradizione indiana. Libri dedicati al suo studio sono presenti nel mondo musulmano, specialmente di tradizione sciita e di nuovo incontriamo lo stesso linguaggio, lo stesso simbolismo e la stessa fraseologia. L’alchimia è indifferente allo spazio. Ovunque ritroviamo lo stesso linguaggio, lo stesso insegnamento, la stessa fraseologia, lo stesso simbolismo e risulta interessante notare che è indifferente alla cultura del luogo, in particolare è indifferente alla religione. L’alchimia Taoista, l’alchimia egiziana, l’alchimia musulmana sono sicuramente inserite all’interno del linguaggio culturale del loro rispettivo luogo. Evidentemente gli alchimisti cristiani sono profondamente cristiani, gli alchimisti musulmani profondamente musulmani, gli alchimisti Taoisti sono profondamente Taoisti, ma sono prima di tutto alchimisti. Sicuramente l’origine è nei templi egizi, migra nel mondo romano e ne segue le sue vicende fino alla decadenza, alla sua scomparsa. Secondo secolo: per un po’ quel poco di alchimia che resta lo si ritrova a Bisanzio.

E a un certo punto anche da Bisanzio fugge, ci sono dei problemi in Occidente, che toccano anche l’intero mondo orientale e l’alchimia sopravvive per lo più in Persia. Gli Arabi scoprono l’alchimia che risorge di nuovo, traducono i testi dal greco, la importano a Damasco, nel Marocco, in Egitto, in Spagna e, intorno all’anno 1000, si ha l’incontro degli occidentali con i musulmani e le crociate, che sono anche un grande momento culturale, tale da permettere il ritrovarsi di civiltà diverse, di incontro specialmente fra le cavallerie religiose mistiche che riportano l’alchimia in Occidente. Come prima cosa traducono i testi arabi in latino e poi producendo i testi in originale. E’ questo l’inizio della grande storia dell’alchimia occidentale, rappresentata da personaggi carismatici come Arnaldo da Villanova, Raimondo Lullo, San Tommaso d’Acquino, Alberto Magno, che era suo maestro e così via. Dopo alterne vicende e diverse migrazioni, l’Alchimia approda in Italia e il paese di elezione in cui si sviluppa l’alchimia diventa la Germania del 1600. Tanto per avere un’idea di quello che capita in Germania, specie alla corte di Rodolfo d’Asburgo nel ‘500, è opinione comune che vi fosse un alchimista in ogni angolo del suo palazzo tanto che, nel 1600, in Germania vennero pubblicati qualcosa come ventimila testi di alchimia.

Disgraziatamente la Germania rimase coinvolta in una guerra, la Guerra dei Trent’anni, da cui deriverà una desolazione terribile. Alla fine dei trent’anni rimarrà vivo un terzo dei tedeschi. Infine finisce questa grande epoca storica, una delle ultime nella tradizione ermetica dell’Occidente e l’alchimia non cresce più, divaga. Nel ‘700 vive una vita sicuramente immaginifica, legata a tutta una serie di sette, ma ormai via via depauperata.Nell’800 la cultura dominante scientista e positivista la dichiara morta quando in Francia,
verso la fine del secolo, viene pubblicato un libro a cui Balzac dedica un romanzo, ispirato a tale lavoro. Poi, all’inizio del ‘900, quando ormai si ritiene che l’alchimia sia definitivamente cancellata dalla memoria degli studiosi, all’inizio del secolo scorso, fa la sua comparsa un testo che, almeno in certi ambienti, è ben conosciuto, anzi vengono pubblicati due testi di un autore misterioso il cui nome è Fulcanelli. I volumi appena pubblicati hanno il titolo, rispettivamente de: “Il Mistero delle Cattedrali” e “Le Dimore Filosofali” , ancora oggi rintracciabili nelle eleganti edizioni delle edizioni Mediterranee.

Questi due volumi sono la prova di come l’antica Scienza sia sopravvissuta al trascorrere del tempo e sia ancora ben presente nel pensiero dei contemporanei, presentandosi in ottima forma. Fulcanelli ha lasciato un unico allievo, Eugene Canseliet, il quale ha tramandato il segreto a poche persone, un gruppo di allievi ormai ridotto ai minimi termini, un chiaro segnale di come, in Occidente, la Tradizione resista e si presenti ancora in ottima forma e venga esaminato, anche se con occhio critico, da personaggi titolati in ogni campo dello scibile, studiosi interessati a tutto quello che riguarda l’arcano principale della nostra vita, ovvero cosa sarà di noi una volta scomparsi dalla dimensione fisica. L’alchimia rientra, a pieno titolo, nella branca di studi in questione e rappresenta solo uno degli aspetti che verrà preso in considerazione e ampliato ni prossimi articoli che saranno pubblicati in questa rubrica, il cui scopo è quello di estendere una conversazione a tutti i lettori interessati a una dimensione sovra fisica dell’essere umano. Nei prossimi articoli verrà esaminato il modo in cui l’alchimia, la cui credenza principale è semplicemente quella di poter ottenere la Pietra Filosofale per trasmutare i metalli vili in oro, sia stata utilizzata, in realtà, per ampliare la coscienza e stabilire un rapporto con il mondo dell’invisibile. Verranno in seguito prese in considerazione altre manifestazioni dello Spirito umano, esaminate anch’esse da persone di grande Cultura, da considerarsi al di fuori di ogni sospetto, studiosi titolati e indipendenti, che cercano di comprendere quale possa essere il significato di tutto quello che siamo chiamati a vivere. Quanto successo negli ultimi anni, l’apertura mentale indubbiamente verificatisi anche in ambienti accademici, è giunta a un punto tale da non lasciare più indifferenti anche i più tenaci fra gli scettici e è questo lo scopo di questa serie di articoli che vuole essere un viaggio verso mondi poco o per nulla conosciuti, suscitando un dibattito con il lettore che si spera possa essere costruttivo.

Rodolfo Alessandro Neri

 

A Rivoli lo street food è internazionale

Dopo il grande successo delle precedenti edizioni  riparte l’International Street Food 2022, la più importante manifestazione di street food esistente in Italia organizzata da Alfredo Orofino.
Sarà la città di Rivoli ad accogliere la quinta tappa che avrà luogo in Piazza Martiri della Libertà venerdì 8 aprile dalle ore 18, sabato 9 e domenica 10 aprile 2022, dalle ore 12.
Per questa edizione 2022 sono previste 150 tappe in tutta Italia.

In questa quinta tappa ci saranno 30 cucine diverse e tanti ristoranti itineranti con chef qualificati pronti a stupire con le loro particolarità e qualità.
Come nelle precedenti edizioni, che hanno riscosso grandissimo successo grazie all’entusiasmo del pubblico, sarà possibile gustare prodotti di paesi diversi, con cucine internazionali, senza tralasciare però le nostre gastronomie regionali.

Arriva Pasqua, riapre lo store Adisco Piemonte

Lo Store Adisco Piemonte di via Lagrange 5D a Torino ha riaperto  martedì 29 marzo in occasione delle festività pasquali. Un rinnovato appuntamento che si aggiunge alla tradizionale apertura natalizia e a quella del febbraio scorso in occasione di San Valentino.

 

I sostenitori potranno trovare all’interno del charity shop numerose idee regalo in un allestimento primaverile completamente rinnovato. Tante le novità disponibili per un regalo solidale: uova e animali di cioccolato, colombe pasquali, composizioni floreali, accessori per la casa e peluches, oltre a gioielli, bijoux e capi d’abbigliamento per la stagione primavera/estate.

 

La somma raccolta dagli acquisti sarà destinata all’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino: parte del ricavato sarà dedicato al personale sanitario a supporto dei bambini oncologici ucraini ricoverati presso l’Ospedale Infantile.

 

Lo Store sarà aperto fino all’ 8 maggio, il lunedì dalle 15:30 alle 19:00, dal martedì al sabato con orario continuato dalle 10:30 alle 19; il negozio rimarrà chiuso lunedì 18 aprile, mentre sarà aperto domenica 8 maggio.

 

Da Biraghi una mostra di spillette per lanciare la collezione Turin Loves Music

 

Dalle celebri spillette dedicate alle Olimpiadi invernali di Torino 2006 a quelle della collezione del tennis tavolo, capaci di entrare nel Guinness dei Primati, passando alle spille dei Donatori di sangue – Fidas: questi i piccoli tesori d’archivio, provenienti da tutto il mondo, che saranno esposti nel negozio Biraghi di Piazza San Carlo a Torino dall’8 al 10 aprile.

 

Dall’8 al 10 aprile il negozio Biraghi di Piazza San Carlo a Torino espone, per la prima volta all’interno dei suoi spazi, più di 1.200 spillette da collezione (in gergo “pins”): piccoli oggetti di culto per i numerosi appassionati, che hanno scandito la storia celebrando eventi, personaggi e aziende. Tra le varie raccolte spicca quella appena realizzata dall’azienda Biraghi dal titolo Turin Loves Music, che sarà presentata in anteprima ed è rivolta a tutti gli amanti della musica, in attesa dell’Eurovision Song Contest che giungerà a Torino a maggio.

Turin loves Music si compone di quarantasei spillette divise in tre serie. All’interno di ognuna di esse è raffigurata la bandiera di uno dei Paesi partecipanti. Le spillette sono concepite per formare, come in un puzzle, tre composizioni diverse, ciascuna delle quali è ispirata al nome stesso della collezione: la Mole Antonelliana (Turin), un cuore (Loves), e una chitarra (Music). Per collezionare queste spillette le persone potranno acquistarle direttamente presso il negozio Biraghi, sul sito biraghiacasa.it oppure vincerle attraverso dei Gratta e Vinci che saranno consegnati ogni 25€ di spesa. Oltre alle spillette, che potranno essere vinte singolarmente o in blocco, in premio ci sono anche ventidue Vip Pass per assistere agli spettacoli dell’Eurovision che si svolgeranno al Pala Alpitour. Insieme alle spillette verrà consegnato anche un poster ufficiale raffigurante i tre puzzle che i collezionisti potranno completare con le varie spille.

Grazie, dunque, alla passione di due collezionisti come Giovanni Rolle e Tonino Solazzi, oltre all’azienda Biraghi stessa, appassionati e curiosi potranno riscoprire questo hobby tornato da alcuni anni alla ribalta.  Tra le spillette esposte sarà presente anche parte della collezione da Guinness dei Primati di Tonino Solazzi, il torinese 52enne appassionato di Ping Pong che in oltre 30 anni ha messo insieme ben 4mila spillette di squadre, circoli e campionati di tennis tavolo provenienti da tutti i continenti. Tra queste le più rare sono quelle delle Olimpiadi e in particolare quella di Pechino 2008, che per l’occasione sarà esposta al pubblico.

 

Giovanni Rolle, invece, presterà per l’occasione una raccolta di pins e distintivi delle varie “federate” FIDAS – Federazione Italiana Donatori Associazione Sangue – che ha raccolto fin da bambino, assieme ai genitori, andando ai raduni nazionali che si tenevano ogni anno in giro per l’Italia. Tra queste anche il distintivo smaltato del Piemonte che nel mezzo racchiudeva un piccolo rubino, e pins appartenenti ad enti e aziende torinesi, come per esempio la spilla del Gruppo trasporti Gtt, quella della banca Sanpaolo e dell’azienda di telecomunicazioni Telecom Italia.

La collezione della Biraghi messa insieme durante le Olimpiadi farà, invece, rivivere al pubblico l’atmosfera dei Giochi invernali svolti a Torino nel 2006. Tra le oltre ottocento spillette, realizzate sia dal licenziatario ufficiale, la Trofé srl, sia da altri produttori internazionali segnaliamo: la spilla ideata dal noto artista americano Charles Fazzino che in occasione di ogni Olimpiade ne crea una in edizione limitata e numerata, la bottiglia “puzzle” e il camion della Coca-Cola oltre ad alcune spille degli sponsor ufficiali dell’evento.

 

Torino, le migliori pizzerie a Santa Rita 

Farina, acqua, lievito e un po’ di sale. Sono pochi gli ingredienti necessari per realizzare la pizza, una delle specialità gastronomiche napoletane più amate.

Ma per rendere questo piatto made in Italy davvero inconfondibile al palato è necessaria anche una spolverata di passione oltre che un pizzico di talento nell’arte della pizza. Anche a Torino, all’ombra della Mole si possono trovare pizzerie degne della “Città del Sole” e soprattutto nel quartiere torinese di Santa Rita vi sono alcune delle migliori pizzerie napoletane in città.

Ecco le migliori pizzerie a Santa Rita a Torino.

Da Pecchia Pizza e Sfizi Napoletani – Corso Unione Sovietica 244

In questa giovane catena nata a Torino da alcuni anni ma dall’anima profondamente campana si può gustare la vera pizza di Napoli ma anche le altre specialità partenopee. Nel menù regna sovrana la pizza napoletana alta, soffice e ben condita ma si possono trovare anche altri piatti tipici come i “cuoppi fritti”, i calzoni e i panuozzi.

Tra i punti forti di questo locale vi è sicuramente la celerità nella preparazione dei piatti e i clienti possono optare anche per l’opzione “da asporto” mentre tra i nei sollevati da alcuni avventori c’è il servizio poco gratificante. Sarà davvero così?

All’Oca di Pulcinella – Corso Giovanni Agnelli, 2

Al mattone oppure al tegamino? In questa pizzeria tipicamente napoletana si possono sperimentare due differenti versioni del piatto tipico di Napoli ed entrambe non tradiscono le aspettative.

Alcuni l’hanno addirittura definita una delle migliori pizzerie di Torino: molto del merito va sicuramente al fatto che chi desidera degustare una perfetta pizza napoletana in questo locale di Santa Rita troverà sicuramente ciò che cerca: una preparazione digeribile, leggera e sempre ben condita. Inoltre un prezzo non eccessivo e la gentilezza del personale sono sicuramente altri ottimi aspetti segnalati dagli avventori che rendono questo locale tra i più quotati della zona.

Porcaloca Pizzeria – Via Tunisi 50
Semplicità molto spesso fa rima anche con eccellenza e questo locale nel cuore del quartiere torinese di Santa Rita è l’emblema di questa affermazione. Poche pretese negli ambienti data l’informalità della location ma per quanto riguarda la cucina e soprattutto il piatto principale – la pizza (anche nella sua versione al tegamino)- in questa pizzeria l’asticella va oltre la media.

Impasto ottimo, condimento e cottura al punto giusto e la possibilità di assaggiare anche una squisita farinata sono gli elementi chiave che hanno già fatto eleggere questa pizzeria tra le migliori di Santa Rita a Torino.

Miseria e Nobiltà – Via Lesegno, 69/I

Una vera pizza napoletana in un locale che strizza l’occhio al celebre film del 1954 con protagonista l’attore simbolo della comicità italiana e soprattutto partenopea ovvero Totò. E di Napoli in questa pizzeria c’è molto: la tipica pizza fragrante e ricca e di alta qualità, l’accoglienza calda e disponibile verso la clientela, l’ambiente raccolto ma ben arredato con tavoli rustici che regalano subito un atmosfera casalinga ed accogliente.

E se sull’ottima qualità della pizza offerta in questa pizzeria racchiusa nel quartiere di Santa Rita di Torino tutti i clienti sono risultati pienamente soddisfatti, alcuni degli avventori hanno invece sottolineato qualche carenza nel servizio, non sempre risultato all’altezza. Un aspetto sicuramente da verificare dopo aver consultato il succulente menù di questo locale.

Pizzeria Ristorante Le Comiche – Corso Siracusa, 136/B

In questa pizzeria nel quartiere Santa Rita si può trovare una pizza eccellente, tipicamente napoletana oltre che un vasto menù di piatti siciliani.

Sarà che il richiamo di una pizzeria tipicamente partenopea e di qualità attira molti avventori alcuni dei clienti del locale si sono lamentati dei lunghi tempi di attesa in questo locale, divenuti talvolta anche biblici oltre che è stato segnalato molto caos soprattutto nelle serate del week end. Un neo che sicuramente può (talvolta) essere facilmente dimenticato davanti alla perfetta ricetta di una fumante pizza margherita.

Rossella Carluccio

A Chieri i tulipani del castello di Pralormo

IN PIAZZA CAVOUR 

Passa da Chieri la strada che porta a Pralormo, alla XXII edizione di Messer Tulipano che si è inaugurata sabato scorso e resterà aperta fino al 1 maggio.

Anche a Chieri infatti si possono ammirare i tulipani della preziosa collezione del Castello di Pralormo, che con i loro stupendi colori creano in questi giorni un meraviglioso effetto scenico in alcune zone della città: 3.000 bulbi donati dalla Contessa Consolata di Pralormo, l’ideatrice della grande manifestazione floreale Messer Tulipano.

I bulbi erano stati consegnati lo scorso novembre dalla Contessa, accolta in città dall’assessore alla Cultura Antonella Giordano. Insieme, hanno piantato i primi bulbi nelle nuove fioriere di Piazza Cavour.

“Gli splendidi tulipani sono ora sbocciati nelle nuove fioriere di Piazza Cavour, nella grande aiuola davanti alla Biblioteca Civica e in alcuni vasi posizionati nella zona pedonale di via Vittorio Emanuele II – spiega l’assessore alla Cultura della Città di Chieri Antonella Giordano – Ma non solo il centro città: una parte dei bulbi è stata piantata e sta fiorendo anche nel giardini del condominio di via Monti, dove sono stati curati  dai soci dell’Associazione Gioncheto, nell’ambito dell’attività educative promosse dal Comune e dalla  Cooperativa Valdocco ”.

“Siamo davvero grati alla Contessa Consolata di Pralormo per aver voluto coinvolgere anche quest’anno la città di Chieri in quel meraviglioso evento floreale di rilevanza internazionale che è Messer Tulipano – dichiara il sindaco Alessandro Sicchiero – una splendida collaborazione che ci auguriamo possa continuare anche in futuro”.

Indifesa appare l’anima femminile

LIBERAMENTE  di Monica Chiusano

Indifesa appare l’anima femminile, contenuta nel corpo fragile, bellissimo e delicato di una donna che chiede solo di poter riposare nella culla della sua pace…

Incombente invece diviene la forza irruente e noncurante di chi non vuole deliziarla di questo diritto, solo per colpa di un egoismo troppo narciso e a volte persino malato.
Impariamo ad addormentarci serenamente nell’ansa del piacere ma nel desiderio di ciò che veramente è capace di essere compreso da altrui, dove nulla può violare il nostro diritto di essere, proprio dove più dovremmo sentirci rassicurate.
Molto spesso osiamo fidarci ciecamente degli altri solo per il piacere di scoprirci protette, ma non possiamo delegare troppo gli altri per questo…Il rischio è rimanerne deluse.
Nonostante ciò, continuiamo ad affidarci a chi sembra capace di amare, perché il bene, quello vero, ha il diritto di potersi far riconoscere.
Rimaniamo protagoniste di noi stesse senza cedere solo per colpa della nostra fragilità.
Ricordiamoci però di addormentarci al sicuro per poi risvegliarci tra le braccia della meraviglia, nella quale innanzitutto noi stesse sappiamo specchiarci e riconoscerci!
…Dedicato a tutte coloro che ormai hanno paura di amare, perché vittime attonite e impaurite di una violenza incapace di dar loro fiducia e pace.
L’amore esiste, non è una fantasia e non merita minaccia….Impariamo solo a riconoscerlo senza più la paura di viverlo!
Ognuna di noi deve avere il diritto di sognare e di avere fiducia nel domani che verrà, sempre e comunque! Persino il dolore può portare magia, basta saperlo trasformare.