Il libro, martedì 1 marzo, verrà presentato all’Unione Industriali di Torino
Martedì 1 marzo, alle 17.oo, nella sala “Torino” dell’Unione Industriali in via Fanti, verrà presentato il volume di Enrico Miletto e Donatella Sasso “Torino ‘900. La città delle fabbriche” (Edizioni del Capricorno, Torino 2015), realizzato in collaborazione con l’ISMEL. Il libro, fino al 22 marzo sarà in edicola con “La Stampa”. Il volume raccoglie e propone una preziosa e inedita narrazione fotografica , ripercorrendo le tappe più significative della storia dell’industria a Torino, i luoghi e i volti delle donne e degli uomini che hanno plasmato nel Novecento la città delle fabbriche, la sua coscienza collettiva, la sua identità storica, la stessa immagine. Un percorso suggestivo che ricostruisce la parabola della città- industria, accompagnando il lettore nei luoghi della produzione e della socialità della Torino del secolo scorso, da Borgo Dora a Regio Parco, passando per Vanchiglia e Barriera di Milano. Sullo sfondo, le barriere operaie e i movimenti migratori che hanno plasmato l’identità della città. E’ tra la fine dell’Ottocento e lo scoccare del “ secolo breve” che Torino conosce una tumultuosa e incredibile fase di espansione e crescita, mutando per sempre la sua fisionomia, connotandone il carattere più di qualsiasi altra città italiana.
La capitale sabauda diventò la capitale dell’industria , dalle fabbriche tessili e alimentari delle origini allo sviluppo del settore automobilistico, dall’epopea cinematografica italiana (che all’inizio è anzitutto torinese) allo sforzo bellico della Grande Guerra, dalla nascita dell’industria chimica ai tragici bombardamenti durante il secondo conflitto mondiale. E poi, quasi in arrembante sequenza, la ricostruzione e il boom economico, le trasformazioni del modo di produrre che si riflettono nel tessuto urbano e sociale della città. E ancora: la grande immigrazione e le crisi degli anni Settanta, il declino industriale e le trasformazioni della città nel terzo millennio, con la svolta delle Olimpiadi invernali del 2006. Una storia per molti aspetti unica, vista attraverso le immagini e le parole che fanno di “Torino ‘900. La città delle fabbriche” un documento prezioso.
Marco Travaglini
Il volume, nato da un’idea di Franca Acquarone, raccoglie dieci racconti, uno per ogni stazione della linea ferroviaria più quello relativo alla stazione di Oneglia in cui il treno non è mai arrivato, nonostante il progetto iniziale
Mariapia Peirano, Maria Tarditi, Romano Nicolino, Giorgio Ferraris, Franca Acquarone, Bruno Vallepiano, Ugo Moriano. Tutti, ognuno con il proprio stile e le proprie trame narrative, hanno sviluppato vicende legate a situazioni, reali o di pura fantasia, che fanno riferimento al treno e al suo percorso. Così, in sequenza, viaggiando da una stazione all’altra, le “fermate” di susseguono da Nucetto a Oneglia, passando da Bagnasco, Pievetta, Priola, Garessio, Trappa, Eca Nasagò e Ormea. Un libro che, per un pendolare come chi scrive, insignito da Giorgio Ferraris ( che cura anche la parte finale del libro, sul futuro della Ceva-Ormea) del titolo di “ferroviere onorario”, rappresenta un prezioso esempio di come un paese serio non dovrebbe abbandonare rotaie come queste se non vuole, un giorno, vivere di rimpianti. Comunque, mai dire mai: questo
‘CALVINO E LE SUE RADICI/CALVINO AND HIS ROOTS’
Tre mostre ospitate tra cui una personale di Antonio Ottomanelli e scatti di Lise Sarfati

A ventidue anni si laureò in architettura e venne premiato con la medaglia d’oro che il Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano conferiva al migliore laureato del Politecnico. L’anno seguente – era il 1911 – ottenne la nomina ad “assistente straordinario di Architettura superiore“, aggregato al corso di Gaetano Moretti, iniziando così la carriera accademica. Contemporaneamente avviò la sua attività professionale e quasi subito cominciò la lunga collaborazione con Ettore Conti, figura di primo piano dell’imprenditoria elettrica italiana. Per le Imprese elettriche Conti, e per le società ad essa collegate, Portaluppi progettò tra il 1912 e il 1930, numerose centrali idroelettriche, localizzate soprattutto nelle valli ossolane. Tra queste le più famose, e già citate, a Verampio, Crego , Crevoladossola e Cadarese. Le sue centrali idroelettriche rappresentano un esempio di originalità assoluta e sono uniche nella loro architettura. Alla prima , quella di Verampio – nel comune di Crodo -, posta al punto di confluenza del fiume Toce e del torrente Devero, Portaluppi diede l’aspetto di un forte turrito a simboleggiare il feudo energetico dell’impresa Conti, che costruì la centrale. Nella costruzione riecheggiano aspetti neomedioevali, così come nei dettagli architettonici e decorativi quasi come desiderio di trasmettere un’immagine di grandezza e orgoglio del committente. Richiami che si trovano anche nelle strutture per il personale e nella palazzina del direttore. Nel 1917 fu la volta di quella di Crego, sempre nel territorio di Crodo, che presenta pietre sbozzate e levigate, legni a vista, dentellature, riseghe, con l’alternarsi di superfici scabre e lisce. La centrale è affacciata sul Toce a ridosso di una roccia ripida, costruita in granito.
La centrale di Crevoladossola fu realizzata, invece, nel 1925 e presenta tre volumi distinti: la sala macchine, la cabina di trasformazione, la torre per il raffreddamento. Caratterizzata da accenti orientali, richiama una pagoda e il bugnato ( i blocchi di pietra sovrapposti a file sfalsate) si compone in trame a losanghe mentre le finestre sono a forma di rombi. Infine, l’ impianto più vasto, l’ultimo ideato da Portaluppi: la centrale di Cadarese, nel comune di Premia. E’ lì che, secondo le direttive del geniale architetto, viene dato un ruolo dichiaratamente innovativo alla pietra. Il dettaglio dell’edificio è molto curato: dalle saette in ferro agli angoli, ai finti balconi in legno per richiamare lo stile abitativo montanaro, alle cornici di serizzo sui portoni. La centrale fu dedicata a Carlo Feltrinelli, presidente dell’azienda elettrica Edison. Portaluppi non si limitò alle centrali ma legò il suo nome ad un’infinità di opere architettoniche, in Italia e all’estero. Ma non vi è dubbio che le sue opere nell’estremo nord del Piemonte, tese a dare alla staticità della roccia una continua allusione al moto guizzante dell’energia, sono ammirate e studiate ancora oggi.
“Andare per monasteri” è il bel libro scritto da Lucetta Scaraffia per “Il Mulino”. L’autrice, già docente di Storia contemporanea alla Sapienza, editorialista per il Messaggero e L’Osservatore Romano, ofre al lettore un “cammino di Santiago” tutto italiano, alla ricerca dell’autenticità della vita spirituale dei monasteri. Un cammino sulle tracce dei luoghi dove la vita è scandita da un ritmo lento e secolare, dove vige l’esperienza del silenzio, della pace interiore e del contatto con la natura. Un itinerario che non è completo ma che consente di incontrare i monasteri italiani storicamente piu’ importanti, che richiamano quest’atmosfera di raccoglimento e preghiera. Viaggiando lungo la penisola, s’incontrano monasteri medievali, costruiti come fortezze, che hanno svolto molte funzioni: difeso civiltà, accolto pellegrini, celebrato la grandezza di dinastie aristocratiche. Ci sono costruzioni che risalgono al medioevo e monasteri rinascimentali e barocchi, così come edifici nuovi che testimoniano della recente rinascita monastica. Luoghi che – come secoli fa – ci regalano l’esperienza del silenzio, che sanno trasmettere anche solo con la conformazione degli spazi, con la scansione della giornata che si svolge secondo ritmi millenari. Da Novalesa a Camaldoli, da La Verna a Subiaco e Praglia, da Rosano a Campello, a Grottaferrata: l’itinerario si snoda fra luoghi storici e luoghi recenti del monachesimo italiano, tutti animati da una vita spirituale autentica. Un bel richiamo, è dedicaro alla comunità monastica di Bose, sul confine tra biellese e canavese, dove i monaci guidati dal priore Enzo Bianchi, sin dalla fondazione, promuovono un intenso dialogo ecumenico fra le differenti chiese e denominazioni cristiane. “Andare per monasteri” può essere utilizzato come una guida ma è anche molto di più: esplora e analizza l’incredibile atmosfera che si respira tra queste mura, offrendo una promessa di elevazione interiore e capaci, come a Bose, di attrarre anche persone che non si riconoscono nella fede.
Una mostra fotografica all’Urp dell’Assemblea regionale
Sono 56 i film proposti, anche anteprime assolute, come nel caso di ‘Mio cugino è il sindaco di New York’
Allegorie e decorazione di putti dal Barocco al Neoclassico al Museo di Arti Decorative Accorsi – Ometto
Riprendono presso la Biblioteca della Regione in via Confienza 14 a Torino, gli appuntamenti legati al progetto “Piemonte da leggere”, dedicato alla presentazione di volumi di diversi autori ed editori, accomunati da un unico filo conduttore.Durante il primo incontro che si svolgerà mercoledì 2 marzo alle ore 17.00, verranno presentati i libri: “Un’indagine coi baffi” di Graziella Ardizzone e “I Pelagra” di Giuseppe Furlano (entrambi editi da Baima Ronchetti).