Maggiori risorse per le società danneggiate
Dice il consigliere regionale di Forza Italia, Gianluca Vignale: “La Regione ha approvato la nostra richiesta di chiedere al governo il riconoscimento dello stato d’emergenza per i danni subiti dalle società d’impianti di risalita derivanti dalla siccità e dall’inversione termica di queste settimane”. E’ stato infatti approvato un suo ordine del giorno in Consiglio regionale, che chiederà anche a province e Città Metropolitana di Torino maggiori risorse per le società danneggiate.
OVADA – Parte da Ovada il progetto sperimentale dell’Asl Al per aiutare i cittadini a seguire con maggiore costanza le terapie farmacologiche e, al contempo, aiutarli a ridurre almeno alcune pastiglie sfruttando il cibo, quello sano, e l’attività fisica. Una corretta alimentazione e il movimento non sono semplici raccomandazioni, spesso avvertite solo come slogan, ma due medicine più potenti di molti farmaci. A dimostrarlo, ha spiegato Paola Varese, Primario della Medicina dell’Ospedale di Ovada, sono anche i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Per il cancro al seno, ad esempio, la chemioterapia riduce del 10% il rischio di recidiva, con dieta e ginnastica la percentuale sale a 40%. In alcuni casi, ovviamente, i farmaci sono veri e propri salvavita anche se i dati, ancora una volta, dimostrano come i malati cronici tendano ad abbandonare discrezionalmente le terapie.
Riflessione sui confini, le identità e la memoria che ci riguarda da vicino e che collega i conflitti di oggi a quelli di ieri. In un Nordest messo a dura prova dalla crisi, sono iniziate le commemorazioni dell’entrata in guerra dell’Italia, cent’anni fa. Nello stesso tempo ci sono ancora discorsi, vecchi di un secolo, che non si sono sopiti
Quali sono le ferite della grande guerra che il territorio e la gente del Nordest si porta ancora addosso? E quanto fanno male cento anni dopo? Quali fantasmi si aggirano ancora sui campi di battaglia? Di questi argomenti narra il libro di Wu Ming 1 “Cent’anni a Nordest. Viaggio tra i fantasmi della guera granda”(Rizzoli, 2015), proponendo una bella riflessione sui confini, le identità e la memoria che ci riguarda da vicino e che collega i conflitti di oggi a quelli di ieri. In un Nordest messo a dura prova dalla crisi, sono iniziate le commemorazioni dell’entrata in guerra dell’Italia, cent’anni fa. Nello stesso tempo ci sono ancora discorsi, vecchi di un secolo, che non si sono sopiti, mescolati ad atteggiamenti xenofobi e neoindipendentismi che, quasi ciclicamente, riaffiorano. In questo cortocircuito tra passato e presente, Wu Ming 1, pseudonimo di Roberto Bui, scrittore e traduttore italiano, membro del collettivo omonimo di scrittori con base a Bologna, accompagna il lettore per il Nordest del Paese, mettendo in luce le tare di ieri che ancora ci portiamo addosso. Nel racconto su queste terre che sono state di frontiera, confine tra mondi e culture, e che oggi sono patria della Lega (e non solo), ci si addentra in “tensioni culturali, incertezze identitarie ed eredità inconfessate”. Il libro, ben documentato e altrettanto ben scritto, offre interessanti spunti sulla prima guerra mondiale, sui suoi retroscena più imbarazzanti e tutt’ora rimossi dalla foga retorica e patriottarda. Così, partendo da Trieste, Wu Ming 1 si è messo in cammino lungo il territorio che una volta veniva chiamato Tre Venezie o Triveneto e che oggi viene identificato con un più generico e geografico Nordest. Un viaggio pieno di sorprese che lo ha portato anche in Trentino e in Sudtirolo, costruendo come un puzzle le sue riflessioni
che, partendo e ritornando dalla Prima guerra mondiale, intesa come evento fondamentale e fondante dell’Italia stessa, ci offrono spunti per capire il passato e il presente in cui viviamo. “Cent’anni a Nordest” non è esattamente un reportage né un libro storiografico, ma ha diversi riferimenti di questo tipo . È un testo ibrido, dove si passa continuamente dalla narrativa alla saggistica, dal giornalismo alla storia, dal diario di viaggio all’inchiesta. Tratta temi urticanti, svela retroscena che la “narrazione Patria” ha nascosto e tende a celare se non addirittura a rimuovere, riabilita i soldati italiani fucilati per disobbedienza o decimati negli anni dal 1915 al 1918 dal sadismo criminale e dall’inettitudine di ufficiali e generali. E’ un libro che fa parecchio discutere ma che offre, al tempo stesso, la possibilità di gettare uno sguardo sincero sulla storia d’Italia e su noi stessi.
William Burroughs e Fulvio Tramontano. Un amore che nasce da lontano e che ha portato lo scrittore padovano a dedicargli già nel 2012 un testo teatrale dal titolo “Il grande Talwin” e ora un romanzo, intitolato “Vietato fumare oppio negli ascensori”. Non è casuale che questo romanzo, dedicato proprio allo scrittore statunitense padre riconosciuto della beat generation, si ponga come un “anti-romanzo”, che propone la destrutturazione del linguaggio e della concatenazione dei fatti. La scena si apre in un salotto intellettuale di casa O’Ryan, in cui gli invitati sono seduti intorno al grande camino. Si tratta di una sera speciale, data la presenza di ospiti importanti, quali Andy Warhol, Norman Mailer e Antony Burgess. Star della serata è William Burroughs con i suoi racconti, tra il divertente e il terrificante, capaci di sovrapporsi alle chiacchiere degli altri invitati. Dal Sahara spagnolo un amico ha portato uno specchio capace di formidabili visioni.
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Questo libro narra la storia dei quattro imprenditori-intellettuali, protagonisti del miracolo italiano, usciti di scena tra il ‘60 e il ’64 per morte prematura e in circostanze ambigue e sospette: Adriano Olivetti, Enrico Mattei, Domenico Marotta e Felice Ippolito
Tradizionale cerimonia annuale a Torino, nei giorni scorsi, presso il Centro Congressi dell’Unione Industriale, dove si è svolta la premiazione degli anziani della Michelin Italiana. Numerosi attestati ad altrettanti ex dipendenti del gruppo industriale degli stabilimenti di 