“L’argomento di questa commedia non è che un fatto vero, verissimo, accaduto, non ha molto tempo, in una città di Olanda. Mi fu raccontato da persone degne di fede e le persone medesime mi hanno eccitato a formarne una comica rappresentazione”. Con queste parole Carlo Goldoni motivava la scrittura di Un curioso accidente, commedia scritta nel 1760 e non troppo celebrata ma ricca di temi e situazioni validi ancora per il pubblico di oggi, un racconto di vita che racchiude sentimenti giovanili contrastati ed i rapporti tra i vecchi e i giovani, tra padri che – sempre legati alla filosofia del lavoro e del patrimonio da accrescere e difendere – ostacolano, pur nella loro saggia onestà, le nozze dei figli.

Nella cornice dell’Aja che prospera per i suoi commerci mercantili, la volontà di Giannina di sposare Monsieur de la Cotterie, giovane cavaliere un po’ a corto di quattrini, è inconsapevolmente negata dal padre Filiberto, ricco mercante, che spinge al contrario alle nozze con il militare Costanza, figlia di Riccardo, arcigno quanto superbo possidente. Nella perfezione della sua lingua, Goldoni tratteggia e caratterizza con esattezza i vari personaggi, non chiudendoli negli stereotipi, nelle maschere di un tempo, ma costruendoli umanamente, con eccellente spessore, tra sentimenti e ragione, tra calcoli e solitudini, tra raggiri e piccole astuzie. Sino alla fine, quando la scaltra Giannina, sorella di stretti legami con altre eroine goldoniane, legata ad un’obbedienza che non conosce limite ma che rivendica altresì la propria libera personalità, arriverà al proprio scopo. Enrico Fasella, mettendo in scena per Torino Spettacoli la commedia che lui stesso definisce giustamente “degli errori” (in scena all’Erba sino a lunedì 28), senza attualizzare forzatamente o stravolgere banalmente nulla, imprime un ritmo eccellente, nei dialoghi e nell’azione, con divertimento, nella girandola della situazione teatrale. Avendo con sé un attore, grande, come Piero Nuti, perfetto nell’essere ingannato e nel credere di reggere ad ogni momento il gioco, come nella disperazione della sconfitta; con lui Miriam Mesturino, che sfodera la malizia e il sottile fascino della donna che ha in sé ogni mezzo per condurre il gioco. Inoltre Franco Vaccaro, Luciano Caratto e Barbara Cinquatti, tutti in bella evidenza.
Elio Rabbione

protagonisti, è davvero coinvolgente.
distruzione, sua figlia poteva salvarsi. Ma non fu così. In quella comunità gli abusi diventarono più profondi e lesero ancora di più quell’animo fragile. Quattro ragazze la violentarono, ma Deborah reagì, raccontò tutto. Già allora era chiara la personalità di quella ragazza: una piccola “adulta” fragile, ma con una tenacia interiore che le permetteva di superare ogni ostacolo. Seguirono anni più felici, Deborah andò a vivere dai nonni all’Isola d’Elba, dove trascorse parte della sua adolescenza in tranquillità e serenità. Complice una vacanza estiva con la sua amata madre, a circa 17 anni decise di ritornare in quella casa a Venaria. Voleva essere forte, voleva aiutare la mamma ad emanciparsi da quell’uomo che la teneva stretta a sé in una morsa soffocante. La madre non aveva né un lavoro né tantomeno i soldi per sentirsi libera di scappare con le sue figlie e la sua primogenita decise di darle il suo aiuto. Cercarono entrambe un lavoro. Nel frattempo Deborah cominciò anche la scuola per diventare cuoca ed è proprio tra quei fornelli che conobbe la sua assassina. Giulia, personaggio controverso, manipolatrice, anaffettiva, sadica. Giulia è forte, una ragazza autonoma, proveniente da una famiglia medio borghese, da cui fugge spesso
e in cui poi si rintana. Giulia non sa amare, Giulia possiede. È bramosa di emozioni, le cerca negli altri , nelle situazioni, nelle cose perché da sola è incapace di provarne. Deborah, da subito, fu del tutto dipendente da questa personalità così prorompente che l’ammaliava, manipolava la sua mente a suo piacimento. Cominciarono ad avere una vita al limite, si drogavano, frequentavano brutta gente, scomparivano per giorni e giorni. Giulia fu capace di farsi ospitare dall’amica e cominciare una relazione con il compagno della madre della ragazza sotto gli occhi di tutta la famiglia. Giulia usava le persone per sentirsi viva, ma teneva lei le redini di tutti i rapporti e nessuno era in grado di sottrarsi al suo volere.
sarebbe tornato da loro. Giulia, nel frattempo, “possedeva” un ragazzo. Un certo Tony. Ingenuo e completamente inebriato da quella donna che “sa il fatto suo”. Una donna che lo “costringe”, manipolando la sua mente, a picchiare e derubare un fattorino delle pizze. Una coppia strana che si scambia regali d’amore ancora più strani: Tony regalerà a Giulia un coltellino a serramanico e lei regalerà a lui una mazza da baseball con un’incisione che inneggia alla violenza. E fu proprio la presenza di Tony a scatenare quell’ira impetuosa che portò all’uccisione di Deborah. Dai racconti a posteriori di quella sera, Tony dirà che Deborah provò a baciarlo e che probabilmente la vista di quella scena fece infuriare Giulia. Oppure la furia di Giulia nasceva dal fatto che l’amica stava prendendo la sua strada, e questa volta guidava da sola?
nello stesso luogo del cellulare di Giulia. Per quanto riguarda Tony, dopo una prima condanna di 19 anni e sei mesi, in Cassazione è stato definitivamente scagionato. Ho scelto di voler raccontare questa storia, più che per la lettura criminologica del caso, per la semplice e, allo stesso tempo, dura realtà che si porta dietro. I vissuti abbandonici, di abuso e di maltrattamento lasciano una scia inarrestabile di sofferenza. La vera sfida del nostro secolo deve essere l’interruzione di questa catena di terrore. Se la madre di Deborah avesse avuto più aiuti economici da parte dei Servizi addetti, se ci fosse attiva sul territorio una rete di supporto alle donne in difficoltà, donne fragili e bisognose di affetto , se ci fossero scuole preparate a fronteggiare il drop out scolastico, se ci fosse più informazione, se ci fosse più comprensione, se ci fosse una visione d’insieme…
22,15 al Reposi con ” The blank generation” di Ivan Kral, il chitarrista di Patti Smith. Il film ripercorre la nascita della musica punk e New Wave, a metà anni 70 al CBGB, piccolo club sulla Bowery di New York. Sul palco Patti Smith, Iggy Pop, Blondie, i Ramones, i Talking Heads, gli Heartbreakers e molti altri in un documento eccezionale. Sempre venerdì 25 era in programma “Jubilee” di Derek Darman, film del 1977 e primo film punk britannico, che celebra il Giubileo per i 25 anni del regno di Elisabetta II. Sempre venerdì 25 alle ore 22 era in programma al Reposi ” Rock’n’roll high school” di Allan Arkush
(USA 1979) , che ci mostra un gruppo di insegnanti sull’orlo di una crisi di nervi, perchè gli studenti, invece che allo studio, si dedicano al culto del rock. Un inno alla forza ribelle e incendiaria della musica. Penelope Spheeris firma due film,”The decline of western civilisation” e “Suburbia”; il primo si potrà vedere sabato 26 alle 17,15 al Reposi ; il secondo era in programma venerdì 25 al Cinema Massimo. Sempre sabato 26 novembre alle 22,15 al Massimo 3 un vero e proprio cult: “The return of the living dead” di Dan O’Bannon (USA,1985) , lo sceneggiatore di Alien e Atto di forza esordisce come regista con questo omaggio cinefilo a “La notte dei morti viventi” di Romero, stravolgendone però toni e riflessioni : l’adeguamento agli anni 80 è totale, in un’orgia punk di gore e comicità irriverente.



Leggere insieme, per capire. 2 Dicembre 2016, ore 18.00
attraverso le scelte dei 10 gruppi di Lettura e dei dialoghi con gli autori, il secondo incontro si svolgerà il prossimo 2 dicembre alle ore 18.00 con Alessandro Barbero e il suo ultimo lavoro: “Le Parole del Papa” (Laterza ed.) Lo scrittore, storico e docente universitario nel suo ultimo libro esplora come l’atteggiamento della Chiesa nei confronti della società e della storia sia cambiato e si sia evoluto, utilizzando come cartina di tornasole il linguaggio dei Papi che si sono succeduti sul Soglio di Pietro negli ultimi mille anni.



Agnus Dei – Drammatico. Regia di Anne Fontaine, con Lou de Laage, Agata Kulesza e Agata Buzek. Nella Polonia del 1945, Mathilde, giovane medico in servizio presso un ospedale da campo francese, riceve la visita di una suora con la richiesta di recarsi immediatamente al convento vicino. Appena giunta, la ragazza scopre il dramma di alcune monache: stanno per partorire, sono state violentate da soldati russi. Il racconto di una storia vera sotto lo sguardo e il sentimento dell’autrice di “”Gemma Bovery”. Durata 115 minuti. (Nazionale sala 1)
Animali notturni – drammatico. Regia di Tom Ford, con Amy Adams, Jake Gyllenhaal, Armie Hammer e Aaron Taylor-Johnson. Opera seconda dell’autore del perfetto “A single man”, Gran Premio della Giuria a Venezia. Susan, celebre gallerista di Los Angeles, riceve un giorno dall’ex consorte le bozze di un romanzo che lui, da sempre con ambizioni di scrittore, le ha dedicato. Nelle pagine è racchiusa la vicenda di un padre e marito che in vacanza in Texas con la famiglia si imbatte in un balordo e con un gruppo di amici suoi. Letteratura e vita si mescoleranno e l’esistenza di ognuno cambierà per sempre. Durata 117 minuti. (Ambrosio sala 1, Massaua, Eliseo blu, Greenwich sala 3, Ideal, The Space, Uci)
creati da Luca Bianchini, sempre nella cornice innevata di Polignano a Mare. Tra i tanti fatti che arricchiranno anche questa puntata, una nuova gravidanza di Chiara, che unirà e dividerà la coppia, tra amori e gelosie. Durata 104 minuti. (Massaua, F.lli Marx sala Chico, The Space, Uci)
Come diventare grandi nonostante i genitori – Commedia. Regia di Luca Lucini, con Margherita Buy, Giovanna Mezzogiorno e Matthew Modine. L’arrivo in Liceo di una nuova preside che contro il parere di allievi e genitori decide di non partecipare al concorso scolastico nazionale per gruppi musicali, rincarando anzi l’attività quotidiana dei ragazzi. Ma alla fine saranno questi ad avere l’ultima parola. Durata 90 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)
Fai bei sogni – Drammatico. Regia di Marco Bellocchio, con Valerio Mastandrea, Roberto Herlitzka, Piera Degli Esposti e Berenice Bejo. Dal bestseller di Massimo Gramellini, giornalista tra i più apprezzati in Italia, celebre per il suo “Buongiorno” lanciato dalla prima pagina della “Stampa”, volto televisivo del Circo Barnum firmato Fazio e oggi pure in autonomia (riempitiva causa rimpicciolimento spazi). Un romanzo che è la perdita della madre da parte di un bambino di soli nove anni, una perdita che ha condizionato la vita di un uomo oltre i quarant’anni. Durata 134 minuti. (Due Giardini sala Nirvana e Ombrerosse, Reposi)
Fitzgerald e di Hemingway grazie ad un talento non comune. Tanto lo scrittore è stravolto di esuberanza nel carattere e in una scrittura che si porta appresso numeri impensabili di pagine, quanto Max è di poche parole, amante della vita familiare, di calmi sguardi paterni, di aggiustamenti, di desiderio di sfrondare quel troppo scrivere. Wolfe morì appena trentottenne, e i rapporti tra i due alla fine s’incrinarono parecchio, accusato l’editor di aver stravolto con tutte le rigacce lanciate sul foglio quel che più di impetuosamente genuino c’era nello scrittore. Bello il soggetto, interessante per quanto scarnifica di quel rapporto, ma la passione è altra cosa, sia quella delle immagini e dei dialoghi sia quanto quella che lo spettatore vede crescere in sé. Il tutto scardinato da una sempre più incartapecorita Kidman, che non riesce più a costruire uno straccio di personaggio, anche soltanto per brevi tocchi. Durata 104 minuti. (Romano sala 2)
Kubo e la spada magica – Animazione. Regia di Travis Knight. Kubo nasconde sotto la benda nera una cicatrice e un occhio che non ha più e accudisce la madre malata. Ogni giorno scene in città a raccontare storie fantastiche, come quella di suo padre, un eroico samurai di cui nessuno ha più avuto notizie, e a guadagnare qualche soldo. Il ritorno a casa, alle prime ombre della notte, nasconde le insidie che gli tendono il vecchio nonno che con le odiose zie vorrebbe cavargli l’altro occhio: Kubo dovrà difendersi, mentre andrà alla ricerca della spada magica di suo padre come del proprio passato. Durata 101 minuti. (Uci)
Salemme, Manuela Arcuri e Stefania Rocca. La guerra di un comune cittadino contro un politico disonesto, Antonio contro Simone. Una denuncia non servirebbe a nulla, si sa, la burocrazia, gli intrallazzi, gli appoggi: allora Antonio mette su una piccola banda di cittadini fregati come lui ed escogita, una volta scoperto il conto in Svizzera dell’avversario, una bella truffa ai suoi danni. Durata 93 minuti. (Uci)
La ragazza del treno – Thriller. Regia di Tate Taylor, con Emily Blunt, Justin Theroux, Haley Bennett e Rebecca Ferguson. Ricavato dal bestseller di Paula Hawkins, mutato il panorama di periferia essendoci trasportati da Londra a New York, come chi ha letto l’avvincente romanzo ben sa (con la propria diversa triplice visuale femminile, con la sua bella dose di andirivieni temporali che ingarbugliano all’inizio ma che poi spianano una felice – per il lettore – strada alla conclusione) è la storia di Rachel, divorziata e alcolista, che ogni mattina, nella finzione di continuare ad avere un lavoro, passa con il treno dinanzi ad una casa in cui vive una coppia, da lei subito idealizzata. Poi c’è Anna, per cui Rachel è stata lasciata, che ora vive con Tom, l’ex di Rachel, non lontano da quella casa, e ancora Megan, la donna idealizzata ma forse da riconsiderare, che un giorno scompare. Rachel è legata a quella vicenda di tradimenti, amnesie, sparizioni e crudeltà più di quanto non immagini. Durata 112 minuti. (Ambrosio sala 3, Massaua, The Space, Uci)
Snowden – Biografico. Regia di Oliver Stone, con Joseph Gordon-Levitt, Melissa Leo, Zachary Quinto e Tom Wilkinson. In una stanza d’albergo di Hong Kong, Snowden sta con un paio di giornalisti e una documentarista in attesa di poter rendere pubbliche le rivelazioni riguardanti i dati trafugati alla Agenzia Nazionale per la Sicurezza al fine di smascherare il sistema di intercettazioni che coinvolge il mondo intero. Come sottoracconto, Stone torna agli anni giovanili del protagonista, in un ampio flashback, dalla richiesta di arruolamento nelle forze speciali al percorso che attraversa Cia e Nsa, alle missioni in Giappone e alle Hawaii, alla condanna come spia e traditore del proprio paese: ma anche con un suo largo seguito di simpatizzanti, che vedono in lui un paladino delle libertà. Durata 134 minuti. (Eliseo Grande, F.lli Marx sala Harpo, The Space, Uci, anche V.O.)
Carlo Collodi, all’anagrafe Carlo Lorenzini, nacque a Firenze il 24 novembre del 1826, esattamente centonovant’anni fa, e divenne celebre come autore del romanzo “Le avventure di Pinocchio.Storia di un burattino”.
pubblicate e, nel medesimo anno, Collodi diventò direttore del “Giornale per i bambini”. Carlo Lorenzini, detto Collodi, morì a Firenze nel 1890; dove è sepolto nel cimitero delle Porte Sante. Pinocchio, invece, in barba ai suoi 133 ( che non dimostra) è stato pubblicato in 187 edizioni e tradotto in 260 lingue o dialetti, è diventato protagonista di film, cartoni animati e sceneggiati, è stato riprodotto in una infinità di situazioni ed occasioni. In molti hanno provato a catalogarne significati e “morali”. Una di queste è particolarmente originale. Secondo Italo Calvino, Pinocchio è l’unico vero picaro della letteratura italiana, seppure in forma fantastica: le sue avventure rocambolesche, a volte scanzonate a volte drammatiche, sono tipiche di questa figura letteraria trova origine in Spagna, dal “Lazarillo de Tormes” fino a quella grande opera che segna la nascita del romanzo moderno europeo: il

