CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 850

La ferrovia Intra-Premeno, un frammento di storia

intrapremenoChi è nato dopo gli anni Cinquanta sul lago Maggiore non si ricorderà della Ferrovia Intra-Premeno (collegata poi con la Intra- Omegna): qualcuno di loro ne avrà sentito parlare, avrà visto immagini o cartoline oppure potrà informarsi sull’argomento, a partire dalle righe che sta leggendo. A dir poco la storia del progetto, della costruzione, delle vicissitudini positive e negative, è coinvolgente, specialmente per gli autoctoni. Per una volta, cerchiamo di non fare distinzioni tra valli e laghi con varie denominazioni: va da sé che gli abitanti di Premeno saranno più “presi dalla nostalgia” di quelli di Premosello, chi è nato sul lungolago di Intra avrà più ricordi di chi ha abitato a Stresa. Le storie, i progetti, le vicissitudini a premeno-intracui ho fatto cenno le ha narrate, con dovizia di particolari, Paolo Dolcini la sera dello scorso 19 agosto nella conferenza tenutasi alla Chiesa di Roncaccio a Bée. Contemporaneamente, lo stesso Dolcini, docente di Geografia presso alcune Università della Terza Età della nostra zona, ha mostrato le foto migliori, talvolta suggestive, le stesse che sono rimaste esposte al pubblico fino al 20 agosto nella sala polivalente di Piazza Barozzi, a cura del noto fotografo verbanese Enzo Azzoni e della Pro Loco di Bée. A fine Ottocento, mentre cominciava a svilupparsi il turismo nell’entroterra di Intra (allora il nome Verbania non esisteva nemmeno) e mentre la stessa Intra conosceva un autentico boom industriale, l’unico servizio di trasporto possibile verso la fascia collinare era rappresentato dalla diligenza. Fu intra-premenol’Ing. Alfredo Pariani (1874-1963) che per primo ebbe l’idea di una ferrovia elettrica (non più a vapore, grazie alla costruzione delle prime centrali elettriche).Come lo stesso Dolcini ha poi descritto, dopo un’interruzione in fase progettuale – dovuta allo scoppio della Grande Guerra – la costruzione della linea ferroviaria prese corpo fino a giungere all’inaugurazione ufficiale, il 28 giugno 1926. La corrente elettrica, ossia l’alimentazione, proveniva dalla non distante Centrale di Ramello e il percorso era di poco superiore ai 13 chilometri. Alla dismissione della Intra-Premeno, avvenuta nel 1959, il tracciato fu sostituito da un’ampia strada provinciale a due corsie, certamente più adatta a veicolare il traffico delle prime automobili private e dei primi autobus. Chi volesse approfondire l’argomento, specialmente dal punto di vista delle immagini, può consultare il volume fotografico La Ferrovia Intra-Premeno, a cura di Enzo Azzoni.

Elio Motella

Premio Piemont ch’a scriv e le sue tradizioni

con reg lascarisCon il patrocinio del Consiglio regionale e della Regione Piemonte, nella Sala Viglione di Palazzo lascaris, il 30 settembre,  si è tenuta la premiazione della III edizione del “Premio Piemont ch’a scriv e le sue tradizioni”, organizzato dal Centro Studi Cultura e Società, concorso in lingua piemontese per poesia e narrativa breve (poesia a tema libero e narrativa breve a tema libero) e sulle tradizioni del Piemonte. Il concorso persegue l’obiettivo di promuovere e valorizzare la lingua piemontese e di far conoscere la cultura popolare e le tradizioni del Piemonte.

Alla cerimonia, condotta dal presidente del Centro, Ernesto Vidotto, hanno partecipato, indossando bellissimi costumi ottocenteschi, i numerosi figuranti del gruppo storico intitolato alla Contessa di Mirafiori e alla sua gente. Il gruppo ha dato spettacolo scandendo le varie fasi della premiazioni con canti e balli popolari piemontesi ottocenteschi, dello stesso periodo della vicenda della bella, sensuale e leggendaria moglie morganatica – “la Bela Rosin” – del re d’Italia, Vittorio Emanuele II di Savoia. Coreografia e direzione artistica di Paola Mancardi.

Sono stati distribuiti una cinquantina di premi in varie categorie tra i numerosi partecipanti al concorso, assegnati dalla giuria formata dai professori, Giovanni Galli, Sergio Notario e Gianfranco Pavesi.

Il primo premio per la sezione dedicata alla poesia è andato a Luciano Milanese di Poirino (To) mentre, il primo premio per la sezione dedicata alla narrativa breve, è andato aGiuseppe Sanero di Carmagnola (To).

I riconoscimenti hanno comunque premiato concorrenti provenienti da tutte le province piemontesi e che si sono particolarmente distinti con le loro opere.

La manifestazione ha goduto anche del patrocinio di Città di Torino (presente con l’assessore Marco Giusta) e Città metropolitana, e di varie amministrazioni comunali piemontesi e circoscrizioni torinesi.

AB – www.cr.piemonte.it

Oggi al cinema

film cinemaLe trame dei film nelle sale di Torino

A cura di Elio Rabbione

 

Abel il figlio del vento – Avventura. Regia di Gerardo Olivares e Omar Penker, con Jean Reno, Tobias Moretti e Manuel Camacho. Lukas, orfano di madre, vive tra le montagne del Tirolo e i suoi rapporti con il padre cacciatore non sono certo facili. Un giorno trova un aquilotto, scacciato dal suo nido, proverà a farlo crescere, anche con l’aiuto del guardaboschi Danzer. Durata 98 minuti. (Massaua, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Alla ricerca di Dory – Animazione. Regia di Andrew Stanton e Angus MacLean. Una festa per i piccoli, e non soltanto. A tredici anni dal successo planetario di “Alla ricerca di Nemo”, ecco che oggi è la pesciolina Dory a prendere il sopravvento sulla terna dei protagonisti di un tempo, mentre nuovi caratteri marini s’aggiungono. In una lunga traversata tra Australia e California, Dory cercherà di accettare quella smemoratezza che la perseguita, anche con l’aiuto di vecchie conoscenze, dallo squalo balena Destiny che causa la miopia va a sbattere da ogni parte al polpo Hank, nervoso quanto basta, a Bailey, beluga migliore di tutti. Durata 97 minuti. (F.lli Marx sala Harpo, Ideal, Lux sala 2, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

posto-filmAl posto tuo – Commedia. Regia di Max Croci, con Luca Argentero, Stefano Fresi e Ambra Angiolini. Luca e Rocco, direttorei creativi di due aziende produttrici di sanitari, il primo bello, single e sciupafemmine, l’altro sempre sovrappeso e sempre a dieta, sposato e con tre figli: quando diverrà effettiva la fusione delle aziende ci sarà posto per uno soltanto di loro. Nell’imminenza, la dirigenza impone che si scambino la vita e i ruoli, famiglie e case, comportamenti e abitudini, per una sola settimana. E il risultato? Durata 90 minuti. (Massaua, Greenwich sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

ben-hur-filmBen Hur – Storico. Regia di Timur Bekmambetov, con Jack Houston e Morgan Freeman. Ancora una volta sullo schermo – ma il preciso punto di riferimento continua a essere il tocco Kolossal di William Wyler del ’59 con i suoi insuperati 11 Oscar – la vicenda di Giuda Ben Hur, prima amico fraterno e poi acerrimo nemico di Messala, conquistatore romano di Israele. La vita felice, la schiavitù, la sete di vendetta, la corsa delle bighe, i lebbrosi, la crocifissione, un copione tutto conosciuto a memoria ma che forse vale la pena di ripassare, nel bene e nel male. Sullo sfondo, tra l’altro, Matera, set perfetto. Durata 150 minuti. Ideal, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Blair Witch – Horror. Regia di Adam Wingard, con Wes Robinson e Corbin Reid. Un gruppo di ragazzi scomparsi in un bosco, unica testimonianza una videocassetta, amici e parenti che si mettono alla loro ricerca, verità sconosciute e misteri, la presenza vendicativa di una strega che quel bosco lo aveva abitato secoli addietro. Durata 90 minuti. (Reposi, The Space, Uci)

 

Bridget Jones’s baby – Commedia. Regia di Sharon Maguire, con Renée Zellweger, Colin Firth e Patrick Dempsey. Nuova avventura, tra i soliti problemi di peso e il sonno perso per qualche ritocchino di troppo, per l’imbranatissima single ultraquarantenne, portabandiera di una buona parte dell’universo femminile. Scomparso il bel tenebroso Hugh Grant, Bridget si ritrova ancora una volta a fare i conti con l’aristocratico Colin e, nuovo acquisto e rimpiazzo, con il facoltoso Patrick (tirato fuori da “Grey’s Anatomy”), nella speranza di affibbiare un padre al pargolo che è in arrivo. Sembra che si torni al divertimento della prima puntata della serie, quella “del diario” e che si siano abbandonati “i pasticci” davvero enormi del seguito. A tutti i fan, provare per credere. Durata 122 minuti. (Greenwich sala 1 V.O., Ideal, Lux sala 1, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

cafe-society-filmCafé Society – Commedia. Regia di Woody Allen, con Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Steve Carrell e Blake Lively. Bobby, trentenne neyworkese e rampollo di una squinternata famiglia ebraica, dove circolano pure componenti malavitosi, corre a Hollywood per entrare a servizio dello zio, apprezzato agente di divi e divette. Si innamorerà della giovane segretaria di studio. Ma c’è già un altro nel suo cuore e le cose inevitabilmente si ingarbuglieranno. Uno sguardo al vecchio cinema, gli amori, le battute che piovono come se piovesse, tutto secondo i canoni di Woody, giunto bulimicamente al suo 47° film. Durata 97 minuti. (Ambrosio, Centrale V.O., Due Giardini sala Nirvana, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Groucho, Reposi, Romano sala2, The Space, Uci)

 

El abrazo de la serpiente – Drammatico. Regia di Ciro Guerra, con Jan Bijovoet e Nilbio Torres. Karamakate, sciamano amazzonico, vive lontano dalla sua gente: un giorno arriverà Evan, etnobotanico americano, alla ricerca di una misteriosa pianta allucinogena. Insieme partiranno per una ricerca che li porterà sino al cuore della foresta. Splendido bianco e nero, premio alla Quinzaine des Réalisateurs dello scorso anno a Cannes. Durata 125 minuti. (Classico V.O.)

 

L’era glaciale: in rotta di collisione – Animazione. Regia di Mike Thurmeier e Galen T. Chu. Scordatevi la teoria del Big Bang. L’origine dell’universo è merito della ghianda dello scoiattolo-topo Scrat, causa di una cascata di meteoriti sul nostro pianeta. A salvare la situazione ci penseranno gli amici Sid, Manny, Diego e il resto del branco, tutti in fuga verso Geotopia. Durata 100 minuti. (Uci)

 

Escobar – Drammatico. Regia di Andrea Di Stefano, con Benicio del Toro e Josh Hutcherson. Niente di meglio che una vacanza in Colombia per il giovane surfista canadese Rick, in mezzo a onde mozzafiato e lagune da favola. Ancor meglio se arriva l’amore con gli occhi della splendida Maria: finché un giorno la ragazza presenta il suo ragazzo allo zio, che di nome fa Pablo Escobar. Narcotrafficante, capace di far girare politica e economia del suo paese a proprio piacimento, ma anche padre premuroso nel raccontare favole ai figli, marito romantico verso una moglie cui dedica canzoni, cattolico oltre ogni dubbio che prega prima di una strage. La vita di Nick diverrà un incubo. Durata 120 minuti. (Romano sala 1)

 cinema sala

L’estate addosso – Commedia. Regia di Gabriele Muccino, con Brando Pacitto, Joseph Haro, Matilda Lutz e Taylor Frey. Anni Novanta. Con l’aiuto delle note e delle parole soprattutto di Jovanotti, all’indomani della maturità, i giovani Maria e Marco, antipaticissimi l’uno all’altra, si ritrovano a viaggiare insieme alla volta di San Francisco. Lì incontreranno ad attenderli Matt e Paul, coppia gay: con loro scopriranno la loro giovinezza, fatta di pregiudizi e di inaspettati innamoramenti. Durata 103 minuti. (Uci)

 

Frantz – Drammatico. Regia di François Ozon, con Pierre Niney e Paula Beer. All’origine un testo teatrale, cui seguì nel ’32 un film di Lubitsch; oggi l’autore di “8 donne e un mistero” e di “Potiche” riprende il tema sottolineando le pagine del pacifismo. In un piccolo villaggio della Germania appena uscita dalla Grande Guerra, il giovane Adrien si reca in visita alla famiglia del ragazzo del titolo per chiedere a tutti il perdono per la morte che lui stesso ha causato in guerra. Non ne ha il coraggio, ma la presenza della fidanzata del defunto (la Beer è stata premiata a Venezia con il “Mastroianni” per questa interpretazione) lo spingerà verso una confessione: spetterà ad Anna accettare o no un nuovo futuro. Anche un omaggio all’antico bianco e nero. Durata 113 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Nazionale sala 1, Uci)

 

Indivisibili – Drammatico. Regia di Edoardo De Angelis, con Angela e Marianna Fontana e con Peppe Servillo. Nel paesaggio desolato, fisicamente e moralmente, di Castelvolturno e della Terra dei Fuochi, due sorelle, Viola e Daisy, siamesi, si esibiscono a matrimoni e a feste di paese, con buon sostentamento della famiglia. La prima più passiva, la seconda capace di far crescere dentro di sé grossi desideri: quando un medico dirà che un’operazione è possibile a renderle libere e autonome, anche Viola si lascerà trasportare dai sogni. Durata 96 minuti. (Eliseo blu, Massimo sala 1, Uci)

 

Io prima di te – Commedia (tra sospiri e lacrime). Regia di Thea Sharrock, con Sam Caflin e Emilia Clarke. Sospiri e lacrime, ovvero preparate i fazzoletti. Ovvero siamo di fronte a uno di quei soggetti che senza tema di smentita scottano e molto. Alla radice il romanzo scritto (furbescamente?) da Jojo Moyes, bestseller per cuori d’antan o forse giustamente più sensibili. Lei, di famiglia modesta, carattere splendidamente esuberante, lui biondo ricco bellone manager, su sedia a rotelle a seguito di tragico incidente. Saprà lei ridargli un po’ di felicità e magari distoglierlo da pensieri che proprio non collimano con quelli di una vita normale? Una buona chiave per i giovani attori che aspirano al successo. E il pubblico, da che parte si schiererà? Apertissimo un dibattito mi piace/non mi piace. Durata 110 minuti. (Ideal, Uci)

 

film jasonJason Bourne – Azione. Regia di Paul Greengrass, con Matt Damon, Alicia Vikander, Vincent Cassel, Tommy Lee Jones. A dirigere chi, per la “vicenda Bourne”, ha già retto con la solida professionalità i precedenti “Supremacy” e “Ultimatum”: il che è una sicurezza. Un Damon sempre alla ricerca della propria memoria, con tra le mani questa volta dei file che potrebbero in qualche modo spiegargli la morte violenta del padre. Menzogne e mezze verità, perfidi dirigenti della CIA e un immancabile killer che ha la feroce ruvidezza di Cassel, un’ambigua agente dei Servizi Segreti in vena di far carriera, che ha i tratti un po’ spenti della nuova star Wikander, pronta a lasciare aperta la porta che fa ben sperare in altra/e avventura/e. Forse spiace, nel divertimento generale e nel caos che ne deriva, che Greengrass e sceneggiatori abbiano privilegiata la grancassa e abbiano messo la sordina al disordine mentale e interiore del protagonista. Durata 123 minuti. (Ideal)

 

I magnifici 7 – Western. Regia di Antoine Fuqua, con Denzel Washington, Ethan Hawke e Chris Pratt. Una volta Akira Kurosawa e John Sturges, oggi Fuqua a (ri)raccontarci il mito d’anta, con il magnate senza scrupoli che vuole impossessarsi di un intero villaggio e dell’appetitoso bacino minerario che gli sta intorno, promettendo ai poveri contadini un risarcimento ridicolo o una strage se non accetteranno. Ma qualcuno riuscirà a raccogliere un gruppo di criminali a difesa di uomini e cose. Durata 133 minuti. (Greenwich sala 1 V.O., Ideal, Lux sala 1, Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Questi giorni – Drammatico. Regia di Giuseppe Piccioni, con Margherita Buy, Filippo Timi, Laura Adriani, Maria Roveran, Caterina Le Caselle e Marta Gastini. In una città di provincia, le sensazioni, l’amicizia, le abitudini di quattro universitarie. Una nuova occasione, ancora una volta il tema del viaggio, per stare insieme, una di loro deve andare a Belgrado per una proposta di lavoro. Forse è il momento di lasciar affiorare quei segreti che sino ad ora sono rimasti nascosti. In concorso alla Mostra di Venezia. Durata 120 minuti. (Romano sala 3)

 

sde-permetti-filmSe permetti non parlarmi di bambini – Commedia. Regia di Ariel Winograd, con Maribek Verdù e Diego Peretti. Un padre separato e tutto il suo amore per la figlioletta: peccato che la nuova fiamma non voglia proprio sentire di prole. Non rimarrà che nascondere l’esistenza della piccola alla nuova intrusa. Un successo del cinema argentino. Durata 110 minuti. (Ambrosio sala 2, Uci)

 

The assassin – Drammatico. Regia di Hou Hsiao-Hsien, con Shu Qi e Chang Chen. Apprezzato esempio di un genere, il wuxia, ovvero il film di cappa e spada, tra tradizione orientale e spirito moderno. Nella Cina del IX secolo, un’epoca di prosperità è minacciata dai governatori della provincia corrotti e ambiziosi. Spetta all’”ordine degli assassini” eliminarli. La giovane Nie Yinniang, abilissima con la spada, dovrà uccidere Tian Ji’an, di cui da sempre è innamorata. Dovrà decidere se far prevalere le ragioni del cuore o quelle della lotta. Al film è stato assegnato il premio per miglior regia a Cannes nel 2015. Durata 120 minuti. (Classico)

 

film-trafficantiTrafficanti – Commedia. Regia di Todd Philips, con Jonah Hill e Miles Teller. Il regista della fortunatissima terna di “Una notte da leoni” mantiene anche in quest’ultima opera tutto il divertimento di buone radici goliardiche che l’hanno reso celebre. Qui aggiunge inoltre una buona amarezza “seriosa”, facendo incontrare, durante un funerale, due vecchi amici. L’uno, dall’avvenire ottimamente avviato, spingerà l’altro ad entrare in quel mercato delle armi – con contratti a suon di dollari con il Pentagono – che si prospetta quantomai fortunato e che vede i propri redditizi panorami in Iraq, Albania e Afghanistan. Da una storia vera. Durata 114 minuti. (Reposi, The Space, Uci)

 

Le ultime cose – Drammatico. Regia di Irene Dionisio, con Fabrizio Falco e Roberto De Francesco. Una società in epoca di crisi, il Monte di Pietà (a Torino) come crocevia delle debolezze e delle indigenze di uomini e donne, piccoli delinquenti che di quella povertà vogliono profittare. Presentato a Venezia, successo per una documentarista passata qui per la prima volta nella finzione. Durata 85 minuti. (F.lli Marx sala Chico)

 

La vita possibile – Drammatico. Regia di Ivano De Matteo, con Margherita Buy e Valeria Golino. Una donna fugge con figlio da Roma, vittima della violenza del marito, e raggiunge un’amica single e attrice a Torino. La ricerca di un lavoro, forse una nuova vita, i nuovi incontri cercati o inaspettati, l’accettazione degli altri, gli equilibri ristabiliti. Dall’autore del riuscito “I nostri figli”. Durata 107 minuti. (Ambrosio sala 3, Eliseo Rosso, Massimo sala 2)

 

Un padre, una figlia – Drammatico. Regia di Cristian Mungiu, con Adrian Titieni e Maria-Victoria Dragus. Premio alla regia al Festival di Cannes nel maggio scorso. Qui, nella Romania di oggi, narra di Eliza, brillante negli studi, e di suo padre, medico di sani principi in una piccola città, certo del successo di lei sino a spingerla a frequentare una prestigiosa università inglese. Ma nelle ore che precedono l’esame di maturità la ragazza subisce un’aggressione. Durata 128 minuti. (Nazionale sala 2)

Per la prima volta nella storia la musica elettronica a Palazzo Madama

glass-stress-madamaCreare musica utilizzando come strumento il vetro, componendo i suoni rubati da una fornace di Murano (Venezia). Da qui nasce il progetto Glasstress (Musica Di Vetro), un’esperienza musicale realizzata da due grandi “artigiani del suono”: Max Casacci (produttore, compositore e fondatore dei Subsonica) & Daniele Mana (musicista e produttore elettronico di culto conosciuto con lo pseudonimo Vaghe Stelle), in arte MCDM. La performance in programma martedì 4 ottobre a Palazzo Madama si svolgerà nella cosiddetta Camera di Vetro, la sala al secondo piano del museo che custodisce una delle più importanti raccolte al mondo di oggetti in vetro, dall’antica Roma al Rinascimento, dal Barocco all’Ottocento. Tre “prime” assolute per questo luogo carico di fascino e di storia: prima performance live nella Camera di Vetro, primo concerto di musica elettronica a Palazzo Madama, nonché prima esibizione in un museo del duo MCDM. Palazzo Madama apre eccezionalmente le porte nel suo giorno di chiusura settimanale, martedì 4 ottobre, con due live set alle 17.30 e alle 19.00 a partecipazione gratuita per il pubblico. Questo evento esclusivo è reso possibile grazie al generoso contributo della Fondazione CRT, storico sostenitore di Palazzo Madama, nell’ottica di una continua valorizzazione dei suoi spazi: “La positiva contaminazione tra arte, cultura e produzioni creative contemporanee come la musica elettronica – ha commentato il Segretario Generale della Fondazione CRT Massimo Lapucci – avvicina anche pubblici meno usuali a uno dei musei simbolo della città di Torino, contribuendo così a intercettare anche nuovi potenziali visitatori di Palazzo Madama”. Glasstress (Musica Di Vetro) di MCDM è un lavoro di ricerca sonora e sensoriale realizzato da Max Casacci e Daniele Mana in una Fornace di Murano (il progetto nasce da un’intuizione di Adriano Berengo, del prestigioso Studio Berengo di Murano, ideatore della mostra d’arte contemporanea Glasstress che dal 2009 è un evento collaterale della Biennale di Venezia) e poi confluito in un progetto discografico che ha ricevuto consensi in Italia e all’estero, tra cui l’apprezzamento del grande musicista e produttore musicale Pharrell Williams che ha concesso, dopo aver ascoltato le tracce dell’album, l’utilizzo di un’opera in vetro della sua collezione per la copertina del singolo Like A Glass Angel. Il progetto Glasstress (Musica Di Vetro) di MCDM (Max Casacci & Daniele Mana) è il risultato di un sofisticato incastro di rumori e camera-vetro-madamasensazioni, tra congegni, utensili e i tintinnii del vetro. Un ritratto autentico e lucido sulla nascita di un materiale vivo, fragile e resistente allo stesso tempo, che trova oggi, in occasione dell’evento a Palazzo Madama, la sua perfetta ambientazione nella Camera di Vetro. Una sala tematica – curata dal conservatore del museo Simonetta Castronovo e riaperta al pubblico il 19 marzo dopo un integrale lavoro di riallestimento finanziato da Rotary Club Torino con un contributo di 55.000 euro – che, attraverso l’esposizione di oltre 200 preziose opere in vetro soffiato, dipinto e dorato, si presenta oggi al pubblico come una moderna Wunderkammer. “L’idea di realizzare la performance musicale Glasstress nella Camera dei Vetri – precisa il Direttore di Palazzo Madama Guido Curto – va nella direzione di dar voce alle opere d’arte che, troppe volte, ammiriamo in una condizione d’imbarazzante e algido silenzio. Già nel mese di agosto abbiamo sonorizzato con canti gregoriani la sala che ospita il coro dell’Abbazia di Staffarda. In futuro ci piacerebbe animare la splendida Camera di Vetro e il museo con altre colonne sonore. Un modo anche questo per avvicinare maggiormente i giovani a Palazzo Madama”. I due eventi live di Max Casacci & Daniele Mana a Palazzo Madama saranno accompagnati da un vj-set a cura del regista torinese Gabriele Ottino che, durante la performance sonora, proietterà sulle pareti della sala / sugli schermi immagini e dettagli degli incredibili oggetti in vetro e smalto custoditi in museo. Dalle ampolle e balsamari prodotti in Siria e Egitto nei primi secoli del Cristianesimo ai caleidoscopici vasi realizzati nelle vetrerie di Murano alla fine dell’Ottocento.

 

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Per assistere all’esclusiva performance è necessario ritirare i biglietti gratuiti presso la biglietteria di Palazzo Madama: i biglietti, disponibili in numero limitato di 50 posti per ciascuno dei due spettacoli, si potranno ritirare a partire dal 21 settembre, dalle 11 alle 18 oppure online all’indirizzo http://glasstresspalazzomadama.eventbrite.it. Ingresso fino a esaurimento posti. Per informazioni consultare il sito www.palazzomadamatorino.it.

Quel tempo in cui ronzavano nell’aria i maggiolini

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Con i coetanei e amici del paese andavo “a caccia” di questi coleotteri. Bastava dare qualche robusta pedata ad alberi con fusto non troppo grande (castani, noci, ciliegi, gelsi e altri ancora) per farne cadere a terra un bel numero

Mi ritorna in mente il “mio” tempo dei maggiolini, quando leggo il libro omonimo di Marco Travaglini, collega scrittore ma soprattutto concittadino delle nostre terre, a cavallo tra laghi grandi e piccoli, tra monti e valli, strette e pittoresche: mete turistiche purtroppo non abbastanza apprezzate.  Di “brutto” , che mal ci contraddistingue, abbiamo sono la sigla che ci accomuna: VCO. Mi ritorna in mente che, quand’ero ragazzino, dopo che la maestra ci aveva spiegato che i maggiolini, pur non essendo pericolosi, sono comunque insetti dannosi per l’agricoltura: con i coetanei e amici del paese andavo “a caccia” di questi coleotteri. Bastava dare qualche robusta pedata ad alberi con fusto non troppo grande (castani, noci, ciliegi, gelsi e altri ancora) per far cadere a terra un bel numero di maggiolini, che se ne ristavano tranquillamente sulle foglie; si raccoglievano e si mettevano questi parassiti in una scatola di latta, che veniva poi riempita d’acqua. Questo accadeva “a metà della primavera, tre gli ultimi giorni di aprile e l’inizio di maggio, appena le giornate accennavano a diventare più lunghe e tiepide….”. A quei tempi, abitavo in un piccolo paese tra Varese e Como, ma tornavo spesso dalle nostre parti, in Valle Intrasca, dove si respirava la stessa aria degli anni ‘50 e ’60, le galline razzolavano nelle corti e le bestie (mucca, vitello, conigli…) e abitavano nelle stalle di fronte alle abitazioni. Nei singoli paesi, ogni tanto arrivavano il mulìta, munito di una bicicletta i cui pedali potevano azionare anche la mola rotante per affilare forbici e coltelli, oppure l’ombrellaio, ottimamente descritto in uno dei quadretti di Travaglini.  Vi ricordate, donne e uomini anziani, il grido di richiamo ? “Muuulitaaa !! “Ombrellaiooo !!” Questa seconda figura, protagonista di una delle novelle del libro dello scrittore omegnese, è descritta ne “L’ombrellaio di Sissi”. L’ombrellaio, che era chiamato, a seconda delle singole zone, addirittura dei singoli paesi, umbrelè o anche lüciàt. ¨, sbarcava così il lunario proponendo così il proprio lavoro alle massaie.  Sì, proprio di singoli quadretti si tratta, affascinanti opere pittoriche più che fotografie. Qualche foto, casomai, la possiamo ammirare ancora sulla credenza della nonna. Lo stile di Travaglini nonché i contenuti, non hanno più (aggiungerei, fortunatamente) quello e quelli di tanti scrittori moderni che fanno proprio uno stile volutamente e scriteriatamente telegrafico, frasi brevissime intervallate da punti e punti e virgola a iosa, parolacce sparate a ripetizione, trame improbabili o assurde. Eppure la letteratura che “vende” oggi è quest’ultima e gli editori fanno i loro interessi. Fuoco di paglia? Speriamo…

Elio Motella

Il lago non è il mare

CHIARACHIARA2Il profumo del pane appena sfornato a Cannobio si confondeva con l’odore delle vacche e delle capre della Val Cannobina e il fragrante aroma di tabacco che fuoriusciva dalla fabbrica di sigari di Brissago si congiungeva con l’afrore…della misteriosa ( ma non più di tanto) Giuditta.  Non c’è  prova migliore del fatto che  

il lago non è il mare

Sono trascorsi quasi cinquant’anni da quando il critico d’arte e editore milanese Vanni Scheiwiller  pubblicò il racconto di Piero Chiara (nella foto) “Ti sento,Giuditta”. Lo scrittore luinese era già famoso, grazie a libri  – pubblicati negli Oscar Mondadori –  come Il piatto piange e  La spartizione ( dal quale, nel 1970, è stato tratto il film “Venga a prendere il caffè da noidi Alberto Lattuada, con uno straordinario Ugo Tognazzi  nei panni di Emerenziano Paronzini, funzionario statale di mezza età alle prese con le tre sorelle zitelle Tettamanzi, interpretate a loro volta da Angela Goodwin, Milena Vukotic e Francesca Romana Coluzzi).

Un racconto straordinario, intessuto sulle emozioni sprigionate dagli odori recati dal vento sulle sponde del lago Maggiore che ci induce a “pensarlo” come un tutt’uno, oltre i confini statali e regionali. I libri di Piero Chiara, scomparso nell’ ultimo giorno del 1986,  sono stati tradotti in 14 Paesi con oltre cinque milioni di copie vendute. In una serata in suo onore, quando gli fu chiesto: «Il suo scritto migliore?» rispose secco: «Ti sento, Giuditta, quel conturbante odore di femmina, indispensabile ingrediente della vita». Il protagonista del racconto, Amedeo Brovelli, provetto pescatore ed abituale frequentatore del Caffè Clerici, era solito soffermarsi a lungo sul molo di Luino, fiutando il vento di tramontana. Stando lì, nei pressi dell’imbarcadero, dove arrivavano le raffiche, riusciva a distinguere tutti i sentori che il vento, scendendo dalla Svizzera, raccoglieva lungo le valli dell’altra sponda.

Il profumo del pane appena sfornato a Cannobio si confondeva con l’odore delle vacche e delle capre della Val Cannobina e il fragrante aroma di tabacco che fuoriusciva dalla fabbrica di sigari di Brissago si congiungeva con l’afrore…della misteriosa ( ma non più di tanto) Giuditta.  Non c’è  prova migliore del fatto che  “il lago non è il mare”. Una differenza non da poco, non  esauribile nel dolce e salato dell’acqua quanto in misure e distanze. Dentro il perimetro del Verbano, i concetti di distanza/vicinanza e di prossimità/lontananza (tra la sponda “grassa” piemontese  e quella “magra” lombarda)  sono tutt’altro che netti e facilmente si possono ricondurre a misura d’uomo, tanto che l’occhio e lo sguardo riescono a coprirli agevolmente, senza fatica. E se si hanaso ( e fantasia), si possono misurare, come insegnava Piero Chiara,  con il metro del vento. Che, com’è noto, non conosce dazi e confini e ha, sul lago, “l’ odore dell’ acqua e quasi di luce”.

 

Marco Travaglini

La Boheme di Puccini 120 anni dopo

regio 2La regia è affidata a Alex Olle’, celebre regista de La Fura dels Baus

Apre la stagione 2016 -17 del Teatro Regio di Torino mercoledì 12 ottobre alle 20 la Boheme di Giacomo Puccini, che approdò a tre anni di distanza dalla Manon Lescaut, il primo febbraio del 1896, sul podio Arturo Toscanini. A dirigere la Boheme, a 120 anni dal suo debutto torinese, sarà il Direttore musicale del Regio Gianandrea Noseda, sul podio dell’ Orchestra e del Coro del Teatro Regio, affrontando la ricca partitura nel nuovo allestimento firmato dal regista de La Fura dels Baus, Alex Olle’. Per l’occasione gli Amici del Regio, associazione che dal 2012 affianca l’attività del Teatro con una serie di iniziative rivolte a mantenere la sua offerta culturale di alto livello, daranno un contributo alla realizzazione dello spettacolo.

” La Boheme – spiega Gianandrea Noseda – è un’opera difficilissima e pochi altri drammi del panorama italiano presentano questa complessità. Si tratta di una partitura lavorata in filigrana, capace di mettere in moto un perfetto meccanismo teatrale, perseguito con moltissimo acume. Più che un’opera tradizionalista, può essere definita “modernista”, capace di utilizzare un linguaggio profondamente novecentesco, con una velocità teatrale e emotiva serrata”.

Alex Olle’, uno dei sei registi de La Fura dels Baus, mette in scena per la prima volta quest’opera, che ambienta nella periferia contemporanea, metafora e matrice, secondo lui, del futuro. I luoghi malfamati e poveri scelti non sono gradevoli, ma autentici e in questa ambientazione la vita e l’arte, similmente a quanto accadeva nel Romanticismo, appartengono ai superstiti.

La realizzazione scenica dell’allestimento vanta il contributo di Alcantara, cui si devono parte delle scenografie e dei costumi. Nell’opera Mimi’ sarà interpretata dal soprano Irina Lungu, artista applaudita a livello internazionale che vanta con il Regio di Torino una stretta collaborazione artistica. Con il suo timbro lirico incarna perfettamente la fragilità e la poesia del personaggio pucciniano; accanto a lei il tenore Giorgio Berrugi interpreterà Rodolfo. Artista dalle notevoli doti vocali doti vocali e sceniche, Berrugi ha iniziato la sua carriera proprio come Rodolfo alla Fenice di Venezia, diventando in breve tempo uno dei tenori di riferimento del repertorio pucciniano. Musetta sarà il soprano Kelebogile Besong, giovane artista sudafricana, molto apprezzata da critica e pubblico per il suo talento e la sua tecnica, capaci di renderla adatta a un repertorio che spazia dalla musica barocca a quella contemporanea. A interpretare Marcello sarà il baritono Massino Cavalletti, cantante dal timbro caldo e generoso, mentre Colline avrà la voce di Aleksandr Vinogradov, uno dei migliori bassi della gloriosa scuola russa, artista molto richiesto da importanti direttori quali Zubin Metha, Daniel Barenboim e Valery Gergiev.

L’opera, su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, è tratta dalle “Scenes de la vie de Boheme” di Henri Munger. Sulla gestazione dell’opera i giornali dell’epoca raccontano le liti tra Puccini e Leoncavallo, la cui Boheme non entrò mai stabilmente in repertorio. Puccini visse personalmente una sua ” vie de Boheme” quando era studente a Milano e pativa freddo fame, riuscendo, quindi, a descrivere molto bene la vita dei quattro squattrinati protagonisti dell’opera. Grande fu il successo di pubblico del Boheme , minore il consenso da parte della critica, tanto da essere definita da Carlo Bersezio “l’errore di un momento” e da Carlo d’ Ormeville “un’opera mancata”. Questi giudizi sarebbero poi stati ampiamente contraddetti dal successo internazionale riscosso dall’opera.

Mara Martellotta

“Misteriosa. Alla ricerca dell’identità”

reale-mostra-telaE’ il titolo della seconda mostra nata dalla collaborazione della Torino Castello, Agenzia Principale di Reale Mutua, e la galleria Crag

È un inno alla ricerca dell’identità e si intitola appunto “Misteriosa. Alla ricerca dell’identità” la seconda mostra nata dalla partnership tra Crag, la Chiono Reisova Art Gallery, e la Torino Castello, Agenzia principale di Reale Mutua ( nella Tower Center di piazza Castello), seguendo la logica di accostare un’opera antica, proveniente da una collezione privata torinese, a lavori di artisti emergenti contemporanei, selezionati dalla Galleria d’arte. Tra questi in mostra Diego Zangirolami, Alessandro Cardinale, Carmen Cardillo, Mattia Novello, Giacomo Modolo, Jian Zhou.

L’opera guida, dopo quella della scorsa edizione, il Narciso, concesso in prestito dalla Galleriamostra-reale3 Robilant + Voena, in questa mostra è una figura di donna dallo sguardo delicato, risalente alla fine del Seicento-inizio del Settecento, dipinta da un artista italiano, del quale non si conosce l’identità. Da questo mistero nasce la riflessione in chiave contemporanea della “ricerca d’identità”, tema molto caro a artisti del passato e del presente. Nel ciclo della storia la ricerca d’identità spesso porta con mostra-reale2sé il riferimento all’appartenenza a un gruppo, a una nazione, alla religione tradizionale, tematiche molto attuali in un’epoca in cui si cercano di superare le differenze per conquistare l’eguaglianza. L’identità racchiude anche dal punto di vista artistico un aspetto molto interessante, concernente la materia della critica d’arte, vale a dire il rapporto tra l’artista e il proprio Paese, una relazione che, secondo alcuni, non esisterebbe più.

La parola ” identità” rappresenta, d’altronde, un antidoto alle paure dell’uomo, in quanto attenua il timore della solitudine, mettendo in contatto chi aderisce, appunto, a una identità con i propri simili, che condividono con lui una storia, delle regole, e dandogli l’impressione d’appartenere a una comunità; questo senso di appartenenza lo rende più forte di fronte alle incursioni del mondo esterno. La storia dell’umanità è quella di tante identità che si combattono.

Mara Martellotta

Mostra presso la sede Torino Castello, Reale Mutua, Tower Center, piazza Castello 111.

Per informazioni Crag 3420598.

Orari lun- giov. 8.30-12.30, 14.45- 18, venerdì 8.30- 12.30, 15.45- 17.

Pietro Accorsi, il Mercante di Meraviglie

accorsi-meraviglieConferenza e visita tematica, a cura del Museo e con Renato Rizzo

 

Anche quest’anno il Museo Accorsi – Ometto aderisce alle Giornate Europee del Patrimonio (24 -25 settembre 2016), manifestazione promossa dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea con l’intento di potenziare e favorire il dialogo in ambito culturale; il tema dell’iniziativa quest’anno è dedicato alla partecipazione al patrimonio e al valore dell’eredità culturale per la società. Nella giornata di domenica 25 settembre, alle ore 11.00, il Museo proporrà al suo pubblico un incontro sulla straordinaria vita di Pietro Accorsi. Concordemente con il tema di quest’anno,Renato Rizzo, autore del libro Pietro Accorsi, il Mercante di meraviglie (2016, Silvana editoriale), racconterà, prendendo spunto dal volume, alcuni aspetti fondamentali della vita del celebre antiquario, offrendo interessanti argomenti di riflessione sull’importanza di Pietro Accorsi nella partecipazione all’arricchimento del patrimonio culturale collettivo. Attento collezionista di opere legate al nostro Territorio, Pietro Accorsi riteneva che sostenere e trasmettere alle generazioni future la propria eredità culturale fosse l’unico modo per poter garantire la sopravvivenza del nostro patrimonio culturale; dopo la conferenza Luca Mana, conservatore del Museo, accompagnerà i visitatori nelle sale museali, in un percorso tematico che presenterà una selezione di opere della collezione del Museo.

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QUANDO: domenica 25 settembre 2016, ore 11.00 (sala conferenze)
COSTO: intero € 12,00. Ridotto € 10,00 (studenti fino a 26 anni, over 65, convenzioni)
Possessori Abbonamento Musei e Torino + Piemonte Card € 4,00
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA: 011.837688 int. 5 o int. 3 (orario: 10.00-13.00 e 14.00-18.00)

Rinasce la stanza del Conte di Cavour

cavou_stanzaLa prestigiosa cornice del Castello di Santena ha ospitato, martedì 20 settembre, l’inaugurazione della Stanza di Cavour recentemente recuperata grazie al lavoro del centro del Restauro della Venaria Reale.Con la scomparsa di Camillo Cavour, nel 1861, la nipote Giuseppina raccolse in un unico luogo le memorie e gli oggetti cari al primo ministro del Regno d’Italia. Oggi la stanza, divenuta il cuore del complesso cavouriano, ospita anche alcuni cimeli del nipote prediletto Augusto, ferito a morte nella battaglia di Goito del 1848. La cerimonia è stata aperta dal presidente dell’Associazione Amici della Fondazione Cavour, Nerio Nesi,che ha ricordato la “grande figura del presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, recentemente scomparso. Ciampi è stato la prima personalità ad essere insignita del premio nazionale Cavour ed è stato presidente onorario della fondazione fino alla morte”. In rappresentanza del Consiglio regionale, che ha contribuito al restauro della stanza, la vicepresidente Daniela Ruffino: “La figura di Cavour, il più grande statista italiano, ci ricorda con il suo impegno l’unità dei popoli e la visione profondamente europeista del nostro paese, in anticipo sui tempi. La ricorrenza del 20 settembre, con l’ingresso degli italiani a Roma, ci spinge a guardare alla storia che rappresenta un bagaglio di conoscenza irrinunciabile per costruire il domani di una comunità”.

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