Il 21 grande cabaret con Max Cavallari, la voce storica dei Matia Bazar di scena il 23 luglio
Al ‘Parco Dora Live’ per la settima settimana di kermesse, domenica 23 luglio alle 20.30 arriva Silvia Mezzanotte. Due volte come voce nei Matia Bazar, dal 2000 al 2004 e dal 2010 al 2016, sino alla scomparsa del batterista, leader e fondatore Giancarlo Golzi, avvenuta nell’estate 2015, proprio nell’anno in cui il gruppo celebrava 40 anni di carriera. Due volte con i Matia Bazar sul podio del ‘Festival di Sanremo’, nel 2001 (terzo posto) e la vittoria, nel 2002 con Pippo Baudo, partecipando in gara con la storica band genovese anche nel 2000 e nel 2012.Ora Silvia Mezzanotte, laureatasi campionessa dell’edizione 2016 di ‘Tale e Quale Show” su Raiuno con Carlo Conti, riparte da sola, mentre è in tour in tutta Italia con il suo nuovo ‘Summer Tour’ prodotto da ColorSound Srl. Due album da solista (nel 2006 e nel 2008), un terzo di inediti in lavorazione previsto nel 2018 e anticipato da un nuovo singolo, ‘Lasciarmi andare’, prodotto da Chicco Palmosi (arrangiatore dei Modà e di Emma Marrone). il ‘Regine Acoustic Quartet’ approda il 23 luglio sul palco del ‘Parco Dora Live’ a Torino, e vede la celebre cantante bolognese in compagnia di Pino De Fazio (piano), Luca Cantelli (contrabbasso) e Max Govoni (batteria) per un raffinato spettacolo musical-teatrale incui la virtuosa artista celebra in sette lingue le più grandi voci della musica italiana e internazionale degli ultimi cent’anni, riservando un posto speciale al periodo di successi condivisi con i Matia Bazar. Presentano Gino Latino di Radio GRP (media partner dell’evento) e Carlotta Iossetti.Il 21 luglio, invece, alle ore 20.30, presentato dal noto attore comico torinese Gianpiero Perone, per il cabaret è atteso invece Max Cavallari dei Fichi D’India, uno tra i migliori fuoriclasse italiani in assoluto nel campo della risata d’autore, che intratterrà il pubblico con la sua impareggiabile verve e un repertorio collaudato e amatissimo. Gran finale per la musica, il 30 luglio, con la grinta e la strepitosa voce di Alexia, e per il cabaret con l’ottimo Marco ‘Baz’ Bazzoni.
<francadilusso@libero.it>
Il 21 grande cabaret con Max Cavallari, la voce storica dei Matia Bazar
cui la virtuosa artista celebra in sette lingue le più grandi voci della musica italiana e internazionale degli ultimi cent’anni, riservando un posto speciale al periodo di successi condivisi con i Matia Bazar. Presentano Gino Latino di Radio GRP (media partner dell’evento) e Carlotta Iossetti.Il 21 luglio, invece, alle ore 20.30, presentato dal noto attore comico torinese Gianpiero Perone, per il cabaret è atteso invece Max Cavallari dei Fichi D’India, uno tra i migliori fuoriclasse italiani in assoluto nel campo della risata d’autore, che intratterrà il pubblico con la sua impareggiabile verve e un repertorio collaudato e amatissimo. Gran finale per la musica, il 30 luglio, con la grinta e la strepitosa voce di Alexia, e per il cabaret con l’ottimo Marco ‘Baz’ Bazzoni.
Anche quest’anno il Museo Nazionale del Cinema di Torino è partner della rassegna organizzata da Distretto Cinema e partecipa direttamente alla presentazioni di due serate evento:
TUTTE LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO
Aspettando il re – Commedia drammatica. Regia di Tom Tykwer, con Tom Hanks e Tom Skerritt. Periodo non felice per Alan Clay (ha appena divorziato dalla moglie, è senza casa e non ha il becco di un quattrino per pagare la retta della scuola della figlia, rischia persino il lavoro se non porterà a casa in grosso contratto) è inviato dalla sua società di informatica in Arabia Saudita per ottenere l’appalto dei servizi telematici nella città che si sta costruendo nel deserto. La burocrazia temporaggia e il sovrano imprenditore si fa attendere. Alan avrà così tutto il tempo per fare un bilancio della propria esistenza. Durata 98 minuti. (Greenwich sala 2)
Paul è uno scrittore in profonda crisi per l’abbandono della moglie, per l’abuso di alcol che lo perseguita, per un’ispirazione che non arriva. Si è ritirato in solitudine in una piccola casa alla periferia di Denver, dove sopraggiunge un misterioso quanto strano vagabondo per imporgli un personalissimo programma di recupero. Il protagonista dovrà ben presto accorgersi che non si tratta di un autentico aiuto. Durata 93 minuti. (Ideal, The Space, Uci)
Cane mangia cane – Azione. Regia di Paul Schrader, con Nicolas Cage, Willem Dafoe e Christopher Cook. Diesel, Troy e Mad Dog sono tre ex galeotti, cercano di reinserirsi nella vita civile in maniera piuttosto convinta senza trovare mai l’occasione adatta. La quale si presenta con l’offerta di un potente boss a compiere un nuovo, ultimo crimine… grazie al quale trovare finalmente la tanto sospirata sistemazione. Che cosa li potrebbe spingere a non accettare? Durata 93 minuti. (F.lli Marx sala Groucho)
come “I padroni della notte” e “Two lovers” si affida oggi ad un diverso genere cinematografico, quello dell’avventura, ma anche qui quell’”avventura” che mina allo stesso tempo il corpo e la mente. La storia di Percival Fawcett, ufficiale di carriera britannico, che all’inizio del Novecento ha l’incarico dalla Società Geografica Reale di recarsi al confine tra Brasile e Bolivia per effettuale importanti rilievi cartografici. La società, la famiglia, le difficoltà, la malattia, l’ossessione della ricerca di una città perduta, tutto contribuisce a rendere un ritratto e un film forse d’altri tempi ma comunque autentico, avvincente, degno della storia di un regista che amiamo. Durata 141 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo Blu, Uci)
Lady Macbeth – Drammatico. Regia di William Oldroyd, con Florence Pugh, Christopher Fairbank e Cosmo Jarvis. Una delle opere più belle e convincenti viste all’ultimo Torino Film Festival, che fortunatamente la distribuzione di Teodora ha portato nelle sale. Ricavandone la vicenda dal romanzo “Lady Macbeth nel distretto di Mtsensk” scritto dal russo Nikolaj Leskov e portato poi nel mondo lirico da Shostakovich, qui trasportata da quei panorami alle brughiere dell’Inghilterra del 1865, la diciassettenne Katherine è costretta dalla volontà del padre a un matrimonio senza amore con un uomo più anziano di lei, che non la desidera e apertamente la trascura. Soffocata dalle rigide norme sociali dell’epoca, all’allontanamento del marito per questioni di lavoro, inizierà una relazione clandestina con un giovane stalliere alle dipendenze del marito, ma l’ossessione amorosa la spingerà in una spirale di violenza dalle conseguenze sconvolgenti, nell’eliminazione di chiunque voglia cancellare quella passione. L’autore è un giovane, trentasettenne, drammaturgo che ambienta la sua storia nel chiuso opprimente nelle stanze del grande palazzo, con pochissime concessioni all’esterno, scavando appieno ed egregiamente nei tanti caratteri, in specialmente in quello della sua protagonista, anti-eroina perfettamente lucida e sanguinaria. Durata 89 minuti. (Nazionale sala 1)
cui il padre ebbe generato il figlio maschio: grande ecatombe e vendetta della suddetta ma anche vendetta dei dignitari di corte che la seppelliscono viva e la trasportano in una sontuosa tomba al centro del lontano territorio persiano. Nei tempi nostri, la sempre suddetta principessa Ahmanet si risveglia tra gli sconquassi delle guerre orientali e porta distruzione sino a Londra, tra pugnali e pietre preziose e riti che coinvolgono l’appassito e rintontito ex eroe Tom Cruise che per stare a galla dello star system è costretto ancora una volta a ingarbugliarsi nelle sue solite mission impossible, in una lotta tra bene e male che cerca di nobilitarne il personaggio di soldato fanfarone e truffaldino. Il bello (si fa per dire) della storia affidata per il 99% alle dinamiche dei computer e per il restante all’espressività degli attori è di prendere la decisione sul finale di tener aperta la porta di un sequel che se ancora interesserà il pubblico potrà riempire un’altra volta le tasche di divo e divette. Durata 107 minuti. (Massaua, The Space, Uci)
Parliamo delle mie donne – Commedia drammatica. Regia di Claude Lelouch, con Johnny Hallyday e Sandrine Bonnaire. Il regista francese (com’è lontano il ’66 quando apparve sulla ribalta internazionale del successo con “Un uomo, una donna”) viaggia da decenni con le sue stelle comete della vita e dell’amore, dell’amicizia, dei piccoli e grandi tradimenti, con gli amori che si ritrovano, della famiglia, tra immagini sontuose e sceneggiature che gironzolano qua e là disseminando sentenze. Prendere o lasciare: ma “Les una et les autres” – “Bolero” da noi” – non si dimentica. Lelouch continua la sua filosofia di vita in questo secolo ormai più che avviato, questa volta radunando, grazie all’amico medico Frédéric, attorno alla tavola del fotoreporter Jacques Kaminsky – un rispolverato Hallyday -, eclissatosi tra i bellissimi panorami delle Alpi, le quattro figlie avuto parecchio distrattamente da altrettante diverse unioni. Il film è del 2014, arriva oggi qui da noi, un’occasione anche per chi ha (persino) dimenticato il nome di Lelouch o chi non lo ha mai scoperto. Durata 124 minuti. (Ambrosio sala 3, F.lli Marx sala Harpo)
Marisa Tomei e Robert Downwy jr. Ancora un’avventura per il giovane Peter Parker, che questa volta ha il volto del ventunenne Tom Holland – anche sugli schermo come spirito intraprendente e avventuriero e figlio del viaggiatore Fawcett in “Civiltà perduta” -, dopo quelli di Tobey Maguire e Andrew Garfield. Ancora la ricerca di un perfetto equilibrio nella vita quotidiana, con l’aiuto del miliardario Iron Man, sempre a mezza strada tra lo studente liceale in mezzo alle strade di New York e la maschera rossoblù del supereroe, una ricerca continua fino a che si profila all’orizzonte la figura del nuovo nemico da sconfiggere: l’avvoltoio. Durata 130 minuti. (Massaua, Centrale V.O., Grenwich sala 1, Ideal, Lux sala 1, The Space, Uci anche in 3D)
Greer, Amiah Miller e Andy Serkis. Dallo stesso regista del precedente “Apes Revolution”, un nuovo capitolo della lotta tra l’Uomo e la Scimmia, una guerra voluta da quelle frange estremiste che stanno dall’una e dall’altra parte. Da un lato le truppe del feroce colonnello Woody Harrelson, armate fino ai denti, dall’altro, con tutti i suoi compagni, Cesare, la scimmia evoluta, che nella ricerca di vendetta del nemico, incontra una giovanissima orfana, dal significativo nome di Nova, cui insegna le parole della semplicità e della fratellanza. Durata 142 minuti. (Ambrosio sala 1, Massara, Ideal, Lux sala 2, The Space anche in 3D, Uci anche in 3D e in V.O.)
Finocchiaro e Andrea Carpenzano. Tratto liberamente dal romanzo “Poco più di niente” di Cosimo Calamini, è la storia del giovane Alessandro, romano di Trastevere, che vive le proprie giornate tra il bar, lo spaccio e l’amante che è la madre di un suo amico. Sarà l’incontro con un “non più giovane” poeta dimenticato a fargli riassaporare socialmente e culturalmente il gusto per la vita, in un bel rapporto che si va a poco a poco costruendo, senza lasciarsi alle spalle tutta la rabbia e quella speranza che i due si portano inevitabilmente appresso. Durata 106 minuti. (Eliseo Rosso, Greenwich sala 2)
FINO AL 7 GENNAIO 2018
“grandezza” dei pezzi esposti, capace di emozionare fin da subito, al via di un percorso che si apre con una replica frammentaria del “Putto reggifestone” (1511-1512) attribuito a Raffaello Sanzio e parte dell’affresco “Il Profeta Isaia”, il più michelangiolesco di Raffaello, commissionato all’Urbinate dal
protonotaro apostolico Giovanni Goritz e conservato nella Basilica di Sant’Agostino a Roma. Capolavoro assoluto, insieme ad altri che documentano, fra Toscana e Veneto, i due centri rinascimentali d’eccellenza per quanto riguarda l’arte italiana, con opere del manierista fiorentino – nonché ritrattista ufficiale alla corte di Cosimo I de’ Medici – Agnolo Bronzino e del fiammingo (attivo soprattutto a Firenze) Giambologna, insieme ad altre firmate da Jacopo da Bassano e da Palma il Giovane. Dal Cinquecento al Seicento, il secolo del Barocco è rappresentato in tutto il suo esuberante splendore da opere del Guercino, dall’”Allegoria della Fortuna” con corona in mano, dipinto della maturità (1637) del
bolognese Guido Reni e dal possente modello in terracotta per il “Leone” della Fontana dei Quattro Fiumi ( posta al centro di piazza Navona a Roma) realizzata da Gian Lorenzo Bernini nel 1651 su commissione di Papa Innocenzo X. Del Seicento, a Bard si possono ammirare anche capolavori di pittori fiamminghi e olandesi, fra i quali Peter Paul Rubens (“L’Abbondanza coronata dalle Ninfe”) e Anton Van Dyck con la sua simbolica “Vergine con angeli musicanti”, eseguita dal pittore durante uno dei suoi soggiorni romani fra il 1622 e il 1623. Il veneziano Giovan Battista Piazzetta e le splendide vedute archeologiche del piacentino Giovanni Paolo Pannini ben rappresentano la sezione dedicata al Settecento, che si chiude con il bellissimo olio di Angelica Kauffmann (nata in Svizzera, cresciuta
in Austria e romana per scelta di vita), “L’Allegoria della speranza” che nel 1763 le spalancò le porte, a soli 23anni, dell’Accademia di San Luca. Sotto il segno del “ritratto” si snoda invece la sezione dell’Ottocento, con dipinti e sculture su cui primeggiano i gessi neoclassici del “nuovo Fidia” Antonio Canova e l’imponente “Atleta Trionfante” di Francesco Hayez, che nel 1859 realizzerà il famoso “Bacio”, conservato a Brera e considerato il manifesto dell’arte romantica italiana. A chiudere la rassegna, opere degli Scapigliati milanesi, da Tranquillo Cremona a Federico Faruffini, insieme a due oli, assai lontani dall’avventura futurista e così “magici” che non smetteresti mai di guardarli del torinese Giacomo Balla: il grande “Contadino” (di stampo divisionista) del 1902 e un intenso “Autoritratto” del 1950, perfino dolente con quella giovane figura femminile riflessa alle spalle che inesorabilmente accentua la distanza con l’immagine gravata dal tempo del vecchio artista.
“I capolavori dell’Accademia Nazionale di San Luca. Da Raffaello a Balla”

Una stagione caratterizzata da grandi direttori e solisti di fama internazionale sarà quella della Stagione sinfonico-corale del teatro Regio di Torino 2017-18, che affiancherà e completerà quella lirica e di balletto
dicembre, con Pinchas Steinberg sul podio dell’Orchestra e Coro del teatro Regio. Di Bernstein verrà presentata l’ Ouverture del Candide, operetta scritta nel 1956 con debutto a Broadway, seguita dai “Chichester Psalms”. Di Dvorak verrà eseguita la celeberrima Sinfonia n. 9 “Dal nuovo mondo”. Un programma a sorpresa sarà, invece, quello che il maestro Gianandrea Noseda riserverà al pubblico nel concerto del 22 gennaio 2018, realizzato con il contributo della Fondazione Crt. Strauss sarà il protagonista del concerto in programma il 23 febbraio, diretto sempre dal maestro Noseda, con l’esecuzione delle pagine “Aus italian” e “Don Quixote”, entrambe partiture di elevato virtuosismo da parte dell’orchestra. Gianluca Cascioli e Enrico Pace saranno i pianisti solisti del concerto in programma il 28 febbraio 2018, diretto dal maestro tedesco Karl-Heinz Steffens. Sarà l’occasione per la prima esecuzione italiana del Concerto doppio per due pianoforti e orchestra di Detlev Glanert compositore tedesco classe 1960. Venerdì 30 marzo sarà la volta di un nuovo appuntamento del progetto Mahler, con in programma i suoi Kindertotenlieder e la Sinfonia n.5.
Il 5 aprile a dirigere l’orchestra sarà il maestro Sergey Galaktionov; verranno eseguite le Due invenzioni per archi di Bruno Bettinelli del 1939, il Concerto in re minore per violino e orchestra di Mendelssohn Bartholdy e, a conclusione, il Quartetto n. 14 intitolato ” La morte e la fanciulla” di Schubert, trascritto per orchestra da Mahler. Brahms e Schubert saranno i compositori le cui musiche risuoneranno nel concerto del 27 aprile, con l’atteso ritorno del maestro Michele Mariotti. A conclusione domenica 20 maggio verrà eseguito l’ Elias, composto da Mendelssohn Bartholdy, per la direzione di Pinchas Steinberg, e il 25 e 26 maggio andrà in scena un atteso appuntamento, con il ritorno al Teatro Regio di Marco Paolini e Mario Brunello in un nuovo spettacolo intitolato “#Antropocene”, con la partecipazione anche del rape Frankie hi-nrg-mc. Paolini sarà la voce narrante e Mario Brunello direttore d’orchestra e violoncello solista, in una serata di teatro di narrazione, che vuole essere un viaggio sull’evoluzione umana in ambito tecnologico, indagando il rapporto tra uomo e natura.
Museo di Arti Decorative Accorsi – Ometto,